Quando il vino stava «alla finestra»

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Quando il vino stava «alla finestra»
TOSCANA OGGI
INVENTARIO
26 giugno 2016
lo SCAFFALE
il LIBRO
di Maurizio Schoepflin
Curiosando
per le strade del centro
di Firenze non di rado
si possono osservare
antichi palazzi con
particolari finestrelle.
Si tratta
di utili piccole
porticine, fatte a misura
di fiasco impagliato,
attraverso le quali
il «nettare degli dei»
veniva venduto
o dato in beneficenza
Sui passi di Dio
iciamo la verità: non
D
soltanto tra coloro che si
dichiarano atei o, quanto
Quando il vino stava
«alla finestra»
DI
MARIELLA CAMBI
queste? Che son le case
delle bambole,
babbo?». Ricordo di
aver fatto pressapoco
una domanda del genere a mio
padre, quando mi spiegava
l’importanza e, sommariamente
l’architettura di un palazzo
signorile a Firenze. «No, queste
sono le porticine del vino: sì, qui
si vendeva il vino. Infatti, c’entra
proprio un fiasco impagliato».
Quale interesse e curiosità avrò
avuto allora nel leggere un
delizioso libro che s’intitola
appunto Le buchette del vino a
Firenze – e il sottotitolo si affretta a
precisare «nel centro storico ed in
Oltrarno» – di Lidia Casini Brogelli
(Semper editrice, pagine 184, euro
15)
Nella prefazione Luciano Artusi dà
un ulteriore tocco tutto fiorentino:
infatti per lui qui il vino è «alla
finestra». Queste piccole aperture
andavano dritto dritto alla cantina.
Vicine ai palazzi nobiliari,
sono tipiche di Firenze.
Il prodotto dei possedimenti
terrieri, il «nettare degli dei»
come erano soliti chiamarlo,
veniva venduto o dato in
beneficenza?
Oggi, in un mondo così
superficiale, si è persa
l’abitudine di soffermarsi agli
sportellini eleganti nella loro
pietra liscia o bagnata; tanto
che, come ricorda Artusi, in
antico si osava chiamarli anche
«tabernacoli del vino».
Nel Palazzo dei Cartelloni, in via
Sant’Antonino, la buchetta è
protagonista: elegante e signorile
come il palazzo che la ospita,
edificato dal celebre matematico
Vincenzo Viviani, discepolo di
Galileo Galilei.
In fondo ad ogni capitolo, un
celebre detto sul vino come «Dio
mi guardi da chi non beve il vino»
o «Vino battezzato non vale un
fiato». Sei gigli fiorentini decorano
ogni celebre detto. caratteristiche
le buchette gemelle di via Dante
Alighieri, di fronte all’ingresso
della Badia Fiorentina, in via del
Proconsolo, si dà proprio arie con
la sua bellissima cornice. Una
curiosità: in via dell’Anguillara, al
numero 14, un artista di strada ha
disegnato nella buchetta una
«maternità», quasi fosse un
tabernacolo.
«E
21
Insomma: non ci manca che
curiosare e soffermarsi, per
esempio, in via Guelfa dove, al
numero civico 82, la buchetta è
diventata una buca per le lettere:
più moderno è vero, ma anche
spiritoso e simpatico.
Il libro è ricco di foto
egregiamente riprodotte, con i
palazzi e le porticine accanto, a
parlarci di una Firenze elegante e
arguta, signorile e vivace.
E ora avanti, a caccia del «vino alla
finestra».
«Con occhi di bambina»,
istantanee di vita
uando mi capita - e succede spesso - di avere «Avvenire» in mano, vado
Q
subito e avidamente a leggere la «finestra» della prima pagina del
quotidiano, qualche tempo fa a firma di Marina Corradi, che spesso ritagliavo.
E quindi è stato per me così istintivo prenotarlo, appena ho saputo dell’uscita
del suo libro che raccoglie i settantotto racconti della fortunata rubrica Con
occhi di bambina.
La foto in copertina la ritrae a cinque anni, quasi immersa in una vegetazione,
vicina alla sua casa di montagna. Ecco - e già questa è una premessa - vi parlo
di allora, con lo stupore e il candore di allora; vi racconto, in fondo, ciò che
non è mai cessato. Racconti che scorrono velocemente, salvo ad attardarvisi
per un’immagine più eloquente. Ricoprono ognuno, una
pagina e mezzo.
Tutti i «segreti» manifesti o intuiti della casa di montagna
nelle Dolomiti con il suo «silenzio regale». E «l’aria tersa, il
cielo a guardarci e il nulla che s’allargava e galleggiava intorno
a noi, nell’orizzonte infinito». L’orologio a pendolo «nella
stanza che odorava di legno e di pane»" che batteva come un
cuore, la lancetta immobile e la piccola Marina intenta a
scoprire il motivo per cui non avanzasse mai. E la sua
delusione: il tempo è nascosto dentro e, come un tarlo, spinge
le lancette piano piano…. Il naso schiacciato nel vetro di una
nursey per la nascita del suo primo bambino, la riporta, come
d’incanto, a quell’ora quando, con il naso schiacciato contro
la vetrina delle bambole, le sognava, le contava….
E quindi ogni racconto sottintende la speranza augurale, per
ognuno di noi, di poter guardare le piccole cose come i grandi avvenimenti
«con occhi di bambina». E la sua poetica senza mai cercarla, si respira in ogni
racconto. Ricordi che ti cadono addosso, all’improvviso e invadono l’anima.
«Tutto era uguale, il profumo del fieno e la frenesia felice dei grilli…».
La scoperta dell’alba, con l’aiuto di sua madre. «Davanti a me la Valle
d’Ampezzo e le Tofane davanti a noi, regali, si andavano illuminando nel
riverbero del sole che le faceva rosa». Molto efficace il salvataggio della mosca
quasi affogata nel bicchiere: il rivivere i sentimenti di «allora» e restituirceli
quasi intatti.
Bellissimo il racconto «Maternità», inteso come la gatta che protegge la sua
cucciolata, in un angolo di una stalla. «…d’improvviso due occhi che mi
fissavano: erano d’oro, grandi, spaventati…. Ora stringeva le pupille all’erta,
pronta all’attacco». Tutti i piccoli artifizi per conquistare la fiducia della
bestiola. E la vittoria.
Le sensazioni di quel suo «allora» si fanno nostre e rivivono anche per noi e i
suoi ricordi diventano i nostri, li riconosciamo man mano che le pagine
scorrono come in una vecchia pellicola un po’ sfocata. E come vorremmo che
anche ai nostri giorni, sebbene carichi d’anni, ogni cosa prendesse vita perché
guardata con la sorpresa e lo stupore degli «occhi di bambina».
Marina Corradi, CON OCCHI DI BAMBINA. SETTANTOTTO RACCONTI,
Edizioni Ares, pagine 176, euro 12.
M. C.
meno, laici, ma anche nel
mondo dei credenti e dei
praticanti è diffuso un certo
sospetto nei confronti della
vita monastica, spesso
considerata incomprensibile e
persino inutile. Ritengo che a
molti sarà capitato di
ascoltare valutazioni non
troppo lusinghiere su
monache e monaci, giudicati,
come minimo, non al passo
coi tempi. Forse non è facile
che coloro che la pensano
così cambino idea: sono
tuttavia sicuro che la lettura
del libro di Patrizia Girolami,
Sui passi di Dio. Testimonianza
e profezia della vita monastica
(Nerbini, pp. 160, euro
14,00) potrà essere di valido
aiuto a chiunque desideri
farsi un’idea più chiara del
significato e del valore
autentici del monachesimo.
Nel volume sono raccolti gli
interventi tenuti dall’autrice,
monaca cistercense dell’antica
osservanza del monastero di
Valserena, situato in provincia
di Pisa e in diocesi di Volterra,
in occasione del corso di
formazione delle monache
benedettine della Federazione
Centro-Sud, svoltosi presso
l’abbazia di Santa Maria della
Scala di Noci (Bari), nel
luglio del 2015. Scrive la
Girolami: «Nel contesto
culturale odierno la vita
monastica osa ancora,
umilmente, proporre
una strada verso la
pienezza dell’umano
che si realizza quando
l’uomo si apre all’eterno
e s’incontra con Dio».
di Stefano Zecchi
San Benedetto
considerava questa la
«via della vita», capace
di far scoprire il senso
I LIBRI PIÙ
ultimo dell’esistenza. Si
VENDUTI
legge ancora nel libro:
«Monaci e monache
NELLE LIBRERIE
sono un modello
CATTOLICHE
irrinunciabile di
umanità perché non si
1) E. Ronchi
accontentano del
LE NUDE DOMANDE
provvisorio, del
DEL VANGELO
precario, del parziale,
San Paolo
ma puntano
decisamente al
2) E. Bianchi
Definitivo, all’Eterno, al
L’AMORE SCANDALOSO
Tutto». Così facendo,
DI DIO
additando, cioè,
San Paolo
l’esistenza di una
dimensione che va oltre
3) L. Scaraffia
quella puramente
DALL’ULTIMO BANCO
terrena, i monaci non
Marsilio
rinnegano la loro più
vera umanità, ma, al
4) A. Riccardi
contrario, la esaltano,
PERIFERIE
indirizzandola verso un
Jaca Book
ideale di completezza
che conduce a una
5) G. Pallanti
maturità interiore che
«L’ULTIMA»
soltanto il costante
Sef
rapporto con il Signore
è in grado di garantire.
6) A. Grum
Sostiene a questo
LA GIOIA DELL’AMORE
proposito Monsignor
San Paolo
Dante Carolla che ha
redatto la bella
7) G. Piana
Introduzione del
L’ETICA FONDATA
volume: «Il monastero
SULLA ROCCIA
ha la pretesa di offrire e
Cittadella
di educare alla pienezza
dell’umano … Questo
8) L. Gruber
libro ci aiuta a capire
PRIGIONIERI DELL’ISLAM
che i monaci e le
Rizzoli
monache sono un
modello irrinunciabile
9) S. Calzolari - P. Tarchi
di umanità». La vita
DOV’È TUO FRATELLO?
monastica, dunque, si fa
Ancora
testimonianza e
profezia, e il testo di
10) L. Artusi
suor Patrizia, come ella
CALCIO FIORENTINO
stessa si augura, saprà
Scribo
certamente «far crescere
il desiderio di
incamminarsi, sempre
più, sui passi di Dio».
la CLASSIFICA