la rivista di slo w food gelato leg umi formaggio n° 3/4
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la rivista di slo w food gelato leg umi formaggio n° 3/4
n° 3/4 2015 il nostro cibo quotidiano la rivista di slow food aceto gelato legumi formaggio i Classici PER EDUCARE BIRRA / BIRRA 2 (IL BELGIO E IL REGNO UNITO) EDUCAZIONE SENSORIALE / FORMAGGIO / OLIO / SALUMI SERATA SLOW WINE / TECNICHE DI CUCINA 1 TECNICHE DI CUCINA 2 / VINO Buono, pulito e giusto PER IMPARARE CARNE / CEREALI E PANE / MIELE / ORTICOLTURA PASTA E RISO / PESCE / SPESA: ORTOFRUTTA / SPESA Una tira l’altra PER INCURIOSIRE ACETI / CAFFÈ / CIOCCOLATO / CUCINE ETNICHE DISTILLATI / DOLCI / ERBE / SPEZIE STORIA E CULTURA DELLA GASTRONOMIA / TÉ PER INFORMAZIONI [email protected] www.slowfood.it/educazione slow Per inserzioni pubblicitarie Slow Food Promozione srl Enrico Bonardo, Sara Ferraiolo tel. 0172 419611-606 fax 0172 413640 [email protected] Prezzo a copia Italia 6,20 euro Europa 9,50 euro Usa e Canada 14 dollari Centro e Sudamerica, Asia Africa, Oceania 17 dollari Australia 18 dollari australiani Direttore editoriale Carlo Bogliotti Caporedattore Camilla Micheletti Fotolito Imagoit.com Marene (Cn) Stampa G. Canale & C. SpA Borgaro Torinese (To) Coordinamento editoriale Chiara Cauda Redazione Giancarlo Gariglio Eugenio Signoroni Art direction e progetto grafico Undesign — Slow Food Editore srl via della Mendicità Istruita, 45 12042 Bra (Cn) tel. 0172 419611 fax 0172 411218 www.slowfood.it [email protected] Presidente Roberto Burdese Amministratore delegato Carlo Bogliotti — 04 Amministrazione via della Mendicità Istruita, 14 12042 Bra (Cn) tel. 0172 419611 fax 0172 411299 c.c.p. 17519125 ISSN 1722 7852 ISBN 9788884993762 Copyright Il materiale scritto dalla redazione e dall’associazione Slow Food e pubblicato su questa rivista è disponibile sotto licenza Creative Commons – Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 2.5. Significa che può essere riprodotto a patto di citare Slow La rivista di Slow Food, di non usarlo per fini commerciali e di condividerlo con la stessa licenza. Registrazione Slow 74/2015 Periodico di informazione iscritto al Tribunale di Alba (Cn) Registrazione n. 2/96 Direttore responsabile Grazia Novellini Chiuso in redazione 01/09/2015 L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai destinatari di Slow. La rivista di Slow Food e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Slow Food-Centro servizi via della Mendicità Istruita, 14 12042 Bra (Cn) Hanno collaborato Alessandra Abbona Collaboratrice Università degli Studi di Scienze Gastronomiche — Eleonora Bergoglio Collaboratrice Università degli Studi di Scienze Gastronomiche — Silvia Ceriani Collaboratrice Slow Food Internazionale — Alessandro Costa Collaboratore Università degli Studi di Scienze Gastronomiche — Ivo Danchev Fotografo e collaboratore Osservatorio sui Balcani e Caucaso — Agnese Del Canto Consulente alimentare — Marco Del Pistoia Referente Coltivatori di fagioli della Lucchesia — Francesco Martino Redattore e corrispondente della Bulgaria dell’Osservatorio sui Balcani e Caucaso Alessia Pautasso Collaboratrice Slow Food Ufficio Stampa — Alessandro Petruccelli Scrittore — Fabio Pracchia Collaboratore Slow Wine — Rinaldo Rava Collaboratore Università degli Studi di Scienze Gastronomiche — Francesca Rocchi Vice presidente Slow Food Italia — Gabriele Rosso Giornalista enogastronomico — Angelo Surrusca Collaboratore Slow Food Editore PP. 13-29 sommario slow Sommario 01. terra madre giovani p. 14 p. 18 p. 24 PP. 51-102 Connessione, Ispirazione, Creatività. Il futuro del cibo a Terra Madre Giovani Milano: la casa di Terra Madre Giovani Terra Madre Giovani. Lo sguardo dei protagonisti 03. il nostro cibo quotidiano p. 52 p. 58 p. 66 p. 70 p. 76 p. 80 p. 82 p. 88 p. 94 p. 98 PP. 31-49 02. expo 2015 p. 32 p. 40 p. 44 p. 46 06 L’eredità di Expo: #IOMANGIOGIUSTO Slow Food, Action Aid e Cittadinanzattiva insieme per migliorare le mense scolastiche Expo-advisor. Le opinioni del mondo slow I protagonisti dell’area Slow Cheese Lettera ai contadini della mia terra e di tutte le terre PP. 105-127 Il formaggio quotidiano a Cheese 2015: i giovani e la montagna Strandzha, Bulgaria. Nella patria dello yogurt e del latte di bufala I Locali del Buon Formaggio Popolare e naturale. Il gelato secondo Slow Food Di-vino aceto Come trovare un buon aceto? Nutrienti e sostenibili. I vantaggi dei legumi quotidiani La rete di Slow Beans Birra e cibo. L’abbinamento quotidiano Per una mensa quotidiana 05. mondo slow p. 106 p. 108 p. 112 p. 116 p. 120 p. 124 Agenda Palati vecchi, vini nuovi Osterie d’Italia 2016 Se avanzo mangiatemi All’Unisg il primo master d’Italia dedicato a cibo e salute Breaders, fratelli apprendisti / quattro amici e un sogno 07 intro slow Intro di Carlo Bogliotti 08 Expo, Cheese, Terra Madre Giovani (We Feed The Planet)… Qui a Bra (e a Milano) il fermento organizzativo, in questi giorni in cui ci apprestiamo a chiudere il terzo numero dell’anno di Slow, è a livelli altissimi. Mentre nel capoluogo lombardo la presenza di Slow Food tra i padiglioni dell’Expo continua a distinguersi per una proposta sobria e molto in linea con il tema dell’evento, conquistando sempre maggiore attenzione tra le tante voci squillanti e lo spettacolo che molti si limitano a offrire in quel contesto, ci apprestiamo a inaugurare la nostra rassegna internazionale dedicata alle “forme del latte” a Bra e a portare a Milano qualche migliaio di giovani contadini, artigiani, trasformatori. Il formaggio, protagonista nelle degustazioni di Expo come simbolo (vero, azzeccato, poetico ed eroico al tempo stesso) di biodiversità che si fa cibo, sarà accolto a Bra, nella sua casa – si può ben dire –, che dal 1997 lo ha rilanciato, portato all’attenzione di gourmet e ristoratori, dei consumatori e dei coproduttori, facendone un monumento da difendere nelle sue produzioni a latte crudo, in grado di conservare e far progredire strepitose microeconomie agricole. Chi scrive ricorda bene qual era la proposta di formaggio nei ristoranti italiani nel 1997, qual era la percezione che si aveva di piccole produzioni al limite dell’estinzione, quant’era difficile trovarle in commercio, quanta ignoranza regnava attorno alle produzioni casearie. Dopo quasi vent’anni possiamo ben dire che di strada se ne è percorsa parecchia e che ciò che a molti oggi appare scontato in tema di buon formaggio, in realtà si deve a questo percorso incredibile, che ha saputo unire e gratificare i produttori, dare il via a livello internazionale a un piccolo movimento di resistenti, che stanno continuando a 09 slow 10 L’orgoglio con cui accoglieremo i tanti visitatori a Cheese è lo stesso sentimento che ci unisce ai produttori, i più giovani dei quali si uniranno ai loro coetanei di tutto il mondo per We Feed The Planet produrre veri capolavori nei loro pascoli, stalle, caseifici, locali per l’affinamento. È questo l’orgoglio che proviamo nel portare i formaggi all’Expo, e l’orgoglio con cui accoglieremo i tanti visitatori a Cheese. Lo stesso sentimento che ci unisce con i produttori, i più giovani dei quali (sono tantissimi i giovani che scelgono un futuro dedicato alla pastorizia o all’affinamento) si uniranno ai loro coetanei di tutto il mondo per questo meeting meneghino, We Feed The Planet, che al momento promette esattamente ciò che prometteva la prima edizione di Terra Madre a Torino, nel 2004. Emozione, incertezza, voglia di vedersi e conoscere, senza sapere, prima che accada, quali saranno gli sviluppi, i semi che germoglieranno, quale sarà l’impatto non soltanto sulla città e sull’Expo, ma nel lungo periodo, guardando molto più in là del nostro naso. Alla base c’è la fiducia: fiducia nei giovani che verranno, fiducia nei giovani (compresi quelli giovani “in spirito”) che stanno organizzando, fiducia nel fatto che quando si riescono a portare persone dotate di un’umanità particolare, quella che soltanto certi “intellettuali della terra” sanno avere, qualcosa di bello, e grande, accadrà. È animati da questa fiducia che presentiamo questo numero de La rivista di Slow Food, cercando di regalarvi pillole di racconto o di riflessione attorno a questo momento storico dell’associazione, senza smettere di farci guidare dalla riscoperta del nostro cibo quotidiano: il fil rouge che abbiamo scelto quest’anno per seguire il nostro incedere nel mondo. Alla fine dei conti è un viaggio nel tempo, tra passato e futuro, perché guardandoci indietro Slow Food ha fatto qualcosa di incredibile e non importa se il suo understatement e il suo lavorare a testa bassa alla fine hanno concesso più ribalta mediatica a soggetti venuti dopo, che alla Chiocciola si sono ispirati e hanno fatto propri (non sempre in maniera completamente coerente) i concetti base della filosofia slow. Non importa, la fiducia per il nostro domani resta incrollabile: perché abbiamo persone, parole, idee e forze per continuare un percorso unico, non facile certo, ma che visti i semi che ha sparso per il mondo, e i frutti anche insospettabili che sta dando, non può che rassicurarci, sempre. C M Y CM MY CY CMY K Terra Madre Giovani VIENI ANCHE TU Unisciti a noi per cambiare il futuro del cibo e dell’agricoltura #WFTP #meetthefarmer www.wefeedtheplanet.com «Perché sono loro che ogni giorno, in ogni angolo del mondo, portano avanti la crescita economica, della nostra dignità, della cultura, della felicità. E devono essere coscienti che anche se vivono in un villaggio sperduto delle Ande o in un’oasi del deserto, con il loro lavoro realizzano la politica più forte e più bella, perché non sono soli, fanno parte di un’unica grande famiglia» Un evento di: Carlo Petrini In collaborazione con: Con il patrocinio di: terra madre giovani 01 13 connessione, ispirazione, creatività Connessione, Ispirazione, Creatività Il futuro del cibo a Terra Madre Giovani di Rinaldo Rava Innovazione, eredità, futuro e condivisione. Queste le parole chiave di Terra Madre Giovani-We Feed the Planet, l’evento che animerà il centro di Milano dal 3 al 6 ottobre. Un programma fittissimo che avrà come palcoscenico due note location nel centro di Milano: entrambe situate accanto a Porta Genova, Superstudio Più accoglierà i workshop tematici e gli incontri dedicati ai giovani delegati provenienti da tutto il mon- do, mentre il Mercato Metropolitano sarà il palcoscenico ideale per la Disco Soup, i laboratori gastronomici e gli altri appuntamenti che coinvolgeranno tutti i milanesi. Come produrre cibo in futuro? Come redistribuire il potere decisionale all’interno dell’attuale sistema economico alimentare? Come difendere il nostro pianeta e le sue risorse? Queste sono 15 slow 16 solo alcune delle domande a cui migliaia di giovani contadini, pescatori, chef e casari provenienti da tutto il mondo cercheranno di rispondere nella tre giorni milanese. La Creatività sarà il leitmotiv del lunedì, in cui davvero si andrà al cuore dei temi affrontati cercando di dare vita a nuove strategie, identificare soluzioni concrete per il pianeta e stringere nuove alleanze che superano i confini e che continueMa andiamo con ordine: il calcio d’inizio ranno a brillare anche una volta tornati a è il 3 ottobre, quando i partecipanti, sud- casa. Pronti allora a condividere progetti divisi in gruppi ristretti secondo la mi- come il mercato del futuro, i 10.000 orti in gliore tradizione delle Food Academies, Africa e l’entomofagia. cominceranno a confrontare esperienze e proposte per cercare di nutrire il pia- Un evento straordinario che costituirà neta in futuro in modo sostenibile per un grande ponte tra i continenti, unendo tutti. Nel pomeriggio, poi, pronti per la indissolubilmente le vite di questi ragazgrande Disco Soup, in cui cucinare recu- zi, che torneranno a casa con nuove idee, perando la frutta e la verdura scartate o nuovi legami, nuove soluzioni. Tre giorinvendute ma perfettamente edibili, il ni dedicati ai temi che da maggio sono tutto a suon di musica. Quattro i fil rou- (o dovrebbero essere) al centro di Expo, ge che condurranno le attività dei par- quindi quale finale migliore per Terra tecipanti: la parola d’ordine del primo Madre Giovani se non visitare tutti insiegiorno sarà Connessione. Connessione me l’esposizione universale, presentando dei punti nella rete, connessione tra chi, nello spazio Slow Food i risultati di quein angoli diversi del pianeta, condivide sto evento che avrà indissolubilmente le stesse problematiche. posto le basi del cibo del futuro: e qui la Condivisione, ultimo pilastro dell’evento. Domenica 4 tocca all’Ispirazione. Gli oltre 2000 giovani tornano al lavoro entrando L’evento è realizzato da Slow Food, Slow nel vivo delle tematiche affrontate: ecco Food Youth Network, Terra Madre e allora che sul palco si alterneranno per- Unisg, in collaborazione con il Ministero sonaggi quali Carlo Petrini, Raj Patel, Pa- delle Politiche agricole, alimentari e fotrick Holden e Serge Latouche per discu- restali, la Fondazione Cariplo e la Comtere insieme di ocean grabbing, rapporto pagnia di San Paolo. tra cibo e religione, accesso alla terra e del Molte le realtà e le aziende coinvolte che ruolo dei migranti nel sistema alimenta- renderanno unica questa manifestare, giusto per darvi un piccolo assaggio. zione, contribuendo alla discussione e Una giornata dedicata allo scambio in all’organizzazione dei singoli appuntacui assistere e documentari, ascoltare menti e fornendo preziosi stimoli per i storie e lasciarsi ispirare, appunto. delegati di tutto il mondo. milano: la casa di terra madre giovani slow Milano: la casa di Terra Madre Giovani di Eleonora Bergoglio L’evento porterà le riflessioni sul futuro del cibo proprio nei luoghi in cui se ne dovrebbe discutere: nelle case, nelle associazioni, nelle famiglie di tutti noi 18 Una delle anime più importanti di questo Terra Madre Giovani-We Feed the Planet è sicuramente quella dell’ospitalità nelle sue diverse forme, dell’entusiasmo e dell’apertura della città alla pacifica moltitudine di contadini, allevatori, artigiani, cuochi, nomadi e attivisti del cibo che arriveranno a Milano dal 3 al 6 ottobre. Nell’anno dell’Esposizione Universale che fa di Milano la capitale mondiale del cibo, infatti, la speranza è che i giovani che già oggi con il loro lavoro nutrono il pianeta possano davvero entrare in contatto con la città che da mesi ospita l’Expo senza però esserne direttamente coinvolta; la speranza è che chi anche domani continuerà 19 All’inizio di questa avventura, la sfida di riuscire a ospitare duemilacinquecento ragazzi a Milano nonostante le risorse limitatissime poteva sembrare impossibile, e lo sarebbe stato se la città non si fosse dimostrata così ospitale e accogliente, a livello sia delle istituzioni sia dei singoli cittadini. Oltre infatti all’Assessorato alle Politiche sociali e cultura della salute, che da subito è stato a fianco dell’iniziativa, sono state tante le occasioni d’incontro e di dialogo con una costellazione tanto ampia quanto luminosa di enti e associazioni che operano sul territorio e con le quali abbiamo dato vita a una varietà di collaborazioni diverse, in pieno spirito “terramadrista”. Grazie a questa fitta rete, i ragazzi saranno ospitati in strutture di vario genere, dagli oratori che collaborano con il Centro Sportivo Italiano a vecchie scuole adibite a centri d’accoglienza e allestite da cooperative che offrono assistenza ai senza fissa dimora, da residenze per artisti a stanze messe a disposizione da ostelli e bed&breakfast solidali con l’iniziativa. In altri casi, come successo con la Caritas Ambrosiana e diverse altre associazioni, il supporto è arrivato con un importante sostegno alla All’inizio la sfida sembrava impossibile e lo sarebbe stata se la città non si fosse dimostrata così ospitale e accogliente a livello sia delle istituzioni sia dei singoli cittadini milano: la casa di terra madre giovani slow 20 a produrre energia per la vita abbia modo di portare le proprie istanze proprio lì dove se ne dovrebbe discutere: non solo nei padiglioni del sito di Rho, ma nelle case, nelle associazioni, nelle famiglie di tutti noi. comunicazione dell’appello a ospitare. Grazie a queste collaborazioni abbiamo quindi avuto modo di diffondere il messaggio a un’importante parte della popolazione milanese, attivando il passaparola e diffondendo il messaggio dell’evento stesso, oltre che il sostegno all’ospitalità. Tra le tante soddisfazioni in questo senso, una nota d’onore va senza dubbio alle tantissime famiglie che, autonomamente, hanno deciso di aprire le proprie case per accogliere alcuni ragazzi. A oggi sono oltre trecento i posti letto messi a disposizione a Milano e dintorni: chi ha messo a disposizione un divano letto, chi la camera dei figli partiti per l’università, chi un divano o una semplice brandina. È bastato un appello a scatenare l’entusiasmo di tutti i 21 Gad Lerner slow «Dai giovani contadini riceveremo sapienza e umanità, riempiendo di significato il piacere della conoscenza e dell’incontro» cittadini volenterosi di aprire le proprie porte a questa ondata di gioventù dai mille colori, entusiasmo che non manca di contagiare famiglie che si descrivono come «una specie di zoo dove c’è posto per tutti», o in chi lancia strani avvertimenti come «l’ospitalità è il mio forte, cucinare no. Vi ho avvertiti». 22 A fianco delle famiglie inoltre sono tante le personalità di spicco milanesi che hanno dato la loro disponibilità a ospitare un giovane in casa, come il giornalista Gad Lerner: «Non so ancora se gli offriremo un hummous delle mie origini, le trenette al pesto di mia moglie genovese, o gli agnolotti al plin monferrini della nostra patria d’adozione piemontese… Ma so di certo che dai giovani contadini che avremo la fortuna di ospitare il prossimo mese d’ottobre riceveremo sapienza e umanità, riempiendo di significato il piacere della conoscenza e dell’incontro. L’Expo 2015 è ancora in cerca di un’anima ma, contro le apparenze, Milano dimostrerà di averne una grande e accogliente». Non da meno l’attrice Lella Costa: «Che cosa significhi veramente nutrire il pianeta l’ho imparato molto prima di Expo, grazie a Slow Food e Terra Madre. Che solo i saperi, la passione, la tutela e la libertà dei contadini siano in grado di salvarlo, il pianeta, è una verità cruciale che sarebbe stupido, oltre che autolesionista, continuare a ignorare. Per questo mi onora e mi commuove che il prossimo ottobre la mia città accolga i più giovani tra i contadini di tutto il mondo, e lo faccia aprendo le proprie case e mostrando quel cuore lombardo, sobrio e generoso. E sono sicura che tanti altri milanesi si comporteranno come me, concretamente e consapevolmente, offrendo un letto, uno spazio, una condivisione. Perché fare senza dire non basta, ma dire senza fare non serve». Ma non finisce qui: anche Antonio Albanese, Philippe Daverio, Giovanna Zucconi e Roberto Vecchioni, solo per citarne alcuni, faranno parte della squadra degli “ospitanti”. Per chiunque abitasse a Milano, o conoscesse qualcuno disposto a ospitare, è ancora possibile offrire la propria disponibilità sul sito www. terramadregiovani.it. Basterà cliccare sul pulsante “Ospita” e registrarsi come famiglia ospitante fornendo le informazioni richieste, per poi entrare in contatto diretto con il proprio futuro ospite e accordarsi sugli aspetti pratici e logistici. terra madre giovani. lo sguardo dei protagonisti slow Terra Madre Giovani Lo sguardo dei protagonisti di Alessia Pautasso Da ogni angolo del pianeta questi giovani hanno lasciato i loro campi, le reti da pesca, le arnie e le greggi per trovarsi a Milano e discutere tutti insieme 24 Sono giovani, arrivano da ogni angolo del pianeta e sono a Milano per trovare le soluzioni concrete per nutrire il pianeta. Sono i protagonisti di Terra Madre Giovani-We Feed the Planet, il primo grande evento di Slow Food e della Rete Giovane dedicato a contadini, pescatori, allevatori e casari under 40. Hanno lasciato i loro campi, le reti da pesca, le arnie e le greggi per trovarsi qui e discutere tutti insieme, perché solo unendo i fili di questa meravigliosa rete di Terra Madre è davvero possibile invertire la rotta e cambiare il destino del nostro cibo. 25 temente migliorando, il che permette a molti bambini di andare a scuola» afferma Lee, che come molti altri non vede l’ora di partecipare all’evento di Milano «sapendo che ognuna di queste esperienze apre le nostre menti a nuove idee e nuove ispirazioni». Lo stesso entusiasmo che, a migliaia di chilometri di distanza, condivide Francisco Melo Medeiros, apicoltore brasiliano del Sertanejo, che lotta ogni giorno per «dare voce alle necesIn questa grande famiglia si incontrano sità di chi lavora la terra con rispetto, i volti e le storie di chi in ogni parte del di chi crede con determinazione che mondo ha deciso di dedicarsi alla terra, una convivenza con il clima semi-arirecuperando antichi insegnamenti o do di questa zona sia possibile». battendo strade mai percorse, con tutta la fatica e il coraggio che servono, so- Il nostro giro del mondo continua in prattutto a un giovane, per abbracciare Egitto, dove ci accoglie la vulcanica questa scelta di vita. Mariam Taher, ventisettenne con uno sguardo al mondo e i piedi piantati Ne sa qualcosa Lee Ayu, giovane tai- nella sua terra di origine. Impegnalandese tornato nel suo villaggio ta sui temi della sostenibilità e tutela dopo la laurea per impiantare una delle comunità locali, Mariam collabocoltivazione di caffè: «La mia idea ra con Slow Food e altre associazioni era quella di implementare la tra- egiziane e internazionali per tutelare sformazione del caffè in modo da la biodiversità come fonte di svilupottenere un prodotto di alta qualità po per il paese: «Far parte della rete di che potesse dare buone soddisfazioni Terra Madre e dei Presìdi Slow Food economiche ai contadini senza però permette alle nostre comunità di sencostringerli ad abbandonare le altre tirsi parte di un gruppo che affronta le produzioni, che dovevano continuare stesse difficoltà e cerca nuove idee per a garantire l’equilibrio produttivo del il futuro, ed è questa la ragione per cui villaggio». Una scommessa su cui all’i- guardo con grande attesa all’evento nizio hanno creduto in pochi, ma che di Milano: lo scambio interculturale è dopo qualche tempo si è rivelata vin- sempre un momento creativo, e sono cente: «La situazione economica del sicura che rientrerò a casa con entuvillaggio sta lentamente ma costan- siasmo e ottime idee su cui lavorare». terra madre giovani. lo sguardo dei protagonisti slow 26 Come ci ricorda Carlo Petrini, «sono loro che ogni giorno, in ogni angolo del mondo, portano avanti la crescita, ma non solo quella economica, la crescita della nostra dignità, della cultura, della felicità. E devono essere coscienti che anche se vivono in un villaggio sperduto delle Ande o in un’oasi del deserto, con il loro lavoro realizzano la politica più forte e più bella, perché non sono soli, fanno parte di un’unica grande famiglia». 27 Ed è ancora Bledar Kola, giovanissimo chef albanese, a ricordarci il ruolo dei cuochi nel sensibilizzare i clienti a un cibo buono, pulito e giusto che rispetti il nostro pianeta. «I progetti come Terra Madre Giovani sono occasioni uniche per rinsaldare le maglie di questa meravigliosa rete. I pastori, i contadini, i cuochi, i consumatori: è necessario imparare ad avere un dialogo più costruttivo, dal quale possa nascere una gastronomia più buona, pulita e giusta. Per questo do appuntamento a tutti a Milano, dal 3 al 6 ottobre. Terra Madre Giovani-We Feed the Planet sarà un evento davvero unico, in cui far germogliare una nuova visione del futuro». Vi aspettiamo a Milano per conoscere i protagonisti del sistema alimentare del futuro La storia di Alessandro Boasso e Arianna Marengo ci porta a Mombarcaro, piccolo borgo di trecento abitanti immerso nell’alta Langa piemontese. «Alleviamo 60 pecore e produciamo diversi formaggi, tra cui la tuma di pecora delle Langhe, Presidio Slow Food. Coltiviamo anche mais ottofile e grani di varietà antiche, oltre ad aver trasformato la nostra casa in fattoria didattica. Organizziamo diversi laboratori per adulti e bambini alla scoperta degli animali e della caseificazione, della lana e del territorio che ci ospita». Sono molti i modi di fare rete, per i giovani, e qualche volta ci si mette pure l’amore, come nel caso di Arianna e Alessandro. Come per tanti altri ragazzi e ragazze che saranno a Milano a ottobre, anche loro sono tornati alla terra perché hanno creduto in un progetto di vita grazie al quale è possibile lavorare in armonia con la propria comunità e mantenendo vivo un territorio, e noi dovremo essere al loro fianco. Molte storie, un unico destino e un obiettivo comune: rivoluzionare il sistema alimentare. Vi aspettiamo a Milano, venite a incontrarli. terra madre giovani. lo sguardo dei protagonisti slow 28 «Immagino l’esperienza di Milano durante Terra Madre Giovani come un grande momento di condivisione nel quale tutti, casari e panificatori, viticoltori e pescatori, potranno confrontarsi e imparare a conoscere meglio le loro stesse filiere produttive, per tornare a casa con grandi spunti su come migliorare il proprio lavoro, e soprattutto con la consapevolezza di non essere soli e di avere il supporto di una grande rete internazionale dalla quale potremo sempre continuare a imparare». Questo ci confida Irene Bruins, dolcissima allevatrice di vacche da latte dei Paesi Bassi, che ha deciso di investire il suo futuro nella produzione di prodotti di qualità, senza mai distogliere l’attenzione dal benessere animale dei suoi capi e dai progetti didattici coinvolgendo le scuole del territorio. 29 02 expo 2015 Piada, Amore e Fantasia Expo 2015 «In ogni epoca, presso ogni popolo, nessun padre, potendo scegliere tra i mestieri, ha consigliato al proprio figlio di fare il contadino, nessun figlio, anche se appartenente agli strati più poveri, un bel mattino si è alzato ed è corso ad annunciare ai genitori e agli amici la sua vocazione di arare i campi. Il contadino è l’unico mestiere che, costretti, hanno continuato a fare i figli dei contadini» Nelle nostre PIADE leggendo gli ingredienti potrai trovare…farina di grano romagnolo, sale marino integrale di Cervia, olio extra vergine di oliva nostrano spremuto a freddo oppure il lievito madre. AMORE perché le nostre artigiane curano la cottura ed il confezionamento delle piade come se fossero un oggetto prezioso…sono tutte precotte a mano, una ad una. FANTASIA.. prendete una delle nostre piade, scaldatela bene e liberate la vostra creatività in cucina. Alessandro Petrucelli, Lettera ai contadini 31 di Francesca Rocchi 32 Vi siete mai chiesti quante siano le persone che tutti i giorni, volontariamente, partecipano con le loro azioni a quella che viene definita la società civile? Cosa vuol dire società civile? Senza scomodare Rousseau, Hegel e Marx che su questo hanno già fatto da tempo i loro pensieri, per società civile lo Zingarelli intende «l’insieme delle relazioni associative, economiche, culturali e sociali intercorrenti nelle società complesse tra i cittadini, che si pone come un reticolo distinto e talvolta contrapposto allo Stato e alla società politica». Per noi attivisti Slow Food la definizione si traduce in vita quotidiana, quella fatta di partecipazione attiva alla vita del nostro paese, di azione nelle nostre condotte per cercare di far sì che tutti possano l’eredità di expo slow L’eredità di Expo: #IOMANGIOGIUSTO Slow Food, Action Aid e Cittadinanzattiva insieme per migliorare le mense scolastiche portare avanti il loro diritto di vivere meglio, cominciando da quello che mangiamo. Per noi, nati quasi trent’anni fa, la strada è stata tracciata seguendo il filo logico della tutela delle tradizioni, della biodiversità, del diritto al cibo buono pulito e giusto per tutti ma per fortuna non siamo stati i soli ad attivare reti e comitati locali, a intrecciare ragionamenti per la tutela dei nostri diritti. In Italia le associazioni no profit sono più di 300 000 tra micro e macro, e mobilitano ogni giorni centinaia di migliaia di persone, reti che esercitano, attraverso le loro azioni, il loro diritto fondamentale di partecipare alle decisioni che riguardano la cura di interessi aventi rilevanza sociale. Questo diritto sancito dall’articolo 118 nella nostra Costituzione è il risultato di battaglie portate avanti proprio dalla società civile e dalla forza della gente che non vuole più restare a guardare come viene gestito il nostro paese, ma vuole partecipare attivamente. Nel mondo ideale può sembrare semplice ribadire un diritto sancito dalla Costituzione, quando in realtà è veramente difficile riuscire a concretizzare risultati importanti, tali da poter cambiare in meglio la vita delle persone. Sebbene un’associazione come la nostra sia stata capace di costruire una rete capillare in tutto il mondo, siamo sempre il solito Davide contro Golia. Questo se rimaniamo da soli e non abbiamo la capacità di alzare lo sguardo verso le altre reti di cittadini che a loro volta hanno dato vita a diverse battaglie, magari su altri temi, vicini ai nostri. Ecco perché circa due anni fa, sollecitati da un’idea del segretario nazionale di Action Aid Marco De Ponte, e con Cittadinanza Attiva, abbiamo cominciato a ragionare e a confrontarci su una possibile alleanza per battaglie su temi comuni, convinti che l’unione faccia la forza, dando vita a Italia, Sveglia! 33 2015 l’emendamento al Ddl 2994 sulla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (c.d. La Buona Scuola) proposto da Italia, Sveglia! introducendo il comma 5 dell’art. 2: con l’obiettivo di «rafforzare l’educazione a un’alimentazione sana, corretta, sostenibile per l’ambiente, che valorizzi le tradizioni agroalimentari locali, le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche… nelle gare concernenti i relativi servizi di fornitura, possono prevedere criteri di priorità per l’inserimento di prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, provenienti da filiera corta agricola e ittica, e di prodotti agricoli e alimentari derivanti dall’agricoltura biologica o comunque a ridotto impatto ambientale». Questo non è che l’inizio di un modo di pensare diverso, che trova forza nell’unione e che forse proprio per questo, in un’Italia massacrata dalle divisioni, diventa persino rivoluzionario. Vi aspettiamo tutti venerdì 18 settembre alle 16,30 a Cheese nella casa di Slow Food in via Principi a Bra con i protagonisti di Italia, Sveglia!, Action Aid e Cittadinanzattiva per parlare insieme di mense e per ragionare sulla forza della partecipazione attiva. l’eredità di expo slow Italia, Sveglia! è un’alleanza tra le organizzazioni ActionAid*, Cittadinanzattiva** e Slow Food Italia, lanciata pubblicamente il 28 maggio 2015, con l’ambizioso obiettivo di moltiplicare l’offerta di occasioni di impegno e attività per i cittadini attraverso una collaborazione sempre più stretta tra le organizzazioni e aperta a ulteriori adesioni, al fine di mettere in comune competenze e capacità operative. Le tre associazioni hanno la capacità insieme di mobilitare, attraverso le rispettive reti, circa 500 000 attivisti. Ci siamo così focalizzati su un primo tema comune affrontando un ambito che interessa circa 10 milioni di italiani e in particolare bambini e famiglie: la ristorazione collettiva nelle scuole, che vede la bella cifra di 380 milioni di pasti l’anno, un fatturato di circa 1,3 miliardi di euro, 2,5 milioni di utenti, e che ci è sembrata la prima vera urgenza da portare avanti insieme, una prima petizione da lanciare a tutti i cittadini. Chiunque potrà contribuire a migliorare la vita dei bambini semplicemente firmando e aderendo a #iomangiogiusto all’indirizzo petizioni.actionaid.it entro il 31 ottobre, data di chiusura dell’Expo, e far sì che, nell’anno in cui si pensa a nutrire il pianeta, si cominci a nutrire i nostri bambini come si deve: sarà questa la nostra eredità di Expo. Le tre organizzazioni ora stanno implementando in sinergia “La mensa che vorrei : progetto di educazione al diritto al cibo e a una mensa buona, sostenibile e giusta”, finanziato da Fondazione Cariplo, Comune di Milano e Regione Lombardia. Il progetto mira ad accrescere la qualità, la sostenibilità e la sicurezza delle mense di 30 scuole italiane, attivando e sensibilizzando i cittadini e gli studen- Le mense scolastiche gestiscono 380 milioni di pasti l’anno / Le mense scolastiche gestiscono 380 milioni di pasti l’anno / Le mense scolastiche gestiscono 380 milioni di pasti l’anno / Le mense scolastiche gestiscono 380 milioni di pasti l’anno / Le mense scolastiche gestiscono 380 milioni di 34 ti lombardi sui temi dello spreco alimentare e del diritto al cibo. I beneficiari diretti del progetto sono 4000 tra studenti e insegnanti, nonché 1800 genitori e 25 000 visitatori di Expo, che potranno prendere parte agli eventi di sensibilizzazione sul diritto al cibo e sullo spreco alimentare organizzati a beneficio della cittadinanza. Siamo soddisfatti che la Camera abbia accolto nella seduta del 20 maggio — ( ) * Action Aid (www.actionaid.it), da 25 anni in Italia, è presente in 50 Paesi nel mondo, con 2000 organizzazioni locali, 200 000 attivisti in Italia. La sua filosofia si basa principalmente sul diritto al cibo, sulla sovranità alimentare, sulla lotta alla povertà. ( **) Cittadinanzattiva (www.cittadinanzattiva.it), nata ben 37 anni fa per la tutela dei diritti dei cittadini, ha portato avanti battaglie storiche che hanno dato vita a istituzioni fondamentali come il Tribunale del malato e l’intregrazione del principio di sussidiarietà nell’articolo 118 nella Costituzione italiana. Ha sedi in tutta Italia e nel mondo. 35 — L’appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Governo italiano e ai Ministri di competenza per rivedere le linee di indirizzo per la ristorazione scolastica entro il 31 ottobre 2015. Firma su petizioni.actionaid.it l’eredità di expo slow #IOMANGIOGIUSTO Stimato Presidente, oggi 2,5 milioni di bambini e le rispettive famiglie sono coinvolti nel sistema di ristorazione scolastica. Ogni bambino consuma in media 2000 pasti nel corso del suo ciclo scolastico. Actionaid, Cittadinanzattiva e Slow Food, unite nell’alleanza «Italia, Sveglia!», ritengono che, nel quadro di Expo e del suo ambizioso obiettivo “Nutrire il pianeta”, il Governo italiano non possa trascurare un contesto così importante non solo per il benessere e la salute dei soggetti coinvolti, ma anche perché la scuola è un luogo privilegiato per promuovere sistemi agroalimentari sostenibili e trasparenti. Urge, quindi, promuovere un quadro di riferimento nazionale che orienti il mercato della ristorazione scolastica verso scelte sostenibili e responsabili, che promuova la tutela e la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, nonché un sistema agroalimentare sostenibile. Le chiediamo, quindi, di rivedere le Linee di indirizzo nazionale per la Ristorazione Scolastica (provvedimento del 29 aprile 2010), inserendo o rafforzando le indicazioni relative a: d Utilizzo di prodotti locali e sani per i cittadini e l’ambiente. Far sì che nei capitolati d’appalto siano promossi i prodotti a basso impatto ambientale (biologici o da agricoltura integrata e senza l’utilizzo di Ogm), stagionali e, quanto più possibile, prodotti localmente in modo da ridurre il numero di passaggi tra produttore e consumatore e valorizzare il legame tra cibo e territorio. Il cibo che arriva dai Paesi in via di sviluppo dovrebbe inoltre provenire dalla filiera del commercio equo e solidale, a certificazione di criteri produttivi di giustizia sociale, economica e ambientale. 36 37 slow d Rispetto di lavoratori, ambiente e consumatori È fondamentale che i fornitori dei pasti nelle mense operino nel rispetto dell’ambiente e con principi ispirati alla responsabilità sociale di impresa; che il servizio assicuri la somministrazione di acqua pubblica e non imbottigliata; che ci sia l’impegno a implementare misure energeticamente sostenibili (nell’uso di stoviglie ecologiche, nella produzione e nel trasporto). d Partecipazione di genitori e alunni alla definizione del servizio Fare in modo che le commissioni mensa (cittadine e non) siano ovunque attive, funzionanti e disciplinate da un Regolamento comunale, che si prevedano attività promosse dalle e nelle scuole e dall’amministrazione per un loro corretto funzionamento e che si sperimentino forme di partecipazione anche dei bambini che per primi usufruiscono del servizio. Ampliare il ruolo delle commissioni mense nella definizione dei criteri da inserire nei capitolati e nello sviluppo di un ruolo educativo e di monitoraggio civico. d Trasparenza delle gare di appalto Prevedere meccanismi di controllo dei Comuni e delle gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di ristorazione in maniera che questi rispondano a requisiti di trasparenza e che siano guidati nella scelta da costi complessivi del servizio e non solo dal prezzo, che rendano comprensibili e comparabili i costi del servizio e che stimolino la partecipazione dei cittadini (in particolare dei genitori e del personale scolastico) alla definizione dei capitolati d’appalto in un’ottica di trasparenza e partecipazione. d Riduzione degli sprechi e dei rifiuti Promuovere organicamente modalità attraverso le quali i bambini, il personale scolastico, le aziende fornitrici del servizio e gli amministratori locali siano alleati nell’applicare pratiche di prevenzione e riduzione degli sprechi e dei rifiuti. Certi del Suo impegno per promuovere una ristorazione scolastica più giusta e sostenibile, Le auguriamo buon lavoro. Cordiali saluti 38 2015 GENOVA 14-17 PORTO ANTICO MAGGIO di Silvia Ceriani Contro ogni previsione, Expo ad agosto è stata una sorpresa, con un aumento di visitatori, anche stranieri – finalmente –, che hanno sfidato il caldo per venire a Milano e visitare l’Esposizione universale, animati dalla voglia di vedere come il tema “Nutrire il pianeta” sia stato approfondito dai diversi Paesi, o semplicemente per provare un’esperienza diversa, passeggiando fra i padiglioni. Un bilancio sempre più definito lo hanno fatto in tanti giornali: siti, media. Anche noi, a più riprese, anche su queste pagine dove oggi proponiamo una lettura a più voci. 40 Federica Bolla è fra coloro che Expo la conoscono meglio, per il fatto stesso di averci lavorato a lungo, prima che l’evento iniziasse, e di trascorrervi buona parte del suo tempo. Si può dire, in effetti, che la nostra Expo l’abbia vista nascere quando era ancora un progetto embrionale, vedendola arricchirsi di sempre più elementi. Passandovi così tante ore Federica è anche colei che più di ogni altro ha modo di raccogliere le opinioni dei visitatori che tutti i giorni transitano nel nostro stand. «Sono in molti a rimarcare che, in generale, questa Expo ha messo in luce tutta una serie di contenuti poco attinenti al tema che si era proposta di sviluppare. È vero, ci sono padiglioni particolarmente interessanti, come la Germania, che è stata in grado di proporre dei contenuti forti, o la Svizzera, per il suo modo immediato e divertente di affrontare la domanda “(di cibo) ce n’è per tutti?”. Altrove, però, la visita diventa deludente perché il tema è stato affrontato troppo superficialmente, ammesso che sia stato affrontato… Anche i cluster tematici, che pure hanno un bell’approccio narrativo nelle parti comuni, non risultano così interessanti se si visitano le aree dei Paesi che li compongono. Faccio un esempio: il cluster tuberi e cereali spiega bene le questioni storiche, commerciali e alimentari inerenti il mais, il grano, l’orzo… Però entrando nel padiglione del Venezuela, della Bolivia o di uno a caso fra gli altri Paesi rappresentati prevarrà un senso di delusione. Quanto a noi, mi sento di poter dire che la struttura generale del padiglione, che pure è molto bella, avrebbe dovuto essere un po’ diversa per invitare un maggior numero di visitatori. E poi, guardandomi intorno, mi dico anche che sarebbe stato bello misurarsi con un ristorante vero e proprio oppure con un mercato dei produttori…». Le fa eco Valter Bordo, che da un paio di mesi è diventato uno degli “expo-residenti”. Valter vanta un record particolare perché, dopo Giuseppe Sala, ovviamente, è uno dei pochi ad avere visitato tutti i padiglioni del sito espositivo. Tutti! «Mi ci sono volute due settimane per farlo e ho concluso oggi il mio giro con la Repubblica Ceca, che ha sviluppato un tema interessante e originale: il silenzio. Il principio del padiglione, infatti, è che il rumore, in un certo senso, disturberebbe la crescita delle piante. Va detto, però, che chi viene a Expo con animo puro, con l’intenzione di scoprire veramente come potremo nutrire il pianeta senza esaurirne le risorse, è un po’ come se andasse alla ricerca del sacro Graal. Personalmente ho trovato vincenti quei padiglioni che hanno puntato sulla “semplicità”, su una sola idea sviluppata in modo efficace e immediato. Per esempio l’Austria, che ha riprodotto una foresta austriaca in scala ridotta che fornisce 62,5 chili di ossigeno fresco ogni ora – il quantitativo utile ai polmoni di 1800 visitatori al giorno. Molto belli e interessanti sono anche il “Tavolo della condivisione” proposto dal padiglione della Santa Sede, il modo didattico in cui il Principato di Monaco affronta il tema del benessere dei mari e delle risorse ittiche, o ancora la rete interattiva del Brasile che collega i tre piani del padiglione. Per quanto riguarda Slow Food, concordo con Federica. Il nostro padiglione è molto bello, ma non è molto visibile e riesce difficile attirarvi un pubblico che, mediamente, è meno attento e prepara- expo-advisor. le opinioni del mondo slow slow Expo-advisor Le opinioni del mondo slow 41 expo-advisor. le opinioni del mondo slow slow 42 to rispetto a quello che frequenta abitualmente i nostri eventi. Sul fronte degustazioni, si è rivelata vincente l’idea dell’aperitivo slow, che soprattutto in quest’ultimo mese ha avuto ottimi riscontri». Nino Pascale, invece, a Expo non ci è stato altro che “a spot”, tuttavia nota, come molti nel mondo slow e non solo, «una dicotomia che vede contrapposti la qualità organizzativa da una parte e la povertà di contenuti dall’altra. Pur non avendola visitato in modo approfondito, l’impressione prevalente è che l’evento risponda più a logiche commerciale che all’esigenza di sviluppare il tema proposto… Anche io, come altri colleghi, resto dell’idea che non tutti i Paesi ospitati si siano davvero posti la domanda di come nutrire il pianeta. Poi ci sono ovviamente delle belle eccezioni, come il padiglione della Santa Sede o quello della Svizzera. Per Slow Food, invece, a parte la mostra “Scopri la biodiversità”, che è bellissima e sviluppa bene il tema che ci siamo dati, vorrei sottolineare il successo delle attività educative, che è un segnale a mio avviso incoraggiante e rispondente alla nostra missione. Vedere la fila di bambini e ragazzi iscritti alle nostre attività ludiche o osservarli che passeggiano nell’orto con curiosità è un’autentica gioia per gli occhi». Roberto Burdese, invece, ha una visione decisamente più critica sull’organizzazione dell’evento. «Il bilancio del padiglione Slow Food è in chiaroscuro. Sulla nostra partecipazione pesa uno dei più gravi ed evidenti deficit organizzativi di Expo: l’ingresso Est/Roserio, che doveva dirottare sull’estremità orientale del Decumano almeno il 30% dei visitatori attesi (100 000 di media al giorno), sin dal primo giorno non ha funzionato e se va bene registra un decimo dei passaggi attesi. Ne consegue che tutta l’area orientale soffre di una sorta di “sovradimensionamento” rispetto al numero effettivo di persone che ospita quotidianamente. D’altro canto, però, sono anche tanti i motivi di soddisfazione. Per esempio, la presenza di molti giornalisti stranieri che hanno visitato il nostro padiglione, il palinsesto dello Slow Food Theater, che sta altamente qualificando la nostra partecipazione, o ancora l’orto, che è un autentico spettacolo. È vero, avremmo dormito sonni più tranquilli se anche le degustazioni avessero funzionato meglio, ma in generale siamo contenti di come abbiamo lavorato, raccontando le nostre storie, rispondendo al tema e mantenendo la promessa che ci eravamo fatti prima che Expo iniziasse». 43 I protagonisti dell’area Slow Cheese 18-24 maggio 8-14 giugno — Caciocavallo di Agnone vaccino / Molise — Bodoglino vaccino / Umbria — Bitto storico vaccino / Lombardia — Arribes de Salamanca ovino / Spagna — Parmigiano reggiano vaccino / Emilia Romagna — Caciofiore della campagna romana ovino / Lazio — Asiago stravecchio vaccino / Veneto — Brie de Meaux vaccino / Francia 1-10 maggio 25-31 maggio 15-21 giugno — Bitto Dop vaccino / Lombardia — Castelmagno di montagna vaccino, ovino e caprino / Piemonte — Vastedda della valle del Belice ovino / Sicilia — Bleu d’Auvergne Aoc vaccino / Francia — Taleggio Dop vaccino / Lombardia — Bitto vaccino / Lombardia — Pecorino di Osilo ovino / Sardegna — Gouda farmstead vaccino / Olanda — Casizolu vaccino / Sardegna — Montèbore vaccino 75%, ovino 25% / Piemonte — Parmigiano reggiano vaccino / Emilia-Romagna — Altejo vaccino / Spagna 11-17 maggio 1-7 giugno 22-28 giugno — Stracchino all’antica delle valli orobiche vaccino / Lombardia — Valtellina casera Dop vaccino / Lombardia — Cacioricotta del Cilento caprino / Campania — Stawley caprino / Regno Unito — Parmigiano reggiano vaccino / Emilia-Romagna — Toma di pecora delle Langhe ovino / Piemonte — Pecorino di Osilo ovino / Sardegna — Ogleshield vaccino / Regno Unito — Parmigiano reggiano vaccino / Emilia-Romagna — Pecorino dei Monti Sibillini ovino / Marche — Fiore sardo dei pastori ovino / Sardegna — Altejo vaccino / Spagna Settimana per settimana, ecco la lista dei formaggi che abbiamo già degustato nella nostra area durante i mesi dell’Expo. Sul nostro sito slowfood.com/expo2015 trovate il calendario completo dei prodotti da assaggiare nell’ultimo mese dell’esposizione. 29 giugno 5 luglio 27 luglio 2 agosto — Mozzarella di bufala bufalino / Campania — Agrì di Valtorta vaccino / Lombardia — Pecorino delle Balze volterrane ovino / Toscana — Brie de Meaux vaccino / Francia — Mozzarella di bufala bufalino / Campania — Caciocavallo podolico del Gargano vaccino / Puglia — Caciocavallo podolico della Basilicata vaccino / Basilicata — Caprino della Valsesia caprino / Piemonte — Afuega ’l pitu vaccino / Spagna 24-30 agosto — Fontina vaccino / Valle d’Aosta — Provola delle Madonie vaccino / Sicilia — Bagòss di Bagolino vaccino / Lombardia — Afuega ’l pitu vaccino / Spagna 6-12 luglio 3-9 agosto 31 agosto 6 settembre — Mozzarella di bufala bufalino / Campania — Latterie turnarie vaccino / Friuli Venezia Giulia — Canestrato di Castel del Monte ovino / Abruzzo — Sparkenhoe red leicester vaccino / Regno Unito — Fontina vaccino / Valle d’Aosta — Nostrano di Pinè di grigio alpina, Maso Prener vaccino / Trentino — Toma di pecora brigasca ovino / Liguria — Afuega ’l pitu vaccino / Spagna — Asiago di allevo vaccino / Veneto — Parmigiano reggiano di vacca bianca modenese vaccino / Emilia-Romagna — Piacentinu ennese ovino / Sicilia — Sparkenhoe red leicester vaccino / Regno Unito 13-19 luglio 10-16 agosto 7-13 settembre — Mozzarella di bufala bufalino / Campania — Caciocavallo palermitano vaccino / Sicilia — Ogleshield vaccino / Regno Unito — Caciofiore della campagna romana ovino / Lazio — Fontina vaccino / Valle d’Aosta — Pallone di Gravina vaccino / Puglia — Robiola di Roccaverano caprino / Piemonte — Vacherin fribourgeois a latte crudo vaccino / Svizzera — Asiago di allevo vaccino / Veneto — Pannerone di Lodi vaccino / Lombardia — Marzolina caprino, ovino e vaccino / Lazio — Vega caprino/ Spagna 20-26 luglio 17-23 agosto 14-20 settembre — Mozzarella di bufala bufalino / Campania — Caciocavallo di Ciminà vaccino / Calabria — Cevrin di Coazze caprino, vaccino / Piemonte — Camembert vaccino / Francia — Fontina vaccino / Valle d’Aosta — Vezzena vaccino / Trentino — Provola delle Madonie vaccino / Sicilia — Afuega ’l pitu vaccino / Spagna — Asiago di allevo vaccino / Veneto — Macagn vaccino / Piemonte — Maiorchino ovino e caprino / Sicilia — Sbrinz d’alpeggio vaccino / Svizzera di Alessandro Petruccelli lettera ai contadini slow Lettera ai contadini della mia terra e di tutte le terre Cari contadini della mia terra e di tutte le terre, vi ricordate quel giorno? È stato un bel giorno quel giorno in cui abbiamo capito che se ci volevamo riscattare sul serio dal disprezzo del mondo e dalla schiavitù delle zolle, questo riscatto doveva essere pagato con il nostro sudore e il nostro sacrificio. Io sono andato a scuola a piedi tra il vento e la pioggia, per impervi sentieri, con lunghi cammini, voi siete andati all’estero indifesi e soli tra gente sconosciuta; avete dormito nelle baracche e avete fatto i lavori più umili e nei momenti di riposo vi siete preparati i pasti e lavati la biancheria o avete scritto alle famiglie lontane e avete desiderato avere accanto la moglie e i figli. Voi con l’emigrazione e io con i libri abbiamo raggiunto lo stesso scopo. Con i risparmi che avete fatto, vi siete costruiti le case in città o nei pressi di strade frequentate e avete aperto botteghe e trattorie, dopo anni di servizio in ristoranti e negozi stranieri; o, dopo anni di apprendistato, siete entrati nelle fabbriche come operai specializzati. Avete viaggiato e accumulato tante esperienze e mentre prima pensavate che la vita consistesse solo nei doveri, da anni ormai conoscete dove arrivano i vostri diritti. I nostri figli, diversamente da noi, non sono cresciuti dietro gli animali e non hanno imparato solo la fatica. Occorreva andarsene dai campi per non essere più contadini. Noi ce ne siamo andati, rompendo gli schemi di un ordinamento sociale che durava da millenni. È stata una rivoluzione totale la nostra e l’abbiamo fatta senza barricate, senza sangue e senza bandiere. In ogni epoca, presso ogni popolo, nessun padre, potendo scegliere tra i mestieri, ha consigliato al proprio figlio di fare il contadino, nessun Abbiamo rotto rotto schemi che duravano da millenni / Abbiamo rotto schemi che duravano da millenni / Abbiamo rotto schemi che duravano da millenni / Abbiamo rotto schemi che duravano da millenni / Abbiamo rotto schemi che duravano da millenni / Abbiamo rotto schemi che 46 figlio, anche se appartenente agli strati più poveri, un bel mattino si è alzato ed è corso ad annunciare ai genitori e agli amici la sua vocazione di arare i campi. Il contadino è l’unico mestiere che, costretti, hanno continuato a fare i figli dei contadini. Da anni, da sempre, gli altri ci hanno considerati fuori dal mondo civile. Ogni tanto sono venuti a osservare il nostro comportamento e a studiarci come se fossimo scimmie e pappagalli, sono venuti superbi o 47 schifate presso di loro invece, sono diventate belle, hanno acquistato prestigio e hanno dato al loro animo una verniciatura di sensibilità. Cari contadini, da anni, da sempre tra capo e collo ci stava una tradizione che era disprezzo. Sugli autobus, sui treni si sono seduti a forza accanto a noi. «Ecco, questo è un contadino» diceva tra sé il truffatore e si preparava a intrappolarci. «Ecco, questo è un contadino» pensava il medico e ci trovava malattie lunghissime. Se ci trovavamo in città, quelli che ci vedevano passare ci additavano ai loro figli: «Guardate, sono quelli i cafoni». Se una donna andava vestita male o alla buona la lettera ai contadini slow pietosi in mezzo a noi, ci hanno interrogati e hanno assistito curiosi o divertiti alla nostra lealtà, hanno goduto delle nostre reazioni e se ne sono andati, contenti di non essere come noi. La nostra fede l’hanno chiamata superstizione, la nostra pensosità intontimento; il nostro amore passione selvaggia, la nostra energia forza bruta, la nostra semplicità nient’altro che ignoranza. La nostra, poi, non è stata ritenuta cultura, ma folclore e a nulla sono valsi i nostri innesti, i tralci disposti con simmetria, i solchi diritti, le mete di paglia e di fieno con pendenza perfetta, le decorazioni dei carri Non è stata data alcuna importanza al nostro rispetto per la terra / Non è stata data alcuna importanza al nostro rispetto per la terra / Non è statadata alcuna importanza al nostro rispetto per la terra / Non è stata data alcuna importanza al nostro rispetto per la terra / Non è stata data alcuna 48 e degli aratri, le serenate che abbiamo composto per l’amata e cantato sui colli, le ninne nanne con cui abbiamo acquietato i bambini del mondo, le canzoni con cui abbiamo accompagnato i nostri lavori e i nostri pellegrinaggi. Allo stesso modo, non è stata data alcuna importanza al nostro rispetto nei confronti della terra madre. Infatti, finché noi siamo stati custodi del territorio, rari o rarissimi sono stati gli smottamenti e le frane, rare o rarissime sono state le alluvioni, perché piantavamo alberi che con le loro radici trattenevano il terreno che tendeva a scivolare, perché ogni rettangolo o quadrato di terra era delimitato da fossi che ogni anno venivano rifatti o puliti e non permettevano il ristagnare neppure a una goccia d’acqua. Solo quando abbiamo fatto del male, ci hanno reputato consapevolmente cattivi, razionalmente spietati: per il resto, ci siamo comportati con istinto e senza gusto e siamo stati come animali che si accoppiano mangiano bevono e lavorano, ripetendo gesti e azioni di cui non si rendono conto. Tuttavia, nei periodi di decadenza ci hanno considerati come la loro riserva umana e come uccelli rapaci sono venuti a cercare e a prendere da noi quei sentimenti originari che per smodatezza o ambizione avevano perduti. Si sono appropriati così dei nostri usi, delle nostre parole, dei nostri riti, dei nostri balli, delle nostre cassepanche; hanno attraversato in lungo e in largo le campagne alla ricerca dei nostri cibi genuini e del nostro modo di prepararli: e tutte queste cose quando erano presso di noi le hanno rimproveravano: «Sembri una contadina». Quando un bambino mangiava la mela o il pane, tagliandoli a pezzi con il coltello, i presenti lo aggredivano: «Non così, così mangiano i contadini». Ogni ragazzo che andava male a scuola o non voleva imparare un mestiere, i genitori lo minacciavano: «Zapperai la terra!». Quando un giovanotto faceva l’imbecille o il maleducato con una ragazza, quando uno entrava col cappello in testa o usciva lasciando la porta aperta, quando uno beveva e si asciugava bocca con la manica, gli dicevano o pensavano di dirgli: «Villano!», attribuendo così a noi ogni loro indecenza. A chi aveva uno schizzo di fango o una macchia qualunque sul vestito o sulle scarpe si chiedeva con disgusto: «Da dove vieni, dalla campagna?», e poiché i luoghi ritenuti colpevoli di sporco erano i nostri, noi, quando uscivamo da essi, ci rimboccavamo i calzoni, esponendo nudi gli stinchi alle spine, attraversavamo scalzi i rivi, camminavamo scalzi sui sassi appuntiti e solo prima di entrare in paese ci mettevamo le calze e le scarpe. Ora che la civiltà contadina non c’è più, ai giovani che vivono nelle comodità, ai giovani che sono diplomati o laureati, ai giovani che conoscono ogni segreto dei telefonini e dei computer diciamo di provare a entrare nel mondo che noi abbiamo lasciato. Coltivare i campi per loro non sarà una condanna, ma una libera scelta; non solo, ma nessuno può sapere quali orizzonti gli potrà aprire davanti il contatto vero con la natura. Essi, poi, useranno le macchine e non saranno chiamati contadini, ma tecnici o industriali della terra. 49 Il nostro cibo quotidiano il nostro cibo quotidiano 03 «Mangiare è l’atto finale di un lungo processo produttivo, e deve essere in qualche modo un atto produttivo, nella connotazione più positiva della parola. Diciamo no alla spersonalizzazione del cibo: vogliamo vedere le facce dei produttori, sapere che il commerciante ha fatto un buon lavoro per noi nella selezione dei prodotti e nelle politiche dei prezzi, conoscere l’artigiano e come lavora» Carlo Bogliotti, Fare la spesa con Slow Food 51 di Agnese Del Canto A Bra, durante i quattro giorni di Cheese, risaliremo “Alle sorgenti del latte” e lo faremo attraverso le storie, le esperienze e i racconti dei protagonisti del mondo caseario di qualità 52 Che cosa intendiamo per formaggio quotidiano? Prima di rispondere a questa domanda la questione da porsi è un’altra: chi produce il nostro formaggio quotidiano? E soprattutto, che cosa significa essere casari oggi? Cercheremo di rispondere nel corso di questa edizione di Cheese, focalizzando l’attenzione non solo sul prodotto, ma soprattutto su chi dedica la propria vita a fare in modo che le forme di cacio arrivino sulle nostre tavole. A Bra, durante i quattro giorni della manifestazione, risaliremo “Alle sorgenti del latte”, e lo faremo attraverso le storie, le esperienze e i racconti dei protagonisti del mondo caseario di qualità: giovani casari che hanno scelto di proseguire una professione antica e nobile, pastori e malgari che, nonostante tante problematiche, hanno deciso di rimanere (o ritornare) in montagna e preservare quella biodiversità che solo i pascoli e gli alpeggi sanno offrire. I pastori sono l’elemento vincente nel Giovani che spesso, a differenza dei loro avi, sono in grado di fare rete, di scambiarsi esperienze tramite le nuove tecnologie e, perché no, di dare vita a progetti di recupero delle tradizioni e dei territori. Ne sa qualcosa Elisa Fantino, che con la società Des Martin ha messo in piedi a un’attività produttiva artigianale per riportare la vita a Val- dell’ecosistema, un valido modello insomma, alternativo a quello basato sulla produttività a discapito della qualità e dell’ambiente. Di esperienze da raccontare ce ne sono diverse, storie che meritano di essere valorizzate. Ascoltare le parole di chi quel mondo lo vive e lo affronta ogni giorno, ci permette di capire l’importanza che abbiamo anche noi consumatori, che con le nostre scelte determiniamo l’economia. Alcune storie partono da lontano, come quella di Agitu Idea Gudeta, ragazza che dall’Etiopia (da cui è stata scacciata in seguito al suo impegno contro il land grabbing) si è stabilita in Trentino per salvare la capra pezzata mochena dall’estinzione, oppure quella di Ruben Lazzoni, che più di 10 anni fa, venticinquenne, decise di dedicarsi all’azienda agricola di Champremier, in Valle d’Aosta, dove vive con la sua famiglia. Oggi gli animali allevati da Ruben sono oltre cinquanta, perlopiù capre di razza camosciata alpina, da cui ogni anno si ottengono sei tipi di formaggi diversi, dai crottins, allo champchevrette, fino al corquet. liera, Valle Grana, Castelmagno. Una borgata abbandonata in cui, assieme al giovane casaro Michele Salvi, bergamasco di origine, formatosi all’Istituto Lattiero-caseario di Moretta, oggi produce il castelmagno d’alpeggio Presidio Slow Food, cercando di diffonderne la cultura. Questo nobile formaggio subisce la concorrenza del castelmagno prodotto a valle, dove si può lavorare tutto l’anno e si realizza un prodotto certamente meno ricco, ma dal prezzo molto più conveniente. «Purtroppo i consumatori hanno un’idea di un castelmagno con pasta molto bianca, gessoso… noi abbiamo fatto ricredere diverse persone su questa cosa. Non siamo partiti con un prezzo troppo basso per non sminuire la qualità». Che dire, poi, dell’esperienza e dell’impegno di Simone Cualbu, che in località Serradellu, in provincia di Nuoro, produce il fiore sardo dei pastori, Presidio Slow Food? «L’allevamento ovino è una risorsa fondamentale per le montagne e per le aree italiane più marginali e depresse. Se si vuole dare una speranza alle piccole aziende bisogna fare resistenza, una solidale “resistenza ca- il formaggio quotidiano a cheese 2015 slow Il formaggio quotidiano a Cheese 2015: i giovani e la montagna mondo della produzione casearia: i loro formaggi, proprio perché fatti in alpeggio e conservati su assi di legno all’aria di montagna, raggiungono qualità organolettiche inarrivabili altrove. Usanze millenarie, che rappresentano un esempio di sfruttamento razionale delle risorse di un territorio, funzionale e positivo nei confronti dell’equilibrio 53 dell’Appennino molisano, ventiseienne: «Quasi ogni giorno in azienda ospitiamo scolaresche. Da Slow Food ho imparato che se vogliamo lottare contro decisioni che rischiano di annientarci, come quella del latte in polvere, dobbiamo partire dai consumatori di domani mostrando loro come teniamo le vacche, l’alimentazione, raccontando della transumanza e facendo vedere come si fa il formaggio… con il latte». Dobbiamo chiederci, quindi, quale vogliamo che sia il formaggio che arriva sulle nostre tavole: quello che rispetta le regole imposte dall’Unione Europea – prodotto anche con latte in polvere – o quello che rappresenta la vita, l’esperienza e anche il futuro di tanti piccoli produttori che nel loro piccolo si impegnano per infondere in ogni pezzo di cacio un po’ del loro sapere. il formaggio quotidiano a cheese 2015 Slow Food dice no alla modifica della legge italiana che proibisce l’uso di latte in polvere per la produzione di formaggi foto di Alberto Peroli slow 54 searia”, per ristabilire la dignità di produrre secondo tradizione, conservando razze antiche, tutelando ingredienti di qualità, proteggendo dal degrado territori incontaminati. E ovviamente guadagnando e pagando il giusto». I piccoli produttori devono affrontare sempre nuove sfide: prima le quote latte e il bassissimo prezzo del prodotto e adesso il rischio di un via libera alla produzione con latte in polvere. La Commissione europea, sollecitata da una parte dell’industria lattiero-casearia italiana, ha infatti invitato l’Italia a modificare la legge che proibisce la produzione di formaggi con latte in polvere per garantire la libera circolazione delle merci. Ancora una volta, in nome del libero mercato, si tenta di livellare verso il basso, a spese dei produttori di qualità e dei consumatori. Il latte in polvere non è nocivo per la salute, ma il suo utilizzo per produrre formaggi ha un unico risultato: aumentare i profitti dei giganti dell’industria casearia, omologando un prodotto che dovrebbe nascere dalla biodiversità dei latti, degli animali, dei territori. Se l’Italia ammettesse la produzione di formaggi anche con latte in polvere non farebbe altro che aumentare la confusione dei consumatori, penalizzando ulteriormente i produttori virtuosi. Slow Food ha preso una dura posizione contro la modifica di questa legge, e con noi l’hanno fatto tanti produttori, come Serena Di Nucci, casara da undici generazioni, base ad Agnone, nel cuore 55 slow → In occasione di Cheese torna in libreria Il gusto del formaggio, il più longevo dei manuali editi da Slow Food Editore Il gusto del formaggio € 16,50 Nocciola Piemonte I.G.P. ore t l o ilic Cor ® Un piacevole percorso didattico per capire e apprezzare tutte le forme del latte Azienda Agricola PAPA DEI BOSCHI di Noè A. Josè - Via Pianravero, 9 - 12050 - Lequio Berria (CN) - Italia Tel/Fax +39 0173522019 - [email protected] - www.papadeiboschi.com In Lequio Berria Alta Langa zona tra le più vocate alla produzione della Nocciola Piemonte IGP e’ sita la nostra azienda. L’azienda da generazioni produce con passione e rispetto la Nocciola Piemonte IGP,unica per le caratteristiche qualitative. Riconosciuta la migliore al mondo per gusto e aroma eccellenti e per l’ottima conservabilità dopo la tostatura . Il raccolto, fase importante per la produzione avviene a fine agosto ,alla completa maturazione dei frutti,quando si staccano dalle brattee e cadono al suolo. Non meno determinante per un’ottima produzione e’ l’essicazione, particolarmente seguita dalla nostra azienda per garantire una resa elevata alla sgusciatura e un’eccellente qualità della Nocciola Piemonte I.G.P. Le nostre Nocciole vengono essiccate in mono-strato sull’aia per giorni sotto il sole. Particolarmente apprezzata per la produzione dolciaria (pasticceria e gelateria di qualità) ma anche perfetta per la degustazione di vini e per l’alta ristorazione . Un viaggio tra le migliori produzioni artigianali, fino ai segreti della degustazione 56 Un manuale completo per scoprire tutti i segreti del formaggio: da come si produce ai consigli su come sceglierlo e acquistarlo o degustarlo. Il libro racconta l’universo caseario che per storia, tipologie, forme e sapori è tra i più ricchi e vari all’interno della produzione gastronomica. L’Azienda Papa Dei Boschi garantendo un eccellente qualità produce :Nocciola Piemonte I.G.P tostataGranella di Nocciola IGP - Farina di Nocciola IGP Pasta di Nocciola IGP Crema di Nocciola Piemonte IGP. di Francesco Martino foto di Ivo Danchev In un luogo sperduto al confine tra Bulgaria e Turchia nasce uno dei microorganismi che danno origine allo yogurt 58 Attaccamento alla propria terra, orgoglio da vendere e una cocciutaggine che talvolta sembra rasentare la follia. Sono questi gli ingredienti necessari, nella Bulgaria di oggi, per scommettere su un futuro incerto da piccolo allevatore e produttore di prodotti caseari. Anche e soprattutto se si parla di kiselo mlyako (il nome locale per un prodotto conosciutissimo, il latte acido o yogurt) il cui legame profondo e ombelicale con questa terra è testimoniato dal nome di uno dei microrganismi – Lactobacillus bulgaricus (l’altro è lo Streptococcus thermophilus) – responsabili della magica fermentazione. Per rendersene conto, non esiste posto migliore delle alture boscose della Strandzha, lembo misconosciuto e appartato della Bulgaria, stretto tra le acque del Mar Nero e il confine con la Turchia. Un luogo magico – è qui che ancora si conserva la tradizione arcana, misteriosa e irripetibile dei nestinari, i danzatori sulle braci ardenti – ma oggi strandzha, bulgaria. nella patria dello yogurt e del latte di bufala slow Strandzha, Bulgaria Nella patria dello yogurt e del latte di bufala 59 È sempre più difficile trovare chi sia in grado di trasformare il latte denso e profumato delle bufale nel kiselo mlyako Nella Strandzha, Stoyan Iliev c’è arrivato quindici anni fa, inseguendo la passione per la pesca lungo il corso tortuoso del fiume Veleka. Una passione che, negli anni, s’è trasformata in un progetto di vita, che oggi condivide con la moglie e i quattro figli. A Kovach, nel cuore del parco naturale che copre buona parte del territorio della regione, negli anni Stoyan ha costruito con tenacia e pazienza un’azienda che combina le migliori potenzialità della Strandzha: turismo alternativo e produzione biologica. retta –. Così come diventa sempre più difficile trovare chi sia in grado di trasformare il loro latte denso e profumato nel kiselo mlyako, ma anche nel formaggio in salamura (sirene) della nostra tradizione». Negli occhi di un azzurro chiarissimo di Stoyan, nella sua voce pacata e profonda non si legge rassegnazione, ma la preoccupazione concentrata di chi cerca soluzioni a una situazione complessa. Oltre a offrire un’ospitalità tanto semplice quanto calda nel loro agriturismo, Stoyan e la sua famiglia producono menta e tè biologici ma, soprattutto, allevano più di 120 bufale da latte. Le guardiamo pascolare in un paesaggio primordiale, arso dalla calura estiva, macchie nere che potrebbero passare quasi inosservate tra la bassa e fitta vegetazione scura, se non fosse per il pendolare ritmico delle code, impegnate a scacciare testardamente nuvole di mosche. «In Bulgaria le bufale hanno una tradizione secolare, ma la capacità di allevarle diventa ogni giorno più rara – confida Stoyan mentre s’accende l’ennesima siga- Il problema principale è la mancanza, pura e semplice, di forza lavoro. Se in tutta la Bulgaria l’emigrazione ha impoverito le campagne, nella Strandzha il fenomeno ha assunto dimensioni drammatiche. «Da queste parti, la specie più a rischio è l’essere umano» ci aveva riassunto amaramente la situazione Stefan Zlatarov, per anni direttore del parco naturale e oggi vice-direttore, nell’unico bar aperto della cittadina di Malko Tarnovo, dove si trovano gli uffici dell’amministrazione. Un dissanguamento dovuto a una lunga serie di fattori: isolamento geografico, crisi economica, liquidazione dell’attività mineraria – fattore centrale durante gli anni strandzha, bulgaria. nella patria dello yogurt e del latte di bufala slow 60 stretto tra isolamento, crisi economica e un devastante spopolamento che rischia di mettere la parola fine a tradizioni antichissime, prodotti unici e preziosa biodiversità. 61 La scarsa flessibilità, per quanto riguarda per esempio l’applicazione delle norme igieniche, comporta per molti produttori costi d’investimento semplicemente insostenibili Per il momento, nell’azienda di Stoyan c’è ancora chi è in grado di portare avanti l’alchimia fatata della fermentazione: è Todor, personaggio dallo sguardo enigmatico e dalle risposte sibilline. Nella cucina dell’agriturismo, suo regno incontrastato, Todor ci accompagna durante tutto il processo di produzione del kiselo mlyako. Dopo aver pastorizzato il latte appena munto lo lascia raffreddare in un grosso calderone di latta, fino a raggiungere i 47 gradi. A quel punto si aggiungono i fermenti lattici, e il tutto viene coperto da una coltre pesante, per mantenere la temperatura costante per almeno tre ore. «Sembra tutto semplice, ma sono i dettagli e l’esperienza a fare la differenza tra un prodotto passabile e uno eccezionale», sorride sornione Todor. prattutto il Decreto 26 che regola la possibilità di vendita diretta dal produttore al consumatore. La norma, introdotta nel 2010, non ha eliminato le difficoltà burocratiche, spesso insormontabili per i piccoli allevatori. E la scarsa flessibilità applicata, per quanto riguarda per esempio l’applicazione delle norme igieniche, comporta per molti costi d’investimento semplicemente insostenibili. «Per i piccoli produttori come noi, sulla carta l’ingresso nell’Unione Europea ha creato nuove possibilità. Potenzialità che, purtroppo, per la maggior parte non vengono trasformate in realtà» è l’analisi succinta di Stoyan. I contributi diretti, naturalmente, sono benvenuti, ma non decisivi. Ma è l’applicazione rigida delle norme comunitarie da parte dello Stato bulgaro a creare i principali problemi. Al centro delle critiche è so- «Il risultato è che oggi i piccoli produttori non sono competitivi, anche perché le norme rendono difficile e complicata la collaborazione tra più aziende, che potrebbe abbattere i costi. Non restano che due strade: cedere la propria produzione come materia prima ad aziende di dimensione industriale, oppure vendere ai clienti in modo non regolamentato e illegale», conclude Stoyan. La scarsa efficacia del Decreto 26 è documentata strandzha, bulgaria. nella patria dello yogurt e del latte di bufala slow 62 del regime comunista –, infrastrutture carenti. La strada che dal mare porta verso l’interno, per esempio, è una vera enciclopedia di buche, rappezzata solo qua e là negli anni. 63 Per averne conferma, attraversiamo le strade solitarie del parco per arrivare a Yasna Polyana, villaggio di 600 abitanti non lontano dalla costa. Sulle rive di un corso d’acqua dalle acque tranquille e poco profonde, che almeno a prima vista non sembrano giustificare il nome inquietante di “fiume del Diavolo”, pascola un gregge di capre dal mantello di colore variegato. Le guida Mihal Grudov, un giovane pastore dal volto antico, incorniciato da una folta barba dai riflessi rossicci. Come Stoyan, anche Mihal ha negli occhi la determinazione di restare, e di lottare qui, e adesso, per sé e per i propri figli. Il suo kiselo mlyako è quello tipico di latte caprino, meno denso, più leggero, dall’aroma inconfondibile, agro e profumato. Ci porta ad assaggiarlo all’ombra della fitta pergola che orna e circonda la sua casa di due piani nel centro del villaggio, visibilmente soddisfatto dei complimenti che riceve – copiosi – per la qualità del suo prodotto. 64 regione, il kiselo mlyako, così come il sirene e il latte fresco, prodotti secondo la tradizione secolare tramandata dalla mia famiglia. Eppure, paradossalmente, sono costretto a offrirlo quasi di nascosto, ai limiti della legalità» racconta Mihal senza nascondere un filo di rabbia. Per sostenere la sua famiglia, Mihal è costretto a fare più lavori contemporaneamente. Il kiselo mlyako e il sirene riesce a produrli soltanto a notte inoltrata, dopo aver pascolato e munto le sue trentacinque capre. Un impegno duro, giorno dopo giorno, che però non sempre riesce a dare i frutti sperati. strandzha, bulgaria. nella patria dello yogurt e del latte di bufala slow dalle statistiche recentemente raccolte da Slow Food Bulgaria: solo 464 produttori (ovvero lo 0,5% di quelli ufficialmente registrati) hanno chiesto di poter usufruire della possibilità di vendita diretta delineata dal provvedimento. Di questi, 79 appena quelli che producono latte e prodotti derivati. «Non mi illudo. Difficile che le cose possano cambiare in fretta. Purtroppo, al di là della burocrazia inefficiente, la vendita diretta di un prodotto di qualità, come il mio, dà fastidio sia ai grandi produttori sia alla distribuzione – riprende il suo ragionamento Mihal –. Ai produttori industriali fa comodo ricevere il nostro latte a prezzi stracciati. Le catene di distribuzione, poi, che interesse avrebbero nel vedere prodotti migliori dei loro, ma venduti sul mercato agli stessi prezzi?» Chiedo a Mihal se ha mai pensato di abbandonare tutto, di trasferirsi in città o all’estero in cerca di migliori opportunità di vita. Una luce viva gli brilla negli occhi, orgogliosa, quasi un lampo. Per «Il pascolo è pulito, le capre sono della capire, non ho bisogno di aspettare la razza byala balgarska tradizionale della sua risposta. 65 di Angelo Surrusca 66 La premiazione si terrà domenica 20 settembre al teatro Politeama Boglione di Bra selezionare i formaggi e di proporli da parte dei negozianti e dei ristoranti era quasi inesistente: «Ci venne in mente di istituire un premio che servisse da stimolo. Molti progetti di Slow Food come i Presìdi e i Master non esistevano ancora, così, all’inizio, la selezione non era molto rigorosa. Il premio si è evoluto nel tempo: è servito ad ampliare la conoscenza in tema da parte dei ristoratori e a far sentire meno soli i produttori». Oggi il panorama è mutato: i piccoli produttori hanno retto alla crisi, mentre l’industria casearia, pur sempre dominante, si è ridimensionata. Inoltre, pubblico e consumatori, quelli che Carlo Petrini chiama in causa con le loro scelte d’acquisto tanto da diventare «coproduttori», oggi sono più informati, più attenti. È aumentata, ma – ne siamo consapevoli – c’è ancora tanta strada da fare, la percentuale di coloro che pensano che nella preparazione del cibo, non solo del formaggio, abbiano un valore l’azione umana, il saper fare, il processo di piccola scala; che sia meglio stare dalla parte di chi il formaggio lo fa con la sua visione, magari con le sue incertezze e piccoli difetti, ma arrivando a volte a esprimere un’eccellenza e una personalità che il prodotto industriale non avrà mai. Il merito di questa presa di coscienza è anche di chi, quotidianamente, con il proprio lavoro divulga una cultura gastronomica vera, non da spadellatori televisivi. Persone che nella piccola bottega di quartiere come nel grande A differenza dell’industria, i piccoli produttori hanno retto alla crisi emporio metropolitano, nella classica osteria, nel giovane bistrot come nel luogo di alta ristorazione, scelgono di comunicare saperi e sapori dell’Italia casearia. E che poi, questa scelta, hanno il gusto e la voglia di raccontarla, regalando a clienti o commensali una storia. Per meritare il riconoscimento di Locale del Buon Formaggio, inoltre, la selezione di formaggi deve comprendere una valida rappresentanza di prodotti del territorio o della regione, con una prevalenza di caci a latte crudo preparati senza fermenti di sintesi. Ultima regola, ugualmente importante, riguarda la capacità di conservazione dei formaggi da parte del rivenditore: vale poco avere un tesoro caseario fra le mani se poi lo si ripone in posti troppo caldi, troppo freddi, non accuratamente puliti. Da qualche anno, nel conferimento del premio, a Slow Food si è affiancata l’Onaf (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio): il modo migliore per rispondere a tutti quelli che, partecipando ai corsi e alle degustazioni dell’Onaf come di Slow Food, puntualmente alla fine chiedono «Dove posso trovare questo formaggio?». i locali del buon formaggio slow I Locali del Buon Formaggio Per chi le ha vissute tutte, per chi l’ha vista crescere da piccola manifestazione con idee chiare ma pochi mezzi a grande evento internazionale sulle forme del latte, fa un po’ impressione pensare che siano già passati ben 18 anni dalla prima edizione di Cheese. Ne sono passati quasi altrettanti anche da quello che, fin da subito, è diventato un appuntamento complementare tra i più attesi da parte di negozianti, affinatori, ristoratori che dal Nord al Sud Italia propongono ai loro clienti le produzioni casearie di qualità: stiamo parlando della premiazione dei Locali del Buon Formaggio. Anche quest’anno, proprio mentre a pochi metri ferverà tutto intorno, carico di colori, profumi e sapori, il mercato di Cheese, il teatro Politeama Boglione di Bra, domenica 20 settembre alle 17, ospiterà l’evento assieme alla presentazione della nuova edizione, ampliata e aggiornata, della guida Formaggi d’Italia nata, così come i Locali del Buon Formaggio, nel 1999. Cheese, Formaggi d’Italia, Locali del Buon Formaggio: una triade indivisibile, tre iniziative nate quasi in contemporanea con uno scopo comune, portare alla ribalta le piccole produzioni e i formaggi di qualità che in quel periodo stavano vivendo un momento difficile, a tutto vantaggio delle produzioni industriali. A Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, si deve l’invenzione di questo riconoscimento: ma com’è nata l’idea? Come ricorda Sardo, nel 1997 il modo di 67 Formaggi d’Italia € 16,50 slow → Nuovi Presìdi, nuove Dop, la riscoperta di specialità che sembravano scomparse: torna in libreria, ampliata e aggiornata, la guida ai formaggi tradizionali d’Italia Il formaggio a latte crudo è tradizione, espressione autentica, arte e stile di vita Dalle denominazioni alle storie, dalla produzione artigianale alla stagionatura, giù fino alla tavola 68 Come distinguerli, riconoscerli, servirli, le differenze tra produzione artigianale e industriale. Come e quando togliere la crosta, con che coltello tagliarlo e quali sono gli abbinamenti migliori: tutto quello che c’è da sapere sul formaggio. di Camilla Micheletti 70 È l’alimento popolare delle vacanze, uno dei pochi cibi dedicati ai bambini. Basta un gelato, ed è subito festa. Oggi si parla molto di gelato naturale. Ma quali caratteristiche devono essere rispettate perché un prodotto sia davvero artigianale? Il mondo della produzione del gelato negli ultimi dieci anni è molto cambiato, grazie anche all’avvento di nuovi macchinari, come le raffinatrici a sfera, che permettono di lavorare gli ingredienti a crudo. Di pari passo si è sviluppato un maggiore interesse verso le materie prime anche da parte dei clienti, che di sicuro fa bene al risultato finale. Tuttavia l’innovazione tecnologica non si può sfruttare più di tanto: l’unico “difetto” del gelato artigianale è che il lavoro dell’uomo non può essere sostituito da quello delle macchine. Oggi le molte gelaterie artigianali che (per fortuna) operano ancora sul territorio stanno subendo danni a causa dei grandi franchising, che si spacciano per artigianali quando invece utilizzano preparazioni industriali. Il loro gelato è pieno di emulsionanti, che lo rendono cremoso come burro, ma non fanno certo bene alla salute e, soprattutto, non sono naturali. La selezione delle materie prime, a partire da un ottimo latte, è tanto più importante quando il prodotto è fresco: un fiordilatte realizzato con il latte crudo avrà un gusto pieno e favoloso, mentre una crema preparata in modo tradizionale non avrà il sapore artificiale delle creme aromatizzate con troppa vaniglia, ma quello dell’uovo sbattuto con lo zucchero, lo stesso che mangiavamo da piccoli nella cucina di casa. Esistono poi i gelati di territorio, quelli che raccontano il luogo in cui nascono. Gelati stagionali, a base di frutta fresca o secca che arriva da piccole produzioni locali. Nelle prossime pagine troverete una selezione di indirizzi presi dalla nostra guida Fare la spesa con Slow Food, uno per regione: esempi di artigiani attenti che cercano di diffondere la cultura del gelato. Valle d’Aosta Lombardia Buzzi Nus Via Circonvallazione, 39 t. 0165 767000 328 1542170 [email protected] www.pasticceriabuzzi.it Bedussi Brescia Via Ducco, 71 t. 030 393079 www.bedussi.it Pasticceria aperta da Gianpaolo Buzzi nel 1973, e da dieci anni gestita dalla figlia Amanda. Le specialità proposte sono i baci di Nus – che ricordano il sapore del trojlet preparato dalle nonne con la poltiglia che rimaneva dalla produzione dell’olio di noci –, i torcettini al burro, i rustici al caffè, le tegole e le paste di meliga. Da assaggiare anche gli ottimi gelati, tutti preparati con ingredienti attentamente selezionati. Piemonte Alberto Marchetti Torino Corso Vittorio Emanuele II, 24 bis t. 011 8390879 www.albertomarchetti.it La gelateria e pasticceria Bedussi si trova a pochi passi dal centro storico. I gelati sono preparati con materie prime di alta qualità e accuratamente selezionate: nocciole del Piemonte Igp, pistacchio di Bronte e, per l’eccellente crema, uova di galline al- Veneto levate a terra. Da qualche anno Ermanno affianca ai Zeno Gelato e Cioccolato gelati un’ottima produzio- Verona ne di pasticceria. Piazza San Zeno, 12 A t. 338 6716878 [email protected] www.zenoverona.it Trentino Alto Adige Officina del Gelo Avalon Bolzano Corso della Libertà, 44 t. 0471 260434 info@ officinadelgeloavalon.eu www. Il gelato è mantecato officinadelgeloavalon.eu fresco anche più volte al giorno in ogni gelateria Paolo Coletto, proprieta(a Torino, altre due sedi in rio di questa Officina, ha via Po 35 e via Reggio 4). le idee chiare: i suoi gelati Sono utilizzati ingredienti sono preparati esclusivadi eccellenza, provenienti mente con prodotti freschi da aziende artigianali. I e selezionati (latte, panna gelati di frutta e il ciocco- e yogurt di provenienza lato extrafondente sono locale e uova che arrivano senza latte. Trovate inol- da un maso di Aldino) sentre: frullati con gelato, za aggiunta di basi pronte, macedonie con gelato o conservanti e coloranti. yogurt, granite di frutta. Oltre ai gusti classici, inIn inverno, zabaione e teressanti sorbetti (ottimo cioccolato caldo. quello ai fiori di sambuco). popolare e naturale il gelato secondo slow food slow Popolare e naturale Il gelato secondo Slow Food Zeno è un artigiano raffinato e un riferimento imprescindibile per chi cerca gelati e cioccolato di qualità a Verona. Nel suo laboratorio con gelateria-caffetteria davanti alla basilica del patrono, lavora prodotti scelti con attenzione, che spesso sono Presìdi Slow Food. Uova biologiche di galline allevate a terra, latte fresco della montagna veronese, frutta di stagione perlopiù a chilometro zero sono gli ingredienti di deliziosi gelati. A questi nei mesi freddi si affianca la produzione di praline, tartufi, tavolette, creme spalmabili e preparati per cioccolata calda: il cacao è reperito attraverso la rete dei Presìdi e del commercio equo e solidale, lavorato in modi tradizionali ma con finezza e fantasia. 71 Friuli Venezia Giulia Toscana Fiordilatte Udine Via Cividale, 53 t. 0432 502072 [email protected] www.gelateriafiordilatte.it De’ Coltelli Pisa Lungarno Pacinotti, 23 t. 345 4811903 [email protected] www.decoltelli.it Continua ricerca di materie prime di altissimo livello, formazione del personale e fantasia sono alla base della filosofia del titolare, Giancarlo Timballo. In questa gelateria troverete una vasta gamma di prodotti adatti a tutte le esigenze: senza lattosio, senza glutine e ipocalorici. Inoltre si confezionano torte gelato, semifreddi, sorbetti, ghiaccioli e altro ancora. Storica gelateria discendente da Francesco Procopio de’ Coltelli, riconosciuto come inventore del gelato moderno. Materie prime, quando possibile biologiche, fresche e di stagione; le uova provengono da galline allevate a terra. Bella posizione sul lungarno, non distante dal Ponte di Mezzo. Liguria Emilia-Romagna 100% Naturale Sestri Levante Via XXV Aprile, 126 t. 0185 1770799 [email protected] www.centopercentonaturale.it Le Conserve Bio Forlì Via Seganti, 5 t. 0543 1801841 Sono la filosofia e la passione di Luca e Daniela a fare la differenza, con ricette che hanno una storia lunga sessant’anni: gelati gustosi, leggeri e digeribili in quanto totalmente privi di panna, sorbetti di frutta, semifreddi (eccellente quello di pistacchio) e l’immancabile (in area genovese) panera. La produzione è certificata biologica. 72 popolare e naturale il gelato secondo slow food slow L’italia golosa di Fare la spesa con Slow Food Umbria Il Gelato di Pasqualetti Orvieto Piazza Duomo, 14 t. 329 8376959 info@ Gelateria incentrata sull’u- ilgelatodipasqualetti.com tilizzo di prodotti stagiona- www. li, biologici e freschi, an- ilgelatodipasqualetti.com che con valorizzazione di alcuni Presìdi Slow Food e Selezionata frutta di staproduzioni locali. Al ban- gione, vaniglia di Manaco troverete creme e sor- nara, uova da allevamento betti che utilizzano solo a terra, noci di Sorrento, frutta biologica di stagio- mandorle di Avola, pine, una buona selezione stacchi siciliani, pinoli di di gusti senza lattosio Versilia, nocciole tonda (con latte di avena e latte gentile piemontese: sono di riso) e gusti classici dal solo alcune delle materie sapore pieno, così come prime di pregio utilizzate ottime torte e biscotti di da questa gelateria artigianale per l’elaborazione produzione propria. di gusti classici e creativi. Pasqualetti si trova anche a Orvieto Scalo in corso Cavour 56. 73 Molise Campania Otaleg! Roma Viale dei Colli Portuensi, 594 t. 338 6515450 [email protected] www.otaleg.com Carfagnini Larino Via Marra, 8 t. 0874 822163 Foresta Napoli Via Carducci, 29 [email protected] www.gay-odin.it Fare un buon gelato e farlo bene sono le due regole che si è dato Marco Radiconi, un artigiano che pone attenzione alle materie prime, a lavorazioni artigianali lente e oculate, con una padronanza tecnica rara. Tutti i gusti, classici o creativi, sono fortemente aromatici, freschi e sani, privi di zuccheri superflui, emulsionanti, additivi. Marche Abruzzo Bynice Fabriano Via Cialdini, 1 t. 335 5828548 [email protected] www.bynice.it Bar Aterno Raiano Via della Repubblica, 22 t. 0864 72323 Nel centro storico di Fabriano, Leonia e Guido preparano un gelato assolutamente naturale selezionando materie prime del territorio. Si trovano gusti unici come zabaione di passito di Verdicchio, fiordimiele con miele in barrique e polline, formaggio di fossa, caffè e Varnelli. Tutti i prodotti sono certificati per celiaci e ci sono gusti per intolleranti al lattosio e per vegani. 74 La gelateria Carfagnini è un’istituzione a Larino. Produce da anni un gelato artigianale preparato con materie prime di assoluta qualità: solo frutta fresca, latte appena munto di alta qualità, uova di galline allevate a terra, tutto senza aggiunta di coloranti, aromi, conservanti o emulsionanti. Il sapore è unico. Ottima anche la granita che troverete disponibile in tanti gusti stagionali. Puglia La Cremeria Gelati Mottola Via Palagianello, 128 t. 348 2905689 [email protected] Dal 1964, gelati artigia- www.lacremeriagelati.com nali dai gusti davvero particolari: all’olio ex- Gaetano Lattarulo prepatravergine di oliva, alla ra gelati per passione e ricotta e cannella, al car- per lavoro. Ha cominciaciofo di Prezza, al mosto to a Novara, nel 1987, per cotto. Da non perdere, in tornare poi nella sua città, occasione delle feste, il dove ha aperto questa gusto “spezie natalizie” cremeria. Tra le specialità, con zenzero e cannel- preparate con latte provela. Un gelato buono ma niente da allevamenti delanche sano perché fatto le Murge tarantine, sono solo con latte biologico molto apprezzati il fiorcertificato, senza ag- dilatte di capra e il fior di giunta di conservanti o mandorle, realizzato con edulcoranti. Completano le mandorle di Toritto del l’offerta torte artigiana- Presidio Slow Food. Ecceli realizzate con materie zionali i semifreddi. prime del territorio e farine biologiche. Calabria Sicilia Ercole Pizzo Calabro Piazza della Repubblica, 18 t. 0963 531149 [email protected] Siamo a pochi passi da www.barercole.com via dei Mille, dove Foresta può definirsi un salot- Aperto come caffetteria tino realizzato dalla casa agli inizi del secolo scordi cioccolato più nota a so, dal 1965 è un tempio Napoli, Gay Odin: una indiscusso del gelato argelateria che utilizza solo tigianale. Il maestro gematerie prime di qualità, lataio Franco Di Iorgi vi con poche proposte alla delizierà con ottimi gusti frutta di stagione e ampia classici ma anche con il scelta tra i gusti alla cre- tradizionale tartufo nero ma e al cioccolato, tutti di Pizzo, e idee originali con latte nobile, Presidio come la nocciola imbotSlow Food, cioccolato e tita, lo smeraldo, il riccio nocciole selezionati. Di- di mare, l’arancino. Comsponibile anche un’ottima pletano l’offerta deliziose scelta di tè. torte gelato, semifreddi, spumoni e zuccotti, granite con panna fresca. Basilicata Gelati DiVini Ragusa Ragusa Ibla Piazza Duomo, 20 [email protected] www.gelatidivini.it Tripoli Matera Piazza Vittorio Veneto, 17 t. 0835 333991 Il Gelato Aresu Cagliari Corso Vittorio Emanuele, 244 t. 070 684646 Questo minuscolo bar è da decenni un punto di riferimento per chi, soprattutto in estate, vuole concedersi una sosta: nella bella stagione infatti è un piacere sedersi ai tavolini esterni, tra il convento dell’Annunziata e il balcone sui Sassi. I gelati sono realizzati in modo tradizionale con materie prime fresche. Pochi gusti, ma di grande qualità: cioccolato, gianduia, crema e un delizioso torroncino. Da non perdere le granite di caffè o limone e, se non avete voglia di gelato, le paste lievitate o le focaccine. Tappa obbligatoria per gli appassionati del gelato, questo laboratorio di Ragusa Ibla offre, oltre ai gusti classici, varie chicche sempre realizzate con materie prime di altissima qualità e spesso locali: da provare il gelato al Passito di Pantelleria, al Moscato, al Frappato, all’olio extravergine di oliva dei Monti Iblei, alla cipolla di Giarratana, alla carruba. Nell’annessa enoteca vasta scelta di vini di grande livello. popolare e naturale il gelato secondo slow food slow Lazio Sardegna La gelateria artigianale per eccellenza: ingredienti di prim’ordine, frutta e prodotti stagionali quanto più possibile locali e grande attenzione alle intolleranze, per cui si elaborano specialità senza latte, glutine o uova, per venire incontro anche alle esigenze di chi segue una dieta vegana. Creme classiche e gusti creativi si fondono in sapori armonici, con l’utilizzo anche di qualche Presidio Slow Food come nella crema alla pompìa. Il locale si trova nel centro storico della città. 75 di-vino aceto slow Di-vino aceto di Gabriele Rosso «Gli uomini sono come il vino. Alcuni diventano aceto, i migliori invecchiano bene». Questa frase, attribuita a papa Giovanni XXIII, rende perfettamente l’idea del ruolo che l’aceto occupa nel nostro immaginario. Se il vino è il nettare divino, l’aceto di (staccato) vino per molti è prima di tutto la sua “degenerazione”, il difetto che ne modifica l’armonia. Eppure non c’è dispensa di casa che non ne conservi qualche bottiglia, e il suo uso è quotidiano che più quotidiano non si può. Viene quindi da chiedersi: come può un alimento tanto comune essere così poco considerato? 76 Mettiamo da parte il mondo dell’aceto balsamico, che tra alti e bassi si muove comunque su un piano culturale a sé stante, e quello degli aceti di frutta. Se parliamo di aceto di vino avremo a che fare con qualcosa che nella stragrande maggioranza dei casi arriverà da produzioni industriali, in cui la cura per la qualità delle materie prime e per il risultato finale, da un punto di vista gustativo, sarà molto bassa, anche perché per la maggior parte non è rivolto all’uso alimentare. C’è però un piccolo mondo da tenere d’occhio e valorizzare, quello degli aceti di vino artigianali, realizzati con il cosiddetto metodo di Orléans. Un mondo minacciato sia dalla concorrenza della controparte industriale, che sui prezzi è spietata, sia dai paletti legislativi, che come spesso succede diventano bastone tra le ruote per chi ricerca l’alta qualità e la genuinità. In acetificazione il rapporto tra grado alcolico del vino utilizzato e la percentuale di acido acetico sviluppato è quasi di 1 a 1. Ciò significa che partendo da un vino con gradazione alcolica pari a circa il 13%, si potrà ottenere un aceto con il 6-7% di acido acetico solo a patto di avere un residuo alcolico intorno al 3-4%. E qui iniziano i problemi, perché la legislazione, fino a pochi mesi fa, prevedeva che la soglia massima di residuo alcolico fosse di 1,5%. Motivo per cui la conditio sine qua non per fare l’aceto entro questi limiti era di utilizzare vini allungati con l’acqua: nessun problema 77 slow 78 per l’industria, che da sempre viaggia in quella direzione, un mare di problemi per i produttori artigianali, che puntano su vini di qualità e non diluiti per conservare intatti i pregi della materia prima di partenza. tore di vino e di aceto di vino artigianale nelle Langhe nonché autore del libro Asì. L’aceto artigianale nella tradizione piemontese, pur trattandosi di un prodotto «che ha grossi estimatori in diverse regioni (per esempio proprio in Piemonte c’è molta gente che impazziFinalmente, però, qualcosa sembra muo- sce per il buon aceto), in realtà è tipico versi: con il regolamento sui prodotti principalmente dell’arco alpino, tant’è alimentari del 2011, da poco in vigore, è che molti produttori di aceto di vino arstata cancellata la norma che consenti- tigianale sono concentrati in Friuli Veva ai produttori di aceto di non indicare nezia Giulia, Trentino e Alto Adige. Sono l’aggiunta di acqua in etichetta, anche se tutte realtà molto piccole e spesso legate la Commissione Agricoltura della Comu- ad aziende che già fanno il vino». nità Europea sembra voler mettere nuovamente in discussione tale decisione. Stupisce, in questo contesto, che della Inoltre un comma inserito lo scorso anno qualità dell’aceto di vino si parli poco o permette ai produttori italiani di aceto ar- nulla. Tanto più che si tratta di qualcosa tigianale a lunga fermentazione di arriva- che finisce continuamente sotto i nostri re a un livello di alcol residuo pari al 4%. denti e tra le nostre papille gustative, sia come condimento di insalate fredde che Nonostante ciò, la cultura dell’aceto di nella cottura di carni e verdure. Per non vino artigianale stenta ancora – e ag- parlare, rimanendo in Piemonte, del cargiungiamo “purtroppo” – a fare brec- pione, la marinatura tipica delle tavole cia. Questo perché un tempo la sua estive. E in tutto questo la ristorazione produzione era una pratica casalinga dove sta? Non pervenuta, verrebbe da comune e diffusissima. Poi, con l’arri- scrivere: mentre sugli oli è cresciuta negli vo delle versioni industriali, quest’abi- anni la consapevolezza dell’importanza tudine è andata via via perdendosi, e di puntare su prodotti di alta qualità aroggi sono pochissimi coloro che anco- tigianale, e lo stesso discorso si può fare ra se lo fanno in casa. Anche la scena per gli aceti balsamici, per cui la presenproduttiva artigianale è tutto somma- za di una più profonda e radicata cultura to esigua: le aziende italiane che rea- produttiva fa la differenza, sugli aceti di lizzano aceto di vino in questo modo vino artigianale tutto tace, o quasi. Forsono poche decine, e i loro volumi di se è giunto il momento di fare un passo traffico non sono granché rilevanti sul avanti anche qui: iniziamo a dire ad alta totale presente in commercio. voce che anche l’aceto di vino può invecCome sottolinea Claudio Rosso, produt- chiare bene... PARTNERSHIP CON Giovanni Ferrari Spa, che da sempre traduce l’amore per la tradizione nella selezione di prodotti che recuperano sapori autentici della nostra terra, realizza una partnership con i Presìdi Slow Food, che sostengono le produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori e recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione. La partnership con i Presìdi Slow Food si concretizza in una linea di prodotti unici, confezioni speciali per una degustazione da gourmet dove i formaggi della grande tradizione casearia Ferrari vengono proposti in abbinamento ai prodotti dei Presìdi Slow Food. Tra i formaggi abbinati i prodotti dei Presidi Slow Food, Ferrari propone l'eccellenza del Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna prodotto nel caseificio Ferrari di Bedonia nell'AltaValtaro (Parma) utilizzando esclusivamente latte montano. Grazie a Ferrari e al suo caseificio, viene valorizzata una produzione di nicchia e di alta qualità, quella del Parmigiano Reggiano DOP Prodotto di Montagna, preservando l’economia montana della zona e salvaguardando il territorio e l’attività delle persone che ci lavorano, da chi conferisce il latte e chi lo lavora da sempre con amore. Le linea si arricchisce grazie alla confezione con il Grana Padano Riserva: occorrono oltre 20 mesi di stagionatura e tutto il talento di Ferrari per ottenere questo protagonista assoluto della tavola. Ferrari Giovanni Industria Casearia S.p.A. Strada Provinciale 107 - 26816 Ossago Lodigiano (LO) www.ferrariformaggi.it | Seguici su: slow Come trovare un buon aceto? Con Fare la spesa con Slow Food, naturalmente! Abbiamo raccolto per voi gli indirizzi dei produttori e delle aziende agricole in cui è ancora possibile acquistare l’aceto di vino fatto proprio come un tempo. Pojer & Sandri Sirk della Subida Faedo (Trento) Località Molini, 4 t. 0461 650342 [email protected] www.pojeresandri.it Cormons (Gorizia) Via Subida, 54 t. 0481 60531 www.acetosirk.it [email protected] L’azienda nasce dal fortunato incontro di Fiorentino Sandri con Mario Pojer: dopo anni di tentativi, dalla collaborazione nascono caratteristici aceti di vino e di frutta. In val di Cembra, a maso Besleri, in fusti di legno diversi (rovere, acacia, ciliegio) la trasformazione della materia prima avviene lentamente: in 12, 18 e 24 mesi. Le materie prime utilizzate sono di provenienza regionale o aziendale: vino, mele cotogne, sambuco e ribes nero. L’aceto di Sirk è prodotto partendo dalle uve coltivate appositamente per ottenerlo. L’uva diraspata è messa in piccoli tini, nei quali ha luogo la fermentazione alcolica. Viene quindi innescata quella acetica che dura un anno: a quel punto l’aceto è messo a invecchiare in piccole botti per tre o quattro anni, dando origine a un prodotto di grande carattere. L’acquisto è possibile negli orari di lavoro del ristorante Subida. VISITE AI CASEIFICI TOURS OF DAIRIES Vieni a visitare il mondo del Parmigiano Reggiano, potrai scoprire le bellezze del suo territorio, incontrare i casari e acquistare direttamente dai produttori il Re dei Formaggi. Vai sulla pagina www.parmigianoreggiano.it e prenota la tua visita! Don’t miss the chance 80 Claudio Rosso Bacco e Arianna La Bona Usanza Alba (Cuneo) Località Santa Rosalia, 26 bis t. 335 6904536 Vò (Padova) Via Cà Sceriman, 784 t. 049 9940187 [email protected] www.baccoearianna.com Serra de’ Conti (Ancona) Via Saragat, 21 t. 334 3229360 [email protected] www.labonausanza.it Presso l’azienda, certificata biologica, si possono acquistare le carni di gallina padovana del Presidio Slow Food che la famiglia Calaon alleva assieme a faraone, anatre, germani reali e cinghiali. In vendita anche altri prodotti aziendali, come vino, aceto, olio, confetture. Cooperativa agricola che produce due Presìdi Slow Food (cicerchia di Serra de’ Conti – anche in zuppa pronta – e lonzino di fico), oltre a sapa (mosto d’uva concentrato), agresto (aceto aromatico), altri legumi recuperati dalla tradizione (fagiolo zolfino e cece), granturco quarantino (oltre alla farina per polenta, degli ottimi biscottini dolci), conserve di tradizionali prodotti agricoli. Oltre a conferire le uve all’azienda di famiglia Claudio Rosso ne ricava ottimi aceti fin dagli anni Ottanta. Accanto agli aceti derivati da vitigni locali, fra i quali spiccano quelli di moscato e di nebbiolo, e a un aceto aromatizzato con una miscela di erbe delle Langhe, merita di essere assaggiato un particolare condimento balsamico ottenuto da mosto di moscato. L’acetaia è visitabile su appuntamento e i prodotti si possono acquistare, oltre che in azienda, presso la cantina Gigi Rosso a Castiglione Falletto. to enter the world of Parmigiano Reggiano, discover the place of origin, meet the cheese masters at work and buy the King of Cheeses directly from the producer. Visit www.parmigianoreggiano.com and book your tour! /parmigianoreggiano @theonlyparmesan #ParmigianoReggiano www.parmigianoreggiano.it - www.parmigianoreggiano.com theonlyparmesan hanno inventato una grande quantità di ricette in cui i legumi sono associati con altre verdure e con la pasta. I più diffusi nel nostro Paese sono i fagioli, i piselli, le lenticchie, i ceci, le fave; meno conosciuti sono le cicerchie e i lupini. A questi va aggiunta la soia, altra leguminosa di importanza mondiale, originaria dell’Asia e ormai coltivata e sfruttata anche in altri Paesi. In genere i legumi si consumano essicca- nutrienti e sostenibili. i vantaggi dei legumi quotidiani slow Assieme ai cereali sono gli alimenti più utilizzati dall’uomo sin dai tempi remoti. Negli ultimi decenni, tuttavia, il loro consumo è diminuito drasticamente a causa del cambiamento del regime alimentare, oggi basato su un maggior uso di proteine animali e su ritmi di vita che orientano le scelte dei consumatori verso cibi di pronto consumo, che richiedono tempi più brevi di preparazione e cottura. Nutrienti e sostenibili I vantaggi dei legumi quotidiani di Agnese Del Canto foto di Federica Bolla 82 Sono i legumi, nel linguaggio comune tutti i baccelli delle leguminose e i semi in essi contenuti. Si coltivano da migliaia di anni in America, nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente e hanno un grande valore nutritivo, che ne ha determinato il successo nelle cucine di tutto il mondo. La grande facilità di coltivazione, in associazione con altre colture come il mais, li ha fatti diventare il “cibo dei contadini”, che ti e si trovano in commercio tutto l’anno; alcuni – come i fagioli, i piselli e le fave – possono essere utilizzati anche freschi, nella stagione in cui vengono raccolti. I legumi vantano un notevole e peculiare valore nutritivo e non dovrebbero mancare nella dieta quotidiana. Ciò permetterebbe di equilibrare meglio la razione alimentare giornaliera... e gioverebbe anche al nostro portafoglio! 83 I germogli si ottengono attraverso un processo di germinazione dei semi di numerose piante, che avviene in particolari condizioni di temperatura e umidità. Il germoglio che spunta contiene una grande quantità di I legumi sono nutrienti e la loro produzione è sostenibile sostanze alimentari (per esempio proteine scisse), ha contenuti energetici elevati, dovuti alla presenza di buone quantità di carboidrati, ed è povero di grassi. Le vitamine contenute nel germoglio sono il doppio di quelle nel seme e 15 volte in più rispetto alla pianta. Esistono germogli di cavolo rosso e broccolo, di porro, di ravanello daikon, di erba medica, di bietola rossa, di pisello e di finocchio. Si possono fare germogliare anche grano, riso integrale, orzo, farro e tutti i semi commestibili. Quelli di soia non provengono dalla soia vera e propria, ma da quella verde, il fagiolo mung. Per produrli in casa esistono anche appositi germogliatori che rendono semplice l’operazione. I germogli si gustano soprattutto in insalata, anche in combinazione con altre verdure o con il pesce. nutrienti e sostenibili. i vantaggi dei legumi quotidiani La soia trova un impiego importante, soprattutto per i derivati, nell’alimentazione umana dei Paesi asiatici. Negli ultimi anni, però, con il diffondersi delle diete povere o prive di proteine animali, nel nostro Paese si è diffuso l’uso della soia e dei suoi derivati. Uno dei problemi legati al consumo è che la maggior parte di quella presente sul mercato è transgenica. In commercio si trovano tre tipi di soia: la soia gialla è la soia vera e propria e ha l’aspetto di un piccolo fagiolo giallo, mentre la soia rossa (o azuki) e la soia verde (o mung) non fanno parte della famiglia della soia, ma di quella dei fagioli. Tutte e tre le tipologie si utilizzano come i fagioli, facendole precedere dall’ammollo e cuocendole in acqua. La soia gialla richiede lunghi tempi di cottura (quattro ore); l’alternativa è la pentola a pressione, nella quale sono sufficienti 35 minuti, unendo un po’ di bicarbonato o un pezzo di alga kom- bu. Esistono anche la soia nera, molto rara, e la soia gialla edamame, raccolta immatura, che si fa bollire nel baccello verde e si può assaggiare nei ristoranti cinesi e giapponesi. I germogli Ripensiamo ai legumi e a consumarne di più, soprattutto in questa stagione che ha meno da offrire rispetto a primavera ed estate in tema di cibo locale. Riscopriamo i legumi d’Italia partendo da quelli che si coltivano più vicino a casa nostra, senza disdegnare un vero e proprio tour gastronomico virtuale che possiamo fare ordinando direttamente dai contadini o dai consorzi che li stanno strappando dall’oblio in quasi ogni regione. Gli altri legumi: soia, azuki, mung I Presìdi Slow Food slow 84 Scorrendo gli elenchi dell’Arca del Gusto e dei Presìdi Slow Food ci si rende immediatamente conto del “peso” numerico che hanno le varietà di legumi: significa da un lato che la biodiversità di questi prodotti è ancora molto ricca, dall’altro che è anche tra le più in pericolo. Riflettete un momento su quali sono i vostri consumi abituali di legumi: è molto probabile che vi accorgerete di trascurarli nella vostra dieta quotidiana e del resto siete in linea con una tendenza che li vede storicamente sacrificati in favore della carne. Fagioli di ogni foggia e colore, ma soprattutto fave, ceci, lenticchie, particolari tipi di piselli, cose curiose come la cicerchia: le possibilità sono quasi infinite e il fatto che, una volta essiccati, i legumi siano ideali per lunghe conservazioni li rende nel complesso un vastissimo bagaglio di gusti e profumi a cui attingere per mangiare bene e convenientemente nei mesi freddi. Sono nutrienti e la loro produzione è più sostenibile rispetto a tutte le fonti di proteine animali: sono un modo per far del bene a se stessi, all’ambiente e in molti casi anche al portafoglio. I legumi più rari dei Presìdi Slow Food costano più della media, nei casi estremi anche molto di più, ma è un prezzo pienamente giustificato dallo sforzo agricolo e di risorse umane che si fa per tenerli in vita, nonché dalla loro particolare qualità, eccellente, viste le loro caratteristiche organolettiche speciali. 85 I legumi sono un alimento d’eccellenza. Sono un’ottima fonte di proteine di qualità: allo stato secco ne contengono dal 20 al 40%, una percentuale quasi doppia rispetto a quella dei cereali e molto vicina a quella dei prodotti di origine animale. Hanno pochi grassi, dal 2 al 5%, e un elevato contenuto di fibre alimentari, sia insolubili, localizzate principalmente nella buccia e utili per regolare le funzioni intestinali, sia solubili, che contribuiscono al controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Il valore energetico delle leguminose è tra i più elevati del mondo vegetale: i carboidrati infatti rappresentano circa il 50% del loro peso. Contengono una discreta quantità di fosforo, potassio, calcio e ferro, oltre a vitamine del gruppo B e, quando sono freschi, anche vitamina C. Storicamente l’utilizzo dei legumi è stato associato a momenti di carestia o, più in generale, ai ceti sociali più poveri. Anche per questa ragione, negli ultimi decenni il loro consumo si è ridotto a favore di un maggiore uso di alimenti di origine animale, in particolare di carne. Vi è ampio accordo nel mondo scientifico nel consigliare una dieta basata su un minore utilizzo di carne, di buona qualità, alternata a fonti proteiche di origine vegetale. Un piatto unico a base di legumi e cereali garantisce un apporto nutrizionale completo e rappresenta una valida alternativa. Da non sottovalutare, infine, il minore impatto ambientale della coltivazione dei vegetali rispetto agli alti costi, in termini di acqua ed energia, dell’allevamento. Ad esempio, per produrre un chilo di carne bovina occorrono 15 500 litri di acqua, per uno di carne di maiale 4800, per uno di pollo 3900. Un chilo di riso ne richiede invece 3400, uno di legumi da 200 a 400 a seconda della specie. UNA PORZIONE DI CARNE BOVINA DA 100 G CONTIENE proteine 20 g / grassi 2 g / 100 kcal UN PIATTO DI PASTA E LEGUMI (70 G DI CEREALI E 30 G DI LEGUMI SECCHI) proteine 16 g / grassi 4 g / carboidrati 70 g / 370 kcal 86 Cereali & legumi L’abbinamento legumi e cereali ha origini antiche, numerose civiltà e culture tradizionali hanno infatti sviluppato le loro abitudini alimentari intorno a questo binomio. I saperi tradizionali, con questo abbinamento, hanno in qualche modo anticipato le conoscenze di dietetica e di scienza dell’alimentazione attuali: sappiamo infatti che le proteine di cui sono ricchi i legumi apportano una discreta quantità di alcuni aminoacidi essenziali – in particolar modo la lisina –, mentre sono carenti di una famiglia di aminoacidi – i solforati – che i cereali contengono invece in buone dosi. La loro associazione porta a un piatto completo ed equilibrato, non solo dal punto di vista proteico, ma anche glucidico e calorico. Pasta e fagioli, riso e piselli, zuppe di pane e legumi costituiscono piatti unici di buon valore nutrizionale e di costo economico contenuto. nutrienti e sostenibili. i vantaggi dei legumi quotidiani slow Legumi & salute Come consumarli → Prima della cottura i legumi secchi vanno messi in ammollo per 12-24 ore. Questo è necessario non solo per una cottura più rapida, ma soprattutto perché avvengano quei processi in grado di incrementare il valore nutritivo dei legumi. L’ammollo consente l’eliminazione dell’acido fitico, una sostanza antinutrizionale che limita l’assorbimento dei sali minerali. → È nozione comune che i legumi provochino flatulenza e altri disturbi digestivi. Ciò dipende dalla presenza, nei semi, di particolari carboidrati che non vengono eliminati con la cottura e non possono essere digeriti, in quanto nell’organismo umano mancano gli enzimi intestinali necessari. Questi carboidrati, quindi, vengono parzialmente degradati a opera della flora batterica, producendo gas. Si può ovviare in parte a questo problema decorticando i legumi, cioè consumandoli privi della buccia. In questo modo possono essere somministrati anche ai bambini fin dallo svezzamento. → Un accorgimento importante sembra essere quello di aggiungere il sale solo a fine cottura: questo permetterebbe di evitare l’indurimento della buccia e abbreviare i tempi di cottura. 87 di Marco Del Pistoia 88 Siamo alla fine degli anni Novanta: due produttori lucchesi, Renzo Del Prete e Giovanni Giovannoni, iniziano a ricercare e coltivare vecchi ecotipi di fagioli lucchesi; nasce così il progetto per il recupero e la valorizzazione dei fagioli della lucchesia realizzato da Arsia, agenzia della Regione Toscana per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo-forestale. Da quel momento si è aperto un mondo di biodiversità: nella provincia di Lucca sono stati censiti 17 diversi ecotipi, un’enormità anche per un territorio famoso per i fagioli. Dopo lo stupore, è arrivato il piacere di cogliere le differenze agronomiche e sensoriali, gli usi in cucina, i valori simbolici che i legumi evocano. Ma che cos’è Slow Beans? Arriviamo al 2010: con la condotta Slow Food Lucca Compitese e Orti Lucchesi nasce l’idea di realizzare una manifestazione monotematica sui legumi, che rappresentasse una vetrina di quella biodiversità che tanto ci aveva colpito. L’idea è stata raccolta dal Comune di Capannori, importante centro rurale della Lucchesia, e così è nata Slow Beans: Mostra Mer- cato di Legumi, incentrata sulla competizione semiseria “Fagioliadi”, perché i legumi sono belli da vedersi, nelle loro espressioni di forme e colori, ma è ancora meglio poterli assaggiare. L’incontro fra le comunità del cibo ha fatto crescere in maniera naturale le relazioni e Slow Beans ha cambiato pelle: è nata la Rete. Si sono superati quei pregiudizi che rappresentano un grosso limite per il mondo agricolo; si è riusciti a considerare chi fa il nostro stesso lavoro non un competitore ma un partner e si è capito che, collaborando e condividendo, si poteva far crescere la cultura dei legumi e stimolare la curiosità per conoscerli meglio. Le comunità in assemblea hanno redatto nel 2013 il Manifesto di Slow Beans (https://slowbeans.wordpress.com/ manifesto-slowbeans/) e hanno deciso di dare vita a una manifestazione itinerante e ad altri progetti; in questa ottica il prossimo appuntamento sarà a Orvieto dal 30 ottobre al 1° novembre 2015. Il Manifesto evidenzia le tre parole chiave della Rete: Biodiversità, Sobrietà e Relazioni. La Sobrietà è intesa come la rete di slow beans slow La rete di Slow Beans 89 gumi si incontrano e contribuiscono al caleidoscopio di sapori che rimandano ai territori di produzione, agli ecotipi, alle comunità. Incontri di sapori e di caratteri: dalla delicatezza del fagiolo di Controne e del gialèt della Valbelluna, alla “rusticità” della roveja di Civita di Cascia e della cicerchia di Serra de’ Conti; dalla sfiziosità della policroma fagiolina del Trasimeno e del fagiolo badda di Polizzi, alla robustezza di sapore che contrasta con la delicatezza della pasta del fagiolo rosso di Lucca all’estrema dolcezza del fagiolo cosaruciaru di Scicli e del fagiolone di Vallepietra così morfologicamente simile al bianco di Spagna ma così diverso all’assaggio. La diversità evidente fra la Fava di Carpino, la fava cottoja di Modica e la fava dell’Amerino si riscontra anche nei rispettivi usi tradizionali così come accade fra le lenticchie di Villalba e di Rascino. A completare la rete abbiamo i fagioli zolfino e di Sorana, il dente di morto di Acerra, la Fagiolina di Arsoli, il fagiolo di Brebbia e i fagioli di Badalucco, Conio e Pigna, la piattella canavesana di Cortereggio e la piattella pisana, il cece di Cicerale. Tutti così diversi e così intimamente legati ai loro territori. La gratificazione del palato è assicurata dai diversi profumi e sapori e dalle cucine dei territori, tanto che riteniamo i legumi di Slow Beans l’alimento ideale per rappresentare l’idea di cibo quotidiano di qualità a cui tutti hanno diritto: al notevole valore gastronomico e nutrizionale, infatti, è abbinato un costo contenuto che li rende alla portata di tutti. la rete di slow beans slow 90 atteggiamento etico e di responsabilità che riguarda il rispetto del territorio, dell’ambiente e delle risorse naturali; i legumi coniugano l’alto valore gastronomico e nutrizionale al ridotto consumo della fertilità del suolo e delle altre risorse. Le Relazioni sono insite nel concetto di rete attraverso il coinvolgimento, la condivisione e la contaminazione dei protagonisti, non solo dei produttori, ma delle comunità nel loro insieme. Ma è sulla Biodiversità che ci vogliamo soffermare perché questo termine, fino a pochi anni fa sconosciuto, oggi tende a essere abusato e, per questo, rischia di perdere il suo significato reale. Parlarne per i fagioli è scontato, ma noi ne rivendichiamo il senso politico che lo fa associare ai concetti di sovranità alimentare, di resilienza dei territori al cambiamento climatico, di forti legami fra prodotti, territori e comunità. Questi concetti sono evidenti per i prodotti dei Presìdi Slow Food e diventano punti di riferimento anche per le altre comunità che si avvicinano alla rete; partecipare a Slow Beans significa respirare questa aria e percepire in modo diretto cosa sia la biodiversità attraverso lo stretto legame prodotti-territori. Il simbolo di questo concetto è La Zuppa di Slow Beans, un’idea di piatto, mai uguale a sé stesso, realizzato con i legumi della rete, una zuppa personalizzabile ma che mantiene la sua forte identità conferita dai diversi legumi presenti: l’identità è data proprio dal fatto di essere sempre diversa. Nella Zuppa di Slow Beans i le- 91 slow Fagiolo, ma quanto mi costi? L’accusa che viene mossa più frequentemente ai legumi tutelati dai Presìdi Slow Food è quella di avere un prezzo eccessivo. Che cosa replicare a chi afferma che acquistare un fagiolo a 30 euro al chilo, ovvero il 1000% in più rispetto al prezzo della grande distribuzione, sia pura follia? La risposta è chiara e forte, ed è, come sempre, la qualità. Ma non solo. La grande distribuzione, in effetti, ci ha abituati a ragionare per assoluti e a non considerare le cose in prospettiva. Basandosi sul prezzo al chilo le proporzioni sembrano sfalsate, ed è facile meravigliarsi del prezzo. Ma quanto pesa, davvero, un chilo di fagioli? I nutrizionisti raccomandano, per ogni porzione, circa 30 grammi di legumi secchi. Questo significa che per servire un piatto del fagiolo più caro, a 30 euro al chilo per esempio, spenderemo circa 90 centesimi, meno di un caffè al bar. Abbiamo raccolto per voi, attraverso i produttori sul territorio, i prezzi al dettaglio di alcuni legumi dei Presìdi, da Nord a Sud. Facciamo due conti. Due dei legumi più costosi sono i toscani fagiolo di Sorana e fagiolo zolfino, che possiamo acquistare entrambi sui 25 euro, 75 centesimi per porzione. Rimanendo in Toscana abbiamo il fagiolo rosso di Lucca, che troviamo da 9 a 10 al chilo per lo sfuso (da 27 a 30 centesimi a porzione) e da 4 a 5 euro per la confezione da 300 grammi. 92 Stesso prezzo per i fagioli dell’area lucchese: cannellino di San Ginese, scritto di Lucca e malato. In Umbria è possibile assaggiare la roveja di Civita di Cascia per l’equivalente di mezzo caffè, 48 centesimi (16 euro al chilo), mentre a Scicli, in Sicilia, troviamo l’ottimo cosaruciaru a 12 euro al chilo, 36 centesimi a porzione. Una bella iniziativa per ridurre gli sprechi legati agli imballaggi è quella del Presidio della piattella canavesana di Cortereggio. Il prezzo del legume all’ingrosso (quindi per ristoranti, alberghi e esercizi commerciali) è di 18 euro al chilo. Al dettaglio le confezioni da 250 grammi costano 7 euro, quelle da 500 grammi 13. In accordo con i produttori c’è la possibilità di effettuare una “ricarica” in azienda usando il contenitore in dotazione con il primo acquisto. In questo caso il prezzo del legume è quello all’ingrosso, ovvero di 9 euro per la confezione da mezzo chilo. Non abbiamo parlato, inoltre, della possibilità di conservare a lungo questi prodotti, elemento importante se li paragoniamo alla carne non solo dal punto di vista nutrizionale (come abbiamo visto nella tabella dell’articolo precedente), ma proprio come cibo quotidiano, da scegliere e preferire ogni giorno sulle nostre tavole. Se mettiamo insieme questi elementi, “alla portata di tutti” non è più una frase fatta. di Eugenio Signoroni Eccoci come promesso a continuare il nostro viaggio negli abbinamenti tra cibo e birra. L’autunno è ormai alle porte e quindi, dopo aver affrontato l’acido e l’amaro, adatti alle calde temperature estive, ci spostiamo su sensazioni gustative che richiamano il clima più mite dell’autunno. Dolce Probabilmente il dolce è il sapore che, assieme all’amaro, accostiamo più facilmente alla birra. La dolcezza è dovuta a molti fattori. Innanzitutto all’utilizzo del malto, l’ingrediente che conferisce al mosto di birra la componente zuccherina che una volta fermentata diventa alcol. Una parte di questi zuccheri non vengono però fermentati e sono proprio questi che ci danno le sensazioni di dolcezza più evidenti. L’alcol è un altro di quegli elementi che può contribuire alla dolcezza della birra, senza 94 il cappello di birre dolci. Si va dalle tedesche helles che si caratterizzano per una grande leggerezza sia gustativa sia alcolica, e hanno dolci note di miele e sono molto adatte ad abbinarsi a pesci bianchi e crostacei, alle più intense bock, anch’esse di stampo germanico ma che hanno la dolcezza più ricca del caramello e chiedono accanto a sé carni o formaggi a pasta molle. Spostandoci in Belgio, gli stili che possiamo collocare sotto il cappello di “birre dolci” sono molti. Tra i più noti sicuramente le dubbel dal tono ambrato carico e con un intenso e complesso aroma di zucchero candito e qualche leggera nota tostata. Di più complesso profilo sono invece le triple che, se è vero che hanno un attacco decisamente dolce, con evidente note di frutta a pasta gialla matura, hanno una chiusura più secca e con vene amarognole che rendono il sorso estremamente piacevole. Anche il mondo anglosassone non manca di presentare esempi dolci. Anzi, è bene qui ricordare che per secoli la parola ale, oggi considerata sinonimo di birre ad alta fermentazione, ha invece birra e cibo. l’abbinamento quotidiano slow Birra e cibo L’abbinamento quotidiano dubbio renderne più evidente l’impatto. Tra gli ingredienti non classici, un posto d’onore lo occupa il miele, materia prima spessissimo utilizzata dai birrai (anche e soprattutto in Italia) e che oltre alle sue note dolciastre aggiunge alla bevanda profumi di fiori e di erbe aromatiche. Tantissimi sono gli stili che possiamo collocare sotto 95 Può forse sembrare strano ma le note affumicate non sono così rare nella birra. Certamente questa nota aromatica è relegata a un numero limitato di stili, ma quando la si incontra il fascino è garantito. L’esempio più noto sono le rauchbier tedesche prodotte ancora oggi nella Affumicato 96 splendida Bamberga, piccolo gioiello delle Franconia. L’affumicatura, molto evidente in queste birre, è data dai particolari malti utilizzati che conferiscono però anche una piacevolissima dolcezza in grado di equilibrare molto bene il profilo gustativo. L’abbinamento è quasi scontato con carni alla griglia e salumi. Diversa la sensazione che invece hanno le birre di stampo anglosassone in cui è presente malto peated (torbato). In questo caso, infatti, l’affumicatura è meno pungente ma comunque ben presente. Anche in questo caso prodotti affumicati sono il massimo dell’abbinamento, ma molto valido è anche l’accostamento con pesci e frutti di mare in genere. Chiudiamo questo veloce percorso con le birre che prevedono spezie tra gli ingredienti. In questo caso è più complicato tracciare un catalogo netto di quali siano le tipologie: l’utilizzo delle spezie è infatti molto libero e ha più a che fare con la creatività del birraio che non con l’aderenza a uno stile. Le blanche, che abbiamo già citato parlando di acido, sono tra i pochi casi ad avere una speziatura canonica con coriandolo e scorza di arancia amara. Per il resto la speziatura delle birre va da delicati fiori a note certo più intense di erbe aromatiche quali anice, menta o resine raccolte nei boschi. Qui l’abbinamento è quanto di più gastronomico possa esistere. Quindi non abbiate paura e sbizzarritevi. Spezie slow designato, nel Regno Unito, le birre dolci, in contrapposizione con le beers che avevano un profilo più amaro. Affascinante è la dolcezza delle sempre più rare mild, che ricordano la pasta di nocciola tostata o il cioccolato al latte e sono adattissime ad abbinarsi con formaggi a pasta dura di buona stagionatura. Inattesa è la dolcezza delle milk stout, birre dal tono scuro alle quali viene aggiunto lattosio che conferisce morbidezza e una sensazione vellutata alla birra. Infine, per chiudere la carrellata, non si possono non citare i barley wine, un prodotto talmente particolare che si fatica quasi a considerarlo birra. Prodotti dalla gradazione alcolica elevata (si superano tranquillamente i 10 gradi), dal colore scuro e con molti zuccheri non svolti in alcol che danno una dolcezza complessa che va dai canditi al caramello, dall’uvetta al vino cotto e che oltre a essere un fantastico fine pasto sono anche compagni perfetti per formaggi piccanti e di grande stagionatura. Proprio come questi formaggi anche i barley wine sono adattissimi per essere invecchiati a lungo. quella delle mense scolastiche, obbligata a vincoli burocratici incapaci di percepire le difficoltà delle piccole imprese. Slow Food è da tempo impegnata nella promozione di un cibo sano e locale nella ristorazione scolastica. Risale al 2008 il progetto Pensa che Mensa!, che nasce come titolo di un manifesto a fumetti, destinato alle scuole, che illustra gli elementi necessari per una ristorazione collettiva di qualità secondo la per una mensa quotidiana slow Quando si parla di mensa scolastica, troppo spesso viene in mente l’immagine di un grande salone, un po’ triste, dove a tanti bambini viene servito lo stesso piatto: un servizio di scarsa qualità consumato di fretta, prima di tornare a scuola. Eppure siamo tutti consapevoli di quanto le giornate dei nostri figli o dei nostri nipotini dipendano da quello che mangiano, e da come lo mangiano. Quando siamo a Per una mensa quotidiana di Camilla Micheletti 98 casa mettiamo passione in quello che acquistiamo e cuciniamo: perché dovremmo considerare la nostra tavola diversa da quella delle mense nelle quali tanti ragazzi si nutrono tutti i giorni? Come si fa a portare il cibo buono, pulito e giusto nelle scuole? Due grandi ostacoli separano la domanda dall’offerta: l’impossibilità da parte delle piccole imprese agricole di affrontare da sole il mercato, e una domanda, nostra associazione: una mensa dove il cibo è più vicino, dove si viaggia con il gusto, dove il cibo è una storia, dove si rispetta l’ambiente. Per ottenere un risultato dobbiamo mettere le mani in pasta, rivolgendoci a più persone possibile. È per questo che a ottobre 2014 l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo si è resa promotrice del progetto A table avec les religions, un’iniziativa sostenuta 99 ni. Un risultato tanto più importante se si considera che siamo a scuola, e a coltivare sono bambini, ragazzi, insegnanti, genitori, zii e nonni. Il progetto, che ha preso il via nel 2012 dalla collaborazione tra il Comune e Slow Food Trieste, arriva ora alla fine del primo triennio con oltre 70 istituti scolastici di ogni grado coinvolti. Nell’aprile 2015 sono state approvate le indicazioni operative per l’impiego dei prodotti coltivati nella preparazione dei pasti della mensa. Indicazioni centrali per dare continuità e uniformità ai percorsi educativi attivati nelle classi, in modo da amplificare il potenziale degli orti scolastici in cui vengono letteralmente coltivate la salute dei bambini e quella del nostro ambiente. Si tratta di un doppio successo, dal momento che, in linea con questa esperienza, l’Unione Europea vorrebbe aumentare il numero degli orti scolastici, proprio per collegare le comunità scolastiche con il cibo sano, l’ambiente, le tradizioni e le produzioni dei diversi territori. Siamo solo all’inizio della rivoluzione: la nostra associazione continuerà a impegnarsi sul tema. Nel prossimo numero vi racconteremo il progetto che sta per partire negli Appennini, “Pensa che mensa… nel Parco”. Nel frattempo anche voi potete fare qualcosa, sostenendo la petizione #iomangiogiusto, che vede Slow Food, Action Aid e Cittadinanzattiva unite per una migliore ristorazione collettiva nelle mense scolastiche. corrente di pagina slow 100 dalla Fondazione Benvenuti in Italia, in collaborazione con la Foundation Charles Léopold Mayer pour les Progrés de l’Homme e grazie al sostegno del Consorzio Risteco, che si è concentrata sulle tradizioni religiose che regolano e determinano il consumo del cibo, a casa e a scuola. Nelle città di Bucarest, Milano, Parigi, Roma, Tirana, Torino, Saragozza e Sesto Fiorentino un questionario distribuito alle famiglie di bambini che frequentano la scuola primaria ha dimostrato come le regole religiose in materia di abitudini alimentari rappresentino tuttora un insieme di regole di vita, utili all’analisi del consumo del cibo. In questo caso ha un ruolo primario il consumo di carne, soggetto a restrizioni in molte culture. La ricerca si è conclusa con la proposta di un menù multi-culturale e multi-religioso, che prevede cibi adatti alle tradizioni di cui la nuova utenza scolastica è rappresentante. L’Unisg ha messo a disposizione le proprie cucine e i propri chef, nel corso di una settimana sperimentale nell’ottobre 2014, alle Tavole Accademiche e in una cena di gala. Un piccolo grande successo locale è rappresentato dall’esperienza messa in pratica dell’Aas n.1 Triestina, Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, in collaborazione con il progetto Orto in Condotta di Slow Food. A Trieste è finalmente possibile consumare nelle mense i frutti degli orti scolastici, biologici senza bisogno di certificazio- 101 L’ITALIA CHE LAVORA Bambini a tavola € 9,90 slow → Bambini a tavola ci insegna, fin dall’incontro con il cucchiaino, l’educazione al gusto SIAMO CON CHI METTE Per la prima volta un ricettario di Slow Food Editore dedicato ai più piccoli PASSIONE IN OGNI COSA, CON CHI CREDE CHE IL LAVORO SIA UN MODO PER REALIZZARSI. SIAMO L’ITALIA CHE LAVORA. Andrea, si sta preparando per Passo dopo passo, tutti gli alimenti da introdurre seguendo le età del bambino 102 accompagnare Chiara al Un ricettario che accompagnerà bambini e genitori dallo svezzamento alle prime pappe, nel rispetto della qualità degli ingredienti di stagione e delle tradizioni alimentari: criteri che, utili sempre, diventano obbligatori quando a nutrirsene sono i gourmet di domani. suo primo giorno di scuola materna. La prima multinazionale italiana del lavoro Lavoro temporaneo, permanent staffing, ricerca e selezione, executive search, formazione, supporto alla ricollocazione, amministrazione HR, outsourcing, consulenza HR: scopri in che modo possiamo aiutare aziende e candidati su www.gigroup.com SE AVANZO MANGIATEMI Antipasti, primo, secondo e contorno erano così buoni che accettare un bis è stato inevitabile. Peccato che metà pietanza sia rimasta nel piatto e il dessert lo abbiate appena sfiorato. Uno spreco? Neanche per sogno. Se tutto questo accade in uno dei locali aderenti al progetto “Doggy Bag Se avanzo mangiatemi” potrete gustare più tardi, a casa vostra tutto ciò che non siete riusciti a finire. Compresa quella splendida bottiglia di vino, lasciata a metà. Chiedete al ristoratore di confezionare quel che resta in una delle Doggy Bag d’autore: confezioni pensate e realizzate affinché il cibo oltre che buono sia anche giusto. “Doggy Bag Se avanzo mangiatemi” è un progetto di Comieco e Slow Food, coordinato da Michele De Lucchi e Andrea Kerbaker, che si sono avvalsi della collaborazione dei designer Giulio Iacchetti, Matteo Ragni,con Chiara Moreschi e Francesco Faccin e degli illustratori Olimpia Zagnoli, Beppe Giacobbe e Guido Scarabottolo. Info ed elenco locali aderenti su comieco.org mondo slow 04 Mondo slow «L’investimento sulle giovani generazioni è prioritario perché sono loro a innescare il cambiamento e soprattutto perché saranno loro i consumatori di domani. Il lavoro da fare è ancora tanto, ma grazie alla rete Slow Food riusciremo a far sì che l’alimentazione di qualità non sia più un lusso, ma venga finalmente considerata un diritto a beneficio di tutti» Gaetano Pascale 105 106 24 ottobre Presentazione della guida Slow Wine 2016 — Terme Tettuccio / Montecatini Terme (Pt) 24-27 settembre Slow Food Beijing Festival — Pechino, Cina Quattro giorni animati da un forum e workshop dedicati ai vari protagonisti della filiera alimentare. Saranno presentati i primi cento prodotti cinesi inclusi nell’Arca e una mostra racconterà l’importanza di questo progetto di catalogazione internazionale. Organizzato in collaborazione con la Free Trade Zone dell’aeroporto di Pechino (sezione di Beijing Design Week), l’evento annovera tra i partner anche il ShunXin Agriculture Group e Air China. settembre - dicembre 2015 Agenda Consulta il programma sul sito cheese.slowfood.it Eventi, incontri, manifestazioni, presentazioni di libri: il mondo slow giorno per giorno agenda slow VI ASPETTIAMO A CHEESE DAL 18 AL 21 SETTEMBRE 11 ottobre Tredicilune & Archeonorcineria — Parco Archeologico del Forcello / San Biagio di Bagnolo San Vito, Mantova Un incontro di studio e confronto tra ricercatori delle abitudini alimentari degli Etruschi, dietologi, norcini e molti altri. I produttori delle filiere suine di qualità di Lombardia vi aspettano con Laboratori del Gusto e proposte gastronomiche. 23-25 ottobre Terra Madre Bulgaria — University of Sofia and Sofia Expo Centre /Sofia, Bulgaria Slow Food in Bulgaria organizza una tre giorni di mercato all’interno della Fiera di Sofia, cui farà eco una conferenza scientifica dal titolo “Plant Diversity Towards Society” organizzata dall’Accademia Bulgara delle Scienze con il patronato di Unisg. All’evento parteciperà anche Carlo Petrini, per presentare la traduzione in bulgaro del libro Buono, pulito e giusto. L’evento rientra fra le attività del progetto Essedrea co-finanziato dalla Commissione Europea. Oltre 1000 vini, oltre 500 aziende per la degustazione più imperdibile dell’anno. Acquista i biglietti su www.ticketone.it Tutte le informazioni su slowine.it 30-31 ottobre Terra Madre Serbia — University of Novi Sad / Novi Sad, Serbia I convivium Slow Food in Serbia organizzano un evento che porterà all’Università di Novi Sad produttori da tutto il Paese, selezionati dopo una lunga ricerca che ha coinvolto tutti i soci. L’evento prevede anche una conferenza internazionale dal titolo “European Regulations and protection of local producers”. L’evento rientra fra le attività del progetto Essedra cofinanziato dalla Commissione Europea. 3-7 novembre Terra Madre Indigeni — Shillong / Meghalaya, India Slow Food @ Expo 2015 Venite a trovarci nel padiglione Slow Food a Expo 2015! Ogni giorno tanti appuntamenti diversi e tante attività per le famiglie e per le scuole. Scoprili sul sito www.slowfood.com/expo2015 Appuntamenti Unisg 5 ottobre Apertura preiscrizioni Master of Gastronomy Food in Italy e Master of Gastronomy: Food in the World 7 ottobre Chiusura preiscrizioni Master in the Slow Art of Italian Cuisine L’evento coinvolgerà ben 40 villaggi in- 10 dicembre diani e numerose comunità del cibo, Chiusura preiscrizioni dando voce alle classi più emarginate Executive Master in Cibo e Salute della società, dai piccoli produttori alle donne, grazie alla collaborazione tra l’Indigenous Partnership for Agrobiodiversity and Food Sovereignty, Slow Food Internazionale e la North East Slow Food 18-22 novembre and Agrobiodiversity Society (Nesfas). Slow Food Asia Pacific Festival — Kintex / Corea del Sud 11 novembre Festa Nazionale dell’Orto in Condotta Slow Food festeggia gli Orti in Condotta a livello nazionale l’11 novembre, giorno di San Martino, data tradizionalmente dedicata alla messa a riposo dei campi. Ogni anno il progetto Orto in Condotta ha un tema attorno al quale ruotano le attività fatte dalle scuole in campo e in aula. Precedentemente chiamato AsioGusto l’evento è ispirato al Salone del Gusto e Terra Madre di Torino, punto di riferimento biennale per chi nel mondo condivide la filosofia di Slow Food. Organizzato da Slow Food Korea, in collaborazione con Slow Food Internazionale e Design House Inc, l’evento riunirà oltre 50 espositori internazionali e oltre 300 espositori e sarà dedicato a due temi principali, Memories of Taste e I cinque elementi a tavola. 107 23.000 vini degustati 188 chiocciole le cantine che interpretano al meglio i valori (organolettici, territoriali, ambientali) in sintonia con Slow Food 249 Vini Slow oltre all’ottima qualità organolettica, riescono a condensare nel bicchiere caratteri legati a territorio, storia e ambiente 156 Grandi Vini eccellenti sotto il profilo organolettico slow wine guida 2016 244 Vini Quotidiani 174 bottiglie le migliori bottiglie i produttori che sanno esprimere a non più di 10 euro in enoteca un’ottima qualità per ciascuna in più delle etichette presentate 456 aziende con possibilità 132 monete di ospitalità e ristoro le realtà che garantiscono un buon rapporto tra la qualità 704 cantine che offrono lo sconto e il prezzo per le bottiglie recensite del 10% sull’acquisto dei vini guida 2016 Slow Food Editore Storie di vita vigne, vini in Italia 1.917 cantine recensite 23.000 vini degustati PORTA LA GUIDA IN CANTINA SCONTO DEL 10% SUI VINI IN COLLABORAZIONE CON: ® 65379L € 24,00 FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI Slow Food Editore di Fabio Pracchia La degustazione ai tempi del vino artigianale 108 vini nuovi Un lavoro strano il nostro che ogni anno rinnova le stesse dinamiche, tra le visite alle cantine, più o meno in primavera, e una fase estiva, bellissima e compulsiva, durante la quale agli assaggi dell’eccellenza enologica italiana, segue un intenso lavoro editoriale. Tutto ciò per arrivare a scrivere la nostra guida, Slow Wine, giunta quest’anno alla sesta edizione. La solida impalcatura di un libro ciclico dedicato al vino italiano, sotto la quale, per anni, ce ne siamo stati tranquilli ad assaggiare alla cieca il frutto di una enologia sta- palati vecchi, vini nuovi 1.917 cantine segnalate in guida slow wine slow Palati vecchi Il nostro patrimonio vitivinicolo ci parla di cultura, di storia e di quel lavoro di uomini e donne che ci rende un Paese fiero della propria tradizione agricola. Anche quest’anno oltre 200 collaboratori hanno camminato nelle vigne di tutta Italia per raccontarvi questo tesoro unico. tica e praticata da tempo, sta crepando sotto i colpi di una nuova viticoltura. Per fortuna. Nell’introduzione di Slow Wine 2015 avevamo sottolineato lo spostamento d’attenzione dei produttori dalla cantina alla vigna, definendolo rivoluzione verde, e in effetti in cinque anni di recensioni si è registrato un dato importante: l’esplosione e l’affermazione della viticoltura sostenibile nelle sue varie declinazioni. Forse non avevamo colto un aspetto essenziale: una viticoltura diversa impone un vino diverso. E come i bambini che approssimandosi a lambire il mare pensando che l’onda non li potrà sorprendere, si scoprono fradici in un battibaleno, così abbiamo apprezzato un cambiamento senza considerare che ne saremmo finiti coinvolti. Siamo stati sommersi da vini senza precedenti che se ne infischiano dei tre tomi A.I.S., impolverati e ingombranti le librerie di quasi tutti noi, critici del vino. Vini disubbidienti scevri di grammatiche enologiche imposte e dotati di libertà. Vini informali, con qualcosa che pare non tornare, ma vibranti di energia. Per comprenderli occorre disimparare. Cosa ci hanno detto, infatti, i vecchi professori del vino? Ci hanno insegnato, a torto, dove avvertire il tannino, in che punto esatto sentire il dolce e il calore alcolico. Ci hanno dotato di tavolozze di colori e liste di aromi infinite con le quali imbottire inutili schede descrittive. Ci hanno educato ad apprezzare il prevedibile e rifiutare ciò che non è codificato. Di 109 slow 110 energia, però, nessuno ha mai parlato; eppure il vino è una forma di energia che attraverso il lavoro dell’uomo diventa manufatto. Perché non dovrebbe essere prevista nella degustazione tecnica? Da qualche tempo una schiera di vignaioli talentuosi ha iniziato a scombinare l’equilibrio enologico focalizzato sulla manipolazione del mosto, puntando sulla qualità del suolo e l’integrità delle uve, per cercare, in definitiva, di racchiudere maggiore energia nei vini. La sottrazione enologica ha frantumato l’omologazione e aumentato la diversità espressiva. Una delle principali conseguenze di questa sovversione è il virtuoso moltiplicarsi delle identità enologiche. Vini marginali fino a qualche anno fa, perché poco assimilabili alle norme degustative basate sulla sola performance tecnica, hanno attirato su di loro consensi e attenzione perché fuori dal coro, perché testimoni di luoghi pieni di storia agricola, perché, infine, portatori di un gusto diverso e ricco di energia, appunto. Con i nostri palati abbiamo dovuto misurare la differenza, non senza strascichi per il nostro lavoro. Il più evidente è lo scontro generazionale tra assaggiatori. Frequenti, durante le degustazioni di quest’anno, le discussioni con la “vecchia guardia” formata ai tempi della prima, bellissima guida, targata Gambero Rosso-Slow Food. Certe intensità di giallo, alcune volatili, iniziali riduzioni o leggerezze estrattive sono passate sotto il severo giudizio di palati impo- Di energia nessuno ha mai parlato eppure il vino è una forma di energia che attraverso il lavoro dell’uomo diventa manufatto stati su un’analisi sensoriale tesa alla ricerca del difetto per quantificare la bontà. Un approccio riduzionista, forse, poco attento alla complessità del vino. Per la nuova generazione cresciuta nell’ultima decade a contatto con i protagonisti del cambiamento, il vino scaturisce non da prestazione enologica ma da un rapporto intimo tra viticoltore e territorio. Non vi è ansia di critica, piuttosto un affinamento nell’ascolto del vino e delle sue numerose declinazioni raggiunte in questa epoca. Possono questi due diversi tempi critici convivere? Non lo sappiamo, è presto per dirlo. Il fatto positivo è che la nostra vecchia generazione si è messa in discussione, altrove forse un po’ meno. Per il momento siamo l’unica guida a dare importanza al lavoro svolto in vigna, convinti che da questo nasca la qualità di un vino. Adesso lavoreremo per un diverso approccio degustativo che permetta di apprezzare questa splendida polifonia che l’attuale viticoltura ci sta regalando. Della Tavola L’introduzione alla nuova guida 112 Da trent’anni Slow Food educa, promuovendo e tutelando il cibo buono, pulito e giusto. Tra le innumerevoli attività intraprese, la guida Osterie d’Italia è tra quelle di più lungo corso e ogni anno ridefinisce un pezzetto di ciò che nel nostro Paese è il “mangiarbere”, proponendovi il più completo e autorevole catalogo della cucina di tradizione e di territorio. Le osterie, per come le abbiamo intese nel tempo, si sono evolute, sono cambiate, sono diventate progressivamente un qualcosa di distante dalla definizione della parola che trovate ancora sul dizionario. Per questo scrivere la guida è impresa sempre più ardua, ma la difficoltà non fa che accrescere l’entusiasmo di chi la realizza. Non si tratta più, infatti, solo di andare a scovare i luoghi più auten- tici, spesso nascosti e protetti da piccoli paesi di campagna o da qualche stretto vicolo di città. Si tratta piuttosto – nella maggior parte dei casi – di districarsi nella miriade di locali che si autodefiniscono osteria o che a quel modello aspirano. Il compito è quindi cogliere in quali casi i tratti che Slow Food ha attribuito all’osteria siano effettivamente presenti e in quali, invece, siano solo una carta da parati che nasconde crepe e cartongesso. Il successo della guida negli anni ha promosso un nuovo modello, ora largamente condiviso, e questa diffusione non ha evitato, ma semmai favorito, il proliferare di locali e approcci per cui i caratteri dell’osteria si sono confusi e “imbastarditi”. Ma quali sono questi tratti? Certamente la cucina, alla qua- osterie d’italia 2016 osterie d’Italia / 22,00 € slow Osterie d’Italia 2016 Vi aspettiamo il 21 settembre a Cheese per la presentazione della nuova edizione di Osterie d’Italia 1707 locali recensiti dei quali oltre 140 novità. Ci siamo affidati al lavoro di quasi 400 collaboratori che hanno visitato tutti i locali sparsi sulla penisola. Un lavoro che sarebbe complicato fare senza l’insostituibile rete di Slow Food. Osterie d’Italia 2016 è un volume importante perché porta con sé molte riflessioni sull’osteria contemporanea e sul ruolo di una guida come la nostra nel panorama sempre più variopinto della ristorazione italiana. Per darvi un piccolo assaggio, di fianco trovate l’introduzione, uno stuzzichino di benvenuto, insomma, ma non perdete l’intero menù. Ricco come sempre, forse di più. 113 slow 114 le chiediamo di essere buona, tradizionale, capace di raccontare il contesto in cui viene proposta e preparata con materie prime (quando possibile) locali e prodotte in modo sostenibile. Poi il prezzo, che deve però tenere conto della variabilità territoriale e dei costi di ingredienti ineccepibili, in molti casi sempre più alti. Infine l’accoglienza, che di tutti è probabilmente il carattere più fortemente distintivo dell’osteria. Accoglienza che vogliamo calda e familiare, capace di narrare i prodotti e i piatti senza essere didattica o ingessata, ma soprattutto autentica, come solo quella di chi fa un lavoro così duro con passione può essere. Ed è quando questi elementi raggiungono l’equilibrio che ci troviamo di fronte alla Chiocciola. Questo simbolo per noi così importante segnala, infatti, i locali dove, oltre a mangiare bene, si “sta bene”. Dove l’esperienza della tavola risulta piacevole in ogni suo aspetto e dove davvero si può cogliere il territorio che si ha intorno. Deve essere come assaggiare direttamente il contesto, la cultura, la biodiversità, il paesaggio, il luogo in cui ci si trova, con un’indimenticabile esperienza multisensoriale. Creare, e poi trovare: questo non è semplice, richiede la conoscenza profonda della diversità naturale e culturale di un Paese complesso come l’Italia. Sarebbe impossibile riuscirci senza affidarsi alla rete di Slow Food e ai collaboratori presenti in tutti i territori, che continuamente verificano, segnalano, L’accoglienza in un’osteria deve essere calda e familiare capace di narrare i prodotti e i piatti senza essere didattica o ingessata, ma soprattutto autentica scoprono i locali che trovate nelle pagine che seguono. Per darvi ancora più informazioni e per rendere la guida ancora più utile, tra i simboli, a partire da quest’anno trovate anche la chiave, Y, che indica le osterie che offrono qualche stanza per il pernottamento. Un ulteriore elemento per tenere la guida sempre con voi in borsa, nella portiera della macchina o in tasca grazie all’App. Perché un compagno di viaggio come Osterie d’Italia è difficile da incontrare. Nessun’altro la può costruire con queste caratteristiche e garanzie, e nessun’altra guida, nonostante le imitazioni, può sostenere con ragionevole certezza che, in ogni luogo d’Italia in cui vi troverete, vi metterà a disposizione almeno un indirizzo per farvi capire – nel tempo di un pasto – esattamente dove siete, non soltanto dal punto di vista gastronomico. Buon divertimento. Scopri il mondo Scopri il mondo con Slow Food con Slow Food Scopri il mondo attraverso le sue tradizioni iScopri suoi prodotti, gusti. le sue tradizioni il mondoi suoi attraverso Scopri il mondoi suoi con gusti. Slow Food Planet. i suoi prodotti, Scopri il mondo con Slow Food Planet. Slow Food Planet è il compagno di viaggio ideale per vivere ogni meta. Slow Food Planetappieno è il compagno di viaggio Con tempo. Con ogni il giusto spirito. idealeil giusto per vivere appieno meta. Quello di Slow Food. Con il giusto tempo. Con il giusto spirito. Quello di Slow Food. Marco Bolasco e Eugenio Signoroni planet.slowfood.com | [email protected] planet.slowfood.com | [email protected] se avanzo mangiatemi slow Se avanzo mangiatemi di Eugenio Signoroni Comieco, De Lucchi e Slow Food insieme per combattere lo spreco quotidiano nei ristoranti 116 “Doggy Bag-Se avanzo mangiatemi” è l’iniziativa creata da Comieco (Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) in collaborazione con Slow Food e con lo studio De Lucchi di Milano per incentivare e promuovere, anche in Italia, l’utilizzo di doggy bag, il contenitore che consente di portare a casa con sé ciò che si è avanzato al ristorante. Per farlo si è chiesto a quattro designer (Giulio Iacchetti, Matteo Ragni con Chiara Moreschi e Francesco Faccin) di disegnare tre contenitori per cibo e vino e a quattro illustratori di decorarli. Il risultato sono degli stupendi oggetti d’autore, perfetti per contenere gli avanzi e da utilizzare per portare il pasto in ufficio o per regalare qualcosa a un amico, una volta che il loro compito è terminato. 117 ES - Come nasce la collaborazione con Comieco su questo progetto così ambizioso? MDL - Il progetto è il frutto dell’amicizia che mi lega ad Andrea Kerbaker (umanista, con De Lucchi coordinatore del progetto, ndr). Ci siamo seduti a riflettere su come sarebbe stato opportuno affrontare questo tema senza avere in mente una matrice definita. Quello che volevamo riuscire a fare era rendere più semplice per i clienti chiedere di portare via ciò che si è avanzato a tavola, una pratica molto diffusa all’estero, ma che da noi trova ancora non poche resistenze, soprattutto da parte del pubblico. L’altra questione era ovviamente cosa potesse fare Comieco, che nel riciclo ha sempre avuto un ruolo centrale, per sottolineare la propria posizione relativamente ai temi della sostenibilità e della lotta allo spreco alimentare. Da qui l’idea di pensare a un contenitore per gli avanzi che potesse essere innanzitutto bello e quindi desiderabile. E per disegnare e rendere piacevoli queste “scatole” abbiamo pensato di coinvolgere quattro importanti designer italiani e altrettanti illustratori. 118 ES - Secondo quali criteri sono stati scelti disegnatori e designer che hanno partecipato a questa iniziativa? MDL - Non sapevamo bene chi portare a bordo. Prima abbiamo pensato ad alcuni architetti, il loro ci sembrava un profilo adatto. Poi, invece, più riflettevamo sul tema da svolgere più ci siamo convinti che dovevamo coinvolgere alcuni designer, la cui figura è più duttile. Il designer poteva certamente darci lo strumento giusto per svolgere questo gesto, ma da solo non poteva riuscire a raccontarlo. Per noi, infatti, era importante dare a questi oggetti un valore simbolico. Portarsi via il cibo che si è avanzato in Italia è considerato qualcosa di cui vergognarsi. Ed ecco che pensiamo a coinvolgere gli illustratori che con la loro carica di ironia possono alleggerire il tema trattato. Credo che il risultato ottenuto risponda davvero molto bene a queste esigenze. ES - Crede che questa operazione possa essere replicata anche in altre nazioni? MDL - Credo che la tematica dello spreco alimentare sia centrale per il futuro e che il riutilizzo degli avanzi sia un primo passo che va approfondito anche in quelle nazioni che hanno più dimestichezza con questa pratica. Nessuno prima d’ora aveva mai dato un ruolo di contemporaneità a questo gesto come invece abbiamo voluto fare noi. Fare un oggetto bello e divertente permette di facilitare il fatto che se ne parli. Questo era anche il nostro obiettivo. Certamente per il futuro il lavoro da fare è tantissimo. Questi temi possono essere affrontati solo con grande organizzazione oltre che con generosità. se avanzo mangiatemi slow Per capire meglio come sia nata e come si sia evoluta questa iniziativa abbiamo intervistato Michele De Lucchi, che con il suo studio ha da subito sostenuto il progetto. 119 di Alessandra Abbona 120 “Buono da curare”: ecco un gioco di parole per definire il nuovo percorso di studi ideato dall’Università di Scienze Gastronomiche. Calembour a parte, non si è mai stati più seri quando si parla della diade cibo e salute: questo è infatti il nuovo Master che nasce a Pollenzo (con inizio delle lezioni nel gennaio 2016), sotto la direzione scientifica e didattica di Andrea Pezzana, medico e docente Unisg. «Cibo e salute è un binomio che sempre più assume importanza nel settore medico-scientifico – spiega a questo proposito il dott. Pezzana – e questo Master si pone quale punto di riconciliazione tra dietetica intesa come scien- l’approccio dell’evidence-based medicine, ovvero su casi provati dall’esperienza, è un elemento fondamentale». È partendo da questi presupposti che è stato progettato l’Executive Master in Cibo e Salute, che coniuga la visione olistica delle scienze gastronomiche con la nutrizione, ed è indirizzato ai professionisti del settore medico-sanitario. Primo Master di questo genere in Italia, beneficia del sostegno di importanti società scientifiche quali Adi (www. adiitalia.net), Amd (www.aemmedi.it), Fadoi (www.fadoi.org) e Slow Medicine (www.slowmedicine.it), oltre che ovviamente dell’esperienza dell’Unisg e di Slow Food. Il Master nasce per rispondere a un bisogno di nuove competenze per chi opera nelle aree della medicina quali la riabilitazione, la cura e la prevenzione – dove è evidente che gli stili di alimentazione svolgono un ruolo importante – per mettere in pratica nuovi procedimenti e pratiche sanitarie: questo, proprio per archiviare il vecchio modello che considera solo le questioni numeriche delle calorie, e imparare ad assegnare valore al cibo nella sua complessità. all’unisg il primo master d’italia dedicato a cibo e salute slow All’Unisg il primo master d’Italia dedicato a cibo e salute za medica e le scienze gastronomiche. Purtroppo, anni di saperi acquisiti hanno portato spesso a sminuire il ruolo dell’alimentazione. Ciononostante, già a partire dagli anni Sessanta, il grande fisiologo francese Jean Trémolières aveva messo l’accento sul rischio della separazione tra dietetica e gastronomia. Ricostruire invece questo connubio, con 121 slow 122 Una parte originale del programma sono i laboratori di dietetica gastronomica che mettono in relazione in cucina e in tavola grandi chef, accademici e operatori sanitari Con un calendario didattico che si articola nei fine settimana, il corso prevede insegnamenti relativi alla nutrizione e alla salute, in primis, accanto a tematiche come la sostenibilità, la biodiversità e i saperi tradizionali, food policy, fisiologia del gusto, analisi sensoriale e costumi alimentari. Ma non solo. Conclude infatti Andrea Pezzana: «La nostra proposta didattica vuole far trovare stimoli professionali a chi si occupa di queste tematiche e che voglia mettersi in gioco. Una parte originale del nostro programma sono i laboratori di dietetica gastronomica che mettono in relazione in cucina e in tavola grandi chef, accademici e operatori sanitari. Inoltre, la formula consolidata dei viaggi didattici Unisg è stata anche inserita nel Master, con destinazione in due regioni italiane, per portare per la prima volta gli operatori sul territorio dove potranno conoscere contadini e artigiani, i loro sistemi produttivi e le materie prime». di Alessandro Costa 124 le ha stretto un rapporto con Davide Longoni (Panificio Davide Longoni a Milano) che è andato oltre il semplice apprendistato. Con lui ha cominciato a viaggiare in Italia per conoscere le persone del campo, per poi intraprendere un’attività formativa per amatori e professionisti. Giovanni, dopo una carriera da avvocato civilista, si è buttato nella produzione della birra tra Birrificio Svevo (Bari) e Birra Kauss (Piasco). Esmeralda, laureata in Scienze della comunicazione, dopo le esperienze di Karma (Alvignano) e Birra del Borgo (Borgo Rose), ha spillato birre nei festival di tutta Italia ed è stata publican (gestore di pub dove si serve solo birra artigianale) presso l’agribar di San Marzano Oliveto (Asti) GrappolocontroLuppolo. Davide, prima stimato video maker romagnolo, ha sfornato pizze al Pizzarium di Bonci (Roma) per quasi un anno affinando la tecnica della pizza in teglia alla romana. «Siamo come una ricetta: il risultato è qualcosa di più della somma dei singoli. Ci siamo contaminati a vicenda. La fratellanza che si è creata attorno a questo gruppo non si ferma a noi quattro – spiega Pasquale –, sono molti gli amici che ci spalleggiano, e noi abbiamo avuto voglia di creare prodotti senza compromessi in un momento preciso delle nostre vite. Condividiamo una visione a lungo termine e siamo spinti da uno spirito imprenditoriale». Il prodotto vuol essere godereccio senza però rinunciare alla digeribilità della breaders, fratelli apprendisti / quattro amici e un sogno slow Breaders fratelli apprendisti / quattro amici e un sogno Cheese e l’Alto Apprendistato. Il cerchio si chiude a quasi due anni dalla prima edizione. Il settembre 2013 era l’inizio con aspettative importanti: recuperare e rielaborare professioni e sapori di una volta. A settembre 2015 vedremo i primi studenti diplomati proporre i loro pani, le loro pizze e le loro birre all’interno dello stand Unisg. Breaders, idea nata da un’amicizia e qualcosa di più. Pasquale Polito, Esmeralda Spitaleri, Giovanni Boari e Davide Sarti si sono conosciuti a Pollenzo lo scorso settembre durante i corsi di Alto Apprendistato. Apriranno insieme a Bologna il forno Brisa, che sarà un punto in cui creeranno pani speciali e pizze in teglia, e un luogo per la somministrazione di birre proprie. Le birre Soccia e Sorbole sono state pensate e prodotte in collabor azione con il birrificio Corte Pilone (Castellucchio, Mantova) dove lavorano altri due ex studenti Davide Pessina e Mauro Tanzarella. «La collaborazione con Corte Pilone – ci spiega Esmeralda – oltre al legame con Davide e Mauro, funziona per le sue caratteristiche di azienda agricola compatibile con la nostra idea di filiera chiusa. Soccia e Sorbole nascono dalla comunione di tutte le nostre esperienze» . Il percorso che ha portato alla costituzione dei Breaders è stato lungo e ricco di esperienze diverse. Nell’ultimo anno e mezzo i quattro non si sono risparmiati gavette e lavori pesanti prima di trovare un sentiero comune. Pasqua- 125 slow Barbera d’Asti Docg 126 Bra sarà la prima vetrina dove proporre il progetto dei Breaders. Sarà un buon inizio, una festa, un modo per incontrare vecchie conoscenze e farne di nuove lievitazione naturale. Creare pani con frumenti locali, dal gusto marcato e differente, quasi come un’enoteca dove poter scegliere diversi gusti e sapori da abbinare. La pizza sarà proposta in due modalità con differenti consistenze e accostamenti gastronomici. Anche per le birre particolare attenzione alle materie prime: segale, monococco e orzo selezione Ceccarelli (reperiti grazie alla collaborazione con gli agricoltori della rete Semi Rurali) saranno unite al malto base per arricchirne il gusto. Bra sarà la prima vetrina dove proporre il loro progetto. Dice ancora Pasquale: «A settembre torniamo. Durante il primo Cheese, due anni fa, stavo cercando casa per cominciare il corso. Guardavo un mondo da fuori. Questa edizione sarà, invece, l’anteprima del nostro futuro. Sforneremo e spilleremo». Sarà un buon inizio, una festa, un modo per incontrare vecchie conoscenze e farne di nuove. Barbera d’Asti d’Asti Docg Docg “CEPPI STORICI” Barbera “CEPPI STORICI” Barbera “CEPPI STORICI” New Look,d’Asti SameDocg Taste! New Look, Same Taste! “CEPPI New Look,STORICI” Same Taste! La prima annata di Ceppi Look, Same Taste! LaNew prima annata di Ceppi Storici prodotta nel 1990 La prima annata di Ceppi Storici prodotta nel1992 1990 haStorici visto prodotta la luce nel nel 1990 haprima visto la lucebottiglia nel 1992 e La più tardi, una annata di Ceppi ha visto la luce nel 1992 e più tardi, una bottiglia della 1998 Storici prodotta nel 1990 e piùvendemmia tardi, una bottiglia della vendemmia 1998 visto la luce nel 1992 haha inaugurato il nuovo della vendemmia 1998 hapiù inaugurato nuovo eha tardi, unaililbottiglia impianto di imbottigliainaugurato nuovo impianto di imbottigliadella vendemmia 1998 mento nell’Agosto del impianto di imbottigliamento nell’Agosto del ha inaugurato il nuovo 2000. mento nell’Agosto del 2000. impianto di imbottiglia2000.il susseguirsi Dopo Dopo ilnell’Agosto susseguirsidel mento il susseguirsi diDopo diverse di diversevesti vesti 2000. di diverse grafiche, a avesti grafiche, Dopo il susseguirsi grafiche, a Gennaio 2014, Gennaio 2014, di diverse2014, vesti Gennaio Araldica deciso Araldicahaha deciso grafiche, a Araldica ha deciso diGennaio tornare alle di tornare alle 2014, di tornare alle proprieradici radici con proprie con Araldica ha deciso proprie radici con un’etichetta che un’etichetta che di tornare alle un’etichetta che cogliea apieno pienoilcon il coglie proprie radici coglie a pieno il significato del significato un’etichetta significatodel delche nomediadiquesto questo coglie pieno il nome nome di questo vino:il ilvitigno vitigno significato del vino: vino: il vitigno Barbera si mostra nome disisi questo Barbera mostra Barbera mostra nel suo classico vino: il classico vitigno nel nelsuo suo classico allevamento a guyot. Barbera si mostra allevamento guyot. allevamento aaguyot. nel suo classico Il Ceppi Storici ha a guyot. IlCeppi CeppiStorici Storici ha Il allevamento ha cambiato look, ma cambiato look, look, ma ma cambiato nel bicchiere si Il Ceppi Storicisiha nel bicchiere nel bicchiere si che ritrova unlook, vino cambiato ma ritrovaun unvino vino che che ritrova esprime lo spirito nel bicchiere si esprime lo spirito più autentico del esprime lo spirito ritrova un vinodel che più autentico Barbera, e, allo più autentico del esprime lo spirito Barbera, e, allo stesso tempo... Barbera, e, allodel più autentico stesso tempo... stesso tempo... Barbera, e, allo di tutti. ...alla portata ...alla portata di tutti. stesso tempo... ...alla portata di tutti. ...alla portata di tutti. ARALDICA CASTELVERO s.c.a. ARALDICA CASTELVERO Viale Pietro Laudano, 2 s.c.a. Viale Pietro Laudano, 2 s.c.a. ARALDICA CASTELVERO 14040 Castel Boglione (AT) 14040 Boglione ARALDICA telCASTELVERO 0141 7631 (AT) VialeCastel Pietro Laudano, 2s.c.a. tel 0141Laudano, 7631 Viale Pietro 2 fax 0141 762433 14040 Castel Boglione (AT) 0141Boglione 762433 (AT) 14040fax Castel [email protected] tel 0141 7631 [email protected] tel 0141 7631 www.araldicavini.com fax 762433 –– www.araldicavini.com fax 0141 0141 762433 Twitter: @araldicavini [email protected] Twitter: @araldicavini [email protected] www.araldicavini.com www.araldicavini.com –– Twitter: Twitter: @araldicavini @araldicavini slow 128 Nel prossimo numero — Il racconto di Terra Madre Giovani– We Feed the Planet, il grande evento che porterà a Milano una moltitudine pacifica di contadini dal 3 al 6 ottobre. La fine dell’Expo, inoltre, sarà l’occasione per tirare le somme dei sei mesi all’interno dell’area espositiva, nel Padiglione Slow Food. E per l’ultimo numero dell’anno, la sezione cibo quotidiano sarà dedicata a spezie, miele, distillati, liquori e carne. dicembre 2015 Italian quality glass since 1825 Bormioli Rocco porta l’eleganza e lo stile italiano sulla vostra tavola, in ogni momento della giornata, con design e prodotti innovativi. bormioliroccocasa.com