Riserva Pino d`Aleppo - Assessorato Territorio ed Ambiente

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Riserva Pino d`Aleppo - Assessorato Territorio ed Ambiente
R.N.O. “Pino d’Aleppo”
Riserva Naturale Orientata “Pino d’Aleppo”
STORIA E MITOLOGIA
La pianura posta tra l’Ippari e l’Acate ha attirato fin dall’antichità numerosi colonizzatori.
Nei pressi della foce del fiume Ippari è sorta Camarina che ha alternato periodi di
espansione ad altri di decadenza.
Il fiume Ippari nasce sotto Chiaramente Gulfi dalla antiche fonti Cifali e Favarotta, riceve le
acque della fonte Diana e scorre per circa 20Km in una splendida valle i cui versanti in
passato erano ricoperti da fitti boschi.
Il fiume deve il suo nome al dio dei cavalli e pare che proprio in questa valle esistessero
allevamenti di cavalli.
Sicuramente in passato la portata del fiume doveva essere molto consistente tanto da
essere navigabile. I tronchi degli alberi tagliati dai boschi posti lungo le rive del fiume
venivano affidati alla corrente che li trascinava verso la foce sino alle calme acque della
palude posta in vicinanza della foce.
A monte del cordone dunale situato tra il promontorio di Camarina e Scoglitti era presente
la Palude di Camarina (Camarina Palus), originata da un’enorme ostruzione formata da
barre dunali dette Limne
Nell’ultimo tratto del fiume venne costruito il “Porto canale”, navigabile anche con navi
onerarie, dotato di banchine di caricamento a spina di pesce. Venne realizzato un
antemurale per proteggere il porto canale dai marosi: i suoi resti sono tutt’oggi, in parte
visibili.
In epoche successive , nella parte a Sud ovest del Limne si formò un altro lago, il salito. I
due laghi erano separati solo da una piccola distanza ricoperta da canneti, giunchi ed
erbe, tanto da apparire come un unico corpo idrico.
ISTITUZIONE - ZONIZZAZIONE
Con il D.A. n.536/90 dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana è stata
istituita la Riserva Naturale Orientata “Pino d’Aleppo”.
Con il Decreto Assessoriale n.352/89, l’area protetta è stata affidata in gestione alla
Provincia Regionale di Ragusa.
Nella riserva, sia in zona A che in zona B, le attività e gli interventi da effettuare sono
normati da un apposito regolamento emesso con D.A. n. 536/90.
La riserva ricade nei territori comunali di Vittoria, Comiso e Ragusa ed ha un’estensione di
circa 3000 ettari tra area di riserva (zona A) e area di preriserva (zona B). La zona A non è
R.N.O. “Pino d’Aleppo”
costituita da un unico territorio ma da una serie di aree poste prevalentemente lungo i
versanti della valle del fiume Ippari, con una distribuzione cosiddetta a “macchia di
leopardo”, circondate dalle aree di preriserva o zona B, che rappresentano le fasce di
protezione.
Il territorio è stato individuato come una riserva naturale orientata in considerazione delle
finalità istitutive indicate nello stesso decreto : “…di salvaguardare le formazioni residue
autoctone di Pinus halepensis e di ricostituire la pineta nelle aree a gariga degradata per
azione dell’Uomo”.
CENNI SULLA GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO
La riserva occupa la parte bassa del corso del fiume Ippari e ricade geologicamente nella
zona di transizione verso l’avanfossa Gela-Catania, identificata come Piana di Vittoria.
Il fiume è impostato su strutture tettoniche (Faglie) a direzione Sud Ovest – Nord Est,
ricoperte da depositi alluvionali.
Dal punto di vista altimetrico si passa dalla quota di circa 40 metri s.l.m. di C.da
Cammarana e Salina, alla quota di 100 metri slm di C.da Poggio Musenna, Castelluccio e
Cappellaris fino ai 180 metri slm sotto l’abitato di Vittoria
Il territorio è situato tra il limite sud occidentale dell’altipiano ibleo e il limite meridionale
della piana di Vittoria - Comiso e la morfologia del paesaggio è strettamente connessa con
il diverso grado di erosione delle rocce affioranti.
La valle si presenta larga a fondo piatto con abbondanti depositi alluvionali. La sua
particolare ampiezza nell’area compresa tra l’abitato di Vittoria e la foce, ha consentito
l’insediamento dell’Uomo che ha utilizzato i terreni per l’agricoltura.
Verso la foce erano presenti in passato vaste aree paludose: attualmente dopo le bonifiche
dei primi decenni del XX secolo, sono prosciugate. Allo stesso periodo risale la
costruzione di argini artificiali del fiume per evitare il divagamento.
Alla foce erano presenti imponenti cordoni dunali che attualmente sono stati distrutti
dall’Uomo che ne ha prelevato la sabbia.
FLORA E VEGETAZIONE
Uscendo dal centro abitato di Vittoria e dirigendosi verso S. Croce Camerina, si incontra,
su terreni di rocce biancastre e tenere (Trubi), una vegetazione particolare costituita
essenzialmente da un sottobosco di Rosmarino, Timo e Lentisco che accompagna un
bosco di pini particolari, dal portamento contorto e sofferente: i Pini d’Aleppo (Pinus
halepensis).
Lungo la valle del fiume Ippari, in particolare nelle zone più impervie, questa specie non è
rara e costituisce una pineta per la quale gli studiosi hanno ipotizzato un origine
autoctona e naturale.
Il Pino d’Aleppo, allo stato spontaneo, è oramai scomparso dal resto della Sicilia, solo in
quest’area localizzata lungo la valle dell’Ippari, vegeta con un rigoglio, un disordine ed un
corteggio di specie minori che ha permesso di ipotizzare che essa rappresenti un lembo
relitto dell’originaria foresta che ricopriva in passato il territorio.
Il Pino d’Aleppo è una delle specie di pino litoraneo che è possibile rinvenire nelle pinete
delle terre circummediterranee.
R.N.O. “Pino d’Aleppo”
E’ un albero elegante e dal portamento estroso, più variamente e riccamente ramificato
degli altri pini litoranei (Pino domestico, Pino da pinoli, ecc). La chioma è più rada e di
colore più pallido, tondeggiante in alto, ma talvolta variamente suddivisa sui rami e sui
tronchi contorti.
Vive di preferenza sui suoli e sulle rocce calcaree nella fascia più calda ed asciutta dei
nostri litorali, là dove per ragioni climatiche non riesce ad insediarsi il querceto.
E’ l’albero più adatto a rimboschire sterili litorali, nei quali anche la tipica macchia
mediterranea riesce stentatamente a svilupparsi, al suo riparo può, invece, crescere
rigogliosa.
In Italia si rinviene fino a modeste altitudini, ma in altre terre mediterranee poste a
latitudine più basse, come quelle n-africane, può arrivare sino ai 1500-1700 m di
altitudine.
L’areale del Pino d’Aleppo è strettamente e schiettamente mediterraneo, infatti comprende
le coste più calde dalla Spagna all’Asia Minore, dal Marocco alla Siria.
Il sottobosco delle pinete a Pino d’Aleppo è rappresentato da una ricca macchia con
elementi termofili, fra cui sovente si trova l’Oleastro ed il Carrubo (Ceratonia siliqua) e le
altre specie caratteristiche del più caldo climax mediterraneo: l’Oleo-Ceratonion.
Lungo la vallata del fiume Ippari, oltre al Pino d’Aleppo, è possibile trovare rari, maestosi e
secolari esemplari di Lentisco (Pistacia lentiscus), di Ilatro sottile (Phillyrea angustifolia),
di Alaterno (Rhamnus alaternus). Sono stati rinvenuti esemplari isolati di Terebinto
(Pistacia terebinthus) .
Nella zona più prossima al mare vegeta la rara Quercia spinosa (Quercus coccifera), il
Ginepro (Juniperus phoenicea), la Ginestra bianca (Retama ractam),.
Altre specie rinvenute nel territorio della Riserva sono l’Assenzio (Artemisia arborescens),
la Palma nana (Chamaerops humilis), l’Efedra (Ephedra fragilis), varie specie di Euforbia,
la Calicotome (Calicotome spinosa), il Timo (Thymus capitatus), l’Ononide (Ononis
ramosissima), il Rosmarimo (Rosmarinus officinalis), la Thymilea hirsuta, l’Erica , la Ferula
, la Salsapariglia, varie specie di Orchidee, tra cui anche specie inserite nella Direttiva
92/43/CEE – Habitat, quale Ophris lunulata.
E’ stato redatto un primo catalogo floro-vegetazionale delle specie presenti e tra questa è
risultata la più vasta popolazione conosciuta di una specie endemica, Muscari gussonei,
anch’essa specie di interesse comunitario essendo inserita nella Direttiva 92/43/CEE Habitat.
Lungo le rive del fiume è presente la tipica vegetazione ripariale dei fiumi delle nostre
latitudini: Pioppi, Salice Comune, Salicone, ecc., anche se ciò che attira immediatamente
la nostra attenzione è la presenza di un folto e rigoglioso Canneto (Arundo donax). Le
canne in passato avevano un ampia gamma di utilizzazioni: erano, infatti utilizzate in
agricoltura per sostenere le viti e gli ortaggi, per fare cannizzate, per realizzare panieri e
canestri , per la costruzione di tetti ecc.
FAUNA
La fauna che è possibile rinvenire all’interno della R.N.O. ”Pino d’Aleppo” è varia e
composita.
Questo Ente gestore, ai fini di una migliore conoscenza del bene preservato con la riserva
ha commissionato uno studio sulla fauna dell’area. Un altro studio è stato redatto sulla
R.N.O. “Pino d’Aleppo”
fauna cunicola dell’area, in particolare sui conigli, finalizzato alla predisposizione di un
piano di prelievo di tale specie presente con una popolazione numericamente eccessiva.
Numerosi sono risultati i rappresentanti sia tra i Vertebrati che tra gli Invertebrati: infatti
risultano censite almeno 400 specie diverse.
Tra i Vertebrati sono presenti i rappresentanti dei Mammiferi, quale la Donnola (Mustela
nivalis), il Riccio (Erinaceus europaeus), l’Istrice , il Coniglio (Oryctolagus cuniculus), la
Lepre, la Volpe (Vulpes vulpes), il Topo Quercino, il Ratto (Rattus rattus), l’Arvicola
(Arvicola terrestris), il Toporagno (Sorex araneus), varie specie di Pipistello, Gatti e Cani
inselvatichiti.
La classe degli Uccelli è degnamente rappresentata in quest’area da specie tipiche della
pineta, quali: la Ghiandaia (Coracias garrulus), il Cardellino (Carduelis carduelis), il
Verzellino (Serinus canarius), il Merlo (Turdus merula). Nelle zone più aperte è presente
l’Upupa (Upupa epops).
Sono state inoltre segnalate altre specie, quali: il Colombaccio (Columbus palumbus) la
Tortora (Streptopelia turtur), il Cuculo (Cuculus canorus), la Gazza (Pica pica), la Gallinella
d’acqua (Gallinula chloropus), la Ballerina gialla (Motacilla cinerea), la Ballerina bianca
(Motacilla alba).
Tra i rapaci diurni sono stati segnalati: la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco
tinnunculus), il Falco di palude (Circus aeruginosus); tra i rapaci notturni è tipico l’Allocco
(Strix aluco), che si nutre di piccoli roditori, la Civetta (Athene noctua), il Barbagianni
(Tyto alba), l’Assiolo( Otus scops).
Sebbene le paludi costiere siano state prosciugate dalle bonifiche, spesso è possibile
osservare nei piccoli stagni che si formano nelle depressioni del terreno esemplari di uccelli
migratori provenienti dalla vicina Africa: il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus),
l’Airone cinerino (Ardea cinerea), la Garzetta (Egretta garzetta), il Germano reale (Anas
platyrhynchos), la Marzaiola (Anas querquedula), la Volpoca (Tardona tardona), il Piro piro
(Tringa glareola), il Martin pescatore (Alcedo atthis), il Gruccione (Merops apiaster) .
Tra i rappresentanti dei Rettili, sono stati segnali numerosi esemplari di Ofidi, tra cui
numerose specie di colubri, ad es. il Colubro leopardino (Elaphe situla).
Alcuni abitanti del luogo hanno segnalato la presenza di un grosso serpente in grado di
ingoiare prede di discreta dimensione. Se tali segnalazioni non sono alterate
dall’immaginazione, si potrebbe attribuire tale animale ad un’ esemplare di notevole
dimensioni di Biscia .
Tra i Sauri sono presenti Lucertole, Ramarri i cui maschi sono riconoscibilissimi per la
colorazione verde smeraldo del corpo e azzurro turchese della gola, Gongili, Gechi e
Tartarughe.
Tra gli Anfibi sono presenti Raganelle, Rane verdi e Rospi. Lungo le rive dell’Ippari , era
segnalata una popolazione della rara Rana dalmatina, un anfibio particolarmente
interessante, la cui popolazione ipparina rappresenta sicuramente un areale relitto di una
distribuzione più ampia.
Tra i pesci, quando le acque del fiume erano sicuramente in condizioni di maggior
equilibrio ecologico, erano presenti Tinche, Anguille, e Aphanius fasciatus.
Alla foce del fiume per combattere la malaria, all’inizio del secolo, è stata introdotta la
Gambusia affinis, un piccolo pesce che si nutre delle larve delle zanzare.
I rappresentanti della fauna invertebrata sono meno appariscenti ma ciononostante di
notevole interesse ecologico e biogeografico.
R.N.O. “Pino d’Aleppo”
Sono ben rappresentate tutte le classi di invertebrati, in particolare gli Insetti: Lepidotteri,
Coleotteri, Ditteri, Ortotteri ecc.
Tra i crostacei terrestri è interessante segnalare la presenza di un Isopode Terrestrei
nuovo per la scienza appartenente al genere Speleoniscus (Caruso – Di Maio, in verbis),
tali animali sono spesso usati come indicatori ecologici e biogeografici, così come i Granchi
di fiume che in passato erano abbondanti lungo le sponde del fiume e dei canali.
ATTIVITA’ ANTROPICHE
La valle dell’Ippari è sempre stata rinomata per le sue coltivazioni e per l’abbondante
produzione agricola, anche grazie ad un clima particolarmente mite .
Relativamente al tipo di coltivazioni tipiche nel territorio, si osserva che procedendo
dall’altipiano verso il mare si passa dalla vegetazione rada dei pascoli alle distese collinari
ricoperte da carrubi, olivi e mandorli.
Verso Comiso cominciano ad essere più frequenti i vigneti che nei pressi del fiume Ippari
rappresentano le coltivazioni più frequenti.
Nella vallata da Vittoria verso il mare sono frequenti le coltivazioni ad agrumi.
In passato, nel fondovalle le coltivazioni tipiche erano rappresentate da verdure a pieno
campo, tra cui i rinomati “sedani giganti”.
Attualmente, sia per diverse metodologie colturali, sia per l’elevato inquinamento delle
acque del fiume, si è venuto a determinare un paesaggio agrario diverso, spesso
monotono.
All’interno della Riserva Naturale sono, però, consentite solo le attività agricole tradizionali
e biologiche, compatibili con le finalità istitutive della riserva.
La presenza di acqua in questa vallata ha consentito, inoltre, la costruzione di Mulini ad
acqua, che, attualmente, anche se in condizioni precarie, sono presenti nel fondovalle
dell’Ippari.
In passato, nella valle dell’Ippari si svilupparono oltre che la coltura degli ortaggi anche
quella del riso e della Canapa, da cui appunto deriva il termine “Cannavate” che significa
“Terre canapate “, con cui veniva indicato questo territorio. Sporadicamente erano
presenti le colture del lino, cotone, tabacco, sesamo ed arachidi.
Essendo necessario per tali colture mantenere ed anzi ampliare i pantani presenti
nell’area, esse vennero proibite durante il periodo della bonifiche.
Altra coltivazione molto importante per la valle era quella della canna per gli innumerevoli
usi di questa pianta.
Il taglio del canneto veniva effettuato in febbraio o marzo con la luna piena e a secondo
della dimensione venivano suddivise e raccolte: mezza canna o cannizzola, canna bianca
e viriuni.
Le contrade della valle danno il nome a una serie di canali che le attraversano.
Questi canali o Saie vennero costruiti scavando la terra e tagliando la roccia a partire dal
livello del fiume e mantenendo una certa pendenza. L’acqua del fiume si capta mediante
uno sbarramento “prisa” e viene incanalata nella saia. La parte iniziale del canale è detto
“cuoddu”. Lunghi anche parecchi chilometri alla fine scaricano l’acqua residua a qualche
centinaio di metri dal punto di partenza.
Il sistema di canali è molto complesso e ingegnoso e fino a pochi decenni fa veniva
attentamente manutentato dai proprietari dei fondi agricoli, attualmente data anche la crisi
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agricola che incombe sul nostro territorio sono stati abbandonati ed alcuni vengono ad
essere colmati da sedimenti e di detriti vegetali.
L’estensione attuale delle aziende agricole varia da alcune di grossa dimensione a
numerose altre, soprattutto in prossimità del centro abitato di Vittoria, molto piccole.
Nella valle erano presenti fornaci per la produzione della calce e cave di pietra da
costruzione.
Nelle terre lungo la vallata del fiume vennero costruiti numerosi Casali: questi, alcuni
meglio conservati, altri in condizioni precarie, altri, ancora, distrutti dal tempo e
dall’incuria, si incontrano lungo le strade e i sentieri della valle, ad ulteriore testimonianza
dell’intensa attività che l’Uomo vi ha svolto.
Numerose sono le emergenze archeologiche sparse in prevalenza nelle contrade Lavinia,
Castelluccio, Martorina, San Lorenzo, Colobria.
Alla foce, non ricadente nel territorio dell’area protetta, sorse l’antica città di Camarina.