Il “Giovedì` dell`Hospice”

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Il “Giovedì` dell`Hospice”
Il “Giovedì’ dell’Hospice”
Roldano Cattoni, volontario Fondazione Hospice Trentino
Intervento per incontro a Mori, 28/02/2015
Cos’è il Giovedì dell’Hospice?
La risposta è piuttosto semplice: è una festicciola che viene organizzata all’Hospice di Trento dai
volontari della Fondazione, in genere un Giovedì al mese, alle ore 16:00.
Anche gli ingredienti sono semplici: i dolci (normalmente preparati con perizia e in gran quantità
da Mara); la musica (canti con la chitarra) e, talvolta, poesie o letture (scelte con sensibilità ed
oculatezza da Pina).
Chi scrive si occupa della musica: vogliate pertanto perdonare se questo intervento risulterà
alquanto focalizzato su questo aspetto dei nostri incontri.
Dunque, ecco la musica: quella proposta ai Giovedì dell’Hospice non è un concerto, in quanto non
esiste né una scaletta predeterminata di canzoni né una suddivisione tra chi canta e chi ascolta.
C’è un suonatore con la chitarra ed è come fare una cantata attorno ad un falò, è un momento di
gruppo, attivo. Tutti sono invitati a partecipare - ospiti, parenti, personale e volontari – non solo
cantando ma anche proponendo brani da cantare. E non ci sono i ruoli, la musica rende il
momento molto democratico.
L’atmosfera viene costruita lentamente, passo passo, e col contributo di tutti. È una piccola magia
che inizia magari timidamente o faticosamente ma che poi cresce, grazie al potere della musica e
all’apporto attivo di chi canta, e non importa come. Certo, per fortuna ci sono volontari con voci
appassionate come Andrea e Micaela, ed anche di qualità come Lorenzo, che aiutano molto a
creare il clima. Ma non ci sono stonati o solisti, tutti sono benvenuti in questo “falò immaginario
su una spiaggia del mare della vita”.
Dal punto di vista del repertorio, se da una parte ci si prepara anticipatamente con idee e brani
particolari in base al periodo o all’occasione, dall’altra ogni volta ci si adatta alla situazione che si
incontra, che immancabilmente è diversa da quanto preventivamente immaginato.
Chiaramente tanto più il repertorio è ampio quanto più si riescono a “coprire” situazioni e
richieste particolari. Ci sono i pezzi cosiddetti sempreverdi (come “Io vagabondo” o “Generale’”)
che funzionano in ogni occasione, ma si cerca di favorire le richieste che emergono, soprattutto
(ma non solo) dagli ospiti e parenti e qualche volte ci si lancia pure in zone sconosciute con
discreto spirito di avventura! Come quando ci fu chiesto “Frank Sinatra” o “Fred Buscaglione”...
Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi e logistici va evidenziato che c’è sempre una
valutazione preventiva da parte di Cecilia (una dei due responsabili dei volontari) con Michela
(l’infermiera capo) sull’opportunità di fare la “festicciola”. In caso di condizioni particolarmente
pesanti in Hospice, viene cancellata. Inoltre normalmente l’incontro viene fatto in soggiorno, lo
spazio comune più ampio ed idoneo, ma in caso di situazioni particolarmente delicate, ci si sposta
in una saletta acusticamente più lontana ed isolata: in questo modo il pomeriggio insieme può
aver corso per gli ospiti che hanno piacere di viverlo, evitando di disturbare chi non può o non
desidera unirsi. Se qualche ospite desidera partecipare ma ci sono problemi di mobilità, si va nella
sua stanza, con dolci, chitarra ed un gruppetto di voci “ardimento se”.
Infine, il Giovedì dell’Hospice viene pubblicizzato e proposto con buon anticipo, mediante un
apposito cartellone e l’informazione diretta ad ospiti e parenti.
Terminata la descrizione a grandi linee di che cosa è il Giovedì dell’Hospice, proviamo ad
evidenziare gli aspetti positivi di tale momento, suddivisi in aspetti positivi di carattere generale e
specifici per i volontari.
Nel primo gruppo va sicuramente sottolineato l’aspetto di sollievo che la “festicciola” porta ad
ospiti e parenti (ma anche al personale sanitario e a noi volontari). All’inizio ci facevamo qualche
scrupolo sull’opportunità di questo momento: in un contesto spesso di sofferenza e dolore come
l’Hospice, sembrava forse poco opportuno proporre un momento leggero e ludico. Bene, i fatti
hanno smentito tali scrupoli, con innumerevoli episodi positivi. Per esempio alcuni ospiti
particolarmente consapevoli sapendo che quel Giovedì sarebbe potuto essere la loro ultima
occasione per farsi una bella cantata in compagnia, l’hanno colta in pieno e ci hanno trasmesso
tanta vitalità e gioia di vivere, confermando pienamente il motto “c’è tanta vita nel fine vita”.
A riguardo, ricordiamo il recente caso del signor X che non solo ha partecipato cantando, ma in un
crescendo di coinvolgimento, ad un certo punto si è pure lanciato di scatto in un passo di ballo con
piroetta, cogliendoci tutti di sorpresa…
Anche chi non interviene in prima persona può essere toccato positivamente dall’atmosfera che la
“festicciola” costruisce. Ricordiamo ad es. il caso di una famiglia che pur non partecipando ad un
Giovedì dell’Hospice in quanto il proprio caro era prossimo alla morte, ci ha spontaneamente fatto
arrivare un esplicito ringraziamento perché (testuali parole) “La festa e la musica sono un segno
che la vita continua”.
Inoltre la musica è un mezzo straordinario per:
1. unire le persone;
2. abbattere barriere e timidezze;
3. suscitare emozioni.
Questo ultimo punto è ancor più evidente quando sono gli ospiti a chiedere canzoni a cui sono
affezionati con ricordi specifici: in questo caso la musica può suscitare emozioni particolarmente
intense, a tratti toccanti, e quindi la presenza attenta dei volontari può essere di molto aiuto
attraverso la condivisione ed il supporto.
Ricordiamo il caso del signor Y, rude meccanico, commosso al ricordo di un suo incontro con Mina
dopo che si cantò “Parole parole parole”.
Per quanto riguarda gli aspetti positivi specifici per i volontari, il Giovedì dell’Hospice è un ottimo
momento per introdurre un nuovo volontario nel mondo dell’hospice: il contesto è infatti protetto
e leggero, e contemporaneamente attivo. A titolo emblematico, io stesso ho fatto un percorso
partendo proprio dal Giovedì dell’Hospice poi, incuriosito, ho cominciato a partecipare alle
supervisioni, quindi al corso a Mori con successivo tirocinio e, dall’autunno 2013, svolgo anche
attività dello stare (a fianco del malato e della famiglia).
In secondo luogo va sottolineato come il Giovedì dell’Hospice non sia un momento isolato dalle
attività dello stare, anzi, può esserne visto come una particolare istanza. A volte può essere la
prosecuzione dello stare dove una relazione precedentemente stabilita si approfondisce; altre
volte può essere l’inizio di relazioni nuove. In ogni caso è un momento sociale, di gruppo, dove lo
stare e il fare si fondono insieme.
Ringrazio chi ha letto questo testo e chi lo ha ascoltato.
Buon proficuo incontro a tutte/i!