NewsLetter n°21 - PMI Central Italy Chapter
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NewsLetter n°21 - PMI Central Italy Chapter
Il Corriere del PM www.pmi-rome.org L LU UG GL LIIO O 22001155 N Nu um meerro o 2211 ((33--22001155)) Project Manager Italiano? Ormai ci siamo. Entro metà Agosto l’UNI dovrebbe sottomettere a inchiesta pubblica il progetto di Norma UNI U83.00.078.0 per le “Attività professionali non regolamentate - Project Manager. Definizione dei requisiti di conoscenza, abilità e competenza”. Una Norma molto attesa, di cui si parla già da alcuni anni, ma che a nostro avviso potrebbe deludere molto le aspettative dei Project Manager italiani. Quella che esce infatti dal gruppo di lavoro, a cui il PMI Rome Italy Chapter ha comunque partecipato attivamente con la nostra Presidente Anna Maria Felici, sembra essere una norma un po’ troppo tarata su un contesto puramente nazionale, che non tiene conto del contesto globale in cui dovrebbe andare ad inserirsi. Nell’articolo a pag. 2-3 di questa newsletter vi presentiamo come sta cambiando, e cambierà ulteriormente, il mondo degli Standard Internazionali (ANSI, ISO) sul Project Program & Porfolio Man3 agement (P M), a normare quella “arena globale” in cui molti di noi si confrontano quotidianamente con competitor di ogni nazionalità. E la norma italiana sembra invece percorrere binari paralleli, che difficilmente si incontreranno con le esigenze Europee (in primis) ed Internazionali (USA, BRICS e altri paesi emergenti, …), richiedendo ulteriori budget di spesa alle aziende, impegnate a portare avanti un Project Management di qualità, per avere un “bollino blu” che sia valido in Italia, ma che poi non avrà di fatto valore nelle gare internazionali (dove invece conta essere PMP® o avere un’altra certificazione riconosciuta internazionalmente). Come Chapter, e con il pieno supporto del Project Management Institute, cercheremo di correggere, se possibile, questo tipo di impostazione, come abbiamo peraltro già cercato di fare in sede di elaborazione della stessa. Perché è giusto che ci siano certificazioni riconosciute anche dallo Stato Italiano, ma questo non deve essere un qualcosa a discapito delle aziende e dei Project Manager nostrani, ma piuttosto qualcosa a supporto di questi ultimi, per aiutarli a competere nel contesto globale. E ci sarà bisogno dell’impegno di tutti (perché l’inchiesta pubblica dell’UNI è appunto aperta a tutti e quindi ad ognuno di noi e alle organizzazioni di cui siamo parte) per far si che questa norma non diventi un’ occasione sprecata, una ennesima prova del provincialismo Italiano (quello che in Europa e nel mondo non ci permette di contare quanto dovremmo). Perché PMI® non vuol dire “Project Manager Italiano”, ma vuol dire far parte di una grande, grandissima, community di PM che parlano un linguaggio comune e si confrontano apertamente, che sono orgogliosi ognuno della propria nazionalità e cultura, ma sanno poi confrontarsi al di là di queste sulla base di pari opportunità e della propria professionalità. Quella professionalità che un certificazione internazionale come la nostra PMP® garantisce certamente più che un “bollino blu” valido solo nei confini della penisola. Naturalmente sarà nostra cura tenervi informati, anche con iniziative ed eventi dedicati, su quello che ci sarà da fare. Ma teniamoci pronti perché i tempi dell’inchiesta pubblica saranno brevi. Il Comitato di Redazione IN QUESTO NUMERO EDITORIALE o Project Manager Italiano? 1 NEWS o Project Program & Portfolio: Gruppo di Lavoro per Standard ISO 2 o Da Dicembre le PDU cambiano 4 o Nuove regole per gli esami di certificazione PMI 5 EVENTI o Il PM è anche Contract Manager? 7 o PMI EMEA Congress & EMEA LIM 9 o Roma Caput Mundi 11 o E quindi uscimmo a rimirar le stelle 13 o PM & ICT: le sfide del Cloud Computing 14 INTERVISTE o Parliamone con … Simone Cavallini 15 ARTICOLI o In equilibrio tra incudine e martello o Analytics & Big Data per PM 17 20 RECENSIONI o Il Project Management: UNI ISO 21500 22 CONOSCERCI MEGLIO o Alessandra Filippetti … Unplugged o Attilio Gaetano Sequi … Unplugged 23 24 COMITATO DI REDAZIONE Responsabile: Sergio GEROSA PM di questo numero: Luca ROMANO Contributi alla redazione di questo numero: R. Ascione, R. Avella, L. Bonamoneta, M. Cardullo, D. Castaldo, S. Codispoti, A.M. Felici, P. Guida, O. Lio, C. Paragano, C. Paternoster, A. Razionale LUGLIO 2015 Numero 21 2 Project Program & Portfolio: Gruppo di Lavoro per Standard ISO Si è riunito a Vienna il GdL ISO per il nuovo Standard PPPM Parliamo di standard e di organizzazioni per la standardizzazione. Perché ci serve conoscerne le logiche ed orientarci sui prodotti? Perché abbiamo bisogno di un linguaggio comune che ci aiuti a comunicare nei campi più disparati. Quella della standardizzazione è stata un’esigenza sentita sin dagli albori della storia dell’uomo. Solo come esempio, riportiamo qui un estratto da Wikipedia che ne è un esempio perfetto: “Nel 221 a.C. l’ imperatore Ying Zheng realizzò infine l'unificazione della Cina e assunse il titolo di Qin Shi Huang Di (primo imperatore della Dinastia Qin). L'antica aristocrazia venne esautorata, le famiglie nobili furono costrette a trasferirsi nella capitale Xianyang, l'intero territorio venne diviso in distretti raccolti in governatorati, tutte le unità di misura vennero unificate così come la moneta e la scrittura. Per favorire la comunicazione tra le diverse regioni venne imposto un unico scartamento assiale per i carri e fu costruita un'ampia rete stradale per un totale di circa 6 000 km.” Lo scartamento assiale unico fu uno standard che permise ai cinesi di girare con i loro carri anche dove prima non potevano. ANSI ed ISO In America nel 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, il presidente Wilson portò a termine il programma delle leggi dell’unificazione degli Stati Uniti. In questo terreno fertile nacque l'American National Standards Institute (ANSI), fondato appunto il 19 ottobre 1918 e composto da agenzie governative, organizzazioni, aziende, enti accademici e internazionali e individui. L’ANSI rappresenta oggi gli interessi di oltre 125 mila imprese e 3,5 milioni di professionisti. L’ANSI è il rappresentante ufficiale degli Stati Uniti presso l'International Organization for Standardization (ISO, www.iso.org) e, attraverso la U.S. National Committee, anche presso la International Electrotechnical Commission (IEC, www.iec.ch). L’ANSI è anche membro della International Accreditation Forum (IAF). L'Istituto sovrintende la creazione, la promulgazione e l'utilizzo di migliaia di norme e linee guida che hanno un impatto direttamente sulle imprese in quasi tutti i settori. L’ANSI è anche attivamente impegnato nell'accreditamento – cioè nella valutazione della competenza degli organismi che determinano la conformità agli standard. L'Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) è una federazione mondiale di organismi nazionali di normalizzazione composto da più di 163 paesi, uno per ciascun paese. L’ISO è una organizzazione non governativa fondata nel 1947, alla fine della II guerra mondiale a Ginevra, in Svizzera un paese neutrale. Il termine ISO deriva dal greco “isos”, che significa uguale. La sua missione è quella di promuovere lo sviluppo della standardizzazione e delle attività connesse in tutto il mondo, al fine di facilitare lo scambio internazionale di beni e servizi, e per sviluppare la cooperazione nei settori di attività intellettuale, scientifica, tecnologica ed economica. Risultati del lavoro dell’ISO sono gli accordi internazionali che sono pubblicati come Standard internazionali e altri tipi di documenti ISO. ANSI è l'unico membro rappresentante e pagante degli Stati Uniti nell’ISO; come membro fondatore della ISO, ANSI svolge un ruolo attivo nella sua governance e consente agli Stati Uniti l’accesso immediato ai processi di sviluppo degli standard ISO. ANSI partecipa praticamente all'intero programma tecnico della ISO (quasi l'80%), e amministra molti comitati principali e sottogruppi (quasi il 20% di tutte le ISO TC e SC). Esistono, inoltre, il Deutsches Institut für Normung (DIN, www.din.de) ente per gli standard nazionali tedeschi membro ISO dal 1951; l’Association Française de Normalisation (AFNOR, www.afnor.org) l’ organizzazione nazionale Francese per la standardizzazione. Per l’Italia c’è l'Ente Italiano di Normazione (UNI, www.uni.com), associazione privata senza scopo di lucro, che svolge attività normativa in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario, ad esclusione di quello elettrotecnico ed elettronico, di competenza del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI, www.ceiweb.it/). L'UNI, riconosciuto dallo Stato Italiano e dall'Unione Europea, partecipa in rappresentanza dell'Italia all'attività normativa degli organismi internazionali di normazione ISO e CEN. Attualmente i paesi che stanno partecipando alle attività relative alla norma ISO/TC258 sono 23. Per curiosità il 23° partecipante è stato, a Vienna, l’Italia con la presenza del nostro Presidente Anna Maria Felici. Il Processo di sviluppo degli standard Quando viene sottomessa una proposta la prima fase è la conferma della necessità di un nuovo standard internazionale nell’area interessata. Al comitato per il voto viene sottoposto una nuova proposta oggetto di lavoro o New Work Item Proposal (NWIP). La votazione utilizza il portale per il ballottaggio elettronico. Sul modulo è indicato la persona nominata responsabile del progetto. Di solito il comitato istituisce un gruppo di lavoro o Working Group (WG) per redigere la bozza di lavoro o Working Draft (WD) che viene poi trasmessa al comitato controllante del gruppo di lavoro che deciderà la fase successiva (Committee Stage o Enquiry Stage). I Committee Draft (CD) successivi possono essere diffusi fino a raggiungere il consenso sul contenuto tecnico. I due stati seguenti sono l’Enquiry Stage (in cui viene prodotto il DIS) e l’Approval Stage (in cui viene prodotto il FDIS). Il Draft International LUGLIO 2015 Numero 21 3 Standard (DIS) è approvato se due terzi dei Paesi membri del TC/SC sono a favore e non più di un quarto del numero totale dei voti espressi sono negativi. Se viene approvato il DIS il progetto va dritto alla pubblicazione. Tuttavia, la leadership del comitato può decidere, se necessario, di includere la fase successiva in cui il Final Draft International Standard (FDIS) è sottoposto alla Segreteria Centrale (ISO/CS) da parte del Segretario del Comitato. Il FDIS viene poi distribuito a tutti i membri ISO per il voto. Questo processo dura 2 mesi. Alla fine, se approvato, si arriva al Publication Stage ed il WP diventa uno standard. Un sommario di quanto sopra può essere scaricato dal sito ISO: www.iso.org/iso/stage_codes.pdf ISO 21500, Guidance on Project Management Questa ISO è composta da tre parti: Dizionario, Processi e i capitoli introduttivi e gli Annex. Le competenze si suddividono in tecniche, comportamentali e contestuali lasciando alle nazioni ed agli standard il compito di definirle. Ci furono differenti posizioni soprattutto riguardo i soft skill, che non furono inseriti nella ISO. Karl Best (PMI®), segretario del comitato di progetto, commentò: "In un'economia sempre più globale i Project Manager hanno bisogno di una guida che li aiuti a comprendere i principi di base della gestione dei progetti. ISO 21500 può aiutare coloro che sono coinvolti in progetti a migliorare il successo di una grande varietà di tipi di progetto.” Ora la norma è stata messa in revisione, anche se sarebbe prevista ogni 5 anni, perché con le nuove norme, di cui parliamo di seguito, alcune definizioni e figure devono essere riallineate. I paesi che hanno votato per la revisione sono principalmente quelli che non hanno uno standard proprio. Norma UNI U83.00.078.0 Nel 2013 la UNI/ISO 21500 venne pubblicata e tradotta in Italiano. A fronte di questa pubblicazione in UNI venne istituito il gruppo di lavoro che ha emesso il “Progetto di Norma UNI U83.00.078.0 - Attività professionali non regolamentate Project Manager. Definizione dei requisiti di conoscenza, abilità e competenza” che dovrà a breve essere sottoposto a inchiesta pubblica. Questo documento definisce le conoscenze e le abilità che devono essere dimostrate da ogni Project Manager per ognuno dei processi definito nella norma ISO 21500. Il limite che come PMI® evidenziamo è la presenza di un esame orale per la certificazione, perché la nostra filosofia dice che tutti dobbiamo avere le stesse opportunità e noi riteniamo il nostro esame è più che completo per la certificazione essendo anche basato su uno standard ANSI e con un percorso certificato ISO/IEC 17024. Le domande situazionali contenute sono dei piccoli casi di studio attraverso i quali è possibile testare come un PM reagisce nelle varie situazioni e anche la sua conoscenza delle teorie e di alcune pratiche sui soft skill. Per mettere alla prova i soft skill c’è il PMCDF (Project Management Competency Development Framework). La norma invece stabilisce i requisiti per gli organismi che operano nella certificazione delle persone: essa è stata elaborata al fine di produrre e promuovere un riferimento accettato a livello internazionale per gli organismi di certificazione ODC (Organismo di Certificazione), in modo da facilitare il reciproco riconoscimento delle stesse certificazioni tra soggetti di nazionalità differente. La norma è stata elaborata definendo per singolo processo ISO 21500 le caratteristiche necessarie per eseguirlo. Nella redazione della versione V del PMBOK® fu chiesto di tenere presente quanto scritto nella ISO 21500 e di allineare, per quanto possibile, i nomi dei processi e dei deliverable. Quindi ® PMBOK e ISO 21500 si completano a vicenda. La nuova versione del PMBOK® sarà sicuramente più allineata alle novità che emergono dagli articoli presentati ai nostri convegni europei e mondiali ed alle esigenze delle aziende che sono nell’orbita del PMI. Ne consegue che la nostra certificazione è basata su un contenuto perfettamente compatibile con ISO 21500. Inoltre il nostro data base delle domande è ormai ricchissimo e sono già al lavoro i PMP in tutto il mondo che creano le nuove domande basate sul nuovo ECO (Examination Content Outline) che definisce bene quello che è richiesto ad un Project Manager. (vedi articolo sulla nuova certificazione). I nuovi cicli di vita e l’ importanza data agli stakeholder viene ora messa in relazione con nuove strutture societarie, con l’importanza data al Business Case ed all’allineamento con la vision e la missione. Noi del PMI stiamo riflettendo sul futuro e sulla sua complessità e di questo parliamo continuamente attraverso i ‘Pulse of the Profession’. Quindi noi del PMI invitiamo tutti voi, non appena la norma sarà in inchiesta pubblica (probabilmente a settembre) , a votare contro l’esame orale che ci farebbe solo spendere soldi inutilmente qualora la certificazione derivata dalla norma fosse dichiarata obbligatoria dalla Pubblica Amministrazione. Detto ciò ricordiamo che la nostra certificazione ha ormai 30 anni ed è ampiamente collaudata come contenuti e come processo e, data la diffusione è anche uno standard de facto. Cosa ci aspetta Riassumendo ora sappiamo che a fine 2016 o inizio 2017 dovremo confrontarci con la suite ISO/IEC completa : progetti / programmi / portafogli e PPP Governance. Per quanto riguarda il PMI avremo ® th PMPBOK Guide 6 Edition, Program Management 4th Ed., Portfolio Management 4th Ed.. Inoltre PMI sta sviluppando una guida pratica sul governo di progetti, programmi e portafogli (PPP), che sarà pubblicata nel 2015 e sosterrà le organizzazioni project-based nella creazione di un ambiente atto ad accelerare l'attuazione della strategia e il raggiungimento degli obiettivi organizzativi, stabilendo la trasparenza e la fiducia nel processo decisionale e la chiarezza dei ruoli e delle responsabilità. In sostanza tutto questo ci riporterà a percorrere quel cammino che James Martin con il suo approccio integrato dalla strategia ai programmi aveva applicato nel 1990 per l’IT. Noi del PMI siamo in questa direzione e vogliamo portare avanti la mission del PMI. LUGLIO 2015 Numero 21 4 Da Dicembre le PDU cambiano! Il CCR Program verrà allineato al PMI Talent Triangle: tutte le novità sul mantenimento della certificazione Il PMI, con una e-mail inviata a tutti i membri, ha comunicato delle novità in merito al CCR Program che, come è noto, indica le modalità con le quali è possibile realizzare i PDU necessari al mantenimento delle certificazioni. Nella e-mail inviata c’era il link al sito dove sono descritte le nuove modalità. L’evoluzione del CCR Program non è una novità perché è collegata alla necessità di assicurare la crescita e lo sviluppo della professione di Project Manager in linea con le evoluzioni del business e con le nuove competenze che inevitabilmente ne discendono. Nel nuovo CCR Program queste nuove competenze sono in linea con il PMI Talent Triangle. • Leadership: conoscenza, competenza e comportamenti legati a specifiche abilità orientate alla leadership che aiutino le organizzazioni ad ottenere i propri obiettivi di business. • Strategic and Business Management: conoscenze e competenze nelle industrie e organizzazioni che migliorano le performance e il raggiungimento degli obiettivi di business. Esempi di corsi utili per le tre aree sono: • Technical Project Management: Advanced project management, Tecniche per migliorare la modalità di realizzare la WBS, Tecniche per ottenere e documentare I men, allineamento alle strategie di innovazione, di marketing, finanziarie, di gestione del cliente, strategie di differenziazione, ecc. Gli aggiornamenti del CCR Program non cambiano il totale di PDU richiesti per le certificazioni (60 PDU per PMP®, PgMP®, PfMP® e PMI® ® PBA ; 30 PDU per PMI-ACP , PMI® ® RMP e PMI-SP ), ma allineano le attività di sviluppo professionale ai bisogni della professione, specialmente le attività della componente di Education. Ad oggi l’insieme ideale delle abilità è una combinazione di competenze tecniche di PM, di leadership e di gestione strategica ed economica. Cosa cambia da Dicembre 2015 Il contesto di riferimento del CCR Program resta lo stesso perché si guadagneranno i PDU sempre nelle categorie Education e Giving Back to the Profession, ma sarà diversa la modalità con cui i PDU saranno classificati in queste categorie. Il numero minimo di PDU acquisibili mediante attività di Education è aumentato (sarà pari a 35 PDU, 60%) e il numero massimo di PDU acquisibili mediante attività di Giving Back to the Profession è diminuito (sarà pari a 25, 40%). In più le attività in ambito Education sono state allineate al PMI Talent Triangle nel senso che devono essere attività in ambito Technical Project Management, Leadership e Business & Strategic Management. Di seguito la ripartizione dei PDU nelle tre aree di competenze per le tipo® logie di certificazioni del PMI . PMI Talent Triangle Analizziamo I contenuti delle tre aree del PMI Talent Triangle: • Technical Project Management: conoscenza, competenza e comportamenti legati a specifici domini di Project, Program e Portfolio Management. • • requisiti, Portfolio Risk management, ecc. Leadership: negoziazione, comunicazione, motivazione, problem solving, risoluzione dei conflitti ecc. Strategic and Business Management: Conoscenze di prodotto e delle industrie, business acu- New Education PDU LUGLIO 2015 Numero 21 5 Dalla tabella precedente si evidenzia che occorre effettuare attività per ottenere un numero minimo (8 o 4) di PDU per ogni area di competenza e i restanti PDU (11 o 6) suddivisi come si desidera, ma sempre nelle tre aree di competenza. Anche il numero massimo di PDU che si possono ottenere dalle attività legate al Giving Back to the Profession è stato aggiornato. New Give Back to Profession PDU Dalla tabella precedente si evidenzia che mediante le attività di volontario e di creazione di nuova conoscenza nell’ambito del PM non si possono conseguire PDU che superino il massimo ammesso per la categoria (25) e i PDU ottenibili lavorando come Project Professional non possono essere superiori a 8 e possono essere richiesti solo quando il periodo di attività è terminato e non per lavori che terminano in una data futura. Modalità di acquisizione dei PDU Le modalità di acquisizione dei PDU sono quelle note. I PDU di Education si acquisiscono partecipando ai corsi offerti dalle PMI R.E.P., dai Chapter o dall’università o dalla propria azienda; partecipando ai congressi del PMI, ai SeminarsWorld®, a altri eventi o mediante self-learning. I PDU di Giving Back to the Profession si acquisiscono creando nuove conoscenze nell’ambito del PM, volontariato e in Working as Professional. È possibile guadagnare, da una singola attività, PDU multipli di Education rispetto al PMI Talent Triangle se il contenuto è allineato con più aree di competenza. Ad esempio se si partecipa un corso o si legge un libro con contenuti di tecniche di PM (gestione dei tempi del progetto, …) e di gestione della leadership (negoziazione. …) si potranno ottenere PDU per le due competenze in funzione del numero di ore dedicate alle due competenze. I PDU relativi a Leadership e Strategic & Business Management possono essere condivisi tra le differenti certificazioni possedute, mentre i PDU relativi a Technical Project Management sono specifici per singola certificazione. Le tabelle di seguito esplicitano alcuni esempi. requisiti di minimo e massimo. Le regole e le procedure per trasferire PDU da un ciclo al successivo restano le stesse; così come la quantità. I PDU trasferiti nel nuovo ciclo saranno assegnati all’ appropriata area di competenza in linea con il PMI Talent Triangle. Requisiti per il rinnovo La classificazione dei PDU deve essere fatta secondo il nuovo CCR Program dal 1 Dicembre 2015, mentre il rispetto dei nuovi minimi dei PDU per le attività di Education e dei nuovi massimi per le attività di Giving Back to the Profession non è obbligatorio, anche se consigliato. Dal 1 Dicembre 2017, invece, diventerà obbligatorio rispettare i nuovi requisiti. Modalità di registrazione dei PDU Si continuerà a ottenere e registrare i PDU secondo le correnti modalità fino al 30 novembre 2015, dal 1 Dicembre 2015 si applicheranno le nuove regole del CCR Program e tutti i PDU saranno allineati con i nuovi Esempi: distribuzione PDU-Certificazioni Cambiano le regole per la certificazione I driver delle certificazioni PMI® e le modifiche intraprese In questi ultimi anni il PMI® si è dimostrato essere la più autorevole associazione di Project Management a livello mondiale, con quasi cinque milioni di copie di PMBOK® Guide in circolazione. Per dimostrare questo interesse globale e l'adozione nel ® 1997 il PMI aveva poco più di 31 mila membri totali e circa 6 mila Certificati in 96 paesi, con il 93% dei PMP® situati in Nord America e il restante 7% era diffuso in tutto il resto del mondo, soprattutto tra Europa e Asia Pacifico. Ora nel 2015, ci sono più di 700 mila i titolari di certificazione di ® cui solo il 48% dei PMP sono in Nord America. Ciò dimostra chiaramente che PMI® è veramente un'organizzazione globale. Al centro della missione del PMI ci sono il progetto, il programma e la gestione del portafoglio. Pertanto, le ® ® certificazioni (PMP , PgMP e ® PfMP ) si concentrano su queste aree "core". Il PMI riconosce, tuttavia, che ci sono anche altre aree di specializzazione all'interno PPPM che hanno un grande impatto e contribuiscono al successo di questi domini principali offrendo la certificazione anche in queste aree di specialità. Il processo di sviluppo Il PMI® mantiene un processo di sviluppo rigoroso per ogni certificazione e conduce continuamente studi approfonditi per assicurare che le nostre certificazioni riflettano accuratamente le competenze attuali, le conoscenze e le best practice necessarie per avere successo. Il ruolo specifico e l'area coperta da ogni certificazione PMI® sono accuratamente studiati e documentati. Il PMI® consulta LUGLIO 2015 Numero 21 6 gli esperti in materia, gli operatori e le organizzazioni per capire il posizionamento attuale dell'industria e dove sta andando. I contenuti delle certificazioni sono convalidati e testati per garantire la loro qualità e la loro pre® cisione. Il PMI segue queste pratiche rigorose per mantenere il suo programma di certificazione rilevante e valido, evitando che le certificazioni ® ® PMI diventino obsolete. Il PMI persegue questa rigorosità per salvaguardare la professionalità di tutti coloro che posseggono una certificazione rilasciata dal PMI®. Non esisterebbero le certificazioni di PMI® senza le migliaia di ore di volontariato (quasi mille volontari ogni anno) fornite da esperti in materia in tutto il mondo, che garantiscono una rappresentanza equilibrata nella struttura e nel contenuto degli esami di certificazione. Le cinque “E” Education for Certification Maintenance: infine, il mantenimento della certificazione si attua mediante il programma CCR che contribuisce a garantire l’aggiornamento mediante le best practice e il miglioramento delle competenze professionali di tutti i titolari di credenziali. Il PMI utilizza società specializzate nell’organizzazione dei test di grande reputazione per ottenere la convalida da terze parti di questo programma. ridotte per tenere conto della rimozione del MRA. A fronte di tali modifiche il volume di richieste d’esame è aumentato del 26% su base annua. Per la certificazione CAPM®, per sua natura ampiamente applicabile, resta l’obiettivo di renderla disponibile per il più ampio spettro possibile di popola® zione. A tale scopo PMI e Prometric lavoreranno per l’attivazione di un canale di test non tradizionale; fino ad oggi, i test sono stati sempre paper based. ® Le Certificazioni PMI sono sviluppati da professionisti per i professionisti. Uno dei principali vantaggi della certificazione PMI risiede nella sua validità e l'affidabilità. Il programma di certificazione del PMI® è stato progettato per assicurare che tutti i titolari di certificazione abbiano dimostrato le proprie competenze tramite misure giuste e valide. Le 5 “E” illustrano questo validità e affidabilità: Education for Eligibility : Per tutte le ® certificazioni PMI sono richieste ore di Formazione e soglie di ammissibilità Experience: I richiedenti sono tenuti a garantire ore di Esperienza che attestino che hanno veramente ricoperto questi ruoli. Examination: Ogni certificazione ha un esame basato sulle conoscenze e domande a scelta multipla situazionali per valutare la competenza di un individuo modo altamente affidabile. Ethics: L'Etica è un aspetto importante del lavoro in questa professione e tutti i candidati sono tenuti a rispettare Codice Etico e di Condotta di PMI®. Modifiche delle certificazioni ® Per la certificazione PMP i 5 domini di pratica restano gli stessi, ma si aggiungono otto nuovi task che enfatizzano: • Benefits analysis and realization • Risk in terms of opportunity • Stakeholder management • Lessons learned Il giorno 1 Novembre 2015 è l’ ultimo giorno dell’esame con le regole attuali. ® Per la certificazione PgMP da Novembre 2013 è stata rimossa dal processo di valutazione la parte Multi-Rater Assessment (MRA) e conseguentemente le tasse d'esame sono Per quanto riguarda la certificazione PMI-ACP® l’esame sarà aggiornato. Il Role Delineation Study è stato completato a Dicembre 2014; a luglio inizierà il pilota e ad ottobre sarà lanciato in tutto il mondo il nuovo esame. PMI-PBA Update Si è pensato di espandere la consapevolezza della certificazione PMIPBA® e della Business Analysis attraverso il sito: www.projectmanagement.com. Si pensa di integrare la promozione della certificazione PMI-PBA® con altre attività di analisi del business, come ad esempio la Business Analysis Practice Guide. I Chapter PMI® sono invitati a collaborare ed accogliere la comunità Business Analysis. LUGLIO 2015 Numero 21 7 Il PM è anche Contract Manager? Il 3° T&PM 2015 ha affrontato il rapporto tra PM e Contract Manager - 12 Giugno 2015 Lo scorso 12 giugno si è tenuto presso la Facoltà di Economia “Federico Caffè” dell’Università degli Studi Roma Tre, il 3° evento Training & Professional Meeting del 2015 del PMI Rome Italy Chapter, sul tema “Il PM è anche un Contract Manager? No, Ma forse un po’ …”. L’evento come sempre ricco di testimonianze di professionisti del settore, alternate a quelle di membri del Chapter, ha visto la partecipazione di più di 100 soci del Chapter. Introduzione della giornata Il primo intervento è stato effettuato da Giancarlo Duranti (Direttore dello Sviluppo Professionale) che ha fatto il punto sulle ultime attività svolte dal Chapter: 2 aperitivi (Change Management con Lucia Renzulli e Processi di Business in Telecom Italia con Rosanna D’Urso), incontri nelle Università (ultima quella all’università si Sassari) e visite anche a cantieri di grandi opere (come quello del Colosseo organizzato dal Comitato Edilizia e infrastruttura). Giancarlo ha anche elencato le prossime iniziative già in calendario e illustrato il Triangolo delle Competenze: Strategic Business Management, Technical Project Management e Leadership. Giancarlo Duranti Successivamente, Anna Maria Felici (Presidente del PMI Rome Italy Chapter) ha illustrato l’avanzamento lavori sulla ISO 21500 e il confronto con l’ANSI chiarendo che sulle norme tecniche c’è accordo, ma non è ancora stato raggiunto sulle certificazioni dove persistono delle differenze. Inoltre, è stata chiesta una revisione sulla norma ISO 21500 dalle nazioni che non hanno uno standard e ciò rende molto probabile la possibilità che ma norma cambi. Anna Maria ci ha anche informato che la versione 6.0 del ® PMBOK è in revisione dopo aver recepito le osservazioni dei clienti. Progetti, contratti e relazioni di outsourcing Subito dopo l’introduzione, Paolo Spagnoletti (Coordinatore CeRSI e Direttore EMIT, LUISS Guido Carli) ha illustrato come il crescente ricorrere e l’evoluzione delle politiche di outsourcing abbiano esasperato alcune criticità già proprie della gestione dei contratti. Progetti di costruzione o di sviluppo di beni e servizi complessi richiedono contratti altamente regolamentati. Inoltre, rapporti che diventano sempre più di lungo termine, aumentano la complessità e allungano l’orizzonte temporale di gestione dei rischi collegati al contratto. In particolare Paolo ha esaminato il tema della gestione del progetto in relazione alle caratteristiche architetturali delle soluzioni da realizzare e alle modalità di interazione tra i soggetti coinvolti in relazioni di outsourcing: dalla negoziazione pre-contrattuale alla gestione post-contratto, gli aspetti operativi e strategici sono stati esaminati sia da un punto di vista teorico che pratico. Nella presentazione Paolo ha fatto specifico riferimento al settore IT, dove l’elevata diffusione del fenomeno, permette uno stato di conoscenza più avanzata. In questo contesto Paolo ritiene che il prodotto del settore IT sia un sistema socio-tecnico perché composto da componenti tecniche e sociali di cui il PM è integratore. Da ciò l’importanza della sua presenza nella fasi di gestione di un contratto (procurement, selling e post-selling) perché la conoscenza del contesto è una peculiarità solo del PM. Contratti per i progetti IT A seguire Andrea Rechelin ha evidenziato come i contratti per i progetti informatici hanno caratteristiche legali peculiari che devono essere conosciute per poterli affrontare al meglio. Durante la vita della relazione, tuttavia, possono emergere criticità e patologie che possono essere ricondotte al momento negoziale, al testo del contratto, alla gestione della relazione contrattuale e del progetto. È essenziale quindi conoscere quali possono essere le contromisure da adottare e quali elementi presidiare per evitare gravi conseguenze relazionali e legali. Ad esempio: il primo passo nei contratti in ambito IT è l’acquisizione delle licenze SW; nel nostro ordinamento giuridico questo è un contratto atipico. La corte di giustizia europea ha deliberato che le licenze SW si possono trasferire ad altri perché con la prima vendita si esaurisce il diritto di controllo da parte del proprietario. La rivendita di licenze potrebbe incidere molto (in positivo) sui costi di progetto. Fondamentale pertanto è il ruolo dei Contract & Project Manager. Strategic project planning vs. contract strategy. Dopo la pausa di networking, Massimoluigi Casinelli (Project Management Advisor), ha illustrato come la sua ultima esperienza lavorativa abbia riconfermato come il ruolo della pianificazione strategica in un progetto complesso sia una fase fondamentale, durante la quale le scelte strategiche effettuate condizioneranno l’intero ciclo di vita del progetto. La pianificazione strategica del progetto comporta tra l’altro, da un punto di vista del Committente, (Project Owner) la scelta del modello di procurement che si vuole adottare (project delivery method) e lo sviluppo della strategia contrattuale complessiva. Il General Contractor deve guidare la gestione integrata di programma e progetti ottimizzando l’intero ciclo produttivo. Processi e best practice di Project Management devono trovare, infatti, la migliore integrazione e traduzione nell’architettura contrattuale complessiva. L’intervento ha presentato un caso reale: il Programma di sviluppo della Metro di Doha. In LUGLIO 2015 Numero 21 8 questo caso il sistema di Project Management sviluppato dal Committente (Project Owner) è stato tradotto in una complessa architettura contrattuale che ha richiesto da parte dei contractor un’implementazione del sistema di Project Management sin dalla primissima fase di sviluppo dei progetti; in considerazione di tale tipo di committenza evoluta è stato quindi adottato un sistema di reporting molto ampio e capillare. La versatilità del Contract Manager A chiudere l’intensa mattinata c’è stato l’intervento di Alessandro Polla, (Contract Manager EMEA, COMAU S.p.A.), che ha illustrato come COMAU ha adottato le linee guida del PMI attraverso una road-map scandita dalla creazione del Project Management Office e della Project Management Academy. Alessandro ha presentato dei case study specifici: il contratto e la sua accezione operativa, definizione delle regole del gioco; il contratto come constraint tecnico, obiettivo per preservare il margine; il contratto in fase negoziale, la creazione di un precedente; il contratto in fase di claim; il potere contrattuale con un fornitore non si può dare per scontato. La qualità per la gestione dei fornitori. Subito dopo la pausa pranzo, Angelo Putortì (Responsabile Performance Monitoring Quality TIIT s.r.l.) ha presentato come sia importante gestire in modo efficiente le risorse esterne e quelle interne sia una delle attività che, se ben condotte, sono alla base del successo di un progetto. L’introduzione di procedure e misure che ne garantiscono un’alta qualità realizzativa tenderebbe a far collidere esigenze quali la “velocità di esecuzione” e “valore dei contenuti nel tempo”. Una sapiente scelta dei fornitori esterni, prevalentemente per attività fuori dal core business di un’azienda, può rappresentare un elemento di bilanciamento tra le due esigenze citate, riuscendo a creare un sistema di Qualità del Progetto che prenda il meglio dalle esperienze dei vari attori. E’ necessario avere un albo fornitori e nella scelta del fornitore le sue referenze (almeno una volta deve aver intrapreso l’attività richiesta), la sua conoscenza del cliente finale (con cui ha sue relazioni contrattuali) e la conoscenza della tecnologia richiesta (presenza nella sua organizzazione) sono elementi qualificanti. Il PM a sua volta deve utilizzare i fornitori solo per attività non “core”, assicurarsi che le attività ricorsive o ad alte specializzazione siano condotte dal fornitore prescelto e non da sub-appaltanti e gestire i picchi di attività rimodulando il rapporti interni/esterni. Angelo ha evidenziato come in Telecom Italia ci sia stato l’esternalizzazione di “parti” di azienda che non operavano nel core business con vantaggi per Telecom Italia e per il ramo stesso trasferito in aziende che avevano come core business quelle stesse attività. Angelo ha anche fornito degli esempi di parametri di qualità: efficacia ed efficienza, costo e tempi, qualità ed usabilità e nel mondo IT: disponibilità dei sistemi, Puntualità, Difettosità del software specificando che tali parametri per essere reali vanno perseguiti durante la vita del progetto e non verificati alla fine. Contenziosi: prevenire è meglio Pierluigi Guida Pierluigi Guida (Progetti Europei, PQ2000 s.r.l.) esperto di Project Management, ha presentato nuovi spunti e tendenze per ridurre e gestire al meglio i casi di conflitti e crisi nei contratti di progetto. Casi emergenti e benchmarking internazionali per gestire in qualità il Claim Management, evidenziando come il PM, debba porsi come obiettivo la mediazione dei conflitti evitando la degenerazione in “forensic project management”. Tra- mite la figura del Project Neutral. Pierluigi ha delineato, inoltre, il confine tra Mediazione ed Arbitrato evidenziando come dando più forza al Risk Manager si può migliorare la gestione del Progetto e del Contratto. La gestione dei contratti EPC: ambiti d’intervento significativi A seguire Giuseppe Mancuso, (Responsabile Contract Administration Dept. Technip) ha evidenziato come nell’ambito dell’esecuzione dei progetti, la gestione contrattuale assuma delle connotazioni di trasversalità e si esplichi tramite il coinvolgimento di diversi attori e metodologie. L’intervento proposto ha illustrato alcune delle modalità con cui i contenuti del contratto vengono trasfusi in diverse aree operative e gestionali del progetto. Il processo di Contract Review annovera un insieme di strumenti per trasferire la consapevolezza degli obblighi assunti dai contraenti a tutti coloro che operano a diverso titolo per il progetto. Alcune buone prassi relative alla preparazione e gestione del programma di progetto possono facilitare l’ individuazione delle responsabilità dei ritardi di esecuzione e fornire adeguato supporto nella risoluzione di eventuali contenziosi. Una procedura per l’ individuazione precoce di possibili eventi o situazioni che possono mettere a rischio i risultati del progetto, oppure richiedere che specifiche azioni contrattuali vengano messe in atto (varianti, notifiche, ecc.), può rappresentare uno dei fattori di successo di un progetto. Giuseppe ha evidenziato l’importanza dell’analisi legale dei ritardi (“forensic delay analysis”) per comprendere il tipo di ritardo (excusable, non attribuiti al fornitore, e inexcusable, dipendenti dal fornitore), l’impatto sul programma e l’eventuale risarcimento. Conclusioni Alla chiusura lavori Giancarlo Duranti ha ringraziato tutti i relatori per i tanti stimoli di approfondimento forniti sul tema. Giancarlo ha illustrato cosa cambia nell’esame PMP dal Novembre 2015 (ma per questo vi rimandiamo ai due articoli precedenti). LUGLIO 2015 Numero 21 9 PMI EMEA Congress & EMEA LIM Si sono svolti a Londra gli eventi Europei, dal 9 al 13 Maggio Leadership Institute Meeting Il 7 Maggio a Roma sarà ricordato per un evento particolare: l’incendio al Terminal Internazionale dell’ Aeroporto Leonardo da Vinci. E’ stato davvero uno dei giorni peggiori per lo scalo romano. E voi direte? Ma cosa c’entra con il Leader In® stitute Meeting (LIM) del PMI ? C’entra perché i componenti della delegazione del PMI Rome Italy Chapter erano lì alle 2 del pomeriggio dell’8 Maggio a cercare di prendere i voli che ci li avrebbero dovuti portare a Londra. Sembrava una vera e propria “Mission Impossible” ma, grazie alla determinazione a superare tutti i problemi, alle 3 del mattino del 9 Maggio uno dei tre volontari della delegazione (il nostro Presidente Anna Maria Felici) sbarcava all’Aeroporto di Luton e alle 8 si presentava puntualissima al LIM. Ed è quindi grazie a lei che possiamo condividere con voi anche l’esperienza di questo evento. I partecipanti erano tantissimi e ciò ha reso possibile di condividere con tanti amici le esperienze fatte dal PMI Rome Italy Chapter e acquisire informazioni su quelle degli altri Chapter Europei. Uno dei punti di maggiore interesse è come promuovere e far conoscere meglio il brand del Chapter alla grande platea dei PM italiani. Ci sono state molte testimonianze da parte di altri Chapter sugli aspetti di marketing, e questo ci ha dato la possibilità di raccogliere molto materiale e idee per sviluppare ancora di più il nostro Chapter. Parlando con altri colleghi, l’ impressione che il nostro Presidente ne ha tratto è che noi siamo ben posizionati per quanto riguarda la conduzione del Chapter e dei suoi eventi. Siamo forse il Chapter che fa eventi più diversificati e la nostra organizzazione è stata disegnata in maniera molto snella. Questo ci permette da una parte di governare il Chapter in accordo con le ISO della governance e, dall’altra, di sviluppare un una comunità di volontari che possono portare avanti il nostro messaggio nelle loro organizzazioni. Abbiamo infatti i Comitati Locali e Settoriali che lavorano benissimo e lo faranno a maggior ragione in futuro, perché il nostro Comitato Direttivo è stato impegnato nell’ultimo periodo a definire proprio il modello di funzionamento dei suddetti comitati. Siamo infatti sempre più convinti che la nostra vera forza siano i nostri volontari e la loro assidua ed attiva partecipazione. Al LIM molti interventi hanno al contrario evidenziato difficoltà nell’ acquisizione di volontari da parte dei Chapter, di non riuscire a motivarli adeguatamente, di non avere ricambi per il board, e di non avere persone che si attivassero in maniera propositiva per portare a termine quello che è l’obiettivo del PMI cioè: make the project management indispensible for the business result. Anna Maria ha portato a casa tante idee nuove ma soprattutto un grande entusiasmo che intende trasmettere anche a i nostri volontari e ai colleghi del Board e dei nostri Comitati. C’è stata anche l’opportunità di confrontarsi, in un meeting dedicato, con gli altri Chapter Italiani e il PMI Mentor della nostra Region, su un modello di maggiore collaborazione tra gli stessi, che richiederà tuttavia ancora del tempo per essere elaborato rispettando le esigenze di tutti. La partecipazione del Chapter al LIM significa essere partecipi di una grande comunità che ha i nostri stessi interessi e problemi, da cui possiamo ricevere lezioni apprese e con cui possiamo scambiare esperienze fatte in Italia (che non hanno niente da invidiare a quelle fatte all’estero). Il Comitato Direttivo ha infatti deciso di essere presente al prossimo LIM in maniera ancora più attiva, con una presentazione del Chapter basata su quello che noi siamo riusciti a fare in questi anni di reingegnerizzazione e rifondazione del Chapter e, soprattutto, sul lavoro fatto dai nostri volontari e sui nostri obiettivi futuri. Appuntamento a Madrid a Novembre 2015! PMI EMEA Congress Il Congress EMEA 2015 si è svolto quest’anno dall’11 al 13 Maggio, sempre a Londra. La location era di grande prestigio ed ha attratto molti partecipanti e speaker da tutto il mondo: il Centro Congressi ExCel, posizionato nella parte orientale di Londra, un po’ lontano dal centro ma in una zona, quella dei Docks, di sicuro fascino visto anche che durante negli stessi giorni si svolgevano, nello specchio d’acqua antistante il Centro Congressi, delle regate di vela. Key Note Speaker del PMI EMEA 2015 Dal punto di vista degli interventi, gli speech erano organizzati per giornata e per macro-temi, all’interno dei quali si dipanavano le consuete aree che spaziano (oltre a quelle canoniche) dal Business Analysis alla Leadership e alla Strategia. Il Macro tema del primo giorno era “Envisioning long term goals” e la giornata è stata aperta da una interessante Keynote Speaker, Margaret Heffernan, che ha parlato di come le abitudini relazionali influenzano il successo dei progetti. Il secondo giorno aveva come Macro tema “Setting short term goals” ed è stato aperto dal Keynote Parag Khanna che ha parlato di Connessione e Competitività. Infine il terzo giorno, con il Macro tema “Adopting Immediate Goals, è stato chiuso da un appassionante speech di James Kerr che ci ha parlato degli All Blacks in un intervento dal titolo “Write your legacy: no one ever said once upon a strategy”. Interessanti anche gli interventi degli speaker venuti da tutto il mondo. L’Italia come al solito si è fatta valere con i suoi speaker (tra cui vogliamo ricordare il “nostro” Luca Romano (PM di questa newsletter). La manifestazione era corredata, come al solito, da una grande Exhibition Hall ed un fornitissimo Bookshop del PMI®. LUGLIO 2015 Numero 21 10 Appuntamento il 9-11 Maggio 2016 a Barcellona! Roma Caput Mundi! Due straordinarie visite al Colosseo e alla “Nuvola” dell’EUR, per scoprire “la grande bellezza” di Roma tra antico e moderno Il cantiere del Colosseo Foto di gruppo per la visita al Colosseo Il 14 Maggio il Chapter Roma ha avuto l’occasione di visitare il cantiere di restauro del Colosseo. Una straordinaria possibilità, organizzata da nostro socio Antonio Razionale, Amministratore di QMS, che opera tra i fornitori specialisti del progetto. Si ricorda che l’opera di restauro è oggetto di un pacchetto di intervento che ha come sponsor il Gruppo Tod’s che contribuisce con un finanziamento totale di circa 22 Milioni di Euro. La direzione e la gestione del progetto, con responsabili delle strutture del Ministero dei Beni Artistici e Culturali, rispecchia l’organizzazione tipica delle opere pubbliche, con responsabile unico del procedimento RUP (Rossella Rea) e direttore dei lavori (Gisella Capponi). Vi sono inoltre tre cosiddetti Direttori Operativi, rispettivamente responsabili del restauro in superficie (Cinzia Conti), restauri strutturali (Stefano Podestà) e contabilità lavori. Il responsabile della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione è l’Ing. Paolo Iannelli (Ufficio Sicurezza del Patrimonio Culturale ed Emergenze del MiBAC). Quest’ultimo ha in particolare intrattenuto il nostro gruppo evidenziando le specifiche problematiche dei lavori, di carattere assolutamente singolare; rimettere a nuovo il Colosseo, nel normale contesto urbano e senza interruzione dell’ esposizione al pubblico, che conta sei milioni di visitatori l’anno. L’ing. Iannelli ha infatti sottolineato le singolarità di gestione della sicurezza in un cantiere di così eleva- ta complessità. Non è infatti possibile recintare l’area del cantiere come in teoria si dovrebbe, per non interrompere le visite ai turisti e il servizio di viabilità nell’area circostante. E’ assolutamente impensabile che esista una caduta di qualche oggetto e in caso di particolare vento non sarebbe consentito che giungano ai turisti spruzzi di acqua dagli impianti interni, che è il principale mezzo di pulizia dello sporco accumulatosi nel tempo per l’aria e lo smog respirati dalla città, nonché dalle emissioni interne proprie dell’antica struttura, come gli ossalati di travertino e le ruggini di antichi ferri, oggetto di precedenti e oggi si direbbe maldestri restauri. Le spiegazioni di Paolo Iannelli Il progetto è stato frazionato in due cantieri, in cui operano in totale circa quaranta persone, che lasciano ampia superficie di vista ai turisti, e avanzano l’uno di seguito all’altro da lati opposti della superficie esterna. Ciascun cantiere si sviluppa su dieci arcate, di cui solo cinque sono operative in modo da ottimizzare il lavoro (una volta finite cinque arcate, il ponteggio sposta i lavori sulle cinque successive); mentre le squadre, composte di operai e in particolare di restauratori (e restauratrici) lavorano sui diversi i piani. Questi hanno ospitato in parallelo i vari sottogruppi del Chapter, trasportati dall’ascensore esterno. I più fortunati sono saliti sino all’attico del “gigante”, un tempo riservato alla plebe, da cui oggi, a oltre 50 metri di quota, si può avere una delle viste migliori della Roma moderna. A fare da cicerone attento e cordiale, il Capo Cantiere Gaetano Correro. Curiosa la pianta di fico cresciuta sull’orlo più alto del monumento, fatta nascere lì dal vento o da qualche volatile, che ha trovato nell’antico humus sostanze per vivere, dov’era appunto un tempo la piccionaia della plebe. Il ponteggio è a doppio sviluppo, con ripiani ogni due metri, dotato degli impianti necessari all’intervento di restauro. Fra questi sono in particolare i telai tubolari a arco che si avvicinano all’interno delle arcate dei fornici e con diverse file di ugelli spruzzano e nebulizzano l’acqua che ripulisce le superfici. L’Ing. Iannelli ha in particolare descritto il lavoro di pulitura e di consolidamento della facciata. La pulitura avviene prevalentemente con acqua nebulizzata a temperatura ambiente senza aggiunta di solventi, ad una distanza fissa non inferiore a 50 cm. Gli ugelli, una volta fissata la curvatura del supporto su cui sono fissati, possono essere regolati manualmente sia per l’orientamento che la chiusura del flusso d’acqua. Questa procedura, opportunamente dosata, serve a rimuovere i depositi e le croste nere del Colosseo, al tempo anche oggetto di un incendio, senza intaccare in alcun modo il materiale lapideo e le “preziose patine”, né i segni delle antiche lavorazioni, tuttora oggetto di studi e testimonianza di storia dell’arte. Circa quattro ore – spiega inoltre Melissa (restauratrice) – sono inoltre necessarie per ciascuna arcata, facendo seguire ai getti d’acqua altre e puntuali ripuliture a mano. Infatti, fra le caratteristiche del lavoro, si sottolinea la notevole disomogeneità e l’impegno delle lavorazioni, in funzione dello stato delle diverse superficie. Prima di avviare le operazioni in serie di pulitura, sono stati compiuti particolari studi sui parametri - distanza e pressione - dei getti d’acqua in modo da determinare la combinazione migliore. La ripulitura delle superficie LUGLIO 2015 Numero 21 11 dei fornici interni si stima assorbire circa il 50% del lavoro totale. Come in ogni progetto…, le stime iniziali, circa la normale velocità di avanzamento di restauro, risultavano inizialmente sottostimate e causa di ritardi delle attività che si protraevano sul Gantt; che nelle opere pubbliche meglio si dice cronoprogramma…; ma in seguito il cantiere sembra essere andato a regime; forse - si potrebbe anche osservare – per l’effetto della curva di apprendimento; sì che oggi quei (notevoli) ritardi di circa otto mesi si dichiarano assorbiti, e si prevede che Colosseo sarà tutto ripulito per i tempi previsti (5 Marzo 2016), dopo 30 mesi dalla consegna lavori. terventi micro-strutturali è intervenuto l’Ing. Podestà (docente dell’ Università di Genova), che ha messo in evidenza i segni di precedenti restauri, già effettuati nell’800 e ripresi nel secolo scorso, che tuttavia sono stati senz’altro superati dalla tecnica, dimostrando le responsabilità che nel tempo hanno peraltro contribuito a minare l’aspetto del gigante: toppe di cemento nelle fessure, e puntoni o staffe di ferro infissi nei i blocchi di travertino, che sia per le variazioni di coefficiente di dilatazione termica che per i fenomeni di ossidazione (ruggine), hanno in seguito fessurato e ulteriormente ferito lo stato del materiale. La restauratrice Melissa attiva gli ugelli La fase qui descritta del progetto, messa a gara per circa 8 Milioni di Euro, è in realtà la prima di tre macro-interventi, che in più generale prevedono: - Il restauro della facciata e delle arcate - la realizzazione di un centro servizi (all’esterno del Colosseo) - Il consolidamento strutturale (il cui progetto è in fase avanzata). Nell’organizzazione del lavoro non si utilizzano sub-appalti e accettato le richieste dei sindacati in termini di normali contratti edili, rinunciando ai temporanei, con lievitazione dei costi. La ditta all’opera è la Aspera, che peraltro è subentrata ad un precedente soggetto, nel progetto a corpo e appalto integrato (progettazione e realizzazione), non alieno dai rischi che poteva riservare un’opera del genere, per la variabilità, come detto, delle lavorazioni, e l’ impossibilità di sopralluoghi puntuali, nonostante si potesse contare sui risultati di un preliminare cantiere pilota, già in precedenza realizzato dalla Soprintendenza. A illustrare meglio al gruppo del Chapter romano le particolarità degli in- rale per i evitare i possibili cedimenti durante l’esecuzione dei lavori della Metro C (come il vibrante passaggio della cosiddetta talpa). Ci informano che presumibilmente, a causa della preesistenza di un laghetto nell’area prescelta per la sua costruzione, le fondazioni del Colosseo sono costituite da una base spessa di “opus caementicium”, una mescolanza di materiali vari uniti da leganti idraulici come calce e pozzolana, tecnica usuale del tempo, in blocchi di travertino che si sviluppano ad anello per una profondità di circa 12 m, senza peraltro certezza di continuità su tutto lo sviluppo dell’area di impianto della fabbrica. Dopo le immancabili polemiche, di cui ogni progetto del genere non poteva essere soggetto, il Colosseo deve insomma sostenere altre prove prima che il suo cantiere possa dirsi definitivamente chiuso. Ma l’aria che si respira sul ponteggio, anche per la sensibile presenza femminile fra le impalcature, è piena di motivazione ai lavori, per l’opera che tutto il mondo ci invidia. Il cantiere della “Nuvola” (Eur) Leonardo Bonamoneta e Sergio Gerosa Presidente e Past-President del Comitato Edilizia e Infrastrutture Per tali interventi di risanamento micro-strutturale si utilizzano fiocchi in basalto per piccole fessure, e perni in vetroresina o in titanio per situazioni più gravi. Il prof. Podestà sottolinea che si presta oggi maggiore attenzione ai problemi di compatibilità dei materiali, seguendo il principio della “reversibilità” degli interventi, che non devono essere cioè aggravanti e potenzialmente invasivi, e un domani potrebbero essere rifatti e sostituiti. Si è inoltre eseguita la cerchiatura di alcune aperture nella parte superiore che erano particolarmente compromesse. Tutto ciò per salvare il travertino romano, che riappare oggi variopinto di diverse tonalità, dal giallo all’ocra, come in buona parte si vede sulla facciate già scoperte dai veli. Dopo l’aria moderna e le piogge aggressive, o i saccheggi che in tempi successivi Infine spogliarono il gigante dalle ricoperture marmoree per farne materiale da costruzione di papi e principi della caput mundi, ad altri problemi il moderno Colosseo deve far fronte in tema di sicurezza struttu- Altra straordinaria visita è stata quella del 26 Giugno 2015 al Cantiere della “Nuvola” di Fucsas dell’Ente Eur, realizzata grazie alla collaborazione della società Condotte S.p.A.. La facciata della “Nuvola” Una ventina di fortunati soci del Chapter (l’evento era a numero chiuso ed è andato esaurito in pochi minuti una volta postato sul nostro sito e sul gruppo Linkedin, tanto che non abbiamo neppure fatto a tempo a fare l’usuale mailing a tutti i soci) hanno potuto vivere un’esperienza davvero indimenticabile. Il nuovo Centro Congressi (noto appunto come la “Nuvola” per via del suo disegno) è in costruzione all'EUR dal 2008, ed è progettato da Massi- LUGLIO 2015 Numero 21 12 miliano Fuksas e realizzato dalla società Condotte S.p.A.. Il gruppo di venti soci durante la visita Sarà destinato a ospitare eventi di varie tipologie, da mostre ed esposizioni fino a spettacoli e convegni. Si sviluppa su un'ampiezza complessiva di circa 55000 m² tra Viale Cristoforo Colombo, viale Europa, viale Shakespeare e viale Asia. I volumi principali del complesso sono costituiti dall' Au- ditorium da 1850 posti (1900 m²), le sale conferenze (1.330 m² totali), il foyer dell'auditorium (3.500 m²), il forum/foyer di 5.580 m² e un'area commerciale di 3.300m². A fianco della cosiddetta “Teca” (che ospita appunto la Nuvola”) c’è la “Lama”, l’edificio che ospita l'albergo da 441 stanze, divise in camere standard e in suites negli ultimi due piani. L'edificio si sviluppa per un' altezza complessiva di 56 metri, composto da 17 piani esterni. Un progetto che, pur tra grandi difficoltà economiche, si sta avviando al completamento e rappresenterà una altra grande opera destinata ad accrescere il valore del quartiere Eur, oltre a diventare un importante centro congressuale. Una visita interessantissima che ha risposto nel migliore dei modi alle at- tese dei nostri soci che hanno partecipato all’evento, siano quelli esperti del settore edile che quelli che si sono avvicinati per la prima volta a questa esperienza. L’interno della nuvola Un’esperienza davvero da ripeterenella speranza che poi questa opera stupenda possa ospitare un evento del PMI Rome Italy Chapter! “E quindi uscimmo a rimirar le stelle” Una straordinaria visita all’Osservatorio Astronomico di Monte Porzio catone per sugellare la collaborazione con AFCEA Il 2 Luglio si è tenuto un evento molto suggestivo presso l'Osservatorio Astronomico di Monte Porzio Catone. L'evento organizzato dal Comitato Difesa Sicurezza e Spazio ha consentito ai nostri soci di effettuare un suggestivo tuffo nelle attività ed i progetti dell'Istituto Nazionale di Astrofisica. Data la limitata disponibilità di posti l'evento ha visto la partecipazione di pochi soci che hanno apprezzato i vari eventi che si sono succeduti. L'evento è iniziato con un incontro nella biblioteca realizzata all'interno del sito predisposto per l' Osservatorio. La tavola rotonda che ha aperto l’evento E’ stato Davide Fierro dell’INAF (Istituto Nazionale Astro Fisica) a fare gli onori di casa e a ringraziare i convenuti per la grande adesione a questo evento organizzato in collaborazione ® con il PMI Rome Italy Chapter ed il Capitolo di Roma dell’AFCEA (Armed Forces Communications and Electronics Association). Anna Maria Felici e Sergio Gerosa Davide ha poi passato la parola ad Anna Maria Felici, Presidente del ® PMI Rome Italy Chapter, che ha ringraziato per la disponibilità all'evento auspicando future attività, evidenziando l'importanza di condividere informazioni tra i diversi ambiti. A seguire ha preso la parola Sergio Gerosa, Presidente del Comitato Difesa Sicurezza e Spazio del Chapter, che ha presentato le attività del Chapter ed in particolare del gruppo. A seguire sono intervenuti Leandro Aglieri (Vice Presidente del Capitolo di Roma dell’AFCEA e anche del Comitato Difesa Sicurezza e Spazio del PMI Rome Italy Chapter) e Vin- cenzo Arrichiello (Presidente di Incose Italia) che hanno ribadito l'importanza del networking e descritto le numerose attività delle due associazioni. Alla tavola rotonda ha partecipato anche il Generale Tangorra che ha effettuato un breve intervento ed introducendo l 'ospite successivo. Il primo intervento è stato effettuato da Fabrizio Fiore, Direttore dell'Osservatorio, che ha presentato le attività svolte presso Monte Porzio Catone e più in generale dall'Istituto Nazionale di Astrofisica oltre a riportare alcuni aneddoti sulla costruzione ed utilizzo del sito, che fu realizzato a ridosso della seconda guerra mondiale e non fu mai utilizzato fino al dopoguerra. Leandro Aglieri Come era prevedibile gli argomenti e la bella presentazione fatta hanno affascinato la platea che ha seguito LUGLIO 2015 Numero 21 13 con profonda attenzione tutte le slide e le immagini presentate. teressante visita al museo. I soci sono stati suddivisi in due gruppi e condotti nelle diverse stanze dell'osservatorio. Durante il percorso le bravissime guide hanno descritto la nascita dell'osservazione partendo dagli strumenti utilizzati per la navigazione nel mediterraneo agli albori della storia dell'uomo, fino ad arrivare a strumenti e tecniche più attuali. Fabrizio Fiore Numerose sono state le tematiche accennate, a causa del sempre troppo breve tempo a disposizione, tra cui la re-ionizzazione dell’universo, in cui si è spiegato come si stia progressivamente andando verso il buio ed il freddo in contrapposizione all’energia ed alla luce generata dal big bang. Particolarmente significativa è la presenza italiana nella produzione di documentazione scientifica sul tema. L’Italia si posiziona al quinto posto per la produzione di documentazione sulle tematiche di astrofisica ed astronomia grazie al contributo dell’INAF. La visita guidata All'interno dell'osservatorio è presente un telescopio fotografico, in grado quindi di effettuare fotografie ai pianeti, utilizzato probabilmente per dimostrare, durante un eclissi di sole, la famosa teoria della relatività di Albert Einstein. Altro momento interessante è stata la stanza in cui ci è stata raccontata la tecnica di analisi spettrografica dei pianeti per poter capire i materiali che lo compongono. Davide Fierro Il secondo intervento è stato quello di Davide Fierro (INAF) che ha focalizzato l'intervento sui progetti di tecnologia astrofisica. Molto interessante è stato il focus sui progetti in corso in termini di complessità, durata e costi. I progetti in ambito aerospaziale prevedono grandi investimenti economici, in gran parte sostenuti dai settori pubblici, e la loro probabilità di successo è legata a numerosissime variabili. Davide Fierro si è focalizzato in particolare sulla gestione degli stakeholder di progetto e sulle modalità di relazione con essi. Dopo aver seguito le interessanti presentazioni di Fabrizio Fiore e Davide Fierro si è proseguito con un'in- mia, spaziando dalla cinematografia alle produzioni scientifiche. La cena ha consentito al gruppo di poter aspettare l'arrivo della notte e di potersi recare al telescopio con il quale osservare alcuni pianeti. Dall'osservatorio è stato possibile infatti osservare il cosiddetto "bacio di Venere e Giove", ovvero un fenomeno di parziale allineamento dei due pianeti rispetto al nostro punto di vista. Le guide hanno successivamente spiegato le tecnologie dei telescopi moderni ed hanno settato i parametri per posizionare il telescopio verso Saturno. La splendida vista su Roma dalla terrazza Il momento di networking si è svolto nella suggestiva cornice del piazzale dell'osservatorio da cui è stato possibile ammirare la città di Roma al tramonto. L'ottima cena è stata servita a buffet ed ha consentito ai soci di intrattenersi con gli speaker e le guide dell'evento, cui sono state rivolte numerosissime domande e curiosità sia sulla loro attività che più in generale dell'affascinante mondo dell'astrono- I soci osservano dal telescopio Tutti i soci si sono quindi succeduti al telescopio per poter ammirare i famosi anelli mentre le guide spiegavano la loro origine ed fornivano informazioni sull'evoluzione del sistema solare. La curiosità dei presenti è stata inoltre soddisfatta con una vista parziale della luna, su cui è stato possibile ammirare i suoi crateri. Al termine dell'evento ci si è lasciati con la promessa di rivedersi presto per nuove attività organizzate dal Comitato Difesa Sicurezza e Spazio, a partire da quello già in calendario per il prossimo 18 Settembre (“Più Spazio al Project Management”, dedicato al Project Management per le attività Spaziali). Foto di gruppo di fronte all’Osservatorio LUGLIO 2015 Numero 21 14 PM & ICT: le sfide del Cloud Computing 1° Pomeriggio di PM all’Università del 2015 - 8 Luglio 2015 Giancarlo Duranti ha introdotto l’evento pomeridiano dedicato al mondo dell’ICT ricordando le recenti attività del Chapter ed i temi che sono stati trattati nei recenti webinar ed incontri oltre alle visite. Giancarlo ha poi fatto una panoramica sui prossimi eventi previsti nell’anno. Cloud benefici e barriere modellarsela a seconda delle esigenze del proprio settore di mercato e/o di un arco temporale di riferimento. Interessante la presentazione del visual cloud che permette al cliente di gestire la propria infrastruttura da remoto tramite i più comuni strumenti quali tablet e smartphone. Non da ultimo Uria ha elencato alcuni casi di successo che hanno evidenziato gli aspetti di gestione dei progetti d’implementazione del cloud presso diverse realtà pubbliche e private. Cloud e Sicurezza Carmine Paragano Il primo intervento è stato condotto da Carmine Paragano che ha introdotto la platea nel mondo del cloud computing mostrando le analisi del trend di mercato che evidenziano come il cloud sia un argomento che desta molta attenzione nel mondo ICT. Dopo una carrellata sui numeri del cloud ci si è soffermati sulla terminologia del cloud, per condividere quelli che sono i termini più comunemente usati. Il focus dell’intervento è stato poi orientato alla percezione che hanno gli utenti del cloud, evidenziando quelli che sono i benefici reali di tali soluzioni e quelli che sono i rischi, molto più spesso in realtà paure. L’intervento è poi terminato con una riflessione sulla necessità di definire una roadmap per portare il Cloud nella nostra azienda lavorando sulle persone e sugli standard. Ottimizzare l’investimento con le soluzioni Aruba Cloud Il secondo intervento del pomeriggio ha visto come relatore Luca Uria, account manager di Aruba. Luca ha presentato la sua azienda, tutta italiana, raccontandone le tappe salienti del percorso di crescita, fortemente incentrato anche sul cloud. Il cloud concepito da Aruba è principalmente di tipo IaaS cioè infrastruttura in modalità servizi. Il cliente ha un accesso per crearsi la propria infrastruttura e Il terzo intervento è stato effettuato da Corrado Giustozzi, membro del Permanent Stakeholder Group di ENISA, European Network and Information Security Agency, che proprio in questi giorni ha pubblicato le 15 raccomandazioni sulla sicurezza del cloud. L’intervento è stato focalizzato sugli aspetti legati alla sicurezza del cloud ma anche su una rivisitazione storica dello sviluppo dell’ informatica evidenziando come il mainframe degli anni ‘70 possiamo considerarlo il “nonno” dell’attuale cloud in quanto erano presenti concetti simili a quelli attuali anche se ovviamente con potenze di calcolo nettamente inferiori. A seguire è stato fatto un focus sui rischi del cloud legati all’insicurezza intrinseca della rete o di quelli che Corrado chiama “i cattivi in rete”, puntando l’attenzione soprattutto sui provider. chiara e dall’individuazione delle applicazioni da portare in cloud. Maurizio Irlando L’approccio proposto consiglia di procedere per passi successivi, partendo da progetti più piccoli ma che possano mettere in mostra al management i benefici apportati. Come per ogni progetto è importante poi la sponsorship ed una buona comunicazione. L’intervento si è poi concluso con una serie di raccomandazioni per chi volesse introdurre il cloud in azienda. La nostra Newsletter è scritta quasi interamente dai membri del PMI Rome-Italy Charter. Essa vuole essere infatti innanzitutto uno strumento di collaborazione e scambio di informazioni all’interno del Chapter. Cloud e grandi realtà industriali L’intervento conclusivo del bel pomeriggio è stato quello di Maurizio Irlando (Telecom Italia IT) che ha raccontato l’ esperienza di introdurre il cloud in una realtà complessa come Telecom Italia. La presentazione si è articolata come un sentiero che attraverso diverse tappe ha contribuito alla realizzazione del progetto. Il percorso non ha visto solo la presenza di strumenti e tecniche quanto piuttosto l’ importanza delle persone, della formazione, e l’introduzione di un linguaggio comune, partendo dalla condivisione degli obiettivi in maniera Se vuoi far parte anche tu della redazione del “Corriere del PM” scrivici a: [email protected] LUGLIO 2015 Numero 21 15 Parliamone con …Simone Cavallini Project Management e Università Simone Cavallini, PMP ® si é laureato in Ingegneria Nucleare presso l’ Università “La Sapienza” di Roma. Dopo una pluriennale esperienza in società di consulenza direzionale a livello internazionale (Deloitte, KPMG) ha assunto il ruolo di Responsabile della Executive Education in LUISS Business School, la scuola di management dell’Università LUISS Guido Carli di Roma. Coordina l’offerta formativa a catalogo e a commessa per i clienti executive (aziende e professionisti) su tutte le tematiche del business management. Simone, vuoi innanzi tutto raccontarci un po’ qual è il percorso che ti ha portato ad incontrare il Project Management? Ho lavorato per oltre 7 anni in società di consulenza direzionale e lì si lavora per progetti, pertanto una competenza base di Project Management è come il pane quotidiano. Anche se non si è parte delle practice specifiche di PM, quelle che vendono espressamente servizi di PMO in grandi progetti gestiti da terze parti, non si può non avere dimestichezza con piani di progetto, milestone, Gantt, scheduling ed altre amenità! Hai quindi avuto modo di lavorare sul Project Management sia come consulente che come formatore: perché suggeriresti ad un imprenditore di dotare la sua azienda di processi di PM adeguati ed in linea con gli standard internazionali, e perché suggeriresti ad un neolaureato di frequentare un Master di PM? Il PM è prima di tutto un mindset manageriale, cioè una competenza, a mio avviso, cruciale, (e ricercata dal mercato) per chiunque svolga un ruolo di gestione, a qualsiasi livello. Pertanto consiglio a tutti, giovani e meno giovani, di “frequentarla” e presidiarla a sufficienza. Ogni azienda infatti vive di progetti, sia che operi a commessa, sia che lanci iniziative di innovazione o cambiamento. In ogni caso una corretta gestione dei progetti (che siano core business o iniziative di cambiamento) è la precondizione per il successo dell’impresa. Pertanto imprenditori e manager dovrebbero curare la diffusione di questa competenza ai diversi livelli aziendali, definendo ambiti di presidio e livelli di expertise in funzione dei business presidiati e delle esigenze specifiche. E’ possibile, a tuo avviso, che la scarsa competitività che il nostro paese sta mostrando in questi anni sullo scenario globale possa dipendere anche da un inadeguato livello di maturità nel campo del Project Management? Molto alla lontana, ma direi di sì. Credo che l’Italia abbia un deficit culturale nella capacità di dare seguito alle sue “intuizioni” (che invece sono molte e spesso buone); quindi abbiamo sia un problema di implementazione, che di controllo e verifica. Questi sono entrambi aspetti rilevanti del PM, quindi rinforzare quel tipo di competenze certamente aiuterebbe. Siamo però più a livello di mindset (ancora!) che di tool. Tu sei stato uno degli special guest del workshop di Bologna del Maggio 2014 tra PMI e Università Italiane. Qual è il panorama della formazione di PM nell’università italiana, pubblica o privata, e quali sono gli ostacoli principali che dovremmo abbattere per essere al passo con gli USA e gli altri paesi del Nord Europa in questo settore? Principalmente quello di considerare il PM come una costola di discipline di carattere tecnico ingegneristico. Certamente nasce in questi contesti, ma se ci resta e non evolve a disci- plina auto-consistente ed autonoma, rischia di restarci segregata. Non è un caso che esami e master di PM nascano tradizionalmente da dipartimenti di ingegneria e non di economia e commercio. Inoltre spesso docenti di estrazione tecnica tendono a far passare per PM tematiche poco attinenti legate ai loro campi di specializzazione (operations management, logistica, supply chain management, ...). Infine, caratteristica molto italiana, una certa impermeabilità della nostra accademia a standard di fatto, che non siano nati all’interno delle facoltà ma magari in contesti non universitari, magari non italiani, o addirittura business oriented! Credi quindi che sarebbe utile avere insegnamenti di PM anche in altri indirizzi (oltre a quello di Ingegneria Gestionale) o addirittura nel corso degli studi della scuola secondaria? Assolutamente sì, dal momento che è una delle competenze più richieste, lato formazione, dalle aziende. Penso che qualche forma di contaminazione anche nella scuola secondaria non sarebbe male, magari qualche workshop o laboratorio, tipo quelli informatici (ammesso che si facciano). Soprattutto sarebbe bene che i docenti (a tutti i livelli) fossero formati nella loro capacità di gestire efficacemente progetti educativi ed attività extra curriculari. La LUISS Business School (LBS) è da tempo all’avanguardia per la formazione di Project Management in Italia: quali sono le più recenti iniziative che state prendendo in questo campo? Da anni abbiamo avviato un Master post laurea sul PM, finalizzato al conseguimento delle certificazioni ® ® CAPM ed IPMA-D . Oggi è diventato un Master Universitario di Primo Livello e di questo siamo molto orgogliosi. Ora stiamo volgendo la nostra attenzione al tema del Project Risk Man- LUGLIO 2015 Numero 21 16 agement, che sebbene ancora di nicchia, riteniamo possa essere molto utile come approccio in tutte le iniziative di Enterprise Risk Management. Quale suggerimento daresti al PMI Rome Italy Chapter, che ormai conosci da tanti anni, ed al PMI® in generale per poter dare un contributo ancora più efficace in termini di collaborazione con le Università Italiane, pubbliche e private? Non arrendersi!! E continuare lungo un percorso che già mi è molto chiaro, che mira a parlare di PM in tanti contesti differenti, in modo da sdoganarlo da quelli solo tecnici. Rinforzare il più possibile la collaborazione con scuole ed università, ma più sul lato docenti che discenti. Oltre che proporre la certificazione di PM agli studenti della LUISS BS, ® tu stesso ti sei certificato PMP . Qual è l’idea che ti sei fatto di questa certificazione e, più in generale, perché credi sia utile certificarsi? È uno standard molto “americano” e quindi molto tassonomico, forse un po’ troppo... però è serio, rigoroso, completo e soprattutto, in evoluzione continua. Ritengo che sia utile certificarsi, specialmente se si opera nel mercato dei servizi alle imprese, perché si dimostra la padronanza di un metodo, certificabile e certificata. Il tema del riconoscimento delle competenze detenute da un professionista è sempre più pressante per chi si occupa di formazione e questi standard internazionali si sono imposti sul campo e hanno ottenuto legittimazione e riconoscimento grazie al loro valore intrinseco. ® th Da conoscitore del PMBOK 5 Edition, quale pensi sia stata la novità più interessante di questa edizione (rispetto alle precedenti) e cosa vorresti dalla futura 6th Edition? Certamente il tema del coinvolgimento degli stakeholder, che per esperienza so essere cruciale per la buona riuscita di ogni progetto. Aver dedicato a questo tema una Knowledge Area credo sia un ottimo riconoscimento della rilevanza del tema. Non conosco le evoluzioni previste nella 6th Edition. Certo mi piacerebbe molto, specialmente per gli studenti futuri, che si riuscisse ad integrare meglio la vista per Area di Conoscenza, che rappresenta il 90% del testo, con quella per processo, che invece è più comprensibile perché segue il ciclo di vita del progetto. Si parla molto in questo periodo della nuova norma UNI/ISO 21500 e del ruolo del Project Manager in Italia. Ritieni che sia utile avere comunque una certificazione basata su norme UNI a carattere “nazionale” nel nostro paese, o dovremmo piuttosto muoverci nel solco delle certificazioni internazionali che già esistono? Non sono molto incline al proliferare degli standard, credo sia meglio lavorare su quelli che esistono e che essendo open possono essere migliorati ed evoluti. Inoltre non credo che abbia senso uno standard “nazionale”, in un mondo che lo è sempre meno. Temo sia una battaglia un po’ “di retroguardia” che non farà bene a chi, in Italia, adotterà quella norma (o sarà costretto a farlo). Vedo un sistema a due velocità, una legata agli standard di fatto, internazionali, e al mondo delle multinazionali che li adottano; l’altra legata al mondo delle liturgie pubbliche o parapubbliche che produrranno rendite di posizione da norme e nuovi standard con relativi annessi e connessi “certificativi”. Ci sarà certamente del business nuovo per formatori e certificatori, ma non credo che complessivamente aggiunga valore al sistema paese! Hai introdotto il tema delle Pubbliche Amministrazioni. Credi che una maggiore consapevolezza e conoscenza da parte delle PA (e della classe politica) italiane del Project Management potrebbe essere di aiuto a svecchiare e rendere più efficiente la macchina pubblica? Penso ad esempio alla gestione delle Opere Pubbliche … Qui sono un po’ più pessimista… una volta ho sentito (potrebbe essere una boutade, ma con qualche margine di verità) che il motivo per cui molte so- cietà esecutrici di lavori e infrastrutture non utilizzano strumenti di PM è perché questi contribuiscono a migliorare l’efficienza del progetto e quindi a portare a termine i lavori, mentre le imprese guadagnano di più a cantieri bloccati…. Finché la logica è questa, la vedo dura…. Il PM certamente contribuisce ad una gestione trasparente e chiara dei progetti, ma da solo serve a poco, deve essere inserito in un contesto socio-economico che rifugge dai giochetti, dalle inefficienze tollerate e/o cercate e dalle zone d’ombra. Anche qui, un problema di mindset … Per concludere sul tema “nazionale” … sappiamo che LUISS BS organizza corsi di perfezionamento anche per executives. Quali sono a tuo avviso i punti di forza dei PM (e dei manager) italiani in termini di competenze manageriali (ovvero di soft skill)? Appunto le soft skill cioè la capacità latina ed italica in particolare di andare oltre gli standard ed i rigidi formalismi (ma conoscendoli!), per proporre soluzioni innovative e non convenzionali, che possono essere ignorate da approcci troppo schematici e che si focalizzano sul dettaglio e non sulla big picture. Capacità di problem solving, anche creativo, unita a un approccio strutturato e rigoso, possono fare la differenza. Per Novembre 2015 la LBS e il PMI Rome Italy Chapter stanno progettando insieme un evento dedicato al Project Management. Quali saranno i temi trattati? Si tratta di un evento per presentare il centro di Competenza LBS nel Project Management, e si avvarrà della presenza a Roma di Mark KozacHolland (Lessons from History). Sarà in forma di workshop sul tema degli “Impossible Projects”, quei progetti che sembrano non avere alcuna chace di arrivare al compimento e che in realtà si dimostrano poi dei grandi successi (n.d.r. vedere pag. 22 della Newsletter no. 20 di Aprile 2015, con la recensione sul libro di Michael Dobson a cui il workshop si ispira). Insomma, da non mancare! LUGLIO 2015 Numero 21 17 In equilibrio tra incudine e martello … Quando il PM è chiamato a mediare tra cliente e fornitore Non sempre il Project Manager opera in contesti convenzionali dove è chiaro quali siano le regole del gioco. A volte può essere coinvolto per dirimere forti contrasti in essere tra cliente e fornitore allo scopo di verificare la sostenibilità e la prosecuzione del loro rapporto contrattuale. Assume così il ruolo di “Commissario Straordinario” in pectore, preoccupandosi di governare in modo indipendente ed equidistante il “Crash Program” che viene lanciato dai suoi committenti per trovare un punto d’intesa. Capita spesso ultimamente, soprattutto nel settore bancario, che l’IT venga sempre più percepito come una commodity e, come tale, le organizzazioni cliente decidano di concentrarsi sul proprio core business, esternalizzando la gestione dei processi IT. In particolare, i servizi di Facility Management relativi alle componenti infrastrutturali (server, network, storage) sono quasi sempre i primi ad essere veicolati all’esterno per gli indubbi vantaggi economici che ne possono derivare. A tale processo di outsourcing sta contribuendo anche l’evoluzione delle piattaforme tecnologiche e la maturazione di servizi cloud oriented che consentono alle organizzazioni di business di adottare dei modelli pay-per-use, liberandosi così di investimenti sempre più ingombranti e non “core” business, e sottoscrivendo canoni ricorrenti in base a cui pagare solo quello che si utilizza effettivamente. Parallelamente stanno prolificando società di servizi specializzate che si attrezzano con data center moderni ed efficienti, all’interno dei quali ospitano i servizi IT dei propri clienti, da cui vengono remunerati proprio in base a tali modelli pay-per-use. Se sulla carta sembrerebbe che questo nuovo modello di business e di servizio accontenti tutti, in realtà spesso nascono diversi problemi nel rapporto tra le parti. I clienti si lamentano del fatto che i propri fornitori cui hanno consegnato “le chiavi” del proprio IT, non sono sempre attenti ad erogare un servizio di prim’ordine. E spesso neanche la rigida applicazione di SLA contrattuali riesce a far dormire sonni sereni ai responsabili di business delle aziende clienti. Dietro tali lamentele molto spesso si cela il fatto che i clienti, oltre ad esternalizzare i servizi, non hanno fatto corrispondere una riorganizzazione del proprio IT, che avrebbe dovuto “asciugarsi” di conseguenza, mantenendo semmai all’interno una snella funzione di Demand Management, con cui veicolare all’esterno i nuovi servizi da gestire e monitorare i KPI di quanto erogato dall’outsourcer. Ciò inevitabilmente comporta la presenza di atteggiamenti “invadenti” che vanno ben oltre una sana forma di controllo e che a volte, pretendono di sostituirsi al fornitore nelle quotidiane attività di gestione. Questo atteggiamento spesso è figlio del fatto che tali responsabili, non essendo più owner del processo di loro competenza, si ritrovano a reinventarsi un nuovo ruolo senza di fatto essere stati preparati o addirittura sentendosene sminuiti all’interno della propria organizzazione, che non li considera più core skill. D’altra parte le colpe non stanno mai solo da una parte, ed anche all’interno delle aziende di servizi, per ragioni di efficienza, quasi mai ci si organizza per cliente, anzi al contrario ci si struttura secondo organizzazioni funzionali, cross a diversi clienti, per cercare di mantenere un’economia di scala nei processi e negli strumenti utilizzati. Molto spesso perdendo di vista la relazione con i clienti stessi, che si sentono abbandonati o comunque non abbastanza “coccolati”. Ebbene proprio in questo crocevia di incomprensioni tra esigenze di caring personalizzate e necessità di efficienza con cui garantire canoni secondo i benchmark di mercato, possono nascere delle “crisi” di rapporti tra le parti, spesso enfatizzate dal vicino rinnovo del contratto di Outsourcing. Vengono lanciati degli Assessment per verificare le aree di scopertura contrattuale e dei Crash Program per verificare la capacità del fornitore di recuperare il terreno perso, prima di procedere all’eventuale rinnovo del contratto, spesso pluriennale e multimilionario, di outsourcing. Ma, poiché i rapporti sono spesso lacerati tra le parti, per non dire sfiduciati, ecco che entrambi spesso si affidano a delle terze parti di professionisti cui chiedono di assicurare la Governance indipendente e il Project Management degli interventi identificati per sanare i Gap. In questi casi il Project Manager incaricato deve fare leva soprattutto sui propri soft skills e barcamenarsi tra i doppi committenti facendo prevalere la logica del winwin ed evitando di restare stritolato tra le morse dei contendenti, che tendono a tirarne la giacchetta ciascuno dalla propria parte. Rinforzo del rapporto umano Per iniziare il racconto vorrei toccare il punto della logistica per fare capire come in tali contesti piuttosto “sfiduciati” risulti complicato impostare strumenti di comunicazione virtuali. Soprattutto all’inizio è ritenuto basilare far incontrare le parti de visu, a volte anche solo per pochi minuti, per cercare di ricostruire un rapporto lacerato. E quindi anche 2 o 3 incontri settimanali, seppur possano rappresentare uno sforzo aggiuntivo per gli spostamenti geografici, risultano di fatto indispensabili per “oliare” i meccanismi della comunicazione di persona. In questi casi risulta basilare stabilire una modalità d’ingaggio improntata alla correttezza del rispetto dei meeting, non affatto scontata, specie in un contesto cliente in cui i referenti giocano in casa e trovano spesso l’alibi di essere “distratti” da priorità di business emergenti. In questi casi una buona strategia del PM è spesso rappresentata dal ratificare avanzamenti “in contumacia” per evitare i quali, il cliente inizia a fare sforzi per essere presente ai SAL e non trovarsi spiazzato con decisioni subite suo malgrado. La credibilità e il Codice Etico In questa tipologia di incarichi risulta molto importante la credibilità del Project Manager, proprio perché è LUGLIO 2015 Numero 21 18 stato indicato come il garante super partes, egli deve mantenersi equidistante dalle parti, evitando di schierarsi e mantenendo una indipendenza di giudizio. Anche se a prima vista questa sembra la caratteristica più semplice da rispecchiare, il PM è spesso soggetto a numerose pressioni dagli stakeholder in gioco, per cui deve fare appello a tutte le proprie capacità diplomatiche per navigare indenne nelle tempeste che attraversa. Infatti il cliente tenderà a pretendere da parte del PM un atteggiamento mirato a “scoperchiare” tutti i problemi in casa del fornitore, allo scopo di dimostrare la sua inaffidabilità e metterlo in mora nelle logiche negoziali del rinnovo del contratto. L’Outsourcer invece cercherà di convincere il PM dei propri sforzi organizzativi e tecnici, allo scopo di far rappresentare adeguatamente la propria serietà di approccio sostenendolo presso il cliente. In tutto questo “tira e molla” non dimentichiamo che il PM, a sua volta, non è un libero professionista che risponde solo ai suoi 2 committenti, ma a sua volta è un dipendente di una terza azienda, chiamata a offrire garanzie di indipendenza. E’ evidente comprendere come il PM sia inevitabilmente condizionato anche dalle logiche commerciali della sua Azienda, che lo inviterà spesso a cercare delle mediazioni “borderline” pur di non indispettire i committenti che finanziano l’incarico di PMO. E’ evidente che non ci siano delle ricette per districarsi nelle paludi di stakeholder con interessi spesso divergenti. L’unico consiglio che mi sento di dare, in base all’esperienza ventennale maturata in simili contesti , è di mantenere saldo il proprio timone nella direzione del Codice Etico sottoscritto con il PMI. Infatti alla lunga la credibilità è figlia della propria onestà, equità, rispetto e del senso di responsabilità nei confronti dei propri committenti e della Comunità di Professionisti in cui operiamo. Come riportato nel Codice Etico e di Condotta Professionale del PMI, in qualità di professionisti del Project Management, ci assumiamo l’ impegno di agire in modo giusto ed onorevole. Definiamo per noi stessi standard elevati e aspiriamo a soddisfarli in tutti gli aspetti della nostra vi- ta: al lavoro, a casa e nell’esercizio della nostra professione. Il Codice etico e di condotta professionale descrive le aspettative verso noi stessi e verso i colleghi professionisti che appartengono alla comunità globale del Project Management. Esso esprime chiaramente gli ideali a cui aspiriamo e i comportamenti obbligatori nello svolgimento della nostra professione e nelle attività di volontariato. Il Codice Etico ci sarà di aiuto nel prendere decisioni sagge, in particolar modo quando è necessario confrontarci con situazioni difficili, nelle quali potrebbe esserci chiesto di compromettere la nostra integrità o i nostri valori. Confidiamo infine che questo Codice etico e di condotta professionale sia utilizzato per investire e fare evolvere la nostra professione. Tra l'incudine e il martello Alla luce di queste precisazioni appare senz’altro più chiaro quali debbano essere i principi cui ispirare i propri atteggiamenti nelle varie circostanze contrastate, ma resta la profonda difficoltà di agire in un contesto dove non mancano anche i colpi bassi. Il cliente spesso esercita il proprio ruolo di “martello”, operando pressioni sul PM allo scopo di “stanare” eventuali problemi presenti in casa del fornitore. Sfruttando cioè il suo ruolo di “Commissario Straordinario” che opera in casa dell’outsourcer. Bisogna stare molto attenti a non cedere a tali richieste, che fanno leva sulla libertà di movimento del PM e sulla fiducia in lui riposta dallo stesso fornitore. Non è semplice, in quanto spesso i clienti sanno utilizzare ar- gomenti “convincenti” scalando verso i capi del PM. In tali casi il PM dovrà subito blindare con i suoi responsabili la propria autonomia di giudizio, per salvaguardare in fondo la credibilità della sua stessa azienda. Ciò non significa schermare le magagne del fornitore o, peggio, diventarne complici. Semplicemente si tratta di condurre degli assessment, intervistare gli attori, approfondire le tematiche “calde” in maniera lecita, utilizzando metodologie legittime. Si tratta cioè di condividere con il fornitore la necessità di far emergere eventuali ambiti da migliorare, allo scopo di aiutarlo ad identificare azioni di perfezionamento che possano recare benefici alla propria organizzazione ed in ultima battuta al servizio erogato per il cliente. Il compito del PM non sarà solamente di interpretare in modo notarile la Governance del progetto, limitandosi a registrare gli avanzamenti, le ri-pianificazioni, i costi sostenuti e la qualità dei deliverable consegnati. Egli dovrà svolgere un ruolo di “Counselor” nei confronti del fornitore, molto spesso destrutturato nell’organizzare soluzioni tecniche e soprattutto nel comunicarle in modo efficace al proprio cliente. L’ introduzione di metodologie rigorose di pianificazione, avanzamento e comunicazione delle attività, lo aiuterà a superare questo approccio un po’ naïve, valorizzando i propri sforzi agli occhi del cliente. Insomma da evitare accuratamente qualsiasi atteggiamento “delatorio” nei confronti del fornitore, unendosi al coro di coloro che sono soliti “sparare sulla Croce Rossa” in quanto: 1. Non è corretto nei confronti di un interlocutore che è impegnato in uno sforzo per cercare di risolvere dei problemi segnalati 2. Non conviene neanche al cliente in quanto alla lunga ha interesse che il proprio outsourcer “cresca” come partner del proprio business 3. Si rischia di perdere il proprio “alone” di super partes e ben presto i committenti potrebbero arrivare alla conclusione che questo tipo di PM non aggiunge valore e decidere di sbarazzarsene anzitempo Vale anche il ragionamento simmetrico, ossia schiacciarsi sull’incudine LUGLIO 2015 Numero 21 19 del fornitore nel piangersi addosso per l’atteggiamento arrogante e prevaricatore del cliente, tendendo a sottovalutare le continue richieste, magari considerandole il più delle volte vessatorie. Anche in questa situazione il PM dovrà cercare di attenersi ai fatti, investigando ed approfondendo sulle reciproche ragioni e cercando di verificare la legittimità delle richieste (rispetto ad esempio a quanto contrattualizzato) e stimolando il fornitore a produrre i deliverable richiesti e la documentazione necessaria contribuendo a ristabilire la giusta fiducia tra le parti. Gli skill del PM "straordinario" Mentirei se vi dicessi che in questa particolare tipologia di incarichi è sufficiente presentarsi equipaggiati della valigetta dei tools e tecniques e dei tipici skill comportamentali per barcamenarsi tra gli stakeholder dell’ iniziativa. Molto spesso queste iniziative di Crash Program sono lanciate per cercare di ricostruire delle situazioni “sfilacciate”, salvaguardando il rapporto a tendere tra le parti e ponendo le basi per un rinnovato spirito di fiducia reciproca. Allora serve buttare il cuore oltre l’ostacolo, calandosi dialetticamente nella parte e scendendo nell’Arena dei contendenti. Il PM dovrà comunque fare appello al proprio mestiere, introducendo metodologie di conduzione progetti e lavorando molto sulla comunicazione. Ma soprattutto dovrà contribuire a mediare tra le parti, cercando di avvicinarle quando rischiano di sterilizzarsi sulle proprie posizioni. Dovrà porsi come reale obiettivo non tanto la rappresentazione trasparente delle attività, ma dovrà egli stesso mettersi in gioco e traguardare l’ approdo al rinnovo contrattuale, poiché solo chi è animato dalla stessa condivisione di obiettivi, riesce ad incarnare quotidianamente un ruolo realmente costruttivo. Dovrà condurre tutti gli attori in porto, stemperando gli episodi negativi ed esaltando i piccoli successi, contribuendo a creare un clima di collaborazione ed un circolo virtuoso di miglioramento. D’altronde, poiché il mondo è piccolo, e sempre più ci sarà richiesta di queste professionalità borderline, saranno gli stessi committenti, pur da opposte sponde, a consigliare ad altri colleghi ed operatori del settore questa interpretazione del PM in senso autenticamente consulenziale. Lessons learned Quali sono gli insegnamenti ricevuti che meritano di essere trasportati in altri contesti analoghi? Quali sono soprattutto le azioni da non ripetere per il futuro? Ebbene dividerei in 2 categorie le Lessons Learned, partendo proprio a stigmatizzare quello che non va fatto. Come ampiamente evidenziato nel corso dell’intervento va assolutamente evitato di adottare un approccio notarile, all’insegna dei formalismi fini a se stessi. Il maggior danno che si consegue è quello di “ingessare” il contesto e gli interlocutori che, alla prima reale difficoltà, non faranno sforzi nell’adottare la necessaria flessibilità per superare con il buon senso gli ostacoli. Anzi si adageranno nella propria “zona di conforto”, senza trovare le motivazioni e l’ambiente favorevole ad assumersi dei rischi per migliorare la situazione. Un secondo errore che credo vada fortemente evitato è quello di uniformarsi al coro dei detrattori, sempre pronti a criticare qualsiasi azione negativa, sia sul versante dei cliente sia sul fronte dell’outsourcer. Anche in questo caso le conseguenze sono a carico del clima sfavorevole che si viene a creare, che certo non aiuta a ristabilire la fiducia necessaria tra le parti che si accingono a definire le basi per un proficuo rapporto di collaborazione pluriennale. Sul versante delle Lezioni positive trovo che vadano segnalati un paio di punti: la logistica e il coinvolgimento del task team. Della logistica si è in parte già parlato, ed in questa sede mi preme sottolineare l’importanza del fattore umano in contesti fortemente sfiduciati. Anche se a volte costa tempo, fatica e denaro spostarsi tra diverse sedi geografiche, è innegabile il vantaggio che deriva dal presidio, almeno settimanale, di tutti gli stakeholder con lo scopo di smussarne gli atteggiamenti ostili e ricostruire una piattaforma di collaborazione. La linearizzazione dei rapporti spesso passa attraverso delle colazioni di lavoro, durante le quali si abbassano le difese d’ufficio e prevale un rapporto simmetrico e rispettoso pur nella diversità dei ruoli. L’ultimo punto davvero utile da presidiare è il costante coinvolgimento del Task Team. Spesso i Crash Program si avvalgono di team temporanei costituiti da specialisti di settore, chiamati a dare man forte ad una serie di aree critiche per individuare direttamente delle soluzioni o fare leva nei confronti dei colleghi di altre funzioni aziendali. In questi casi tali persone soffrono spesso dell’essere considerati dei battitori liberi, acefali e senza grosse leve in contesti organizzativi a Matrice Debole. Ho trovato molto efficace da parte del PM il fornire costante sostegno al task team, supportandolo sulla comunicazione sia verso il cliente sia verso i propri stessi colleghi, in modo da sfruttare la focalizzazione del gruppo, rinforzandone il commitment con tecniche di empowerment e di visibilità delle proprie azioni. Infine, dulcis in fundo, il suggerimento di “leggere proattivamente” gli eventi del progetto. A volte anche i vincoli esterni non vanno interpretati in modo rigido, come ostacoli eccessivamente sfidanti perché al di fuori della nostra portata. In realtà, a ben guardare, la loro mutevolezza può suggerirci di anticipare delle sterzate di progetto che possono portarci da una situazione compromessa ad uno scenario vantaggioso, con un approccio creativo che quando serve prova anche a cambiare le regole. Pasquale D'Urso PMP®, laureatosi a Pisa in Ingegneria Elettronica, ex Ufficiale di Marina e Arbitro di calcio, ha una ventennale esperienza di Project Management nel settore delle TLC e dell’ICT, in Italia ed all'Estero, maturata prima nel Gruppo Bull, e successivamente nel Gruppo Telecom Italia ed in Value Team. Attualmente è Senior Manager in Accenture, dove opera nel Settore Technology Infrastructure Consulting. E’ attivo practitioner del PMI Rome Italy Chapter nel Comitato di Redazione. LUGLIO 2015 Numero 21 20 Project Management Datafication Quello dei “Big-Data” è uno dei mantra degli ultimi anni: tutti ne parlano (spesso in modo confuso e senza una reale definizione condivisa) ma ancora in pochi ne sfruttano le reali potenzialità nell’estrarre valore e conoscenza. zioni rappresentati dai Social Network che, oltre a generare da soli una mole di dati considerevole e nemmeno lontanamente immaginabile fino a pochi anni fa, producono prevalentemente materiale non strutturato difficile da analizzare con gli strumenti classici di Business Intelligence disponibili sul mercato. Figura 1 - Datafication Stiamo assistendo all’epocale passaggio dall’era industriale a quella digitale: siamo continuamente interconnessi ed anche i nostri oggetti cominciano ad esserlo (Internet-ofThings) e, volendo semplificare, i BigData non sono altro che le innumerevoli tracce digitali che tutti noi lasciamo, spesso inconsapevolmente, nelle nostre attività quotidiane. Mayer-Schönberger e Cukier, tra i massimi esperti mondiali dell’ argomento, nel loro best-seller sui BigData (leggetelo se vi capita perché ne vale davvero la pena) definiscono il fenomeno con il termine, forse un po’ cacofonico ma efficace, di Datafication (Datizzazione per dirla in Italiano) del mondo in cui viviamo: “l’idea di trasformare le infinite dimensioni della realtà in dati”. Qualcuno potrebbe obiettare che, per la verità, i dati esistono da tempo così come l’esigenza e la capacità di estrarne valore (Data-warehousing e Business Intelligence forniscono ormai da anni delle soluzioni consolidate) ed è verissimo, ma la novità più grande oggi è che finalmente abbiamo a disposizione una tecnologia sufficientemente potente da consentirci di trattarli anche quando sono davvero “Big” ovvero conformi al cosiddetto Paradigma delle 5V: Volume, Velocity, Variety, Veracity, Value. L’altra novità rilevante riguarda l’entrata in scena dei grandi nuovi produttori ed amplificatori di informa- Figura 2 - Social Network Ma veniamo a noi: come possono aiutarci i Big-Data nel nostro lavoro di Project Manager? Se è vero che un Progetto ha le stesse caratteristiche in scala ridotta di un qualsiasi eco-sistema complesso e se i Big-Data stanno dimostrando la loro capacità di aiutarci a leggere il presente e fare previsioni sul futuro in ambienti eterogenei e complessi (dall’Healthcare, all’Energy, passando per il Marketing e la Customer Behavior & Analysis, fino ad arrivare addirittura allo sport ed alla formazione, etc.) allora dobbiamo assumere che possano esserci utili anche quando il contesto di riferimento è quello di un Progetto. Sui Big-Data, in rete, si è scritto davvero molto (forse anche troppo) ma il tema relativo al connubio tra Project Management e Big-Data rimane invece, a nostro avviso, un terreno ancora poco battuto ed è un peccato perché avrebbe non poche opportunità da riservarci. Alcuni testi, come l’articolo “Big-Data: New Tools for Mitigating Project Complexity” scritto da Walter Ginevri del PMI NIC e dal il ricercatore Marco Guerini e “BI Tools + PM Teams” di Rick Moreau, forniscono degli spunti di riflessione molto interessanti che vogliamo condividere con amici e lettori nella speranza che possano dare l’avvio ad ulteriori approfondimenti sull’argomento. Monitoring & Controlling L’abbiamo detto, le regole del gioco, nella vita di tutti i giorni e nella gestione dei Progetti, stanno cambiando: • Il volume dei progetti gestiti in parallelo all’interno di una organizzazione cresce: aumenta la complessità e l’interdipendenza tra i progetti collegati rende necessario collezionare, controllare ed integrare le informazioni; • Cambia il modo di gestire i progetti: tecnologie come le VPN, l’utilizzo dei dispositivi mobili a supporto del cosiddetto Bring Your Own Device (BYOD), il Cloud ed il SaaS (Software as a Service) stanno rendendo i team sempre più virtuali. Le persone lavorano a livello globale, in modo remoto e distribuito, dal loro ufficio, dalla loro casa o da qualsiasi altro luogo che consenta una connessione internet. Tutto ciò rende sempre più necessario un supporto comune dove poter collezionale, correlare e scambiare informazioni; • I nuovi Social Media si stanno ormai guadagnando un posto tra i tool di comunicazione tra gli stakeholder di progetto. Gli scambi che prima avvenivano tradizionalmente attraverso l’utilizzo di repository aziendali o l’invio di mail oggi avvengono sempre di più attraverso l’utilizzo di Facebook, Twitter, WhatsApp, etc.. Tutto ciò ha degli impatti significativi sulla gestione di un progetto e sulla capacità del Team e del PM di analizzare le informazioni ad esso correlate. Intere discussioni riguardanti un aspetto del progetto e svolte ad esempio su Twitter non vengono catturate dagli strumenti tradizionali di Project Management. La Social Collaboration sta generando enormi quantità di dati non strutturati che non contribuiscono al processo tradizionale di Monitoring & Controlling. Alla fine i vincoli del progetto sono sempre gli stessi: Tempi, Costi e Ambito e, probabilmente non cambieranno mai, ma quello che sta cambiando è il mondo intorno a noi e le LUGLIO 2015 Numero 21 21 dinamiche di business in cui i progetti nascono e si sviluppano. Controlliamo i vincoli di progetto utilizzando normalmente uno o più tool di Project Management ed una pletora di strumenti aggiuntivi (primi tra tutti i numerosi fogli Excel) che ci aiutano ad incrociare le varie informazioni di controllo e finanziarie e costituiscono anche la base per la comunicazione dello stato di avanzamento del progetto con gli altri stakeholder. Ma questo approccio è ancora sufficiente? Fortunatamente il cambiamento ci offre anche nuove opportunità che, se saremo in grado di cogliere, ci consentiranno di gestire i nostri progetti con sempre maggiore efficacia e soprattutto in tempo reale (anche il Project Management deve essere time to market: tutto è più veloce ed i tempi di controllo del Progetto non possono essere più lenti del progetto stesso). Nuove sfide quindi ma anche nuove opportunità: quelle di ampliare le tradizionali metodologie e tool di Project & Portfolio Management con tecniche di Business Intelligence e Analytics per estendere ed attualizzare le capacità di analisi delle performance dei progetti. Una soluzione di PPM (Project Portfolio Management) evoluta che integri strumenti e tecniche di BI può fornire una piattaforma unica e centralizzata di raccolta dei dati come base per una analisi integrata delle informazioni e previsione dei trend e come valido strumento di comunicazione e condivisione delle informazioni progettuali. E probabilmente il più grande vantaggio è proprio questo: oltre ad offrire una base storica di conoscenza utile ad alimentare ad esempio le lesson learned la BI offre al PM ed al PMO quella capacità nuova di elaborare previsioni, pattern, tendenze e scenari. Il forecasting, che è il mantra della BI soprattutto quando si ha che fare, come in questo caso, con i cosiddetti Big-Data. Analisi degli Stakeholder L’insieme degli stakeholder di un Progetto è rappresentabile come una rete in cui ogni nodo è rappresentato da un singolo stakeholder. • alla capacità o meno di generare consenso; Figura 3 Stakeolder's Network Utilizzando le stesse tecniche di Analisi dei Social Network, ad esempio sull’insieme delle e-mail scambiate, possiamo derivare diverse “misure” utili non solo a caratterizzare la rete ma anche a prevederne (Analisi Predittiva) la futura evoluzione nel tempo ed a confrontare il comportamento atteso di diverse insiemi di stakeholder, ad esempio: • Il “Livello dei Nodi” è il numero di Legami che caratterizza ogni Nodo e che corrisponde anche al suo Peso all’interno della comunicazione. Quantificando e confrontando il numero di Legami in uscita ed in entrata possiamo identificare i cosiddetti hub e bottleneck all’interno delle comunicazioni; • Il “Coefficiente di Clustering” ci fornisce la probabilità di quanto nodi adiacenti possano essere connessi agli altri ovvero quanto un gruppo possa essere coeso e chiuso rispetto ad altri nodi nella rete. Un basso coefficiente caratterizza i nodi che risultano irrilevanti in termini di comunicazione mentre un alto coefficiente ci fa identificare i nodi centrali che causerebbero, con la loro scomparsa, variazioni significative nella nostra rete o addirittura lo split in sotto-reti o comunità secondarie; • Il numero di cammini minimi che attraversa un nodo (Betweenness Centrality) identifica i principali canali di scambio all’interno della rete. Analisi delle Comunicazioni Tecniche come il Text Mining o approcci come il Natural Language Processing (NLP) applicati alle “comunicazioni non strutturate” (post, e-mail, contenuti di testi e documenti, etc.) scambiate all’interno di un Progetto e confrontate con la registrazione delle reazioni (emozione, rabbia, indifferenza, ironia, etc.) generate nei destinatari delle comunicazioni stesse possono fornirci utili informazioni in merito: Figura 4 - Analisi del Consenso • alla probabilità più o meno alta di diffusione di determinati contenuti (la cosiddetta “viralità”). Figura 5 - Viralità delle Comunicazioni e quindi anche aiutarci ad orientare questi aspetti. Concludendo, nella speranza che l’argomento abbia suscitato il vostro interesse ed ancor meglio la vostra curiosità, auguro buon Project Management a tutti ! ® ® Alessandra Filippetti PMP , ITIL , V3 Project Manager ed esperta di Business Intelligence,. Big Data & Data-Warehouse con ultra ventennale esperienza in diversi settori del mercato IT (TLC, Energy, Finance, HR, PA, etc.). maturata in grandi realtà aziendali come IBM, Engineering, NTTDATA. Attualmente Project Manager presso Jakin Srl. Collabora come volontaria del PMI Rome Italy Chapter. LUGLIO 2015 Numero 21 22 Il Project Management: UNI ISO 21500 Le nuove linee guida al Project Management Con la pubblicazione della nuova Norma ISO 21500 “Guidance on Project Management”, in seguito tradotta e recepita anche quale norma nazionale UNI, la gestione progetti ha senz’altro compiuto un sensibile passo in avanti nel riconoscimento a livello internazionale delle basi metodologiche e soprattutto del “linguaggio” della disciplina. E non già perché il PMBOK, testo sul quale la nuova Norma si è ampiamente basata, non bastasse, ma forse per trovare una condivisione più generale, o quanto meno un accordo “politico” a livello internazionale. Questo libro riprende la versione italiana della norma, rivolgendosi a tutti gli interessati del project management, che ne potranno avere utili riferimenti anche per confronti e complementi con temi già noti, o alcuni punti che meritano alcune riflessioni. E’ stato questo l’approccio dell’autore, Per Luigi Guida, socio del nostro Chapter, che rilegge passo passo la norma, e la commenta inquadrandola sia nelle generali conoscenze, precisando i punti meno espliciti, sia richiamando alcune spigolature di esperienze personali. Un modo, come dice nell’introduzione Miles Shepherd, presidente dell’ISO Committee che ha curato la “21500”, per renderne più appetibile la lettura. L’originale ISO 21500 si presenta come un testo sintetico di circa 30 pagine, che riduce i processi del PMBOK a39, e ne conserva immutato il template in “input-output” senza peraltro spiegarne le voci; una notevole limite, specie in alcuni passaggi, su cui cerca di intervenire il testo in questione; che in aggiunta allo standard PMI richiama concetti presi da altri riferimenti, quali il PRINCE2, e altri fonti, citate nella ricca bibliografia. In questo quadro il volume si svolge in sintesi su tre linee d’azione: ‐ la lettura commentata dell’ISO 21500; ‐ integrazioni e complementi, per sopperire come detto allo stile ne- cessariamente essenziale del testo normativo; - altro materiale disponibile come Allegato on-line al sito dell’editore; altre centosettanta pagine (scaricabili gratis) in aggiunta alle più di quattrocento pagine del testo vero e proprio. Il volume si compone di quattro Capitoli, il cui ordine e contenuti ricalcano quelli della norma. Il Capitolo 1 presenta una introduzione agli standard in materia, mentre il Capitolo 2 commenta le nozioni introduttive, circa il target dei lettori, lo scopo e alcuni concetti e termini fondamentali, fra cui il significato di “organizzazione”, le best practice, e la differenza fra il cosiddetto management generale e di progetto. Viene infine introdotta una sezione di voci e definizioni, con un glossario dei principali termini di Project Management (circa duecento), la cui conoscenza potrebbe ritenersi un mini-dizionario sufficiente a comprendere la lingua base della disciplina. Nel Capitolo 3 si riportano i contenuti corrispondenti ai “Concetti di Project Management” dell’ISO 21500, relativi alle definizioni e ai principi ormai generalmente accettati della disciplina, inquadrati peraltro in ottica strategica e di “portfolio” delle organizzazioni. Una certa enfasi è riservata agli stakeholder, oltre che agli attori fonda- mentali dell’organizzazione di progetto: Sponsor, Project Manager, gruppo di Project Management e gruppo di progetto. Altri concetti fondamentali richiamati sono quelli di governance, di programma e di portafoglio di progetti. Importanti, anche se poco approfondite nella norma, restano le definizioni di “competenze” della gestione progetti, relative a: metodologia, contesto e comportamenti. Il Capitolo 4 tratta i “Processi di project management”, tema che costituisce la parte più corposa dell’ISO 21500. Qui si riporta la nota presentazione a matrice dei processi, costituita da 10 aree tematiche che si “sovrappongono” a 5 gruppi di processi (avvio, pianificazione, esecuzione, controllo, chiusura), con alcune differenze rispetto allo stesso riferimento del PMBOK.. Ciascuno dei trentanove processi costituenti lo stesso modello viene descritto in un’apposita “scheda” in cui sono riportati input e output principali (sempre in analogia al template che i cultori del PMBOK non avranno difficoltà a riconoscere). A differenza di quest’ultimo non è invece descritto il tema di “tecniche e strumenti”, seguendo la filosofia del vero e proprio “standard” del PMI. Segue il Capitolo 5, che presenta uno dei modi esemplificativi di connettere fra loro i diversi processi, quale spunto per costruire “metodi” di progetto a partire dai singoli “box” di processo dell’ISO 21500. Il volume si completa infine di un’Appendice dedicata al tema del cosiddetto project management lean (“snello”) e agile. Diversi ulteriori capitoli sono disponibili come detto come Allegati on-line presso il sito dell’Editore; da rilevare infine che il testo viene accompagnato da un proprio sito web (www.pm-manual.it), per eventuali integrazioni e futuri aggiornamenti. Il Project Management. Secondo la Norma UNI ISO 21500 – Editore Franco Angeli , pp.404 – euro 45,00 ISBN 978-88-204-4236-1 LUGLIO 2015 Numero 21 23 Alessandra Filippetti … Unplugged Eccomi qui, a raccontarvi di me ed accidenti quanto è difficile! Romana de Roma da oltre sette generazioni, ma pometina d’adozione, nasco nella Capitale 48 anni fa. Bimba allegra, indipendente e curiosa: la prima parola che ho pronunciato è stata “Perché?”. E non mi sono mai accontentata di risposte scontate. Liceale brava ma un po’ ribelle, gli anni scolastici mi vedono sempre impegnata in mille cose diverse: tanti amici, il Collettivo Politico del Liceo, lo Sport e poi la mia grandissima passione per la Danza Classica! Sgambetto sulle punte per ben 17 anni, prendo la maturità e mi iscrivo alla Facoltà di Matematica. Impaziente, avevo voglia e fretta di fare: non sapevo ancora bene cosa ma “qualcosa”! Quasi per caso (o forse no?), trovo lavoro come consulente IT, vado a vivere da sola ed abbandono l’Università. I primi anni di lavoro sono frenetici e produttivi: faccio tante cose diverse ed innovative per l’epoca. Odio l’approssimazione e quindi, nonostante l’abbandono dell’Università, non smetto mai di studiare. In 25 anni tante le esperienze importanti in diverse realtà aziendali, gestisco Progetti e mi occupo di dati: dashboard e KPI diventano il mio pane quotidiano. Ripensandoci credo di aver cominciato ad occuparmi di Business Intelligence ancor prima che a qualcuno venisse in mente di chiamarla così! Incontro mio marito a 28 anni. E’ colpo di fulmine: dopo un mese inizia la nostra convivenza. L’anno dopo ci sposiamo e nel ’99 arriva il piccolo Leonardo e nel 2004 si unisce all’allegra brigata anche Gabriele, la peste di casa, oggi 11enne. Sono i progetti più belli della mia vita ! Nel 2013 approdo finalmente alla tanto agognata certificazione PMP ed inizio subito a collaborare come volontaria del Chapter: una fortuna che arriva proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno. Mi sento accolta, posso esprimermi e dare un contributo mentre il percorso nella mia azienda dell’epoca è arrivato al capolinea: non trovo più me stessa in quello che faccio, ho perso passione e stimoli. Non posso continuare così, non è da me. Contro ogni logica e con il parere avverso dei più (“Sei pazza? Hai delle responsabilità? Ti rendi conto che con la crisi che c’è nemmeno i ragazzini trovano un lavoro“) la scellerata madre di famiglia 47enne decide di rimettersi sul mercato e lascia l’azienda. Accanto a me e folle quanto me, a condividere le mie scelte, ancora una volta solo mio marito. Come è finita? Beh, fortunatamente nessuno degli scenari apocalittici prospettatemi si è avverato e dopo soli quattro mesi arriva l’incontro con una piccola e coraggiosa azienda che con passione tenta la strada dell’innovazione, indovinate un po’, proprio nell’ambito della Business Intelligence & Big Data. Sono di nuovo “abile ed arruolata”. Vedo la luce. Coraggio, determinazione e passione sono sempre stati i leitmotiv della mia vita. Qualcuno ha scritto che “La paura è quella cosa che si prova quando si osserva un obiettivo da molto lontano”. Io, per non avere più paura, mi sono avvicinata. La mia avventura è finita? Può darsi, non so dirvi. Magari ve lo racconto al prossimo unplugged. Un caro saluto a tutti, Alessandra. 18 Settembre 2015 Comitato Difesa Sicurezza e Spazio del PMI Rome Italy Chapter in collaborazione con Thales University & Space Akademy 2.0 presentano Più Spazio al Project Management L’evento permette di maturare PDU’s Per informazioni: www.pmi-rome.org LUGLIO 2015 Numero 21 24 Attilio Gaetano Sequi … Unplugged Project management, io ci son finito per caso! A me interessava andare avanti, fare qualcosa di nuovo, cambiare. E questo sempre. Da una famiglia di farmacisti, non mi andava proprio di tirar su e giù una serranda. Eppure anche lì son finito anni dopo, unico non farmacista nel comitato tecnico, a metter su e scrivere il contratto di affiliazione in una delle prime reti nel settore. Dopo l'università, il militare. Si dice sempre che è un anno perso ma per me è stata l'occasione di vivere veramente, per la prima volta, il gruppo e il cambiamento senza l'ombrello della famiglia. Una ventina di giorni per orientarmi e poi le prime esperienze da volontario, l'addestramento a Poglina e le missioni. E anche lì a riorganizzare la sala operativa al campo, la gestione della farmacia di reggimento e così via. Terminata quest'esperienza volevo qualcosa che mi riportasse nel mondo del lavoro. A questo punto intervenne il fato. Scelsi un corso di project financing: era il 1995 ed ancora non era previsto nella normativa italiana. Le prime esperienze in consulenza furono traumatiche: dovevo costruire la finanza di progetti non progettati, magari buoni ma, allo stato, fluttuanti nel mondo delle idee. Vendere fumo non fa per me e non riesco a promuovere niente se non sono estremamente convinto del suo valore. Per risolvere mi rivolsi a monte. Scoprii così il project management e la Guida al PMBOK che, erano i tempi dei modem a 14.4 / 28.8, si poteva scaricare gratuitamente dal sito del PMI! Passarono gli anni, circa quindici, e dopo belle esperienze e soddisfazioni arrivò una grande delusione, una caduta verticale. Mi aggrappai al project management. Avendo maturato le contact hours e l'esperienza necessarie per la certificazione, decisi di impegnarmi seriamente, studiai e ce la feci. Non cambiò la mia vita (pro- fessionale) o forse sì, in ogni caso fu un'iniezione di fiducia. "PMI, Piccole e Medie Imprese! Qui non vi conosce nessuno", ha ragione mia moglie Barbara. Arrivò la telefonata di Sergio Gerosa, mi propose di costituire il Comitato Sardegna del PMI Rome Italy Chapter. Ero imbarazzato ma orgoglioso, ci credetti. Furono necessari un paio di mesi per trovarci visto che i membri PMI® in Sardegna erano proprio pochi: cinque a Cagliari (nessuno del nostro Chapter) io, da solo, a Sassari. Li contattai, erano tutti entusiasti di partecipare al Comitato! Da una mia precedente collaborazione nell'ultimo anno è nata l'idea di un corso di project management con l'Università di Sassari. Ci aspettavamo venti iscrizioni, ne sono arrivate settanta. In aula lo spirito è quello che aveva animato me vent'anni fa: costruire su basi solide, promuovere il cambiamento. Alessandra Bonelli, una dei partecipanti, mi ha regalato la simpatica caricatura che Vi propongo, senz’altro più generosa di una fotografia! Dalla classe stanno arrivando le prime nuove iscrizioni al PMI e al Chapter, io mi limito a presentare la "generosità culturale" (definizione della collega Laura Locci) che ci caratterizza. Attilio COMITATO DIRETTIVO del CHAPTER: Presidente Sviluppo Professionale: Organizzazione Interna: Marketing: Formazione: Membership: Segreteria Organizzativa Volontari: Telefono: 06 9294.6741 Tesoreria: E-mail: [email protected] Sito Web: www.pmi-rome.org Comitato di Redazione de “Il Corriere del PM”: E-mail: [email protected] Anna Maria Felici Giancarlo Duranti Danilo Scalmani Vincenzo Arnone Fabrizio Tedone Antonietta Fiorentino Sergio Funtò Silvia Frigerio COMITATO DI REDAZIONE della NEWSLETTER: Responsabile: Sergio GEROSA Angela ALLEVI, Roberto ASCIONE, Raffaele AVELLA, Lorenzo CAPANNA, Maria Natalia CARDULLO, Domenico CASTALDO, Emanuela DE FAZIO, Giancarlo DURANTI, Pasquale D'URSO, Alessandra FILIPPETTI, Orlando LIO, Vito MADAIO, Carmine PARAGANO, Cristina PATERNOSTER, Luca ROMANO, Roberto TARASCHI, Alessandro VARESANO.