comune di collesalvetti

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comune di collesalvetti
COMUNE DI COLLESALVETTI
Provincia di LIVORNO
INTERVENTO DI REALIZZAZIONE DI UN NUOVO IMPIANTO DI
COMPOSTAGGIO DEL VERDE SITO IN LOC. LA CASACCIA NEL
COMUNE DI COLLESALVETTI
Proponente: S.E.MO.TER. s.r.l.
RELAZIONE TECNICA AD INTEGRAZIONE DELLA
DOCUMENTAZIONE DI PROGETTO E DI VERIFICA DI
ASSOGGETTABILITA’ ALLA VIA
APRILE 2013
Ing. David Fattorini
Dott. Geol. Fabrizio Alvares
1
SOMMARIO
1. PREMESSA....................................................................................................................... 3
2. ATTIVITA’ DI RECUPERO EFFETTUATE......................................................................... 4
3. CODICI CER DEI PRODOTTI IN INGRESSO ALL’IMPIANTO E STIMA DEI RELATIVI
FLUSSI .................................................................................................................................. 4
4. CARATTERISTICHE IMPIANTISTICHE ............................................................................ 5
4.1.
Generalità............................................................................................................... 6
4.2.
Schema di processo............................................................................................... 8
4.3.
Ciclo di lavorazione ................................................................................................ 9
4.4.
Tipologie di cumuli................................................................................................ 11
4.5.
Descrizione flussi materiali e Dimensionamento dei comparti............................... 13
4.6.
Gestione terre e rocce da scavo........................................................................... 15
5. GESTIONE DELLE ACQUE REFLUE.............................................................................. 16
5.1.
Acque meteoriche ................................................................................................ 17
5.1.1.
Rete di fognatura per le acque meteoriche da strade e piazzali .................... 17
5.1.2.
Vasche di raccolta acque meteoriche ........................................................... 18
5.2.
Acque reflue domestiche ...................................................................................... 20
6. IMPATTO ODORIGENO DELL’IMPIANTO ...................................................................... 20
7. GESTIONE DELL’IMPIANTO E CONTROLLI IN ESERCIZIO ......................................... 20
Gestione ordinaria........................................................................................................... 20
Gestione straordinaria dell’impianto ................................................................................ 22
Gestione in emergenza per rischio incendio .................................................................... 23
8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ……………………………………………………….…...23
ALLEGATI (in sostituzione di quelle precedenti)
Tav. 1 – Planimetria del primo lotto funzionale
Tav. 2 – Planimetria generale
2
1. PREMESSA
La presente nota è redatta ad integrazione della documentazione tecnica presentata
a supporto del “Procedimento di Verifica di assoggettabilità alla V.I.A. per il progetto di
realizzazione di un nuovo impianto di trattamento e compostaggio di materiali vegetali, da
realizzarsi in loc. La Casaccia nel Comune di Collesalvetti (LI), proposto dalla società
S.E.MO.TER. s.r.l.”
Ciò al fine di meglio chiarire alcuni aspetti tecnici che, a nostro avviso, nella
precedenza documentazione tecnica non erano sufficiente esaustivi riguardanti i seguenti
aspetti:
-
Definizione delle attività di recupero condotte;
-
unica definizione dei codici C.E.R. richiesti tra quelli indicati nella relazione
tecnica del progetto preliminare e quelli contenuti nella relazione tecnica di
verifica di assoggettabilità a V.I.A.;
-
provenienza dei prodotti in ingresso e futura destinazione del prodotto finito;
-
definizione di dettaglio dei comparti di trattamento dell’impianto;
-
una più accurata descrizione del ciclo produttivo sia nella gestione dei cumuli
di compostaggio, sia nella gestione delle acque reflue;
-
bilancio e gestione delle terre e rocce da scavo previste in progetto;
-
chiarimenti in merito all’impatto odorigeno dell’impianto;
-
gestione ordinaria dell’impianto;
-
gestione del rischio incendio.
L’impianto, che si svilupperà su un’area complessiva di 1,35 ha, sarà organizzato in
varie zone funzionali alle lavorazioni da eseguire; all’ingresso sarà organizzato un box a uso
ufficio in adiacenza ad una pesa dei mezzi in ingresso e uscita. All’interno dell’impianto l’area
sarà suddivisa in 3 zone:
-
una zona di stoccaggio del prodotto in ingresso con triturazione meccanica
degli scarti verdi e cernita manuale di eventuali scarti (plastiche e tessuti);
-
una zona di compostaggio vero e proprio, dove avverrà il processo di
maturazione del verde;
-
una zona di vagliatura e stoccaggio del prodotto finito, nella quale al termine
della maturazione, il compost verrà stoccato e vagliato per ottenere il
prodotto finale da commercializzare.
Da una rivalutazione delle superfici a disposizione, la potenzialità complessiva
dell’impianto risulta pari a 35.000 t/anno; i rifiuti e sottoprodotti in ingresso che si intende
trattare, come detto, sono riconducibili alle seguenti tipologie:
3
-
scarti di potature del verde pubblico e privato, residui ligneo – cellulosici;
-
residui della manutenzione del verde pubblico e privato costituiti da sfalci, foglie,
potature, piante intere e ceppi; sono assimilabili a questi anche i residui vegetali di
coltivazioni agricole, gli scarti provenienti dalla lavorazione del legno, se non trattati
chimicamente (es. cortecce, trucioli e listelli da lavorazione di legno vergine) come
indicati al punto 16.1 lettere b, c, h, l, del DM 5.2.98 e successive modifiche ed
integrazioni.
-
Scarti vegetali provenienti dalle attività produttive floro-vivaistiche;
-
Frazione umida costituita da deiezioni zootecniche provenienti da ippodromi o stalle
di cavalli (stallatico) per migliorare la qualità del compost.
L’intervento si articola in due lotti sequenziali:
-
1° Lotto: realizzazione di una prima porzione di impianto su una superficie ridotta
dell’intera area a disposizione della Committenza, pari a mq 9.000;
-
2° Lotto: ampliamento dell’area per la frazione verde, fino a completamento della
superficie disponibile (sup. totale finale 1,35 ha).
2. ATTIVITA’ DI RECUPERO EFFETTUATE
L’attività effettuata all’interno dell’impianto rientra tra le operazioni di recupero di tipo
R13 “Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a
R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)” e
R3 “Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le
operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)”, ai sensi dell’Allegato C alla
parte IV del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii..
3. CODICI CER DEI PRODOTTI IN INGRESSO ALL’IMPIANTO E STIMA DEI RELATIVI
FLUSSI
Le tipologie e i relativi CER di rifiuti di cui si richiede l’utilizzo a recupero sono quelle
indicate nell’elenco alla pagina seguente.
Come anticipato in premessa, TUTTI i rifiuti ritirabili sono di tipo non pericoloso, ai
sensi del d.Lgs. 152/06 e s.m.i..
I materiali di partenza del compost, di origine vegetale e animale, sono denominati matrici
organiche. Queste possono essere sottoposte a compostaggio e reinserite nei cicli
biogeochimici.
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Tali matrici sono costituite da residui vegetali provenienti da attività di manutenzione del
verde (come residui di potatura, sfalci di prati, ecc.) ed altri scarti ligno-cellulosici (trucioli e
segature non contaminati, cassette non trattate).
In aggiunta a ciò si prevede anche l’utilizzo subordinato del CER 020106 (feci animali, ecc.)
che notoriamente consente di garantire un superiore grado di biodegradabilità a tutta la
massa e di ottenere un compost di miglior qualità. Nella fattispecie si stima l’utilizzo del
suddetto CER nella percentuale di circa il 20% in massa della quantità annua in arrivo.
CER 200201 - Rifiuti biodegradabili (sono le ramaglie, erbe sfalciate provenienti da raccolte
differenziate pubbliche con esclusione delle frazioni organiche di origine
alimentare);
CER 200138 - Legno, diverso da quello di cui alla voce 200137;
CER 020103 - Scarti di tessuti vegetali (sono le ramaglie e le erbe sfalciate e i residui di
attività agricole comprese le vivaistiche);
CER 150103 - Imballaggi di legno (sono ad esempio le scatole in legno della frutta e verdura
e i pallets);
CER 170201 - Legno (si tratta del legno proveniente dai cantieri);
CER 030105 - Segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci
diversi da quello di cui alla voce 030104;
CER 020106 feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti
separatamente e trattati fuori sito;
CER 020107 rifiuti della silvicoltura;
CER 030101 Scarti di corteccia e sughero.
Come accennato in premessa, si prevede a regime una potenzialità di ricezione di
circa 35.000 ton/anno di materiale, di cui si stima la seguente provenienza:
-
Codici CER 20 15.000 Ton/anno;
-
Altri codici CER 20.000 ton /anno;
4. CARATTERISTICHE IMPIANTISTICHE
Come già descritto nella relazione tecnico-descrittiva del progetto presentato, si
riportano di seguito le caratteristiche dell’impianto che il proponente intende realizzare per
riuscire a trattare i quantitativi di materiale dichiarati in precedenza.
Vengono anche effettuate due stime dei flussi di materiali in ingresso e dei tempi di
trattamento, una a regime con l’ingresso dei quantitativi massimi previsti (35.000 ton /anno) e
un’altra che simula la fase iniziale del Lotto I°.
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4.1. Generalità
L’insediamento in progetto è costituito, nel suo complesso, dalle seguenti unità:
-
stazione di pesatura posta all’ingresso dell’impianto a lato della viabilità di servizio;
-
area per la messa in riserva e la lavorazione della frazione verde;
-
area uffici e servizi igienici posta all’ingresso dell’impianto;
-
presidi ambientali, reti tecnologiche ed infrastrutture di servizio (reti di fognatura
differenziate per acque meteoriche e di processo, vasca di raccolta percolati, vasca
di raccolta acque di prima pioggia, vasca di accumulo con funzione di riserva idrica
per l’inumidimento dei cumuli, impianto elettrico illuminazione e forza motrice,
impianto di irrigazione).
In particolare, l’area di lavorazione dell’impianto è costituita da:
-
area di stoccaggio verde in ingresso;
-
area di triturazione;
-
area di vagliatura;
-
aree di compostaggio del verde;
-
area di stoccaggio del compost vagliato pronto per la commercializzazione.
Nel complesso, le caratteristiche dimensionali di massima del sito – intese come impegno di
superficie, aree coperte e/o impermeabilizzate, etc. – possono essere riepilogate come
indicato nella tabella 3 seguente.
Tabella 1 Caratteristiche dimensionali del sito
Superficie complessiva insediamento
mq
13.540
Superficie complessivamente impermeabilizzata
mq
8.870
Superficie impermeabilizzata adibita a compostaggio
Superficie impermeabilizzata adibita a stoccaggio temporaneo del
prodotto in ingresso
mq
5.570
mq
Superficie strade e piazzali di manovra
mq
1.900
Superficie a verde
mq
750
Superficie occupata dai bacini di accumulo
mq
260
Superficie permeabile adibita ad area di stoccaggio prodotto finito
Superficie impermeabilizzata nel I° Stralcio esecutivo
Superficie impermeabilizzata adibita a compostaggio nel I° Stralcio
esecutivo
Superficie permeabile adibita ad area di stoccaggio prodotto finito nel I°
Stralcio esecutivo
Area di servizio per stoccaggio materiali e ricovero attrezzature e
macchine. Esterna all’area di lavorazione
Compresa copertura di 900 mq
mq
mq
mq
3.300
5.680
mq
mq
1400
3.150
1.950
5600
In particolare, per quanto concerne le strade ed i piazzali di manovra interni allo
stabilimento, si segnala quanto segue.
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La porzione di superficie complessivamente destinata alla viabilità interna (strade di
transito, parcheggi, piazzali di manovra, etc.) è pari a circa 1.900 mq.
Per quanto riguarda tutta l’area di manovra per l’accesso ai comparti di scarico e
messa in riserva dei rifiuti, nonché quella sulla quale vengono effettuate le operazioni di
lavorazione della frazione verde, si prevede di impermeabilizzarla completamente mediante
la realizzazione di un pacchetto stradale, con asfaltatura finale, così costituito:
-
sottofondo di sabbia, spessore 30-40 cm;
-
Stesura di geosintetico di drenaggio e protezione tipo Tenax TENDRAIN;
-
Strato di tout venant di 30 cm;
-
Strato di stabilizzato di cava 10 cm;
-
Strato di binder di 10 cm;
-
Finitura finale con tappetino di 3 cm per garantire l’impermeabilità.
Tutte le superfici carrabili direttamente interessate dalle operazioni di lavorazione dei
rifiuti
hanno
una
pavimentazione
in
asfalto
realizzata
secondo
la
stratigrafia
precedentemente descritta.
La viabilità interna garantisce l’accessibilità a tutti i fronti delle zone di lavorazione dei
rifiuti e di stoccaggio del prodotto finito.
Tutta l’area dell’impianto, su cui è stato effettuato un rilievo strumentale, sarà livellata
in modo tale da dare alle superfici scolanti finali le pendenze adeguate per la raccolta e
separazione delle acque meteoriche e di quelle dilavanti dai cumuli di fermentazione. In
particolare, come è visibile dagli elaborati grafici di progetto, l’area impermeabilizzata avrà
una pendenza verso ovest, mentre la zona di stoccaggio del prodotto finito avrà pendenza
opposta, con la viabilità interna centrale che fungerà da spartiacque.
Completano poi lo stabilimento:
-
un box di servizio, ospitante uffici e servizi igienici;
-
uno o due container scarrabili per lo stoccaggio dei rifiuti vagliati e selezionati in
ingresso all’impianto.
Il layout dell’impianto è stato sviluppato, oltreché in relazione a precise esigenze
tecnico - funzionali, anche sulla base delle risultanze di esperienze gestionali ed operative
effettuate presso impianti già operanti; grande importanza è stata infatti attribuita ad
importanti norme di buona gestione quali, ad esempio:
-
aree di lavoro adeguatamente dimensionate, al fine di favorire le differenti
operazioni senza intralci e/o interferenze reciproche;
-
ubicazione delle varie aree di lavorazione idonee a ottimizzare gli spostamenti, in
modo da evitare sovrapposizioni dei percorsi delle macchine operatrici (pale
gommate);
7
-
percorsi interni ed esterni definiti in modo da ridurre i rischi di investimento di
persone da parte dei mezzi circolanti (evento che rappresenta uno dei rischi
maggiori in relazione alla tipologia di impianto);
-
apparecchiature elettromeccaniche facilmente accessibili ed ispezionabili, spazi di
lavoro ampi e protetti dal passaggio dei mezzi;
4.2. Schema di processo
La lavorazione dei rifiuti si articola, come detto, nella linea di produzione di compost
di qualità dalla frazione verde.
Il ciclo di lavoro è organizzato secondo le modalità riportate nel seguito.
Linea FRAZIONE VERDE:
-
pesatura;
-
scarico e messa in riserva nell’area esterna dedicata;
-
triturazione e vagliatura al fine di ridurre il volume;
-
stoccaggio nell’area interna;
-
addizione del sovvallo legnoso derivante dalla vagliatura del compost, con funzione
di strutturante dei cumuli, qualora la frazione verde in ingresso non sia
sufficientemente strutturata.
-
addizione di letame e paglione di cavallo per migliorare e ottimizzare le
caratteristiche organiche del compost;
-
compostaggio della suddetta miscela in cumuli per un periodo di circa 90 giorni;
-
vagliatura del materiale compostato con ottenimento di compost di qualità e
stoccaggio nell’area dedicata, pronto per la commercializzazione; gli scarti di
vagliatura e sovvallo legnoso verranno reimpiegati nel ciclo di compostaggio.
Negli elaborati grafici allegati, sono riportati rispettivamente:
-
schema planimetrico dell’impianto con individuazione delle varie zone di
lavorazione;
-
profili e sezioni dell’area, con indicazione dei movimenti terra da effettuare per
sagomare i piazzali secondo quanto riportato in precedenza;
-
schema funzionale della rete di drenaggio dei percolati;
-
schema funzionale della rete di drenaggio delle acque meteoriche delle zone di
transito e manovra dei mezzi;
8
4.3. Ciclo di lavorazione
Le lavorazioni in atto presso la piattaforma in oggetto possono essere sintetizzate
come riportato nel seguito.
Gli automezzi in ingresso all’impianto sono sottoposti a pesatura per la verifica
amministrativa dei quantitativi di materiale in ingresso ed in uscita.
Terminata la pesatura, gli automezzi effettuano lo scarico dei rifiuti all’interno dell’area
dedicata di scarico e messa in riserva, avente la funzione di consentire la ricezione dei
carichi contestualmente allo svolgimento di una prima operazione di controllo visivo dei rifiuti
medesimi.
Eventuali materiali non conformi, accidentalmente presenti nei carichi conferiti e non
processabili dall’impianto, verranno confinati in un’area dedicata allo scopo ed in grado di
assicurare i necessari requisiti di tutela ambientale (area confinata, pavimentazione
impermeabile, etc.).
Tali materiali saranno oggetto di presa in carico nel registro di carico e scarico ed
inviati allo smaltimento/recupero in conformità alle disposizioni contenute nell’art. 183 del
D.Lgs. 152/06.
La frazione verde conferita, costituita essenzialmente da matrici ligneo - cellulosiche,
sfalci, potature, etc. viene scaricata nel piazzale esterno dedicato. Tale area, completamente
impermeabilizzata, è posizionata nei pressi dell’ingresso, al fine di limitare le movimentazioni
del materiale.
Dalla sezione di messa in riserva, il rifiuto viene sottoposto ad una operazione di
riduzione volumetrica mediante triturazione ed a vagliatura, in modo da uniformare la
pezzatura del materiale necessario alla preparazione delle miscele con il sovvallo legnoso
e/o con il letame e paglione da cavallo, così da poterlo avviare successivamente alla fase di
compostaggio all’aperto in cumuli naturalmente areati.
Il processo di compostaggio è regolato dall’att. 16 del D.M. 5/2/’98.
Dal punto di vista biologico, il processo adottato per il presente impianto oggetto di
studio, si basa sul processo di trasformazione aeorbica a carico delle matrici vegetali, che
essenzialmente evolve attraverso due fasi (quella attiva o termofila e quella di maturazione o
di cura) e la cui durata complessiva non deve essere inferiore a 90 giorni. Più precisamente:
-
la fase termofila o di stabilizzazione, di durata di circa 30 giorni, rappresenta la
fase più delicata di tutto il processo, è caratterizzata da un innalzamento delle
temperature dovuto alla liberazione di energia sottoforma di calore (fino a valori di
50-70 °C). Tali temperature dovranno essere mantenute oltre i 55°C per almeno tre
giorni consecutivi. Oltre a quanto sopra, si assiste anche ad un’elevata richiesta di
ossigeno necessario per il corretto funzionamento dei processi bio-ossidativi:
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proprio per questo dovrà essere garantita una sufficiente areazione mediante il
rivoltamento meccanico dei cumuli.
-
La fase di maturazione o di cura, invece, ha una durata minima di circa 60 giorni e
sarà condotta su superfici con sottofondo impermeabilizzato e dotato di sistemi di
drenaggio e di raccolta delle acque di percolazione da riutilizzare nel ciclo di
compostaggio, come sarà meglio descritto successivamente.
Alla fine del processo di compostaggio vero e proprio, infine, potrà essere prevista
una seconda vagliatura per uniformare la pezzatura del compost ed eliminare ulteriori
impurità; a seguire il prodotto finito sarà stoccato nell’area di stoccaggio pronto per la
commercializzazione. Per tempi lunghi di permanenza del prodotto finito nelle aree di
stoccaggio, si potrà prevedere la copertura dei cumuli con teli impermeabili in modo da non
far bagnare il prodotto stesso in caso di pioggia.
Durante tutto il processo, per garantire un’ottimale decomposizione della massa
organica occorre assicurare il corretto grado di areazione e di umidità ai cumuli, oltre a
garantire, come detto, le giuste temperature.
Una buona aerazione deve garantire la permanenza di livelli di concentrazione di
ossigeno oltre il 15%, valore questo indispensabile per l’accelerazione del metabolismo
aerobico batterico. Pertanto i cumuli saranno mantenuti di altezza tale da favorirne l’agevole
gestione e movimentazione e, onde evitare dannosi fenomeni di compattazione, verranno
rivoltati periodicamente mediante pala meccanica.
L’umidità è anch’essa indispensabile per il corretto sviluppo microbico. Infatti, sia gli
eccessi (il rischio è l’occupazione totale della porosità della biomassa da parte dell’acqua
con conseguente soffocamento dei processi respiratori microbici) sia le carenze (che
comportano il blocco dei processi degradativi), sono estremamente dannosi. L’intervallo
ottimale di umidità dovrà essere compreso tra il 50 e il 55%, poiché al di sotto del 40% si
blocca l’intero processo. Ovviamente i valori di cui sopra tendono a decrescere con il
procedere dei processi di stabilizzazione della massa (fase di maturazione). Per assicurare
un adeguato grado di umidità alla frazione vegetale in fase di maturazione, le acque
meteoriche di prima pioggia, di seconda pioggia, le acque di percolazione verranno
adeguatamente regimate e raccolte in 2 invasi, meglio descritti in seguito, e riutilizzate per
bagnare i cumuli attraverso un impianto di irrigazione.
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4.4. Tipologie di cumuli
I cumuli possono intendersi come “reattori naturali”, grazie ai quali avviene la stabilizzazione
aerobica, garantita dalla porosità del substrato e coadiuvata da periodici rivoltamenti (con
frequenza diversa nelle differenti zone).
Cumuli a sezione triangolare
Si formano in modo naturale con l'utilizzo dello sfibratore, macchina che consente di triturare
gli scarti verdi.
A seconda dell'altezza d'espulsione del materiale, l'altezza del cumulo può arrivare fino a 2
m.
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La larghezza della base del cumulo è di circa 3 m. La superficie necessaria per il materiale
frantumato, ipotizzando un'altezza di circa 2 m, pari a 0.4-0.5 mq/mc. I cumuli a sezione
triangolare richiedono maggiore superficie per unità di volume.
Essi sono sensibili alle variazioni atmosferiche: nella parte interna - circa il 60% del volume
totale - si sviluppano le condizioni ottimali di processo; mentre nello strato esterno, di 30 cm
di spessore circa, vi è un'attività biologica ridotta per le basse temperature indotte
dall'ambiente esterno, nel periodo invernale. Per questo occorre rivoltare più frequentemente
il cumulo ed evitare, così, ampie variazioni di umidità, con conseguente disidratazione o
inumidimento eccessivo.
In tal modo si rende omogeneo il processo di decomposizione.
Nell'allestimento di questi cumuli occorre, anche, considerare la necessità di
prevenire la formazione di percolato sul piazzale di compostaggio, nel caso di precipitazioni
frequenti.
Cumuli a sezione trapezoidale
Possiedono una base larga da 8 a 12 m, lati ripidi e un'altezza di 2-3 m. Si possono allestire
utilizzando pale caricatrici. In generale occorrono 0.2-0.3 mq di superficie per mc di materiale
sminuzzato. Il cumulo trapezoidale ha una porzione esterna che rappresenta il 17% circa del
volume totale, ciò consente di avere: omogeneità delle temperature all'interno della
biomassa substrato, con minore richiesta di rivoltamenti;
•
alta capacità di ritenzione dell'acqua;
•
autoregolazione della intensità di decomposizione, dipendente dal grado di umidità;
•
formazione di acque di di lavamento o reflue, in quantità limitate rispetto a quelle
del cumulo a sezione triangolare.
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I due tipi di cumuli permettono una maggiore indipendenza dalle condizioni atmosferiche ed
un notevole risparmio di superfici
In generale si dà al cumulo una forma “a trapezio” durante l'estate, per assorbire gran parte
delle piogge e sostituire l'acqua via evaporata. Si conferisce forma “triangolare” in inverno
per garantire lo sgrondo di gran parte delle acque piovane e per evitare di inumidire
eccessivamente il cumulo in un periodo in cui l'evaporazione è scarsa. La dimensione da
fornire al cumulo tiene conto innanzitutto delle quantità di scarti a disposizione e delle
opportunità di non stoccarli per periodi molto lunghi. Con abbondanza di materiale è meglio
allungare il cumulo, piuttosto che dargli un'altezza eccessiva, perché si corre il rischio di
compattamento del materiale sotto il suo stesso peso.
4.5. Descrizione flussi materiali e Dimensionamento dei comparti
La presente simulazione, a integrazione di quanto descritto nella relazione tecnica del
progetto preliminare, illustra numericamente i quantitativi di materiali in ingresso all’impianto
e il flusso che essi subiscono nella fase di compostaggio.
Si suppone un ingresso annuo di 35.000 ton, composte per circa 20.000 ton da scarti
provenienti dalle lavorazioni florovivaistiche (peso specifico medio 0,5 ton/mc) e 15.000 ton
da sfalci del verde e potature (peso specifico medio 0,15 ton/mc).
Si ipotizza inoltre:
-
Giorni di funzionamento dell’impianto: 260 g/anno;
-
Giorni di ingresso del materiale: 150 g/anno;
-
Numero di cicli di compostaggio all’anno: 4 (90 giorni a ciclo);
-
Capacità di triturazione della macchina installata: 60 mc / h;
In base alle assunzioni sopra fatte, si stima, a regime, una media giornaliera in ingresso di
materiale verde, di circa 233 ton/d, il quale, assumendo un peso di volume medio di 0,35
ton/mc, avrebbe un ingombro di circa 667 mc.
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Tale volume è tranquillamente stoccabile nell’area all’ingresso di circa 1400 mq, dal
momento che col materiale ancora da triturare si possono accatastare anche cumuli di 2-3 m
di altezza; sono quindi tranquillamente gestibili anche eventuali picchi di ingressi, che
saltuariamente potranno verificarsi.
Si stima, quindi, per le caratteristiche della macchina trituratrice, uno stoccaggio temporaneo
medio di 250 ton, pari a circa 800 mc di materiale non triturato, e che questo in lassi di tempo
variabili tra 2 e 7 giorni venga lavorato e preparato per l’invio alla fase di compostaggio;
perciò, ogni 2, massimo 7 giorni, sul piazzale di ingresso, sarà presente sempre materiale
nuovo.
Con un trituratore avente capacità di lavorazione di 60 mc/h, la fase di triturazione
impiegherebbe poco più di 6 ore giornaliere nei 260 giorni lavorativi dell’impianto, per un
totale di circa 1.667 ore annue di funzionamento.
Verrebbero destinate a compostaggio, quindi circa 385 mc/d di materiale triturato, pari a circa
192 ton/d.
Per ogni ciclo di compostaggio, sarebbero accumulati circa 20.000 mc di materiale triturato;
considerando una riduzione di volume del 20% dovuta al processo di biodegradazione, e
un’organizzazione del materiale con cumuli trapezoidali per i quali occorrerebbero circa 0,25
mq/mc di materiale stesso, si dovrebbe avere a disposizione una superficie di compostaggio
di circa 4.993 mq. La superficie individuata è pari a 5.570 mq, per cui consente ampiamente
di soddisfare la potenzialità dell’impianto e all’occorrenza, a seconda delle esigenze di
mercato, prolungare il ciclo di maturazione, per una quota parte di materiale, per la
produzione di compost non solo fresco ma anche maturo.
Giorni lavorativi
d/anno
260
Giorni di compostaggio
d/anno
365
Giorni ingresso verde
d/anno
150
Verde in ingresso
peso specifico medio del verde in ingresso
verde in ingresso, media giornaliera
Ton/anno
ton /mc
0,35
ton/d
233
mc/d
capacità di triturazione
ore di funzionamento annuo del trituratore
35 000
mc/h
h/anno
h/d
667
60
1 667
6,41
14
ton/d
quantitativo medio di materiale stoccato da inviare a
triturazione e compostaggio
mc/d
superficie area di deposito materiale in ingresso
mq
altezza media dei cumuli in ingresso previa triturazione
volume medio giornaliero materiale triturato inviato a
compostaggio
m
667
1 400
2,00
385
mc/d
ton/d
quantitativo medio di materiale lavorato nella fase di
compostaggio per ogni ciclo (90 giorni)
superficie minima area di compostaggio (si
considerano 0,25 mq di superficie per mc di materiale
sminuzzato)
233
mc
ton
mq
192
19 970
8 750
4 993
Secondo le stime sopra fatte, avendo previsto nel I° lotto iniziale una superficie adibita al
compostaggio di circa 3.150 mq, questo consentirà di poter ricevere circa 20.000 ton/anno di
prodotti da compostare.
Per quanto riguarda la stima del flusso di mezzi su gomma, sulla S.S. 206 per il conferimento
del materiale, sulla base delle ipotesi fatte sopra (150 giorni/anno di conferimento ; 40 mc
volume medio trasportato da un camion con rimorchio; 667 mc/d conferii), si avrebbero circa
17 scarichi al giorno, ossia circa 2 scarichi all’ora (distribuiti nelle 8 ore giornaliere di lavoro),
per un totale annuo di circa 2500 passaggi di mezzi pesanti. Tenendo conto anche dei mezzi
in transito per il ritiro del compost prodotto, si possono cautelativamente stimare punte
massime di 20-22 mezzi in transito sulla S.S. 206 al giorno.
Un’indagine della Provincia di Pisa del 2002, riportata nel Piano Territoriale di
Coordinamento (Approvato con Deliberazione di Consiglio Provinciale n. 100 del
27/07/2006), dei flussi di traffico delle rete stradale provinciale, ha fatto registrare un traffico
medio di mezzi pesanti sulla S.S. 206 di circa 1.000 veicoli/d (che rappresentano il 10 % del
traffico totale in transito). Considerando che i transiti veicolari per raggiungere l’impianto non
attraversano mai centri abitati, l’impatto prodotto dagli stessi mezzi è da considerarsi del tutto
trascurabile.
4.6. Gestione terre e rocce da scavo
Per la realizzazione del piazzale secondo le livellette di progetto, saranno movimentate
le terre presenti in situ. Ulteriore materiale, se occorrente, sarà approvvigionato dalla cava
limitrofa di proprietà del proponente dell’impianto in oggetto o da impianti di recupero
autorizzati alla produzione di materiali da riempimento.
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5. GESTIONE DELLE ACQUE REFLUE
Particolare attenzione viene attribuita alla suddivisione delle reti di fognatura in modo
da garantire la raccolta separata dei seguenti scarichi secondo lo schema a blocchi di
seguito rappresentato:
-
acque meteoriche di prima pioggia e successive;
-
acque meteoriche di dilavamento delle aree di compostaggio;
-
acque reflue civili.
16
5.1. Acque meteoriche
Le acque di prima pioggia e successive si intendono quelle raccolte su strade e
piazzali di manovra dei mezzi meccanici; le acque di dilavamento sono prodotte dalle acque
meteoriche che cadono sulle aree occupate dai cumuli di materiale in fase di compostaggio.
Queste acque saranno raccolte separatamente da una doppia rete fognaria di
drenaggio, la quale, mediante pozzetti di raccolta e griglie, convoglierà le stesse nelle
rispettive vasche di accumulo.
5.1.1.
Rete di fognatura per le acque meteoriche da strade e piazzali
Si prevede la realizzazione di una rete di fognatura principale P, che corre
perimetralmente all’area di lavorazione dei rifiuti lungo la viabilità interna, completa di rami
secondari per intercettare tutte le acque provenienti dalle zone di transito dei mezzi
meccanici, e di un tronco secondario separato S dedicato alle acque di dilavamento derivanti
dalle aree di compostaggio della frazione verde; i collettori sono realizzati in PVC serie
pesante per fognatura, con diametri variabili da 250 a 400 mm.
Per quanto concerne i pozzetti di raccolta, vengono utilizzati elementi prefabbricati in
c.a. opportunamente impermeabilizzati, dotati di caditoia a griglia realizzata in ghisa
sferoidale con classe di carrabilità D400.
La rete P convoglia le acque meteoriche alla vasca di raccolta delle acque di prima
pioggia (vasca 0), previo passaggio in un pozzetto ripartitore di portata in grado di deviare il
flusso in ingresso quando la vasca risulta ormai completamente piena.
Quando questa vasca è completamente invasata, il flusso di by pass viene indirizzato
nella vasca secondaria con funzione di accumulo aggiuntivo e presidio; quando anche
questa vasca risulta piena, un troppo pieno scaricherà direttamente al recapito finale (Rio
Rimozzano).
Al contrario il collettore S invia le acque di dilavamento, provenienti dalle aree di
maturazione e compostaggio del verde, alla vasca di raccolta primaria, la quale sarà
impermeabilizzata con uno strato di argilla e dalla quale verranno pompate per effettuare
l’innaffiamento dei cumuli. In caso di eventi meteorici estremi, se la vasca stessa si trova
piena, i reflui in eccesso prima di essere convogliati nella vasca secondaria, saranno
depurati attraverso il passaggio in un depuratore di tipo biologico, in modo così da consentire
anche l’eventuale scarico nel corpo idrico ricevente.
In prima analisi, trattandosi di materiali vegetali, è molto probabile che l’acqua di
percolazione non presenti particolari problematiche sotto l’aspetto delle caratteristiche
chimiche, visto anche il breve tempo di contatto con il materiale compostato.
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Comunque, quello che tutt’al più potremo aspettarci da questa tipologia di refluo è la
presenza di solidi sospesi di natura organica e modeste anomalie riguardanti i parametri
C.O.D. e azoto ammoniacale.
In quest’ottica, a presidio dello scarico dalla prima alla seconda vasca, viene previsto,
come detto un impianto di depurazione di tipo biologico che verrà mantenuto sempre attivo
per minime quantità di acqua trattata in modo da consentire di disporre di un sistema in
grado di gestire anche situazioni emergenziali.
L’acqua così raccolta all’interno delle due vasche di raccolta può essere utilizzata
come riserva antincendio, o per l’inumidimento dei cumuli di materiale in fase di maturazione.
5.1.2.
Vasche di raccolta acque meteoriche
Come si evince dagli elaborati grafici di dettaglio dell’impianto, le vasche di accumulo
sopra citate saranno ricavate sul lato nord dell’impianto a margine della viabilità esistente,
nel punto più basso dell’area, in modo tale che i reflui e le acque meteoriche possano essere
convogliate nelle stesse dalle reti di raccolta direttamente per caduta, senza l’utilizzo di
pompe di sollevamento. Le pompe saranno utilizzate per l’alimentazione dell’impianto di
irrigazione.
La vasca 0, di raccolta delle acque di prima pioggia, ha lo scopo di raccogliere dette
acque, appunto provenienti da strade e piazzali, ed è caratterizzata da un volume utile pari a
15 mc. Il dimensionamento di tale vasca è stato verificato come descritto nel seguito.
La vasca di raccolta primaria, invece, ha la funzione di raccogliere le acque di
dilavamento provenienti dalle aree di compostaggio, ed è caratterizzata da un volume utile
pari a 250 mc e sarà impermeabilizzata con uno strato di argilla. Il dimensionamento di tale
vasca è stato verificato come descritto nel seguito.
Per quanto riguarda le acque di prima pioggia, è stata considerata una superficie
impermeabilizzata, misurata al netto dell’area di compostaggio (ovvero: area complessiva –
aree verdi – area di compostaggio = aree occupate da strade piazzali) pari a circa 2.000 mq.
Il volume utile di cui occorre disporre per poter raccogliere le acque di prima pioggia è
pertanto pari a:
5 mm x 2.000 mq x f = 10,0 mc, adottiamo per sicurezza una vasca da 15 mc
ove f rappresenta il coefficiente di afflusso in fognatura, assunto pari a 1 (superficie
completamente impermeabile) ed i 5 mm rappresentato invece la lama d’acqua
uniformemente distribuita sulla superficie scolante (acque di prima pioggia).
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La vasca sarà del tipo in cls prefabbricato avente dimensioni esterne indicative di
600x240xh250 e sarà munita, in corrispondenza delle sezioni d’ingresso, di un pozzetto
ripartitore.
Tale pozzetto suddivide la portata in arrivo in modo da ottenere la separazione fisica
tra acque di prima pioggia e quelle successive alle prime mediante regolatori di livello e
valvola a clapet.
Le acque di prima pioggia vengono immesse nel comparto sopra descritto che ha
funzione di accumulo e defangazione, e da qui, tra un evento meteorico e il successivo,
vengono pompate nella sezione di disoleatura. In questo modo tra un evento meteorico ed il
successivo la vasca di accumulo è sempre vuota, per poter ricevere le “nuove acque di
prima pioggia”
All’uscita della sezione di disoleatura sarà realizzato un pozzetto per il
prelievo di campioni. Una volta depurate, dette acque saranno accumulate nella vasca
secondaria per essere poi riutilizzate per l’irrigazione dei cumuli oppure, come già detto,
scaricate nel corpo idrico ricevente. Un pozzetto di prelievo campioni verrà realizzato anche
in uscita dalla vasca secondaria, prima dello scarico nel corpo idrico ricevente.
Le acque di pioggia successive alle prime vengono deviate ed inviate alla vasca di
raccolta secondaria, avente un volume di circa 100 mc, così da avere un accumulo
aggiuntivo di acqua per l’irrigazione nei periodi estivi di scarse precipitazioni.
Per il dimensionamento, invece del volume necessario per la raccolta delle acque
meteoriche di dilavamento provenienti dalle aree di compostaggio del verde, è stato
considerato il metodo stabilito dalle “Linee guida per la progettazione, la costruzione e la
gestione degli impianti di compostaggio” della Regione Sicilia, che considera 1 mc di vasca
ogni 30 mq di piazzale.
Considerata un’area impermeabilizzata di superficie pari a circa 4.900 mq ne deriva
una vasca di volume pari a:
5.570 mq * 1 mc/ 30 mq = 185,6 mc.
Si ottiene un volume minimo di accumulo di circa 190 mc
Si
prevede
di
realizzare
una
vasca
a
sezione
trapezia,
opportunamente
impermeabilizzata, le cui caratteristiche dimensionali sono le seguenti:
dimensioni L x P x H = m 27,00 x 6,00 x 2,00;
volume = m³ 250 circa.
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5.2. Acque reflue domestiche
Le acque reflue domestiche saranno raccolte da un ramo di fognatura nera e
convogliate in una fossa Imhoff opportunamente dimensionata e scaricate mediante
subirrigazione in trincea drenante. La fossa Imhoff è dimensionata per il trattamento di 2
Abitanti Equivalenti, considerando una dotazione idrica di 200 l/A.E.*d.
6. IMPATTO ODORIGENO DELL’IMPIANTO
Si specifica che gli impatti olfattivi derivanti da un impianto di compostaggio del verde,
come quello in oggetto, nella normale e buona conduzione, sono assolutamente trascurabili
e similari a quelli derivanti da un’attività agricola.
In ragione di ciò non si ritiene necessario procedere con la valutazione dell’impatto
odorigeno secondo quanto previsto dalle linee guida della Regione Lombarida, procedure più
prettamente indicate per impianti di compostaggio della frazione organica umida proveniente
dalla raccolta differenziata dei rifiuti.
7. GESTIONE DELL’IMPIANTO E CONTROLLI IN ESERCIZIO
Nella fase gestionale dell’impianto si potranno presentare i seguenti scenari:
1. gestione ordinaria - impianto funzionante a regime;
2. gestione straordinaria;
3. gestione in situazione di emergenza, per rischio incendio
Gestione ordinaria
La fase di ricevimento rifiuti rappresenta il momento iniziale del processo di lavorazione
dei rifiuti medesimi; dall’efficienza dei controlli in accettazione dipende gran parte del risultato
finale, sia in termini di raggiungimento di predefinite caratteristiche qualitative del compost
prodotto, sia in termini di complessità delle lavorazioni necessarie per raggiungere tali
requisiti.
La fase di ricevimento si articola nelle seguenti operazioni:
-
pesatura degli automezzi in ingresso/uscita dall’impianto;
-
controllo della documentazione di accompagnamento;
-
controllo dei rifiuti in ingresso.
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Per quanto concerne in particolare il controllo dei rifiuti in ingresso, questi ultimi
possono essere accolti in impianto se costituiti da:
1. frazione verde;
Al momento dello scarico, il Responsabile d’Impianto verificherà l’assenza di materiali
non processabili eventualmente presenti nel rifiuto. A titolo di esempio, se la presenza di
materiali estranei costituisce un episodio limitato e circoscritto (ad esempio, un pneumatico
all’interno di un singolo carico), il carico potrà essere comunque accettato mentre il corpo
estraneo respinto.
Nel caso in cui la presenza di materiale estraneo è rilevata solo in un secondo tempo –
(movimentazione del verde a mezzo ragno meccanico, etc.), il corpo estraneo sarà prelevato
ed immesso nell’area dedicata alla gestione dei rifiuti non processabili.
I punti chiave della corretta gestione dell’impianto possono essere così sintetizzati:
-
controlli visivi sui materiali in ingresso;
-
messa in riserva e pretrattamento dei prodotti in ingresso: il tempo di stoccaggio del
materiale in ingresso sarà limitalo a pochi giorni. In caso di stoccaggio temporaneo
più prolungato, sarà posta cura nella formazione dei cumuli da frantumare, evitando
di allestire grossi cumuli di materiale più fermentescibile.
-
Per la triturazione verrà utilizzato un biotrituratore primario in modo da sminuzzare
la frazione legnosa in pezzatura grossolana che consente una migliore aerazione
del cumulo e di conseguenza di agevolare la fase aerobica nelle fasi di
compostaggio. Tale frazione legnosa, a fine ciclo di compostaggio, sarà vagliata e
riutilizzata con lo stesso scopo per i cicli di compostaggio successivi, per garantire
sempre la presenza di uno “scheletro” al cumulo.
-
I tempi di fermentazione biologica e fornitura di ossigeno verranno garantiti da
periodici rivoltamenti dei cumuli mediante pala meccanica; inoltre il processo di
compostaggio sarà tenuto sotto controllo mediante campionamenti e misure
periodiche di temperatura sui cumuli.
-
Ultimato il processo di compostaggio, prima della commercializzazione, verranno
eseguite le analisi chimiche e microbiologiche sul materiale al fine di classificare la
tipologia merceologica del compost finale. A tale riguardo, riteniamo che possono
essere seguite le Linee Guida della Regione Lombardia che, in riferimento alla
Legge 748/84, classifica i compost secondo la seguente tabella:
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A titolo esemplificativo, alleghiamo alcuni rapporti di prova relativi ad analisi chimiche di
un compost di qualità che il proponente intende produrre nell’impianto in oggetto.
Il rispetto di questi principi consente un più agevole conseguimento degli obiettivi finali
di quantità e qualità del compost prodotto, nel caso in cui i rifiuti alimentati siano costituiti,
come nella situazione in oggetto, da scarti e materiali selezionati
La conduzione ordinaria dell’impianto richiede l’effettuazione di una serie di controlli –
rifiuti in ingresso, processi di trattamento, etc. – contestualmente all’applicazione di
procedure gestionali atte a definire compiutamente tutte le principali operazioni che
accompagnano le varie fasi di lavorazione dei rifiuti.
Allo scopo, saranno definite ed introdotte delle metodologie operative finalizzate ad
individuare le modalità di svolgimento delle seguenti fasi di lavorazione dei rifiuti:
-
ricevimento e scarico dei rifiuti in ingresso;
-
messa in riserva;
-
pretrattamenti meccanici (triturazione);
-
fermentazione biologica in cumuli;
-
vagliatura finale;
-
stazionamento su platea;
-
commercializzazione.
Gestione straordinaria dell’impianto
Per quanto concerne la gestione straordinaria, sono elencate le situazioni che saranno
analizzate singolarmente con l’individuazione delle relative modalità operative da
intraprendere:
-
disservizi delle apparecchiature elettromeccaniche;
-
disservizi delle macchine da cantiere;
-
disservizi del sistema di irrigazione dell’impianto;
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Gestione in emergenza per rischio incendio
Fermo restando che, per le caratteristiche del materiale lavorato nell’impianto, il rischio
incendio è da considerarsi minimo, per la gestione del rischio stesso verranno comunque
installate cassette antincendio direttamente collegate all’impianto di irrigazione alimentato
dalla riserva idrica stoccate nelle vasche di accumulo. Il personale operante nell’impianto
sarà pertanto adeguatamente formato con i corsi specifici di legge sull’antincendio.
8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Le considerazioni e le precisazioni tecniche oggetto della presente Relazione non
individuano nuove criticità ambientali connesse alla realizzazione dell'impianto in progetto,
ne raffigurano incrementi di pressione ambientale relativamente ad aspetti già trattati nella
Studio Preliminare Ambientale ai fini della procedura di Verifica di assoggettabilità ai sensi
dell’art. 48 della L.R. Toscana n. 10/2010.
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RAPPORTI DI PROVA TIPO DI UN AMMENDANTE COMPOSTATO VERDE
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