delibera-sereco - Provincia di Piacenza
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PROVINCIA DI PIACENZA N. 210 Reg. Del. VERBALE DI DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA PROVINCIALE ADUNANZA DEL 18/10/2013 Oggetto: D. LGS. N. 152/2006 E L. R. N. 9/1999. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE PER L'INTERVENTO RELATIVO AD UN IMPIANTO DI PRODUZIONE FERTILIZZANTI MEDIANTE IL TRATTAMENTO/RECUPERO DI RIFIUTI COSTITUITI DA FANGHI DI DEPURAZIONE, DA UBICARSI IN COMUNE DI PIACENZA - LOC. CA' MORTA SOTTO PER CONTO DELLA DITTA SERECO S.C.R.L. L’anno DUEMILATREDICI addì DICIOTTO del mese di OTTOBRE alle ore 09:00 si è riunita la Giunta Provinciale appositamente convocata. All’appello risultano: TRESPIDI MASSIMO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA Presente PARMA MAURIZIO VICE PRESIDENTE Presente BARBIERI PATRIZIA ASSESSORE Presente BURSI SERGIO ASSESSORE Presente DOSI MASSIMILIANO ASSESSORE Presente GALLINI PIERPAOLO ASSESSORE Presente GHILARDELLI MANUEL ASSESSORE Presente PAPARO ANDREA ASSESSORE Presente Partecipa il SEGRETARIO GENERALE FERDINANDO FERRINI. Accertata la validità dell’adunanza il Sig. MASSIMO TRESPIDI in qualità di PRESIDENTE DELLA PROVINCIA ne assume la presidenza, dichiarando aperta la seduta e invitando la Giunta a deliberare in merito all’oggetto sopra indicato. Su relazione dell'Assessore BARBIERI PATRIZIA. Si accerta, in via preliminare, l’esistenza dei pareri espressi ai sensi dell’art. 49 D.Lgs. 18.8.2000, n° 267. * La proposta in oggetto come di seguito riportata viene approvata, con 8 voti favorevoli e 0 voti contrari espressi per alzata di mano, per il merito e successivamente e separatamente per l’immediata eseguibilità. Vi sono 0 astenuti. Proposta n. SRENERGI 2013/2337 Oggetto: D. LGS. N. 152/2006 E L. R. N. 9/1999. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE PER L'INTERVENTO RELATIVO AD UN IMPIANTO DI PRODUZIONE FERTILIZZANTI MEDIANTE IL TRATTAMENTO/RECUPERO DI RIFIUTI COSTITUITI DA FANGHI DI DEPURAZIONE, DA UBICARSI IN COMUNE DI PIACENZA - LOC. CÀ MORTA SOTTO PER CONTO DELLA DITTA SERECO S.C.R.L. LA GIUNTA Premesso che: la ditta SERECO s.c.r.l. ha presentato alla Provincia, ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 e della L. R. n. 9/99 e successive modifiche ed integrazioni, domanda di attivazione della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (allegando il prescritto Studio di Impatto Ambientale, il progetto definitivo e la documentazione richiesta per il rilascio di tutte le autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, nulla osta e assensi comunque denominati in materia ambientale, necessari per la realizzazione e l'esercizio dell'opera) per l'intervento relativo ad un impianto di produzione fertilizzanti mediante il trattamento/recupero di rifiuti costituiti da fanghi di depurazione, da ubicarsi in comune di Piacenza - loc. Cà Morta; l'intervento consiste nella trasformazione di un centro di stoccaggio fanghi di depurazione in un nuovo impianto di recupero rifiuti “R3”, costituiti sempre da fanghi di depurazione che verranno trattati mediante idrolisi, successiva precipitazione dei solfati ed introduzione di prodotti integratori, per ottenere il “correttivo” denominato (nell'allegato 3 al D. Lgs. 29.04.2010, n. 75) “gesso di defecazione”; la documentazione prodotta dalla ditta SERECO s.c.r.l. è stata acquisita dall'Amministrazione Provinciale al prot. n. 51194 del 26.07.2012, a seguito di trasmissione avvenuta con nota prot. n. 49392 del 25.07.2012 inviata da parte del SUEAP del Comune di Piacenza; Dato atto che: successivamente all'inoltro della pratica nell'ambito della fase relativa “verifica di completezza”, di cui all'art. 23 – comma 4 - del D.Lgs. n. 152/2006, è intervenuta la seguente corrispondenza: nota provinciale prot. n. 55358 del 21.08.2012, indirizzata alla ditta SERECO s.c.r.l. e relativa all'esito, non favorevole, della “verifica di completezza”; lettera della ditta SERECO s.c.r.l. del 21 settembre 2012 (pervenuta il 24.09.2012 ed iscritta al prot. prov.le n. 60909) con cui si trasmetteva documentazione e si fornivano chiarimenti rispetto alla nota provinciale di cui sopra; foglio provinciale prot. n. 64157 del 09.10.2012 di richiesta, alla Società proponente, di produrre quanto ricevuto il 24.09.2012 su supporto informatico (CD); lettera della Ditta richiedente del 09.10.2012 (prot. prov.le n. 64563 del 10.10.2012) con cui si dava riscontro alla domanda di cui al punto precedente; a seguito dell’esito favorevole della “verifica di completezza” (prot. prov.le n. 64716 dell'11/10/2012), con avviso pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna in data 24 ottobre 2012, n. 222, nonché sul quotidiano Libertà (in data 31/10/2012) è stato dato avvio alla fase di deposito presso la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Piacenza ed il Comune di Piacenza; gli elaborati, inerenti alla procedura di VIA, sono stati continuativamente depositati (presso gli Enti di cui sopra) per 60 giorni (dal 24.10.2012 al 23.12.2012) al fine della libera consultazione da parte dei soggetti interessati (durante tale periodo chiunque poteva prendere visione e presentare osservazioni all’autorità competente ovvero alla Provincia di Piacenza); a norma dell’art. 24 del D. Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. è stata inoltre pubblicata sul sito web dell’Amministrazione Provinciale la documentazione prodotta ed il relativo avviso di deposito; Avuto presente che: sia nel termine dei 60 giorni di deposito sia successivamente, non risultano pervenute alla Provincia di Piacenza osservazioni inerenti il progetto in esame; con nota prot. n. 68645 del 31/10/2012 la Provincia di Piacenza, ai sensi dell’art. 18 della L.R. n. 9/99, dell’art. 25 del D. Lgs. n. 152/2006 e loro s.m.i., ha indetto e convocato per il giorno 20/12/2012 la prima seduta della conferenza di servizi per l’esame del SIA e degli elaborati progettuali; con PEC, pervenuta in data 10/12/2012 (al prot. prov.le n. 77722) il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Piacenza ha chiesto al Proponente di valutare se l'attività rientrava fra quelle soggette alla normativa in materia di prevenzione incendi; con lettera del Comune di Piacenza - Direzione Operativa Riqualificazione e Sviluppo del Territorio - dell'11/12/2012 (prot. prov.le n. 79236 del 17/12/2012) sono state trasmesse “le valutazioni in merito all'idoneità della richiesta e documentazione relativa al titolo edilizio permesso di costruire inserito nella Procedura in oggetto” ed è stato precisato che gli elaborati non erano “sufficienti per poter esprimere una valutazione sull'ammissibilità dell'intervento per il rilascio del titolo abilitativo ...” e, pertanto, si richiedevano integrazioni; nella seduta della conferenza di servizi tenutasi in data 20/12/2012 (il cui verbale è stato trasmesso con nota provinciale prot n. 80542 del 21/12/2012), dopo aver ascoltato la descrizione dell’intervento ad opera della Ditta proponente e dei tecnici incaricati, si è presa visione dell'iter procedurale avutosi fino a quella data e si è deciso di aggiornare i lavori a data da destinarsi per la continuazione dell’attività istruttoria, riservandosi di verificare la necessità di eventuale documentazione integrativa; con prot. provinciale n. 4064 del 21/01/2013, sulla base dei contributi pervenuti dai componenti la conferenza di servizi, sono state richieste integrazioni alla ditta SERECO s.c.r.l.; con nota dell'01/03/2013 la Ditta proponente ha trasmesso la documentazione integrativa richiesta che è stata acquisita dall'Amministrazione Provinciale in data 06.03.2013, al prot. n. 16710; con lettera prot. n. 20463 del 19/03/2013 (trasmessa successivamente anche al Consorzio di Bonifica con nota del 25/03/2013, prot. prov.le n. 22152) la Provincia di Piacenza ha convocato, per il giorno 10/04/2013, la seconda seduta della conferenza di servizi; con foglio del 18/03/2013, prot. n. 23785 (prot. prov.le n. 21295 del 21/03/2013), il Comune di Piacenza - Direzione Operativa Riqualificazione e Sviluppo del Territorio – ha richiesto ulteriori documenti rispetto a quanto inoltrato dalla Ditta con la nota dell'01/03/2013; con mail certificata del 29/03/2013 (prot. prov.le n. 24110 del 02/04/2013), il Comando Vigili del Fuoco di Piacenza informava “... che la Società in oggetto ha trasmesso al Comando ed anche a Codesto Ente integrazione di documentazione in cui si dichiara che l'attività non rientra tra quelle di cui al DPR 151/2011, classificando inoltre l'attività medesima come attività a Rischio di Incendio Basso ai sensi del DM 10/03/98.”. Veniva inoltre espresso “per quanto di competenza, nulla osta alla realizzazione dell'impianto in argomento.”; la Ditta proponente con nota del 03/04/2013 (prot. prov.le n. 25123 del 04/004/2013), a riscontro della richiesta del Comune di Piacenza del 18/03/2013, prot. n. 23785, trasmetteva ulteriore documentazione integrativa, inviata successivamente (a seguito di indicazione dell'Amministrazione Provinciale) con nota dell'08/04/2013, prot. n. 25933, a tutti i componenti la conferenza di servizi; nella seconda seduta della conferenza di servizi tenutasi il 10/04/2013, dopo aver preso visione delle integrazioni presentate dal Proponente e della documentazione pervenuta rispetto al procedimento, veniva accolta la richiesta della ditta SERECO di fornire ulteriori integrazioni volontarie, conseguenti al confronto avvenuto in sede conferenza stessa, e deciso l'aggiornamento a data da destinarsi per la conclusione dell’attività istruttoria. Il verbale della seduta veniva trasmesso con nota provinciale del 16/04/2013, n. 28223; con nota del 18.04.2013 (prot. prov.le n. 29627 del 22.04.2013) la Ditta SERECO s.c.r.l. trasmetteva la documentazione integrativa concordata come sopra, successivamente completata con nota del del 23.07.2013 (prot. prov.le n. 51663 del 24.07.2013); con foglio provinciale del 29/07/2013, prot. n. 52287, veniva convocata la seduta conclusiva della conferenza di servizi per il giorno 20/08/2013 e trasmessa la bozza del Rapporto sull'impatto ambientale; Considerato che in data 20 agosto 2013 si è svolta la terza e conclusiva seduta della conferenza di servizi durante la quale, dopo aver preso visione della documentazione pervenuta: il rappresentante della ditta SERECO ha illustrato i contenuti di quanto trasmesso con le note del 18.04.2013 e del del 23/07/2013 con cui sono state fornite precisazioni in merito a: destinazione d'uso delle aree oggetto d'intervento, aspetti relativi all'aggiornamento catastale, specifiche circa l'area non interessata dalle opere, disponibilità per l'attraversamento del terreno adiacente con la linea elettrica e proposta progettuale relativa alla mitigazione; sono stati richiamati i contenuti della bozza del “Rapporto sull'impatto ambientale”, redatto con riferimento a quanto riportato nella documentazione prodotta dalla Ditta proponente (SIA, progetto ed integrazioni), per consentire l'espressione dei contributi e delle modifiche ritenute necessarie per il completamento di tale Rapporto; in relazione a quanto descritto nel SIA, nel progetto, nella documentazione integrativa e tenuto conto degli apporti partecipativi intervenuti nonché dello sviluppo avuto dal procedimento, sono state formulate le seguenti considerazioni: “la documentazione presentata risulta sufficiente per l'espressione del proprio parere e per il rilascio dei seguenti titoli ricompresi nella VIA: autorizzazione unica ex art. 208 del D. Lgs. 152/2006 (che sostituisce anche il permesso di costruire, l’autorizzazione allo scarico e l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera) e concessione idraulica ai sensi del R.D n. 368 del 1904 e s.m.i.; la compatibilità dell’intervento è stata dimostrata con riferimento alla conformità dello stesso con gli strumenti di programmazione e di pianificazione territoriale (PTA, PAI, PTCP, PPGR, PPRTQA, PRG); le opere di mitigazione consistenti nella realizzazione di una schermatura a verde, illustrata in apposita tavola prodotta come “Allegato 3” alla nota di integrazione del 18.04.2013, ed indicata (da ultimo) anche nella tavola “Allegato 1” alla nota del 23.07.2013, dovrà essere realizzata anche sul lato Nord-Ovest (in prossimità del mappale n. 70) con edera rampicante sulle vasche e con specie arboree ed arbustive nella “zona permeabile”; il Piano di monitoraggio proposto è in grado di garantire, con alcune integrazioni, il controllo delle attività svolte e degli effetti prodotti dalle stesse sull'ambiente; il progetto all'esame costituisce opera di pubblica utilità ai sensi dell'art. 208 - comma 6 – del D. Lgs. n. 152/2006; gli impatti generati nella fase di cantiere non risultano significativi in ragione: della breve durata prevista per la costruzione delle opere, della semplicità di realizzazione delle stesse ed anche delle caratteristiche della zona interessata (lontana da ricettori sensibili); gli impatti relativi alla fase gestionale non si ritengono maggiori rispetto a quelli generati dal centro di stoccaggio esistente e dalle relative campagne di trattamento svolte con impianto mobile presso lo stesso centro. In proposito si richiama la delibera di Giunta Regionale n. 33 del 18.01.2010 con cui la procedura di screening, relativa ad un’analoga quantità di rifiuti da trattare (34950 t/anno e con un massimo di 150 t/g) con l’impianto mobile nel centro di stoccaggio oggetto d’intervento, si è conclusa con l’esclusione dalla procedura di VIA nel rispetto di alcune prescrizioni. Inoltre la copertura prevista e la realizzazione di un impianto strutturato ed organizzato consentono di ritenere possibile la riduzione degli impatti sulle diverse matrici ambientali (aria, acqua, suolo, flora, fauna...) e di garantire un efficace controllo dell'attività.”; Esaminate le risultanze di cui al verbale della conclusiva seduta della conferenza di servizi del 20/08/2013 in cui i membri “... si esprimono all'unanimità per una valutazione di impatto ambientale positiva, per una validità di 60 mesi dal rilascio del relativo provvedimento, considerando favorevolmente e facendo propri i contenuti del Rapporto sull'Impatto Ambientale, allegato alla nota di convocazione prot. n. 52287 del 29/07/2013, come integrato e modificato in relazione alle valutazioni e prescrizioni contenute nel presente verbale. Di seguito vengono riportate le prescrizioni che si ritiene debbano essere inserite nella pronuncia di VIA e negli atti abilitativi in essa ricompresi. Carattere generale (permesso di costruire e realizzazione impianto) prima dell’inizio lavori la Ditta richiedente dovrà presentare allo SUEAP un atto unilaterale registrato con il quale si obbliga a rimuovere le costruzioni esistenti nella fascia di rispetto stradale come indicato all’art. 40.07 delle NTA del PRG vigente; le altezze interne dei prefabbricati adibiti ad ufficio e spogliatoi non dovranno essere inferiori a 2,70 m; l'impianto di trattamento per il recupero R3 ed R5 di rifiuti speciali di cui al comma 3 dell'art. 184 del D. Lgs. 152/2006 dovrà essere realizzato in conformità alla documentazione prodotta dalla Ditta proponente. Tale impianto di fatto risulta composto da n. 2 vasche coperte (tramite nuova struttura metallica) ospitanti i fanghi da trattare (mc 2.020 totali) ed eventualmente i rifiuti “integratori”, n. 2 vasche coperte per materie prime (solfato di calcio e carbonato di calcio) da utilizzare come integratori (200 mc totali), silos reagente CaO (15 mc), silos reagente gesso emiidrato (15 mc), serbatoio reagente H2SO4 (15 mc), serbatoio perossido di idrogeno (15 mc), serbatoio cloruro ferrico (1 mc), reattore con scrubber e cella elettrolitica, n. 2 vasche scoperte per i cumuli di prodotto finito (mc 3.700 totali), n. 2 prefabbricati comprendenti spogliatoi, uffici e servizio igienico, cabina elettrica di trasformazione e pesa a ponte. La movimentazione dei rifiuti/materiali avverrà tramite pala gommata ed escavatore con benna mordente; i lavori dovranno essere iniziati entro 6 mesi dalla data di rilascio dell'autorizzazione di cui all'art. 208 del D. Lgs. n. 152/2006 ricompresa nella pronuncia di VIA. Gli stessi dovranno essere ultimati entro 14 mesi dalla medesima data. La Ditta proponente dovrà inviare alla Provincia, al Comune ed all'Arpa apposita comunicazione dell'inizio (con almeno una settimana di anticipo) e della fine dei lavori; in fase di cantiere dovranno essere rispettati i limiti di pressione sonora previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica del Comune di Piacenza come previsto dalla Legge quadro sull'inquinamento acustico del 26/10/1995 n. 447 e dal D.P.C.M. 01/03/1991 e succ. mod.; in caso si verifichi la necessità di superare tali limiti potrà essere richiesta apposita deroga al Comune, cosi come previsto dalla D.G.R. n. 45/2002; sono fatti salvi gli adempimenti previsti dalle vigenti disposizioni in materia sismica, in materia di sicurezza degli impianti e dalle norme tecniche per le costruzioni (calcestruzzo armato e strutture metalliche); le terre e rocce da scavo dovranno essere recuperate/smaltite nel rispetto della normativa vigente in materia (D. Lgs. 152/2006, D. M. 161/2012 e Legge 71/2013); i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione dovranno essere smaltiti/recuperati presso terzi autorizzati nel rispetto della normativa di settore; per l'utilizzo del centro di trattamento la Ditta dovrà acquisire dal Comune di Piacenza il certificato di agibilità e trasmetterlo in copia alla Provincia ed all'Arpa; prima dell’avvio dell’attività gestionale dovranno essere realizzati n. 2 piezometri, secondo modalità da concordare con la sez. prov.le dell’Arpa di Piacenza, a monte e a valle del centro di trattamento, per verificare, attraverso il controllo delle acque di falda, che non vi siano perdite dal sistema di raccolta dei reflui; lo scarico a canale delle acque meteoriche e delle acque reflue domestiche, depurate mediante impianto di fitodepurazione a vassoi assorbenti (eventuale troppo pieno), dovrà essere realizzato ad una distanza di almeno m 5, misurati dal ciglio superiore del canale Mortizza, in cui le stesse confluiscono, di pertinenza del Consorzio di Bonifica di Piacenza; la Ditta dovrà realizzare le opere di mitigazione a verde così come illustrato nell’apposita tavola prodotta come “Allegato 3” alla nota di integrazione del 18.04.2013 ed indicate (da ultimo) anche nella tavola “Allegato 1” alla nota del 23.07.2013. Tale mitigazione dovrà essere realizzata anche sul lato Nord-Ovest (in prossimità del mappale n. 70) con edera rampicante sulle vasche e con specie arboree ed arbustive nella “zona permeabile”. La Ditta dovrà garantirne nel tempo la costante e puntuale manutenzione, provvedendo a sostituire le eventuali fallanze; al termine della vita tecnica dell’impianto dovrà essere effettuato il ripristino dello stato dei luoghi con le modalità proposte per la dismissione con la nota del 21.09.2012 (prot. prov.le n. 60909 del 24.09.2013). Gestione rifiuti le tipologie dei rifiuti per i quali è ammesso il trattamento consistente nelle operazioni di recupero R3 ed R5 sono le seguenti: a matrice organica 020106 – feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito; 020204 - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020305 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020403 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020502 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020603 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020705 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 030305 – fanghi prodotti dai processi di disinchiostrazione nel riciclaggio della carta; 030310 – scarti di fibre e fanghi contenenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento generati dai processi di separazione meccanica; 030311 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 03 03 10; 040220 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 04 02 19; 190805 – fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; 190812 – fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla voce 19 08 11; a matrice inorganica (integratori) 010413 – rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 010407; 060314 – sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci 060311 e 060313; 060503 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti diversi da quelli di cui alla voce 060502; 060603 – rifiuti contenenti solfuri diversi da quelli di cui alla voce 060602; 061101 – rifiuti prodotti da reazioni a base di calcio nella produzione di biossido di titanio; 100105 – rifiuti solidi prodotti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi; 100107 – rifiuti fangosi prodotti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi; 100324 - rifiuti prodotti dal trattamento dei fumi, diversi da quelli di cui alla voce 100323; 101210 – rifiuti solidi prodotti dal trattamento dei fumi, diversi da quelli di cui alla voce 101209; i “fanghi” oggetto di trattamento dovranno di norma rispettare i limiti riportati nella Delibera della Giunta della Regione Emilia Romagna n. 2773/2004; nel caso i “fanghi” oggetto di trattamento presentino parametri con valori superiori ai limiti della citata Delibera Regionale, considerato che il processo di recupero determina una trasformazione delle sostanze organiche contenute, il prodotto finale dovrà essere sottoposto, oltre che alle analisi già prescritte per conformità ai sensi del D.Lgs. 75/2010, anche ad analisi per la determinazione dei parametri risultati superiori e potrà essere utilizzato solo nel caso di conformità ai limiti della Delibera della Giunta Regionale Emilia Romagna n. 2773/2004; le analisi sui rifiuti in ingresso dovranno essere eseguite ad ogni cambio di fornitore e comunque almeno una volta all’anno; la potenzialità massima dell'impianto di trattamento rifiuti è pari 35.000 t/anno e con il limite di 150t/g; i rifiuti a matrice organica e inorganica in ingresso dovranno essere depositati nella vasca coperta n. 1 avente capacità di 1175 mc e nella vasca coperta n. 2 di capacità di 845 mc. La quantità massima di rifiuti in attesa di trattamento non potrà superare, pertanto, 2.020 mc, pari a circa 2.222 t, ed il loro stazionamento dovrà essere limitato ad un periodo massimo di mesi 3; all'interno di ognuna delle vasche coperte n. 1 e n. 2 potrà essere depositata una sola tipologia di rifiuto essendo vietata la miscelazione degli stessi in tali strutture. La vasca n.1 dovrà essere utilizzata solo per il deposito del fango di cui al CER 190805; le materie prime costituite da carbonato di calcio e solfato di calcio dovranno essere depositate nelle apposite n. 2 vasche prefabbricate, anche esse presenti sotto tettoia, aventi una capacità di oltre 100 mc ciascuna; il prodotto finito - “gesso di defecazione” o “bio solfato” - dovrà essere stoccato nelle n. 2 vasche scoperte aventi capacità di circa 1.850 mc ciascuna. Il prodotto finito non potrà essere detenuto nell’impianto per un periodo superiore a 3 mesi riferito a ciascun lotto di produzione che non potrà superare i 1.000 mc; dovrà essere tenuto un apposito “Registro di produzione” che descriva giornalmente le quantità di rifiuti e di materie prime lavorate e di prodotti ottenuti. Nel “Registro di produzione” dovrà essere indicata la chiusura dei singoli lotti del correttivo prodotto - denominato “gesso di defecazione” - e l’ubicazione degli stessi; le caratteristiche del “gesso di defecazione” dovranno essere conformi alle specifiche di cui al D. Lgs. 75/2010, allegato 3, punto 2.21. Le analisi di controllo dovranno essere eseguite almeno su ogni singolo lotto e copia dei referti dovrà essere conservata unitamente al “Registro di produzione”; i reflui provenienti dai rifiuti (percolati) e dal dilavamento del gesso di defecazione dovranno essere convogliati al sistema di raccolta e stoccaggio, avente capacità di 120 mc circa; dovrà essere eseguita una frequente pulizia periodica delle tubazioni drenanti superficiali al fine di evitare intasamenti e garantire l’efficienza del sistema di raccolta; dovranno essere adottate tutte le precauzioni necessarie ad evitare la dispersione dei rifiuti durante le operazioni di movimentazione e carico/scarico; dovranno essere effettuate, almeno nel periodo primaverile ed autunnale, operazioni di derattizzazione e disinfestazione onde prevenire rischi per la salute pubblica; I rifiuti prodotti dall’attività dovranno essere gestiti nel rispetto di quanto previsto dal D. Lgs. 152/2006, art. 183 – lettera bb), ed avviati a centri autorizzati al loro smaltimento/recupero; ai sensi dell’art. 208, comma 11 - lettera g) - del D.Lgs. n. 152/2006 – il titolare dell'autorizzazione dovrà prestare, entro il termine di avvio dell'attività, pena la revoca - previa diffida dell’autorizzazione stessa in caso di inadempienza, una garanzia finanziaria a copertura dei costi di smaltimento e/o recupero degli eventuali rifiuti rimasti all’interno dell’impianto o di bonifica che si rendesse necessaria dell’area e delle installazioni fisse e mobili, ivi compreso lo smaltimento dei rifiuti derivanti dalle operazioni anzidette, nel periodo di validità della garanzia stessa. Tale garanzia finanziaria, a termini di cui all’art. 5 - punto 5.2.4 - della deliberazione di G. R. n. 1991 del 13.10.2003, viene quantificata in € 420.000,00 (capacità di trattamento 35.000 t. x 12,00 €/t.); si specifica che la stessa potrà essere costituita nei seguenti modi, così come previsto dall’art. 1 della L. 10.06.1982, n. 348: da reale e valida cauzione in numerario od in titoli di Stato, ai sensi dell’art. 54 del regolamento per l’amministrazione del patrimonio e per la contabilità generale dello Stato, approvato con R.D. 23.05.1924, n. 827, e successive modificazioni, da versare presso la Tesoreria Provinciale gestita dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, via Poggiali n. 18, Piacenza sul c/c IBAN IT33H0623012601000030718008; da fidejussione bancaria rilasciata da Aziende di credito di cui all’art. 5 del R.D.L. 12.03.1936, n. 375, e successive modificazioni; da polizza assicurativa rilasciata da impresa di assicurazione debitamente autorizzata all’esercizio del ramo cauzioni ed operante nel territorio della Repubblica in regime di libertà di stabilimento o di libertà di prestazione di servizi; di dare atto che la scadenza della garanzia finanziaria dovrà essere pari alla durata dell’autorizzazione maggiorata di 2 anni (quindi fino al 28 febbraio 2021); di riservarsi la facoltà di chiedere, prima della scadenza dei termini di cui alla precedente punto, il prolungamento della validità della garanzia medesima qualora emergano, a seguito delle verifiche attuate dalle autorità di controllo, effetti ambientali direttamente connessi alla suddetta attività di smaltimento; di precisare che qualora si verifichi l’utilizzo totale o parziale della garanzia finanziaria da parte di questa Amministrazione, la garanzia stessa, in caso di continuazione dell’attività, dovrà essere ricostituita a cura della Ditta autorizzata, nella stessa entità di quella originariamente determinata con il presente atto autorizzativo; il titolare della presente autorizzazione è tenuto al rispetto di quanto previsto dagli artt. 189, 190 e 193 del D.Lgs. n. 152/2006 relativamente agli adempimenti per il catasto rifiuti (MUD), della tenuta dei registri di carico e scarico e dei formulari di identificazione; il titolare della presente autorizzazione è tenuto al rispetto di quanto previsto nel D. Lgs. 29.04.2010, n. 75; durante l’attività dovranno essere costantemente rispettati i limiti stabiliti dalla normativa vigente per il contenimento delle emissioni acustiche, a tal fine dovranno essere predisposti tutti i presidi tecnici e gestionali atti a minimizzare tali impatti; la Ditta è tenuta a segnalare tempestivamente all’Amministrazione Provinciale, all’Arpa, al Comune ed all’Azienda USL qualunque anomalia gestionale suscettibile di provocare inconvenienti ambientali e/o sanitari; la Ditta dovrà dare attuazione al piano di monitoraggio secondo le modalità e le frequenze indicate nella tabella di seguito riportata. I dati rilevati dovranno essere conservati presso l’impianto e resi prontamente disponibili agli organi di controllo. Matrice Parametro Misura/azione Frequenza Acque sotterranee controllo piezometri livello piezometrico semestrale (1° anno) analisi chimiche (da concordare con Arpa) annuale (dal 2° anno) emissione E3 portata e concentrazione inquinanti: materiale particellare e NH4 (laboratorio esterno) annuale emissioni E1/E2 stato di usura filtri mediante controllo manometro differenziale - p (mm H2O) mensile Atmosfera funzionalità impianto pretrattamento acque Acque reflue livello di rumore ambientale residuo e differenziale diurno presso cascina Mezzano Cavalli livello di rumore ambientale residuo diurno presso il perimetro dell’impianto Rifiuti in ingresso annuale espurgo fanghi fossa Imhoff pulizia rete di collettamento funzionalità vassoi assorbenti Rumore rimozione materiale flottante e sedimentato nel degrassatore manutenzione vegetazione annuale (tardo inverno) Valutazione di impatto acustico effettuata da tecnico competente in acustica ambientale triennale caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 152/2006 e della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 Suolo rete di raccolta e stoccaggio percolati e acque di dilavamento “Gesso di defecazione” caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 75/2010 e, eventualmente, della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 ad ogni cambio di fornitore e comunque almeno una volta l’anno verifica di tenuta triennale Almeno ad ogni singolo lotto di produzione da 1.000 mc. Emissioni in atmosfera sono autorizzate le emissioni in atmosfera con le modalità e secondo quanto previsto nel seguente quadro riassuntivo: EMISSIONE E1 SILOS CaCO Portata massima Durata massima annua Durata massima giornaliera Altezza minima Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare EMISSIONE E2 SILOS GESSO EMIIRIDATO Portata massima Durata massima annua Durata massima giornaliera Altezza minima Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare EMISSIONE E3 REATTORE Portata massima Durata massima annua 1500 46 2 5 Nm3/h gg/anno h/g m 10 mg/Nm3 1500 46 2 5 Nm3/h gg/anno h/g m 10 mg/Nm3 1000 230 Nm3/h gg/anno Durata massima 8 Altezza minima 7 Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare 10 NH4 2 H2SO4 tracce per le emissioni E1 ed E2 non sono previsti controlli (trattandosi h/g m mg/Nm3 mg/Nm3 mg/Nm3 di sfiati non campionabili), mentre per il camino E3, dovrà essere disposto in sede di messa a regime un autocontrollo mirante alla ricerca dell’inquinante H2SO4; il termine ultimo di messa in esercizio degli impianti di cui alle emissioni nuove o modificate è fissato entro il 30.11.2014; il termine ultimo di messa a regime degli impianti di cui alle emissioni nuove o modificate è fissato entro il 31.12.2014; qualora le date di messa in esercizio e/o messa a regime degli impianti non coincidano con quelle sopra indicate, la ditta è tenuta a comunicarlo con congruo anticipo a mezzo di lettera raccomandata r.r. o PEC allo Sportello Unico, alla Provincia di Piacenza ed all’arpa Sez. Prov.le di Piacenza, specificando dettagliatamente i motivi che non hanno consentito al rispetto dei termini di cui trattasi. Decorsi 15 giorni dalla data di ricevimento di detta comunicazione senza che siano intervenute richieste di chiarimenti e/o obiezioni da parte dei suddetti Enti, i termini di messa in esercizio e/o di messa a regime degli impianti devono intendersi prorogati alle date indicate nella comunicazione della Ditta; deve essere adottato ogni accorgimento al fine di contenere la formazione di emissioni diffuse, in particolare di quelle odorigene durante le operazioni di carico-scarico, movimentazione e stoccaggio dei rifiuti e delle materie prime e del gesso di defecazione; entro il 31.12.2014 dovrà essere effettuata una campagna mirante alla ricerca di ammoniaca e idrogeno solforato. Le modalità di effettuazione di tale campagna e i punti di misura dovranno essere preventivamente concordate con Arpa Sezione Provinciale di Piacenza. Della campagna effettuata dovrà essere redatta una relazione che andrà essere trasmessa all'Amministrazione Provinciale di Piacenza, al Comune di Piacenza, all'AUSL di Piacenza ed all'Arpa Sezione Provinciale di Piacenza. Sulla base dei risultati ottenuti potrà essere integrata l’autorizzazione con la prescrizione di ulteriori interventi di mitigazione e/o svolgimento di attività di controllo. Scarico di acque reflue domestiche in corpo idrico le opere dovranno essere eseguite conformemente agli elaborati grafici presentati e il numero degli abitanti equivalenti serviti non dovrà risultare, in alcun caso, superiore alla potenzialità dell’impianto proposto di n. 2 AE (arrotondati); dovranno essere realizzati, a monte ed a valle del vassoio assorbente, pozzetti di ispezione che risultino in ogni momento accessibili per i controlli da parte delle autorità competenti; dovrà essere effettuata una periodica e regolare manutenzione di tutte le parti dell’impianto di scarico che preveda la pulizia del degrassatore, la rimozione dei fanghi dalla vasca Imhoff (ed il loro conferimento a ditte autorizzate allo smaltimento) e la pulizia della condotta di adduzione ai vassoi assorbenti; la documentazione attestante tali operazioni deve essere tenuta a disposizione delle autorità di controllo; dovranno essere effettuati controlli periodici che attestino il corretto funzionamento di tutte le sezioni dell’impianto, con particolare riferimento alla manutenz ione della vegetazione al fine di garantire la capacità depurativa delle essenze impiegate. ”; Osservato che: con nota del 04/09/2013, prot. n. 6825, il Consorzio di Bonifica di Piacenza ha rilasciato la “Concessione”, relativa allo scarico delle acque reflue nel canale di pertinenza denominato “Mortizza”, successivamente perfezionata dal richiedente con la sottoscrizione del “Disciplinare”, trasmesso in copia all'Amministrazione Provinciale con nota consortile prot. n. CBP/7028 dell'11/09/2013 (prot. prov.le n. 59217 del 16/09/2013); la sezione provinciale dell'arpa con proprie note del 14.08.2013, prot. n. 6801, e del 26.09.2013, prot. n. 61036, ha sviluppato alcuni approfondimenti in merito alla necessità di “fissare eventuali ulteriori vincoli o prescrizioni, finalizzati alla riduzione dell'impatto odorigeno nell'utilizzo del prodotto in campo”, concludendo di non ravvisare “la necessità di ulteriori prescrizioni rispetto a quanto già condiviso nel corso della conclusiva Conferenza dei Servizi del 20/08/2013”; in merito alla problematica di cui al punto precedente anche la Ditta proponente, con propria lettera del 14.09.2013 (prot. prov.le n. 59160 del 16.09.2013), aveva fornito elementi relativi alle anomalie riscontrate nella gestione di una tipologia di fanghi precisando che si trattava di “un evento del tutto casuale”; la ditta Sereco ha previsto che l'impianto potrà lavorare dalle 8 alle 10 ore/giorno e per 250 gg/anno. La capacità produttiva progettuale massima è prevista in 150 t/g che consente al centro di trattamento/recupero di generare “gesso di defecazione” per circa 35.000 t./anno; Vista la seguente documentazione: Verbale della conclusiva conferenza dei servizi tenutasi in data 20/08/2013; Rapporto sull'Impatto Ambientale aggiornato con le modifiche e le prescrizioni introdotte a seguito delle valutazioni effettuate nella conclusiva conferenza dei servizi del 20/08/2013; Valutati i contenuti dei documenti di cui sopra e ritenuto di condividere in toto quanto in essi sviluppato e definito con particolare riferimento alle considerazioni emerse nell'ambito dei lavori della conferenza dei servizi; Osservato che esistono, pertanto, i presupposti per poter concludere il procedimento di V.I.A. relativo all’intervento in parola, sulla base dell'attività istruttoria sopra richiamata; Ricordato che la conclusione positiva del procedimento di V.I.A., per il caso di specie (opera di pubblica utilità), ai sensi dell'art. 26 del D. Lgs. n. 152/2006 e dell’art. 17 – comma 2 - della L.R. n. 9/99, ricomprende i seguenti titoli abilitativi: autorizzazione unica ex art. 208 del D. Lgs. 152/2006 (che sostituisce anche il permesso di costruire, l’autorizzazione allo scarico e l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera) e concessione ai sensi del R.D n. 368 del 1904 e s.m.i.; Ritenuto che, sulla scorta delle considerazioni sopra esposte e della documentazione richiamata, sussistano le condizioni per procedere, ai sensi dell'art. 16 della L.R. n. 9/1999, alla deliberazione della Valutazione di Impatto Ambientale positiva del progetto relativo ad un impianto di produzione fertilizzanti mediante il trattamento/recupero di rifiuti costituiti da fanghi di depurazione, da ubicarsi in comune di Piacenza - loc. Cà Morta; Dato atto che il presente provvedimento, non comportando né impegno di spesa né diminuzione di entrate a carico di questa Amministrazione, non necessita del parere di regolarità contabile; Visto il parere favorevole espresso dalla Dirigente del Servizio Ambiente ed Energia, in ordine alla regolarità tecnica della proposta sopra formulata; Ritenuto di dichiarare il presente atto immediatamente eseguibile in ragione del rispetto, per quanto possibile, della tempistica prevista ex lege per il procedimento di che trattasi; Visti altresì: l'Ordine di Servizio del Direttore Generale n. 01/2002 del 16.04.2002 relativo alla “Definizione delle modalità operative per dare attuazione alla L.R. 18.05.1999, n. 9, come modificata dalla L.R. 16.11.2000, n. 35, “Disciplina della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale”; il D. Lgs. n. 267/2000 e successive integrazioni e modifiche; il D. Lgs. n. 152/2006; la L. R. n. 9/99; lo Statuto dell'Ente; il vigente regolamento di Organizzazione; * DELIBERA per quanto indicato in narrativa A. la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) positiva, ai sensi dell’art. 16 della L. R. 18.05.1999, n. 9, e dell’art. 26 del D. Lgs. 03.04.2006, n. 152, e loro successive modificazioni ed integrazioni, del progetto presentato dalla ditta SERECO s.c.r.l., avente sede legale in Piacenza via del Capitolo n. 54 – P. IVA 00920360336, relativo ad un impianto di produzione fertilizzanti mediante il trattamento/recupero di rifiuti costituiti da fanghi di depurazione, da ubicarsi in comune di Piacenza - loc. Cà Morta; B. che la pronuncia di Valutazione di impatto ambientale positiva, di cui al punto precedente, deve intendersi valida per 60 mesi dalla data del presente atto, specificando che oltre tale periodo, qualora non abbiano avuto inizio i lavori previsti per la realizzazione dell'impianto, salvo proroga, concessa su istanza del proponente, la procedura di valutazione dell’impatto ambientale dovrà essere reiterata; C. di condividere e approvare i contenuti e della seguente documentazione: Verbale della seduta della conclusiva conferenza di servizi tenutasi in data 20/08/2013, i cui contenuti sono già stati richiamati nella parte narrativa del presente atto, verbale che costituisce parte integrante e sostanziale al presente atto come “Allegato 1”; “Rapporto sull'impatto ambientale relativo al progetto” aggiornato con le modifiche e le prescrizioni introdotte a seguito della conclusiva conferenza di servizi del 20/08/2013, Rapporto allegato come “Allegato 2” al presente atto quale parte integrante e sostanziale; D. di dare atto che in ragione di quanto stabilito al precedente punto A., per il caso di specie (opera di pubblica utilità), ai sensi dell'art. 26 del D. Lgs. n. 152/2006 e dell’art. 17 della L.R. n. 9/99, la valutazione di impatto ambientale positiva ricomprende gli atti necessari per la realizzazione del progetto e la gestione dell'impianto di trattamento/recupero rifiuti in base alla vigente normativa e precisamente: autorizzazione unica ex art. 208 del D. Lgs. 152/2006 (che sostituisce anche il permesso di costruire, l’autorizzazione allo scarico e l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera); concessione ai sensi del R.D n. 368 dell'08 maggio 1904 e s.m.i. come rilasciata con il relativo atto del Consorzio di Bonifica di Piacenza prot. n. 6825 del 04/09/2013, richiamato in premessa, e con le prescrizioni contenute nel Disciplinare, allegato alla stessa concessione e trasmesso dal medesimo Consorzio con nota prot. n. 7028 dell'11.09.2013; E. di stabilire, sulla base dei contenuti del verbale conclusivo della conferenza di servizi, che la Valutazione di Impatto Ambientale positiva, come decisa al precedente punto A., è subordinata al rispetto delle prescrizioni e indicazioni come di seguito riportate: Carattere generale (permesso di costruire e realizzazione impianto) prima dell’inizio lavori la Ditta richiedente dovrà presentare allo SUEAP un atto unilaterale registrato con il quale si obbliga a rimuovere le costruzioni esistenti nella fascia di rispetto stradale come indicato all’art. 40.07 delle NTA del PRG vigente; le altezze interne dei prefabbricati adibiti ad ufficio e spogliatoi non dovranno essere inferiori a 2,70 m; l'impianto di trattamento per il recupero R3 ed R5 di rifiuti speciali di cui al comma 3 dell'art. 184 del D. Lgs. 152/2006 dovrà essere realizzato in conformità alla documentazione prodotta dalla Ditta proponente. Tale impianto di fatto risulta composto da n. 2 vasche coperte (tramite nuova struttura metallica) ospitanti i fanghi da trattare (mc 2.020 totali) ed eventualmente i rifiuti “integratori”, n. 2 vasche coperte per materie prime (solfato di calcio e carbonato di calcio) da utilizzare come integratori (200 mc totali), silos reagente CaO (15 mc), silos reagente gesso emiidrato (15 mc), serbatoio reagente H2SO4 (15 mc), serbatoio perossido di idrogeno (15 mc), serbatoio cloruro ferrico (1 mc), reattore con scrubber e cella elettrolitica, n. 2 vasche scoperte per i cumuli di prodotto finito (mc 3.700 totali), n. 2 prefabbricati comprendenti spogliatoi, uffici e servizio igienico, cabina elettrica di trasformazione e pesa a ponte. La movimentazione dei rifiuti/materiali avverrà tramite pala gommata ed escavatore con benna mordente; i lavori dovranno essere iniziati entro 6 mesi dalla data di rilascio dell'autorizzazione di cui all'art. 208 del D. Lgs. n. 152/2006 ricompresa nella pronuncia di VIA. Gli stessi dovranno essere ultimati entro 14 mesi dalla medesima data. La Ditta proponente dovrà inviare alla Provincia, al Comune ed all'Arpa apposita comunicazione dell'inizio (con almeno una settimana di anticipo) e della fine dei lavori; in fase di cantiere dovranno essere rispettati i limiti di pressione sonora previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica del Comune di Piacenza come previsto dalla Legge quadro sull'inquinamento acustico del 26/10/1995 n. 447 e dal D.P.C.M. 01/03/1991 e succ. mod.; in caso si verifichi la necessità di superare tali limiti potrà essere richiesta apposita deroga al Comune, cosi come previsto dalla D.G.R. n. 45/2002; sono fatti salvi gli adempimenti previsti dalle vigenti disposizioni in materia sismica, in materia di sicurezza degli impianti e dalle norme tecniche per le costruzioni (calcestruzzo armato e strutture metalliche); le terre e rocce da scavo dovranno essere recuperate/smaltite nel rispetto della normativa vigente in materia (D. Lgs. 152/2006, D. M. 161/2012 e Legge 71/2013); i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione dovranno essere smaltiti/recuperati presso terzi autorizzati nel rispetto della normativa di settore; per l'utilizzo del centro di trattamento la Ditta dovrà acquisire dal Comune di Piacenza il certificato di agibilità e trasmetterlo in copia alla Provincia ed all'Arpa; prima dell’avvio dell’attività gestionale dovranno essere realizzati n. 2 piezometri, secondo modalità da concordare con la sez. prov.le dell’Arpa di Piacenza, a monte e a valle del centro di trattamento, per verificare, attraverso il controllo delle acque di falda, che non vi siano perdite dal sistema di raccolta dei reflui; lo scarico a canale delle acque meteoriche e delle acque reflue domestiche, depurate mediante impianto di fitodepurazione a vassoi assorbenti (eventuale troppo pieno), dovrà essere realizzato ad una distanza di almeno m 5, misurati dal ciglio superiore del canale Mortizza, in cui le stesse confluiscono, di pertinenza del Consorzio di Bonifica di Piacenza; la Ditta dovrà realizzare le opere di mitigazione a verde così come illustrato nell’apposita tavola prodotta come “Allegato 3” alla nota di integrazione del 18.04.2013 ed indicate (da ultimo) anche nella tavola “Allegato 1” alla nota del 23.07.2013. Tale mitigazione dovrà essere realizzata anche sul lato Nord-Ovest (in prossimità del mappale n. 70) con edera rampicante sulle vasche e con specie arboree ed arbustive nella “zona permeabile”. La Ditta dovrà garantirne nel tempo la costante e puntuale manutenzione, provvedendo a sostituire le eventuali fallanze; al termine della vita tecnica dell’impianto dovrà essere effettuato il ripristino dello stato dei luoghi con le modalità proposte per la dismissione con la nota del 21.09.2012 (prot. prov.le n. 60909 del 24.09.2013). Gestione rifiuti le tipologie dei rifiuti per i quali è ammesso il trattamento consistente nelle operazioni di recupero R3 ed R5 sono le seguenti: a matrice organica 020106 – feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito; 020204 - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020305 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020403 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020502 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020603 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020705 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 030305 – fanghi prodotti dai processi di disinchiostrazione nel riciclaggio della carta; 030310 – scarti di fibre e fanghi contenenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento generati dai processi di separazione meccanica; 030311 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 03 03 10; 040220 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 04 02 19; 190805 – fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; 190812 – fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla voce 19 08 11; a matrice inorganica (integratori) 010413 – rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 010407; 060314 – sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci 060311 e 060313; 060503 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti diversi da quelli di cui alla voce 060502; 060603 – 061101 – 100105 – 100107 – 100324 101210 – rifiuti contenenti solfuri diversi da quelli di cui alla voce 060602; rifiuti prodotti da reazioni a base di calcio nella produzione di biossido di titanio; rifiuti solidi prodotti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi; rifiuti fangosi prodotti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi; rifiuti prodotti dal trattamento dei fumi, diversi da quelli di cui alla voce 100323; rifiuti solidi prodotti dal trattamento dei fumi, diversi da quelli di cui alla voce 101209; i “fanghi” oggetto di trattamento dovranno di norma rispettare i limiti riportati nella Delibera della Giunta della Regione Emilia Romagna n. 2773/2004; nel caso i “fanghi” oggetto di trattamento presentino parametri con valori superiori ai limiti della citata Delibera Regionale, considerato che il processo di recupero determina una trasformazione delle sostanze organiche contenute, il prodotto finale dovrà essere sottoposto, oltre che alle analisi già prescritte per conformità ai sensi del D.Lgs. 75/2010, anche ad analisi per la determinazione dei parametri risultati superiori e potrà essere utilizzato solo nel caso di conformità ai limiti della Delibera della Giunta Regionale Emilia Romagna n. 2773/2004; le analisi sui rifiuti in ingresso dovranno essere eseguite ad ogni cambio di fornitore e comunque almeno una volta all’anno; la potenzialità massima dell'impianto di trattamento rifiuti è pari 35.000 t/anno e con il limite di 150t/g; i rifiuti a matrice organica e inorganica in ingresso dovranno essere depositati nella vasca coperta n. 1 avente capacità di 1175 mc e nella vasca coperta n. 2 di capacità di 845 mc. La quantità massima di rifiuti in attesa di trattamento non potrà superare, pertanto, 2.020 mc, pari a circa 2.222 t, ed il loro stazionamento dovrà essere limitato ad un periodo massimo di mesi 3; all'interno di ognuna delle vasche coperte n. 1 e n. 2 potrà essere depositata una sola tipologia di rifiuto essendo vietata la miscelazione degli stessi in tali strutture. La vasca n.1 dovrà essere utilizzata solo per il deposito del fango di cui al CER 190805; le materie prime costituite da carbonato di calcio e solfato di calcio dovranno essere depositate nelle apposite n. 2 vasche prefabbricate, anche esse presenti sotto tettoia, aventi una capacità di oltre 100 mc ciascuna; il prodotto finito - “gesso di defecazione” o “bio solfato” - dovrà essere stoccato nelle n. 2 vasche scoperte aventi capacità di circa 1.850 mc ciascuna. Il prodotto finito non potrà essere detenuto nell’impianto per un periodo superiore a 3 mesi riferito a ciascun lotto di produzione che non potrà superare i 1.000 mc; dovrà essere tenuto un apposito “Registro di produzione” che descriva giornalmente le quantità di rifiuti e di materie prime lavorate e di prodotti ottenuti. Nel “Registro di produzione” dovrà essere indicata la chiusura dei singoli lotti del correttivo prodotto - denominato “gesso di defecazione” - e l’ubicazione degli stessi; le caratteristiche del “gesso di defecazione” dovranno essere conformi alle specifiche di cui al D. Lgs. 75/2010, allegato 3, punto 2.21. Le analisi di controllo dovranno essere eseguite almeno su ogni singolo lotto e copia dei referti dovrà essere conservata unitamente al “Registro di produzione”; i reflui provenienti dai rifiuti (percolati) e dal dilavamento del gesso di defecazione dovranno essere convogliati al sistema di raccolta e stoccaggio, avente capacità di 120 mc circa; dovrà essere eseguita una frequente pulizia periodica delle tubazioni drenanti superficiali al fine di evitare intasamenti e garantire l’efficienza del sistema di raccolta; dovranno essere adottate tutte le precauzioni necessarie ad evitare la dispersione dei rifiuti durante le operazioni di movimentazione e carico/scarico; dovranno essere effettuate, almeno nel periodo primaverile ed autunnale, operazioni di derattizzazione e disinfestazione onde prevenire rischi per la salute pubblica; I rifiuti prodotti dall’attività dovranno essere gestiti nel rispetto di quanto previsto dal D. Lgs. 152/2006, art. 183 – lettera bb), ed avviati a centri autorizzati al loro smaltimento/recupero; ai sensi dell’art. 208, comma 11 - lettera g) - del D.Lgs. n. 152/2006 – il titolare dell'autorizzazione dovrà prestare, entro il termine di avvio dell'attività, pena la revoca - previa diffida dell’autorizzazione stessa in caso di inadempienza, una garanzia finanziaria a copertura dei costi di smaltimento e/o recupero degli eventuali rifiuti rimasti all’interno dell’impianto o di bonifica che si rendesse necessaria dell’area e delle installazioni fisse e mobili, ivi compreso lo smaltimento dei rifiuti derivanti dalle operazioni anzidette, nel periodo di validità della garanzia stessa. Tale garanzia finanziaria, a termini di cui all’art. 5 - punto 5.2.4 - della deliberazione di G. R. n. 1991 del 13.10.2003, viene quantificata in € 420.000,00 (capacità di trattamento 35.000 t. x 12,00 €/t.); si specifica che la stessa potrà essere costituita nei seguenti modi, così come previsto dall’art. 1 della L. 10.06.1982, n. 348: da reale e valida cauzione in numerario od in titoli di Stato, ai sensi dell’art. 54 del regolamento per l’amministrazione del patrimonio e per la contabilità generale dello Stato, approvato con R.D. 23.05.1924, n. 827, e successive modificazioni, da versare presso la Tesoreria Provinciale gestita dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, via Poggiali n. 18, Piacenza sul c/c IBAN IT33H0623012601000030718008; da fidejussione bancaria rilasciata da Aziende di credito di cui all’art. 5 del R.D.L. 12.03.1936, n. 375, e successive modificazioni; da polizza assicurativa rilasciata da impresa di assicurazione debitamente autorizzata all’esercizio del ramo cauzioni ed operante nel territorio della Repubblica in regime di libertà di stabilimento o di libertà di prestazione di servizi; di dare atto che la scadenza della garanzia finanziaria dovrà essere pari alla durata dell’autorizzazione maggiorata di 2 anni (quindi fino al 28 febbraio 2021); di riservarsi la facoltà di chiedere, prima della scadenza dei termini di cui alla precedente punto, il prolungamento della validità della garanzia medesima qualora emergano, a seguito delle verifiche attuate dalle autorità di controllo, effetti ambientali direttamente connessi alla suddetta attività di smaltimento; di precisare che qualora si verifichi l’utilizzo totale o parziale della garanzia finanziaria da parte di questa Amministrazione, la garanzia stessa, in caso di continuazione dell’attività, dovrà essere ricostituita a cura della Ditta autorizzata, nella stessa entità di quella originariamente determinata con il presente atto autorizzativo; il titolare della presente autorizzazione è tenuto al rispetto di quanto previsto dagli artt. 189, 190 e 193 del D.Lgs. n. 152/2006 relativamente agli adempimenti per il catasto rifiuti (MUD), della tenuta dei registri di carico e scarico e dei formulari di identificazione; il titolare della presente autorizzazione è tenuto al rispetto di quanto previsto nel D. Lgs. 29.04.2010, n. 75; durante l’attività dovranno essere costantemente rispettati i limiti stabiliti dalla normativa vigente per il contenimento delle emissioni acustiche, a tal fine dovranno essere predisposti tutti i presidi tecnici e gestionali atti a minimizzare tali impatti; la Ditta è tenuta a segnalare tempestivamente all’Amministrazione Provinciale, all’Arpa, al Comune ed all’Azienda USL qualunque anomalia gestionale suscettibile di provocare inconvenienti ambientali e/o sanitari; la Ditta dovrà dare attuazione al piano di monitoraggio secondo le modalità e le frequenze indicate nella tabella di seguito riportata. I dati rilevati dovranno essere conservati presso l’impianto e resi prontamente disponibili agli organi di controllo. Matrice Parametro Misura/azione livello piezometrico Acque sotterranee controllo piezometri semestrale (1° anno) analisi chimiche (da concordare con Arpa) annuale (dal 2° anno) emissione E3 portata e concentrazione inquinanti: materiale particellare e NH4 (laboratorio esterno) annuale emissioni E1/E2 stato di usura filtri mediante controllo manometro differenziale - p (mm H2O) mensile Atmosfera Acque reflue Frequenza funzionalità impianto pretrattamento acque rimozione materiale flottante e sedimentato nel degrassatore espurgo fanghi fossa Imhoff annuale pulizia rete di collettamento funzionalità vassoi assorbenti manutenzione vegetazione annuale (tardo inverno) Rumore livello di rumore ambientale residuo e differenziale diurno presso cascina Mezzano Cavalli livello di rumore ambientale residuo diurno presso il perimetro dell’impianto Rifiuti in ingresso Valutazione di impatto acustico effettuata da tecnico competente in acustica ambientale caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 152/2006 e della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 Suolo rete di raccolta e stoccaggio percolati e acque di dilavamento “Gesso di defecazione” caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 75/2010 e, eventualmente, della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 triennale ad ogni cambio di fornitore e comunque almeno una volta l’anno verifica di tenuta triennale Almeno ad ogni singolo lotto di produzione da 1.000 mc. Emissioni in atmosfera sono autorizzate le emissioni in atmosfera con le modalità e secondo quanto previsto nel seguente quadro riassuntivo: EMISSIONE E1 SILOS CaCO Portata massima Durata massima annua Durata massima giornaliera Altezza minima Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare EMISSIONE E2 SILOS GESSO EMIIRIDATO Portata massima Durata massima annua Durata massima giornaliera Altezza minima Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare 1500 46 2 5 Nm3/h gg/anno h/g m 10 mg/Nm3 1500 46 2 5 Nm3/h gg/anno h/g m 10 mg/Nm3 EMISSIONE E3 REATTORE Portata massima 1000 Nm3/h Durata massima annua 230 gg/anno Durata massima 8 h/g Altezza minima 7 m Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare 10 mg/Nm3 NH4 2 mg/Nm3 H2SO4 tracce mg/Nm3 per le emissioni E1 ed E2 non sono previsti controlli (trattandosi di sfiati non campionabili), mentre per il camino E3, dovrà essere disposto in sede di messa a regime un autocontrollo mirante alla ricerca dell’inquinante H2SO4; il termine ultimo di messa in esercizio degli impianti di cui alle emissioni nuove o modificate è fissato entro il 30.11.2014; il termine ultimo di messa a regime degli impianti di cui alle emissioni nuove o modificate è fissato entro il 31.12.2014; qualora le date di messa in esercizio e/o messa a regime degli impianti non coincidano con quelle sopra indicate, la ditta è tenuta a comunicarlo con congruo anticipo a mezzo di lettera raccomandata r.r. o PEC allo Sportello Unico, alla Provincia di Piacenza ed all’arpa Sez. Prov.le di Piacenza, specificando dettagliatamente i motivi che non hanno consentito al rispetto dei termini di cui trattasi. Decorsi 15 giorni dalla data di ricevimento di detta comunicazione senza che siano intervenute richieste di chiarimenti e/o obiezioni da parte dei suddetti Enti, i termini di messa in esercizio e/o di messa a regime degli impianti devono intendersi prorogati alle date indicate nella comunicazione della Ditta; deve essere adottato ogni accorgimento al fine di contenere la formazione di emissioni diffuse, in particolare di quelle odorigene durante le operazioni di carico-scarico, movimentazione e stoccaggio dei rifiuti e delle materie prime e del gesso di defecazione; entro il 31.12.2014 dovrà essere effettuata una campagna mirante alla ricerca di ammoniaca e idrogeno solforato. Le modalità di effettuazione di tale campagna e i punti di misura dovranno essere preventivamente concordate con Arpa Sezione Provinciale di Piacenza. Della campagna effettuata dovrà essere redatta una relazione che andrà essere trasmessa all'Amministrazione Provinciale di Piacenza, al Comune di Piacenza, all'AUSL di Piacenza ed all'Arpa Sezione Provinciale di Piacenza. Sulla base dei risultati ottenuti potrà essere integrata l’autorizzazione con la prescrizione di ulteriori interventi di mitigazione e/o svolgimento di attività di controllo. Scarico di acque reflue domestiche in corpo idrico le opere dovranno essere eseguite conformemente agli elaborati grafici presentati e il numero degli abitanti equivalenti serviti non dovrà risultare, in alcun caso, superiore alla potenzialità dell’impianto proposto di n. 2 AE (arrotondati); dovranno essere realizzati, a monte ed a valle del vassoio assorbente, pozzetti di ispezione che risultino in ogni momento accessibili per i controlli da parte delle autorità competenti; dovrà essere effettuata una periodica e regolare manutenzione di tutte le parti dell’impianto di scarico che preveda la pulizia del degrassatore, la rimozione dei fanghi dalla vasca Imhoff (ed il loro conferimento a ditte autorizzate allo smaltimento) e la pulizia della condotta di adduzione ai vassoi assorbenti; la documentazione attestante tali operazioni deve essere tenuta a disposizione delle autorità di controllo; dovranno essere effettuati controlli periodici che attestino il corretto funzionamento di tutte le sezioni dell’impianto, con particolare riferimento alla manutenz ione della vegetazione al fine di garantire la capacità depurativa delle essenze impiegate; F. di dare atto che è già stato assolto l'obbligo del pagamento delle spese istruttorie calcolate in euro 1000 (mille) ai sensi dell'art. 28 della L.R. n.9/99 e s.m.i.; G. di dichiarare il presente provvedimento immediatamente eseguibile; I. di trasmettere copia del presente atto alla Ditta Proponente ed a tutte le Amministrazioni coinvolte nel procedimento (conferenza di servizi); L. di pubblicare sul B.U.R. per estratto, ai sensi dell'art. 16 , comma 3, della L. R. n. 9/99 nonché integralmente sul sito web della Provincia di Piacenza, ai sensi dell’art. 27 del D. Lgs. n. 152/2006, copia del presente provvedimento. Approvato e sottoscritto con firma digitale: Il PRESIDENTE DELLA PROVINCIA MASSIMO TRESPIDI Il SEGRETARIO GENERALE FERDINANDO FERRINI PROVINCIA DI PIACENZA Servizio Ambiente ed energia PARERE DI REGOLARITA' TECNICA Sulla proposta n. 2337/2013 del Servizio Ambiente ed energia ad oggetto: D. LGS. N. 152/2006 E L. R. N. 9/1999. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE PER L'INTERVENTO RELATIVO AD UN IMPIANTO DI PRODUZIONE FERTILIZZANTI MEDIANTE IL TRATTAMENTO/RECUPERO DI RIFIUTI COSTITUITI DA FANGHI DI DEPURAZIONE, DA UBICARSI IN COMUNE DI PIACENZA - LOC. CÀ MORTA SOTTO PER CONTO DELLA DITTA SERECO S.C.R.L., si esprime ai sensi dell’art. 49, 1° comma del Decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000, parere FAVOREVOLE in ordine alla regolarità tecnica. Piacenza lì, 16/10/2013 Sottoscritto dal Dirigente (TORSELLI ADALGISA) con firma digitale RAPPORTO SULL’IMPATTO AMBIENTALE RELATIVO AL PROGETTO IMPIANTO PRODUZIONE FERTILIZZANTI DA FANGHI DI DEPURAZIONE LOC. CA’ Morta SOTTO - PIACENZA PRESENTATO DA SERECO s.c.r.l. Via del Capitolo, 54 29122 Piacenza CONFERENZA DEI SERVIZI (ai sensi del titolo III della L. R. n. 9/1999) 1 indice 1. INTRODUZIONE....................................................................................................................4 1.1. Premessa........................................................................................................................4 1.2 ATTIVITA' ISTRUTTORIA E PARTECIPAZIONE............................................................4 1.3 Lavori della Conferenza di Servizi....................................................................................6 1.4 Struttura del presente rapporto........................................................................................6 2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO...............................................................7 2.1 Introduzione al progetto....................................................................................................7 2.2. Previsioni e vincoli della pianificazione territoriale ed urbanistica..................................7 2.3 PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE................................................................................7 2.4 Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico........................................................................8 2.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale..............................................................8 2.6 Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti....................................................................9 2.7 Piano Regolatore Generale .............................................................................................9 2.8 Vincoli naturalistici............................................................................................................9 2.9 VINCOLI PAESAGGISTICI E STORICO CULTURALI .................................................10 2.10 Valutazioni in merito al quadro di riferimento programmatico.....................................10 2.11 Prescrizioni in merito al quadro di riferimento programmatico....................................10 3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE...................................................................11 3.1 Premessa.......................................................................................................................11 3.2 Localizzazione dell’impianto...........................................................................................11 3.3 Caratteristiche tecnico funzionali dell'impianto di trattamento.......................................11 3.4 Tipologia dEi rifiuti da trattare nell'impianto...................................................................14 3.5 Valutazioni in merito al quadro di riferimento proGETTUALE.......................................16 3.6 Prescrizioni in merito al quadro di riferimento progettuale.............................................16 4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE.......................................................................18 4.1 STATO DEL CLIMA E DELL’ATMOSFERA..................................................................18 4.3 SUOLO E SOTTOSUOLO.............................................................................................19 4.4 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE.................................................................19 4.5 FLORA E VEGETAZIONE.............................................................................................20 4.6 FAUNA...........................................................................................................................21 4.7 ECOSISTEMI.................................................................................................................21 4.8 PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO CULTURALE..............................................21 4.9 Attività socio economiche della zona.............................................................................22 4.10 Valutazioni in merito al quadro di riferimento AMBIENTALE.......................................22 4.11 Prescrizioni in merito al quadro di riferimento AMBIENTALE......................................22 5 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI..........................................................................................29 2 5.1 IMPATTI PER ATMOSFERA E CLIMA – FASE ESERCIZIO........................................29 5.2 Rumore e vibrazioni – FASE ESERCIZIO.....................................................................29 5.3 Suolo e sottosuolo – FASE ESERCIZIO........................................................................29 5.4 Acque superficiali e sotterranee – FASE ESERCIZIO...................................................30 5.5 Flora e vegetazione – FASE ESERCIZIO......................................................................30 5.6 Fauna – FASE ESERCIZIO...........................................................................................30 5.7 Ecosistemi – FASE ESERCIZIO....................................................................................30 5.8 Paesaggio e patrimonio storico culturale – FASE ESERCIZIO.....................................30 5.9 Viabilità ed infrastrutture – FASE ESERCIZIO..............................................................30 5.10 Attività socio economiche della zona – FASE ESERCIZIO.........................................30 5.11 Fattori antropici sinergici – FASE ESERCIZIO............................................................31 5.12 FASE CANTIERE.........................................................................................................31 5.13 Giudizio sulla valutazione degli impatti........................................................................31 7. CONCLUSIONI....................................................................................................................33 3 1. INTRODUZIONE 1.1. PREMESSA La ditta SERECO s.c.r.l., attiva da decenni nel campo del riutilizzo agronomico delle biomasse agro fertili intende con il progetto all'esame, sottoposto a VIA, trasformare in fisso l'attività di trattamento e recupero fanghi attualmente svolta mediante campagne di attività con impianti mobili presso lo stoccaggio di tali rifiuti, autorizzato (da ultimo) dall'Amministrazione Provinciale con determinazione dirigenziale n. 180 del 09/02/2009, sito in loc. Cà Morta Sotto del comune di Piacenza. Da oltre 3 anni presso l'area oggetto d'intervento viene prodotto il “gesso di defecazione” con le modalità illustrate. L’area destinata al progetto richiede limitati interventi edili, consistenti principalmente nella realizzazione di una nuova struttura coperta, in quanto assicura già attualmente un buon livello di sicurezza per quanto attiene gli impatti sulle principali matrici ambientali. 1.2 ATTIVITA' ISTRUTTORIA E PARTECIPAZIONE La Sereco scrl ha presentato domanda di attivazione della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.), di cui al Titolo III della Legge Regionale n. 9/1999 e successive modifiche ed integrazioni, allegando il prescritto Studio di Impatto Ambientale ed il progetto relativo alla realizzazione di un impianto per il trattamento e la trasformazione di fanghi di depurazione biologica in gesso di defecazione, “correttivo” contemplato nel D. Lgs. n. 75/2010 ed utilizzabile in agricoltura. L’attività può essere schematizzata come svolgimento delle operazioni di recupero R3 (“riciclo recupero di altre sostanze organiche”) ed R5 (“riciclo recupero di altre sostanze inorganiche”); quest’ultima è legata al solo impiego di integratori inorganici. Il progetto appartiene, in base agli allegati di cui alla L.R. n. 9/99, alla categoria B.2. 57) “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità superiore a 10 t/giorno...”. La documentazione è stata acquisita dall’Amministrazione Provinciale al prot. prov.Ie n. 51194. del 26.07.2012 (trasmessa dallo SUEAP del Comune di Piacenza con nota prot. n. 49392 del 25.07.2012). Successivamente all'inoltro si è avuto il seguente sviluppo procedimentale: nota provinciale prot. n. 55358 del 21.08.2012, indirizzata alla ditta SERECO s.c.r.l. e relativa all'esito, non favorevole, della “verifica di completezza”; lettera della ditta SERECO s.c.r.l. del 21 settembre 2012 (pervenuta il 24.09.2012 ed iscritta al prot. prov.le n. 60909) con cui si trasmetteva documentazione e si fornivano chiarimenti rispetto alla nota provinciale di cui sopra; nota provinciale prot. n. 64157 del 09.10.2012 di richiesta, alla Società proponente, su supporto informatico (CD) di quanto ricevuto il 24.09.2012; lettera della Ditta richiedente del 09.10.2012 (prot. prov.le n. 64563 del 10.10.2012) con cui si dava riscontro alla domanda di cui al punto precedente; nota provinciale dell'11/10/2012, prot. 64716, con la quale si informava la ditta SERECO s.c.r.l. circa l'esito positivo della “verifica di completezza” e si comunicavano gli adempimenti relativi alla fase di deposito; pubblicazione dell'avviso di deposito sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna in data 24 ottobre 2012, n. 222, nonchè sul quotidiano Libertà (in data 31/10/2012); 4 nota provinciale di convocazione della seduta di Conferenza di servizi del 31/10/2012, prot. n. 68645; PEC del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Piacenza pervenuta in data 10/12/2012, prot. prov.le n. 77722, in cui si chiedeva al Proponente di valutare se l'attività rientrava fra quelle soggetta alla normativa in materia di prevenzione incendi; nota del Comune di Piacenza - Direzione Operativa Riqualificazione e Sviluppo del Territorio dell'11/12/2012 (prot. prov.le n. 79236 del 17/12/2012) con cui venivano trasmesse “le valutazioni in merito all'idoneità della richiesta e documentazione relativa al titolo edilizio permesso di costruire inserito nella Procedura in oggetto”. Con la stessa nota si precisava che gli elaborati trasmessi non risultavano “sufficienti per poter esprimere una valutazione sull'ammissibilità dell'intervento per il rilascio del titolo abilitativo ...” e, pertanto, venivano richieste integrazioni; seduta della conferenza di servizi tenutasi in data 20/12/2012 e trasmissione del relativo verbale (a tutti i componenti la Conferenza stessa) con nota provinciale protocollo n. 80542 del 21/12/2012; nota provinciale prot. n. 4064 del 21/01/2013 di richiesta di integrazioni sulla scorta dei contributi pervenuti dai componenti la Conferenza stessa; acquisizione in data 06.03.2013, al prot. prov.le n. 16710, della documentazione integrativa richiesta e trasmessa dalla Ditta proponente con lettera dell'01/03/2013; nota provinciale prot. n. 20463 del 19/03/2013 di convocazione della conferenza di servizi per il giorno 10/04/2013, trasmessa anche al Consorzio di Bonifica con nota del 25/03/2013, prot. prov.le n. 22152; nota del Comune di Piacenza - Direzione Operativa Riqualificazione e Sviluppo del Territorio del 18/03/2013, prot. n. 23785 (prot. prov.le n. 21295 del 21/03/2013), in cui si richiedono, ad integrazione del parere già inviato in data 21/01/2013, ulteriori documenti rispetto a quanto inoltrato dalla Ditta con nota dell'01/03/2013; mail certificata del Comando Vigili del Fuoco di Piacenza del 29/03/2013 (prot. prov.le n. 24110 del 02/04/2013) in cui si rappresentava “... che la Società in oggetto ha trasmesso al Comando ed anche a codesto Ente integrazione di documentazione in cui si dichiara che l'attività non rientra tra quelle di cui al DPR 151/2011” e si classificava “l'attività medesima come attività a Rischio di Incendio Basso ai sensi del DM 10/03/98.”, esprimendo, “per quanto di competenza, nulla osta alla realizzazione dell'impianto in argomento.”; invio di nuova documentazione da parte della Ditta proponente con nota del 03/04/2013 (prot. prov.le n. 25123 del 04/004/2013) a seguito della richiesta del Comune di Piacenza del 18/03/2013, prot. n. 23785, sopra richiamata; nota dell'Amministrazione Provinciale dell'08/04/2013, prot. n. 25933, in cui si invitava la Ditta SERECO ad inviare quanto trasmesso con nota del 03/04/2013 a tutti i componenti la Conferenza; nota della Ditta proponente pervenuta in data 09/04/2013, prot. prov.le n. 26579, di riscontro alla comunicazione provinciale dell'08/04/2013, prot. n. 25933; seduta della conferenza di servizi tenutasi in data 10/04/2013 in cui si acquisiva l'integrazione al parere già espresso dal Comune di Piacenza (prot. prov.le n. 26663 in pari data). Il verbale della Conferenza veniva trasmesso (a tutti i componenti la conferenza stessa) con nota provinciale protocollo n. 28223 del 16/04/2013; 5 precisazioni inviate dalla Ditta Sereco s.c.r.l., con nota del 18.04.2013 (prot. prov.le n. 29627 del 22.04.2013) conseguenti alla seduta di conferenza del 10 aprile 2013; ulteriori precisazioni inviate dalla Ditta Sereco s.c.r.l., con nota del 23.07.2013 (prot. prov.le n. 51663 del 24.07.2013) relative documentazione inviata con la nota di cui sopra; nota provinciale prot. n. 52287 del 29/07/2013 di convocazione della conferenza di servizi per il giorno 20/08/2013 e trasmissione della bozza del rapporto sull'impatto ambientale; 1.3 LAVORI DELLA CONFERENZA DI SERVIZI La Conferenza di Servizi è preordinata all’acquisizione ed emanazione dei seguenti atti: Valutazione di Impatto Ambientale (L.R. 18 maggio 1999, n. 9 e successive modifiche ed integrazioni) Autorizzazione Unica ex art. 208 D. Lgs. 152/2006 - (comprensiva di tutti gli atti di assenso necessari per la realizzazione e la gestione dell'impianto ed in particolare del permesso a costruire dell'autorizzazione allo scarico e dell'autorizzazione alle emissioni in atmosfera) Permesso di Costruire (ricompresa nell'Autorizzazione unica) Autorizzazione allo scarico (ricompresa nell'Autorizzazione unica) Autorizzazione alle emissioni (ricompresa nell'Autorizzazione unica) Amministrazione Provinciale Amministrazione Provinciale Amministrazione Comunale Amministrazione Comunale Amministrazione Provinciale La Conferenza di Servizi è composta dai seguenti Enti/Amministrazioni: Provincia di Piacenza; Comune di Piacenza ARPA Sez. Prov.le di Piacenza; AUSL di Piacenza; ATERSIR; Comando Provinciale Vigili del Fuoco; Si rileva che la conferenza di servizi ha organizzato i propri lavori come di seguito: si è insediata il giorno 20 dicembre 2012; si è riunita per la seconda seduta il giorno 10 aprile 2013; ha concluso i propri lavori nella seduta del giorno 20/08/2013; 1.4 STRUTTURA DEL PRESENTE RAPPORTO Il presente Rapporto, sull’impatto ambientale del progetto in esame è redatto sulla base delle informazioni contenute nel SIA, nel progetto definito e nelle integrazioni fornite ed è strutturato nel modo seguente: 1. Introduzione al progetto 2. Quadro di riferimento programmatico 3. Quadro di riferimento progettuale 4. Quadro di riferimento ambientale 5. Valutazione degli impatti 6. Piano di Monitoraggio 7. Conclusioni 6 2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 2.1 INTRODUZIONE AL PROGETTO La società SERECO s.c.r.l. intende trasformare in fisso l’impianto mobile di trattamento fanghi, autorizzato in capo alla ditta AGROSISTEMI, periodicamente utilizzato per campagne presso lo stoccaggio sito in loc. Cà Morta Sotto in comune di Piacenza. La località Cà Morta Sotto è ubicata a Sud-Est dell'abitato di Bosco dei Santi a circa 1,5 Km di distanza nei pressi dell'impianto ricreativo denominato "Lago Verde"; e si trova in destra orografica del Fiume Po, poco distante dall'autostrada A21. L’impianto oggetto del presente studio è ubicato in un’area caratterizzata da una scarsa densità abitativa. La “riconversione” dell’impianto prevede l’utilizzo di un’area già attualmente destinata ed utilizzata ad accogliere e stoccare rifiuti. L'attuale stoccaggio è previsto diventi un centro di trattamento per la produzione del gesso di defecazione grazie alla collaborazione con la ditta AGROSISTEMI che possiede un brevetto su tale tipo di lavorazione. La finalità della realizzazione del suddetto intervento consiste nella valorizzazione della materia mediante un processo chimico di recupero dei fanghi di depurazione biologica, trasformati in un “prodotto commerciale” utilizzabile in agricoltura. Il prodotto finito, come già detto, è costituito dal correttivo “gesso di defecazione” che il richiamato D.Lgs. 29 Aprile 2010, n.75, identifica come “Prodotto ottenuto da idrolisi (ed eventuale attacco enzimatico) di materiali biologici mediante calce e/o acido solforico e successiva precipitazione del solfato di calcio”. 2.2. PREVISIONI E VINCOLI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA Gli strumenti di pianificazione territoriale e di settore che generalmente vengono presi in considerazione sono: Piano Territoriale Regionale (PTR) Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) Piano di Tutela delle Acque (PTA) Piano Regionale Integrato dei Trasporti Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti (PPGR) Piano Regolatore Generale (PRG) Vincoli Naturalistici (aree SIC e ZPS) Vincoli paesaggistici e storico-culturali Nel SIA sono stati esaminati i seguenti strumenti/vincoli di cui ai successivi paragrafi. 2.3 PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE Il PTA è lo strumento mediante il quale vengono individuate azioni e misure per la tutela delle acque; il Piano è stato redatto dalla Regione ai sensi del D. Lgs. n. 152/99 e s.m.i.(art. 44 comma 3 e 4). La Regione Emilia Romagna ha redatto il Piano Regionale di Tutela delle Acque, approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale del 21/12/2005, n. 40. Il PTA costituisce piano stralcio di settore del Piano di Bacino (L. n. 183/89). 7 L’intervento in oggetto non contrasta con il PTA, “individuato come strumento unitario di pianificazione delle misure finalizzate al mantenimento e al raggiungimento degli obiettivi di qualità per i corpi idrici significativi superficiali e sotterranei, degli obiettivi di qualità per specifica destinazione, nonché della tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico.” (Relazione Generale, par. 02 – Gli obiettivi). Viene altresì assicurato il rispetto della DGR 286 del 14/02/2005 “Direttiva concernente indirizzi per la gestione delle acque di prima pioggia e di lavaggio da aree esterne”, attuativa del PTA (art. 28), nonché dell’art. 113 del D. Lgs. 152/2006. 2.4 PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO Il Piano, adottato dall’Autorità di Bacino del Fiume Po con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 del 26.04.2001 è stato approvato con D.P.C.M. del 24 maggio 2001. L’area individuata per la realizzazione dell’impianto risulta ricompresa in “Fascia C” - Area di inondazione per piena catastrofica”. In tale fascia il PAI non dispone vincoli, ma demanda agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica la regolamentazione delle attività consentite, i limiti e i divieti (Art. 28 delle Norme di Attuazione). 2.5 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE I materiali normativi e cartografici riportati si riferiscono al progetto adottato dalla Provincia con atto C.P. n. 5 del 26 gennaio 1999 e approvato dalla Regione Emilia Romagna con atto della G. R. n. 1303 del 25 luglio 2000; in data 02.07.2010 il Consiglio Provinciale ha approvato con atto n.69 la “Variante generale del PTCP”. Esso recepisce le indicazioni sia del Piano Territoriale Regionale (PTR), sia del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR). Dalla lettura delle tavole che compongono il Piano emerge che, relativamente al sistema “corsi d’acqua superficiali”, l’area in esame ricade in fascia C (fascia di rispetto dell’ambito fluviale), che identifica il territorio interessato da inondazioni per eventi di piena eccezionali. Più precisamente la zona ricade in fascia C1- zona extraarginale o protetta da infrastrutture lineari. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) definisce l’intero assetto urbano, rurale e naturale del territorio; detto piano presenta contenuti socio/economici e territoriali; affronta gli aspetti della tutela paesaggistica, ponendosi sia come strumento di attuazione ed approfondimento dei temi già emersi con il PTPR sia come adeguamento alle meglio definite condizioni e potenzialità del paesaggio piacentino. L'area in esame è costituita da superfici subpianeggianti, in parte coltivate. Le zone limitrofe sono state e sono sfruttate da attività estrattiva (ad esempio Lago Verde); presso la località Cà “Morta sopra” è presente un nucleo di edifici ristrutturato ed adibito a locale pesa-uffici dal gestore della cava “Cà Morta”. Litologicamente parlando il sottosuolo è caratterizzato da sabbie medio-grossolane e ghiaie fini, particolarmente adatte negli svariati impieghi dell'industria edilizia. Il Fiume Po è distante dall'area d'intervento circa 2 - 3 Km verso nord; non è inoltre riscontrabile nessuna interferenza con altri corsi d'acqua pubblici. Anche l'attività dell’uomo, basata prevalentemente sulla coltivazione dei terreni e sulla regimazione del corso d'acqua, ha modellato il piano campagna secondo superfici piane facilmente accessibili per la lavorazione meccanizzata. Importanti rilevati arginali hanno inoltre contrastato l'espansione delle piene entro la zona golenale. 8 Non sono presenti elementi strutturali di particolare interesse, né emergenze di significato storico o culturale. In linea generale la tavola VR2_1 del PTCP – Aree non idonee per tipologia di rifiuto (Vedi TAV A3) indica per l’area oggetto dell’interevento e per un ampio intorno la non idoneità per impianti di stoccaggio e trattamento rifiuti pericolosi e non pericolosi a causa della presenza di fattori escludenti quali: vulnerabilità intrinseca degli acquiferi superficiali – classe estremamente elevata ed elevata Fascia C – inondazione per piena catastrofica; zona di rispetto dell’ambito fluviale. Il Piano Provinciale Gestione Rifiuti, adottato con delibera di Consiglio Provinciale n. 43 del 14.04.2013 ed approvato dal medesimo Organo con atto n. 98 del 22.11.2004, prevede alcune deroghe rispetto alla inidoneità previste nelle tavole del PTCP. L’art. 9 delle NTA del PPGR, titolato “Realizzazione degli impianti di discarica, di trattamento, anche ai fini del recupero, di smaltimento e di stoccaggio dei rifiuti speciali in zone omogenee produttive o di servizi tecnologici ed equivalenti esistenti alla data di adozione del PPGR per le quali il PRG non prevede espressamente l’insediabilita’ di funzioni relative alla gestione di rifiuti speciali”, al comma 3 viene operato un rimando alle disposizioni di cui all'art. 7 – commi 3, 4, 5 e 7 – ove si ammette la realizzazione di impianti, fatta salva la possibilità per l'amministrazione comunale interessata di produrre espressa delibera di consiglio di diniego verso l’iniziativa. La variante del PRG del comune di Piacenza del 29.03.2001 classifica l’area su cui sorgerà l’impianto in progetto come “Tessuto Produttivo Polifunzionale” e, pertanto, suscettibile di essere utilizzata per la realizzazione di impianti di gestione rifiuti. 2.6 PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI Il P.P.G.R. è stato approvato dalla Provincia di Piacenza con atto C.P. n. 98 del 22.11.2004 a seguito dell’acquisizione dell’intesa della Regione, di cui all’art. 27 della Legge Regionale 20/2000, espressa con atto della Giunta Regionale n. 1053 del 31.05.2004. Il Piano, tenuto conto della zonizzazione delle aree non idonee di cui alla variante specifica del PTCP, individua i luoghi in cui è possibile localizzare impianti per la gestione dei rifiuti. La Sereco s.c.r.l. è autorizzata attualmente a gestire un impianto di stoccaggio provvisorio per rifiuti speciali (fanghi depurazione) della capacità pari a 4.080 t. Le NTA del PPGR al Titolo III, come più sopra precisato, rendono possibile (salvo diversa “pronuncia” del Comune) la realizzazione nell’area interessata di un impianto per il trattamento di rifiuti speciali. 2.7 PIANO REGOLATORE GENERALE Il Piano Regolatore Generale del Comune di Piacenza è stato adottato dal Consiglio Comunale con atti n. 10 del 26.1.98, n. 15 del 2.2.98 e n. 25 del 9.2.98; è stato poi approvato dalla Giunta provinciale in data 29.3.01 con atto n. 1594. La variante del PRG del comune di Piacenza del 29.03.2001 classifica l’area su cui sorgerà l’impianto in progetto come “Tessuto Produttivo”. 2.8 VINCOLI NATURALISTICI L’area in esame non risulta direttamente compresa in aree soggette a vincoli naturalistici (tutele a parco, zone protette dalla normativa, oasi, zone di protezione) o tra i SIC e le ZPS (D.P.R. n. 357 del 1997, modificato e integrato dal D.P.R. 120/2003); a N–NO e N–NE del centro di Borgoforte si estende la 9 perimetrazione dell’area SIC e ZPS IT4010018 – Fiume Po, da Rio Boriacco a Bosco Ospizio, come si evince dalla carta “Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) in Emilia Romagna” Nel SIA, in ossequio alle vigenti disposizioni regolanti la materia, è stato allegato il Modulo A1 MODULO DI PRE-VALUTAZIONE D'INCIDENZA come previsto dalla delibera di Giunta Regionale n. 1191 del 24/7/2007 punto 4.4.. 2.9 VINCOLI PAESAGGISTICI E STORICO CULTURALI In relazione al D. Lgs. n. 42/2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137" (modificato dal D. Lgs. 24/03/2006, n. 157)” l’area in esame non rientra nell’elenco dei beni tutelati dal medesimo decreto. 2.10 VALUTAZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Dall’analisi dei piani e dei programmi che compongono il quadro di riferimento programmatico, non sono emerse incompatibilità o incongruenze con il progetto in esame. La compatibilità dell’intervento è stata dimostrata con riferimento alla conformità dello stesso con gli strumenti di programmazione e di pianificazione territoriale (PTA, PAI, PTCP, PPGR, PPRTQA, PRG). Il progetto all'esame costituisce opera di pubblica utilità ai sensi dell'art. 208 - comma 6 – del D. Lgs. n. 152/2006. 2.11 PRESCRIZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Da quanto emerso dall’analisi del quadro di riferimento programmatico si evince come le nuove strutture previste possono ritenersi conformi senza la necessità di prescrizioni rispetto al quadro di riferimento programmatico delineato. 10 3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 3.1 PREMESSA Il quadro di riferimento progettuale, unitamente agli elaborati grafici costituenti il progetto, descrive tutte le opere previste e le caratteristiche di funzionamento dell’impianto proposto; nel quadro di riferimento progettuale vengono in particolare presi in considerazione i seguenti aspetti: caratteristiche tecnico funzionali dell’impianto di trattamento fanghi e relative condizioni operative; caratteristiche dei rifiuti da trattare (R3): codice CER, classificazione e stato fisico, capacità massima di stoccaggio e capacità giornaliera ed annuale di trattamento; caratteristiche dei rifiuti integratori inorganici (R5); caratteristiche della materia prodotta (fertilizzanti a base di biosolfato – gesso di defecazione ai sensi del D.Lgs. n. 75/2010; descrizione dei sistemi di presidio ambientale, con particolare riferimento alle emissioni in atmosfera, agli scarichi idrici, alla raccolta delle acque dilavanti ed alle emissioni sonore prodotte dall’impianto. 3.2 LOCALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO Il centro di stoccaggio provvisorio è ubicato in comune di Piacenza, località Mortizza. L’area è censita al N.C.T. del comune di Piacenza al foglio 16, mappale 69 parte ed è definita nel nuovo P.R.G. comunale come "Tessuto Produttivo" (ex zona industriale). Il centro abitato più vicino è quello di Bosco dei Santi, la cui distanza in linea d'aria è di circa m.1600 in direzione NW; in un raggio minore si trovano cascine isolate e altre attività. Il contenimento dei fanghi verrà effettuato tramite moduli prefabbricati in cemento vibrato di altezza 2,8 metri; al fine di garantire la tenuta stagna del fondo, la pavimentazione sarà in cemento armato dello spessore di cm. 20 circa, poggiante su di uno strato di ghiaia. L’evacuazione delle acque meteoriche viene garantita dalla pendenza del pavimento che convoglia l’acqua a quattro vasche interrate, anch'esse di cemento armato, del volume di circa 120 mc complessivi. Il loro svuotamento avverrà tramite una pompa (del tipo di quelle usate per i liquami) in grado di caricare le acque sulle autobotti che le trasporteranno al depuratore di Piacenza in loc. Borgoforte (o ad altro impianto idoneo). 3.3 CARATTERISTICHE TECNICO FUNZIONALI DELL'IMPIANTO DI TRATTAMENTO L’impianto in progetto potrà trattare 35.000 t/anno di rifiuti in ingresso costituiti principalmente da fanghi di depurazione. Essi verranno trasformati in “gesso di defecazione” con le seguenti azioni: fertilizzante ammendante, condizionante e protettiva contro i metalli pesanti. In sintesi il processo di produzione del gesso di defecazione si articola nelle seguenti fasi operative: ricezione e stoccaggio delle materie prime (fanghi da depurazione biologica, gesso agricolo e carbonato di calcio); miscelazione all’interno del bioreattore; stoccaggio del prodotto finito (gesso di defecazione). Il processo di trattamento e trasformazione dei fanghi da depurazione delle acque civili in gesso di defecazione può essere schematizzata dal punto di vista chimico come segue: 11 idrolisi delle proteine contenute nella biomassa tramite l’introduzione di ossido di calcio ventilato precipitazione dei solfati e neutralizzazione della massa tramite l’introduzione di acido solforico in concentrazione al 50% eventuale introduzione di prodotti integratori (gesso agricolo, carbonato di calcio) per innalzare il titolo di Ca. Inoltre, se necessario, attraverso un processo elettrochimico è possibile separare i metalli pesanti eventualmente presenti nei fanghi. Il Proponente ha messo in evidenza che l'applicazione di una corrente continua al materiale da trattare tramite due elettrodi: anodo e catodo induce gli ioni e l'acqua a muoversi verso gli elettrodi. Si descrive che gli ioni metallici si muovono verso il catodo mentre gli anioni quali cloruri, cianuri, fluoruri, nitrati si muovono verso l'anodo; la corrente genera un fronte acido all'anodo e un fronte basico al catodo. In sintesi, i fenomeni che avvengono durante il trattamento sono stati così riassunti: 1. elettromigrazione 2. elettroosmosi 3. elettroforesi 4. elettrolisi dell’acqua Quando le specie solubili sono state trasportate presso gli elettrodi, esse possono essere estratte e recuperate attraverso l’intrappolamento in barriere fisiche o chimiche o elettrodepositati direttamente sulla superficie dell’elettrodo, oppure con pompaggio e precipitazione vicino all’elettrodo come si è scelto di fare nella ricerca descritta. Uno dei vantaggi principali è senza dubbio il fronte acido, che riesce a desorbire soprattutto i metalli pesanti rendendoli disponibili all’estrazione. Quanto sopra descritto è stato supportato da sperimentazione; dalle prove orientative e definitive si afferma di aver compreso che il tipo di elettrolita impiegato è ininfluente all’estrazione dei metalli purché riesca a conferire alla massa una bassa resistività. Si afferma inoltre di aver compreso anche, in perfetto accordo con la teoria, che l’estrazione dei metalli, almeno al nostro livello di interesse, è in funzione della densità di corrente applicata agli elettrodi e dunque il ruolo dell’elettrolita è solamente quello di diminuire la resistività della massa da trattare. Alla luce dei risultati delle prove la Ditta ha scelto di utilizzare: il cloruro ferrico come elettrolita, in quanto la sua presenza anche in basse concentrazioni conferisce alla massa di fango un valore di resistività molto contenuto, a tutto vantaggio della potenza elettrica necessaria da utilizzarsi nel trattamento; di operare con elettrodi in ferro, in quanto il metallo che viene eroso dall’anodo sacrificale e viene in parte a trovarsi nella massa di fango, non è in alcun modo dannoso al suolo. La Ditta afferma di aver condotto anche una sperimentazione per individuare la migliore tecnica utilizzabile per la riduzione nella matrice da trattare di altri contaminanti, quali i LAS (alchilbenzensolfonato lineare). Sottoponendo il fango al trattamento “Fenton-like” si sono facilmente raggiunti abbattimenti anche superiori al 50% sulla concentrazione di LAS di partenza. In caso di necessità il processo “Fenton-like” si ritiene possa essere applicato su scala reale ai materiali destinati alla produzione di correttivo agricolo. Data la sua versatilità non solo sui LAS, ma su varie sostanze organiche inquinanti, si ipotizza possa essere impiegato in alternativa al trattamento elettrochimico. 12 Si prevede che l’impianto possa lavorare dalle 8 alle 10 ore/giorno, per 250 gg/anno, conseguentemente la capacità produttiva progettuale massima è prevista 150 t/g così da consentire la produzione annua del centro di trattamento/recupero pari a 35.000 t. Le parti costituenti l'impianto, interconnesse tra loro, saranno le seguenti: silo perossido di idrogeno silo acido solforico silo cloruro ferrico silo ossido di calce silo gesso emidrato separatore elettrocinetico reattore chimico Il progetto prevede le seguenti opere edili: copertura tramite una tettoia in telaio metallico di un’area pari a circa 1135 m2, dei quali 402 circa destinati allo stoccaggio dei fanghi in ingresso ed i restanti 733 destinati all’impianto di trattamento, all’accumulo dei prodotti da utilizzarsi nel ciclo produttivo ed all’area di movimentazione dei mezzi d’opera. Lievi modifiche all’attuale pavimentazione: una nuova gettata per fissare in modo ottimale le nuove pareti auto stabili, che delimitano l’impianto e la vasca di accumulo dei fanghi di depurazione, e per ripristinare la pavimentazione stessa. Rimozione degli attuali pannelli prefabbricati, che fungono da paratie, e sostituzione con nuovi pannelli tipo “Paver” di differenti altezze: 5 metri per tutta la parte destinata all’accumulo del rifiuto fango di depurazione, 2.7 metri per tutta la parte centrale, che ospita l’impianto di produzione, l’area di movimentazione e l’area di accumulo delle materie prime e, per finire, 3.7 metri la parte che ospita il prodotto finito, gesso di defecazione, in attesa di analisi. Sistemazione e miglioramento dell’attuale rete di raccolta e stoccaggio delle acque dilavanti e di drenaggio (capacità 120 m3); le acque reflue si prevede vengono ritirate e portate a trattamento come rifiuti liquidi presso il gruppo Iren con il codice CER 161002. Realizzazione sotto tettoia di vasche separate di dimensioni diverse delimitate da pannelli prefabbricati auto stabili tipo “Paver” con altezza di 5 m.; la vasca principale con area di 235 m2, sarà deputata al solo accumulo di fango codice CER 190805 mentre la seconda vasca con area 169 m2 potrà ospitare, oltre al CER 190805, gli altri codici di rifiuti. All’interno di detta vasca si opererà con una sola tipologia di rifiuto per volta, per evitare miscelazione di rifiuti diversi, la capacità massima dell’accumulo fanghi sarà di 2020 m3 con tempi max di permanenza 3 mesi. Realizzazione sotto tettoia di “Sezione di ricevimento e accumulo materie prime in ingresso, di movimentazione e di produzione”; essa ospiterà l’impianto vero e proprio, le vasche di accumulo delle materie prime in ingresso da utilizzarsi per la produzione del correttivo agricolo e l’area di movimentazione; questa sezione centrale verrà perimetrata da pannelli prefabbricati tipo Paver con altezza di 2.7 metri. Realizzazione all’aperto di “Sezione vasche di accumulo del gesso di defecazione finito, in attesa di analisi”; essa sarà composta da due vasche di simile metratura (superficie totale 1015 m2); il loro caricamento avverrà unicamente grazie ad un nastro trasportatore basculante, che preleverà il materiale finito dal reattore e, dopo aver verificato la corrispondenza analitica del prodotto finito ai limiti di legge, il materiale stesso sarà spedito per l'impiego. 13 3.4 TIPOLOGIA DEI RIFIUTI DA TRATTARE NELL'IMPIANTO I materiali da sottoporre a trattamento sono anche individuati nei rifiuti compostabili dal D.M. 05/02/1998 ai punti 16 dell’allegato 1, suballegato 1. Sono cioè rifiuti che dopo opportuna lavorazione possono essere destinati all’utilizzo agricolo. Qui di seguito vengono elencati i rifiuti biologici processabili: CODICE DEFINIZIONE C.E.R. 020106 Feci animali, urine, letame(com prese le lettiere usate, effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito 020204 Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti 020305 Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti 020403 Fanghi prodotti dal in loco degli effluenti Fanghi prodotti dal in loco degli effluenti Fanghi prodotti dal in loco degli effluenti Fanghi prodotti dal in loco degli effluenti 020502 020603 020705 030305 030310 030311 040220 190805 190812 trattamento trattamento trattamento trattamento Fanghi prodotti dai processi di disinchiostrazione nel riciclaggio della carta Scarti di fibre e fanghi contenen ti fibre, riempitivi e prodotti di ri vestimento generati dai processi di separazione meccanica Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 030310 Fanghi dal trattamento in loco degli effluenti diversi da quelli di cui alla voce 040219 Fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane GRUPPO DI APPARTENENZA DESCRIZIONE ED ESEMPI CO MUNI Rifiuti prodotti da agricoltura, selvi Deiezioni provenienti da allevamen coltura, acquacoltura, caccia e pe ti zootecnici e destinati dal D.M. sca 05/02/1998 alla produzione di ferti lizzanti conformi al D.Lgs. 217/06. Rifiuti della preparazione di carne, Fanghi biologici di macelli pesce ed altri alimenti di origine ani male. Rifiuti della preparazione e del trat Fanghi biologici di stabilimenti con tamento di frutta, vegetali, cereali, oli servieri del pomodoro, del pisello, alimentari, cacao, caffè, tè e tabac della frutta. co; della produzione di conserve ali mentari; della produzione di lievito ed estratto di lievito; della prepara zione e fermentazione di melassa Rifiuti prodotti dalla raffinazione del Fanghi biologici delle campagne lo zucchero saccarifere Rifiuti dell’industria lattiero casearia Fanghi biologici di caseifici e latte rie Rifiuti dell’industria dolciaria e della Fanghi biologici dalla produzione di panificazione dolci e dolciumi Rifiuti della preparazione di bevande Fanghi biologici di distilleria alcoliche ed analcoliche (tranne caf fè, tè e cacao) Rifiuti della produzione e della lavo Fanghi di cartiera razione di, polpa, carta e cartone. Rifiuti della produzione e della lavo Fanghi di cartiera razione di, polpa, carta e cartone. Rifiuti della produzione e della lavo Fanghi di cartiera razione di, polpa, carta e cartone. Rifiuti dell’industria tessile Rifiuti prodotti da impianti per il trat tamento delle acque reflue, non spe cificati altrimenti Fanghi prodotti dal trattamento Rifiuti prodotti da impianti per il trat biologico delle acque reflue in tamento delle acque reflue, non spe dustriali, diversi da quelli di cui cificati altrimenti alla voce 190811 14 Fanghi biologici da stabilimenti di pettinatura della lana vergine. Fanghi biologici civili prodotti da de puratori comunali Fanghi biologici di depuratori con sortili che trattano reflui conto terzi. Nel processo posso essere utilizzati altri rifiuti, che abbiamo denominato materiali integrativi; essi sono riassunti nella seguente tabella: CODICE C.E.R. 010413 060314 060503 060603 061101 DEFINIZIONE Rifiuti derivanti dalla lavorazione Rifiuti derivati dall’estrazione di della pietra, diversi da quelli di minerali cui alla voce 010407 Sali e loro soluzioni diversi da Rifiuti dei processi chimici inor quelli di cui alle voci 060311 e ganici. 060313 Rifiuti della produzione formula zione, fornitura ed uso di sali, loro soluzioni ed ossidi metallici Fanghi prodotto dal trattamento Rifiuti dei processi chimici inor in loco degli effluenti diversi da ganici. quelli di cui alla voce 060502 Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti Rifiuti contenenti solfuri di cui Rifiuti dei processi chimici inor alla voce 060602 ganici. Rifiuti della produzione formula zione, fornitura ed uso di prodotti chimici contenenti zolfo, dei pro cessi chimici dello zolfo e dei processi di desolforazione Rifiuti prodotti da reazioni a base Rifiuti dei processi chimici inor di calcio nella produzione di bios ganici. sido di titanio Rifiuti dalla produzione di pig menti inorganici ed opacificanti 100105 Rifiuti solidi prodotti da reazioni a base di calcio nei processi di de solforazione dei fumi 100107 Rifiuti fangosi prodotti da reazio ni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi 100324 Rifiuti prodotti dal trattamento dei fumi, diversi da quelli si cui alla voce 100323 Rifiuti solidi prodotti dal tratta mento dei fumi, diversi da quelli si cui alla voce 101209 101210 GRUPPO DI APPARTENENZA DESCRIZIONE ED ESEMPI COMUNI Marmettola Gessi chimici provenienti dall’industria cartaria in seguito alla desolforazione delle emissioni mediante calcio ossido Gessi chimici provenienti da neutraliz zazioni effettuate mediante acido sol forico, provenienti dall’industria chimi ca degli acidi inorganici e della produ zione del policloruro di alluminio Rifiuti di pasta di zolfo, zolfo umido de rivante dalla produzione di sali di bario a partire dalla barite naturale (costitui to da zolfo >96%, ceneri (composti del bario < 4%, con umidità minore del 60%). Gessi chimici di desolforazione di ef fluenti liquidi e gassosi provenienti dal le attività di produzione di biossido di titanio, di ossidi di ferro, acido citrico, acido tartarico, pigmenti, acidi inorga nici Rifiuti da processi termici. Gessi chimici da desolforazione di ef Rifiuti di centrali termiche ed altri fluenti liquidi e gassosi, in stato fisico impianti termici solido, provenienti dalla produzione di biossido di titanio, di ossido di ferro; produzione di acido citrico e tartarico; produzione di energia elettrica; produ zione di refrattari. Rifiuti da processi termici. Gessi chimici da desolforazione di ef Rifiuti di centrali termiche ed altri fluenti liquidi e gassosi, in stato fisico impianti termici palabile, provenienti dalla produzione di biossido di titanio, di ossido di ferro; produzione di acido citrico e tartarico; produzione di energia elettrica; produ zione di refrattari. Rifiuti da processi termici. Gessi chimici di desolforazione Rifiuti della metallurgia termica dell’alluminio Rifiuti da processi termici. Gessi chimici di desolforazione Rifiuti della fabbricazione di pro dotti di ceramica, mattoni, matto nelle, e materiali da costruzione 15 3.5 VALUTAZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Dall’analisi della documentazione che compone il quadro di riferimento progettuale, non sono emerse incompatibilità o incongruenze con il progetto in esame. La documentazione presentata risulta sufficiente per il rilascio dei seguenti titoli ricompresi nella VIA: autorizzazione unica ex art. 208 del D. Lgs. 152/2006 (che sostituisce anche il permesso di costruire, l’autorizzazione allo scarico e l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera) e concessione idraulica ai sensi del R.D n. 368 del 1904 e s.m.i.. 3.6 PRESCRIZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Da quanto emerso dall’analisi del quadro di riferimento progettuale si evince come l’impianto progettato può ritenersi conforme con le seguenti prescrizioni: prima dell’inizio lavori la Ditta richiedente dovrà presentare allo SUEAP un atto unilaterale registrato con il quale si obbliga a rimuovere le costruzioni esistenti nella fascia di rispetto stradale come indicato all’art. 40.07 delle NTA del PRG vigente; le altezze interne dei prefabbricati adibiti ad ufficio e spogliatoi non dovranno essere inferiori a 2,70 m; l'impianto di trattamento per il recupero R3 ed R5 di rifiuti speciali di cui al comma 3 dell'art. 184 del D. Lgs. 152/2006 dovrà essere realizzato in conformità alla documentazione prodotta dalla Ditta proponente. Tale impianto di fatto risulta composto da n. 2 vasche coperte (tramite nuova struttura metallica) ospitanti i fanghi da trattare (mc 2.020 totali) ed eventualmente i rifiuti “integratori”, n. 2 vasche coperte per materie prime (solfato di calcio e carbonato di calcio) da utilizzare come integratori (200 mc totali), silos reagente CaO (15 mc), silos reagente gesso emiidrato (15 mc), serbatoio reagente H2SO4 (15 mc), serbatoio perossido di idrogeno (15 mc), serbatoio cloruro ferrico (1 mc), reattore con scrubber e cella elettrolitica, n. 2 vasche scoperte per i cumuli di prodotto finito (mc 3.700 totali), n. 2 prefabbricati comprendenti spogliatoi, uffici e servizio igienico, cabina elettrica di trasformazione e pesa a ponte. La movimentazione dei rifiuti/materiali avverrà tramite pala gommata ed escavatore con benna mordente; i lavori dovranno essere iniziati entro 6 mesi dalla data di rilascio dell'autorizzazione di cui all'art. 208 del D. Lgs. n. 152/2006 ricompresa nella pronuncia di VIA. Gli stessi dovranno essere ultimati entro 14 mesi dalla medesima data. La Ditta proponente dovrà inviare alla Provincia, al Comune ed all'Arpa apposita comunicazione dell'inizio (con almeno una settimana di anticipo) e della fine dei lavori; in fase di cantiere dovranno essere rispettati i limiti di pressione sonora previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica del Comune di Piacenza come previsto dalla Legge quadro sull'inquinamento acustico del 26/10/1995 n. 447 e dal D.P.C.M. 01/03/1991 e succ. mod.; in caso si verifichi la necessità di superare tali limiti potrà essere richiesta apposita deroga al Comune, cosi come previsto dalla D.G.R. n. 45/2002; sono fatti salvi gli adempimenti previsti dalle vigenti disposizioni in materia sismica, in materia di sicurezza degli impianti e dalle norme tecniche per le costruzioni (calcestruzzo armato e strutture metalliche); le terre e rocce da scavo dovranno essere recuperate/smaltite nel rispetto della normativa vigente in materia (D. Lgs. 152/2006, D. M. 161/2012 e Legge 71/2013); i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione dovranno essere smaltiti/recuperati presso terzi autorizzati nel rispetto della normativa di settore; 16 per l'utilizzo del centro di trattamento la Ditta dovrà acquisire dal Comune di Piacenza il certificato di agibilità e trasmetterlo in copia alla Provincia ed all'Arpa; prima dell’avvio dell’attività gestionale dovranno essere realizzati n. 2 piezometri, secondo modalità da concordare con la sez. prov.le dell’Arpa di Piacenza, a monte e a valle del centro di trattamento, per verificare, attraverso il controllo delle acque di falda, che non vi siano perdite dal sistema di raccolta dei reflui; lo scarico a canale delle acque meteoriche e delle acque reflue domestiche, depurate mediante impianto di fitodepurazione a vassoi assorbenti (eventuale troppo pieno), dovrà essere realizzato ad una distanza di almeno m 5, misurati dal ciglio superiore del canale Mortizza, in cui le stesse confluiscono, di pertinenza del Consorzio di Bonifica di Piacenza; la Ditta dovrà realizzare le opere di mitigazione a verde così come illustrato nell’apposita tavola prodotta come “Allegato 3” alla nota di integrazione del 18.04.2013 ed indicate (da ultimo) anche nella tavola “Allegato 1” alla nota del 23.07.2013. Tale mitigazione dovrà essere realizzata anche sul lato Nord-Ovest (in prossimità del mappale n. 70) con edera rampicante sulle vasche e con specie arboree ed arbustive nella “zona permeabile”. La Ditta dovrà garantirne nel tempo la costante e puntuale manutenzione, provvedendo a sostituire le eventuali fallanze; al termine della vita tecnica dell’impianto dovrà essere effettuato il ripristino dello stato dei luoghi con le modalità proposte per la dismissione con la nota del 21.09.2012 (prot. prov.le n. 60909 del 24.09.2013). 17 4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 4.1 STATO DEL CLIMA E DELL’ATMOSFERA Descrizione clima locale I fattori analizzati in seguito (temperatura, precipitazioni, direzione e velocità del vento) ci consentono di definire il clima dominante nell’area come: sub continentale – bacino padano. L’area in esame è contrassegnata da: Stagioni ben differenziate e regolari Temperature medie estive > 20 °C Umidità relativa relativamente alta che genera inverni nebbiosi ed estati afose (indice aridità > 30) Attività anemologica limitata, caratteristica di tutta la Pianura Padana Regime pluviometrico con due massimi (autunno e primavera) e due minimi (estate ed inver no) annuali, con temporali estivi a volte portatori di grandine. Assenza di periodi aridi e bilanci idrici normalmente con tendenza negativa da giugno a set tembre. Velocità e direzione vento, precipitazioni mensili, temperature mensili ed altezza di rimescolamento I dati meteo riportati sul report della qualità dell’aria 2008, redatto da ARPA; rappresentano non solo la situazione meteorologica del territorio urbanizzato di Piacenza, ma anche del territorio di pianura fluviale, ove si insedierà l’impianto in oggetto; le elaborazioni sono state effettuate con il modello CALMET. L’attività anemologica in generale è molto ridotta: la velocità; la media mensile non supera i 2 m/s; le direzioni del vento prevalenti risultano lungo l’asse ONO-ESE, asse principale della circolazione dei venti lungo la valle del Po, cui si sovrappongono le lievi componenti N-S dovute al regime locale di brezza delle valli appenniniche. Per quanto concerne l’altezza dello strato di rimescolamento, emerge ovviamente che il periodo invernale presenta criticità per l’inquinamento atmosferico in quanto il volume d’aria, all’interno del quale le sostanze inquinanti si diluiscono, risulta molto minore (hmix pari a 200-400 m) rispetto a quello estivo (hmix pari a 1000 m). Qualità aria Per inquadrare lo stato dell’aria della Provincia di Piacenza e, nello specifico, dell’area oggetto di indagine, si fa riferimento al PPRTQA, Piano Provinciale di Risanamento e Tutela della Qualità dell’Aria. Tale documento è stato approvato con Atto C.P. n. 77 del 15.10.2007. Il territorio del Comune di Piacenza, interessato dall’attività in esame, si colloca nella Zona A Agglomerato e si caratterizza per la presenza di importanti attività produttive ed industriali. Viene attraversato dalle principali infrastrutture della Provincia quali l’Autostrada A1, la bretella A1 - A21, a A21, la Via Emilia e le linea ferroviarie Bologna –Piacenza- Milano e Piacenza Torino/Genova. L’area del comune di Piacenza si caratterizza in generale per una qualità scadente dell’aria, soprattutto per quanto riguarda il particolato. 18 I dati rilevati da Arpa Sezione di Piacenza e pubblicati nel documento “La qualità dell’aria nella provincia di Piacenza – Rapporto 2010”, confermano sostanzialmente la tendenza ad un lieve miglioramento già riscontrata negli anni precedenti per il particolato fine PM10, inquinante che caratterizza il periodo invernale, pur restando i valori del parametro critici. Il documento evidenzia anche una situazione pressoché invariata per ciò che concerne l’altro inquinante tipicamente invernale ovvero il biossido di azoto; permane la criticità relativa all’ozono nei mesi estivi. La situazione per il biossido d’azoto, NO2, rimane sostanzialmente invariata rispetto gli anni precedenti; i valori più elevati si rilevano presso le stazioni direttamente influenzate da sorgenti di inquinamento, ma l’inquinante risulta comunque diffuso su tutto il territorio provinciale.4.2 Rumore e vibrazioni Rumore Il clima acustico presente nell’area è dovuto a sorgenti di rumore di origine antropica; in particolare il fondo acustico è attribuibile al flusso di autocarri indotto dalle attività estrattive e in certe stagioni anche all’utilizzo di macchine agricole. Di limitato effetto sul rumore presente è la componente dovuta alla gestione del Centro di stoccaggio dei fanghi di SERECO s.c.r.l. (14 transiti/giorno sull'itinerario Autosole – PC sud, Strada statale per Cremona, Dossi di Roncaglia, Strada Gargatano, Strada Sparavera, Loc. Cà Morta). Vibrazioni Le attività estrattive presenti in zona, il traffico da loro prodotto, le attività agricole ed il centro stoccaggio in loc. Cà Morta Sotto generano vibrazioni che possono propagarsi attraverso il suolo; la loro ampiezza, propagazione e smorzamento dipendono dall’energia impressa dalle sorgenti, dalle caratteristiche dinamiche dei terreni coinvolti dalla propagazione e soprattutto dalla distanza delle sorgenti dai potenziali ricettori (case abitate. In ragione del tipo di terreno (tabulari sabbiosi di origine alluvionale) e della tipologia di sorgenti, i movimenti vibratori diventano impercettibili dall’uomo già a circa 20-30 m di distanza. 4.3 SUOLO E SOTTOSUOLO La zona oggetto di studio è dovuta alla coalescenza delle conoidi alluvionali generate dai corsi d’acqua appenninici con tabulari sabbiosi depositati dal fiume PO; l’impianto in progetto verrà realizzato su un'area pavimentata, dotata di regimazione e raccolta acque; conseguentemente non sono previste interazioni con la matrice suolo. 4.4 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE Stato acque superficiali L'idrografia di superficie è regolata quasi esclusivamente dalla presenza del F.Po, via naturale di deflusso delle acque meteoriche dell'intero bacino. L’idrografia superficiale secondaria è rappresentata da una diffusa rete di canalizzazioni, frutto degli interventi di miglioramento agrario, che per secoli ha influito sul paesaggio. Dette opere antropiche furono necessarie al fine di garantire ai terreni agricoli un adeguato drenaggio nei periodi di pioggia e una adeguata presenza di acque irrigue nei mesi siccitosi estivi. La gestione di tale diffuso sistema idraulico è affidato al “Consorzio di Bonifica di Piacenza”. Lo stato ambientale dei corpi idrici superficiali della regione Emilia Romagna è stato illustrato nel report di ARPA “qualità acqua 2009”. 19 Da esso emerge che il tratto emiliano del fiume Po risulta nel complesso stabile e classificabile in uno stato ambientale “sufficiente”. In chiusura di bacino idrografico solo i torrenti Trebbia e Nure raggiungono l’obiettivo di qualità “buono”. Stato acque sotterranee La falda dell’area in studio, per un’estensione di 5 km circa dall’asse del Po, è coperta da un banco sabbioso con profondità di circa 25 m dal p.c; il flusso idrico presenta una direzione principale N-NE, con gradiente idraulico decrescente, passando dalla zona dei conoidi alluvionali a quella di meandreggiamento del fiume Po; esso da nord a sud varia tra ~ 0.05% a 0.3%. In condizione di piena straordinaria il fiume Po ricarica gli acquiferi; nelle altre condizioni il Po esercita una azione drenate. Nel report di ARPA “qualità acqua 2009” mediante l’indice SAAS (Stato Ambientale delle Acque Sotterranee), che integra lo stato chimico della risorsa e lo stato quantitativo, viene indicato che lo stato della qualità della risorsa idrica sotterranea dell’area oggetto di studio oscilla tra il buono e sufficiente. Dal suddetto studio si evince anche che la contaminazione da nitrati ed organoalogenati si concentra nelle zone di conoide alluvionale, non interessando le aree di pianura alluvionale appenninica (limi sabbiosi e argillosi depositatisi a valle delle conoidi dai corsi d’acqua appenninici) e padana (sabbie di deposizione del fiume Po). I corpi idrici sotterranei di pianura alluvionale sono, infatti, meno vulnerabili all’inquinamento. Vulnerabilità degli acquiferi Il PTCP 2010 classifica la zona oggetto dell’intervento “a vulnerabilità intrinseca alta dell’acquifero superficiale”; non troppo distante da Mortizza, vi è anche una zona di ricarica diretta delle acque sotterranee, con presenza di pozzo di captazione. Conclusioni L’impianto in progetto, come già descritto, verrà realizzato su un area pavimentata, dotata di regimazione e raccolta acque; pertanto la matrice acque superficiali e sotterranee non risulta direttamente interessata dall'impianto stesso. 4.5 FLORA E VEGETAZIONE Vegetazione potenziale Il comune di Piacenza è inserito nel settore geografico regionale della Bassa Pianura Padana; la vegetazione potenziale è: Vegetazione boschi: Boschi climatici padani (scomparsi): farnia, carpino bianco, olmo comune, acero campestre, pioppo bianco; Boschi igrofili misti: olmo comune, frassino, pioppo bianco, pioppo zatterino, pioppo nero; Boschi ripariali: salice bianco, pioppo bianco, pioppo zatterino, olmo comune; Vegetazione arbustiva: salice cinereo, frangula alnus, frassino Vegetazione del territorio in oggetto – Uso del suolo L’area indagata risulta prevalentemente agricola; la presenza di laghi da escavazione contribuiscono al miglioramento del grado di biodiversità in una area intensamente coltivata; nuovi ecosistemi umidi sono un tentativo di riequilibrio ambientale altrimenti di difficile attuazione; la naturalità spontanea 20 dell’ambiente è quasi completamente compromessa. L'intervento che sorge su di un impianto già esistente non produce nuove compromissioni. 4.6 FAUNA Componenti faunistiche locali Le presenze faunistiche osservate sono quelle tipiche delle ampie aree coltivate oppure incolte per riposo agrario fuori dall’ argine maestro e dai pioppeti industriali in golena. Nei seminativi ed incolti sono presenti mammiferi selvatici, tra i più frequenti si segnala la lepre; l’avifauna frequentatrice di queste zone a scopi alimentari è costituita da: allodole, fagiani, quaglie, colombacci, cornacchie, starne. Nei Pioppeti e Boschi ripariali si notano il fagiano, la cornacchia, il lodolaio, il colombaccio, il gufo comune, il picchio rosso, l’allocco, ecc. Durante il ciclo riproduttivo si possono scorgere anche rigoli upupe martin pescatori e passeriformi. Nelle lanche morte e raccolte d’acqua si riproducono rospi, rane; esse sono anche frequentate da anatre e folaghe; lungo le rive dei canali sono presenti le Nutrie, ove trovano un ambiente ottimale: Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) Il progetto in parola non interferisce con l’area tutelata in ragione della sua distanza da essa ed alla bassa emissione di fattori di disturbo, quali rumore, vibrazioni, agenti chimici, presenza antropica. 4.7 ECOSISTEMI Come mostra la tavola dell’uso del suolo (TAV. C1 del SIA), nelle vicinanze dell’area oggetto di intervento sono presenti i seguenti ecosistemi: aree agricole a seminativo e case sparse; aree degradate da attività estrattiva pregressa caratterizzate dalla presenza di incolti, anche per riposo agrario; invasi artificiali; siepi e filari arboreo-arbustivi; aree ripariali. Le analisi svolte portano ad affermare che nel corso degli anni si è verificata una progressiva rarefazione degli ambienti naturali, fino alla loro quasi totale scomparsa ed al conseguente impoverimento degli ecosistemi. Le prolungate attività antropiche hanno profondamente influenzato la composizione vegetazionale. 4.8 PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO CULTURALE L’attuale paesaggio della pianura padana affonda le radici nel processo di romanizzazione del territorio. L'opera di bonifica agraria effettuata dai coloni e le grandi opere dell’impero romano (ad esempio via Emilia, centri urbani), modificarono sostanzialmente il paesaggio. La centuriazione del territorio rimane forse l’opera più importante; essa si contrae nettamente durante il medioevo, per poi essere recuperata dall’attività dei monaci, che ripristinarono le opere del periodo romano. Successivamente, dopo fasi alterne, la rivoluzione agronomica pone la pianura padana al vertice dell’attività agricola italiana. 21 L’attività agricola dei fondi agricoli ruota attorno alla cascina o corte (abitazioni, stalle, portici, fienili e depositi. Nell’area in esame si trovano dimore e/o cascine sparse e isolate su poderi; di cui alcune sono di interesse storico-testimoniale; altre forme edilizie presenti sono tipiche delle consuetudini edilizie contemporanee. Il progetto proposto non prevede interventi architettonici su Ca Morta Sotto L’area oggetto ricade nell’Unità di paesaggio di pertinenza del fiume Po. Come si evince dal PTCP nell’area oggetto di SIA non sono presenti particolari emergenze storicoculturali di tipo archeologico e storico-architettonico. 4.9 ATTIVITÀ SOCIO ECONOMICHE DELLA ZONA Nell'area in esame, defilata rispetto all’agglomerato edilizio ed industriale di Piacenza, si riscontra la presenza dell'ambiente rurale tipico delle piccole frazioni e dei centri di pianura, spesso amalgamate coni il tessuto agricolo. Le tipologie colturali principali rilevate nelle aree adiacenti o poco distanti da quella dell’intervento sono state: Aree in preparazione per la semina di cerali oppure di pomodoro Aree golenali con numerosi impianti di pioppicoltura Nelle aree ricadenti in prossimità di Cà Morta Sotto la popolazione residente è risultata essere piuttosto scarsa (~ 30 abitanti); solo pochi nuclei familiari si occupano di attività agricola connessa al fondo di pertinenza dell’abitazione. Anche in quest’area si riscontra un forte spopolamento delle abitazioni rurali, anche se continua lo sfruttamento agricolo dei terreni. Le sinergie antropiche sono rappresentate da Presenza in zona di attività estrattive in essere con i pertinenti impianti di lavorazione Presenza in zona di attività estrattive pregresse Trasporto dei materiali estratti Gestione del Centro stoccaggio fanghi del soggetto proponente 4.10 VALUTAZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Dall’analisi dei contenuti del Sia relativi agli aspetti ambientali, non sono emerse incompatibilità o incongruenze con il progetto in esame. 4.11 PRESCRIZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Da quanto emerso dall’analisi del quadro di riferimento ambientale si evince come l’impianto progetta to può ritenersi conforme con le seguenti prescrizioni suddivise in funzione delle autorizzazioni ricom prese nella VIA: Gestione rifiuti le tipologie dei rifiuti per i quali è ammesso il trattamento consistente nelle operazioni di recupero R3 ed R5 sono le seguenti: a matrice organica 22 020106 – feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito; 020204 - fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020305 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020403 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020502 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020603 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 020705 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti; 030305 – fanghi prodotti dai processi di disinchiostrazione nel riciclaggio della carta; 030310 – scarti di fibre e fanghi contenenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento generati dai processi di separazione meccanica; 030311 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 03 03 10; 040220 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 04 02 19; 190805 – fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; 190812 – fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla voce 19 08 11; a matrice inorganica (integratori) 010413 – rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 010407; 060314 – sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci 060311 e 060313; 060503 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti diversi da quelli di cui alla voce 060502; 060603 – rifiuti contenenti solfuri diversi da quelli di cui alla voce 060602; 061101 – rifiuti prodotti da reazioni a base di calcio nella produzione di biossido di titanio; 100105 – rifiuti solidi prodotti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi; 100107 – rifiuti fangosi prodotti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi; 100324 - rifiuti prodotti dal trattamento dei fumi, diversi da quelli di cui alla voce 100323; 101210 – rifiuti solidi prodotti dal trattamento dei fumi, diversi da quelli di cui alla voce 101209; i “fanghi” oggetto di trattamento dovranno di norma rispettare i limiti riportati nella Delibera della Giunta della Regione Emilia Romagna n. 2773/2004; nel caso i “fanghi” oggetto di trattamento presentino parametri con valori superiori ai limiti della citata Delibera Regionale, considerato che il processo di recupero determina una trasformazione delle sostanze organiche contenute, il prodotto finale dovrà essere sottoposto, oltre che alle analisi già prescritte per conformità ai sensi del D.Lgs. 75/2010, anche ad analisi per la determinazione dei parametri risultati superiori e potrà essere utilizzato solo nel caso di conformità ai limiti della Delibera della Giunta Regionale Emilia Romagna n. 2773/2004; le analisi sui rifiuti in ingresso dovranno essere eseguite ad ogni cambio di fornitore e comunque almeno una volta all’anno; 23 la potenzialità massima dell'impianto di trattamento rifiuti è pari 35.000 t/anno e con il limite di 150t/g; i rifiuti a matrice organica e inorganica in ingresso dovranno essere depositati nella vasca coperta n. 1 avente capacità di 1175 mc e nella vasca coperta n. 2 di capacità di 845 mc. La quantità massima di rifiuti in attesa di trattamento non potrà superare, pertanto, 2.020 mc, pari a circa 2.222 t, ed il loro stazionamento dovrà essere limitato ad un periodo massimo di mesi 3; all'interno di ognuna delle vasche coperte n. 1 e n. 2 potrà essere depositata una sola tipologia di rifiuto essendo vietata la miscelazione degli stessi in tali strutture. La vasca n.1 dovrà essere utilizzata solo per il deposito del fango di cui al CER 190805; le materie prime costituite da carbonato di calcio e solfato di calcio dovranno essere depositate nelle apposite n. 2 vasche prefabbricate, anche esse presenti sotto tettoia, aventi una capacità di oltre 100 mc ciascuna; il prodotto finito - “gesso di defecazione” o “bio solfato” - dovrà essere stoccato nelle n. 2 vasche scoperte aventi capacità di circa 1.850 mc ciascuna. Il prodotto finito non potrà essere detenuto nell’impianto per un periodo superiore a 3 mesi riferito a ciascun lotto di produzione che non potrà superare i 1.000 mc; dovrà essere tenuto un apposito “Registro di produzione” che descriva giornalmente le quantità di rifiuti e di materie prime lavorate e di prodotti ottenuti. Nel “Registro di produzione” dovrà essere indicata la chiusura dei singoli lotti del correttivo prodotto denominato “gesso di defecazione” - e l’ubicazione degli stessi; le caratteristiche del “gesso di defecazione” dovranno essere conformi alle specifiche di cui al D. Lgs. 75/2010, allegato 3, punto 2.21. Le analisi di controllo dovranno essere eseguite almeno su ogni singolo lotto e copia dei referti dovrà essere conservata unitamente al “Registro di produzione”; i reflui provenienti dai rifiuti (percolati) e dal dilavamento del gesso di defecazione dovranno essere convogliati al sistema di raccolta e stoccaggio, avente capacità di 120 mc circa; dovrà essere eseguita una frequente pulizia periodica delle tubazioni drenanti superficiali al fine di evitare intasamenti e garantire l’efficienza del sistema di raccolta; dovranno essere adottate tutte le precauzioni necessarie ad evitare la dispersione dei rifiuti durante le operazioni di movimentazione e carico/scarico; dovranno essere effettuate, almeno nel periodo primaverile ed autunnale, operazioni di derattizzazione e disinfestazione onde prevenire rischi per la salute pubblica; I rifiuti prodotti dall’attività dovranno essere gestiti nel rispetto di quanto previsto dal D. Lgs. 152/2006, art. 183 – lettera bb), ed avviati a centri autorizzati al loro smaltimento/recupero; ai sensi dell’art. 208, comma 11 - lettera g) - del D.Lgs. n. 152/2006 – il titolare dell'autorizzazione dovrà prestare, entro il termine di avvio dell'attività, pena la revoca previa diffida - dell’autorizzazione stessa in caso di inadempienza, una garanzia finanziaria a copertura dei costi di smaltimento e/o recupero degli eventuali rifiuti rimasti all’interno dell’impianto o di bonifica che si rendesse necessaria dell’area e delle installazioni fisse e mobili, ivi compreso lo smaltimento dei rifiuti derivanti dalle operazioni anzidette, nel periodo di validità della garanzia stessa. Tale garanzia finanziaria, a termini di cui all’art. 5 - punto 5.2.4 - della deliberazione di G. R. n. 1991 del 13.10.2003, viene quantificata in € 420.000,00 (capacità di trattamento 35.000 t. x 12,00 €/t.); si specifica 24 che la stessa potrà essere costituita nei seguenti modi, così come previsto dall’art. 1 della L. 10.06.1982, n. 348: da reale e valida cauzione in numerario od in titoli di Stato, ai sensi dell’art. 54 del regolamento per l’amministrazione del patrimonio e per la contabilità generale dello Stato, approvato con R.D. 23.05.1924, n. 827, e successive modificazioni, da versare presso la Tesoreria Provinciale gestita dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, via Poggiali n. 18, Piacenza sul c/c IBAN IT33H0623012601000030718008; da fidejussione bancaria rilasciata da Aziende di credito di cui all’art. 5 del R.D.L. 12.03.1936, n. 375, e successive modificazioni; da polizza assicurativa rilasciata da impresa di assicurazione debitamente autorizzata all’esercizio del ramo cauzioni ed operante nel territorio della Repubblica in regime di libertà di stabilimento o di libertà di prestazione di servizi; di dare atto che la scadenza della garanzia finanziaria dovrà essere pari alla durata dell’autorizzazione maggiorata di 2 anni (quindi fino al 28 febbraio 2021); di riservarsi la facoltà di chiedere, prima della scadenza dei termini di cui alla precedente punto, il prolungamento della validità della garanzia medesima qualora emergano, a seguito delle verifiche attuate dalle autorità di controllo, effetti ambientali direttamente connessi alla suddetta attività di smaltimento; di precisare che qualora si verifichi l’utilizzo totale o parziale della garanzia finanziaria da parte di questa Amministrazione, la garanzia stessa, in caso di continuazione dell’attività, dovrà essere ricostituita a cura della Ditta autorizzata, nella stessa entità di quella originariamente determinata con il presente atto autorizzativo; il titolare della presente autorizzazione è tenuto al rispetto di quanto previsto dagli artt. 189, 190 e 193 del D.Lgs. n. 152/2006 relativamente agli adempimenti per il catasto rifiuti (MUD), della tenuta dei registri di carico e scarico e dei formulari di identificazione; il titolare della presente autorizzazione è tenuto al rispetto di quanto previsto nel D. Lgs. 29.04.2010, n. 75; durante l’attività dovranno essere costantemente rispettati i limiti stabiliti dalla normativa vigente per il contenimento delle emissioni acustiche, a tal fine dovranno essere predisposti tutti i presidi tecnici e gestionali atti a minimizzare tali impatti; la Ditta è tenuta a segnalare tempestivamente all’Amministrazione Provinciale, all’Arpa, al Comune ed all’Azienda USL qualunque anomalia gestionale suscettibile di provocare inconvenienti ambientali e/o sanitari; la Ditta dovrà dare attuazione al piano di monitoraggio secondo le modalità e le frequenze indicate nella tabella di seguito riportata. I dati rilevati dovranno essere conservati presso l’impianto e resi prontamente disponibili agli organi di controllo. Matrice Parametro Acque sotterranee controllo piezometri Atmosfera emissione E3 emissioni E1/E2 Misura/azione livello piezometrico analisi chimiche (da concordare con Arpa) portata e concentrazione inquinanti: materiale particellare e NH4 (laboratorio esterno) stato di usura filtri 25 Frequenza semestrale (1° anno) annuale (dal 2° anno) annuale mensile Acque reflue Rumore Rifiuti in ingresso Suolo “Gesso di defecazione” funzionalità impianto pretrattamento acque funzionalità vassoi assorbenti livello di rumore ambientale residuo e differenziale diurno presso cascina Mezzano Cavalli livello di rumore ambientale residuo diurno presso il perimetro dell’impianto caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 152/2006 e della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 rete di raccolta e stoccaggio percolati e acque di dilavamento caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 75/2010 e, eventualmente, della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 mediante controllo manometro differenziale p (mm H2O) rimozione materiale flottante e sedimentato nel degrassatore espurgo fanghi fossa Imhoff pulizia rete di collettamento manutenzione vegetazione Valutazione di impatto acustico effettuata da tecnico competente in acustica ambientale annuale annuale (tardo inverno) triennale ad ogni cambio di fornitore e comunque almeno una volta l’anno verifica di tenuta triennale Almeno ad ogni singolo lotto di produzione da 1.000 mc. Emissioni in atmosfera sono autorizzate le emissioni in atmosfera con le modalità e secondo quanto previsto nel seguente quadro riassuntivo: EMISSIONE E1 SILOS CaCO Portata massima 1500 Durata massima annua 46 Durata massima giornaliera 2 Altezza minima 5 Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare 10 26 Nm3/h gg/anno h/g m mg/Nm3 EMISSIONE E2 SILOS GESSO EMIIRIDATO Portata massima 1500 Durata massima annua 46 Durata massima giornaliera 2 Altezza minima 5 Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare 10 EMISSIONE E3 REATTORE Portata massima 1000 Durata massima annua 230 Durata massima 8 Altezza minima 7 Concentrazione massima ammessa di inquinanti: Materiale particellare 10 NH4 2 H2SO4 tracce Nm3/h gg/anno h/g m mg/Nm3 Nm3/h gg/anno h/g m mg/Nm3 mg/Nm3 mg/Nm3 per le emissioni E1 ed E2 non sono previsti controlli (trattandosi di sfiati non campionabili), mentre per il camino E3, dovrà essere disposto in sede di messa a regime un autocontrollo mirante alla ricerca dell’inquinante H2SO4; il termine ultimo di messa in esercizio degli impianti di cui alle emissioni nuove o modificate è fissato entro il 30.11.2014; il termine ultimo di messa a regime degli impianti di cui alle emissioni nuove o modificate è fissato entro il 31.12.2014; qualora le date di messa in esercizio e/o messa a regime degli impianti non coincidano con quelle sopra indicate, la ditta è tenuta a comunicarlo con congruo anticipo a mezzo di lettera raccomandata r.r. o PEC allo Sportello Unico, alla Provincia di Piacenza ed all’arpa Sez. Prov.le di Piacenza, specificando dettagliatamente i motivi che non hanno consentito al rispetto dei termini di cui trattasi. Decorsi 15 giorni dalla data di ricevimento di detta comunicazione senza che siano intervenute richieste di chiarimenti e/o obiezioni da parte dei suddetti Enti, i termini di messa in esercizio e/o di messa a regime degli impianti devono intendersi prorogati alle date indicate nella comunicazione della Ditta; deve essere adottato ogni accorgimento al fine di contenere la formazione di emissioni diffuse, in particolare di quelle odorigene durante le operazioni di carico-scarico, movimentazione e stoccaggio dei rifiuti e delle materie prime e del gesso di defecazione; entro il 31.12.2014 dovrà essere effettuata una campagna mirante alla ricerca di ammoniaca e idrogeno solforato. Le modalità di effettuazione di tale campagna e i punti di misura dovranno essere preventivamente concordate con Arpa Sezione Provinciale di Piacenza. Della campagna effettuata dovrà essere redatta una relazione che andrà essere trasmessa all'Amministrazione Provinciale di Piacenza, al Comune di Piacenza, all'AUSL di Piacenza ed all'Arpa Sezione Provinciale di Piacenza. Sulla base dei risultati ottenuti potrà essere integrata l’autorizzazione con la prescrizione di ulteriori interventi di mitigazione e/o svolgimento di attività di controllo. Scarico di acque reflue domestiche in corpo idrico le opere dovranno essere eseguite conformemente agli elaborati grafici presentati e il numero degli abitanti equivalenti serviti non dovrà risultare, in alcun caso, superiore alla potenzialità dell’impianto proposto di n. 2 AE (arrotondati); 27 dovranno essere realizzati, a monte ed a valle del vassoio assorbente, pozzetti di ispezione che risultino in ogni momento accessibili per i controlli da parte delle autorità competenti; dovrà essere effettuata una periodica e regolare manutenzione di tutte le parti dell’impianto di scarico che preveda la pulizia del degrassatore, la rimozione dei fanghi dalla vasca Imhoff (ed il loro conferimento a ditte autorizzate allo smaltimento) e la pulizia della condotta di adduzione ai vassoi assorbenti; la documentazione attestante tali operazioni deve essere tenuta a disposizione delle autorità di controllo; dovranno essere effettuati controlli periodici che attestino il corretto funzionamento di tutte le sezioni dell’impianto, con particolare riferimento alla manutenzione della vegetazione al fine di garantire la capacità depurativa delle essenze impiegate. 28 5 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI Il procedimento valutativo verrà applicato alle 2 fasi dell’opera in progetto: Fase di esercizio e Fase di cantiere 5.1 IMPATTI PER ATMOSFERA E CLIMA – FASE ESERCIZIO Sulla base degli elaborati presentati l’emissione di agenti chimici è da ritenersi trascurabile ed invariata rispetto ad oggi; il giudizio positivo deriva dalle compensazioni messe in atto (filtri, scrubber, eliminazione produzione energia elettrica in loco) e soprattutto dalla umidità, che caratterizza i fanghi ed i fertilizzanti prodotti. Le emissioni odorigene invece sono sempre presenti nelle operazioni di trattamento, recupero o smaltimento dei rifiuti; in particolare la frazione che può creare fastidi di natura olfattiva risulta essere la frazione organica e/o putrescibile del rifiuto stesso. Per questa ragione è stato sviluppata una valutazione di impatto olfattivo sul territorio circostante dovuto alle emissioni odorigene rilasciate in atmosfera dalle attività svolte; in assenza di limiti nazionali sono stati adottati i limiti previsti dalle Linee Guida della Regione Lombardia (Per impianti nuovi: 4 OU/m3 per il primo ricettore/potenziale ricettore in area agricola o industriale ad una distanza compresa fra i 200 e i 500 m). Le risultanze di tale studio confermano che l’impianto in esame non determina molestie olfattive per i potenziali recettori limitrofi. Il ricettore più esposto è la C.na Sparavera Dodi, dove la concentrazione non supera il limite adottato; questo tipo di impatto è da considerarsi modesto in assoluto e neutro rispetto alla situazione attuale. 5.2 RUMORE E VIBRAZIONI – FASE ESERCIZIO Rumore I dati risultanti dalla valutazione predittiva di impatto da rumore effettuata ci indicano che le modifiche all’impianto, non causeranno superamento dei limiti previsti dalla Zonizzazione Acustica adottata dal Comunale di Piacenza; il contributo sonoro generato dalle attuali campagne di trattamento è molto limitato e poco influente sul clima acustico presente. Esso, sostanzialmente, non genera disturbo agli insediamenti abitativi circostanti. Il clima atteso dopo la realizzazione dell’opera, grazie all’utilizzo delle migliori tecniche anche dal punto di vista acustico, sarà migliore rispetto a quello attualmente presente. Possiamo pertanto ritenere che l’impatto da rumore nella nuova situazione sarà positivo rispetto ad oggi. Vibrazioni In relazione alle potenze caratterizzanti i mezzi presenti e conseguentemente all’energia, che possono imprimere al terreno, si ritiene che gli effetti delle vibrazioni siano già impercettibili dall’uomo a distanze di 20 metri dal perimetro area oggetto dell’intervento; a tali distanze non esistono ricettori sensibili (abitazioni). In base alle considerazioni svolte l’impatto classificabile neutro rispetto alla situazione attuale. 5.3 SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE ESERCIZIO Il progetto proposto non crea particolari pressioni; la possibilità di effettuare correzioni dei suoli, facendo ricorso ai fanghi trattati, comporta un impatto positivo il loro uso infatti sostituisce quello di 29 gesso e/o calce, riducendo l’impatto sul suolo grazie alle minor escavazione e/o cottura di materie prime vergini. 5.4 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE – FASE ESERCIZIO L’impianto in progetto verrà realizzato su un area pavimentata, dotata di regimazione e raccolta acque; pertanto la matrice acque superficiali e sotterranee non risulta interessata da modificazioni; anche se la vulnerabilità degli acquiferi dell’area in studio è particolarmente elevata, si ritiene che l’impatto del progetto sia neutro. 5.5 FLORA E VEGETAZIONE – FASE ESERCIZIO Poiché il nuovo progetto altro non è che un consolidamento di quanto già in essere, non si avrà distruzione vegetazione esistente (spontanea), danneggiamento delle colture presenti, riduzione del suolo coltivabile; l’impatto può essere definito neutro. 5.6 FAUNA – FASE ESERCIZIO Poiché non verranno effettuate pressioni e/o danneggiati su colture presenti, terreni incolti, acque morte, raccolte d’acqua, ecc., non verranno danneggiati nemmeno i rifugi delle specie faunistiche presenti (stanziali e/o di passaggio) nonché le possibilità della loro alimentazione. Il nuovo progetto non inciderà nemmeno sull’area SIC “Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio” (IT 4010018), ricadendo da a oltre 1300 m da essa in direzione Sud; l’impatto può essere definito neutro. 5.7 ECOSISTEMI – FASE ESERCIZIO L’intervento proposto è relativo ad un consolidamento di attività già in essere; pertanto non si prevedono modificazioni degli ambienti naturali e degli ecosistemi, comunque già influenzati dalle attività antropiche. L’impatto sulla matrice ambientale in parola può essere definito neutro . 5.8 PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO CULTURALE – FASE ESERCIZIO Per i motivi illustrati al punto precedente, l’intervento in oggetto non apporterà variazioni all’attuale paesaggio della pianura padana ed alle numericamente limitate cascine ed insediamenti di interesse storico-testimoniale presenti nelle aree limitrofe a quelle dell’intervento; l’impatto sul paesaggio e sul patrimonio storico culturale può essere limitato e mitigato dai sistemi a verdi previsti in progetto. 5.9 VIABILITÀ ED INFRASTRUTTURE – FASE ESERCIZIO L’intervento non apporta modifiche al flusso veicolare di servizio all’impianto; esso è e sarà caratterizzato da ~ 14 veicoli/giorno, creando un impatto trascurabile sulla viabilità della zona (rischio di incidenti e danneggiamenti di strade); con riferimento alla situazione esistente l’impatto può essere definito neutro. 5.10 ATTIVITÀ SOCIO ECONOMICHE DELLA ZONA – FASE ESERCIZIO L’impatto sulle attività economiche dell’area (agricoltura tipica dell’unità di paesaggio padano ed estrazione materiali inerti per edilizia) è da ritenersi neutro, in quanto l’attività di trattamento fanghi biologici rispecchierà quella già in essere. Anche i pochi nuclei familiari residenti in zona non saranno oggetto di disturbo e/o rischi per la sicurezza e la salute; con riferimento alla situazione esistente l’impatto può essere definito neutro. 30 5.11 FATTORI ANTROPICI SINERGICI – FASE ESERCIZIO La futura gestione dell’impianto di trattamento fanghi in progetto non creerà sinergie negative con le altre attività antropiche presenti in quanto: E’ già presente ed autorizzato un Centro Stoccaggio Fanghi della Proponente; Vengono già effettuate campagne di trattamento fanghi che rispecchiano quello che sarà l'atti vità futura. L’impatto può essere definito neutro. 5.12 FASE CANTIERE Come illustrato nel “Quadro di riferimento progettuale” le principali opere edili previste dal progetto sono di seguito richiamate: Rimozione degli attuali box di contenimento fanghi da trattare.; Realizzazione di nuovi box contenenti fanghi da trattare; Stoccaggio prodotti finiti (gesso di defecazione) e prodotti integratori; Realizzazione di copertura in struttura metallica.; Collegamento in un unico sistema degli attuali rami di drenaggio acque. Il cantiere avrà una durata limitata nel tempo (< 24 settimane); tutte le attività verranno eseguite minimizzando l’impatto da rumore e polveri. Considerando la durata del cantiere gli impatti possono considerarsi trascurabili. 5.13 GIUDIZIO SULLA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI Con riferimento a quanto riportato su tutta la documentazione presentata dal Proponente si rileva che il progetto genera un impatto di entità contenuta sulle matrici considerate e pertinenti; a fronte di 2 impatti negativi trascurabili (agenti chimici e vibrazioni) sono presenti 2 impatti positivi (rumore modesto e prelievo risorse non rinnovabili sensibile). Gli impatti generati nella fase di cantiere non risultano significativi in ragione: della breve durata prevista per la costruzione delle opere, della semplicità di realizzazione delle stesse ed anche delle caratteristiche della zona interessata (lontana da ricettori sensibili). Gli impatti relativi alla fase gestionale non si ritengono maggiori rispetto a quelli generati dal centro di stoccaggio esistente e dalle relative campagne di trattamento svolte con impianto mobile presso lo stesso centro. In proposito si richiama la delibera di Giunta Regionale n. 33 del 18.01.2010 con cui la procedura di screening, relativa ad un’analoga quantità di rifiuti da trattare (34950 t/anno e con un massimo di 150 t/g) con l’impianto mobile nel centro di stoccaggio oggetto d’intervento, si è conclusa con l’esclusione dalla procedura di VIA nel rispetto di alcune prescrizioni. Inoltre la copertura prevista e la realizzazione di un impianto strutturato ed organizzato consentono di ritenere possibile la riduzione degli impatti sulle diverse matrici ambientali (aria, acqua, suolo, flora, fauna...) e di garantire un efficace controllo dell'attività. Il Piano di monitoraggio proposto è in grado di garantire, con alcune integrazioni, il controllo delle attività svolte e degli effetti prodotti dalle stesse sull'ambiente. 31 6. PIANO DI MONITORAGGIO Al fine di garantire una corretta gestione ambientale, l’impianto di trattamento rifiuti verrà sottoposto ad sistema di monitoraggio, che prevede (come già riportato nella gestione rifiuti) i seguenti controlli: Matrice Parametro Acque sotterranee controllo piezometri emissione E3 Atmosfera emissioni E1/E2 Acque reflue Rumore Rifiuti in ingresso Suolo “Gesso di defecazione” funzionalità impianto pretrattamento acque funzionalità vassoi assorbenti livello di rumore ambientale residuo e differenziale diurno presso cascina Mezzano Cavalli livello di rumore ambientale residuo diurno presso il perimetro dell’impianto caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 152/2006 e della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 rete di raccolta e stoccaggio percolati e acque di dilavamento caratterizzazione analitica ai sensi del D. Lgs. 75/2010 e, eventualmente, della Delibera di G.R. E.R. n. 2773/2004 Misura/azione livello piezometrico analisi chimiche (da concordare con Arpa) portata e concentrazione inquinanti: materiale particellare e NH4 (laboratorio esterno) stato di usura filtri mediante controllo manometro differenziale p (mm H2O) rimozione materiale flottante e sedimentato nel degrassatore espurgo fanghi fossa Imhoff pulizia rete di collettamento manutenzione vegetazione Valutazione di impatto acustico effettuata da tecnico competente in acustica ambientale Frequenza semestrale (1° anno) annuale (dal 2° anno) annuale mensile annuale annuale (tardo inverno) triennale ad ogni cambio di fornitore e comunque almeno una volta l’anno verifica di tenuta triennale Almeno ad ogni singolo lotto di produzione da 1.000 mc. 32 7. CONCLUSIONI La Conferenza di Servizi nella seduta del 20/08/2013, dopo aver preso in considerazione i diversi contributi dei soggetti coinvolti nel procedimento e constatata l’assenza di osservazioni in merito, si è espressa conclusivamente come di seguito: “si esprimono all'unanimità per una valutazione di impatto ambientale positiva, per una validità di 60 mesi dal rilascio del relativo provvedimento, considerando favorevolmente e facendo propri i contenuti del Rapporto sull'Impatto Ambientale, allegato alla nota di convocazione prot. n. 52287 del 29/07/2013, come integrato e modificato in relazione alle valutazioni e prescrizioni contenute nel presente verbale” e riportate nei corrispondenti capitoli del Rapporto stesso. 33 Provincia di Piacenza Servizio Affari generali, archivio, protocollo, comunicazione e Urpel. Gabinetto del Presidente del Consiglio e Segreteria del Consiglio. Relazione di Pubblicazione, trasmissione Capi Gruppo Consiliari Delibera di Giunta N. 210 del 18/10/2013 Servizio Ambiente ed energia Proposta n. 2337/2013 Oggetto: D. LGS. N. 152/2006 E L. R. N. 9/1999. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE PER L'INTERVENTO RELATIVO AD UN IMPIANTO DI PRODUZIONE FERTILIZZANTI MEDIANTE IL TRATTAMENTO/RECUPERO DI RIFIUTI COSTITUITI DA FANGHI DI DEPURAZIONE, DA UBICARSI IN COMUNE DI PIACENZA - LOC. CA' MORTA SOTTO PER CONTO DELLA DITTA SERECO S.C.R.L. La deliberazione sopra indicata: viene oggi pubblicata all’Albo Pretorio per quindici giorni consecutivi ai sensi dell’art. 124 D. Lgs. 18.8.2000 n. 267 ed è stata trasmessa in elenco in data odierna ai Capigruppo Consiliari ai sensi art. 125 D. Lgs. 18.8.2000 N.267. È stata dichiarata immediatamente eseguibile. Piacenza li, 23/10/2013 Sottoscritta per il Dirigente del Servizio (MALCHIODI MARIA ELENA) con firma digitale