tra boschi di sughere e foreste pietrificate

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tra boschi di sughere e foreste pietrificate
Itinerario 11
Intorno al lago Omodeo
TRA BOSCHI
DI SUGHERE E FORESTE
PIETRIFICATE
DI DANIELE CASALE - FOTOGRAFIE DI STEFANO OPPO
enticinque milioni di anni fa, nella valle del Campidano di Oristano, dove da quasi cent’anni sorge il lago
Omodeo, vegetava una fitta e verdissima foresta
tropicale con palmizi e baobab. Una tempesta di lapilli
dei vulcani vicini cancellò quest’oasi e la coltre nera
trasformò la foresta in enormi tronchi silicizzati. Rimasero immobili
per millenni, finché, ma questa è storia recente, toccò al Tirso
bagnare con le sue acque i legni fossili di Soddì, che riemergono
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La nuova imponente diga aperta nel 1997 sul
lago Omodeo, bacino artificiale sul Tirso che si
estende per una lunghezza di 20 chilometri in
una zona geologicamente antichissima. Sulle
sue sponde si trovano, infatti,tracce di una
foresta fossilizzata dalle eruzioni vulcaniche
risalenti a 20-30 milioni di anni fa.
soltanto periodicamente quando il livello del lago
scende fino a formare grandi pozze.
Quest’anno, 2004, la foresta – o, meglio, quel che ne
rimane dopo la furia devastatrice e predatrice dell’uomo – si trova sotto almeno un metro e mezzo d’acqua.
Le piogge hanno riempito, come da decenni non si vedeva, quello che, agli inizi degli anni Venti del Nove-
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cento, era uno dei più estesi bacini artificiali d’Europa. Il problema di contadini e allevatori si chiamava
Tirso, fiume impetuoso che d’inverno, durante le
piene, rovinava i raccolti delle fertili pianure. Per fermare la sua forza, tra il 1919 e il 1923 venne costruita,
in territorio di Ula Tirso, la diga di Santa Chiara, che
riusciva a contenere circa 400 milioni di metri cubi
d’acqua. Per inaugurare un’opera che in Sardegna allora non aveva precedenti arrivò addirittura sua maestà re Vittorio Emanuele III. La geografia dell’intera
vallata venne sconvolta. I campi vennero ricreati più
a monte, e con loro il piccolo villaggio di Zuri, ricostruito pietra su pietra assieme alla sua bella chiesa
duecentesca in trachite, che al tramonto si infiamma
di rosso. Oggi lo sbarramento di Santa Chiara è semisommerso, perché più a valle sorge la diga Eleonora
d’Arborea, aperta nel 1997 e capace di contenere ancora più acqua di quella “sorella”.
In passato, arrivare in inverno o in primavera sull’Omodeo dall’altopiano di Abbasanta, dove troneggia
il quasi intatto nuraghe Losa, significava contemplare
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ITINERARIO 11
un’enorme distesa d’acqua, quasi a perdita d’occhio.
Poi ci furono anni di tremenda siccità, con le acque del
lago ridotte a livelli vicini allo zero. Ma ora, finalmente, il lago ha ripreso le sue sembianze originarie.
Uno specchio nel verde
Da Sèdilo a Ula Tirso il colore dominante è il verde,
interrotto qua e là dalle fioriture delle pratoline. Nelle giornate di bonaccia, quando il maestrale si placa,
il lago si trasforma in un grande infinito specchio.
Sulle sue sponde qualche airone non si spaventa per
la presenza dell’uomo – da queste parti rara – soprattutto d’inverno. Un falco sorvola alla ricerca di qualche preda, disturbato dal fragore delle cornacchie.
Sullo sfondo, soltanto il rumore della superstrada
Carlo Felice interrompe il silenzio.
L’Omodeo, che deve il nome all’ingegnere milanese che lo progettò, non nasconde soltanto gli enormi
In alto: veduta panoramica di Ghilarza, grande centro
agricolo e artigianale ricco di storia sulla riva destra
del lago Omodeo. A sinistra: la chiesa romanica di San Pietro,
a Zuri, fu smontata e ricostruita a una quota superiore perché
non finisse ingoiata dal lago Omodeo dopo lo sbarramento
del Tirso. Sopra: resti delle terme romane a Fordongianus,
edificate verso il II-I secolo prima di Cristo.
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Uno scorcio dell’affascinante territorio
nei pressi di Ghilarza, non lontano
dalla vecchia diga di Santa Chiara.
La zona ha subito nel tempo una lenta
ma continua opera di trasformazione,
ma ancora oggi è ricca di querce,
olivastri e macchie di lentisco e mirto.
ITINERARIO 11
INTORNO AL LAGO OMODEO
NOVENARI CAMPESTRI: LUOGHI DI FESTA
sponda sud-occidentale
Piccole ma suggestive
dell’Omodeo, poco a
chiesette campestri, munord della diga di Santa
sei nascosti nei boschi o
Chiara. Infossate sotto il
tra le strette viuzze di
viale principale, le muriminuscoli paesi e nurastenes (dette anche
ghi ora imponenti, ora
cumbessias) si animano
cumuli informi. Il terrisolo tra la fine di ottobre
torio che si affaccia sule gli inizi di novembre, il
l’Omodeo non esibisce le
momento della festa.
sue ricchezze, semmai
Nella campagna di Borotende a nasconderle,
neddu c’è il novenario
quasi a strapparle al tudi San Salvatore. Affacrismo chiassoso dell’eciata sull’Omodeo, a cirstate. Eppure, una visita
Sopra: un bell’esempio di novenario è in questo villaggio
ca 400 metri di altitudida queste parti regala
di San Serafino, nel territorio di Ghilarza, meta ancor oggi
ne, la chiesetta di San
suggestivi scorci di stodi feste campestri a cui partecipa numerosa tutta la comunità.
Quirico fa da guardia alria e archeologia.
Da Boroneddu a Sorradile, da Ardaùli a Neoneli, da l’abitato di Ardauli. A Neoneli, poco fuori dal centro
Sèdilo a Tadasuni: ognuno di questi centri, grande o abitato, si incontra la chiesa campestre di S’Anghelu
piccolo che sia, conserva un novenario campestre, cioè (l’angelo), del XVII secolo. A Nughedu Santa Vittouna chiesetta in cui venivano celebrate novene, riti reli- ria, poco sotto il paese, una deviazione a destra condugiosi della durata di nove giorni. Costruiti tra il 1100 e ce al novenario di San Basilio. Sorradìle di novenari
il 1700, i novenari hanno da sempre rappresentato il ne conta addirittura due, quello di Santa Maria e di
punto d’incontro tra sacro e profano, tra spiritualità e San Nicola. All’estremità nord del lago, a guardia
socializzazione. Quasi tutti sono edificati in prossimità della valle del Tirso, il santuario settecentesco (ma
del lago o nelle immediate vicinanze, tra ulivi secolari e di origini medioevali) di Santu Antine di Sedilo dilecci contorti dal tempo e dai fulmini. La loro architet- venta tra il 6 e il 7 luglio lo scenario dell’Ardia,
tura è semplice, con facciata a capanna e navata unica. spericolata gara equestre che si corre per celebrare
Accanto, sorgevano sos muristenes, piccole e occasio- la vittoria dell’imperatore Costantino contro Masnali dimore che venivano aperte nei momenti di festa senzio, nel 312. Immerso nel verde, in località Trempu, il novenario di Santa Maria Ausiliatrice si
per ospitare i pellegrini.
Forse il più bell’esempio di novenario si trova nel vil- raggiunge seguendo la strada che collega la diga di
laggio di San Serafino, in territorio di Ghilarza, sulla Santa Chiara con l’abitato di Ghilarza.
tronchi fossili di Soddì, parte dei quali oggi in esposizione davanti alla chiesa di questo paesino di appena
140 anime. Nei suoi 20 chilometri di estensione riemergono isolotti neri, massi rossastri di basalto: in
tempi remoti erano nuraghi, costruiti l’uno vicino all’altro nei dintorni del letto del Tirso, di vedetta sulle
colline circostanti.
Tadasuni è un paesino di passaggio, che però merita una sosta per una collezione musicale unica, raccolta dal parroco del paese. Don Giovanni Dore, dopo decenni di studi e ricerche, guidato dalla passione
è riuscito a raccogliere più di 360 strumenti della tradizione sarda. Nella sua casa, al centro del paese, si
può ripercorrere la storia musicale isolana, dall’età
nuragica fino a oggi, tra launeddas, pipiolus (lo zufolo)
e l’incredibile su scorriu, usato in passato dai banditi
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per spaventare le forze dell’ordine. Il museo è visitabile solo su prenotazione, telefonando allo 0785.50113.
Tra graniti e sugherete
Risalendo la valle verso est, siamo in pieno Barigàdu.
Il paesaggio cambia rapidamente non appena si lasciano alle spalle Ardaùli e la sua parrocchiale seicentesca. Avvicinandosi a Neonèli, dagli scuri basalti
Pagina seguente in alto: le vecchie generazioni
di Ghilarza sono depositarie di tradizioni antiche,
dalla preparazione di specialità dolciarie all’intreccio
di cesti e canestri. Pagina seguente in basso: la straordinaria
collezione di strumenti musicali della tradizione sarda
raccolta da don Giovanni Dore nella sua casa di Tadasuni.
Gli oltre 360 pezzi esposti ripercorrono la storia musicale
dell’isola, dall’età nuragica fino ai giorni nostri.
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INTORNO AL LAGO OMODEO
A sinistra: il portone della parrocchiale di Ardauli,
dedicata a Santa Maria della Guardia. La chiesa
di trachite grigio-rosa fu edificata tra il 1630 e il 1690
in stile rinascimentale con elementi romanico gotici.
In basso: l’amore per i cavalli è particolarmente vivo a Sedilo,
all’estremità settentrionale del lago Omodeo. Essi diventano
i protagonisti indiscussi della spericolata gara equestre
dell’Ardia, che si corre ogni anno il 6 e 7 luglio presso
il santuario campestre di San Costantino (nella foto),
invocato in sardo come Santu Antine.
la vista si posa ora su graniti arrotondati e ammantati
di rigogliose sugherete. Sembra di essere in Gallura,
con scorci che ricordano in modo impressionante la
Valle della Luna, ad Aggius. Tra questi boschi scorrazzano cervi e daini, reinseriti solo di recente. Nell’oasi faunistica di Assai vale la pena di visitare il
museo degli animali imbalsamati (tel. 0783.67897).
I saliscendi d’asfalto si intersecano con stradine secondarie e invitanti, che salgono di quota regalando
ampi panorami sulla valle e il lago. I numerosi ponti
che consentono di attraversare il lago si possono ammirare percorrendo una stradina in disuso che passa
a fianco alla chiesetta di San Quirico, poco prima di
entrare ad Ardauli. Dopo un paio di centinaia di metri si arriva in mezzo alla gola di “Canale”: qui il muschio ha aggredito l’asfalto, colorandolo di un verde
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INTORNO AL LAGO OMODEO
CHE COSA COMPRARE
Ardauli
In via Fra Tommaso, tel. 0783.651619, prendono vita
su guttiau e il carasito, snack tutti sardi che coniugano il sapore della tradizione con i gusti moderni. Su
guttiau è una piccola e croccante sfoglia rettangolare, ricavata dal famoso pane carasau (o carta musica), fritta nell’olio extravergine del Montiferru. Il carasito, di forma circolare, è ancora più sfizioso: sempre pane carasau, ma arrostito e impreziosito, secondo varianti, con paprica, rosmarino, timo, pecorino.
Busachi
È un po’ la capitale dell’artigianato della zona: la lavorazione dei tessuti e l’intaglio del castagno hanno
pochi eguali nell’Isola. Il suo lino era così morbido e
candido che veniva scambiato per cotone, in passato
considerato superiore. Fregi unici, ricami inconfondibili che richiamavano in paese numerosi acquirenti da tutta la Sardegna per il tessuto che andava a
comporre corredi e abiti della festa. Oggi di questa
tradizione rimangono il Museo del costume tradizionale e della lavorazione del lino, mostra permanente allestita nella chiesa di San Domenico, tel.
0783.651191-62456, cell. 340.2607197, e diversi laboratori artigiani, come Le trame, tel. 0783.62048, specializzato in ricami fatti a mano. Gli intagli unici sui
tronchi di castagno hanno un solo referente, di origini antiche: la famiglia Mereu, tel. 0783.62303, ha saputo tramandare di generazione in generazione
quest’arte, che dà vita a cassapanche, credenze, tavoli, della migliore tradizione sarda.
Fordongianus
Qui la materia prima si chiama trachite, che qui viene lavorata da sapienti scalpellini. I punti di riferimento per prodotti artistici sono l’Antica cava di
Cosimo Mura, tel. 0783.60183 e il laboratorio di Albino Demartis, tel. 0783.60092.
Ghilarza
Nel paese rivive la tradizione degli strumenti musicali sardi, che vengono creati dalle abili mani di
brillante e saturando l’aria di un forte odore che sa di
preistoria. Sullo sfondo, il gorgogliare di un fresco
torrente e il lago, immobile.
Nughèdu Santa Vittoria deve il suo nome agli antichi noci (nughes, in sardo) che ricoprivano le sue terre.
Oggi questi alberi sono una rarità, ma in compenso
Nughedu è uno dei pochi paesi dell’Oristanese che
conserva estesi boschi di sughere, che coprono come
un mantello le rocce dalle forme scultoree. Anche Nughedu è sede di un bella raccolta naturalistica: il mu-
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Sopra: una sala del Museo del costume tradizionale
e della lavorazione del lino di Busachi.
Francesco Spanu nel suo laboratorio di via Battisti,
cell. 328.5318187.
Neoneli
Si lavora il sughero, abbondante nei boschi della zona. Il laboratorio artigiano di Mario Zucca si trova in
via Eleonora, tel. 0783.67683.
Paulilatino
È il paese del pane, lavorato secondo ricette antiche.
Da non perdere un assaggio dei pani artigianali di
Stefano Firinu, tel. 0785.55519 e di Elisabetta Carta.
seo avifaunistico di Alamoiu (cell. 329.3540893),
aperto di recente, custodisce begli esemplari imbalsamati di aquile, poiane, cervi, daini, cinghiali e lepri.
Sorradìle, il paese dei tesori archeologici sommersi,
è poco sotto. Prima di chiudere il periplo centro-orientale sul lago, un’indicazione a destra per Bidonì merita la deviazione. Poco oltre le ultime case, sulla sommità del Monte Onnariu si trovano le rovine dell’unico tempio della Sardegna dedicato a Giove (uno dei tre
di tutto il Mediterraneo). Risalente al 50 d.C., della
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ITINERARIO 11
OSPITALITÀ
I paesi che si affacciano sulla valle
del Tirso offrono una ricettività familiare ma non per questo meno
confortevole. Bed and breakfast e
agriturismo sono sparsi in tutta la
zona e nel Barigadu. Per un elenco
delle strutture ricettive si può contattare il Centro Servizi Losa (tel.
0785.52286;www.centrosardegna.it,
vicino al nuraghe Losa, all’incrocio
tra la statale 131 (km 124) e la 131
bis che conduce a Nuoro.
Ardauli
Agriturismo Belvedere, loc. “Coronzu ‘e crabas”, tel. 0783.651247.
Menu tipico 20 euro.
Boroneddu
B&B S’isparau, cell. 349.1328059.
Pernottamento e prima colazione 18 euro a persona.
Busachi
B&B Mario Marongiu, tel.
0783.62543. Pernottamento 30
euro a persona.
Fordongianus
Circuito di B&B Città antica, costituito da diverse case-alloggio,
tel. 0783.60175, cell. 380.7221730.
Nughedu Santa Vittoria
Ristorante etnografico di Perdu
Orrù, cell. 329.3540893, abbarbicato sul panoramico monte Vittoria. Menu 14-25 euro.
B&B Casa Vacca, tel. 0783.69266 e Casa Loi, tel. 0783.69030; costo per pernottamento e prima colazione: 40 euro la camera singola e 45 la doppia
(Vacca); 35 euro la doppia (Loi).
Paulilatino
B&B La Casetta di Maria Laura
Sias, tel. 0785.566016. Camera singola 25 euro, la doppia 40 euro.
B&B La foresteria del Teatro, tel.
0785.566036. Camera singola 30
euro, 50 la doppia, 60 la tripla.
Ula Tirso
Agriturismo Sa Tanchitta, loc. Meleddu, tel. 0783.61034. Mezza pensione 38 euro, menu 20 euro.
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INTORNO AL LAGO OMODEO
A destra in alto: formaggi, miele, pasta fresca fatta
in casa sono solo alcuni dei prodotti e delle golosità
offerti dall’agriturismo Sa Tanchitta di Ula Tirso. A destra
sotto: nella valle del Tirso fioriscono le attività
artigianali, non ultima la lavorazione del ferro.
Nella foto, morsoni e speroni fatti completamente
a mano nella bottega di Lelle Floris, uno dei “maestri”
di Ghilarza. In basso: ragazze di Busachi vestite
con i costumi tipici, gelosamente conservati. Il paese
è la capitale della lavorazione artigianale dei tessuti
pregiati, destinati ai corredi nuziali e alla confezione
degli abiti per le occasioni di festa nel paese.
struttura originaria rimane ben conservata l’ara, mentre sull’altare è ancora visibile la scritta “IOVIS”, Giove. Terminato il giro del lago, si prosegue per Ula Tirso e Busachi, che sorge in mezzo a un anfiteatro naturale, tra bastioni trachitici e boschi sempreverdi. Fordongianus, l’antico avamposto romano che deriva il
suo nome dal latino “Forum Traiani”, è già lontana dal
lago ma ha nell’acqua il suo centro d’attrazione: più
precisamente nelle sue terme, edificate tra il II e il I
secolo a.C., oggi restaurate e ancora utilizzate per le
loro proprietà curative (tel. 0783.60157). Da questo
importante centro, nell’antichità punto di incontro tra
i romani e i nativi, concludiamo il nostro percorso intorno all’acqua a Paulilatino,, dove ha sede un bel
museo archeo-etnografico (tel. 0785.55438), ma dove
soprattutto è imprescindibile una visita al complesso
nuragico di Santa Cristina con il suo bellissimo pozzo
sacro che testimonia la larga diffusione nell’isola, in
epoca antica, del culto delle acque.