tombino blues - Christopher DeLaurenti

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tombino blues - Christopher DeLaurenti
musica armonie per caso
CHRISTOPHER DELAURENTI, 41 anni, compie Le SUe RICERChe sonore per strada, nelle sale concerto, nei supermercati o nelle banche, a caccia dei suoni più strani.
tombino blues
P
Christopher DeLaurenti non compone, vede poesia
dove gli altri avvertono solo frastuono.
Ha raccolto cinquanta ore di registrazioni durante gli intervalli
dei concerti. Improvvisazioni dei musicisti,
brusio del pubblico e battimani si sono tradotti in un cd,
Favorite Inter missions, che negli States è già un caso discografico
er sette anni, Christopher DeLaurenti è andato a decine di concerti
sinfonici ricoperto di cavi come Tom Cruise in Mission: Impossible.
«Indossavo un gilet di pelle con microfoni nascosti sulle spalle e fili
cuciti sulla schiena», racconta in uno studio a due ore da New York,
pieno di microfoni, registratori, strumenti musicali e almeno una cinquantina
di sedie. Che in programma ci fossero Bruckner, Holst, Beethoven o Mahler,
lui aspettava con impazienza l’intervallo per fiondarsi al suo scoccare in direzione opposta al resto del pubblico e registrare, di nascosto, la libera improvvisazione degli strumentisti in pausa prima di riprendere il concerto.
Con il passare del tempo, questo eccentrico musicista di Seattle, 41 anni,
ha raccolto oltre cinquanta ore di registrazioni, dalle quali ha distillato un’ora
di musica. Il cd, Favorite intermissions, recensito positivamente persino dal «New
York Times», è già un piccolo grande caso discografico.
«Ogni compositore, ogni sound artist, ogni musicista pone una richiesta fondamentale al resto dell’umanità: la speranza di essere ascoltato»,
spiega DeLaurenti con una certa solennità, dall’alto del suo metro e novanta. «L’intervallo - prosegue Chris - è l’unico momento in cui i musicisti
testo di Luca Liguoro foto di Adriana Lopez Sanfeliu
i m m a g i n i r e a l i z z at e p e r V e n t i q u at t r o a d A n n a n d a l e - o n - H u d s o n ( N Y ) i l 6 l u g l i o 2 0 0 8
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improvvisano senza ascoltarsi l’un l’altro. È una situazione del tutto insolita,
non solo nella musica occidentale ma praticamente in ogni tradizione».
Normalmente, quel mescolarsi di suoni emessi dagli orchestrali durante
le pause che precedono l’esecuzione è considerato un rumore. «Rumore e
musica sono concetti flessibili e mutevoli», sottolinea il musicista. Lui stesso
si considera un “audiophile”, un appassionato di registrazioni effettuate nei
più vari contesti. Ad esempio lo studio bizzarro di come i suoni ambientali
(dal passaggio di un aereo ai discorsi dei passanti) risuonano all’interno di
un tombino. «Esistono schiere di appassionati che passano il tempo libero a
registrare il gracidare delle rane in ogni angolo d’America e poi lo riascoltano sui migliori hi-fi o sull’iPod. Secondo lei, quello per loro è rumore?». È
difficile ribattere, e anzi viene da riflettere.
Sul rapporto tra musica e rumore i compositori giocano da secoli.
Già Rossini, nell’ouverture della sua opera Il signor Bruschino, inserì passaggi in cui i violinisti dovevano picchiare con l’archetto sul leggio. Nel
Novecento, le avanguardie hanno sfidato i codici della musica tradizionale, fino ad arrivare a John Cage che, tra gli anni Cinquanta e Ottanta,
licenziò composizioni come Paesaggio immaginario n. 4 per dodici radio,
ottenuto sintonizzando a intervalli prestabiliti la musica trasmessa casualmente da dodici stazioni radiofoniche diverse, o persino il sorprendente
figlio di un pianista jazz, delaurenti sa suonare violino e pianoforte ma il suo strumento preferito è il fagotto.
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per delaurenti a fare la differenza
è un ascolto volontario
e consapevole. Anche di una porta
cigolante. «ho provato a muoverla,
sembrava un violino: stupendo»
4’33”, nel quale un pianista sale solennemente sul palcoscenico e siede
in silenzio per quattro minuti e 33 secondi davanti alla tastiera: il suono
prodotto dall’ambiente si trasforma in esecuzione.
«John Cage, ma anche Luciano Berio e Luigi Nono sono stati tra i
miei punti di riferimento - racconta DeLaurenti - ma, benché sia capace
e ami comporre a tavolino, voglio sottolineare che compositori del nostro
tempo sono anche rapper come Timbaland, o jazzisti come Miles Davis
o Charles Mingus». Come si risolve allora la distinzione tra musica e
rumore? «La musica è ciò che si ascolta volontariamente e consapevolmente, qualunque sia la natura dei suoni», spiega in modo limpido Chris.
«Qualche tempo fa, a casa di un’amica a Manhattan, uscendo ho notato
il cigolio di una porta. “Devo oliarla, è un rumore insopportabile!!”, mi
disse quasi per scusarsi. “No, è stupendo”, le risposi. E mi misi a muovere
la porta come se suonassi un violino». Qualche tempo dopo, l’amica lo
chiamò per comunicargli che non avrebbe più oliato la porta. «Il rumore
le ricordava me, e preferiva tenerlo. Lo scopo di ogni composizione è
quello di suscitare emozioni del genere in un ascoltatore!».
i punti di riferimento dell’artista americano sono cage, berio e nono ma anche rapper come timbaland o jazzisti come davis e mingus.
Non è poi così strano per DeLaurenti aver provato a suonare una
porta cigolante. Figlio di un pianista jazz, Chris ereditò dal nonno
Peter una vasta collezione di strumenti musicali. «Il nonno li affittava, e quando morì, nel 1980, io che allora avevo tredici anni iniziai a
strimpellare un po’ tutto». Oggi dice di saper suonare così così il violino e il pianoforte, mentre il suo strumento preferito è il fagotto, una
specie di grosso clarinetto dal suono più grave e malinconico. Il primo
numero del cd Favorite intermissions (acquistabile o scaricabile dal sito
www.delaurenti.net) viene dalle improvvisazioni degli strumentisti che
precedono un’esecuzione del poema sinfonico I pianeti di Holst. Si sente
il mormorio del pubblico e l’improvvisazione di un clarinetto, mentre i
percussionisti provano come forsennati passaggi per timpani e xilofono.
Il suono degli strumenti cresce con lo stesso ritmo del rumore prodotto
dal pubblico, che si riversa gradualmente in sala.
«Il brusio più pervasivo della nostra quotidianità è la musica di
sottofondo: dalle banche ai supermercati, non c’è luogo in cui non ci
sia un ambient sound, pensato per coprire il suono sordo dei passi, giudicato intollerabile, ma è lo stesso suono che rimbombando tra le mura
di una chiesa evoca l’immagine della sacralità».
Gli intervalli pubblicati da DeLaurenti «vogliono essere un invito
ad ascoltare la realtà con altri orecchi, a scoprire che la bellezza può
nascondersi tra le pieghe del non visto, negli occhi di chi guarda, e
nell’orecchio di chi ascolta». l
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