Alfonso Avalos - LA RASSEGNA d`ISCHIA
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Alfonso Avalos - LA RASSEGNA d`ISCHIA
Il Castello d’Ischia, la sua storia, i suoi personaggi Alfonso d’Avalos di Domenico Di Spigna Nel bruno Castello d’Ischia nacque Alfonso d’Avalos, marchese di Pescara e del Vasto, l’anno 1502 da Innaco e Laura Sanseverino. Dopo pochi dalla sua venuta al mondo, rimase orfano del padre e nella prima giovinezza, al pari di suo cugino Ferrante d’Avalos (marito della poetessa Vittoria Colonna), evidenziò note d’inclinazione per le armi e le azioni dinamiche. Era di virile bellezza e d’aspetto da uomo di potere, non evidenziando tendenze al gusto dell’arte, ma grazie alla disponibilità della poetessa, oramai residente sulla rocca isolana dopo il matrimonio con Francesco Ferrante, avvenuto a fine dicembre 1509, fu tratto sulla via della cultura e dell’arte tanto da divenirne un mecenate ed allo stesso tempo autore di un poemetto, con reminiscenze autobiografiche (1), nonché di sonetti, in uno dei quali così poetizza: In mezzo a l’onde salse in fragil legno un pescator vid’io d’età novella, a cui il fior novo per la guancia bella tratto ancor non avea pur picciol segno. Egli adoprava ogni sua forza e ingegno Per gire in porto, e fuggir la procella Che dietro lo seguia con questa e quella Onda, mostrando ognor più fiero sdegno. Ecco i pesi ch’io tolsi, ti ritorno: la rete mia ti donò, e non m’è grave: così con umil voce al mar dicea. Allor allor si fè sereno il giorno, l’onde tranquille, e il vento aura soave e in braccio nel raccolse Galatea. Ebbe in amicizia Ludovico Ariosto, poeta e autore dell’immortale Orlando Furioso, opera in cui a lui fa spesso riferimento: Un cavaliero, a cui sarà secondo Ogn’altro, che sin qui sia stato al mondo Veggio Prosper Colonna e di Pescara Veggio un Marchese e veggio dopo loro Un giovine del Vasto, che fan cara Parer la bella Italia ai gigli d’oro: Veggio che entrar innanzi si prepara Quel terzo agli altri a guadagnar l’alloro. ………………………………. Veggio tanto il valor, veggio la fede Tanta d’Alfonso (ché il suo nome è questo), Che il vigesimo anno ancora il sesto, L’Imperator l’esercito gli crede, Il qual salvando, salvar non che il resto, Ma farsi tutto il mondo ubbidiente Con questo Capitan sarà possente (2) Protesse il noto dipintore Giovanni Francesco Penni che seco trasse a Ischia e, secondo quanto scrive il Buonocore, gli commise parecchi dipinti per chiese di Napoli e la dimora sua d’Ischia. Per vario tempo si è attribuita appunto al Penni una tavola presente nella Cattedrale isclana e ritraente S. Tommaso d’Aquino in adorazione dinanzi al Crocifisso. Poi gli studiosi hanno rivisto tale attribuzione. Giuseppe Alparone avanzò il nome del pittore Silvestro Falanga (3). Alfonso seguì giovanissimo il già famoso cugino, che lo precedeva in anni, durante le battaglie nel nord dell’Italia, incoraggiato da Vittoria, ricca in ideali, che per l’occasione gli apprestò il corredo, vincendo le incertezze e i giustificati timori che sorgevano nell’ambito della famiglia. Cresciuto negli anni e nell’arte bellica, divenne sui campi di guerra il continuatore delle gesta del suo consanguineo. Tra gli eventi storici e militari lo troviamo presente al sacco di Roma del 1527, ma anche prigioniero l’anno appresso a Capo d’Orso; si consacra poi vincitore storico della nota battaglia La Rassegna d’Ischia 3-4/03 19 di Tunisi, contro il pirata Ariadeno Barbarossa (4), il dì 23 luglio 1535 in modo che può trionfare, accanto all’imperatore Carlo V, entrando a Napoli per la Porta Capuana (4) e riceverne il tripudio. L’anno seguente, a nome della Spagna, fu governatore di Milano (5) sino alla sua dipartita da questo mondo avvenuta il trentuno marzo 1546, nel castello di Vigevano. Il nostro degno rappresentante della casa d’Avalos, venuta al seguito di Alfonso d’Aragona, alla conquista del regno di Napoli, si era unito in matrimonio con Maria d’Aragona, figlia naturale di re Ferdinando I, la quale, dopo la morte del marito, stabilì la sua dimora sul Castello d’Ischia, tutta intenta all’educazione dei suoi cinque figli: Don Francesco Ferrante (marito di Isabella Gonzaga) che succedette al padre quale governatore di Milano e dell’isola d’Ischia; Don Cesare, che prese parte alla battaglia di Lepanto (1571) e fu cancelliere del regno; Donna Beatrice che sposò il conte di Potenza; Donna Antonia che andò in sposa a Francesco Trivulzio; Don Inaco secondogenito, che fu cardinale. Viveva in quel periodo il letterato Pietro Aretino, cui tutto il “Cinquecento” s’inchinò iptonizzato dalla paura o dal fascino della sua penna satirica alla quale non poté sfuggire nemmeno Vittoria Colonna; causa di tanto la materna benevolenza di quest’ultima per il giovane cugino di suo marito. Come altri personaggi dell’epoca, Alfonso fu vittima di numerosi libelli da parte del toscano col quale stava in una simulata amicizia per reciproco interesse, perché l’Aretino poteva spargere del ridicolo sul Del Vasto “effeminato e ambizioso”. Usciva dalle stampe nel 1534 “Pronostico satirico”, feroce contro il d’Avalos: “Il Marchese del Vasto….. non mi vuol rendere 100 scudi che ho dato in Vinegia per i suoi bisogni a quel venerabile et truffatore et ladro di Giorgio, olim suo favorito (6). E poi…… se Venere sforza a imbellettarsi il marchese del Vasto, che ne posso far io?” Ed infine mette in cattiva luce i dissidi fra lui e Don Pedro di Toledo viceré a Napoli. Il Marchese ch’era uomo saggio, valoroso e ben educato, più incline a procacciarsi fama che alla propria generosità, aveva pur paura di lui, specialmente quando per qualche insuccesso militare (7) poteva maggiormente temere i libelli dell’Aretino, nella contingenza ancor più pungenti. Ma ecco che si viene ad un accordo, che ricuce l’amicizia tra lo sfrontato libellista ed il “pauroso” marchese; perché all’uno rendeva denaro per procurarsi lusso e amore, all’altro la lode della gente; il tutto per mezzo di Vittoria Colonna, intermediaria dall’alto della sua gentile e affettuosa autorità. Non è improbabile un incontro tra la poetessa, suo marito Ferrante e l’Aretino, con pensione a quest’ultimo, come si evince da una lettera datata 15 maggio 1534, del Castaldo (8) al poeta toscano che forse sollecitava a distanza di anni l’invio della somma; “non voglio lassar di dirvi che la 20 La Rassegna d’Ischia 3-4/03 signora marchesa di Pescara attenderà quanto v’ha promesso”. Tra le tante accuse, in pubblico e in privato, dovevano nelle intenzioni del delatore, screditare il marchese presso l’imperatore Carlo V, ma così non fu perché quest’ultimo pietoso verso il suo generale e timoroso dello stesso Aretino, così scrisse al letterato: “io voglio essere mezzano a rendervi amici”. Ci fu d’altra parte ancora una mediazione tramite il fedele segretario di Alfonso, Luca Contile (9) nel settembre 1545 per riappacificarli, esprimendosi in tali termini nella sua epistola: “non v’offerisco quel poco che posso appresso di S. Eccellenza, perché quei principi che non si muovono al bellissimo grido de la fama vostra, meno potrà muovergli la qualità d’un servidore loro” (10). Ci furono risposte del poeta toscano, ma oramai a nulla più servivano, perché Alfonso vinto dalle sciagure, angherie e mali di salute, si spegneva di podagra in Vigevano il trentuno di marzo 1546; il giorno precedente il Contile così scriveva all’Aretino: “ma piace a Dio averlo tirato quasi fuori di questa vita et oggi s’appressa all’ultimo passo, di sorte che speranza naturale consolar corpo è universalmente e con gravissimo cordoglio pianto”. E l’Aretino che ne avvertiva il Tiziano così s’esprimeva “il Marchese del Vasto è morto non di flusso, o di vomito, imperochè dalla ferita che la giornata di Carignano gli diede nell’animo è nato il suo fine” (10). Domenico Di Spigna 1)Esso fu stampato a Verona il 1542. O. Buonocore. ”Storia di uno Scoglio”. 2)L’Ariosto allude qui al comando degli eserciti italo-ispani conferito ad Alfonso d’Avalos dall’imperatore Carlo V nel 1532, per la spedizione contro Solimano. 3)Cfr. Giuseppe Alparone - Maestro del S. Tommaso nel duomo d’Ischia: Pedro de Aponte, Simone da Firenze o Silvestro Falanga? In La Rassegna d’Ischia, anno VII n. 5/agosto 1986. 4)Era costui un barbaro italiano che aveva abbracciato la fede musulmana e fu ammiraglio di Solimano. 5)Magnifica espressione dell’arte rinascimentale a Napoli, realizzata nel 1490 da Giuliano da Maiano, scultore e architetto. 6)Come dal suo decreto “De Annata Erigendi” (M. D. X. L. I.) e “Costituzioni del Dominio di Milano” ( M. D. X. L. I.) 7)Pronostico satirico, pag. 53. 8)Fu battuto e fatto prigioniero nel 1528, sconfitto l’anno dopo a Monopoli, fallì la presa di Volterra e l’assalto di Cortona. 9)Gian Battista Castaldo servo fedele di F. F. d’Avalos, fu da questi mandato ambasciatore a Carlo V per svelargli la congiura del Morone. 10) L. Contile, Lettere, Pavia, Batoli, 1564. vol. I., pp. 69. 11) Lettere all’Aretino vol. II, pag. 88-89. 12) Giuseppina Sassi “Figure e figuri del ‘500”. Estratto dalla rivista storica. Anno XII Fasc. V- VI. Società Editrice Dante Alighieri 1928.