Autismo: è lunga la strada dell`inclusione
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Autismo: è lunga la strada dell`inclusione
02 LA VOCE DEL POPOLO 28 aprile 2016 LA VOCE DEL POPOLO 28 aprile 2016 03 Sperimentazioni Il “Progetto piccolissimi”: trattamenti precoci per una vita migliore Una notte ho sognato che parlavi. Così ho imparato a fare il padre di un figlio autistico IL FATT FATTO [email protected] venturelli@ (GIANLUCA NICOLETTI) Esiste, tra gli specialisti e gli “addetti ai lavori” un accordo generale sul fatto che una diagnosi anticipata e l’avvio di un intervento mirato possano migliorare la prognosi dei bambini con disturbi dello spettro autistico, insieme alla qualità della vita delle loro famiglie. Partendo da questo presupposto Fobap e il Centro abilitativo “Francesco Faroni” hanno avviato nel giugno dello scorso anno un’iniziativa sperimentale. Si tratta del “Progetto Piccolissimi”, ed è Nel Bresciano ci sarebbero tra i 5 e i 600 casi di autismo nella fascia di età tra i 2 e i 18 anni stimati. Le più recenti indagini realizzate in Italia sono state condotte in Emilia Romagna e in Piemonte e “certificano” un caso di autismo ogni 250/300 bambini. Numeri preoccupanti anche se, fortunatamente, lontanissimi da quelli dalle ultime indagini degli Usa in cui il rapporto cala a 1 ogni 88. “Sono numeri – continua il responsabile del Centro Faroni – che certificano la maggior rilevanza dell’autismo rispetto ad altre forme di disabilità”. Numeri che hanno indotto qualcuno a parlare di “epidemia”. Non è vero – afferma ancora Simone Antonioli – che sono aumentati i casi, soltanto si sono fatti più precisi i criteri diagnostici”. I fatti accaduti nel Milanese sono occasione per affrontare con “addetti ai lavori” il tema una disabilità diffusa. Il parere delle famiglie e della scuola DI MASSIMO VENTURELLI Una vicenda “triste” come quella della mancata partecipazione a una gita scolastica di un ragazzo autistico, forse un po’ strumentalizzata dai media, ha in sé almeno un aspetto positivo. Oggi più che in passato si guarda con maggiore attenzione all’autismo. È questa la convinzione di Simone Antonioli, responsabile del centro abilitativo “Francesco Faroni”, la struttura nata nel 2008 per iniziativa del Fobap, la Fondazione bresciana assistenza psicodisabili, per contribuire allo sviluppo di processi di inclusione sociale di bambini e ragazzi dai 2 ai 18 anni affetti da autismo. Eccellenza. Il Centro Faroni è sicuramente una delle eccellenze in questo delicato campo, grazie anche a una progettualità che fa della stretta collaborazione con la Neuropsichiatria infantile degli Spedali Civili di Brescia, con l’ex Asl, oggi Ats, di Brescia e con l’Ufficio scolastico provinciale il suo punto di forza. La proposta del centro fa proprio l’approccio cognitivo comportamentale perché risulta essere una metodologia efficace che ha ottenuto miglioramenti scientificamente comprovati. Ogni giorno sono 80, i bambini e i ragazzi che si affidato al gruppo coordinato da Simone Antonioli per vincere una sfida che non è quella della guarigione (perché dall’autismo non si guarisce, afferma il responsabile del cen- SIMONE ANTONIOLI tro) ma per una qualità della vita migliore e quell’inclusione sociale che in via Duca degli Abruzzi è qualcosa in più di una frase suggestiva. Segnale. Simone Antonioli non è dunque sorpreso dalla rilevanza mediatica data ai casi capitati nel Milanese. Quanto meno sono il segnale che oggi la gente si accorge della presenza dell’autismo. “Fortunatamente – afferma – c’è stato un cambiamento importante e una sensibilità diffusa. Ogni giorno il Centro Faroni segue 80 bambini e ragazzi con percorsi individualizzati, sanciti da un contratto educativo Basta vedere la rilevanza mediatica che negli ultimi due anni ha avuto la Giornata del 2 aprile”. Anche fra i non addetti ai lavori, dunque, è cresciuta l’attenzione e la sensibilità nei confronti dell’autismo. “Certo – continua –, da qui a capire cosa sia realmente l’autismo e cosa serva per affrontarlo in modo adeguato il passo è ancora lungo”. Ci sono ancora muri di indifferenza, di ignoranza, di paura da abbattere. “Sono gli sguardi riprovazione rivolti a genitori ritenuti incapaci di gestire i capricci di un figlio piccolo – sottolinea Antonioli – ma sono anche le semplificazioni in base alle quali basta permettere a un ragazzo autistico di partecipare a una gita per dire che si è fatta dell’inclusione”. È contro questi e altri aspetti ancora che il Centro Faroni porta avanti il suo impegno nel quotidiano. C’è poi anche la fatica, condivisa con le altre realtà che hanno dato vita a questa sperimentazione, di accompagnare le famiglie a fare i conti con questa disabilità “invisibile”. L’autismo, infatti, è un disturbo del comportamento che non ha una “riconoscibilità” fisica. I genitori lo scoprono solo intorno ai 2/3 anni di vita del figlio, quando ormai sono già alte le attese sulla loro “creatura”. La scoperta per loro è un “colpo” che chiede di essere in qualche modo supportato. Numeri. A fronte degli 80 bambini e ragazzi seguiti dal Centro Faroni, grazie a un contratto educativo con cui le diverse parti coinvolte Bios: a Orzinuovi una nuova idea di comunità Chi opera a Brescia A Orzinuovi, su iniziativa della cooperativa La Nuvola, è stato lanciato il progetto Bios, per rispondere al bisogno di luoghi di cura diversi rispetto all’ospedale per minori con basso funzionamento intellettivo o con patologie psichiatriche. Poco più di un anno fa è stata aperta una struttura in cui trovano spazio una comunità terapeutica per minori tra i 12 e i 18 anni, un centro diurno e un ambulatorio per l’autismo per 20 minori. nel progetto (lo stesso centro, la famiglia, la neuropsichiatria infantile) si impegnano perché tutti possano collaborare reciprocamente e andare nella stessa direzione, sono lunghe le liste d’attesa del “Faro- scientifica, che un intervento precoce mirato può portare a un impatto meno significativo dei sintomi dell’autismo sullo sviluppo e a un miglioramento della qualità della vita del bambino e del ragazzo. Il “Progetto piccolissimi” è stato possibile anche grazie all’apertura presso la Neuropsichiatria infantile degli Spedali Civili di Brescia di un ambulatorio che consente una diagnosi precoce, già tra i 18 e i 24 mesi, di forme di autismo. “Il progetto – afferma Simone Antonioli del Centro Faroni – non punta certo a trovare una cura all’autismo, perché a oggi è una forma di disabilità che accompagna la persone per tutta la sua vita. Si tratta di un progetto pensato per valutare la positività di un approccio anticipato a quanto previsto dalle linee guida internazionali sull’autismo”. Ancora una volta Brescia si dimostra come realtà di avanguardia nell’affrontare un tema intorno a cui regna ancora molta confusione e scarsa conoscenza. Intervista Autismo: è lunga la strada dell’inclusione Approfondimenti considerato all’avanguardia nel panorama nazionale. Grazie al sostegno dell’associazione “Amici di Francesco” e “Autisminsieme” nel centro di via Duca degli Abruzzi a Brescia sono accolti sei bambini tra i 24 ei 36 mesi che stanno partecipando ad un programma di trattamento intensivo della durata di 18 mesi, che prevede 10 incontri alla settimana. Obiettivo di questa importante sperimentazione è dimostrare, anche grazie a una ricerca ni”. Un segnale che la dice lunga su come quello dell’autismo sia una realtà in preoccupante crescita. “L’Asl – afferma al proposito Simone Antonioli – qualche mese fa ha presentato alla conferenza della sa- Cogess: da più di 20 anni a supporto della famiglia A Barghe, in Valle Sabbia, opera da più di 20 anni Cogess (Cooperativa gestione servizi sociali). Il suo impegno è nel campo della gestione delle disabilità. Si occupa di una comunità alloggio per persone con disabilità, di centri diurni per disabili, del servizio educativo domiciliare per adulti e di quello “ad personam” per minori, di stimolazione sensoriale in acqua per adulti e bambini autistici. lute mentale gli ultimi dati in base ai quali nel Bresciano ci sarebbero tra i 500 i 600 casi di disturbo dello spettro autistico nella popolazione tra i 2 e i 18 anni”. Si tratta di dati approssimativi, forse anche sotto- Scuolaba: a Flero una onlus mpagna i bambini che accom Dal 2010 è presente a Flero (in via don Milani, 9) l’associazione Scuolaba onlus, la prima onlus italiana che accompagna i bambini autistici con il metodo Aba che prevede un cammino terapeutico intensivo, continuativo e di rete con la scuola e la famiglia. Scuolaba fornisce già a livello nazionale servizi educativi e di formazione e accoglie bambini affetti da disturbi dello spettro autistico di età compresa tra i 3 e i 12 anni. Opportunità. Già le maestre degli asili nido hanno quegli strumenti basilari per individuare comportamenti che possono indicare la presenza di autismo. Gli stessi pediatri fanno dei test di screening sui bambini di 18 mesi. Sono poi cambiati i criteri diagnostici per cui bambini che una volta non rientravano nei parametri dell’autismo, oggi lo sono. “Tutto questo – afferma Antonioli – ancora oggi non riesce a spiegare il forte aumento dei casi di autismo, tant’è che adesso le ricerche stanno concentrandosi su alcuni fattori che possono aiutare a comprendere meglio la crescita dei casi”. Una vera e propria escalation che chiede di fare crescere ancora di più la sensibilità verso questa forma di disabilità e verso tutte le strategie da mettere in campo perché chi ne soffre possa veramente avere un’opportunità di inclusione sociale. “Una possibilità – è il pensiero di Antonioli – che chiede però la disponibilità a cambiare strategie perché a un ragazzo autistico siano date, dentro e fuori la scuola, le stesse possibilità di protagonismo date ai normodotati. DI MASSIMO VENTURELLI Le diverse reazioni delle famiglie Mario, Luigi e Francesca (i nomi sono di fantasia) sono tre dei genitori che ogni giorno accompagnano i loro figli al Centro Faroni. Pur con esperienze diverse alle spalle, vivono il rapporto quotidiano con quella forma “subdola” di disabilità che è l’autismo. “Quando è nata mia figlia – racconta Francesca – non potevo supporre che fosse affetta da autismo. Solo dopo qualche mese mi sono resa conto che c’era qualcosa che non andava”. Poi è arrivato il tempo della diagnosi e del silenzio con amici e parenti. “Lo so che è sbagliato – continua – ma ancora preferisco tenere all’interno dell’ambito familiare una diagnosi pesante che non siamo riusciti a metabolizzare”. “Anch’io – afferma invece Mario – all’inizio ho avuto una reazione simile. Non potevo credere che mio figlio avesse dei problemi. Non c’era nessun segno fisico che lo lasciasse supporre”. Poi l’incontro con il Centro Faroni e con tante altre famiglie con cui condividere lo stesso problema. “Allora ho capito – continua – che non è mettendo la testa sotto la sabbia che il problema di mio figlio si risolve. Parlarne apertamente è un modo per vincere tante difficoltà e creare le premesse per dare un futuro anche ai ragazzi come mio figlio”. Anche Luigi sottolinea il grande aiuto che gli sta dando il Centro Faroni. Un aiuto che va oltre il progetto elaborato per il figlio. C’è però un rammarico che condivide con Francesca a Mario ed è quello delle difficoltà che si incontrano nel cercare di fare riconoscere diritti legati all’autismo. “Capita molto spesso di essere guardati come quelli che cercano di approfittare delle situazioni e avere qualcosa indebitamente dallo Stato, come se gli aiuti concessi a chi soffre di autismo fosse una sorta di regalia – afferma – e questa è una sofferenza con cui si fa fatica a convivere”. Intervista DI MASSIMO VENTURELLI Parlare di scuole, non di scuola La scuola, con le sue difficoltà, è stata messa nell’occhio del ciclone anche per la “presunta” incapacità con cui nel centro del Milanese, ha affrontato nei giorni scorsi il caso della partecipazione alla gita scolastica di un ragazzo affetto da autismo. “Sono convinta – afferma Lisetta Silini, che in seno all’Ufficio scolastico provinciale si occupa del tema della disabilità – che più che di scuola sia più opportuno parlare di scuole, di singoli istituti”. Quella bresciana, continua riferendosi all’istituzione, è una scuola inclusiva che si impegna fortemente su questo versante, un La Rondine: aiutare i genitori ad affiancare i figli nella crescita Tra le realtà che nel Bresciano hanno guardato con attenzione all’autismo c’è anche la cooperativa La Rondine di Mazzano che offre una gamma di interventi e di servizi centrati sulla presa in carico di persone con disabilità. Non ha mancato di riflettere sul rapporto tra autismo e genitorialità, con uno specifico progetto di supporto. Cerca di aiutare i genitori ad accompagnare i figli autistici nel loro percorso di crescita. impegno che le viene riconosciuto. “Poi ci sono le prassi: alcune sono ottime, altre buone e altre ancora insufficienti – afferma ancora Lisetta Silini spostando l’attenzione su quanto viene fatto nelle singole scuole –. E sono proprio queste ultime a colpire l’opinione pubblica”. Singoli episodi che finiscono col far calare l’ombra sull’impegno per l’inclusione che la scuola si è assunta ormai da tempo”. Un impegno che sarà ancora più evidente con il prossimo anno scolastico quando, sulla scorta di una sperimentazione condotta quest’anno in altri territori, anche a Brescia verranno istituti gli sportelli sull’autismo all’interno delle scuole per supportare il loro impegno a favore di questo tipo di disabilità. Montichiari: con la “Luna” i genitori insieme Luna onlus nasce a Montichiari come associazione di genitori nel 2003, per dare risposte sul territorio alle persone con diagnosi di autismo e sindromi correlate; non ha scopo di lucro, persegue finalità di solidarietà sociale nel campo dell’assistenza sociale, della ricerca scientifica, della formazione degli operatori e del miglioramento della qualità di vita delle persone autistiche. Fornisce servizi complementari a quelli della Regione Lombardia.