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PIAN CAMUNO ORATORIO DEI MORTI E DEI DISCIPLINI “Sono io la Morte che porta corona, io son di tutti voi Signora e Padrona”: inizia così un lungo scritto che accompagna la Danza Macabra di Pinzolo-Carisolo, ripresa tra l’altro in musica da moderni autori. Il tema della Danza Macabra ha le sue origini nel Basso Medioevo, in un clima sociale ed economico appena devastato dalle epidemie di Peste che portarono alla ribalta, prepotentemente, la Morte come unica verità comune tanto al ricco quanto al povero e che scatenarono nelle menti del volgo e dello studioso una sorta di reazione frenetica che si potrebbe riassumere nella filosofia del Carpe Diem, che se da una parte può essere dalla Chiesa capita e proposta, dall’altra va contro i vari principi morali, etici, e così via. Ecco allora che la Chiesa trova nel registro emotivo della paura e del terrore un’arma efficace per riportare le genti sulla retta via, ricordando loro sì la caducità della vita ma anche premi e punizioni per coloro che si attengono o meno ai dettami del clero. Iconograficamente parlando, la Danza Macabra nasce nell’Europa Centrale intorno al 1400 e da li si espande, sino all’Italia del Nord (anche se vi sono esempi geograficamente distanti da questo ideale confine). La rappresentazione vede la Morte come uno scheletro con falce, talvolta (nel giudizio e nel trionfo) con corona. La morte è sempre accanto ad un vivente, che poteva essere un laico od un religioso, una donna o un uomo, un vecchio o un bambino, proprio a sottolineare la sua unicità e verità. Le persone potevano Giornate del patrimonio culturale della Valle Camonica essere accompagnate oppure violentemente “richiamate” da questo scheletro, anche attraverso l’uso di cartigli al cui interno vi era scritto un monito. La disposizione della rappresentazione poteva essere lineare su un solo lato (cappelle, cimiteri, etc) oppure disposta per contrapposizione (i dipinti erano disposti a registri contrapposti, sui lati della costruzione). Elemento comune, lo scheletro, le sue armi, i suoi moniti. La Danza di Pian Camuno, recentemente restaurata, è fuori da un contesto storico poiché risale alla seconda metà del 1600, ma risponde comunque ai criteri classici. Così come a noi è arrivata, essa presenta due affreschi tra loro contrapposti (fisicamente, ma anche come tematica: in uno vi è un eremita, nell’altro un ricco) sul perimetro interno della costruzione definita come “Oratorio dei Morti o dei Disciplini”, accanto ai quali troviamo scende di dannazione figure di santi. Gli affreschi sono di mano assai semplice, nei tratti e nel colore, e in quelli di Danza troviamo dei cartigli dove la morte, a seconda dell’interlocutore, accompagna la dipartita del protagonista con moniti piuttosto che con “consolazioni”. Interessante il cartiglio dell’eremità, dove la morte chiama a sé il religioso. “Vieni meco eremita, che gionto è il fin di tua vita”. La parola “gionto” è la chiave di lettura, un interessante indizio che ci dice come l’artista abbia inserito una citazione colta (il termine esatto è “sonto”, Sono Io) tratta da altre Danze, interpretando la scritta e tradendo le sue origini. 80 DEL BENE E DEL BELLO programma info SABATO 2 OTTOBRE Al mattino visite guidate riservate alle scuole su prenotazione in Biblioteca Dalle ore 14.30 alle ore 18.00 Visite guidate, ogni mezz'ora, al raggiungimento di un gruppo minimo di 5 persone. Biblioteca di PianCamuno Tel. 0364.593861 Comune di PianCamuno Tel. 0364.593812-13 e-mail: info@comune. piancamuno.bs.it DOMENICA 3 OTTOBRE Dalle 10.00 alle 12.00 e dalle ore 14.30 alle ore 18.00 Visite guidate, ogni mezz'ora, al raggiungimento di un gruppo minimo di 5 persone. Nell’adiacente chiesa di S. Giulia, nei giorni 2 - 3 ottobre sarà esposta una mostra di quadri dell’artista Fausto Bariselli 81 DEL BENE E DEL BELLO