Un - VirtualNewspaper
Transcript
Un - VirtualNewspaper
Anno II - Numero 41 - Domenica 17 febbraio 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 DOPO LA MANIFESTAZIONE ROMANA DI IERI SI RIPARTE PER RICOSTRUIRE UN MONDO NOZZE GAY VIA ALLA SETTIMANA FINALE - POI, DAL PARLAMENTO, LA GRANDE DESTRA Bersani dice qualcosa di sinistra: ma in tedesco... La diaspora finiana non ci ferma: sovranità la battaglia dei prossimi anni di Robert Vignola hi fa cosa? Occhio, la domanda al giorno d’oggi non è banale: è rivoluzionaria. Ad esempio, vale la pena di dare uno sguardo a ciò che i principali leader politici hanno detto, o stanno dicendo. Berlusconi, ad esempio, ha espresso ieri a Palermo un desiderio: attraversare il ponte di Messina prima di –come dire? –passare a miglior vita. Vuole insomma creare quell’asse infrastrutturale che, in Danimarca, in Svezia, in Norvegia, nei Paesi Bassi è stato spesso utilizzato per unire le regioni e rilanciare i territori. A proposito di Regioni, al nord Maroni, Tondo, Zaia e Cota, il primo candidato in Lombardia e gli altri governatori di Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Piemonte, hanno firmato un patto per creare la macroregione ed avviare quindi una nuova stagione per quell’angolo produttivo del Paese. C’è chi ci crede e chi no. Ma sono cose concrete. E Bersani? Dopo aver promesso sbranamenti e smacchiature di giaguari, a una settimana dal voto ha estratto il coniglio dal cilindro: il matrimonio gay entro un anno. Insomma, il capo della coalizione di centro-sinistra non riesce ad “immaginare” nulla di più importante che una questione oggettivamente marginale. Sembra quasi che non sia connazionale di quegli italiani che, a prescindere dai loro costumi sessuali, hanno altri problemi per la testa. La pressione fiscale, la crisi che morde, il potere d’acquisto che va in picchiata, i settori strategici nazionali nuovamente (e ancor più) sotto attacco che nel ’92, sono le ombre che rendono particolarmente scura la notte che stanno passando tutti. Eppure la priorità del Pd, del suo capo, è quella delle nozze gay e della “legge sull’omofobia”, quest’ultima da concludere entro sei mesi. Quando forse basterebbe avere la certezza della pena per prevenire questo, ed altri, odiosi reati, invece di inseguire “leggi speciali”. È evidente la sindrome da “Nanni Moretti” che si affaccia nell’animo dell’aspirante sbranatore: costretto alla rincorsa su tutti i temi, avrà voluto “dire una cosa di sinistra”, con un occhio preoccupato alla rimonta del centro-destra e l’altro, suadente, alla platea dell’Arci-gay che lo ospitava. Vabbè, si dirà l’elettore di centro-sinistra: quanto meno si tratta di qualcosa di originale. Macché? Neanche quello. Bersani ha detto che vuole “tradurre nella legislazione italiana la legge tedesca sulle unioni omosessuali”. Insomma Bersani ha detto una cosa di sinistra. Ma l’ha detta in tedesco. C di Francesco Storace ntreremo in Parlamento e convocheremo la costituente per formare la nuova, grande destra italiana. È il mandato che puntiamo a ricevere copiosamente dal popolo italiano, perché avvertiamo la sofferenza della diaspora provocata da Gianfranco Fini. Lo abbiamo rivendicato anche ieri sera alla manifestazione di Roma, fummo i primi in Alleanza nazionale a chiudere la porta in faccia al tradimento che si approssimava. Ce ne andammo quando all'orizzonte si vedeva la sagoma del partito popolare europeo. Dicemmo di no e continuiamo a dirlo. In Italia e in Europa dobbiamo costruire una forza di destra, non democristiana. Ancora meglio, una forza politica che si batta per la sovranità dell'Italia e dell'Europa, che rifugga la moneta come totem a cui si prostrano gli Stati. No, sono gli stati che battono moneta e dettano legge. Altrimenti, che si vota a fare per le classi dirigenti? Che ne è della democrazia? È lo spirito con cui affrontiamo l'ultima settimana di campagna elettorale. Domenica e lunedì prossimi si sceglie il nostro destino per i prossimi E cinque anni. Ci sarà La Destra in Parlamento. E voteremo alla presidenza della Repubblica chi si impegnerà pubblicamente a non ostacolare la riforma presidenzialista dello Stato. Ci sarà La Destra in Parlamento e le banche avranno un nemico in più che affiancherà invece i giovani nelle loro aspirazioni a realizzare sogni che vengono compressi dall'usura in guanti bianchi. Ci sarà La Destra in Parlamento e finalmente ci si batterà anche nei Palazzi della politica per tagliare le unghie al mostro chiamato Equitalia, che ti fa pagare dieci volte un debito di valore uno. Ci sarà La Destra in Parlamento, e le battaglie per la tutela della famiglia naturale e la difesa della sacralità della vita non resteranno vuote pa- role di circostanza. Ci sarà La Destra in Parlamento e il contrasto all'immigrazione clandestina sarà una cosa seria. Ecco, da ieri, da Roma, abbiamo rilanciato il nostro grande messaggio politico all'Italia e agli italiani. Spetterà a ciascun nostro militante e agli elettori che guardano a noi con simpatia e rispetto per la coerenza di questi anni, tradurlo in consenso nelle urne. Se torniamo alla Camera e al Senato avremo definitivamente scongiurato il tentativo di annientamento di una tradizione e di una cultura perpetrato da Gianfranco Fini. Se il centrodestra ci ha richiamato in servizio per la battaglia per la presidenza della regione Lazio, è perché si è finalmente compreso il valore di una comunità come la nostra. Facciamo bene ad esserne orgogliosi. E puntiamo a consegnare anche la regione della Capitale alla coalizione che rappresentiamo. Ci aspetta una settimana intensa, il patto per Roma di domani, l'intesa sulla sanità con Berlusconi mercoledì prossimo al Regina Elena, il saluto al Sant'Andrea di giovedì alle 12,30 con la Meloni e Rampelli, l'appuntamento popolare col Pdl e Alfano sempre giovedì prossimo, ma alle 18 all'Eur nella cornice del Salone delle Fontane in via Ciro il Grande, la chiusura elettorale nella mia città natale, come nel 2000, a Cassino, venerdì sera. Domenica e lunedì si vota, martedì si vince, mercoledì si governa. Cinque anni, al servizio dell'Italia e della regione. Vaticano Non tirate il Papa per le vesti Di Igor Traboni a una strana impressione, anche mentre scriviamo queste note e dunque ancor prima che accada, la prima domenica con il Papa, ma senza Papa. La vivranno con il dono della fede i credenti. E con un autentico rispetto i laici veri, lasciando perdere le baggianate alla Grillo o le intemerate del Pd, che prima va nelle sacrestie a chieder voti e poi sul proprio sito offende gli stessi cattolici con un banner di pessimo gusto sulla Quaresima. Ecco, se c’è qualcosa che dà fastidio in tutta questa vicenda delle dimissioni del Pontefice, per noi che facciamo i giornalisti e dunque osserviamo la realtà, è proprio questo tentativo di tirare il Papa per le vesti bianche. Le possibili interpretazioni sul perché del gesto delle dimissioni ci stanno: è un fatto epocale e non parlarne sarebbe F sciocco. E tutto sommato sono anche accettabili, specialmente se riportate in maniera corretta: veleni interni alla Chiesa, malattia, stanchezza non solo fisica di Benedetto XVI. Poi però arriva la politica italiana e certi interpreti, soprattutto ora che sono in crisi di astinenza mediatica e con i sondaggi che non si possono rivelare ma che sono in costante discesa. Già detto del comico aspirante politico, che ha disegnato scenari apocalittici dietro il gesto del Papa, qualcosa (purtroppo) resta da dire sulla ‘pubblicità’ del Pd, apparsa sul sito internet del partito già Ds, Pds, Pci. Eccone il testo: “Le ceneri del centrodestra. Quest’anno la Quaresima può finire il 25 febbraio”, con tanto di rametto d’ulivo (non il simbolo della pace, ma evidentemente un rimando ad un’altra fallimentare esperienza politica) su un mucchietto di ce- nere. Una ‘pubblicità’ apparsa proprio il giorno delle Ceneri, quando per i cattolici inizia un periodo particolare, di conversione prima ancora che di digiuno. Che non finisce certo il giorno di una votazione, ma che culmina con la morte e resurrezione di Cristo. Sui giornali e sulla rete hanno protestato a migliaia, ma nessuno ha chiesto scusa. Neanche le Bindi o i Fioroni che si ammantano di cattolicesimo di sinistra ogni tre per due. Neanche quelli che hanno messo Papi e Madri Terese nei loro pantheon. Dove invece restano piuttosto solo i vari Togliatti e Gramsci. Che i cattolici ci pensino quando anche stavolta gli chiederanno il voto. Ampio servizio a pag. 3 Milano Marò Francia Libr... ando a destra Sport Hacker “tricolori” sul sito del tribunale L’assurda detenzione compie un anno Raffica di suicidi Hollande fa l’indiano L’impresa di Fiume secondo Marconi Soldini: l’Italia sa ancora stupire pag. 2 Gianni Fraschetti pag. 4 Federico Campoli pag. 5 Emma Moriconi pag. 10 Federico Colosimo pag. 12 2 Domenica 17 febbraio 2013 Attualità Attacco hacker al portale informatico dell’istituzione giudiziaria milanese Pirati tricolori sul sito del Tribunale Il simbolo richiama Anonymous, la rivendicazione parla di “apocalisse” e di “nuovo inizio” Il presidente della struttura Livia Pomodoro: “È una minaccia alla magistratura in generale” agguato è scattato ieri. È andato a segno e ha fatto rumore. Una maschera di Guy Fawkes, il protagonista di “V per Vendetta” diventato l’effige di Anonymous, ieri campeggiava sul sito internet del tribunale di Milano. Un attacco hacker, quindi, che ha peraltro colorato di tricolore la pagina cui fa capo la Procura più discussa d’Italia. E proprio quel riferimento alla bandiera nazionale è stato da qualcuno visto come una rivendicazione piuttosto anomala per la sigla che, a livello mondiale e presumibilmente con un lavoro di cellule abbastanza disarticolate tra loro, firma continui attacchi informatici alle maggiori istituzioni mondiali. Certamente non molto aiuta anche il messaggio con il quale l’autore, o gli autori, del sabotaggio hanno “griffato” la loro azione. “Preparatevi ha inizio l'Apocalisse! È la fine per un nuovo inizio. Sta arrivando come l'ira di Dio il vero cambiamento per i giovani del popolo italiano. La giovane Italia degli italiani che lavorano e sono stufi di essere presi per il c…, derubati, maltrattati da quei delinquenti che ci governano e da tutte le lobby che li supportano. Da adesso pagheranno per tutto quello che hanno fatto. Rivoluzione digitale”. La sigla che segue, per quanto può contare, è “Hacked by LndTm 2013 Italian crew”, come a voler sottolineare L’ la dipendenza ad un network internazionale degli autori, italiani, del “misfatto”. Nessuna indicazione, quindi, di fatti specifici che possono essere stati… imputati dagli hackers al Tribunale di Milano, tali cioè da giustificare l’oscuramento del sito. Riferimento dovuto ad una, o a più di una, delle inchieste per le quali anche e soprattutto in questi giorni la Procura meneghina si trova al centro delle cronache? O semplice casualità, dovuta magari ad una particolare vulnerabilità del sistema difensivo del sito telematico istituzionale? Domande che rimbalzano tra gli inquirenti che stanno indagando sul caso. Intanto improntato alla preoccupazione è stato il commento del presidente del Tribunale, Livia Pomodoro. Secondo la quale si tratta di "fatto gravissimo e sgradevole", che "sembra "costituire una minaccia in generale" alla magistratura. Non si è per la verità trattato dell’unico attacco a siti istituzionali delle ultime ore, interessate peraltro a livello nazionale auna campagna elettorale incerta e piena di incognite: gli hacker hanno colpito dalla tarda serata di venerdì anche il sito del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. L'attacco è stato fatto nella notte, attorno alle 2 e collegandosi al portale compariva al posto della home page lo stesso messaggio visibile sul sito del palazzo di giu- Casa dello studente a L’Aquila: 4 condanne e 4 assoluzioni T re ore di camera di consiglio per arrivare a tre condanne a quattro anni e una a due anni e sei mesi nel processo di I grado per il crollo della Casa dello studente dell'Aquila. L’edificio si era letteralmente sgretolata in seguito al sisma avvenuto la notte del 9 aprile 2009. I quattro anni di reclusione sono stati inflitti a Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, tecnici autori dei lavori di restauro del 2000. A due anni e sei mesi è stato condannato Pietro Sebastiani, il tecnico dell'azienda per il diritto agli studi universitari. Assolti, invece, altri 4 indagati perché “il fatto non sussiste”. In otto persero la vita in seguito al crollo della casa detto studente. Oggi ,a distanza di quattro anni, la zia di una delle vittime attendendo la sentenza ha commentato: "i giovani hanno interessato alla problematica anche i tecnici che però hanno risposto 'dormite sonni tranquilli'. Ora gli otto giovani dormono sonni tranquilli. Spero in una sentenza giusta, anche se ne dubito perché la giustizia tutela chi commette delitti". Micol Paglia stizia milanese. Gli operatori del ced hanno provveduto a rimuoverlo, scollegando il sito. Al sito non afferiscono né dati sensibili né banche dati di alcun genere. Non c’è neppure un’area riservata, che consenta un accesso privilegiato a informazioni "criptate". Il portale contiene Ginori, sul fallimento l’ombra della bancarotta fraudolenta L a Richard Ginori allunga la lista dei grandi marchi italiani alle prese con scottanti vicende giudiziarie. Roberto Villa, ex presidente della storica azienda manifatturiera di Sesto Fiorentino, dichiarata fallita il 7 gennaio del 2013, è stato infatti indagato dalla Procura di Firenze per bancarotta fraudolenta. Perquisizioni sono state eseguite dalla Guardia di Finanza nei suoi uffici di Sesto Fiorentino e di Monza. Secondo quanto si apprende l’indagine, coordinata dal pm fiorentino Luca Turco, punta a stabilire se la scissione della manifattura in due diverse società, la Ginori 1735 e la Ginori Real Estate, nata per la gestione del patrimonio immobiliare del gruppo, non abbia, di fatto, depauperato l’azienda. L’inchiesta della Procura di Firenze per bancarotta fraudolenta della Richard Ginori, sarebbe partita dalla relazione del curatore fallimentare. L'indagato, Roberto Villa, presidente della Starfin spa, aveva rilevato la Richard Ginori nell'ottobre 2007 e, nel marzo 2009, il titolo della società tornò, dopo anni, ad essere quotato in borsa. Ma dal maggio del 2012 la Richard Ginori, con 332 dipendenti in forza, conta 40 milioni di debito e l'assemblea vota per la sua messa in liquidazione. Fra i tre liquidatori c’è lo stesso Villa. Il loro compito, secondo il castello accusatorio, è tentare di evitare il fallimento attraverso la vendita dell’azienda e la richiesta di concordato preventivo. In agosto, per i 332 dipendenti, inizia la cassa integrazione straordinaria. In novembre, arrivano due richieste di acquisto. L’offerta da parte di una cordata, costituita da una società americana, la Lenox Corporation e da una rumena, la Apulum, viene ritenuta la più conveniente. Ma il tribunale fallimentare di Firenze, negli scorsi mesi, dichiara inammissibile la domanda di concordato preventivo. In gennaio, lo stesso tribunale dichiara fallita la Richard Ginori, il cui passivo raggiunge gli 80 milioni di euro, a fronte di un attivo di 50. V.B. più che altro notizie relative al mondo delle carceri e alle normative che incidono sul settore. Robert Vignola Scandalo Mps, Baldassarri ascoltato in carcere per due ore G ianluca Baldassarri è stato ascoltato ieri nel carcere milanese di San Vittore dal gip Alfonsa Maria Ferraro. L'ex capo dell'area finanza del Monte dei Paschi di Siena ha risposto per circa due ore e mezza alle domande del magistrato che dovrà decidere entro 48 ore se convalidare il fermo e la custodia cautelare in carcere dell'ex manager, così come richiesto dal Pm Angelo Renna. Secondo le dichiarazioni dell'avvocato Filippo Dinacci, Baldassarri si sarebbe difeso spiegando di non aver mai avuto l'intenzione di fuggire all'estero, come invece hanno sospettato gli inquirenti. Proprio sul pericolo di fuga, insieme al rischio di inquinamento probatorio, si fonda il decreto di fermo eseguito dagli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza. L'ex capo dell'area finanza Mps è accusato di associazioni per delinquere, truffa e ostacolo all'attività di vigilanza di Bankitalia. Emiliano Stella 3 Domenica 17 febbraio 2013 Attualità Cardinale tedesco rivela “Chiedemmo a Benedetto XVI di licenziare il segretario di Stato Bertone” Troppi veleni. E il Papa non ce l’ha fatta Il biografo Peter Seewald intanto racconta del turbamento di Ratzinger dopo la vicenda del ‘corvo’ Il Cardinale Bertone ensioni dentro la Chiesa, veri e propri ‘veleni’ anzi. E vicende probabilmente più grandi del suo essere un teologo, amante dei buoni libri, poco avvezzo alle dispute. Con il passare dei giorni, al di là delle smentite ufficiali e di prammatica della sala stampa vaticana che ovviamente fa il suo mestiere, è questo il quadro che emerge per cercare di dare una cornice alle dimissiono di Benedetto XVI. E i fatti nuovi, ad avvalorare la tesi di un Pontefice sì stanco ma soprattutto di una Chiesa gerarchica che probabilmente non riconosceva più come sua, sono soprattutto due: un’intervista a Peter Seewald, T il giornalista tedesco che intervistò il Papa per un libro, e un’altra intervista ma a Joachim Meinser, arcivescovo di Colonia. Partiamo da quest’ultima, resa alla Frankfurter Rundschau, giornale tedesco on line, dal cardinale di una delle più importanti diocesi teutoniche e tra i protagonisti annunciati – anche se in posizione non eleggibile, tanto più dopo queste clamorose dichiarazioni – dell’imminente Conclave: alcuni cardinali avrebbero voluto il licenziamento del segretario di stato del Vaticano Tarcisio Bertone in passato. Ecco la sintesi-choc che emerge dalle dichiarazioni di Meisner, che poi aggiunge, nel rispondere alla domanda se Bertone non sia stato in grado di fare quello che lo stesso Ratzinger fece per Giovanni Paolo II: "Il segretario di Stato sicuramente non ha avuto questo ruolo. Nel caso Williamson io sono andato dal Papa, in nome di una serie di cardinali, e gli ho detto: 'Santo Padre, Lei deve licenziare il cardinale Bertone! Lui e' il responsabile, proprio come un ministro incaricato in un governo secolare'. Meisner racconta anche la reazione del pontefice: 'Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: ascoltami bene, Bertone resta. Basta! Basta! Basta!' Dopo questo episodio non ho più affrontato l'argomento. Questo alla fine è tipico dei Ratzinger: sono persone fedeli. Atteggiamento che non rende sempre facile la loro vita". Dichiarazioni che già ieri hanno messo a soqquadro gli ambienti vaticani, soprattutto in quella ‘parte italiana’ che si prepara ad imbastire una fitta trama di rapporti per cercare di portare di nuovo un italiano al Soglio pontificio. Il ruolo di ‘tessitore’ per forza di cose ora non potrà essere affidato a Bertone: gli italiani non sono mai stati completamente dalla sua parte, mentre il giudizio degli stranieri lo si è appena visto e letto. Tanto più che molti di quei cardinali che chiesero a Benedetto XVI le dimissioni del segretario di Stato si ritroveranno ora in conclave. E qui va fatto un inciso sullo scarso peso specifico che la Chiesa italiana rischia così di avere in Conclave, nonostante arrivi con la pattuglia numericamente più grande di Cardinali: il tentativo, neanche troppo velato, sarà quello di far convergere i voti sull’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, personalità limpida, probabilmente in qualche modo indicata anche dallo stesso Benedetto XVI, ma che potrebbe pagare il semplice fatto di essere italiano e dunque, agli occhi degli stranieri, magari a conoscenza di determinati giochi di potere o comunque non in grado di dirimerli una volta che si dovessero ripresentare. Ma torniamo a Bertone: per il segretario di Stato piemontese, della famiglia salesiana di don Bosco, le ultime ore non sono state delle più semplici. Oltre alle clamorose dichiarazioni del confratello tedesco, c’è da dire che Bertone aveva un suo candidato per la presidenza dello Ior, ma è stato invece scelto il tedesco Ernst Von Freyberg. Nomina della Commissione apposita delegata a decidere sull’Istituto per le opere di religione, come da prassi, ma è chiaro che dietro c’è la volontà, una delle ultime volontà, di Benedetto XVI. Il Pontefice, che in queste ultime ore ha lamentato come sua colpa personale il fatto di non essere riuscito a fare pulizia dentro buona parte della Curia, ha forse così voluto ‘riparare’ in parte a quello che in passato non era riuscito a fare, a quel ‘basta!” ripetuto con vigore tre volte. Un altro giornale tedesco, il magazine Focus, anticipa invece queste dichiarazioni di Peter Seewald, biografo del Papa, a proposito delle dichiarazioni che Benedetto XVI gli ha rilasciato qualche settimana va, dopo il caso del suo ex maggiordomo Paolo Gabriele, coinvolto nella vicenda del corvo: ''Non potrei dire, che io sia caduto in qualche sorta di disperazione o dolore universale. Mi è' semplicemente incomprensibile. Anche se vedo la persona, non posso capire, che cosa ci si possa aspettare. Non riesco a penetrare in questa psicologia''. Ecco le parole del Papa, che poi allo stesso Seewald ha aggiunto: “Era importate che venisse garantita l’indipendenza della giustizia, che un monarca non dicesse, adesso prendo io le cose in mano”. Seewald ha poi chiesto al Papa cosa ci fosse da aspettarsi dal suo pontificato: "Da me? Non molto. Io sono un uomo anziano le mie forze diminuiscono. Credo che possa anche bastare quel che ho fatto". Questa la risposta indicativa di Benedetto XVI, che in pratica riprese, appena dieci settimane fa, quella sua intenzione di dimettersi da Papa, già preannunciata un paio di anni prima allo stesso giornalista tedesco nel libro-intervista “Luce del mondo”. Igor Traboni Quotatissimi dai media cattocomunisti, ecco alcuni cardinali che invece difficilmente vestiranno di bianco Ultrà progressisti: quelli che… non ce la faranno Tra gli italiani spicca il nome di Ravasi: grande uomo di cultura ma sponsorizzato da un certo Scalfari ome le cronache di ogni Conclave insegnano, è sempre l’ultimo Papa a lasciare indicazioni sul suo successore. Basti pensare a quanto Paolo VI volle bene al semplice Albino Luciani e all’affezione sincera di quest’ultimo nei confronti dell’uomo venuto da lontano, quel Wojtyla che abbracciò teneramente sussurandogli che sarebbe diventato lui il nuovo Papa. Accadrà anche questa volta, allora, seppur nella dinamica un po’ strana di un Papa ancora in vita. E la parabola ecclesiastica di Ratzinger è sempre stata chiara: sacerdote e pontefice ‘conservatore’. Ecco perché ben difficilmente riusciranno a farsi largo, tra i confratelli della Cappella Sistina, alcuni cardinali ‘progressisti’ che pure sono quotatissimi da certi media che si riconoscono nelle stesse posizioni, C soprattutto in quelle terzomondiste e antioccidentali. Tra gli italiani spicca il nome di Gianfranco Ravasi: biblista e uomo di eccezionale cultura (da questo punto di vista ha pochi eguali e la sua fama internazionale è più che meritata), già Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, Ravasi ha fin qui speso gran parte delle sue energie tra una conferenza e un’altra, tra un articolo e un fiume di recensioni librarie, da Avvenire al Sole 24 ore (il giornale della Confindustria ancora ieri ne caldeggiava in qualche modo la possibile elezione a Papa). Di certo quella del blog ‘papalepapale’ è stata una esagerazione, visto che sono arrivati a definire Ravasi “non cattolico”, ma è altrettanto vero che sarà poi difficile spiegare a tantissimi cattolici tradizionali e ‘normali’ non tanto l’ami- cizia dell’eventuale nuovo Papa Ravasi con il fondatore di Repubblica e ateo convinto Eugenio Scalfari, ma le parole di quest’ultimo, mai smentite dal cardinale, che ha definito la teologia ravasiana come capace di “mettere in discussione l’assolutezza della verità”. Che è il passo immediatamente precedente al relativismo. Morto, metaforicamente parlando si capisce, un possibile Papa, non se ne fa un altro. Soprattutto nella schiera di quelli che don Gianni Baget Bozzo, e non solo lui, avrebbe definito ‘cattocomunisti’. Come il brasiliano Claudio Hummes, 72 anni, lontane origini tedesche. Cresciuto all’ombra della Teologia della liberazione, la corrente progressista poi clamorosamente sconfitta dai fatti e dalla storia, nei decenni scorsi si è distinto per una Il Cardinale Ravasi particolare amicizia con Lula, non ancora presidente, e con quel partito che annovera tra le sue fila anche Dilma Rousseff, l’attuale presidentessa brasiliana, amica di Lula. Negli ultimi anni Hummes si è un po’… calmato, tanto che ora possiamo annoverarlo tra i ratzingeriani. Ma forse è un po’ tardi per aspirare a diventare successore di Pietro. Aspirazione che sono nelle corde anche di tanti mass media progressisti che stanno spingendo Rodriguez Maradiaga: sconosciuto ai più, nel suo Honduras e in tutta l’America centrale invece è una sorta di piccolo divo, indubbiamente simpatico e istrione con quelle sue apparizioni in pubblico con tanto di strumenti musicali al seguito. Antiamericano a ogni pie’ sospinto, soprattutto verso le basi militari Usa che insistono nel suo Paese, questo 70enne ha sempre detto di non riconoscersi però nella teologia della liberazione. Anche se poi i fatti hanno dimostrato il contrario. A tanti fedeli, indubbiamente, piacerebbe un Papa di colore. Sarebbe la prima volta e riscuoterebbe enorme simpatia. Ma nella Chiesa gerarchica, quella che ragiona per gradi e non per potere, la cosa è vista non come una iattura, ma quasi. Gran parte delle chiese africane hanno indubbiamente sofferto, ma hanno anche ‘elaborato’ un modo di procedere che talvolta si allontana dai canoni tradizionali. Per fare un esempio: le istanze più forti di eliminare il celibato dei sacerdoti in questi ultimi anni sono arrivate proprio dall’Africa. E un Papa nero, volente o nolente, determinati riflessi potrebbe averli recepiti. I.T. Domenica 17 febbraio 2013 I due marò Anniversario 4 Focus Continua a scorrere il tempo nella clessidra mentre Massimiliano Latorre e salvatore Girone restano detenuti in un Paese straniero. Una candelina di cui parecchi si devono vergognare Un anno buttato. Per giunta bisestile Sono passati dodici mesi dall’assurdo incidente diplomatico nelle acque dell’Oceano Indiano Le colpe del Ministero degli Esteri pesano come un macigno nella gestione dell’“affare” di Gianni Fraschetti n anno a pensarci bene è un sacco di tempo. Di norma è composto da trecentosessantacinque giorni, ma ogni quattro anni Febbraio è bisestile, ha ventinove giorni ed allora l'anno diviene di trecentosessantasei giorni. è sempre di dodici mesi, ovvero cinquantadue settimane e un giorno, due giorni negli anni bisestili. In un anno si può procreare e far nascere un bambino, la gestazione dura infatti nove mesi, e quando c’era il servizio militare di leva, la naja durava giusto un anno. Un anno è dunque un periodo di tempo finito, compiuto e completo con le sue quattro stagioni e se uno vuole combinare qualcosa di serio, lasciare un segno ed ha un anno di tempo davanti, si può scommettere che se è bravino qualche lusinghiero risultato lo otterrà. Perchè in un anno c’è tempo sufficiente a fare e disfare. A divenire re ed a ruzzolare nella polvere, a fare bene ed a sbagliare e magari, per quelli intelligenti, anche a correggere gli errori. C’è tempo per maturare, per capire, per crescere ed anche per cambiare rotta e modificare il proprio atteggiamento verso il prossimo e la stessa vita. In un anno uomini come Alessandro Magno e Giulio Cesare o Napoleone Bonaparte conquistarono il mondo e magari gli avanzò pure il tempo per riperderlo. All’inizio di un anno la gente può credere che tu sia un cretino patentato ed alla fine, magari, pensare esattamente il contrario, o viceversa, perchè un anno dà il tempo sufficiente anche per cambiare idea, anche ai soggetti più ostinati. Insomma un anno vuol dire molto, è una frazione importante nella nostra vita e non ne abbiamo poi tanti di anni a disposizione quando nasciamo, per U cui buttarne via scoccia maledettamente. Non parliamo poi di quanto può essere doloroso e seccante se non sei nemmeno tu a bruciare il tuo tempo ma è un altro che te lo strappa a forza e lo disperde al vento della vita. Magari uno che non imparerebbe a stare al mondo nemmeno con dieci anni a disposizione per fare pratica preventiva, e nonostante ciò è stato messo ad occupare una poltrona importante. Una poltrona dalla quale può disporre degli anni altrui e dilapidarli. Il furto peggiore che un essere umano può subire. Esattamente quel che è accaduto a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri due fucilieri di Marina che sono in mani indiane ormai da un anno e si accingono a soffiare sulla ideale candelina che certifica il raggiungimento di questo poco invidiabile traguardo. Un anno in mani indiane, un anno vissuto male, da cani, sperimentando vari tipi di detenzione. Dalla guest house della Polizia di Kochi, al Carcere di Trivandrum, alla libertà condizionata con obbligo di firma quotidiano, fino a quella attuale, con obbligo di firma settimanale. Sempre lì. Sempre in India. Prima nel Kerala ed ora a Nuova Delhi. Un anno perduto, sminuzzato, bruciato, buttato via. Lontani dalle case, dalle famiglie, dai figli, alcuni dei quali adolescenti. Piccoli frammenti di vita che nessuno potràpiù restituire loro. Perduti per sempre. Sono soldati obietterà qualcuno, il rischio fa parte della loro vita, di quel mestiere delle armi che volontariamente si sono scelti, arruolandosi in una forza da combattimento, un Reggimento operativo tra i più prestigiosi delle nostre Forze Armate. Chi si arruola in reparti di quel tipo deve mettere in conto di poter perdere ben più di un anno di vita. è tutto vero. Un soldato mette nel conto anche di poter morire. Quando parte per una delle tante missioni di “pace” nelle quali l’Italia è impegnata, sa perfettamente dove sta andando ed a fare cosa. E sa bene che dietro quel paravento linguistico, costruito lucidamente per confondere un popolo intero, si nasconde la realtà cruda ed impietosa della guerra. Di una guerra spietata, crudele e senza quartiere, contro un avversario sfuggente e temibile e dunque è consapevole che in ogni momento potrebbe toccare a lui, come è già toccata a decine, a centinaia di suoi commilitoni. E lo accetta. Senza fiatare. Fa parte della vita che ha volontariamente scelto, ma quando devi presidiare un lembo d’Italia che solca il mare, magari consideri con maggiore ottimismo il tuo superbo addestramento, la tua disciplina interiore, il tuo equipaggiamento, il peso delle tue tradizioni ed il fatto che sei un fuciliere di Marina del Reggimento San Marco. L’elite degli uomini in mimetica. The best of the best direbbero gli americani. Ed il pericolo ti pare sicuramente meno letale di una operazione nella Zirco valley, giù in Afghanistan, in quella che è stata soprannominata la valle della morte e non ci vuole molta fantasia per comprendere perchè i soldati occidentali l’hanno chiamata così. Andar per mare su un mercantile non può essere pericoloso come balzar giù dagli elicotteri o dai Lince ed affrontare i trafficanti di oppio che difendono le loro piantagioni in quella valle maledetta. E sarebbe anche vero ma laggiù la catena di comando funziona come si deve ed ogni passaggio è presidiato da qualcuno che conosce alla perfezione il fatto suo e sa bene cosa si deve fare e la tua radio comunica sempre e rapidamente le informazioni che ti occorrono ed impartisce disposizioni chiare e coerenti con quanto sta avvenendo. Un meccanismo ben collaudato e gestito da personale prepa- rato e responsabile. Ben diverso è invece trovarsi su quel mercantile, cavie inconsapevoli e potenziali vittime di una confusa convenzione tra la Difesa e Confitarma, comandati di servizio in una situazione dove nulla è chiaro e soprattutto la cosa più importante: chi comanda in caso di guai. Il Comandante del mercantile risponde al suo armatore, i militari rispondono al Comando operativo interforze, due diverse linee di comando dunque, che non si è mai chiarito se e come potranno coniugarsi tra loro se le cose dovessero mettersi male, e la legge di Peter è categorica a tale riguardo, “…se qualcosa può andar male stai pur sicuro che ci andrà…”. I pirati infatti arrivano ma vengono dissuasi nel pieno rispetto delle regole d’ingaggio. Segnali ottici ed acustici seguiti da colpi di avvertimento, i famosi “warning shots” che hanno da subito rappresentato per gli indiani la corda con la quale impiccare i due fucilieri che ne esplodono venti in tutto. Davanti alla prua del battello classificato ostile che infatti cambia rotta e si allontana. Tutto a posto dunque. Ma nemmeno per idea. L’odissea di Latorre e Girone è appena cominciata. Fanno rapporto alla sala operativa interforze ed il Comandante della nave al suo armatore. Poi gli avvenimenti accellerano e si accavallano. Gli indiani preparano la loro trappola e l’armatore ci cade ma soprattutto entra in scena colui che sarà nei giorni e nei mesi a seguire il mattatore assoluto di questa vicenda. Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, Marchese di Brembate e del sacro romano impero, Ministro degli Esteri della Repubblica italiana. A posteriori abbiamo tutti gli elementi per dirlo e lo diciamo senza timore alcuno. Sciagura peggiore non poteva capitare ai due marò. L’uomo sbagliato nel momento sbagliato. La vicenda tende subito ad ingarbugliarsi. Se prima era difficile capire come corresse la linea di comando con l’entrata in scena di Terzi diviene impossibile. Anche se dopo negherà come un disperato, prende in mano la situazione e di fatto avalla il cambio di rotta della Lexie che dopo alcune ore dà fondo nella rada di Kochi. Ovviamente non c’è nessun diplomatico italiano ad attenderla. Gli indiani salgono a bordo il mattino dopo e fanno la voce grossa, i nostri militari non hanno ordini, non sanno cosa fare. Arriva finalmente il Console generale che si mette a contrattare. Come al mercato ittico. Solo che non è pesce che sta trattando. è la sorte di due soldati italiani. Il Console parla con Terzi che fa subito capire a tutti di quale rude tempra è fatto: “fate come vi dicono”. La sorte di Latorre e Girone è segnata. No ragazzi, non eravate nella Zirco valley ma vi sarebbe convenuto essere là, con i vostri commilitoni educati come voi a non lasciare nessuno indietro. Mai. Nemmeno i morti. A qualunque costo. Questi hanno tre cognomi o forse quattro, poi non hanno altro. Non un codice d’onore e nemmeno degli assoluti morali, non hanno regole nè principi. Sono solo vuoti a perdere. E così voi, i figli minori ma con la schiena dritta di una povera Nazione che tenta in qualche sua parte di non dimenticarvi, vi siete fatti un anno laggiù, vittime della codardia di un Governo intero e probabili pedine di un gioco schifoso, fatto di elicotteri e tangenti, che non vi riguardava e non avrebbe dovuto nemmeno sfiorarvi. Avete fatto il vostro dovere per intero e qui c’è parecchia gente che dovrebbe vergognarsi. Auguri ragazzi. 5 Domenica 17 febbraio 2013 Esteri Hollande ha puntato sulle questioni sociali come specchietto per le allodole. Ma non è sufficiente Francia, avanza la crisi: tre persone si danno fuoco Un uomo di 49 anni, uno di 30 e uno di 16 sono gli autori del gesto. La recessione ha colpito con durezza anche Parigi. Il Presidente socialista però pensa ad altro e ruba gli accordi di Finmeccanica con l’India ella Francia di Hollande gli occhi sono puntati sulle recenti “innovative” riforme riguardo ad alcune scottanti questioni sociali. Prima tra tutte è quella dei matrimoni tra omosessuali, alla quale è già stato dato il primo via libera, anche se in Senato e per le strade è prevista una dura battaglia di opposizione al progetto. Si fano sentire anche le voci degli omosessuali che, in larga parte, decidono di andare contro tendenza. Nelle scorse settimane è nato un sito, “Homovox”, che si propone di ostacolare l’iniziativa del Governo. L’obiettivo è quello di mostrare alla Francia e all’Europa che non tutti gli omosessuali sono dalla parte della comunità Lgbt. Ma questo non è l’unico punto sul quale deve soffermarsi l’Eliseo. Anche perché adesso sta promuovendo un’altra campagna dal sapore laicista. Si tratta dell’eutanasia, della quale si è cominciato a parlare nei giorni scorsi. Hollande è ormai emule di Zapatero. Tra tutte le questioni più stringenti non può passare inosservata la questione della guerra in Mali, dove i francesi rischiano seriamente di impantanarsi in una guerra a lungo termine (esattamente come volevano gli islamisti). E i costi della missione si fanno sempre più onerosi. Solo nel primo mese di operazioni, Parigi ha versato oltre 70 milioni di euro. Una cifra in costante crescita che, visti i mediocri risultati conseguiti, sta solo aggravando la posizione del Governo. Chissà che non sia proprio per questa ragione che Hol- N lande stia tentando di scippare a Finmeccanica i contratti per la vendita degli elicotteri in India. Lo scandalo che ha travolto Orsi ha, infatti, ha portato alla sospensione dell’effettività del contratto con New Delhi. Il presidente francese non perde occasione. Hollande ha incontrato il primo ministro indiano, Manmohan Sing, con il quale ha parlato proprio di questi affari falliti tra l’India e l’Italia. E non ha perso tempo nel tirare acqua al suo mulino, senza andare troppo per il sottile. “Il contratto sarà pulito e non ci saranno intermediari” ha detto l’inquilino dell’Eliseo. Gli affari sembrano già andare bene. Eurocopte, la filiale del gruppo francese Eads, ha messo nel cassetto un accordo con Aviators India, per 40 milioni di euro. Altro che “Unione” Europea, altro che collaborazione tra gli Stati. L’Europa ormai assomiglia sempre più al Titanic. Spezzata in due, mentre tutti applicano la filosofia del si salvi chi può. La Grecia è un esempio lampante di questo andamento. In tutto questo viene da chiedersi. E la crisi? E la recessione? L’ultimo resoconto sul Pil francese non è certo dei migliori, anzi. Sia Hollande che la Merkel non hanno potuto fare altro che constatare un peggioramento quasi inaspettato del Prodotto Interno Lordo, segno di un’economia in rapido indebolimento. Ma per la Francia non è proprio una novità, visto che le cose vanno male da tempo. Anche perché se il Pil è calato, la disoccupazione è cresciuta in maniera vertiginosa e il numero dei disoccupati è aumentato fino a 3,2 milioni. Si tratta di una cifra record, ai livelli del 1997. E per la maggior parte dei francesi Hollande non è certo l’uomo della provvidenza, per quanto riguarda l’economia del paese. Purtroppo, di questo peggioramento si possono osservare i devastanti effetti che stanno ricadendo sul popolo. A Sant-Ouen, nelle banlieue parigine, tre persone hanno tentato di darsi fuoco. E tutte nello stesso giorno. Il primo caso ha riguardato un uomo di 49 anni, disoccupato. Al momento è ricoverato con ustioni di secondo grado su tutto il corpo. Il disperato avrebbe compiuto il gesto in segno di protesta contro l’esclusione dal sussidio. Se non fosse stato per l’intervento tempestivo di alcuni passanti, per l’uomo non ci sarebbe stato niente da fare. Caso analogo per un trentenne e per un 16enne, quest’ultimo salvato dai compagni di scuola. Entrambi non sarebbero in pericolo di vita, anche se rimane da analizzare la gravità del gesto. Ma questi gesti di follia e di grande disperazione non sono episodi isolati. Due giorni prima dell’accaduto, un operaio di 42 anni aveva dato il via a questa forma estrema di protesta. E’ accaduto nella città di Nantes, davanti all’agenzia per l’impiego. Questa volta le ustioni non hanno lasciato scampo al lavoratore. La situazione in Francia va peggiorando rapidamente, ma Hollande non sembra essere in grado di gestirla. Negli ultimi mesi, il presidente socialista non ha potuto fare altro che constatare un notevole calo di popolarità. Ormai sembra sempre più evidente come le campagne promosse negli ultimi mesi siano state solo dei palliativi per tenere l’attenzione pubblica focalizzata su temi di secondaria importanza. E soprattutto sembra che Hollande volesse principalmente recuperare una base dell’elettorato socialista. Ma questo trucchetto non potrà durare a lungo. Federico Campoli E ’ S CAT TATA LA V E N D E T TA S ULL’AGENZIA GIÀ TRASCINATA IN GIUDIZIO DALL’AMMINISTRAZIONE OBAMA Moody’s declassa Standard&Poor’s Da A3 a Baa2, appena due notch sopra il “livello spazzatura”. La compagnia di rating ha la sua rivincita sull’attacco subìto nel 2010. Qualcuno già spera nel crollo di queste società asta una loro analisi e le nazioni tremano. Sono le agenzie di rating, che dal 2008 ad oggi hanno fatto il bello e cattivo tempo negli Stati Uniti e in Europa. Ma, si sa, chi semina vento raccoglie tempesta. Nel 2010 la Standard&Poor’s aveva declassato l’agenzia Moody’s da A2 a BBB+, per aver sopravvalutato alcuni titoli spazzatura. Ma ora la situazione si è rovesciata. La S&P è finita nel mirino dei giudici statunitensi, dopo che Obama ha deciso di fargli causa. L’accusa è di aver gonfiato i titoli dei mutui subprime. Quelli che hanno fatto esplodere la crisi finanziaria. E non tarda ad arrivare la vendetta della Moody’s, che ha colto l’occasione per declassare l’agenzia rivale a Baa2 da A3. Appena al di sopra del cosiddetto “livello spazzatura”. Inoltre, sembra che a giocare un ruolo fondamentale sia stata la vendita a novembre della education unit di Mc Graw-Hill. Si tratta di una società che produceva software per l’elaborazione scientifica matematica. Ma le azioni hanno perso ben il 23% del loro valore e la compagnia ha perso 3,75 miliardi di valore sul mercato. In quell’occasione anche Fitch si mise di traverso declassando il debito della B McGraw-Hill. E il giudizio non è per niente leggero. Gli analisti hanno dichiarato che la S&P potrebbe essere ulteriormente declassata in futuro. E non sembra un caso che la motivazione apportata da Standard&Poor’s nel 2010 suoni particolarmente simile a quella di Moody’s. Subito si sono scatenate polemiche e voci di scherno. “Sembra che le agenzie di rating si stiano mangiando l’un l’altra” ha dichiarato Ayako Sera, uno “stratega commerciale” (market strategist) della Sumitomo Mitsui Trust Bank, il quale aggiunge che “ciò che si deve mettere in discussione adesso è la ragione stessa di queste agenzie”. Anche altri hanno ironizzato sul vicendevole declassamento e sono in molti a sperare che questa guerra del rating porti ad un definitivo crollo delle odiate agenzie. Sicuramente l’immagine di queste compagnie ne uscirà guastata da questi eventi. E in molti provano rabbia nel sapere che una grande fetta della responsabilità per lo stato di crisi in cui versa l’Europa appartiene proprio al trio S&P-Moody’sFitch. Dai titoli subprime alla Grecia, la guerra del rating continua. F.Ca. 6 Domenica 17 febbraio 2013 Elezioni Ieri la manifestazione al Pala Atlantico di Roma, dove una folta platea ha riempito di calore i vertici del partito. In sala anche Donna Assunta Almirante e il sindaco della capitale Gianni Alemanno La Destra “Ora Credici” “Siamo pronti a tornare in Parlamento” Storace: Saremo determinanti per battere la sinistra al Governo e alla Regione inque lunghi anni sono passati. Era il 13 aprile del 2008 e il neo partito di Francesco Storace non superò la soglia dello sbarramento del 4%. Diretto lo slogan agli elettori della destra italiana: “Ora credici”. A margine della manifestazione del partito – organizzata dal ca- C polista alla Camera dei Deputati Dario Rossin, svoltasi al Pala Atlantico di Roma – Storace ha annunciato: ''Siamo pronti a tornare in Parlamento''. Nel 2008, ha aggiunto, ''prendemmo un milione di voti ma la legge elettorale ce lo impedì. Portammo a casa voti fantastici, sudati e questa volta ne porteremo an- cora di più''. Storace scalda subito la folta platea presente: ''Saremo determinanti per battere la sinistra. La Destra sarà decisiva per vivere i prossimi cinque anni lontani dalla tecnocrazia''. E precisa: ''Avanti, convinciamo e vinciamo''. In prima fila ci sono anche Donna Assunta Almirante e il sindaco di Roma Gianni Alemanno e si rivolge a loro quando c’è da criticare il Presidente della Camera. ''Siamo vivi. Fini non ci ha cancellato''. E rincara la dose: ''Il nostro Paese ora ha diritto a crederci perché finalmente ora la destra si è levata l'onta del tradimento. Nel centrodestra noi ci siamo e Fini non c'è più, come anche Casini e soprattutto non c'è l'odiato Mario Monti''. Ennesima stocca all’ex Presidente di An: ''Vedi Donna Assunta - ha detto Storace rivolgendosi alla vedova di Giorgio Almirante - c'è una regola fissa in ogni comizio: se vuoi un applauso citi Almirante, se vuoi dei fischi basta che citi Fini''. Per quanto riguarda la campagna elettorale della Regione Lazio, Storace ha annunciato che lunedì sottoscriverà il patto per Roma con il sindaco Alemanno, mercoledì – presso l’ospedale Regina Elena – firmerà il contratto sulla sanità con Berlusconi e – infine giovedì al Salone delle Fontane sarà con Alfano. Durante la manifestazione è intervenuto anche il sindaco di Roma che ha voluto riabbracciare il suo vecchio amico: ''Una regione come il Lazio ha detto Alemanno - ha bisogno di una persona seria come Francesco Storace, mentre i suoi avversari hanno ben poco da presentarsi''. La sinistra romana, ha spiegato Alemanno, ''è la peggiore d'Europa e noi non dobbiamo consegnare loro la Regione, il Paese e il Comune. Questa sinistra non deve tornare a governare''. Giuseppe Sarra Tutti i nomi della Lista Storace per il rinnovo del Consiglio Regionale del Lazio Lista Storace - Roma e provincia Lista Storace - Roma e provincia Cognome e nome Luogo e data di nascita Cognome e nome Luogo e data di nascita 1 MBANGA BAUNA BOHAMBA DETTO FIDEL YANGAMBI (ZAIRE) 12/02/1948 26 RUFINI CARLA ROMA 13/02/1961 2 PIONATI FRANCESCO AVELLINO 15/07/1958 27 SALBITANI STEFANO BARI 24/05/1956 3 ABATE LUIGI DETTO ABBATE MESSINA 30/10/1946 28 VALLONE ALESSANDRO CASSINO 24/10/1981 4 MIELE ANGELO VALMONTONE 28/10/1948 5 PALMIERI PINO ROMA 22/09/1969 6 PARIS ANTONIO CAPENA 12/01/1951 7 ROBILOTTA DONATO ROSARIO POTENZA 06/11/1956 8 TARZIA OLIMPIA DETTA TARSIA TORRE ANNUNZIATA 04/07/1955 9 DESIDERI FABIO DETTO DESIDERIO MARINO 31/08/1961 10 BRAZZO’ ANNA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE (PA) 01/07/1943 11 CASAGNI ADRIANO ROMA 12/06/1971 12 CASCIANI ALESSANDRO MARIA GILBERTO ROMA 01/11/1986 Lista Storace - Latina e provincia Cognome e nome Luogo e data di nascita 1 CIMA MAURIZIO VINCENZO FONDI 2/09/1970 2 COPPOLA GISELLA TORINO 9/04/1973 3 DURIGON CLAUDIO LATINA 10/09/1971 4 SASSO MAURO FORMIA 20/07/1973 Lista Storace - Frosinone e provincia Cognome e nome Luogo e data di nascita 1 MARSELLA MAURO PONTECORVO (FR) 13/09/1983 2 NARDONE MICHELE CASSINO (FR) 14/10/1959 3 PALAZZI GIOVANNI SUPINO (FR) 22/05/1963 4 TOMASELLI MAURO ISOLA DEL LIRI (FR) 24/09/1962 13 CATANZANI MARIA ROMA 03/07/1970 14 DI MARIA NICOLA CASTELVETERE (BN) 10/05/1935 15 DI PILLO SIMONETTA CHIETI 11/12/1962 16 GIRDENI CLAUDIO TORINO 07/06/1975 17 GIUSTI GIORGIA ROMA 13/09/1968 18 GRIMALDI GIUSEPPE CARINOLA 22/08/1959 19 MAGNOLFI ANDREA ROMA 07/05/1968 20 MARTIRE FRANCESCO MARIO SAN GIOVANNI IN FIORE 20/11/1950 21 MONTEREALI DONATELLA ROMA 23/11/1959 22 NAPOLEONI ANDREA TIVOLI 01/07/1969 23 ORSOMANDO SALVATORE CERVETERI 05/07/1966 24 PISANI CARLA ROMA 13/02/1961 Cognome e nome Luogo e data di nascita 25 QUONDAMCARLO CINZIA ROMA 21/05/1955 1 SIMEONI MATTEO CRIETI 15-11-1979 Lista Storace - Viterbo e provincia Cognome e nome Luogo e data di nascita 1 CIRIONI MASSIMO CIVITA CASTELLANA 04/08/1950 2 BELARDINI RITA ACQUAPENDENTE 26/08/1950 Lista Storace - Rieti e provincia 7 Domenica 17 febbraio 2013 Elezioni Mentre si recava a Capranica per un incontro elettorale è avvenuto lo scontro Teodoro Buontempo coinvolto in un incidente, ma sta bene “Per fortuna andavamo piano. Un’auto è uscita a luci spente da un parcheggio. L’urto frontale è stato inevitabile”, è il commento del capolista alla Camera dei Deputati enerdì scorso il presidente nazionale de La Destra e capolista alla Camera dei Deputati nel collegio Lazio 2, Teodoro Buontempo, mentre si recava a Capranica, in provincia di Viterbo, per un incontro elettorale è rimasto coinvolto in un incidente stradale sulla Cassia. L’esponente de La Destra – scortato dagli agenti della Digos – era in macchina con il segretario provinciale del partito Andrea Scaramuccia quando l’auto è stata colpita da un’altra vettura guidata da un polacco. Immediato l’intervento della Croce rossa, dei Carabinieri, la Polizia e dei Vigili del Fuoco sul luogo del sinistro. Buontempo e Scaramuccia sono stati accompagnati all'ospedale di Belcolle. Nelle ore successive all’incidente, la polstrada è riuscita ad individuare il conducente che si era dato alla fuga e – secondo indiscrezioni - l'uomo alla guida era ubriaco. “Per fortuna andavamo piano – ha spiegato il presidente e capolista de La Destra nel collegio Lazio 2 Buontempo – ma un’auto è uscita a luci spente da un parcheggio. L’urto frontale è stato inevitabile”. Un trauma cranico e molti lividi, ma Buontempo si è dimesso volontariamente dall’ospedale: “Ho rifiutato il ricovero. Non volevo fare preoccupare la mia famiglia. Dovrò portare il collarino. E poi ci sono le elezioni: non potevo mancare stasera (venerdì, ndr) ad una cena con quattrocento persone”. Giuseppe Sarra V Lombardia: la sovranità nazionale il tema caldo delle elezioni Sit-in a piazza Affari “Più forti dei poteri forti”, lo slogan dell’iniziativa voluta dai militanti del partito di Storace davanti alla Borsa rosegue la mobilitazione de La Destra in vista delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. A Milano - martedì prossimo alle 10 e 30 in piazza Affari – i militanti del partito di Francesco Storace hanno organizzato una iniziativa dallo slogan “Più forti dei poteri forti”. “Sentiamo il bisogno – ha dichiarato il segretario regionale de La Destra Eliana Farina - di riempire questa campagna elettorale dei contenuti, noi che possiamo. Visto che i mass media non ci aiutano come dovrebbero – ha aggiunto - prendiamo un luogo simbolo dello strapotere finanziario a danno dei cittadini per ribadire il bisogno che sentiamo di essere Sovrani in un paese Sovrano”. Per il candidato alla Camera dei Deputati in Lombardia 2, Alessandro Nardone, “il presidio di martedì prossimo ha lo scopo di mettere in evidenza la gravissima invasione di campo dell'economia rispetto alla politica”. E aggiunge: “Riteniamo che Mario Monti - ed insieme a lui tutti quelli che lo spalleggiano, compreso Bersani, che ha già fatto intendere che dopo le elezioni si alleerà con lui - non sia altro che una protesi dei "poteri forti" che hanno imbastito ad hoc la crisi economica, facendo pagare il conto (salatissimo) ad i ceti medio-bassi”. “Io, e tutti noi de La Destra di Francesco Storace, intendiamo dire no a tutto questo – ha sottolineato il candidato a Montecitorio affermando a chiare lettere che l'Italia deve riconquistare quella sovranità nazionale e popolare che, invece, Monti e la sinistra hanno intenzione di dismettere del tutto”. G.S. P LA PROPOSTA DEL CANDIDATO CONSIGLIERE ALLA PISANA SERGIO MARCHI Laboratorio Patto Nazionale Santori: La Destra può diventare un punto di riferimento talia e Regione sovrane, bipolarismo, diritto alla vita, giustizia sociale, legalità, il ritorno delle identità e del territorio, stato “respublica”, presidenzialismo ed Europa. Questi i “comandamenti” del manifesto “Ora destra.. punto e a capo” – presentato nel comitato elettorale del candidato alla Presidenza della Regione Lazio Francesco Storace - del Laboratorio Patto Nazionale. "In questo momento di frantumazione della destra – ha spiegato il membro del Laboratorio e candidato al Consiglio regionale del Lazio Fabrizio Santori - il nostro partito può diventare un punto di riferimento per chi considera alcuni valori non negoziabili. Subito dopo le elezioni – ha aggiunto dovrà attivarsi una nuova generazione e classe dirigente, basata sul merito e sul rapporto vero con il territorio". Per Francesco Storace, ''il documento presentato va ad affiancare il manuale della sovranità de La Destra frutto della riunione a Subiaco. Serviranno per discutere diversi temi. C'è fiorire di iniziative e c’è voglia di rappresentare più che governare e credo – ha sottolineato - questo sia un bel segnale che arriva dal mondo della destra''. Chiaro l’appello del leader de La Destra agli elettori del vecchio Msi e di An: ''Quello che chiedo è dateci un mandato costituente per la nuova grande destra di domani e per tentare di rimarginare la ferita inflitta da Fini''. I Palermo “Prima delle banche, gli italiani”. L’iniziativa promossa da Musumeci uesta mattina – alle ore 10 e 30 presso l’ex Jolly Hotel di Palermo (al Foro Italico) - si terrà la manifestazione politica de La Destra dal tema “Prima delle banche, gli Italiani”. Durante l’evento saranno esposte le battaglie sociali che il partito di Francesco Storace ha intenzione di portare al centro del dibattito politico e all’interno delle aule parlamentari, con particolare riferimento alla famiglia, al lavoro giovanile e al rilancio delle piccole e medie imprese. Durante l’incontro interverranno il vicesegretario nazionale de La Destra e capo dell’opposizione all’Ars, Nello Musumeci, il segretario e deputato regionale del partito, Gino Ioppolo, il capolista della Camera dei Deputati in Sicilia 1, Filippo Cangemi, e il numero 1 al Senato, Enrico Trantino. Q Roma Iorio: “Dopo mesi di lotte consegnati 42 alloggi popolari” Questa mattina (ieri, ndr) dopo mesi di mobilitazioni, iniziative, proposte politiche e battaglie in Campidoglio, 42 famiglie italiane in emergenza abitativa hanno ricevuto assistenza alloggiativa”. Lo dichiara in una nota il candidato de La Destra al Consiglio regionale del Lazio Alfredo Iorio. “Oltre la campagna elettorale c'è sempre la nostra quotidiana militanza politica fatta di idee, lotte e sacrifici – ha sottolineato Iorio - per conquistare quei diritti che troppo speso vengono calpestati, come quello di avere un tetto. Oggi a Roma e nel Lazio avere una casa è diventato un privilegio, è necessario cambiare rotta". “ Il Quoziente Lazio per un fisco a misura di famiglia l Quoziente familiare regionale per sostenere le famiglie del Lazio. Questa la proposta del candidato de La Destra al Consiglio regionale del Lazio, Sergio Marchi: “Una svolta storica nelle politiche familiari della Regione. Per la prima volta – ha spiegato il candidato consigliere - si farà qualcosa di concreto per il quoziente familiare, in linea con il Quoziente di Roma: aumenteranno le agevolazioni per tutte le famiglie con figli, in particolare per quelle numerose e con anziani a carico”. Secondo Marchi, “potrebbe essere un messaggio forte anche a livello nazionale. Da anni lo richiedono le asso- I ciazioni familiari, non solo quelle delle famiglie numerose, ma anche le 48 realtà del Forum per le Associazioni Familiari”. Per il candidato de La Destra, “il reddito familiare è una condizione che va affrontata con l’effettivo carico dei membri. Trentamila euro possono essere molti per un single ma sono drammaticamente pochi per una famiglia con quattro figli o con persone anziane o disabili da accudire”. Inoltre, ha sottolineato Marchi, “il Quoziente Lazio come quello di Roma Capitale, alleggerirà la pressione fiscale a favore di tutte le famiglie più svantaggiate. E’ un processo di equità finanziaria – ha aggiunto - a misura di famiglia calcolato rigorosamente secondo modelli economici fondati e ben pensati”. Duro l’attacco ai provvedimenti della giunta Pizzarotti a Parma. “Non si tratta, quindi, di ‘mancati introiti’ per l’amministrazione – ha evidenziato - come invece affermano i grillini che a Parma in questi giorni hanno cancellato a colpi di delibera e senza alcun dibattito nell’aula consiliare il quoziente familiare introdotto dal centrodestra. E’ questa la linea del Movimento Cinque Stelle del Lazio per sostenere le famiglie della nostra regione?”. 8 Domenica 17 febbraio 2013 Italia Report shock degli agenti immobiliari: e Roma paga pesantemente pegno Imu, tasse e crisi: ormai non si vende più un alloggio In picchiata sia i prezzi che le compravendite Eppure il mattone è ancora un investimento sicuro n report realizzato dalla federazione degli agenti immobiliari (Fiaip) ha messo in luce la drammatica situazione anche per quel che riguarda il mercato immobiliare. Una calata a picco inesorabile che non accenna a placarsi. Nel 2012 infatti i prezzi delle abitazioni sono scesi dell'11,98% e le compravendite dell’11,22%. Un trend che non si arresterà nel 2013, dal momento che l’anno corrente, sempre secondo le stime, si concluderà sule stesse cifre di quello passato, salvo una piccola ripresa nel secondo semestre. Sono ben 1.200.000 gli immobili invenduti, una cifra paurosa. Un’intera metropoli di case senza acquirenti. Quali le cause? Le solite: Crisi economica, difficoltà nel reperire e crediti e soprattutto una pressione fiscale che “è la più alta d’Europa”. Da non sottovalutare anche il mancato adeguamento dei prezzi all’attuale contesto da parte dei venditori ancora ancorati ai valori del 2007. Altri tempi, altre disponibilità. Prezzi giù quindi in tutto il bel paese, a contendersi il primato sono le città del centro. In vetta alla classifica troviamo Pe- U DA ROMA E DAL LAZIO La ricerca Casa, dolce casa In Italia ci sono oltre 1 milione e duecentomila abitazioni invendute e la situazione rischia di peggiorare. Le banche non prestano più e gli effetti si ripercuotono negativamente sul settore dell’edilizia. Altro che patrimoniale… rugia in cui si registra il calo di valore più marcato (-17,13%), mentre a contendergli il primo posto troviamo proprio la Capitale con il -15%, e via via tutte le altre: Milano 14,23, Torino -13,75 etc. Fanalino di coda, Taranto con appena un – 2%. Il crollo del mercato e delle domande di acquisto si traducono inevitabilmente in un aumento delle domande di affitto. La locazione – spiega il presidente della Federazione agenti immobiliari, Paolo Righi - viene scelta soprattutto da giovani e famiglie che non sono in condizione di comprare, per metterli in condizione di acquistare si potrebbe tornare a contratti di affitto con riscatto dopo 30 anni”. Contratti in aumento quindi del 3,21% nel 2012 e prezzi in calo del 5,6%. In conclusione, a cosa porterà questa crisi del mercato immobiliare? La Fiap esclude che ci si possa trovare in prossimità di una bolla immobiliare. Gli italiani continuano a investire nel mattone. Il mattone infatti rende, sempre secondo la federazione di immobiliaristi, “più di qualsiasi altro investimento”. Ugo Cataluddi Maxi sequestri di marijuana a Roma e Viterbo: in tutto otto chili di stupefacente Gli albanesi hanno “l’erba” più verde re albanesi, otto chili di marijuana. Una discreta quantità che stava per raggiungere il mercato dello spaccio di Roma e del Lazio, e che fortunatamente è stata intercettata in due diverse operazioni dalle forze dell’ordine. Il primo sequestro è avvenuto in treno. Un cittadino albanese residente ad Ostia, è stato fermato venerdì dagli agenti della Polfer di Orte. Il blitz è scattato intorno alle 11.45 quando gli agenti sono intervenuti a bordo del treno RV 2310 (Roma Termini-Firenze Santa Maria Novella). Gli operatori di polizia hanno controllato un uomo, risultato poi essere di nazionalità albanese e colpito da una nota di rintraccio per notifica di provvedimenti. Durante il controllo, raccontano dalla Polfer, “l’uomo sembrava molto nervoso e continuava a osservare il proprio bagaglio posizionato T sulla cappelliera, nello scompartimento che occupava da solo”. Nel momento in cui gli agenti lo invitavano a scendere dal treno per gli atti del rintraccio, l’uomo è uscito lasciando il proprio borsone scuro di tela poi recuperato dai poliziotti. Gli agenti hanno quindi ispezionato il borsone e ritrovato al suo interno quattro grossi involucri pieni di “erba”. L’uomo, a quel punto, si è arreso all’evidenza ed ha parlato di essere stato incaricato del trasporto da un uomo di nazionalità rumena che, dietro la promessa di lauto compenso, lo invitava a recapitarlo in Toscana. Il corriere, dopo le formalità di rito, è stato arrestato e portato nel carcere di Mammagialla a Viterbo a disposizione del pm di turno, Stefano D’Arma. L’altro sequestro è avvenuto in pieno centro. I carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia Roma Centro hanno sequestrato 2 chilogrammi di marijuana a due albanesi di 20 e 23 anni che sono stati arrestati con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. I militari sono arrivati ai pusher grazie ad una meticolosa attività di pedinamento di alcuni noti assuntori di droghe. Li hanno seguiti fino al loro appartamento di piazza Tommaso de Cristoforis, in zona Portonaccio, dove è scattato il blitz. Nel corso della perquisizione domiciliare i carabinieri hanno trovato l’ingente quantitativo di marijuana suddivisa in due panetti. E' stato inoltre trovato e sequestrato denaro contante, ritenuto provento dell’attività di spaccio. I pusher, già conosciuti alle forze dell’ordine, sono stati portati nel carcere di Regina Coeli a disposizione dell’autorità giudiziaria. Guidonia Ruba un furgone per disabili. Arrestato dai carabinieri eanche un briciolo di pietà lo ha fermato dal suo intento criminale. E così ha rubato un furgone per il trasporto disabili a Villalba nel comune di Guidonia Montecelio (Roma), per smontarlo è farne N pezzi di ricambio da vendere al mercato nero. La buona notizia è che a due giorni dal furto il responsabile è stato arrestato. I carabinieri della tenenza di Guidonia sono riusciti ad individuare il luogo dove era stato portato l'automezzo rubato, che già era stato in parte smontato. Gli stessi carabinieri fanno sapere che dopo due giorni di ininterrotti servizi di osservazione svolti nei pressi di un casolare nelle campagne della località Corcolle del Comune di Roma, hanno fermato J.D., 27enne romeno, che stava portando un altro veicolo rubato, in quella che ormai era stata trasformata in officina per sezionare i furgoni. Sono stati rinvenuti altri due veicoli provento di furto. L'uomo è stato arrestato e trattenuto presso le camere di sicurezza dell'Arma in attesa del giudizio direttissimo. Sanità: i vertici della congregazione lanciano un altro grido d’allarme Appello al Vaticano per salvare l’Idi vertici della congregazione Figli dell'Immacolata Concezione, proprietaria dell'Idi, hanno chiesto un intervento concreto del Vaticano, per salvare l’istituto dalla crisi che lo sta lentamente affossando e con esso anche i suoi oltre 1.400 dipendenti. Lo fanno attraverso una missiva inviata direttamente al Cardinal Tarcisio Bertone, colui che assumerà i poteri del Papa dimissionario fino al conclave, in qualità di camerlengo plenipotenziario. Una lettera in cui si sollecita lo stato pontificio a scongiurare il commissariamento dell’istituto e la relativa messa in mobilità dei suoi lavoratori. E allo stato attuale delle cose l’appello a Bertone rappresenta l’unica speranza per tutta questa gente che rischia di pagare colpe non proprie, bensì di un’amministrazione sbagliata, condita da sprechi e malaffari e che ora per risanare si scaglia contro chi non ha mai fatto mancare la propria professionalità e la propria abnegazione. I Neanche quando all’orizzonte non vi era alcuna prospettiva. Il segretario di Stato pare che non sia rimasto indifferente alle richieste e si sia prontamente attivato per salvaguardare quella che a tutti gli affetti rappresenta un’eccellenza in campo dermatologico e i suoi lavoratori. Intanto Donato Menichella, segretario nazionale dell’Anmirs, il sindacato dei medici degli ospedali religiosi, ha spiegato che il 4 e il 7 febbraio sono state inviate al Tribunale fallimentare due istanze. “La prima – spiega - per raccomandare al giudice Lucia Odello una sorveglianza più stretta a tutela della par condicio fra i creditori; la seconda per segnalare l'illegittimità della procedura dei licenziamenti perché qualsiasi atto straordinario va autorizzato dal presidente del tribunale fallimentare". Le stesse sono state inviate anche alla Procura della Repubblica. U. Cat. 9 Domenica 17 febbraio 2013 Dall’Italia Dopo 23 anni di silenzio si rompe il velo sull’agghiacciante verità Ammazzati per coprire il più infame dei delitti Due fratelli in carcere: avevano ucciso la madre della bambina che uno di loro aveva stuprato e il suo compagno per farli tacere ccisi per coprire uno stupro: la verità 23 anni dopo il duplice delitto. Con questa accusa, a Castelvetrano (Trapani), ieri sono finiti in manette Giuseppe e Michele Claudio Vaiana. Due fratelli di Campobello di Mazzara, colpevoli, secondo gli inquirenti, di aver ucciso, il 24 agosto 1990 in un ovile di contrada Dionisio la sorella Caterina Vaiana, 33 anni, e il suo amante Paolo Favara di 30 anni, per coprire la violenza sessuale sulla nipote. Giunge così a conclusione un’indagine archiviata alcuni anni dopo il delitto e riaperta solo tre anni fa. Quello zio che l’aveva stuprata quando era solo una bambina, imponendole il silenzio, dieci anni dopo ha ucciso la madre e il suo compagno sotto i suoi occhi. Enza Margiotta aveva sei o sette anni quando subì la più brutale delle violenze, sedici quando assistette all’omicidio, 38 quando - sotto la spinta di un altro ragazzo, il figlio del compagno della madre, assetato di giustizia si è decisa a parlare svelando per la prima volta quell’inconfessabile segreto ai magistrati della Procura di Marsala. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, Caterina Vaiana aveva abbandonato il marito - dal quale aveva tre figli per Paolo Favara. Questi, nello stesso tempo, aveva intrecciato una relazione con la sorella minore della donna, Francesca, che rimase incinta. A questo punto, la famiglia Vaiana obbligò Favara a sposare Francesca. Ma, dopo il matrimonio e la nascita di tre figli, l’uomo riprese la relazione con Caterina. L’intento di insabbiare lo stupro sarebbe tra i moventi del delitto, maturato in un contesto familiare molto intrecciato e U percorso da forti rancori. Enza, prima del delitto, era stata accompagnata dalla madre dal ginecologo. Appena tre giorni prima aveva confessato in lacrime di essere stata violentata dallo zio quando era piccola e la donna, incredula, aveva minacciato di denunciare il fratello se il medico avesse confermato la perdita della verginità della figlia. Colpa che, invece, la famiglia tentava di attribuire all’odiato Paolo, compagno di Caterina. Dal ginecologo, la mattina del 24 agosto del 1990, Caterina ebbe la tragica conferma: Enza era stata violentata molti anni prima. Un responso atteso con grande apprensione da tutta la famiglia, che Caterina aveva “convocato” per la sera. Ma a quell’incontro, la ragazza non arrivò mai: due colpi di fucile la centrarono in faccia mentre accanto a lei cadeva il giovane compagno, Paolo. È un racconto agghiacciante ma liberatorio quello che, 23 anni dopo, Enza Margiotta un marito e due figli - ha fatto al pm di Marsala Dino Petralia: “Confesso che da piccolina sono stata violentata da mio zio ‘Peppe’. Un giorno, trovandomi da sola a casa, mi prese con forza e, scaraventandomi sul letto, mi penetrò con violenza. Io piangevo, ma non capivo cosa mi stesse accadendo. Soltanto dopo, in età più matura, compresi ciò che mi aveva fatto, capendo anche di aver perso la verginità in quell’occasione. Avevo sei-sette anni e lui mi impose di non dire nulla a nessuno. Quando mia madre e Paolo iniziarono la loro relazione, sempre lo zio Peppe mise in giro la voce che io e Paolo avevamo rapporti sessuali, voleva addossare su di lui la responsabilità e così mia madre decise di farmi visitare. Fu allora, circa due, tre giorni Brembate Yara, riesumato il corpo del padre del presunto killer ossibile svolta nelle indagini sul sequestro e l'omicidio di Yara Gambirasio. La Procura della Repubblica di Bergamo ha disposto la riesumazione della salma di quello che si ritiene essere il padre dell'assassino, Giuseppe Guerinoni. Le indagini sul Dna ritrovato sul corpo della ragazzina hanno infatti portato a ritenere che il padre dell'omicida sia un autista di Gorno, in Val del Riso, morto nel 1999. Un figlio che però l'uomo avrebbe avuto al di fuori del matrimonio, con una donna di cui non si è ancora scoperto l'identità. Su pressione del perito di parte in vista della chiusura delle indagini prevista per il 26 febbraio, la Procura ha quindi deciso di riesumare la salma dell'uomo, per poter prelevare dei campioni di Dna ed essere sicuri della validità della pista. L'operazione, prevista per la prossima settimana, è necessaria per prelevare un campione biologico e confrontarlo con il Dna che l'assassino ha lasciato sugli slip della giovane ginnasta di Brembate di Sopra rapita e uccisa il 26 novembre 2010 e ritrovata tre mesi dopo. P prima del delitto, che decisi di confidarle la violenza subita. Pensavo che la visita avrebbe svelato la mia verginità perduta e quindi volevo che mia madre lo sapesse prima da me”. Poi l’incredibile confessione: “Ammetto di avere sospettato dello zio Peppe per l’omicidio di mia madre e di Paolo. Se prima d’ora non ho detto le cose che oggi ho riferito è dipeso dal fatto che mi vergogno molto di ciò che è successo e ho cercato, fino all’ultimo, di dimenticare tutto. Ma non ce l’ho fatta. Il dolore, l’odio, è ancora troppo forte”. Una storia scioccante, da bri- La storia Incredibile intreccio di violenza e prevaricazione a Castelvetrano, centro del Trapanese. La colpa riemerge alla luce grazie al coraggio della vittima, oggi adulta, di un caso di pedofilia che ha tenuto nascosto a lungo, sperando di dimenticare vidi. Dove i colpevoli non sono solo i due arrestati, ma gran parte del nucleo familiare della Margiotta. Enza, infatti, non è stata la sola a portarsi dietro il terribile peso di questo segreto. Sapevano le sue sorelle, sapevano le zie e gli zii. Anche la vecchia nonna Rosa, oggi morta, sapeva che ad ucci- Pordenone Firenze Udine Direttrice di banca svuota il conto di due anziani Lascia la figlia in auto e va a giocare Muore sulla tomba del fratello a approfittato della fiducia che due anziani clienti avevano riposto in lei e, forte del suo ruolo da direttrice di banca gli ha "svuotato" il conto. È successo a Pordenone. La direttrice è stata denunciata dalla Guardia di Finanza di Pordenone, che ha accertato numerosi prelievi, all'insaputa dei due coniugi, nell'arco di un biennio e a più riprese per oltre 78.000 euro. Solo nel 2011 i due anziani, per un caso fortuito, hanno ricevuto l'estratto conto accorgendosi così dell'esistenza dei prelievi dei contanti e di un ammanco di 51.300 euro. Era stata proprio la direttrice ad avere eseguito di sua iniziativa diversi prelevamenti di contanti, ma solo alcuni di essi erano stati da lei ripianati. La banca ha comunque provveduto a risarcire i due coniugi con gli interessi. H a abbandonato la figlia di dieci mesi in auto per circa un'ora, per andare in una sala scommesse. È accaduto venerdì pomeriggio a Sesto Fiorentino (Firenze). Il padre della piccola, un cinese di 38 anni, è stato denunciato dalla polizia per abbandono di minori. A dare l'allarme sono stati dei passanti, che, intorno alle 17, hanno bloccato una volante riferendo agli agenti che una bambina molto piccola stava dormendo sul sedile posteriore di una Toyota Prius parcheggiata in piazza del Mercato. Subito sono scattate le ricerche per risalire al proprietario della vettura. Dopo un quarto d'ora circa, un uomo è uscito dalla vicina sala scommesse e ha tentato di giustificarsi davanti agli agenti, dicendo di essersi allontanato solo per pochi minuti, per andare in bagno. In tasca invece aveva ricevute delle puntate fatte un'ora prima. H morta al cimitero, a pochi metri dalla tomba del fratello. È successo a Villa Santina, un paesino della Carnia, dove A.B., 80enne, viveva da sola. Non si era mai rassegnata alla morte improvvisa del fratello, alcuni anni fa, e da allora, ogni mattina, verso le 6, si incamminava a piedi per circa un paio di chilometri e raggiungeva il cimitero per fagli visita. Lo ha fatto anche giovedì. Improvvisamente però, mentre stava davanti alla tomba del suo congiunto, si è sentita male. Ha cercato di raggiungere l'uscita nella speranza che qualcuno la aiutasse. Ma non ce l'ha fatta: ha fatto alcuni passi tra la neve, alta circa mezzo metro, perdendo anche le scarpe durante il tragitto, poi, stremata, si è accasciata a terra. La temperatura rigida, -7 gradi, non le ha lasciato scampo. A ritrovarla, nel pomeriggio, un operaio. È dere sua figlia Caterina erano stati altri due dei due figli: scrisse il loro nome su una lettera. Che oggi gli inquirenti cercano per mettere il suggello definitivo alla vicenda di Paolo e Caterina, impunita e insabbiata per ben 23 anni. Federico Colosimo Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) 06 94546475 10 Domenica 17 febbraio 2013 Gabriele Marconi “Le stelle danzanti” Libr...ando a destra Quei “disertori in avanti” che fecero l’impresa di Fiume Marinetti, D’Annunzio e un tipo umano eterno riprendono vita nelle agili e appassionanti pagine del romanzo edito da Vallecchi S iamo giunti all’ultimo appuntamento di questo primo ciclo della rubrica “Libr…ando a destra”. Il libro che vi proponiamo oggi è un’opera letteraria di GabrieleMarconi dal titolo “Le stelle danzanti”. Parliamo oggi di D’Annunzio, di un mondo nuovo e speciale, un mondo in cui Gabriele ci trascina, un mondo ancora diverso da tutti gli altri in cui lo stesso autore ci ha già portati: questa volta siamo nell’epoca postbellica, e siamo a Fiume. “L’epoca è diversa – dice Marconi – ma l’epos è lo stesso”. E allora andiamo a conoscere questo lavoro, andiamo ad eviscerarne i punti in comune e quelli nuovi, rispetto alle produzioni che abbiamo conosciuto nelle precedenti puntate. “Ho raccontato l’impresa fiumana, ho dunque raccontato una generazione. Ma non solo quella in particolare, ho raccontato una generazione eterna: la generazione di quelli che alla chiamata rispondono “presente” da sempre e per sempre, attraverso tutte le epoche e tutte le generazioni. In questo senso è sempre lo stesso “tipo umano” che racconto. Quindi facciamo un balzo nel tempo, ma portandoci appresso quel retaggio culturale e sociale che abbiamo già raccontato. Qui siamo agli inizi del ‘900, è appena finita la grande guerra. Si nota, nelle varie opere di Gabriele, un’aderenza, anche nel modo di esprimersi, come pure nella scelta dei personaggi, all’epoca ed al contesto sociale che l’autore di volta in volta ci propone. Immagino anche un certo lavoro stilistico e linguistico… “Il linguaggio è anche un pochino più moderno, a dire il vero, ma non più di tanto. Basta vedere “La grande guerra”, la cui sceneggiatura fu scritta con l’aiuto di gente che quei giorni li aveva vissuti. Piuttosto quel linguaggio, che potrebbe sembrare moderno, in realtà lo è anche perché il loro modo di esprimersi non è molto lontano da quello nostro di oggi.” Anche l’alternanza dei vari dialetti è interessante: del resto parliamo di soldati, quindi di persone provenienti da varie parti d’Italia, ciascuna con le sue caratteristiche dialettali a volte anche piuttosto spiccate . L’attenzione linguistica dell’autore sulle inflessioni dialettali è molto precisa. L’atmosfera di questo romanzo è particolare: siamo all’indomani della Grande Guerra, quindi siamo in un momento storico del tutto speciale, in cui si alternano i dolori per le gravi perdite umane subite ma anche le emozioni per la vittoria finale. Ma non solo: le soddisfazioni derivate da questa vittoria, le ambizioni, però, spesso erano frustrate, e colpisce la veemenza di questi giovani, reduci dal fronte, che scalpitano dal desiderio di gettare il cuore oltre l’ostacolo e quindi dalla voglia di Fiume. “I personaggi raccontano proprio questo stato d’animo: Marco e Giulio, la cui amicizia si è formata nei battaglioni d’assalto, sono i protagonisti di questo libro. L’inquietudine di questi giovani dipende proprio dall’amarezza nel vedere i Francesi, vincitori, accolti dall’entusiasmo popolare e gli Italiani, vincitori anch’essi, tornare di notte, di nascosto, per evitare provocazioni. Per loro è assurdo: hanno gettato il loro sangue per anni in una guerra terribile, ed ora sono costretti a rientrare a casa di nascosto per non provocare le ire degli antimilitaristi. Per loro è intollerabile, si sentono non vittime ma persone attive e propositive, quindi non ci stanno, e Fiume è l’occasione per riscattare la loro voglia di fare. Dall’altra parte c’è la nascita della giovinezza: per la prima volta nella storia i giovani comprendono di poter intervenire da protagonisti nella storia della Patria, e questa coscienza prende vita proprio dentro i battaglioni d’assalto, che segnano uno spartiacque nel modo di fare la guerra. Prima c’era la guerra di frontiera, che troppi morti aveva causato. I battaglioni d’assalto, che trovavano la loro ragion d’essere nella spavalderia, nell’energia e nell’impeto della giovinezza per una guerra, quindi, di movimento, forgiano una generazione diversa: questi giovani sanno di poter fare e dire qualcosa di diverso e di nuovo. E lo fanno a Fiume. Prima di allora non esisteva una generazione di giovani tale da scendere in piazza per dire la sua, Fiume fu l’inizio di una nuova epoca, qui si assume la coscienza generazionale, che si sublima grazie alla vicinanza dei grandi, D’Annunzio in testa. A Fiume poi l’alchimia tra l’energia nuova della gioventù che si fonde con la visione del futuro data dalla sapienza dei poeti e degli artisti, presenti in massa, crea qualcosa di completamente nuovo. Pensiamo ad un’eruzione vulcanica: c’è il magma ribollente, nel sottosuolo, che nel suo passaggio fonde insieme dei materiali diversi; quando il vulcano erutta questo magma diventa un minerale, a contatto con l’aria e con l’acqua, creando un cristallo completamente nuovo, diverso dai precedenti. Ecco cosa accadde a Fiume, fu possibile vedere i colori del futuro: il Novecento nasce lì. C’è un passaggio in cui un personaggio dice: “A Fiume ci si va perché è giusto. Perché se hai un briciolo di cuore in petto non puoi non andarci. Ma poi ci pensi? Qualche migliaio di uomini che tiene testa al mondo intero”. Fiume era per loro un’occasione incredibile, nacque come una rivolta di rivendicazione nazionale. Fiume era stata presa dai legionari di D’Annunzio con l’aiuto della Legione Volontari Fiumani, e divenne pian piano un laboratorio rivoluzionario dove c’erano tanti personaggi che crearono quell’alchimia. D’Annunzio e Marinetti (che rimase solo un paio di mesi, perché due galli nello stesso pollaio, con D’Annunzio, non potevano restare troppo a lungo) prima di tutto. Marinetti li chiamò con una definizione che rimase nella storia: “disertori in avanti”, perché i disertori nella loro definizione classica, mentre i compagni andavano avanti, rimanevano indietro. A Fiume accadde il contrario: essi andarono laddove gli altri non osavano andare. Ma perché questo titolo: “le stelle danzanti”? “Perché a Fiume era un caos, c’erano personaggi di ogni tipo a creare quel cristallo meraviglioso. Artisti, rivoluzionari, mestatori nel torbido, spie, puttane, di tutto, nel bene e nel male. C’era il caos, ma era un caos fertilissimo, e da quel caos, come disse Nietzsche, nacquero le stelle danzanti. I legionari fiumani furono le stelle danzanti generate dal caos di Fiume. Inoltre l’insegna della Reggenza del Carnaro era costituita dalle stelle dell’Orsa Maggiore, che indicano la strada per la stella polare.” Un altro passaggio merita di essere evi- denziato:“Di quei briganti Romolo fece una comunità. E da quel momento sparirono i singoli e nacque una fratellanza d’armi che ha cambiato il mondo”. In due righe tanto da dire: questo senso della fratellanza, che è una costante nella poetica marconiana, ma anche la romanità: Romolo, da una turba informe, fa nascere la più grande civiltà del mondo. Quanta romanità c’è in te e quanto pensi che sia ancora importante questo concetto? Innanzitutto la generazione eterna: il tipo umano, quello che risponde alla “chiamata” è sempre lo stesso, quelli che stavano con Romolo sono gli stessi che stavano a Fiume, siamo noi, e saranno quelli che verranno. Poi il concetto stesso di “romanità”, che non è l’intelligenza, o la straripante prestanza fisica, ma è il carattere granitico. La caratteristica dei Romani, che gli consentì di conquistare il mondo, è il carattere granitico: portavano a termine quello che dicevano di voler fare ad ogni costo. Ecco: il “tipo umano”. Per i Romani gli eroi sono Orazio Coclite, Muzio Scevola … persone che mantengono la parola data a costo di tutto e di tutti. La parola del Romano è una, e solo una. Rifarsi a questa categoria significa sapere che bisogna meritarsela attraverso un cammino che è eterno. Chi ha letto Evola lo sa. Bisogna essere coscienti che si da un riferimento e che ci si arriva con un cammino infinito che va affrontato con umiltà. Ancora un passaggio significativo: “Ci fu un attimo di silenzio di quelli che solo i grandi amici non hanno bisogno di riempire, perché per loro e soltanto per loro sono già pieni di cose, vissute e sentite insieme”. Torna qui il tema dell’amicizia, della fratellanza di valori. Un tema che è ovunque nel libro, e in tutti i tuoi libri. Si, perché è qualcosa che ho avuto la fortuna di vivere profondamente. E’ un sentire comune che diventa carne, non c’è niente di più luminoso, insieme all’amore, che possa capitare ad un essere umano. E’ quello che fa del proprio passato un ricordo piacevole anche nel dolore. L’amicizia salva, rimane, ed è qualcosa di meraviglioso. E poi tanto dannunzianesimo e tanto futurismo. Tanto da pervadere le pagine di questo bel romanzo che vale davvero la pena di leggere. Nel video servizio che trovate nella sezione video del portale, potete ascoltare l’intervista integrale a Gabriele Marconi. I nostri incontri di questo primo ciclo di “Libr…ando a destra” si concludono qui. Saremo ancora insieme nei prossimi mesi con altre produzioni letterarie ma non solo. In questa sede mi fa piacere ringraziare tutti coloro che hanno collaborato a questa iniziativa: i nostri operatori di macchina Emilio Mellone, Riccardo Zuffellato e Marco Buonasorte, la nostra fotografa Claudia Consentino, la nostra consulente Cristina Di Giorgi, gli autori che ci hanno messo a disposizione le loro opere musicali: Skoll e Gabriele Marconi, la Redazione del Giornale d’Italia nel suo insieme, con riguardo speciale a Micol Paglia e Carola Parisi per il bel lavoro di squadra di questi mesi. Ed infine tutti i nostri ospiti, che hanno messo a nostra disposizione il loro tempo e le loro preziose opere letterarie. Emma Moriconi 11 Domenica 17 febbraio 2013 Cinema Il mito di Mia Martina continua a essere motivo di attrazione per pubblico e critica Il favoloso mondo di Mimì Da kermesse canore a libri e cd: la discografia e il pubblico italiano non abbandonano una grande donna e cantante U n grande successo di critica e di pubblico per il Premio Mia Martini: così anche quest’anno torna la kermesse con l’edizione 2013. Patrocinato dalla Regione Calabria, assessorato al Turismo, Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria e Comune di Bagnara Calabra, il premio Mia Martini, fu istituito per la prima volta nel 1995 a Bagnara Calabra (RC), città natia della grande interprete della Canzone Italiana, per volontà del regista Nino Romeo, per ricordare l’amica scomparsa e promuovere la cultura della musica, dando ai giovani la possibilità di cimentarsi e incontrare rappresentanti del settore. Anche quest’anno le audizioni a Lecce sono organizzate da Serena Quarta, cantante e studentessa del Conservatorio di Monopoli. Dopo aver partecipato al concorso nel 2010 vincendo il premio speciale MIGLIOR INTERPRETAZIONE, oggi Serena si dedica alla ricerca di talenti salentini da far partecipare al concorso. Da un paio di anni, oltre alla categoria “Una voce per l’Europa” che comprende i parte- cipanti dai 14 anni fino ai 45 anni, è stata creata una nuova categoria per i più piccini: Una voce per Mimì che comprende i partecipanti dai 4 anni ai 13 anni. Proprio in concomitanza col Festival esce una nuova opera letteraria dedicata alla travagliata vita di Mia Martini ripercorsa da Aldo Nove. “Mi chiamo…”, edito da Skira attraverso un linguaggio secco e poetico, traccia la vita di un’artista che tanto ha dato alla musica e al pubblico italiano e che però, nonostante tutto è rimasta vittima dei meccanismi sinistri dello star system. Dall’infanzia nel piccolo paese calabrese di Bagnara Calabra, al difficile rapporto con il padre, dalla scoperta dello straordinario talento al viaggio verso il Nord in cerca di successo, fino all’ascesa nel mondo delle celebrità. E ancora gli amori controversi e le dicerie che le rovinarono non solo la carriera ma soprattutto l’esistenza.“Mi chiamo… ” vuole raccontare con toni leggeri e pacati il mondo innanzitutto di una donna straordinaria dalle eccelse qualità canore: bellezza, fragilità e rigore, tutto racchiuso nel nome Mimì. Ad arricchire la gamma di successi di casa Bertè la certificazione della FIMI che con la doppia raccolta Il Meglio, fa conquistare post mortem il disco d’oro alla cantante. Pubblicato nel 2009, dopo l’inaugurazione del parco intitolato a lei, “Il Meglio di Mia Martini” dalla Edel, vanta un altro piccolo record: più volte, si è affacciato in classifica, catturando l’attenzione di un pubblico sempre appassionato. Una compilation fatta di brani più o meno conosciuti tratti dal repertorio di una voce incredibile e indimenticabile, con un booklet scarno e una copertina senza una immagine dell’artista. “Ormai ho 47 anni, ho poco tempo, non voglio fare più niente che non rimanga nella storia, lo faccio per voi, perché poi da cadavere valgo di più, i dischi postumi sono gettonatissimi. Quando non ci sarà più, la "Vostra Signora" farà i miliardi...”: profetiche sono state quindi le parole di Mia Martini se a distanza di tempo c’è ancora chi fa la fila per acquistare un suo disco o decide di canticchiare una sua canzone in primo piano sul proprio ipod. Francesca Ceccarelli L A V I TA E L E O P E R E D E L L A M A G G I O R E D E L L E S O R E L L E B E R T É Da “Minuetto” a “La nevicata del ‘56”: trentadue anni di sofferenze e successi Non solo italiano: ha interpretato in 6 lingue straniere diverse n nome diventato simbolo della bella canzone: quella vera e appassionata. Mia Martini, pseudonimo di Domenica Rita Adriana Berté di origine calabrese, ma di adozione romana è stata una delle più grandi interpreti che la musica italiana ha avuto il privilegio di avere. Sorella maggiore della più aggressiva e intraprendente Loredana, Mimì inizio la sua lunga e travagliata carriera nel 1963, grazie al lancio del produttore discografico e autore Carlo Alberto Rossi. Da ragazza yè-yè a vera e propria interprete nel 1971 quando accolse lo pseudonimo di Mia Martini. Oltre la collina, fu il suo primo album giudicato da molti uno dei migliori lavori mai realizzati da una donna e soprattutto all'avanguardia per il panorama dell’epoca. Solo pochi titoli per rendere l’idea: Piccolo uomo, Minuetto, Donna sola, Inno, Padre davvero, Per amarti, tutti testi accorati che tra riferimenti a fatti personali e intuizioni di alta sensibilità la consacrarono regina della musica italiana neglianni settanta, in concomitanza con un momento di grande popolarità nazionale e internazio- U nale. Il 1977 fu decisivo il sodalizio artistico e sentimentale col cantautore Ivano Fossati, il quale segnò per sempre il suo percorso umano e professionale, malgrado una relazione assai tormentata. Risale al 1982 invece la prima volta al Festival di Sanremo con E non finisce mica il cielo, che gli valsero un Premio della Critica ad hoc ancora oggi intitolato a suo nome. Una carriera, seppur in salita, ricca di soddisfazioni e successi fino all’arrivo di una serie di maldicenze a sfondo superstizioso che in seno allo stesso mondo dello spettacolo e addetti ai lavori la ostacolarono emarginandola per diversi anni fino al ritiro dalle scene verso la metà degli anni ottanta. Ma grazie al suo talento interpretativo, la cantante tornò alla ribalta riaffermandosi con un consenso ancora maggiore. Nel 1989 infatti partecipa al Festival di Sanremo col brano Almeno tu nell'universo, che oltre a divenire un classico, le restituì tutta la popolarità che meritava. Negli anni novanta è ancora protagonista di altri grandi successi come La nevicata del '56, Gli uomini non cambiano (presentati sempre a Sanremo) e Cu 'mmè, duetto storico con Roberto Murolo che rilanciò la canzone napoletana a livello nazionale. Una morte tragica e ancora tutta da chiarire pose fine alla vita di Mia Martini: a soli quarantasette anni fu trovata priva di vita nella sua abitazione dopo almeno due giorni dal decesso. Nel corso della sua carriera, durata ben trentadue anni, ha interpretato brani in lingua italiana, inglese, francese, spagnola, portoghese, tedesca e greca. Il bel canto di Mimì è stato poi motivo di ispirazione per i migliori autori e interpreti della musica italiana: Biagio Antonacci, Loredana Bertè, Claudio Baglioni, Gianni Bella, Lucio Battisti, Dario Baldan Bembo, Franco Califano, Mimmo Cavallo, Riccardo Cocciante, Paolo Conte, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Fratelli La Bionda, Ivano Fossati, Enzo Gragnaniello, Bruno Lauzi, Mango, Amedeo Minghi, Mariella Nava, Maurizio Piccoli, Stefano Rosso, Enrico Ruggeri, Shel Shapiro,Antonello Venditti. Tutti affascinati da quella voce piena di vita vissuta, di sofferenza e alla continua ricerca solo di amore. F. Ce. 12 Domenica 17 febbraio 2013 Sport Parte da New York, percorre la “rotta dell’oro” e polverizza ogni record. Ieri sera, alle 20 ora italiana, la certezza di aver centrato un altro successo da incorniciare Vela La grande traversata C’è anche un’Italia a gonfie vele Giovanni Soldini compie l’impresa: il suo Vol 70 Maserati ha toccato terra a San Francisco dopo 47 giorni, 3 ore e 2 minuti. Equipaggio trionfante iovanni Soldini ha compiuto l’ennesima impresa della sua fantastica carriera. Il suo Vol 70 Maserati è arrivato, finalmente, a San Francisco, stabilendo il nuovo record di traversata della Rotta dell’Oro New York-San Francisco, polverizzando quello precedente, stabilito nel 1998 dal francese Yves Parlier, su Aquitaine Innovations, il quale completava questa storica “rotta dell’oro” in 47 giorni, 3 ore e 2 minuti. Terra, terra! Vedere apparire il velista italiano e il suo team alle ora 10.31 (locali), sotto uno splendido sole californiano, è stato veramente emozionante. Vedere i sorrisi di Giovanni e degli altri otto eroi (Ryan Breymaier, Sebastian Audigane, Jianghe Teng, Carlos Hernandez, Michele Sighel, Corrado Rossignoli, Boris Herrmann) dopo 47 giorni di mare suscita gioia e perché no, lacrime di commozione. Gli ultimi giorni sono stati duri e le ultime miglia anche di più. Solo in prossimità dell’arrivo, infatti, il vento è stato favorevole al team Maserati. Da qualche giorno, all’interno dell’imbarcazione, erano finiti quei prodotti alimentari in grado di farti tornare il sorriso, anche nei momenti più bui: dalla cioccolata ai biscotti, dalle caramelle G alle liquirizie, dalla birra al vino. Per nutrirsi, i soliti seccanti ma indispensabili cibi: riso, verdure, cous cous. E’stato un record - l’ennesimo di Soldini – contemporaneo: sempre connessi ai social network,a Facebook e a Twitter. Abile (Soldini ndr) nel rendere partecipe in questa impresa un po’ di tutti, tifosi e appassionati in primis. “Sono emozionato – il primo commento di Soldini – non ci siamo fermati mai, navigando, giorno e notte, per 47 giorni. Ma abbiamo vinto, sconfiggendo anche un avversario ostico come il vento, il nostro primo nemico. Dormivo 45 minuti a notte, ma ne è valsa la pena. Quando navighi da solo si crea un rapporto speciale e magico con la barca, impari a sentire la sua voce e a capire quando ha bisogno di te anche dai più piccoli segnali. In equipaggio questo rapporto speciale è con le altre persone, anche lì impari a conoscerle e a capire di cosa hanno bisogno per stare bene e dare il massimo. ‘Mai avuto problemi con la barca’? “Non molti – la risposta – Come spesso accade nelle navigazioni, i successi o le sconfitte si decidono in buona parte a terra, prima di partire. Noi abbiamo vinto prima di imbarcarci”. Federico Colosimo Cagliari - Indagini ancora in corso per la vicenda dello stadio Is Arenas Nove ore di interrogatorio per Cellino Il patron rossoblù ha risposto a tutte le domande degli inquirenti ove ore di interrogatorio per Massimiliano Cellino. Il Presidente del Cagliari calcio è stato sentito, alla presenza dei suoi due legali Benedetto Ballero e Giovanni Cocco, nel carcere di Buoncammino dove è rinchiuso da giovedì. Il patron rossoblù ha risposto a tutte le domande sottopostegli dal Gip Giampaolo Casula e dal pm Enrico Lussu che coordina l'inchiesta sullo scandalo Is Arenas. Poco prima di concentrarsi su Cellino, gli inquirenti avevano sentito anche un altro arrestato eccellente dell’inchiesta, l'assessore ai lavori pubblici del Comune di Quartu Sant’Elena (luogo in cui sorge lo stadio del Cagliari calcio), Stefano Lilliu. Gli avvocati dell’assessore, Roberto Nati e Mariano Delogu, hanno detto che il loro assistito ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee, ai magistrati, l’assessore ha raccontato dei suoi rapporti con il Presidente della squadra rossoblù ed ha anche specificato la posizione del fratello, citato nell'ordinanza del Gip, ma estraneo alla vicenda visto che per la società cagliaritana lavora un suo omonimo. Caso Pistorius: le accuse del “vicino” e l’ombra del rivale in amore i aggrava ulteriormente la posizione di Oscar Pistorius. In attesa di capire le motivazioni che hanno portato all’accusa di omicidio premeditato e della perizia balistica che dovrebbe essere effettuata lunedì, il caso si arricchisce di ulteriori e preoccupanti novità: la prima, è relativa alla traiettoria dei proiettili. Gli inquirenti, infatti, ormai sono quasi certi che i colpi sono stati sparati dalla porta del bagno della lussuosa casa dell’atleta nel quartiere di Silver Woods, a Pretoria. Resta ora da accertare la dinamica dell’incidente. La polizia, nel frattempo, infatti, ha escluso definitivamente l’ipotesi che Pistorius abbia sparato perché convinto che un ladro si fosse introdotto nella casa. La seconda novità, riguarda il diverbio avvenuto tra Oscar e Reeva Steenkamp alle 2 di notte, ipotesi confermata da un altro vicino di casa ascoltato nella tarda serata di venerdì. “Hanno litigato, come spesso accadeva. Ho sentito urla e oggetti che cascavano a terra”. Questa testimonianza, infatti, aggrava la posizione di Pistorius, al quale appartiene l’arma del delitto. Così come non lo aiutano le parole di Samantha Taylor, ex fidanzata: S N L'assessore ha anche parlato della sua passione per il Cagliari Calcio e dell'abbonamento acquistato per la stagione in corso. Lilliu ha rilasciato dichiarazioni spontanee per poco meno di trenta minuti dopodiché si è avvalso della facoltà di non rispondere. Cellino è stato arrestato proprio nell’ambito della maxi-inchiesta della Guardia di Finanza che ha fatto emergere delle presunte illiceità nella costruzione dell’Is Arenas. Il patron del Cagliari è accusato di falso e pe- culato. Per la realizzazione dello stadio, infatti, sarebbero stati utilizzati alcuni finanziamenti pubblici. In più, a detta delle associazioni ambientaliste che hanno presentato più di un esposto alla Procura della Repubblica del capoluogo sardo, l’Is Arenas sarebbe stato edificato in un’area sottoposta a un vincolo e dove, quindi, non si sarebbe potuto assolutamente costruire lo stadio. Per ora, Cellino e gli altri indagati, restano in carcere. Micol Paglia “Non è l’uomo che tutti credono. Anzi, è molto diverso nella vita privata, al contrario di quanto fa apparire all’opinione pubblica”. Anche la madre della Taylor, parla di un Pistorius irresponsabile nell’uso delle armi”. Diametralmente opposto il parere di un’altra ex, Jenna Edkins, secondo la quale l’olimpionico non avrebbe un lato violento. Nella tragedia che ha demolito il mito di Oscar Pistorius ora spunta anche l’ombra di un rivale d’amore. Un attore-cantante, Mario Ogle, tra i protagonisti del reality “Tropika sland of Treasure”, l’Isola dei Famosi Sudafricana, girato in Giamaica, al quale doveva prender parte anche la povera Reeva Steenkamp. Il movente della gelosia è stato da subito al centro delle indagini e ora ha preso ancora più forma grazie anche alla testimonianza di una amica della bellissima modella scomparsa, Dominique Pek: “Pistorius era arrogante e geloso in maniera fuori da ogni logica e non voleva assolutamente che Reeva partecipasse al reality con Mario (Ogle ndr). Intanto, gli sponsor hanno completamente abbandonato Pistorius, prendendone le distanze e cancellando banner (pubblicità) da internet. Nel frattempo, l’atleta ha passato la quarta notte in carcere, dopo aver ricevuto la prima visita da parte della famiglia. Gli inquirenti, che inizialmente avevano intensificato i controlli nella cella del campione, monitorandolo costantemente per paura che potesse tentare il suicidio, hanno detto che l’atteggiamento dello sprinter sudafricano è “cambiato notevolmente”. Infine, martedì, Pistorius sarà ancora in aula, a Pretoria. Dove, con molta probabilità, verranno ascoltato, in qualità di testimone, proprio il suo vicino di casa, principali accusatore. Basterà questa testimonianza a sostenere l’accusa di omicidio premeditato? Nella stessa giornata, infine, a Port Elizabeth, si celebreranno i funerali di Reeva Steenkamp. F.Co.