Un - VirtualNewspaper

Transcript

Un - VirtualNewspaper
Anno II - Numero 41 - Domenica 17 febbraio 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
DOPO LA MANIFESTAZIONE ROMANA DI IERI SI RIPARTE PER RICOSTRUIRE UN MONDO
NOZZE GAY
VIA ALLA SETTIMANA FINALE - POI,
DAL PARLAMENTO, LA GRANDE DESTRA
Bersani dice
qualcosa
di sinistra:
ma in tedesco...
La diaspora finiana non ci ferma: sovranità la battaglia dei prossimi anni
di Robert Vignola
hi fa cosa? Occhio, la domanda al giorno d’oggi non
è banale: è rivoluzionaria. Ad
esempio, vale la pena di dare
uno sguardo a ciò che i principali
leader politici hanno detto, o
stanno dicendo.
Berlusconi, ad esempio, ha
espresso ieri a Palermo un desiderio: attraversare il ponte di
Messina prima di –come dire?
–passare a miglior vita. Vuole
insomma creare quell’asse infrastrutturale che, in Danimarca,
in Svezia, in Norvegia, nei Paesi
Bassi è stato spesso utilizzato
per unire le regioni e rilanciare
i territori. A proposito di Regioni,
al nord Maroni, Tondo, Zaia e
Cota, il primo candidato in Lombardia e gli altri governatori di
Friuli-Venezia Giulia, Veneto e
Piemonte, hanno firmato un patto per creare la macroregione
ed avviare quindi una nuova
stagione per quell’angolo produttivo del Paese. C’è chi ci
crede e chi no. Ma sono cose
concrete.
E Bersani? Dopo aver promesso
sbranamenti e smacchiature di
giaguari, a una settimana dal
voto ha estratto il coniglio dal
cilindro: il matrimonio gay entro
un anno. Insomma, il capo della
coalizione di centro-sinistra non
riesce ad “immaginare” nulla
di più importante che una questione oggettivamente marginale. Sembra quasi che non sia
connazionale di quegli italiani
che, a prescindere dai loro costumi sessuali, hanno altri problemi per la testa. La pressione
fiscale, la crisi che morde, il
potere d’acquisto che va in picchiata, i settori strategici nazionali nuovamente (e ancor
più) sotto attacco che nel ’92,
sono le ombre che rendono particolarmente scura la notte che
stanno passando tutti. Eppure
la priorità del Pd, del suo capo,
è quella delle nozze gay e della
“legge sull’omofobia”, quest’ultima da concludere entro sei
mesi. Quando forse basterebbe
avere la certezza della pena
per prevenire questo, ed altri,
odiosi reati, invece di inseguire
“leggi speciali”.
È evidente la sindrome da “Nanni
Moretti” che si affaccia nell’animo dell’aspirante sbranatore:
costretto alla rincorsa su tutti i
temi, avrà voluto “dire una cosa
di sinistra”, con un occhio preoccupato alla rimonta del centro-destra e l’altro, suadente,
alla platea dell’Arci-gay che lo
ospitava. Vabbè, si dirà l’elettore
di centro-sinistra: quanto meno
si tratta di qualcosa di originale.
Macché? Neanche quello. Bersani ha detto che vuole “tradurre
nella legislazione italiana la legge tedesca sulle unioni omosessuali”. Insomma Bersani ha
detto una cosa di sinistra. Ma
l’ha detta in tedesco.
C
di Francesco Storace
ntreremo in Parlamento e convocheremo la costituente
per formare la nuova, grande destra
italiana. È il mandato che puntiamo a ricevere copiosamente dal popolo italiano, perché
avvertiamo la sofferenza della
diaspora provocata da Gianfranco Fini. Lo abbiamo rivendicato anche ieri sera alla
manifestazione di Roma, fummo i primi in Alleanza nazionale a chiudere la porta in
faccia al tradimento che si
approssimava. Ce ne andammo quando all'orizzonte si
vedeva la sagoma del partito
popolare europeo. Dicemmo
di no e continuiamo a dirlo.
In Italia e in Europa dobbiamo
costruire una forza di destra,
non democristiana. Ancora
meglio, una forza politica che
si batta per la sovranità dell'Italia e dell'Europa, che rifugga la moneta come totem
a cui si prostrano gli Stati.
No, sono gli stati che battono
moneta e dettano legge. Altrimenti, che si vota a fare
per le classi dirigenti? Che
ne è della democrazia?
È lo spirito con cui affrontiamo
l'ultima settimana di campagna elettorale. Domenica e
lunedì prossimi si sceglie il
nostro destino per i prossimi
E
cinque anni.
Ci sarà La Destra in Parlamento. E voteremo alla presidenza della Repubblica chi
si impegnerà pubblicamente
a non ostacolare la riforma
presidenzialista dello Stato.
Ci sarà La Destra in Parlamento e le banche avranno
un nemico in più che affiancherà invece i giovani nelle
loro aspirazioni a realizzare
sogni che vengono compressi
dall'usura in guanti bianchi.
Ci sarà La Destra in Parlamento e finalmente ci si batterà anche nei Palazzi della
politica per tagliare le unghie
al mostro chiamato Equitalia,
che ti fa pagare dieci volte
un debito di valore uno.
Ci sarà La Destra in Parlamento, e le battaglie per la
tutela della famiglia naturale
e la difesa della sacralità della
vita non resteranno vuote pa-
role di circostanza.
Ci sarà La Destra in Parlamento e il contrasto all'immigrazione clandestina sarà
una cosa seria.
Ecco, da ieri, da Roma, abbiamo rilanciato il nostro
grande messaggio politico
all'Italia e agli italiani. Spetterà a ciascun nostro militante
e agli elettori che guardano
a noi con simpatia e rispetto
per la coerenza di questi
anni, tradurlo in consenso
nelle urne. Se torniamo alla
Camera e al Senato avremo
definitivamente scongiurato
il tentativo di annientamento
di una tradizione e di una
cultura perpetrato da Gianfranco Fini.
Se il centrodestra ci ha richiamato in servizio per la
battaglia per la presidenza
della regione Lazio, è perché
si è finalmente compreso il
valore di una comunità come
la nostra. Facciamo bene ad
esserne orgogliosi. E puntiamo a consegnare anche
la regione della Capitale
alla coalizione che rappresentiamo. Ci aspetta una settimana intensa, il patto per
Roma di domani, l'intesa sulla sanità con Berlusconi mercoledì prossimo al Regina
Elena, il saluto al Sant'Andrea di giovedì alle 12,30
con la Meloni e Rampelli,
l'appuntamento popolare col
Pdl e Alfano sempre giovedì
prossimo, ma alle 18 all'Eur
nella cornice del Salone delle Fontane in via Ciro il
Grande, la chiusura elettorale nella mia città natale,
come nel 2000, a Cassino,
venerdì sera.
Domenica e lunedì si vota,
martedì si vince, mercoledì
si governa. Cinque anni, al
servizio dell'Italia e della regione.
Vaticano
Non tirate il Papa per le vesti
Di Igor Traboni
a una strana impressione, anche
mentre scriviamo queste note e dunque ancor prima che accada, la
prima domenica con il Papa, ma senza
Papa. La vivranno con il dono della fede i
credenti. E con un autentico rispetto i
laici veri, lasciando perdere le baggianate
alla Grillo o le intemerate del Pd, che
prima va nelle sacrestie a chieder voti e
poi sul proprio sito offende gli stessi cattolici con un banner di pessimo gusto
sulla Quaresima. Ecco, se c’è qualcosa
che dà fastidio in tutta questa vicenda
delle dimissioni del Pontefice, per noi
che facciamo i giornalisti e dunque osserviamo la realtà, è proprio questo tentativo di tirare il Papa per le vesti bianche.
Le possibili interpretazioni sul perché del
gesto delle dimissioni ci stanno: è un
fatto epocale e non parlarne sarebbe
F
sciocco. E tutto sommato sono anche
accettabili, specialmente se riportate in
maniera corretta: veleni interni alla Chiesa,
malattia, stanchezza non solo fisica di
Benedetto XVI.
Poi però arriva la politica italiana e certi
interpreti, soprattutto ora che sono in
crisi di astinenza mediatica e con i sondaggi
che non si possono rivelare ma che sono
in costante discesa.
Già detto del comico aspirante politico,
che ha disegnato scenari apocalittici
dietro il gesto del Papa, qualcosa (purtroppo) resta da dire sulla ‘pubblicità’
del Pd, apparsa sul sito internet del
partito già Ds, Pds, Pci. Eccone il testo:
“Le ceneri del centrodestra. Quest’anno
la Quaresima può finire il 25 febbraio”,
con tanto di rametto d’ulivo (non il simbolo della pace, ma evidentemente un
rimando ad un’altra fallimentare esperienza politica) su un mucchietto di ce-
nere. Una ‘pubblicità’ apparsa proprio il
giorno delle Ceneri, quando per i cattolici
inizia un periodo particolare, di conversione prima ancora che di digiuno. Che
non finisce certo il giorno di una votazione, ma che culmina con la morte e
resurrezione di Cristo. Sui giornali e
sulla rete hanno protestato a migliaia,
ma nessuno ha chiesto scusa. Neanche
le Bindi o i Fioroni che si ammantano di
cattolicesimo di sinistra ogni tre per
due. Neanche quelli che hanno messo
Papi e Madri Terese nei loro pantheon.
Dove invece restano piuttosto solo i vari
Togliatti e Gramsci. Che i cattolici ci
pensino quando anche stavolta gli chiederanno il voto.
Ampio servizio a pag. 3
Milano
Marò
Francia
Libr... ando a destra
Sport
Hacker “tricolori”
sul sito del tribunale
L’assurda detenzione
compie un anno
Raffica di suicidi
Hollande fa l’indiano
L’impresa di Fiume
secondo Marconi
Soldini: l’Italia
sa ancora stupire
pag. 2
Gianni Fraschetti
pag. 4
Federico Campoli
pag. 5
Emma Moriconi
pag. 10
Federico Colosimo
pag. 12
2
Domenica 17 febbraio 2013
Attualità
Attacco hacker al portale informatico dell’istituzione giudiziaria milanese
Pirati tricolori sul sito del Tribunale
Il simbolo richiama Anonymous, la rivendicazione parla di “apocalisse” e di “nuovo inizio”
Il presidente della struttura Livia Pomodoro: “È una minaccia alla magistratura in generale”
agguato è scattato
ieri. È andato a segno e ha fatto rumore. Una maschera di
Guy Fawkes, il protagonista di “V per Vendetta” diventato l’effige di Anonymous, ieri
campeggiava sul sito internet del
tribunale di Milano. Un attacco hacker, quindi, che ha peraltro colorato
di tricolore la pagina cui fa capo la
Procura più discussa d’Italia. E proprio quel riferimento alla bandiera
nazionale è stato da qualcuno visto
come una rivendicazione piuttosto
anomala per la sigla che, a livello
mondiale e presumibilmente con
un lavoro di cellule abbastanza disarticolate tra loro, firma continui
attacchi informatici alle maggiori
istituzioni mondiali.
Certamente non molto aiuta anche
il messaggio con il quale l’autore,
o gli autori, del sabotaggio hanno
“griffato” la loro azione. “Preparatevi ha inizio l'Apocalisse! È la fine
per un nuovo inizio. Sta arrivando
come l'ira di Dio il vero cambiamento per i giovani del popolo italiano. La giovane Italia degli italiani
che lavorano e sono stufi di essere
presi per il c…, derubati, maltrattati
da quei delinquenti che ci governano e da tutte le lobby che li supportano. Da adesso pagheranno
per tutto quello che hanno fatto.
Rivoluzione digitale”. La sigla che
segue, per quanto può contare, è
“Hacked by LndTm 2013 Italian
crew”, come a voler sottolineare
L’
la dipendenza ad un network internazionale degli autori, italiani,
del “misfatto”.
Nessuna indicazione, quindi, di fatti
specifici che possono essere stati… imputati dagli hackers al Tribunale di Milano, tali cioè da giustificare l’oscuramento del sito. Riferimento dovuto ad una, o a più
di una, delle inchieste per le quali
anche e soprattutto in questi giorni
la Procura meneghina si trova al
centro delle cronache? O semplice
casualità, dovuta magari ad una
particolare vulnerabilità del sistema
difensivo del sito telematico istituzionale?
Domande che rimbalzano tra gli
inquirenti che stanno indagando
sul caso. Intanto improntato alla
preoccupazione è stato il commento
del presidente del Tribunale, Livia
Pomodoro. Secondo la quale si
tratta di "fatto gravissimo e sgradevole", che "sembra "costituire una
minaccia in generale" alla magistratura. Non si è per la verità
trattato dell’unico attacco a siti istituzionali delle ultime ore, interessate
peraltro a livello nazionale auna
campagna elettorale incerta e piena
di incognite: gli hacker hanno colpito dalla tarda serata di venerdì
anche il sito del Dap, il Dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria.
L'attacco è stato fatto nella notte,
attorno alle 2 e collegandosi al
portale compariva al posto della
home page lo stesso messaggio
visibile sul sito del palazzo di giu-
Casa dello studente
a L’Aquila: 4 condanne
e 4 assoluzioni
T
re ore di camera di consiglio per arrivare a tre condanne a quattro anni e una a due anni e sei mesi nel
processo di I grado per il crollo della Casa dello studente
dell'Aquila. L’edificio si era letteralmente sgretolata in seguito al sisma avvenuto la notte del 9 aprile 2009.
I quattro anni di reclusione sono stati inflitti a Bernardino
Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, tecnici autori
dei lavori di restauro del 2000. A due anni e sei mesi è
stato condannato Pietro Sebastiani, il tecnico dell'azienda
per il diritto agli studi universitari. Assolti, invece, altri 4
indagati perché “il fatto non sussiste”.
In otto persero la vita in seguito al crollo della casa detto
studente. Oggi ,a distanza di quattro anni, la zia di una
delle vittime attendendo la sentenza ha commentato: "i
giovani hanno interessato alla problematica anche i tecnici
che però hanno risposto 'dormite sonni tranquilli'. Ora gli
otto giovani dormono sonni tranquilli. Spero in una sentenza
giusta, anche se ne dubito perché la giustizia tutela chi
commette delitti".
Micol Paglia
stizia milanese. Gli operatori del
ced hanno provveduto a rimuoverlo,
scollegando il sito. Al sito non afferiscono né dati sensibili né banche
dati di alcun genere. Non c’è neppure un’area riservata, che consenta
un accesso privilegiato a informazioni "criptate". Il portale contiene
Ginori, sul fallimento l’ombra
della bancarotta fraudolenta
L
a Richard Ginori allunga la lista dei grandi marchi
italiani alle prese con scottanti vicende giudiziarie.
Roberto Villa, ex presidente della storica azienda manifatturiera di Sesto Fiorentino, dichiarata fallita il 7 gennaio
del 2013, è stato infatti indagato dalla Procura di Firenze
per bancarotta fraudolenta. Perquisizioni sono state eseguite
dalla Guardia di Finanza nei suoi uffici di Sesto Fiorentino
e di Monza. Secondo quanto si apprende l’indagine, coordinata dal pm fiorentino Luca Turco, punta a stabilire se la
scissione della manifattura in due diverse società, la Ginori
1735 e la Ginori Real Estate, nata per la gestione del patrimonio immobiliare del gruppo, non abbia, di fatto, depauperato l’azienda.
L’inchiesta della Procura di Firenze per bancarotta fraudolenta della Richard Ginori, sarebbe partita dalla relazione
del curatore fallimentare. L'indagato, Roberto Villa, presidente
della Starfin spa, aveva rilevato la Richard Ginori nell'ottobre
2007 e, nel marzo 2009, il titolo della società tornò, dopo
anni, ad essere quotato in borsa. Ma dal maggio del 2012
la Richard Ginori, con 332 dipendenti in forza, conta 40
milioni di debito e l'assemblea vota per la sua messa in liquidazione. Fra i tre liquidatori c’è lo stesso Villa. Il loro
compito, secondo il castello accusatorio, è tentare di evitare
il fallimento attraverso la vendita dell’azienda e la richiesta
di concordato preventivo. In agosto, per i 332 dipendenti,
inizia la cassa integrazione straordinaria. In novembre, arrivano due richieste di acquisto. L’offerta da parte di una
cordata, costituita da una società americana, la Lenox Corporation e da una rumena, la Apulum, viene ritenuta la più
conveniente. Ma il tribunale fallimentare di Firenze, negli
scorsi mesi, dichiara inammissibile la domanda di concordato preventivo. In gennaio, lo stesso tribunale dichiara
fallita la Richard Ginori, il cui passivo raggiunge gli 80
milioni di euro, a fronte di un attivo di 50.
V.B.
più che altro notizie relative al mondo delle carceri e alle normative
che incidono sul settore.
Robert Vignola
Scandalo Mps,
Baldassarri ascoltato
in carcere per due ore
G
ianluca Baldassarri è stato ascoltato ieri nel carcere
milanese di San Vittore dal gip Alfonsa Maria Ferraro.
L'ex capo dell'area finanza del Monte dei Paschi di Siena
ha risposto per circa due ore e mezza alle domande del
magistrato che dovrà decidere entro 48 ore se convalidare
il fermo e la custodia cautelare in carcere dell'ex manager,
così come richiesto dal Pm Angelo Renna. Secondo le dichiarazioni dell'avvocato Filippo Dinacci, Baldassarri si
sarebbe difeso spiegando di non aver mai avuto l'intenzione
di fuggire all'estero, come invece hanno sospettato gli inquirenti. Proprio sul pericolo di fuga, insieme al rischio di
inquinamento probatorio, si fonda il decreto di fermo
eseguito dagli uomini del nucleo valutario della Guardia
di Finanza. L'ex capo dell'area finanza Mps è accusato di
associazioni per delinquere, truffa e ostacolo all'attività di
vigilanza di Bankitalia.
Emiliano Stella
3
Domenica 17 febbraio 2013
Attualità
Cardinale tedesco rivela “Chiedemmo a Benedetto XVI di licenziare il segretario di Stato Bertone”
Troppi veleni. E il Papa non ce l’ha fatta
Il biografo Peter Seewald intanto racconta del turbamento di Ratzinger dopo la vicenda del ‘corvo’
Il Cardinale Bertone
ensioni dentro la
Chiesa, veri e propri ‘veleni’ anzi. E
vicende probabilmente più grandi
del suo essere un teologo,
amante dei buoni libri, poco
avvezzo alle dispute. Con il
passare dei giorni, al di là
delle smentite ufficiali e di
prammatica della sala stampa
vaticana che ovviamente fa il
suo mestiere, è questo il quadro che emerge per cercare
di dare una cornice alle dimissiono di Benedetto XVI.
E i fatti nuovi, ad avvalorare la
tesi di un Pontefice sì stanco
ma soprattutto di una Chiesa
gerarchica che probabilmente
non riconosceva più come
sua, sono soprattutto due:
un’intervista a Peter Seewald,
T
il giornalista tedesco che intervistò il Papa per un libro, e
un’altra intervista ma a Joachim
Meinser, arcivescovo di Colonia.
Partiamo da quest’ultima, resa
alla Frankfurter Rundschau,
giornale tedesco on line, dal
cardinale di una delle più importanti diocesi teutoniche e
tra i protagonisti annunciati –
anche se in posizione non
eleggibile, tanto più dopo queste clamorose dichiarazioni –
dell’imminente Conclave: alcuni cardinali avrebbero voluto
il licenziamento del segretario
di stato del Vaticano Tarcisio
Bertone in passato. Ecco la
sintesi-choc che emerge dalle
dichiarazioni di Meisner, che
poi aggiunge, nel rispondere
alla domanda se Bertone non
sia stato in grado di fare quello
che lo stesso Ratzinger fece
per Giovanni Paolo II: "Il segretario di Stato sicuramente
non ha avuto questo ruolo.
Nel caso Williamson io sono
andato dal Papa, in nome di
una serie di cardinali, e gli ho
detto: 'Santo Padre, Lei deve
licenziare il cardinale Bertone!
Lui e' il responsabile, proprio
come un ministro incaricato
in un governo secolare'. Meisner racconta anche la reazione del pontefice: 'Mi ha
guardato negli occhi e mi ha
detto: ascoltami bene, Bertone
resta. Basta! Basta! Basta!' Dopo
questo episodio non ho più
affrontato l'argomento. Questo
alla fine è tipico dei Ratzinger:
sono persone fedeli. Atteggiamento che non rende sempre facile la loro vita".
Dichiarazioni che già ieri hanno messo a soqquadro gli
ambienti vaticani, soprattutto
in quella ‘parte italiana’ che
si prepara ad imbastire una
fitta trama di rapporti per cercare di portare di nuovo un
italiano al Soglio pontificio. Il
ruolo di ‘tessitore’ per forza
di cose ora non potrà essere
affidato a Bertone: gli italiani
non sono mai stati completamente dalla sua parte, mentre
il giudizio degli stranieri lo si
è appena visto e letto. Tanto
più che molti di quei cardinali
che chiesero a Benedetto XVI
le dimissioni del segretario
di Stato si ritroveranno ora in
conclave.
E qui va fatto un inciso sullo
scarso peso specifico che la
Chiesa italiana rischia così di
avere in Conclave, nonostante
arrivi con la pattuglia numericamente più grande di Cardinali: il tentativo, neanche
troppo velato, sarà quello di
far convergere i voti sull’arcivescovo di Milano, Angelo
Scola, personalità limpida, probabilmente in qualche modo
indicata anche dallo stesso
Benedetto XVI, ma che potrebbe pagare il semplice fatto
di essere italiano e dunque,
agli occhi degli stranieri, magari a conoscenza di determinati giochi di potere o comunque non in grado di dirimerli una volta che si dovessero ripresentare.
Ma torniamo a Bertone: per il
segretario di Stato piemontese, della famiglia salesiana di
don Bosco,
le ultime ore non sono state
delle più semplici. Oltre alle
clamorose dichiarazioni del
confratello tedesco, c’è da
dire che Bertone aveva un
suo candidato per la presidenza dello Ior, ma è stato invece scelto il tedesco Ernst
Von Freyberg. Nomina della
Commissione apposita delegata a decidere sull’Istituto
per le opere di religione, come
da prassi, ma è chiaro che
dietro c’è la volontà, una delle
ultime volontà, di Benedetto
XVI. Il Pontefice, che in queste
ultime ore ha lamentato come
sua colpa personale il fatto di
non essere riuscito a fare pulizia dentro buona parte della
Curia, ha forse così voluto ‘riparare’ in parte a quello che
in passato non era riuscito a
fare, a quel ‘basta!” ripetuto
con vigore tre volte.
Un altro giornale tedesco, il
magazine Focus, anticipa invece queste dichiarazioni di
Peter Seewald, biografo del
Papa, a proposito delle dichiarazioni che Benedetto XVI
gli ha rilasciato qualche settimana va, dopo il caso del suo
ex maggiordomo Paolo Gabriele, coinvolto nella vicenda
del corvo: ''Non potrei dire,
che io sia caduto in qualche
sorta di disperazione o dolore
universale. Mi è' semplicemente incomprensibile. Anche
se vedo la persona, non posso
capire, che cosa ci si possa
aspettare. Non riesco a penetrare in questa psicologia''.
Ecco le parole del Papa, che
poi allo stesso Seewald ha
aggiunto: “Era importate che
venisse garantita l’indipendenza della giustizia, che un
monarca non dicesse, adesso
prendo io le cose in mano”.
Seewald ha poi chiesto al Papa
cosa ci fosse da aspettarsi dal
suo pontificato: "Da me? Non
molto. Io sono un uomo anziano le mie forze diminuiscono. Credo che possa anche
bastare quel che ho fatto".
Questa la risposta indicativa
di Benedetto XVI, che in pratica riprese, appena dieci settimane fa, quella sua intenzione di dimettersi da Papa,
già preannunciata un paio di
anni prima allo stesso giornalista tedesco nel libro-intervista “Luce del mondo”.
Igor Traboni
Quotatissimi dai media cattocomunisti, ecco alcuni
cardinali che invece difficilmente vestiranno di bianco
Ultrà progressisti: quelli
che… non ce la faranno
Tra gli italiani spicca il nome di Ravasi: grande uomo
di cultura ma sponsorizzato da un certo Scalfari
ome le cronache di ogni Conclave insegnano, è sempre l’ultimo Papa a lasciare indicazioni
sul suo successore. Basti pensare a
quanto Paolo VI volle bene al semplice Albino Luciani e all’affezione
sincera di quest’ultimo nei confronti
dell’uomo venuto da lontano, quel
Wojtyla che abbracciò teneramente
sussurandogli che sarebbe diventato
lui il nuovo Papa. Accadrà anche
questa volta, allora, seppur nella
dinamica un po’ strana di un Papa
ancora in vita.
E la parabola ecclesiastica di Ratzinger è sempre stata chiara: sacerdote e pontefice ‘conservatore’.
Ecco perché ben difficilmente riusciranno a farsi largo, tra i confratelli
della Cappella Sistina, alcuni cardinali ‘progressisti’ che pure sono
quotatissimi da certi media che si
riconoscono nelle stesse posizioni,
C
soprattutto in quelle terzomondiste
e antioccidentali.
Tra gli italiani spicca il nome di
Gianfranco Ravasi: biblista e uomo
di eccezionale cultura (da questo
punto di vista ha pochi eguali e la
sua fama internazionale è più che
meritata), già Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, Ravasi ha fin qui
speso gran parte delle sue energie
tra una conferenza e un’altra, tra un
articolo e un fiume di recensioni librarie, da Avvenire al Sole 24 ore
(il giornale della Confindustria ancora ieri ne caldeggiava in qualche
modo la possibile elezione a Papa).
Di certo quella del blog ‘papalepapale’ è stata una esagerazione,
visto che sono arrivati a definire
Ravasi “non cattolico”, ma è altrettanto vero che sarà poi difficile
spiegare a tantissimi cattolici tradizionali e ‘normali’ non tanto l’ami-
cizia dell’eventuale nuovo Papa Ravasi con il fondatore di Repubblica
e ateo convinto Eugenio Scalfari,
ma le parole di quest’ultimo, mai
smentite dal cardinale, che ha definito la teologia ravasiana come
capace di “mettere in discussione
l’assolutezza della verità”. Che è il
passo immediatamente precedente
al relativismo.
Morto, metaforicamente parlando
si capisce, un possibile Papa, non
se ne fa un altro. Soprattutto nella
schiera di quelli che don Gianni
Baget Bozzo, e non solo lui, avrebbe
definito ‘cattocomunisti’.
Come il brasiliano Claudio Hummes, 72 anni, lontane origini tedesche. Cresciuto all’ombra della Teologia della liberazione, la corrente
progressista poi clamorosamente
sconfitta dai fatti e dalla storia, nei
decenni scorsi si è distinto per una
Il Cardinale Ravasi
particolare amicizia con Lula, non
ancora presidente, e con quel partito
che annovera tra le sue fila anche
Dilma Rousseff, l’attuale presidentessa brasiliana, amica di Lula. Negli
ultimi anni Hummes si è un po’…
calmato, tanto che ora possiamo
annoverarlo tra i ratzingeriani. Ma
forse è un po’ tardi per aspirare a
diventare successore di Pietro.
Aspirazione che sono nelle corde
anche di tanti mass media progressisti che stanno spingendo Rodriguez Maradiaga: sconosciuto ai più,
nel suo Honduras e in tutta l’America
centrale invece è una sorta di piccolo divo, indubbiamente simpatico
e istrione con quelle sue apparizioni
in pubblico con tanto di strumenti
musicali al seguito. Antiamericano
a ogni pie’ sospinto, soprattutto
verso le basi militari Usa che insistono nel suo Paese, questo 70enne
ha sempre detto di non riconoscersi
però nella teologia della liberazione.
Anche se poi i fatti hanno dimostrato
il contrario.
A tanti fedeli, indubbiamente, piacerebbe un Papa di colore. Sarebbe
la prima volta e riscuoterebbe enorme simpatia. Ma nella Chiesa gerarchica, quella che ragiona per
gradi e non per potere, la cosa è
vista non come una iattura, ma quasi.
Gran parte delle chiese africane
hanno indubbiamente sofferto, ma
hanno anche ‘elaborato’ un modo
di procedere che talvolta si allontana
dai canoni tradizionali. Per fare un
esempio: le istanze più forti di eliminare il celibato dei sacerdoti in
questi ultimi anni sono arrivate proprio dall’Africa. E un Papa nero,
volente o nolente, determinati riflessi potrebbe averli recepiti.
I.T.
Domenica 17 febbraio 2013
I due marò
Anniversario
4
Focus
Continua a scorrere il tempo nella clessidra mentre
Massimiliano Latorre e salvatore Girone restano detenuti in un Paese
straniero. Una candelina di cui parecchi si devono vergognare
Un anno buttato. Per giunta bisestile
Sono passati dodici mesi dall’assurdo incidente diplomatico nelle acque dell’Oceano Indiano
Le colpe del Ministero degli Esteri pesano come un macigno nella gestione dell’“affare”
di Gianni Fraschetti
n anno a pensarci bene è un sacco
di tempo. Di norma è composto da
trecentosessantacinque giorni, ma
ogni quattro anni Febbraio è bisestile, ha ventinove giorni ed allora
l'anno diviene di trecentosessantasei giorni.
è sempre di dodici mesi, ovvero cinquantadue
settimane e un giorno, due giorni negli anni
bisestili. In un anno si può procreare e far
nascere un bambino, la gestazione dura infatti
nove mesi, e quando c’era il servizio militare
di leva, la naja durava giusto un anno. Un
anno è dunque un periodo di tempo finito,
compiuto e completo con le sue quattro stagioni e se uno vuole combinare qualcosa di
serio, lasciare un segno ed ha un anno di
tempo davanti, si può scommettere che se è
bravino qualche lusinghiero risultato lo otterrà.
Perchè in un anno c’è tempo sufficiente a fare
e disfare. A divenire re ed a ruzzolare nella
polvere, a fare bene ed a sbagliare e magari,
per quelli intelligenti, anche a correggere
gli errori. C’è tempo per maturare, per capire,
per crescere ed anche per cambiare rotta e
modificare il proprio atteggiamento verso il
prossimo e la stessa vita. In un anno uomini
come Alessandro Magno e Giulio Cesare o
Napoleone Bonaparte conquistarono il mondo
e magari gli avanzò pure il tempo per riperderlo. All’inizio di un anno la gente può credere che tu sia un cretino patentato ed alla
fine, magari, pensare esattamente il contrario,
o viceversa, perchè un anno dà il tempo sufficiente anche per cambiare idea, anche ai
soggetti più ostinati. Insomma un anno vuol
dire molto, è una frazione importante nella
nostra vita e non ne abbiamo poi tanti di
anni a disposizione quando nasciamo, per
U
cui buttarne via scoccia maledettamente. Non
parliamo poi di quanto può essere doloroso
e seccante se non sei nemmeno tu a bruciare
il tuo tempo ma è un altro che te lo strappa a
forza e lo disperde al vento della vita. Magari
uno che non imparerebbe a stare al mondo
nemmeno con dieci anni a disposizione per
fare pratica preventiva, e nonostante ciò è
stato messo ad occupare una poltrona importante. Una poltrona dalla quale può disporre
degli anni altrui e dilapidarli. Il furto peggiore
che un essere umano può subire. Esattamente
quel che è accaduto a Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone, i nostri due fucilieri di
Marina che sono in mani indiane ormai da
un anno e si accingono a soffiare sulla ideale
candelina che certifica il raggiungimento di
questo poco invidiabile traguardo. Un anno
in mani indiane, un anno vissuto male, da
cani, sperimentando vari tipi di detenzione.
Dalla guest house della Polizia di Kochi, al
Carcere di Trivandrum, alla libertà condizionata
con obbligo di firma quotidiano, fino a quella
attuale, con obbligo di firma settimanale. Sempre lì. Sempre in India. Prima nel Kerala ed
ora a Nuova Delhi. Un anno perduto, sminuzzato, bruciato, buttato via. Lontani dalle case,
dalle famiglie, dai figli, alcuni dei quali adolescenti. Piccoli frammenti di vita che nessuno
potràpiù restituire loro. Perduti per sempre.
Sono soldati obietterà qualcuno, il rischio fa
parte della loro vita, di quel mestiere delle
armi che volontariamente si sono scelti, arruolandosi in una forza da combattimento, un
Reggimento operativo tra i più prestigiosi
delle nostre Forze Armate. Chi si arruola in
reparti di quel tipo deve mettere in conto di
poter perdere ben più di un anno di vita. è
tutto vero. Un soldato mette nel conto anche
di poter morire. Quando parte per una delle
tante missioni di “pace” nelle quali l’Italia è
impegnata, sa perfettamente dove sta andando
ed a fare cosa. E sa bene che dietro quel paravento linguistico, costruito lucidamente per
confondere un popolo intero, si nasconde la
realtà cruda ed impietosa della guerra. Di
una guerra spietata, crudele e senza quartiere,
contro un avversario sfuggente e temibile e
dunque è consapevole che in ogni momento
potrebbe toccare a lui, come è già toccata a
decine, a centinaia di suoi commilitoni. E lo
accetta. Senza fiatare. Fa parte della vita che
ha volontariamente scelto, ma quando devi
presidiare un lembo d’Italia che solca il mare,
magari consideri con maggiore ottimismo il
tuo superbo addestramento, la tua disciplina
interiore, il tuo equipaggiamento, il peso
delle tue tradizioni ed il fatto che sei un
fuciliere di Marina del Reggimento San Marco.
L’elite degli uomini in mimetica. The best of
the best direbbero gli americani. Ed il pericolo
ti pare sicuramente meno letale di una operazione nella Zirco valley, giù in Afghanistan,
in quella che è stata soprannominata la valle
della morte e non ci vuole molta fantasia per
comprendere perchè i soldati occidentali l’hanno chiamata così. Andar per mare su un
mercantile non può essere pericoloso come
balzar giù dagli elicotteri o dai Lince ed affrontare i trafficanti di oppio che difendono le
loro piantagioni in quella valle maledetta. E
sarebbe anche vero ma laggiù la catena di
comando funziona come si deve ed ogni passaggio è presidiato da qualcuno che conosce
alla perfezione il fatto suo e sa bene cosa si
deve fare e la tua radio comunica sempre e
rapidamente le informazioni che ti occorrono
ed impartisce disposizioni chiare e coerenti
con quanto sta avvenendo. Un meccanismo
ben collaudato e gestito da personale prepa-
rato e responsabile. Ben diverso è invece trovarsi su quel mercantile, cavie inconsapevoli
e potenziali vittime di una confusa convenzione
tra la Difesa e Confitarma, comandati di
servizio in una situazione dove nulla è chiaro
e soprattutto la cosa più importante: chi comanda in caso di guai. Il Comandante del
mercantile risponde al suo armatore, i militari
rispondono al Comando operativo interforze,
due diverse linee di comando dunque, che
non si è mai chiarito se e come potranno coniugarsi tra loro se le cose dovessero mettersi
male, e la legge di Peter è categorica a tale
riguardo, “…se qualcosa può andar male stai
pur sicuro che ci andrà…”. I pirati infatti arrivano ma vengono dissuasi nel pieno rispetto
delle regole d’ingaggio. Segnali ottici ed acustici seguiti da colpi di avvertimento, i famosi
“warning shots” che hanno da subito rappresentato per gli indiani la corda con la quale
impiccare i due fucilieri che ne esplodono
venti in tutto. Davanti alla prua del battello
classificato ostile che infatti cambia rotta e si
allontana. Tutto a posto dunque. Ma nemmeno
per idea. L’odissea di Latorre e Girone è appena cominciata. Fanno rapporto alla sala
operativa interforze ed il Comandante della
nave al suo armatore. Poi gli avvenimenti accellerano e si accavallano. Gli indiani preparano
la loro trappola e l’armatore ci cade ma soprattutto entra in scena colui che sarà nei
giorni e nei mesi a seguire il mattatore assoluto
di questa vicenda. Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, Marchese di Brembate e del sacro
romano impero, Ministro degli Esteri della
Repubblica italiana. A posteriori abbiamo tutti
gli elementi per dirlo e lo diciamo senza
timore alcuno. Sciagura peggiore non poteva
capitare ai due marò. L’uomo sbagliato nel
momento sbagliato. La vicenda tende subito
ad ingarbugliarsi. Se prima era difficile capire
come corresse la linea di comando con l’entrata in scena di Terzi diviene impossibile.
Anche se dopo negherà come un disperato,
prende in mano la situazione e di fatto avalla
il cambio di rotta della Lexie che dopo alcune
ore dà fondo nella rada di Kochi. Ovviamente
non c’è nessun diplomatico italiano ad attenderla. Gli indiani salgono a bordo il mattino
dopo e fanno la voce grossa, i nostri militari
non hanno ordini, non sanno cosa fare. Arriva
finalmente il Console generale che si mette a
contrattare. Come al mercato ittico. Solo che
non è pesce che sta trattando. è la sorte di
due soldati italiani. Il Console parla con Terzi
che fa subito capire a tutti di quale rude
tempra è fatto: “fate come vi dicono”. La sorte
di Latorre e Girone è segnata. No ragazzi,
non eravate nella Zirco valley ma vi sarebbe
convenuto essere là, con i vostri commilitoni
educati come voi a non lasciare nessuno indietro. Mai. Nemmeno i morti. A qualunque
costo. Questi hanno tre cognomi o forse
quattro, poi non hanno altro. Non un codice
d’onore e nemmeno degli assoluti morali,
non hanno regole nè principi. Sono solo vuoti
a perdere. E così voi, i figli minori ma con la
schiena dritta di una povera Nazione che
tenta in qualche sua parte di non dimenticarvi,
vi siete fatti un anno laggiù, vittime della codardia di un Governo intero e probabili
pedine di un gioco schifoso, fatto di elicotteri
e tangenti, che non vi riguardava e non
avrebbe dovuto nemmeno sfiorarvi. Avete
fatto il vostro dovere per intero e qui c’è parecchia gente che dovrebbe vergognarsi. Auguri ragazzi.
5
Domenica 17 febbraio 2013
Esteri
Hollande ha puntato sulle questioni sociali come specchietto per le allodole. Ma non è sufficiente
Francia, avanza la crisi: tre persone si danno fuoco
Un uomo di 49 anni, uno di 30 e uno di 16 sono gli autori del gesto. La recessione ha colpito con durezza
anche Parigi. Il Presidente socialista però pensa ad altro e ruba gli accordi di Finmeccanica con l’India
ella Francia di Hollande
gli occhi sono puntati sulle
recenti “innovative” riforme riguardo ad alcune
scottanti questioni sociali.
Prima tra tutte è quella dei matrimoni
tra omosessuali, alla quale è già
stato dato il primo via libera, anche
se in Senato e per le strade è prevista
una dura battaglia di opposizione
al progetto. Si fano sentire anche le
voci degli omosessuali che, in larga
parte, decidono di andare contro
tendenza. Nelle scorse settimane è
nato un sito, “Homovox”, che si propone di ostacolare l’iniziativa del
Governo. L’obiettivo è quello di mostrare alla Francia e all’Europa che
non tutti gli omosessuali sono dalla
parte della comunità Lgbt. Ma questo
non è l’unico punto sul quale deve
soffermarsi l’Eliseo. Anche perché
adesso sta promuovendo un’altra
campagna dal sapore laicista. Si
tratta dell’eutanasia, della quale si è
cominciato a parlare nei giorni scorsi.
Hollande è ormai emule di Zapatero.
Tra tutte le questioni più stringenti
non può passare inosservata la questione della guerra in Mali, dove i
francesi rischiano seriamente di impantanarsi in una guerra a lungo
termine (esattamente come volevano
gli islamisti). E i costi della missione
si fanno sempre più onerosi. Solo
nel primo mese di operazioni, Parigi
ha versato oltre 70 milioni di euro.
Una cifra in costante crescita che,
visti i mediocri risultati conseguiti,
sta solo aggravando la posizione
del Governo. Chissà che non sia
proprio per questa ragione che Hol-
N
lande stia tentando di scippare a
Finmeccanica i contratti per la vendita
degli elicotteri in India. Lo scandalo
che ha travolto Orsi ha, infatti, ha
portato alla sospensione dell’effettività del contratto con New Delhi. Il
presidente francese non perde occasione. Hollande ha incontrato il
primo ministro indiano, Manmohan
Sing, con il quale ha parlato proprio
di questi affari falliti tra l’India e
l’Italia. E non ha perso tempo nel tirare acqua al suo mulino, senza andare troppo per il sottile. “Il contratto
sarà pulito e non ci saranno intermediari” ha detto l’inquilino dell’Eliseo. Gli affari sembrano già andare
bene. Eurocopte, la filiale del gruppo
francese Eads, ha messo nel cassetto
un accordo con Aviators India, per
40 milioni di euro. Altro che “Unione”
Europea, altro che collaborazione
tra gli Stati. L’Europa ormai assomiglia
sempre più al Titanic. Spezzata in
due, mentre tutti applicano la filosofia
del si salvi chi può. La Grecia è un
esempio lampante di questo andamento.
In tutto questo viene da chiedersi. E
la crisi? E la recessione? L’ultimo
resoconto sul Pil francese non è
certo dei migliori, anzi. Sia Hollande
che la Merkel non hanno potuto fare
altro che constatare un peggioramento quasi inaspettato del Prodotto
Interno Lordo, segno di un’economia
in rapido indebolimento. Ma per la
Francia non è proprio una novità,
visto che le cose vanno male da
tempo. Anche perché se il Pil è
calato, la disoccupazione è cresciuta
in maniera vertiginosa e il numero
dei disoccupati è aumentato fino a
3,2 milioni. Si tratta di una cifra
record, ai livelli del 1997. E per la
maggior parte dei francesi Hollande
non è certo l’uomo della provvidenza, per quanto riguarda l’economia
del paese. Purtroppo, di questo peggioramento si possono osservare i
devastanti effetti che stanno ricadendo sul popolo. A Sant-Ouen, nelle
banlieue parigine, tre persone hanno
tentato di darsi fuoco. E tutte nello
stesso giorno. Il primo caso ha riguardato un uomo di 49 anni, disoccupato. Al momento è ricoverato
con ustioni di secondo grado su
tutto il corpo. Il disperato avrebbe
compiuto il gesto in segno di protesta
contro l’esclusione dal sussidio. Se
non fosse stato per l’intervento tempestivo di alcuni passanti, per l’uomo
non ci sarebbe stato niente da fare.
Caso analogo per un trentenne e
per un 16enne, quest’ultimo salvato
dai compagni di scuola. Entrambi
non sarebbero in pericolo di vita,
anche se rimane da analizzare la
gravità del gesto. Ma questi gesti di
follia e di grande disperazione non
sono episodi isolati. Due giorni prima
dell’accaduto, un operaio di 42 anni
aveva dato il via a questa forma
estrema di protesta. E’ accaduto
nella città di Nantes, davanti all’agenzia per l’impiego. Questa volta le
ustioni non hanno lasciato scampo
al lavoratore. La situazione in Francia
va peggiorando rapidamente, ma
Hollande non sembra essere in grado
di gestirla. Negli ultimi mesi, il presidente socialista non ha potuto fare
altro che constatare un notevole calo
di popolarità. Ormai sembra sempre
più evidente come le campagne
promosse negli ultimi mesi siano
state solo dei palliativi per tenere
l’attenzione pubblica focalizzata su
temi di secondaria importanza. E
soprattutto sembra che Hollande volesse principalmente recuperare una
base dell’elettorato socialista. Ma
questo trucchetto non potrà durare
a lungo.
Federico Campoli
E ’ S CAT TATA LA V E N D E T TA S ULL’AGENZIA GIÀ TRASCINATA IN GIUDIZIO DALL’AMMINISTRAZIONE OBAMA
Moody’s declassa Standard&Poor’s
Da A3 a Baa2, appena due notch sopra il “livello spazzatura”. La compagnia di rating ha la sua
rivincita sull’attacco subìto nel 2010. Qualcuno già spera nel crollo di queste società
asta una loro analisi e le nazioni tremano. Sono le agenzie di rating, che
dal 2008 ad oggi hanno fatto il bello
e cattivo tempo negli Stati Uniti e in Europa.
Ma, si sa, chi semina vento raccoglie tempesta. Nel 2010 la Standard&Poor’s aveva
declassato l’agenzia Moody’s da A2 a
BBB+, per aver sopravvalutato alcuni titoli
spazzatura. Ma ora la situazione si è rovesciata. La S&P è finita nel mirino dei giudici
statunitensi, dopo che Obama ha deciso
di fargli causa. L’accusa è di aver gonfiato
i titoli dei mutui subprime. Quelli che
hanno fatto esplodere la crisi finanziaria.
E non tarda ad arrivare la vendetta della
Moody’s, che ha colto l’occasione per declassare l’agenzia rivale a Baa2 da A3.
Appena al di sopra del cosiddetto “livello
spazzatura”. Inoltre, sembra che a giocare
un ruolo fondamentale sia stata la vendita
a novembre della education unit di Mc
Graw-Hill. Si tratta di una società che produceva software per l’elaborazione scientifica matematica. Ma le azioni hanno perso
ben il 23% del loro valore e la compagnia
ha perso 3,75 miliardi di valore sul mercato.
In quell’occasione anche Fitch si mise di
traverso declassando il debito della
B
McGraw-Hill. E il giudizio non è per niente
leggero. Gli analisti hanno dichiarato che
la S&P potrebbe essere ulteriormente declassata in futuro. E non sembra un caso
che la motivazione apportata da Standard&Poor’s nel 2010 suoni particolarmente simile a quella di Moody’s. Subito
si sono scatenate polemiche e voci di
scherno. “Sembra che le agenzie di rating
si stiano mangiando l’un l’altra” ha dichiarato Ayako Sera, uno “stratega commerciale” (market strategist) della Sumitomo Mitsui Trust Bank, il quale aggiunge
che “ciò che si deve mettere in discussione
adesso è la ragione stessa di queste agenzie”. Anche altri hanno ironizzato sul vicendevole declassamento e sono in molti
a sperare che questa guerra del rating
porti ad un definitivo crollo delle odiate
agenzie. Sicuramente l’immagine di queste
compagnie ne uscirà guastata da questi
eventi. E in molti provano rabbia nel sapere
che una grande fetta della responsabilità
per lo stato di crisi in cui versa l’Europa
appartiene proprio al trio S&P-Moody’sFitch. Dai titoli subprime alla Grecia, la
guerra del rating continua.
F.Ca.
6
Domenica 17 febbraio 2013
Elezioni
Ieri la manifestazione al Pala Atlantico di Roma, dove una folta platea
ha riempito di calore i vertici del partito. In sala anche Donna Assunta
Almirante e il sindaco della capitale Gianni Alemanno
La Destra
“Ora Credici”
“Siamo pronti a tornare in Parlamento”
Storace: Saremo determinanti per battere la sinistra al Governo e alla Regione
inque lunghi anni
sono passati. Era il
13 aprile del 2008 e
il neo partito di Francesco Storace non
superò la soglia dello sbarramento del 4%. Diretto lo slogan agli elettori della destra
italiana: “Ora credici”. A margine della manifestazione del
partito – organizzata dal ca-
C
polista alla Camera dei Deputati Dario Rossin, svoltasi al
Pala Atlantico di Roma – Storace ha annunciato:
''Siamo pronti a tornare in Parlamento''. Nel 2008, ha aggiunto, ''prendemmo un milione di voti ma la legge elettorale ce lo impedì. Portammo
a casa voti fantastici, sudati e
questa volta ne porteremo an-
cora di più''.
Storace scalda subito la folta
platea presente: ''Saremo determinanti per battere la sinistra. La Destra sarà decisiva
per vivere i prossimi cinque
anni lontani dalla tecnocrazia''.
E precisa: ''Avanti, convinciamo e vinciamo''.
In prima fila ci sono anche
Donna Assunta Almirante e il
sindaco di Roma Gianni Alemanno e si rivolge a loro quando c’è da criticare il Presidente
della Camera. ''Siamo vivi.
Fini non ci ha cancellato''. E
rincara la dose: ''Il nostro Paese
ora ha diritto a crederci perché
finalmente ora la destra si è
levata l'onta del tradimento.
Nel centrodestra noi ci siamo
e Fini non c'è più, come anche
Casini e soprattutto non c'è
l'odiato Mario Monti''.
Ennesima stocca all’ex Presidente di An: ''Vedi Donna Assunta - ha detto Storace rivolgendosi alla vedova di Giorgio
Almirante - c'è una regola
fissa in ogni comizio: se vuoi
un applauso citi Almirante, se
vuoi dei fischi basta che citi
Fini''.
Per quanto riguarda la campagna elettorale della Regione
Lazio, Storace ha annunciato
che lunedì sottoscriverà il
patto per Roma con il sindaco
Alemanno, mercoledì – presso
l’ospedale Regina Elena – firmerà il contratto sulla sanità
con Berlusconi e – infine giovedì al Salone delle Fontane
sarà con Alfano.
Durante la manifestazione è
intervenuto anche il sindaco
di Roma che ha voluto riabbracciare il suo vecchio amico:
''Una regione come il Lazio ha detto Alemanno - ha bisogno di una persona seria
come Francesco Storace, mentre i suoi avversari hanno ben
poco da presentarsi''. La sinistra romana, ha spiegato Alemanno, ''è la peggiore d'Europa e noi non dobbiamo consegnare loro la Regione, il
Paese e il Comune. Questa
sinistra non deve tornare a
governare''.
Giuseppe Sarra
Tutti i nomi della Lista Storace per il rinnovo del Consiglio Regionale del Lazio
Lista Storace - Roma e provincia
Lista Storace - Roma e provincia
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
1 MBANGA BAUNA BOHAMBA DETTO FIDEL
YANGAMBI (ZAIRE) 12/02/1948
26 RUFINI CARLA
ROMA 13/02/1961
2 PIONATI FRANCESCO
AVELLINO 15/07/1958
27 SALBITANI STEFANO
BARI 24/05/1956
3 ABATE LUIGI DETTO ABBATE
MESSINA 30/10/1946
28 VALLONE ALESSANDRO
CASSINO 24/10/1981
4 MIELE ANGELO
VALMONTONE 28/10/1948
5 PALMIERI PINO
ROMA 22/09/1969
6 PARIS ANTONIO
CAPENA 12/01/1951
7 ROBILOTTA DONATO ROSARIO
POTENZA 06/11/1956
8 TARZIA OLIMPIA DETTA TARSIA
TORRE ANNUNZIATA 04/07/1955
9 DESIDERI FABIO DETTO DESIDERIO
MARINO 31/08/1961
10 BRAZZO’ ANNA MARIA
ISOLA DELLE FEMMINE (PA) 01/07/1943
11 CASAGNI ADRIANO
ROMA 12/06/1971
12 CASCIANI ALESSANDRO MARIA GILBERTO ROMA 01/11/1986
Lista Storace - Latina e provincia
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
1 CIMA MAURIZIO VINCENZO
FONDI 2/09/1970
2 COPPOLA GISELLA
TORINO 9/04/1973
3 DURIGON CLAUDIO
LATINA 10/09/1971
4 SASSO MAURO
FORMIA 20/07/1973
Lista Storace - Frosinone e provincia
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
1 MARSELLA MAURO
PONTECORVO (FR) 13/09/1983
2 NARDONE MICHELE
CASSINO (FR) 14/10/1959
3 PALAZZI GIOVANNI
SUPINO (FR) 22/05/1963
4 TOMASELLI MAURO
ISOLA DEL LIRI (FR) 24/09/1962
13 CATANZANI MARIA
ROMA 03/07/1970
14 DI MARIA NICOLA
CASTELVETERE (BN) 10/05/1935
15 DI PILLO SIMONETTA
CHIETI 11/12/1962
16 GIRDENI CLAUDIO
TORINO 07/06/1975
17 GIUSTI GIORGIA
ROMA 13/09/1968
18 GRIMALDI GIUSEPPE
CARINOLA 22/08/1959
19 MAGNOLFI ANDREA
ROMA 07/05/1968
20 MARTIRE FRANCESCO MARIO
SAN GIOVANNI IN FIORE 20/11/1950
21 MONTEREALI DONATELLA
ROMA 23/11/1959
22 NAPOLEONI ANDREA
TIVOLI 01/07/1969
23 ORSOMANDO SALVATORE
CERVETERI 05/07/1966
24 PISANI CARLA
ROMA 13/02/1961
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
25 QUONDAMCARLO CINZIA
ROMA 21/05/1955
1 SIMEONI MATTEO
CRIETI 15-11-1979
Lista Storace - Viterbo e provincia
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
1 CIRIONI MASSIMO
CIVITA CASTELLANA 04/08/1950
2 BELARDINI RITA
ACQUAPENDENTE 26/08/1950
Lista Storace - Rieti e provincia
7
Domenica 17 febbraio 2013
Elezioni
Mentre si recava a Capranica per un incontro elettorale è avvenuto lo scontro
Teodoro Buontempo coinvolto
in un incidente, ma sta bene
“Per fortuna andavamo piano. Un’auto è uscita a luci spente
da un parcheggio. L’urto frontale è stato inevitabile”,
è il commento del capolista alla Camera dei Deputati
enerdì scorso il presidente nazionale de La Destra
e capolista alla Camera dei Deputati nel collegio
Lazio 2, Teodoro Buontempo, mentre si recava a
Capranica, in provincia di Viterbo, per un incontro
elettorale è rimasto coinvolto in un incidente
stradale sulla Cassia. L’esponente de La Destra – scortato
dagli agenti della Digos – era in macchina con il segretario
provinciale del partito Andrea Scaramuccia quando l’auto
è stata colpita da un’altra vettura guidata da un polacco.
Immediato l’intervento della Croce rossa, dei Carabinieri,
la Polizia e dei Vigili del Fuoco sul luogo del sinistro. Buontempo e Scaramuccia sono stati accompagnati all'ospedale
di Belcolle.
Nelle ore successive all’incidente, la polstrada è riuscita ad
individuare il conducente che si era dato alla fuga e –
secondo indiscrezioni - l'uomo alla guida era ubriaco.
“Per fortuna andavamo piano – ha spiegato il presidente e
capolista de La Destra nel collegio Lazio 2 Buontempo – ma
un’auto è uscita a luci spente da un parcheggio. L’urto
frontale è stato inevitabile”. Un trauma cranico e molti
lividi, ma Buontempo si è dimesso volontariamente dall’ospedale: “Ho rifiutato il ricovero. Non volevo fare preoccupare la mia famiglia. Dovrò portare il collarino. E poi ci
sono le elezioni: non potevo mancare stasera (venerdì, ndr)
ad una cena con quattrocento persone”.
Giuseppe Sarra
V
Lombardia: la sovranità nazionale
il tema caldo delle elezioni
Sit-in a piazza Affari
“Più forti dei poteri forti”, lo slogan
dell’iniziativa voluta dai militanti del
partito di Storace davanti alla Borsa
rosegue la mobilitazione de La Destra in vista delle elezioni
politiche del 24 e 25 febbraio. A Milano - martedì prossimo alle
10 e 30 in piazza Affari – i militanti del partito di Francesco Storace
hanno organizzato una iniziativa dallo slogan “Più forti dei poteri
forti”. “Sentiamo il bisogno – ha dichiarato il segretario regionale de
La Destra Eliana Farina - di riempire questa campagna elettorale dei
contenuti, noi che possiamo. Visto che i mass media non ci aiutano
come dovrebbero – ha aggiunto - prendiamo un luogo simbolo dello
strapotere finanziario a danno dei cittadini per ribadire il bisogno che
sentiamo di essere Sovrani in un paese Sovrano”.
Per il candidato alla Camera dei Deputati in Lombardia 2, Alessandro
Nardone, “il presidio di martedì prossimo ha lo scopo di mettere in
evidenza la gravissima invasione di campo dell'economia rispetto
alla politica”. E aggiunge: “Riteniamo che Mario Monti - ed insieme a
lui tutti quelli che lo spalleggiano, compreso Bersani, che ha già fatto
intendere che dopo le elezioni si alleerà con lui - non sia altro che
una protesi dei "poteri forti" che hanno imbastito ad hoc la crisi economica, facendo pagare il conto (salatissimo) ad i ceti medio-bassi”.
“Io, e tutti noi de La Destra di Francesco Storace, intendiamo dire no
a tutto questo – ha sottolineato il candidato a Montecitorio affermando a chiare lettere che l'Italia deve riconquistare quella
sovranità nazionale e popolare che, invece, Monti e la sinistra hanno
intenzione di dismettere del tutto”.
G.S.
P
LA PROPOSTA DEL CANDIDATO CONSIGLIERE ALLA PISANA SERGIO MARCHI
Laboratorio Patto Nazionale
Santori: La Destra
può diventare
un punto di riferimento
talia e Regione sovrane, bipolarismo, diritto alla vita, giustizia
sociale, legalità, il ritorno delle
identità e del territorio, stato “respublica”, presidenzialismo ed
Europa. Questi i “comandamenti”
del manifesto “Ora destra.. punto
e a capo” – presentato nel comitato elettorale del candidato alla
Presidenza della Regione Lazio
Francesco Storace - del Laboratorio Patto Nazionale.
"In questo momento di frantumazione della destra – ha spiegato
il membro del Laboratorio e candidato al Consiglio regionale del
Lazio Fabrizio Santori - il nostro
partito può diventare un punto di
riferimento per chi considera alcuni valori non negoziabili. Subito
dopo le elezioni – ha aggiunto dovrà attivarsi una nuova generazione e classe dirigente, basata
sul merito e sul rapporto vero
con il territorio". Per Francesco
Storace, ''il documento presentato
va ad affiancare il manuale della
sovranità de La Destra frutto della
riunione a Subiaco. Serviranno
per discutere diversi temi. C'è
fiorire di iniziative e c’è voglia di
rappresentare più che governare
e credo – ha sottolineato - questo
sia un bel segnale che arriva dal
mondo della destra''. Chiaro l’appello del leader de La Destra agli
elettori del vecchio Msi e di An:
''Quello che chiedo è dateci un
mandato costituente per la nuova
grande destra di domani e per
tentare di rimarginare la ferita inflitta da Fini''.
I
Palermo
“Prima delle banche, gli italiani”.
L’iniziativa promossa da Musumeci
uesta mattina – alle ore 10 e 30 presso l’ex Jolly Hotel di
Palermo (al Foro Italico) - si terrà la manifestazione politica de
La Destra dal tema “Prima delle banche, gli Italiani”. Durante
l’evento saranno esposte le battaglie sociali che il partito di
Francesco Storace ha intenzione di portare al centro del dibattito
politico e all’interno delle aule parlamentari, con particolare riferimento
alla famiglia, al lavoro giovanile e al rilancio delle piccole e medie
imprese.
Durante l’incontro interverranno il vicesegretario nazionale de La
Destra e capo dell’opposizione all’Ars, Nello Musumeci, il segretario
e deputato regionale del partito, Gino Ioppolo, il capolista della
Camera dei Deputati in Sicilia 1, Filippo Cangemi, e il numero 1 al
Senato, Enrico Trantino.
Q
Roma
Iorio: “Dopo mesi di lotte
consegnati 42 alloggi popolari”
Questa mattina (ieri, ndr) dopo mesi di mobilitazioni, iniziative,
proposte politiche e battaglie in Campidoglio, 42 famiglie italiane
in emergenza abitativa hanno ricevuto assistenza alloggiativa”. Lo
dichiara in una nota il candidato de La Destra al Consiglio regionale
del Lazio Alfredo Iorio. “Oltre la campagna elettorale c'è sempre la
nostra quotidiana militanza politica fatta di idee, lotte e sacrifici – ha
sottolineato Iorio - per conquistare quei diritti che troppo speso
vengono calpestati, come quello di avere un tetto. Oggi a Roma e
nel Lazio avere una casa è diventato un privilegio, è necessario
cambiare rotta".
“
Il Quoziente Lazio per un fisco a misura di famiglia
l Quoziente familiare regionale per sostenere le famiglie del Lazio. Questa la proposta del candidato de La Destra
al Consiglio regionale del Lazio,
Sergio Marchi: “Una svolta storica nelle politiche familiari
della Regione. Per la prima
volta – ha spiegato il candidato
consigliere - si farà qualcosa
di concreto per il quoziente familiare, in linea con il Quoziente
di Roma: aumenteranno le agevolazioni per tutte le famiglie
con figli, in particolare per quelle numerose e con anziani a
carico”. Secondo Marchi, “potrebbe essere un messaggio
forte anche a livello nazionale.
Da anni lo richiedono le asso-
I
ciazioni familiari, non solo quelle delle famiglie numerose, ma
anche le 48 realtà del Forum
per le Associazioni Familiari”.
Per il candidato de La Destra,
“il reddito familiare è una condizione che va affrontata con
l’effettivo carico dei membri.
Trentamila euro possono essere
molti per un single ma sono
drammaticamente pochi per una
famiglia con quattro figli o con
persone anziane o disabili da
accudire”.
Inoltre, ha sottolineato Marchi,
“il Quoziente Lazio come quello
di Roma Capitale, alleggerirà
la pressione fiscale a favore di
tutte le famiglie più svantaggiate. E’ un processo di equità
finanziaria – ha aggiunto - a
misura di famiglia calcolato rigorosamente secondo modelli
economici fondati e ben pensati”.
Duro l’attacco ai provvedimenti
della giunta Pizzarotti a Parma.
“Non si tratta, quindi, di ‘mancati introiti’ per l’amministrazione – ha evidenziato - come
invece affermano i grillini che
a Parma in questi giorni hanno
cancellato a colpi di delibera e
senza alcun dibattito nell’aula
consiliare il quoziente familiare
introdotto dal centrodestra. E’
questa la linea del Movimento
Cinque Stelle del Lazio per sostenere le famiglie della nostra
regione?”.
8
Domenica 17 febbraio 2013
Italia
Report shock degli agenti immobiliari: e Roma paga pesantemente pegno
Imu, tasse e crisi: ormai
non si vende più un alloggio
In picchiata sia i prezzi che le compravendite
Eppure il mattone è ancora un investimento sicuro
n report realizzato dalla federazione degli agenti immobiliari
(Fiaip) ha messo in luce la drammatica situazione anche per quel
che riguarda il mercato immobiliare. Una calata a picco inesorabile che
non accenna a placarsi. Nel 2012 infatti i
prezzi delle abitazioni sono scesi
dell'11,98% e le compravendite dell’11,22%.
Un trend che non si arresterà nel 2013, dal
momento che l’anno corrente, sempre secondo le stime, si concluderà sule stesse
cifre di quello passato, salvo una piccola
ripresa nel secondo semestre.
Sono ben 1.200.000 gli immobili invenduti,
una cifra paurosa. Un’intera metropoli di
case senza acquirenti. Quali le cause? Le
solite: Crisi economica, difficoltà nel reperire
e crediti e soprattutto una pressione fiscale
che “è la più alta d’Europa”. Da non sottovalutare anche il mancato adeguamento
dei prezzi all’attuale contesto da parte dei
venditori ancora ancorati ai valori del 2007.
Altri tempi, altre disponibilità.
Prezzi giù quindi in tutto il bel paese, a
contendersi il primato sono le città del
centro. In vetta alla classifica troviamo Pe-
U
DA ROMA E DAL LAZIO
La ricerca
Casa, dolce casa
In Italia ci sono oltre 1 milione
e duecentomila abitazioni invendute
e la situazione rischia di peggiorare.
Le banche non prestano più e gli effetti
si ripercuotono negativamente
sul settore dell’edilizia.
Altro che patrimoniale…
rugia in cui si registra il calo di valore più
marcato (-17,13%), mentre a contendergli
il primo posto troviamo proprio la Capitale
con il -15%, e via via tutte le altre: Milano 14,23, Torino -13,75 etc. Fanalino di coda,
Taranto con appena un – 2%.
Il crollo del mercato e delle domande di
acquisto si traducono inevitabilmente in
un aumento delle domande di affitto. La
locazione – spiega il presidente della Federazione agenti immobiliari, Paolo Righi
- viene scelta soprattutto da giovani e famiglie che non sono in condizione di comprare, per metterli in condizione di acquistare si potrebbe tornare a contratti di
affitto con riscatto dopo 30 anni”. Contratti
in aumento quindi del 3,21% nel 2012 e
prezzi in calo del 5,6%.
In conclusione, a cosa porterà questa crisi
del mercato immobiliare? La Fiap esclude
che ci si possa trovare in prossimità di
una bolla immobiliare. Gli italiani continuano a investire nel mattone. Il mattone
infatti rende, sempre secondo la federazione di immobiliaristi, “più di qualsiasi
altro investimento”.
Ugo Cataluddi
Maxi sequestri di marijuana a Roma e Viterbo: in tutto otto chili di stupefacente
Gli albanesi hanno “l’erba” più verde
re albanesi, otto chili di marijuana. Una discreta quantità
che stava per raggiungere il mercato dello spaccio di Roma e del
Lazio, e che fortunatamente è
stata intercettata in due diverse
operazioni dalle forze dell’ordine.
Il primo sequestro è avvenuto in
treno. Un cittadino albanese residente ad Ostia, è stato fermato
venerdì dagli agenti della Polfer
di Orte. Il blitz è scattato intorno
alle 11.45 quando gli agenti sono
intervenuti a bordo del treno RV
2310 (Roma Termini-Firenze Santa Maria Novella).
Gli operatori di polizia hanno controllato un uomo, risultato poi
essere di nazionalità albanese e
colpito da una nota di rintraccio
per notifica di provvedimenti. Durante il controllo, raccontano dalla
Polfer, “l’uomo sembrava molto
nervoso e continuava a osservare
il proprio bagaglio posizionato
T
sulla cappelliera, nello scompartimento che occupava da solo”.
Nel momento in cui gli agenti lo
invitavano a scendere dal treno
per gli atti del rintraccio, l’uomo
è uscito lasciando il proprio borsone scuro di tela poi recuperato
dai poliziotti. Gli agenti hanno
quindi ispezionato il borsone e
ritrovato al suo interno quattro
grossi involucri pieni di “erba”.
L’uomo, a quel punto, si è arreso
all’evidenza ed ha parlato di essere
stato incaricato del trasporto da
un uomo di nazionalità rumena
che, dietro la promessa di lauto
compenso, lo invitava a recapitarlo
in Toscana. Il corriere, dopo le
formalità di rito, è stato arrestato
e portato nel carcere di Mammagialla a Viterbo a disposizione
del pm di turno, Stefano D’Arma.
L’altro sequestro è avvenuto in
pieno centro. I carabinieri del
Nucleo Operativo della compagnia
Roma Centro hanno sequestrato
2 chilogrammi di marijuana a
due albanesi di 20 e 23 anni che
sono stati arrestati con l’accusa
di detenzione ai fini di spaccio di
sostanze stupefacenti. I militari
sono arrivati ai pusher grazie ad
una meticolosa attività di pedinamento di alcuni noti assuntori
di droghe. Li hanno seguiti fino
al loro appartamento di piazza
Tommaso de Cristoforis, in zona
Portonaccio, dove è scattato il
blitz. Nel corso della perquisizione
domiciliare i carabinieri hanno
trovato l’ingente quantitativo di
marijuana suddivisa in due panetti.
E' stato inoltre trovato e sequestrato denaro contante, ritenuto
provento dell’attività di spaccio.
I pusher, già conosciuti alle forze
dell’ordine, sono stati portati nel
carcere di Regina Coeli a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Guidonia
Ruba un furgone per disabili. Arrestato dai carabinieri
eanche un briciolo di pietà lo ha fermato dal suo
intento criminale. E così ha rubato un furgone
per il trasporto disabili a Villalba nel comune di
Guidonia Montecelio (Roma), per smontarlo è farne
N
pezzi di ricambio da vendere al mercato nero. La
buona notizia è che a due giorni dal furto il responsabile è stato arrestato. I carabinieri della tenenza
di Guidonia sono riusciti ad individuare il luogo
dove era stato portato l'automezzo rubato, che già
era stato in parte smontato.
Gli stessi carabinieri fanno sapere che dopo due
giorni di ininterrotti servizi di osservazione svolti
nei pressi di un casolare nelle campagne della
località Corcolle del Comune di Roma, hanno fermato
J.D., 27enne romeno, che stava portando un altro
veicolo rubato, in quella che ormai era stata trasformata in officina per sezionare i furgoni.
Sono stati rinvenuti altri due veicoli provento di
furto. L'uomo è stato arrestato e trattenuto presso
le camere di sicurezza dell'Arma in attesa del giudizio
direttissimo.
Sanità: i vertici della congregazione lanciano un altro grido d’allarme
Appello al Vaticano per salvare l’Idi
vertici della congregazione Figli dell'Immacolata
Concezione, proprietaria dell'Idi, hanno chiesto
un intervento concreto del Vaticano, per salvare
l’istituto dalla crisi che lo sta lentamente affossando e con esso anche i suoi oltre 1.400 dipendenti. Lo fanno attraverso una missiva inviata
direttamente al Cardinal Tarcisio Bertone, colui
che assumerà i poteri del Papa dimissionario fino
al conclave, in qualità di camerlengo plenipotenziario. Una lettera in cui si sollecita lo stato pontificio a scongiurare il commissariamento
dell’istituto e la relativa messa in mobilità dei suoi
lavoratori. E allo stato attuale delle cose l’appello
a Bertone rappresenta l’unica speranza per tutta
questa gente che rischia di pagare colpe non proprie, bensì di un’amministrazione sbagliata, condita da sprechi e malaffari e che ora per risanare
si scaglia contro chi non ha mai fatto mancare la
propria professionalità e la propria abnegazione.
I
Neanche quando all’orizzonte non vi era alcuna
prospettiva.
Il segretario di Stato pare che non sia rimasto indifferente alle richieste e si sia prontamente attivato per salvaguardare quella che a tutti gli affetti
rappresenta un’eccellenza in campo dermatologico e i suoi lavoratori.
Intanto Donato Menichella, segretario nazionale
dell’Anmirs, il sindacato dei medici degli ospedali
religiosi, ha spiegato che il 4 e il 7 febbraio sono
state inviate al Tribunale fallimentare due istanze.
“La prima – spiega - per raccomandare al giudice
Lucia Odello una sorveglianza più stretta a tutela
della par condicio fra i creditori; la seconda per
segnalare l'illegittimità della procedura dei licenziamenti perché qualsiasi atto straordinario va autorizzato dal presidente del tribunale fallimentare".
Le stesse sono state inviate anche alla Procura
della Repubblica.
U. Cat.
9
Domenica 17 febbraio 2013
Dall’Italia
Dopo 23 anni di silenzio si rompe il velo sull’agghiacciante verità
Ammazzati per coprire
il più infame dei delitti
Due fratelli in carcere: avevano ucciso la madre della bambina
che uno di loro aveva stuprato e il suo compagno per farli tacere
ccisi per coprire
uno stupro: la verità
23 anni dopo il duplice delitto. Con
questa accusa, a
Castelvetrano (Trapani), ieri
sono finiti in manette Giuseppe e Michele Claudio Vaiana.
Due fratelli di Campobello di
Mazzara, colpevoli, secondo
gli inquirenti, di aver ucciso,
il 24 agosto 1990 in un ovile
di contrada Dionisio la sorella
Caterina Vaiana, 33 anni, e il
suo amante Paolo Favara di
30 anni, per coprire la violenza sessuale sulla nipote.
Giunge così a conclusione
un’indagine archiviata alcuni
anni dopo il delitto e riaperta
solo tre anni fa.
Quello zio che l’aveva stuprata
quando era solo una bambina,
imponendole il silenzio, dieci
anni dopo ha ucciso la madre
e il suo compagno sotto i suoi
occhi. Enza Margiotta aveva
sei o sette anni quando subì
la più brutale delle violenze,
sedici quando assistette all’omicidio, 38 quando - sotto
la spinta di un altro ragazzo,
il figlio del compagno della
madre, assetato di giustizia si è decisa a parlare svelando
per la prima volta quell’inconfessabile segreto ai magistrati della Procura di Marsala.
Stando alla ricostruzione degli
inquirenti, Caterina Vaiana
aveva abbandonato il marito
- dal quale aveva tre figli per Paolo Favara. Questi, nello
stesso tempo, aveva intrecciato una relazione con la sorella minore della donna, Francesca, che rimase incinta. A
questo punto, la famiglia Vaiana obbligò Favara a sposare
Francesca. Ma, dopo il matrimonio e la nascita di tre figli,
l’uomo riprese la relazione
con Caterina.
L’intento di insabbiare lo stupro sarebbe tra i moventi del
delitto, maturato in un contesto
familiare molto intrecciato e
U
percorso da forti rancori.
Enza, prima del delitto, era
stata accompagnata dalla madre dal ginecologo. Appena
tre giorni prima aveva confessato in lacrime di essere
stata violentata dallo zio quando era piccola e la donna, incredula, aveva minacciato di
denunciare il fratello se il medico avesse confermato la
perdita della verginità della
figlia. Colpa che, invece, la
famiglia tentava di attribuire
all’odiato Paolo, compagno di
Caterina. Dal ginecologo, la
mattina del 24 agosto del
1990, Caterina ebbe la tragica
conferma: Enza era stata violentata molti anni prima. Un
responso atteso con grande
apprensione da tutta la famiglia, che Caterina aveva “convocato” per la sera. Ma a
quell’incontro, la ragazza non
arrivò mai: due colpi di fucile
la centrarono in faccia mentre
accanto a lei cadeva il giovane
compagno, Paolo.
È un racconto agghiacciante
ma liberatorio quello che, 23
anni dopo, Enza Margiotta un marito e due figli - ha fatto
al pm di Marsala Dino Petralia:
“Confesso che da piccolina
sono stata violentata da mio
zio ‘Peppe’. Un giorno, trovandomi da sola a casa, mi
prese con forza e, scaraventandomi sul letto, mi penetrò
con violenza. Io piangevo, ma
non capivo cosa mi stesse
accadendo. Soltanto dopo, in
età più matura, compresi ciò
che mi aveva fatto, capendo
anche di aver perso la verginità in quell’occasione. Avevo
sei-sette anni e lui mi impose
di non dire nulla a nessuno.
Quando mia madre e Paolo
iniziarono la loro relazione,
sempre lo zio Peppe mise in
giro la voce che io e Paolo
avevamo rapporti sessuali,
voleva addossare su di lui la
responsabilità e così mia madre decise di farmi visitare.
Fu allora, circa due, tre giorni
Brembate
Yara, riesumato il corpo del padre del presunto killer
ossibile svolta nelle indagini sul sequestro e l'omicidio di Yara Gambirasio. La Procura della Repubblica di Bergamo ha disposto la riesumazione della salma di quello che si ritiene essere il padre
dell'assassino, Giuseppe Guerinoni. Le indagini sul Dna ritrovato sul
corpo della ragazzina hanno infatti portato a ritenere che il padre dell'omicida sia un autista di Gorno, in Val del Riso, morto nel 1999. Un
figlio che però l'uomo avrebbe avuto al di fuori del matrimonio, con
una donna di cui non si è ancora scoperto l'identità. Su pressione del
perito di parte in vista della chiusura delle indagini prevista per il 26
febbraio, la Procura ha quindi deciso di riesumare la salma dell'uomo,
per poter prelevare dei campioni di Dna ed essere sicuri della validità
della pista. L'operazione, prevista per la prossima settimana, è necessaria per prelevare un campione biologico e confrontarlo con il Dna
che l'assassino ha lasciato sugli slip della giovane ginnasta di Brembate
di Sopra rapita e uccisa il 26 novembre 2010 e ritrovata tre mesi dopo.
P
prima del delitto, che decisi
di confidarle la violenza subita. Pensavo che la visita
avrebbe svelato la mia verginità perduta e quindi volevo
che mia madre lo sapesse
prima da me”. Poi l’incredibile
confessione: “Ammetto di avere sospettato dello zio Peppe
per l’omicidio di mia madre
e di Paolo. Se prima d’ora
non ho detto le cose che oggi
ho riferito è dipeso dal fatto
che mi vergogno molto di ciò
che è successo e ho cercato,
fino all’ultimo, di dimenticare
tutto. Ma non ce l’ho fatta. Il
dolore, l’odio, è ancora troppo
forte”.
Una storia scioccante, da bri-
La storia
Incredibile intreccio di violenza
e prevaricazione a Castelvetrano,
centro del Trapanese. La colpa
riemerge alla luce grazie al coraggio
della vittima, oggi adulta, di un caso
di pedofilia che ha tenuto nascosto
a lungo, sperando di dimenticare
vidi. Dove i colpevoli non sono
solo i due arrestati, ma gran
parte del nucleo familiare della Margiotta. Enza, infatti, non
è stata la sola a portarsi dietro
il terribile peso di questo segreto. Sapevano le sue sorelle,
sapevano le zie e gli zii. Anche
la vecchia nonna Rosa, oggi
morta, sapeva che ad ucci-
Pordenone
Firenze
Udine
Direttrice
di banca svuota
il conto di due
anziani
Lascia la figlia
in auto e va
a giocare
Muore sulla
tomba del fratello
a approfittato della
fiducia che due anziani
clienti avevano riposto in lei
e, forte del suo ruolo da
direttrice di banca gli ha
"svuotato" il conto. È
successo a Pordenone. La
direttrice è stata denunciata
dalla Guardia di Finanza di
Pordenone, che ha accertato
numerosi prelievi, all'insaputa
dei due coniugi, nell'arco di
un biennio e a più riprese per
oltre 78.000 euro. Solo nel
2011 i due anziani, per un
caso fortuito, hanno ricevuto
l'estratto conto accorgendosi
così dell'esistenza dei prelievi
dei contanti e di un ammanco
di 51.300 euro. Era stata
proprio la direttrice ad avere
eseguito di sua iniziativa
diversi prelevamenti di
contanti, ma solo alcuni di
essi erano stati da lei
ripianati. La banca ha
comunque provveduto a
risarcire i due coniugi con gli
interessi.
H
a abbandonato la figlia di
dieci mesi in auto per
circa un'ora, per andare in
una sala scommesse. È
accaduto venerdì pomeriggio
a Sesto Fiorentino (Firenze). Il
padre della piccola, un cinese
di 38 anni, è stato denunciato
dalla polizia per abbandono di
minori. A dare l'allarme sono
stati dei passanti, che, intorno
alle 17, hanno bloccato una
volante riferendo agli agenti
che una bambina molto
piccola stava dormendo sul
sedile posteriore di una
Toyota Prius parcheggiata in
piazza del Mercato. Subito
sono scattate le ricerche per
risalire al proprietario della
vettura. Dopo un quarto d'ora
circa, un uomo è uscito dalla
vicina sala scommesse e ha
tentato di giustificarsi davanti
agli agenti, dicendo di essersi
allontanato solo per pochi
minuti, per andare in bagno.
In tasca invece aveva ricevute
delle puntate fatte un'ora
prima.
H
morta al cimitero, a
pochi metri dalla tomba
del fratello. È successo a
Villa Santina, un paesino
della Carnia, dove A.B.,
80enne, viveva da sola. Non
si era mai rassegnata alla
morte improvvisa del
fratello, alcuni anni fa, e da
allora, ogni mattina, verso le
6, si incamminava a piedi
per circa un paio di
chilometri e raggiungeva il
cimitero per fagli visita. Lo
ha fatto anche giovedì.
Improvvisamente però,
mentre stava davanti alla
tomba del suo congiunto, si
è sentita male. Ha cercato di
raggiungere l'uscita nella
speranza che qualcuno la
aiutasse. Ma non ce l'ha
fatta: ha fatto alcuni passi
tra la neve, alta circa mezzo
metro, perdendo anche le
scarpe durante il tragitto,
poi, stremata, si è accasciata
a terra. La temperatura
rigida, -7 gradi, non le ha
lasciato scampo. A
ritrovarla, nel pomeriggio,
un operaio.
È
dere sua figlia Caterina erano
stati altri due dei due figli:
scrisse il loro nome su una
lettera. Che oggi gli inquirenti
cercano per mettere il suggello definitivo alla vicenda
di Paolo e Caterina, impunita
e insabbiata per ben 23 anni.
Federico Colosimo
Roma, via Filippo Corridoni n.23
Tel. 06 37517187 - 06 45449107
Fax 06 94802087
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
Direttore editoriale
Guido Paglia
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Amministratore
Roberto Buonasorte
Direttore Generale
Niccolò Accame
Marketing e Pubblicità
Daniele Belli
Progetto grafico e impaginazione
Raffaele Di Cintio
Nicola Stefani
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità su
Il Giornale d’Italia rivolgiti a
Eco Comunicazione e Marketing
via di San Bartolomeo 9
Grottaferrata (Rm)
06 94546475
10
Domenica 17 febbraio 2013
Gabriele Marconi
“Le stelle danzanti”
Libr...ando a destra
Quei “disertori in avanti”
che fecero l’impresa di Fiume
Marinetti, D’Annunzio e un tipo umano eterno riprendono vita
nelle agili e appassionanti pagine del romanzo edito da Vallecchi
S
iamo giunti all’ultimo appuntamento di questo primo ciclo
della rubrica “Libr…ando a
destra”. Il libro che vi proponiamo oggi è un’opera letteraria di GabrieleMarconi dal titolo “Le
stelle danzanti”. Parliamo oggi di D’Annunzio, di un mondo nuovo e speciale,
un mondo in cui Gabriele ci trascina,
un mondo ancora diverso da tutti gli
altri in cui lo stesso autore ci ha già
portati: questa volta siamo nell’epoca
postbellica, e siamo a Fiume.
“L’epoca è diversa – dice Marconi – ma
l’epos è lo stesso”.
E allora andiamo a conoscere questo
lavoro, andiamo ad eviscerarne i punti
in comune e quelli nuovi, rispetto alle
produzioni che abbiamo conosciuto
nelle precedenti puntate.
“Ho raccontato l’impresa fiumana, ho dunque raccontato una generazione. Ma non
solo quella in particolare, ho raccontato
una generazione eterna: la generazione
di quelli che alla chiamata rispondono
“presente” da sempre e per sempre, attraverso tutte le epoche e tutte le generazioni. In questo senso è sempre lo stesso
“tipo umano” che racconto.
Quindi facciamo un balzo nel tempo,
ma portandoci appresso quel retaggio
culturale e sociale che abbiamo già
raccontato. Qui siamo agli inizi del ‘900,
è appena finita la grande guerra. Si
nota, nelle varie opere di Gabriele,
un’aderenza, anche nel modo di esprimersi, come pure nella scelta dei personaggi, all’epoca ed al contesto sociale
che l’autore di volta in volta ci propone.
Immagino anche un certo lavoro stilistico
e linguistico…
“Il linguaggio è anche un pochino più
moderno, a dire il vero, ma non più di
tanto. Basta vedere “La grande guerra”,
la cui sceneggiatura fu scritta con l’aiuto
di gente che quei giorni li aveva vissuti.
Piuttosto quel linguaggio, che potrebbe
sembrare moderno, in realtà lo è anche
perché il loro modo di esprimersi non è
molto lontano da quello nostro di oggi.”
Anche l’alternanza dei vari dialetti è
interessante: del resto parliamo di soldati,
quindi di persone provenienti da varie
parti d’Italia, ciascuna con le sue caratteristiche dialettali a volte anche piuttosto spiccate . L’attenzione linguistica
dell’autore sulle inflessioni dialettali è
molto precisa. L’atmosfera di questo romanzo è particolare: siamo all’indomani
della Grande Guerra, quindi siamo in
un momento storico del tutto speciale,
in cui si alternano i dolori per le gravi
perdite umane subite ma anche le emozioni per la vittoria finale. Ma non solo:
le soddisfazioni derivate da questa vittoria, le ambizioni, però, spesso erano
frustrate, e colpisce la veemenza di
questi giovani, reduci dal fronte, che
scalpitano dal desiderio di gettare il
cuore oltre l’ostacolo e quindi dalla voglia di Fiume.
“I personaggi raccontano proprio questo
stato d’animo: Marco e Giulio, la cui
amicizia si è formata nei battaglioni d’assalto, sono i protagonisti di questo libro.
L’inquietudine di questi giovani dipende
proprio dall’amarezza nel vedere i Francesi,
vincitori, accolti dall’entusiasmo popolare
e gli Italiani, vincitori anch’essi, tornare di
notte, di nascosto, per evitare provocazioni.
Per loro è assurdo: hanno gettato il loro
sangue per anni in una guerra terribile,
ed ora sono costretti a rientrare a casa di
nascosto per non provocare le ire degli
antimilitaristi. Per loro è intollerabile, si
sentono non vittime ma persone attive e
propositive, quindi non ci stanno, e Fiume
è l’occasione per riscattare la loro voglia
di fare. Dall’altra parte c’è la nascita della
giovinezza: per la prima volta nella storia
i giovani comprendono di poter intervenire
da protagonisti nella storia della Patria, e
questa coscienza prende vita proprio dentro i battaglioni d’assalto, che segnano
uno spartiacque nel modo di fare la guerra.
Prima c’era la guerra di frontiera, che
troppi morti aveva causato. I battaglioni
d’assalto, che trovavano la loro ragion
d’essere nella spavalderia, nell’energia e
nell’impeto della giovinezza per una guerra, quindi, di movimento, forgiano una generazione diversa: questi giovani sanno
di poter fare e dire qualcosa di diverso e
di nuovo. E lo fanno a Fiume. Prima di
allora non esisteva una generazione di
giovani tale da scendere in piazza per
dire la sua, Fiume fu l’inizio di una nuova
epoca, qui si assume la coscienza generazionale, che si sublima grazie alla vicinanza dei grandi, D’Annunzio in testa. A
Fiume poi l’alchimia tra l’energia nuova
della gioventù che si fonde con la visione
del futuro data dalla sapienza dei poeti e
degli artisti, presenti in massa, crea qualcosa di completamente nuovo. Pensiamo
ad un’eruzione vulcanica: c’è il magma
ribollente, nel sottosuolo, che nel suo passaggio fonde insieme dei materiali diversi;
quando il vulcano erutta questo magma
diventa un minerale, a contatto con l’aria
e con l’acqua, creando un cristallo completamente nuovo, diverso dai precedenti.
Ecco cosa accadde a Fiume, fu possibile
vedere i colori del futuro: il Novecento
nasce lì.
C’è un passaggio in cui un personaggio
dice: “A Fiume ci si va perché è giusto.
Perché se hai un briciolo di cuore in
petto non puoi non andarci. Ma poi ci
pensi? Qualche migliaio di uomini che
tiene testa al mondo intero”.
Fiume era per loro un’occasione incredibile, nacque come una rivolta di rivendicazione nazionale. Fiume era stata presa
dai legionari di D’Annunzio con l’aiuto
della Legione Volontari Fiumani, e divenne
pian piano un laboratorio rivoluzionario
dove c’erano tanti personaggi che crearono
quell’alchimia. D’Annunzio e Marinetti
(che rimase solo un paio di mesi, perché
due galli nello stesso pollaio, con D’Annunzio, non potevano restare troppo a lungo) prima di tutto. Marinetti li chiamò con
una definizione che rimase nella storia:
“disertori in avanti”, perché i disertori
nella loro definizione classica, mentre i
compagni andavano avanti, rimanevano
indietro. A Fiume accadde il contrario:
essi andarono laddove gli altri non osavano
andare.
Ma perché questo titolo: “le stelle danzanti”?
“Perché a Fiume era un caos, c’erano
personaggi di ogni tipo a creare quel cristallo meraviglioso. Artisti, rivoluzionari,
mestatori nel torbido, spie, puttane, di
tutto, nel bene e nel male. C’era il caos,
ma era un caos fertilissimo, e da quel
caos, come disse Nietzsche, nacquero le
stelle danzanti. I legionari fiumani furono
le stelle danzanti generate dal caos di
Fiume. Inoltre l’insegna della Reggenza
del Carnaro era costituita dalle stelle dell’Orsa Maggiore, che indicano la strada
per la stella polare.”
Un altro passaggio merita di essere evi-
denziato:“Di quei briganti Romolo fece
una comunità. E da quel momento sparirono i singoli e nacque una fratellanza
d’armi che ha cambiato il mondo”. In
due righe tanto da dire: questo senso
della fratellanza, che è una costante
nella poetica marconiana, ma anche la
romanità: Romolo, da una turba informe,
fa nascere la più grande civiltà del mondo. Quanta romanità c’è in te e quanto
pensi che sia ancora importante questo
concetto?
Innanzitutto la generazione eterna: il tipo
umano, quello che risponde alla “chiamata”
è sempre lo stesso, quelli che stavano
con Romolo sono gli stessi che stavano a
Fiume, siamo noi, e saranno quelli che
verranno. Poi il concetto stesso di “romanità”, che non è l’intelligenza, o la straripante
prestanza fisica, ma è il carattere granitico.
La caratteristica dei Romani, che gli consentì
di conquistare il mondo, è il carattere granitico: portavano a termine quello che dicevano di voler fare ad ogni costo. Ecco:
il “tipo umano”. Per i Romani gli eroi sono
Orazio Coclite, Muzio Scevola … persone
che mantengono la parola data a costo di
tutto e di tutti. La parola del Romano è
una, e solo una. Rifarsi a questa categoria
significa sapere che bisogna meritarsela
attraverso un cammino che è eterno. Chi
ha letto Evola lo sa. Bisogna essere coscienti
che si da un riferimento e che ci si arriva
con un cammino infinito che va affrontato
con umiltà.
Ancora un passaggio significativo: “Ci
fu un attimo di silenzio di quelli che
solo i grandi amici non hanno bisogno
di riempire, perché per loro e soltanto
per loro sono già pieni di cose, vissute
e sentite insieme”. Torna qui il tema
dell’amicizia, della fratellanza di valori.
Un tema che è ovunque nel libro, e in
tutti i tuoi libri.
Si, perché è qualcosa che ho avuto la fortuna di vivere profondamente. E’ un sentire
comune che diventa carne, non c’è niente
di più luminoso, insieme all’amore, che
possa capitare ad un essere umano. E’
quello che fa del proprio passato un
ricordo piacevole anche nel dolore. L’amicizia salva, rimane, ed è qualcosa di meraviglioso.
E poi tanto dannunzianesimo e tanto futurismo. Tanto da pervadere le pagine
di questo bel romanzo che vale davvero
la pena di leggere.
Nel video servizio che trovate nella sezione
video del portale, potete ascoltare l’intervista
integrale a Gabriele Marconi.
I nostri incontri di questo primo ciclo
di “Libr…ando a destra” si concludono
qui. Saremo ancora insieme nei prossimi
mesi con altre produzioni letterarie ma
non solo. In questa sede mi fa piacere
ringraziare tutti coloro che hanno collaborato a questa iniziativa: i nostri operatori di macchina Emilio Mellone, Riccardo Zuffellato e Marco Buonasorte, la
nostra fotografa Claudia Consentino, la
nostra consulente Cristina Di Giorgi,
gli autori che ci hanno messo a disposizione le loro opere musicali: Skoll e
Gabriele Marconi, la Redazione del
Giornale d’Italia nel suo insieme, con
riguardo speciale a Micol Paglia e Carola
Parisi per il bel lavoro di squadra di
questi mesi. Ed infine tutti i nostri ospiti,
che hanno messo a nostra disposizione
il loro tempo e le loro preziose opere
letterarie.
Emma Moriconi
11
Domenica 17 febbraio 2013
Cinema
Il mito di Mia Martina continua a essere motivo di attrazione per pubblico e critica
Il
favoloso
mondo
di
Mimì
Da kermesse canore a libri e cd: la discografia e il pubblico
italiano non abbandonano una grande donna e cantante
U
n grande successo di critica e di pubblico per il Premio Mia Martini: così anche quest’anno
torna la kermesse con l’edizione 2013. Patrocinato dalla
Regione Calabria, assessorato al Turismo, Amministrazione Provinciale di Reggio
Calabria e Comune di Bagnara Calabra, il premio Mia
Martini, fu istituito per la prima volta nel 1995 a Bagnara
Calabra (RC), città natia della
grande interprete della Canzone Italiana, per volontà
del regista Nino Romeo, per
ricordare l’amica scomparsa
e promuovere la cultura della
musica, dando ai giovani la
possibilità di cimentarsi e
incontrare rappresentanti del
settore. Anche quest’anno le
audizioni a Lecce sono organizzate da Serena Quarta,
cantante e studentessa del
Conservatorio di Monopoli.
Dopo aver partecipato al
concorso nel 2010 vincendo
il premio speciale MIGLIOR
INTERPRETAZIONE, oggi Serena si dedica alla ricerca
di talenti salentini da far partecipare al concorso. Da un
paio di anni, oltre alla categoria “Una voce per l’Europa” che comprende i parte-
cipanti dai 14 anni fino ai
45 anni, è stata creata una
nuova categoria per i più
piccini: Una voce per Mimì
che comprende i partecipanti dai 4 anni ai 13 anni.
Proprio in concomitanza col
Festival esce una nuova opera letteraria dedicata alla
travagliata vita di Mia Martini
ripercorsa da Aldo Nove.
“Mi chiamo…”, edito da Skira attraverso un linguaggio
secco e poetico, traccia la
vita di un’artista che tanto
ha dato alla musica e al pubblico italiano e che però,
nonostante tutto è rimasta
vittima dei meccanismi sinistri dello star system. Dall’infanzia nel piccolo paese
calabrese di Bagnara Calabra, al difficile rapporto con
il padre, dalla scoperta dello
straordinario talento al viaggio verso il Nord in cerca di
successo, fino all’ascesa nel
mondo delle celebrità. E ancora gli amori controversi e
le dicerie che le rovinarono
non solo la carriera ma soprattutto l’esistenza.“Mi chiamo… ” vuole raccontare con
toni leggeri e pacati il mondo innanzitutto di una donna
straordinaria dalle eccelse
qualità canore: bellezza, fragilità e rigore, tutto racchiuso
nel nome Mimì. Ad arricchire
la gamma di successi di casa
Bertè la certificazione della
FIMI che con la doppia raccolta Il Meglio, fa conquistare
post mortem il disco d’oro
alla cantante. Pubblicato nel
2009, dopo l’inaugurazione
del parco intitolato a lei, “Il
Meglio di Mia Martini” dalla
Edel, vanta un altro piccolo
record: più volte, si è affacciato in classifica, catturando
l’attenzione di un pubblico
sempre appassionato. Una
compilation fatta di brani
più o meno conosciuti tratti
dal repertorio di una voce
incredibile e indimenticabile, con un booklet scarno
e una copertina senza una
immagine dell’artista. “Ormai ho 47 anni, ho poco tempo, non voglio fare più niente
che non rimanga nella storia,
lo faccio per voi, perché poi
da cadavere valgo di più, i
dischi postumi sono gettonatissimi. Quando non ci sarà
più, la "Vostra Signora" farà i
miliardi...”: profetiche sono
state quindi le parole di Mia
Martini se a distanza di tempo c’è ancora chi fa la fila
per acquistare un suo disco
o decide di canticchiare una
sua canzone in primo piano
sul proprio ipod.
Francesca Ceccarelli
L A V I TA E L E O P E R E D E L L A M A G G I O R E D E L L E S O R E L L E B E R T É
Da “Minuetto” a “La nevicata del ‘56”:
trentadue anni di sofferenze e successi
Non solo italiano: ha interpretato in 6 lingue straniere diverse
n nome diventato simbolo della
bella canzone: quella vera e appassionata. Mia Martini, pseudonimo di Domenica Rita Adriana Berté
di origine calabrese, ma di adozione
romana è stata una delle più grandi
interpreti che la musica italiana ha
avuto il privilegio di avere. Sorella
maggiore della più aggressiva e intraprendente Loredana, Mimì inizio la
sua lunga e travagliata carriera nel
1963, grazie al lancio del produttore
discografico e autore Carlo Alberto
Rossi. Da ragazza yè-yè a vera e propria
interprete nel 1971 quando accolse lo
pseudonimo di Mia Martini. Oltre la
collina, fu il suo primo album giudicato
da molti uno dei migliori lavori mai
realizzati da una donna e soprattutto
all'avanguardia per il panorama dell’epoca. Solo pochi titoli per rendere
l’idea: Piccolo uomo, Minuetto, Donna
sola, Inno, Padre davvero, Per amarti,
tutti testi accorati che tra riferimenti a
fatti personali e intuizioni di alta sensibilità la consacrarono regina della
musica italiana neglianni settanta, in
concomitanza con un momento di grande popolarità nazionale e internazio-
U
nale. Il 1977 fu decisivo il sodalizio artistico e sentimentale col cantautore
Ivano Fossati, il quale segnò per sempre il suo percorso umano e professionale, malgrado una relazione assai
tormentata. Risale al 1982 invece la
prima volta al Festival di Sanremo con
E non finisce mica il cielo, che gli valsero un Premio della Critica ad hoc
ancora oggi intitolato a suo nome. Una
carriera, seppur in salita, ricca di soddisfazioni e successi fino all’arrivo di
una serie di maldicenze a sfondo superstizioso che in seno allo stesso
mondo dello spettacolo e addetti ai
lavori la ostacolarono emarginandola
per diversi anni fino al ritiro dalle
scene verso la metà degli anni ottanta.
Ma grazie al suo talento interpretativo,
la cantante tornò alla ribalta riaffermandosi con un consenso ancora maggiore. Nel 1989 infatti partecipa al Festival di Sanremo col brano Almeno tu
nell'universo, che oltre a divenire un
classico, le restituì tutta la popolarità
che meritava. Negli anni novanta è ancora protagonista di altri grandi successi come La nevicata del '56, Gli uomini non cambiano (presentati sempre
a Sanremo) e Cu 'mmè, duetto storico
con Roberto Murolo che rilanciò la
canzone napoletana a livello nazionale.
Una morte tragica e ancora tutta da
chiarire pose fine alla vita di Mia Martini: a soli quarantasette anni fu trovata
priva di vita nella sua abitazione dopo
almeno due giorni dal decesso. Nel
corso della sua carriera, durata ben
trentadue anni, ha interpretato brani
in lingua italiana, inglese, francese,
spagnola, portoghese, tedesca e greca.
Il bel canto di Mimì è stato poi motivo
di ispirazione per i migliori autori e
interpreti della musica italiana: Biagio
Antonacci, Loredana Bertè, Claudio
Baglioni, Gianni Bella, Lucio Battisti,
Dario Baldan Bembo, Franco Califano,
Mimmo Cavallo, Riccardo Cocciante,
Paolo Conte, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Fratelli La Bionda,
Ivano Fossati, Enzo Gragnaniello, Bruno
Lauzi, Mango, Amedeo Minghi, Mariella
Nava, Maurizio Piccoli, Stefano Rosso,
Enrico Ruggeri, Shel Shapiro,Antonello
Venditti. Tutti affascinati da quella voce
piena di vita vissuta, di sofferenza e
alla continua ricerca solo di amore.
F. Ce.
12
Domenica 17 febbraio 2013
Sport
Parte da New York, percorre la “rotta dell’oro” e polverizza
ogni record. Ieri sera, alle 20 ora italiana, la certezza
di aver centrato un altro successo da incorniciare
Vela
La grande traversata
C’è anche un’Italia a gonfie vele
Giovanni Soldini compie l’impresa: il suo Vol 70 Maserati ha toccato terra
a San Francisco dopo 47 giorni, 3 ore e 2 minuti. Equipaggio trionfante
iovanni Soldini ha compiuto
l’ennesima impresa della sua
fantastica carriera. Il suo Vol
70 Maserati è arrivato, finalmente, a San Francisco, stabilendo il nuovo record di traversata
della Rotta dell’Oro New York-San Francisco, polverizzando quello precedente,
stabilito nel 1998 dal francese Yves
Parlier, su Aquitaine Innovations, il
quale completava questa storica “rotta
dell’oro” in 47 giorni, 3 ore e 2 minuti.
Terra, terra! Vedere apparire il velista
italiano e il suo team alle ora 10.31
(locali), sotto uno splendido sole californiano, è stato veramente emozionante. Vedere i sorrisi di Giovanni e
degli altri otto eroi (Ryan Breymaier,
Sebastian Audigane, Jianghe Teng, Carlos Hernandez, Michele Sighel, Corrado
Rossignoli, Boris Herrmann) dopo 47
giorni di mare suscita gioia e perché
no, lacrime di commozione.
Gli ultimi giorni sono stati duri e le ultime miglia anche di più. Solo in prossimità dell’arrivo, infatti, il vento è
stato favorevole al team Maserati. Da
qualche giorno, all’interno dell’imbarcazione, erano finiti quei prodotti alimentari in grado di farti tornare il sorriso, anche nei momenti più bui: dalla
cioccolata ai biscotti, dalle caramelle
G
alle liquirizie, dalla birra al vino. Per
nutrirsi, i soliti seccanti ma indispensabili cibi: riso, verdure, cous cous.
E’stato un record - l’ennesimo di Soldini
– contemporaneo: sempre connessi ai
social network,a Facebook e a Twitter.
Abile (Soldini ndr) nel rendere partecipe in questa impresa un po’ di tutti,
tifosi e appassionati in primis.
“Sono emozionato – il primo commento
di Soldini – non ci siamo fermati mai,
navigando, giorno e notte, per 47 giorni. Ma abbiamo vinto, sconfiggendo
anche un avversario ostico come il
vento, il nostro primo nemico. Dormivo
45 minuti a notte, ma ne è valsa la
pena. Quando navighi da solo si crea
un rapporto speciale e magico con la
barca, impari a sentire la sua voce e a
capire quando ha bisogno di te anche
dai più piccoli segnali. In equipaggio
questo rapporto speciale è con le altre
persone, anche lì impari a conoscerle
e a capire di cosa hanno bisogno per
stare bene e dare il massimo. ‘Mai
avuto problemi con la barca’? “Non
molti – la risposta – Come spesso accade nelle navigazioni, i successi o le
sconfitte si decidono in buona parte a
terra, prima di partire. Noi abbiamo
vinto prima di imbarcarci”.
Federico Colosimo
Cagliari - Indagini ancora in corso per la vicenda dello stadio Is Arenas
Nove ore di interrogatorio per Cellino
Il patron rossoblù ha risposto a tutte le domande degli inquirenti
ove ore di interrogatorio
per Massimiliano Cellino.
Il Presidente del Cagliari
calcio è stato sentito, alla presenza dei suoi due legali Benedetto Ballero e Giovanni Cocco, nel carcere di Buoncammino
dove è rinchiuso da giovedì. Il
patron rossoblù ha risposto a
tutte le domande sottopostegli
dal Gip Giampaolo Casula e
dal pm Enrico Lussu che coordina l'inchiesta sullo scandalo
Is Arenas.
Poco prima di concentrarsi su
Cellino, gli inquirenti avevano
sentito anche un altro arrestato
eccellente dell’inchiesta, l'assessore ai lavori pubblici del
Comune di Quartu Sant’Elena
(luogo in cui sorge lo stadio
del Cagliari calcio), Stefano Lilliu. Gli avvocati dell’assessore,
Roberto Nati e Mariano Delogu,
hanno detto che il loro assistito
ha voluto rilasciare dichiarazioni
spontanee, ai magistrati, l’assessore ha raccontato dei suoi
rapporti con il Presidente della
squadra rossoblù ed ha anche
specificato la posizione del fratello, citato nell'ordinanza del
Gip, ma estraneo alla vicenda
visto che per la società cagliaritana lavora un suo omonimo.
Caso Pistorius: le accuse del “vicino”
e l’ombra del rivale in amore
i aggrava ulteriormente
la posizione di Oscar
Pistorius. In attesa di
capire le motivazioni che
hanno portato all’accusa di
omicidio premeditato e della
perizia balistica che dovrebbe essere effettuata lunedì,
il caso si arricchisce di ulteriori e preoccupanti novità:
la prima, è relativa alla traiettoria dei proiettili. Gli inquirenti, infatti, ormai sono quasi
certi che i colpi sono stati sparati
dalla porta del bagno della lussuosa
casa dell’atleta nel quartiere di
Silver Woods, a Pretoria. Resta
ora da accertare la dinamica dell’incidente. La polizia, nel frattempo,
infatti, ha escluso definitivamente
l’ipotesi che Pistorius abbia sparato
perché convinto che un ladro si
fosse introdotto nella casa.
La seconda novità, riguarda il diverbio avvenuto tra Oscar e Reeva
Steenkamp alle 2 di notte, ipotesi
confermata da un altro vicino di
casa ascoltato nella tarda serata di
venerdì. “Hanno litigato, come
spesso accadeva. Ho sentito urla
e oggetti che cascavano a terra”.
Questa testimonianza, infatti, aggrava la posizione di Pistorius, al
quale appartiene l’arma del delitto.
Così come non lo aiutano le parole
di Samantha Taylor, ex fidanzata:
S
N
L'assessore ha anche parlato
della sua passione per il Cagliari Calcio e dell'abbonamento acquistato per la stagione in
corso. Lilliu ha rilasciato dichiarazioni spontanee per poco
meno di trenta minuti dopodiché si è avvalso della facoltà di
non rispondere.
Cellino è stato arrestato proprio
nell’ambito della maxi-inchiesta
della Guardia di Finanza che
ha fatto emergere delle presunte illiceità nella costruzione
dell’Is Arenas. Il patron del Cagliari è accusato di falso e pe-
culato. Per la realizzazione dello
stadio, infatti, sarebbero stati
utilizzati alcuni finanziamenti
pubblici. In più, a detta delle
associazioni ambientaliste che
hanno presentato più di un
esposto alla Procura della Repubblica del capoluogo sardo,
l’Is Arenas sarebbe stato edificato in un’area sottoposta a un
vincolo e dove, quindi, non si
sarebbe potuto assolutamente
costruire lo stadio.
Per ora, Cellino e gli altri indagati, restano in carcere.
Micol Paglia
“Non è l’uomo che tutti credono.
Anzi, è molto diverso nella vita privata, al contrario di quanto fa apparire all’opinione pubblica”. Anche
la madre della Taylor, parla di un
Pistorius irresponsabile nell’uso
delle armi”. Diametralmente opposto il parere di un’altra ex, Jenna
Edkins, secondo la quale l’olimpionico non avrebbe un lato violento.
Nella tragedia che ha demolito il
mito di Oscar Pistorius ora spunta
anche l’ombra di un rivale d’amore.
Un attore-cantante, Mario Ogle, tra
i protagonisti del reality “Tropika
sland of Treasure”, l’Isola dei Famosi
Sudafricana, girato in Giamaica, al
quale doveva prender parte anche
la povera Reeva Steenkamp. Il movente della gelosia è stato da subito
al centro delle indagini e ora ha
preso ancora più forma grazie
anche alla testimonianza di una
amica della bellissima modella scomparsa, Dominique
Pek: “Pistorius era arrogante
e geloso in maniera fuori
da ogni logica e non voleva
assolutamente che Reeva
partecipasse al reality con
Mario (Ogle ndr).
Intanto, gli sponsor hanno
completamente abbandonato Pistorius, prendendone
le distanze e cancellando
banner (pubblicità) da internet.
Nel frattempo, l’atleta ha passato
la quarta notte in carcere, dopo
aver ricevuto la prima visita da
parte della famiglia. Gli inquirenti,
che inizialmente avevano intensificato i controlli nella cella del campione, monitorandolo costantemente per paura che potesse tentare
il suicidio, hanno detto che l’atteggiamento dello sprinter sudafricano
è “cambiato notevolmente”.
Infine, martedì, Pistorius sarà ancora
in aula, a Pretoria. Dove, con molta
probabilità, verranno ascoltato, in
qualità di testimone, proprio il suo
vicino di casa, principali accusatore.
Basterà questa testimonianza a sostenere l’accusa di omicidio premeditato? Nella stessa giornata,
infine, a Port Elizabeth, si celebreranno i funerali di Reeva Steenkamp.
F.Co.