orrendo delitto a montescaglioso

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orrendo delitto a montescaglioso
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ORRENDO DELITTO
A
MONTESCAGLIOSO
di
MICHELE TROTTA
[email protected]
PARTE 1°
MONTESCAGLIOSO Corso della Repubblica
60 ANNI! Questa è una storia vera, accaduta in un paesino della Basilicata nel periodo in cui gli
Americani, nostri nuovi alleati, ci liberavano dai tedeschi. Eravamo dopo l'armistizio dell'8
settembre 1943. E' un ricordo triste, ho voluto rievocarlo anche perchè i giovani possano capire
cosa sia la guerra e l'odio: Dio ci dà la vita e solo a lui spetta di toglierla! Per motivi immaginabili i
nomi veri degli attori sono stati sostituiti.
Questo volumetto è dedicato all'amico Carlo Baima (Charlie), autore di "Ritorno alla vita" che ci ha
lasciato, dopo una lunga e terribile malattia, il giorno 29.9.2003. Spero che molte persone possano
seguire il suo esempio: pur nelle sua condizione disperata, colpito da micidiali metastasi, il suo
pensiero era sempre vicino ad altri ammalati, dando loro amore, coraggio, invogliandoli a reagire
per un "RITORNO ALLA VITA". Sarò lieto di parlare di Carlo, continuando il suo racconto,
mettendo in evidenza le doti eccezionali di una persona che resterà sempre nei nostri cuori.
Michele Trotta.
Era l'autunno del 1942, la nostra vita nella capitale del Piemonte, diventava impossibile. Sirene, corse nei
rifuggi, caseggiati che al mattino c'erano e durante la notte diventavano un ammasso di polvere,
mattoni....... Le strade erano allagate d'acqua, fili elettrici spezzati, guardando ti stringeva il cuore al
pensiero che la guerra distruggeva tutto. Io avevo sette anni, frequentavo la seconda elementare. Quante
volte, la sera, attraversando il ponte delle Molinette, uno dei più grandi ospedali della città, con un freddo
atroce, ci recavamo presso una famiglia del nostro stesso paese, al di sotto di "Cavoretto" anche perché
era una zona ritenuta sicura. Il pericolo era enorme.... Molte famiglie del mio paese si erano trasferite a
Torino per lavoro: i primi arrivati, dopo la loro sistemazione, aiutavano i nuovi, questi davano una mano
agli
altri,
tanto
che
il
numero
dei
"Montesi"
era
diventato
enorme.
Gli anziani, ovvero i primi a trasferirsi, stanchi dalla paura, dalla visione orrenda della città mutilata dai
continui bombardamenti, decisero di partire. Rientravano al proprio paese, considerati a tutti gli effetti
"sfollati"!
In
verità
era
un
luogo
ove
nessuna
bomba
era
caduta.
Il viaggio fu lungo e faticoso. Si viaggiava in un carro bestiame, appoggiati l'uno all'altro. Quanta gente,
fuggiva dalle bombe! Ci fermammo a Milano, sotto il capannone della stazione....aria umida e fredda,
mancava quasi il respiro. Era anche la paura di un attacco da parte dei nemici, che ci teneva col fiato
sospeso. Un amatore in possesso di una radio galena, appena partiti da Milano, riuscì a captare che pochi
minuti dalla nostra partenza la stazione milanese veniva bombardata. Si vagava per l'Italia da un stazione
all'altra. Non era più la linea adriatica per raggiungere Bari, ma si seguiva quelle linee che erano rimaste
ancora intatte. Ad ogni stazione, ove ci lasciavano scendere dal treno per utilizzare i gabinetti, venivamo
accolti con affetto. Le donne in divisa fascista ci rifocillavano con latte, pane, burro e quanto potevano dare
in un momento così triste. In tutte le stazioni si ripeteva la stessa scena. Non ci sentivamo abbandonati,
come capita in circostanze dolorose, anzi su di noi c'era l'affetto degli italiani. Vagammo così per l'Italia, da
Bologna a Pisa, da Pisa a Pescara, da Pescara a Foggia, linee insolite, ma ancora intatte. Il viaggio durò
una settimana, eravamo sfiniti dalla stanchezza, dalla paura. Finalmente il treno raggiunse Bari. Eravamo
quasi al nostro paese..... Ci recammo alla stazione della Calabro-Lucana, molto vicino alla stazione della
ferrovia statale. Salimmo delle scale, erano le cinque del mattino. Tutto era buio, una giornata gelida.
Echeggiava il fischio di un bambino, che era con noi, tra il silenzio più assoluto, con la canzone "Lilì
Marlen", in attesa del treno per Matera. Qualcuno lo fece zittire. Non era permesso di farsi sentire. Nella
più assoluta oscurità, una motrice con pochi vagoni, pian pianino prendeva posizione sul binario di
partenza. Finalmente trovammo posto su dei sedili di legno, avevamo migliorato rispetto ai carri bestiami
ove eravamo seduti sul pavimento e appoggiavamo la testa sulla valigia. Quando il treno partì, guardai dal
finestrino. Tante piante una dietro l'altra, sembravano fantasmi sfuggenti nella piena oscurità. C'era la luce
del giorno quando verso mezzo giorno, finalmente, il treno raggiunse la piccola e simpatica stazione di
Matera. Stavamo aspettando la corriera, eravamo una trentina di persone, tutte di Montescaglioso, che
avevano cercato fortuna a Torino. Ognuno aveva il suo lavoro, la sua famiglia, si stava bene, ma la guerra
aveva distrutto tutto! Si avvicinò una persona, chiedendo: "Voi venite da Torino? Don Carmine, a
conoscenza del vostro arrivo, vi dà il benvenuto! Volete seguirmi?" Ci portò in un capannone, ove c'era
una corriera (era la corriera che noi stavamo aspettando), dicendoci: "Don Carmine l'ha messa a vostra
disposizione. Sa della vostra sofferenza e vuole che finalmente trovate un po' di riposo. Prendemmo posto,
ci portarono da mangiare. Qualcuno, stanco, si addormentò. Ormai non c'era più paura delle bombe.....
Matera era una città priva di fabbriche producenti materiali bellici, nessuno aveva intenzione di sprecare
bombe inutili per colpire obiettivi inesistenti. Lentamente, all'orario, la corriera, senza soste inutili, si avviò
verso il paese........... Vidi tante gente, che ci aspettava. Molti gridavano i nomi dei parenti. Una voce tra
essi: " Mincuccio, Mincuccio....! Era mia nonna. Ci abbracciò, piangendo dalla gioia che eravamo sani e
salvi. Dietro di essa c'era mio nonno, terribilmente emozionato, stentava a farsi avanti....ma ben presto
anch'egli ci abbracciò. Mi diede la mano, e tutti insieme raggiungemmo la casa dei nonni. Qui vidi arrivare
tanti parenti ed amici a salutarci, conobbi così zia Carmela, anch'essa rifugiatasi a Montescaglioso per
paura delle bombe, il marito era in guerra..... C'erano i suoi figli, Gilda, Otello, Michele, Anna, Enza, Maria
e Cosimino, il più piccolo. Lo ricordo col suo famoso berretto rosso, di cui non si separava mai. Ci videro
stanchi, una settimana circa di viaggio, una settimana che non terminava mai, e ben presto ci lasciarono
per farci riposare. Vidi un camino in cui lentamente il fuoco stava consumando della legna. Adagiato vicino
ad essa un "pignatieddu" che vedevo per la prima volta, tutto nero all'esterno. Mia nonna stava cucinando i
ceci. Ben presto però se ne accorse a tavola che non furono di mio gradimento. Pensai che nell'interno era
nero come l'esterno questo nuovo elemento di argilla cotta, che non avevo mai visto prima. Dissi: "E'
sporco, è sporco dentro, io non mangio!". Mangiai solo della frutta e andai a dormire..............
Al mattino presto fui svegliato dalle grida di una guardia comunale:"Don Carmine, alle ore 11, convoca in
Comune i capi famiglia dei torinesi. Cercate di essere puntuali!" Così, mio padre, insieme agli altri "sfollati"
furono ricevuti puntualmente dallo stesso Don Carmine. Un bonaccione che si preoccupò di questa gente,
del lavoro che non avevano più, come mantenere le famiglie. Alla fine decise per un sussidio ciascuno,
che venne erogato immediatamente. A pensare oggi giorno se qualcuno ha necessità, bisogna ricorrere a
domande, approvazioni, passano anni, si può morire..... quanti ricevono "l'accompagnamento" dopo
essere passati a miglior vita..... tutta burocrazia. Il gesto di questa persona, anche da me, un bambino in
tenera età, veniva considerato, come un atto generoso compiuto da una persona che aveva un cuore. Non
posso giudicare per tutto il suo operato, ancora piccolo, ma oggi giorno, dall'esperienza della vita, chi fa
qualcosa per il popolo si crea automaticamente simpatie e antipatie, forse più antipatie create da invidia,
gelosia e pretese impossibili, anche perché il popolo ignora le leggi, ognuno le trasforma o le crea nella
propria testa a proprio vantaggio, senza capire ciò che è lecito e ciò che è impossibile ottenere.
Avevo cominciato la seconda elementare a Torino, ero stato costretto a lasciare i miei compagni...... mio
padre mi accompagnò da Don Liborio, direttore della scuola, il quale mi affidò a una giovane insegnante,
nipote di Don Pietro Lafratta, che sarebbe stato il mio maestro in terza e quarta elementare. La signorina
Lafratta mi accolse con entusiasmo. Mi fece sedere nel primo banco, spostando un ragazzino. Conobbi
Luigi che era seduto nel mio stesso banco. Diventammo amici. Era un ragazzo fantastico! Fu il mio primo
compagno a Montescaglioso. Ci davamo tutti i giorni appuntamento vicino "all'Arc 'a iam" per proseguire
insieme lungo il corso per recarci in classe. Diventammo inseparabili. Molti pomeriggi veniva a trovarmi a
casa e facevamo i compiti insieme. Nel frattempo seppi che Luigi era figlio di Don Carmine, che rivestiva la
carica di Segretario Politico del Partito Fascista. Mi fece piacere, anche perché, per tutto quello che Don
Carmine aveva fatto per noi sfollati, veder vicino il figlio e come amico inseparabile, ne fui entusiasta.
Quasi tutti i giorni la signorina Lafratta, mi faceva sedere sulla cattedra, vicino a lei, facendomi tante
domande. Mi resi conto che voleva che io parlassi e tanto, perché era interessata o meglio si divertiva a
sentirmi parlare in una lingua italiana perfetta. In verità mi trovavo in difficoltà con gli altri compagni per il
loro
dialetto,
ma
ben
presto
mi
adattai.
Alcuni pomeriggi accompagnavo mio nonno in campagna. Una persona paziente, che molte sere seduti
vicino al braciere era solito raccontarmi delle favole. Era il 24 aprile 1943, mi disse:" Vado a prendere
l'asinello dalla stalla, aspettami giù al portone!" Mi mise sull'asinello ed insieme raggiungemmo il piccolo
terreno, pieno di pianticelle di grano. Fu lì che trovai due volantini simili, sganciati da qualche aereo
americano. Ci rassicuravano che loro erano degli amici, che presto ci avrebbero liberati dal regime
fascista, che non dovevamo aver paura perché ci avrebbero trattati come fratelli. L'italiano non era
perfetto, ma si riusciva a capire il loro messaggio. Al ritorno trovai una grande sorpresa, era nata la mia
sorellina..... Quante volte ero andato dal droghiere o dalla panettiera a Torino con quattro soldi, dicendo:"
Voglio comperare una sorellina!" Mi veniva risposto:"Quei soldi sono pochi......caro Michelino! Ed ora il mio
desiderio si era avverato.... Forse vedendo gli amici ed amiche che avevano fratelli e sorelle, mi sentivo
solo........ma non sono mai stato geloso degli altri. Era stato il vero motivo perché mio padre aveva deciso
di
portarci
al
sicuro
dalle
bombe.
Nel paese c'erano tre carabinieri e pochi marinai, mentre il posto strategico era occupato da moltissimi
tedeschi. Era un piccolo rialzo del paese, chiamato "Sant'Antonio", da cui si potevano osservare alcune
strade, che portavano da Montescaglioso ad altri paesi e viceversa. Queste strade erano in parte minate,
con tanto di cartello, scritto in italiano, per evitare che cittadini corressero pericolo. In paese i tedeschi si
vedevano poco, non davano, in verità, fastidio. Anche loro erano ragazzi tolti alle loro famiglie, e mandati
in
guerra....contro
la
loro
volontà.
Le campane della chiesa di S. Rocco suonarono per moltissimo tempo, la piazza si riempì di gente. Si capì
che qualcosa era accaduto. Gente che piangeva, gente che pregava, gente che si strappava i capelli,
pensando ai figli in guerra se vivi o morti.... La piazza era gremita. Era il 25 luglio 1943 si seppe
dell'arresto di Mussolini, della caduta del fascismo. Non si pensò nemmeno alla fine del partito, chi non era
tesserato?............ Si ebbe una nuova coscienza, una nuova filosofia, perché fare guerra, ormai si era
stanchi......! Forse la fine era vicina. Pensai agli "scalmanati" studenti universitari, con i cappelli lunghi,
pieni di ciondoli, che in gruppi di una ventina di persone, percorrevano le vie di Torino, gridando:
"Vogliamo la GUERRA, Vogliamo la GUERRA!!......." Questi studenti, che hanno generato lutti, lacrime,
distruzioni, mi portano in mente gli infiltrati, violenti e provocatori, tra i gruppi estremisti, non meno
pericolosi di quelli, che sotto le spoglie dell'agnello si nascondono dei lupi che si fanno passare per
pacifisti, di gente che non ama la guerra, ma poi al primo approccio con le forze dell'ordine fanno di tutto
per avere l'occasione di aggredirle, di bruciare auto di persone bisognose, di distruggere, di strappare e
bruciare bandiere americane, di calpestare un popolo, in cui ci sono nostri parenti, amici e una nazione
che nel passato ha accolto con simpatia nella loro società i nostri nonni. Sono solo dei distruttori,
calpestando ciò che di buono è stato costruito con grandi sacrifici!........... Questi individui quale fiducia
possano avere da persone che, pagando imposte e tasse, con grandi sacrifici, si vedono costretti a pagare
anche i danni procurati da loro. Non fanno del male a chi governa ma all'intero popolo! Le loro idee
corrispondono ad un' utopia, nel senso vero della parola. Non è con la violenza che si risolvono tutti i mali!
Il pacifismo lo si deve sentire dentro, se si odia non si può essere pacifista, tutti i popoli di qualunque razza
essi siano, di qualunque colore, di qualsiasi credo politico e religioso, di qualsiasi nazione devono essere
tanti fratelli da amare e rispettare. La non violenza genera il pacifismo, ed è proprio qui che i veri cattolici
od altri religiosi devono distinguere, devono scegliere, isolando qualsiasi forma di violenza da qualsiasi
parte essa provenga. Prima di esporre bandiere ai balconi dai colori variopinti con la scritta "PACE"
bisogna fare un esame di coscienza, vedere in noi se effettivamente nel nostro cuore esiste la parola:
PACE!
Gli studenti universitari, che chiedevano un intervento in guerra, pensavano che la Germania, che aveva
assoggettato gran parte dell'Europa e vittoriosa su tutti i fronti, stava per portare a termine una guerra con
pieno successo, e allora, perché rimanere fuori e non condividere la gloria in questa grande vittoria?
Sarebbe salito alle stelle il morale della nazione. Purtroppo, come spesso accade, la pelle dell'orso non si
può vendere prima di averlo ucciso! Che sia stato un errore l'alleanza Roma - Berlino non possiamo dirlo,
anzi opterei per una paura tremenda che anche l'Italia finisse per essere invasa dalla Germania.
Considerando che l'Italia era mal vista da parecchie nazioni, specialmente dagli inglesi, per le guerre
africane, pressata da un embargo, sola in assoluto, forse non aveva altra soluzione politica. La neutralità
non avrebbe garantito di evitare la guerra. Eravamo di fronte a un forsennato, che bramava di sottomettere
tutto alla potenza tedesca. Cosa si poteva fare? Oggi giorno non è facile rispondere, magari criticare ciò
che è stato fatto, di cui conosciamo gli eventi, sì, ma cosa sarebbe accaduto con una invasione tedesca?
Qui nessuno può rispondere perché non è accaduto. E se sarebbe accaduto.........?
Questa non è una assoluzione ad errori commessi, tradimenti, solo chi non fa nulla non commette nè
male e nè bene. Ma per le persone che hanno delle responsabilità, il male e il bene si confondono
insieme, in verità è secondo come il fare viene considerato da un individuo o dall'altro: se l'individuo ti ha in
simpatia per lui il bene e il male, è sempre bene, se invece sei antipatico, qualsiasi cosa tu faccia, sarà
sempre male. Vi siete chiesti quando due partiti, uno di maggioranza e l'altro di opposizione, presentando i
programmi agli elettori, e, in essi si riscontrano convergenze programmatiche per l'interesse del popolo,
presentate, poi, in parlamento, come mai un partito di questi non li voterà? Questo dimostra che esiste
simpatia e antipatia, invidia perchè lo presenta uno invece dell'altro, senza curarsene del bene del
popolo............
Intanto nel paese si viveva solo con un' idea: che la guerra cessasse al più presto, che i figli lontani, di cui
non si conosceva il destino, senza notizie da tempo, tornassero presto alla propria casa. Una grande
simpatia era verso il popolo americano, anche perchè i nostri nonni, avevamo vissuto insieme a questo
popolo, lavorando nella loro terra..... trascorrendo con loro parte della loro vita. Purtroppo erano nostri
nemici. La gente del paese era sempre vicino alle poche radioline per captare notizie, sperando nella
pace. Non c'era odio verso il fascismo, non c'era nemmeno un pensiero per il futuro politico dell'Italia....
Qualcuno,
chiudendosi
nelle
spalle,
diceva
tra
sè:
"Era
destino!"
L'otto settembre del 1943, tutto il paese, appena la notizia dell'armistizio si diffuse, si riversò nella piazza
davanti la chiesa di S. Rocco, protettore del luogo, per ringraziare il santo, per aver esaudito le loro
preghiere. Pianti di gioia, donne con le fotografie dei figli pregavano il protettore perchè tornassero presto
a casa sani e salvi. L'aspetto che aveva la piazza, talmente gremita, dava la sensazione di una grande
festa, che in questi tempi i "Montesi" dedicano alla festa di San Rocco, il giorno 20 Agosto di ogni anno.
Sebbene il paese successivamente non abbia subito alcun torto dai soldati tedeschi, che occupavano le
loro postazioni, sia i carabinieri e sia la marina vennero disarmati da una decina di tedeschi, per evitare
scontri. Da amici erano diventati nemici......pronti alla vendetta per essere stati traditi. Morì dopo un pò di
giorni un soldato tedesco, con una malattia incurabile, nonostante le cure prestate dal medico del paese.
Un
ragazzo
incolpevole
che
non
avrebbe
più
rivisto
la
propria
famiglia.
Si avvicinava il grande giorno della liberazione, forse era stato precoce pensare che l'armistizio da un
momento all'altro avrebbe fatto cessare la guerra: avevamo i tedeschi in casa! Ognuno aveva una grande
paura, non prevedendo cosa sarebbe successo. Il paese non era mai stato bombardato, tranne qualche
allarme che aveva costretto la popolazione a scendere in rifugi di fortuna.
PARTE 2
Montescaglioso Piazza San Rocco
Nella notte un grande boato scosse il paese, seguirono altri colpi. Più tardi si venne a conoscenza che i
tedeschi avevano fatto saltare con le mine il ponte sul fiume Bradano, S. Lucia, ed altri ponti di accesso al
paese per impedire ai nuovi alleati un avanzamento veloce. Fortunatamente i tedeschi lasciarono il paese
in ritirata, senza apportare altri danni. Si prevedeva che gli americani e gli inglesi fossero nelle vicinanze.
Era una bella giornata di settembre, i "Montesi" erano a conoscenza che in giornata i nuovi alleati
avrebbero occupato il paese. Si sentiva già il paese in festa, le previsioni erano che una volta insediatosi le
nuove truppe ed i tedeschi in ritirata, non c'erano più rischi di combattimento. All'apparire del primo carro
armato, la gente in strada si mise ad applaudirlo. La colonna attraversò l'attuale Via Garibaldi, raggiunse
Piazza S. Rocco e stava entrando in Corso della Repubblica. Gli applausi erano enormi, gli alleati erano
considerati liberatori. Si sventolavano bandiere dai balconi: una accoglienza calorosa. E' stato un
momento di caos generale, quando alcune persone, credendo che i padroni del paese in quel momento
fossero loro, trovarono il modo per mettere in atto la loro vendetta. Il vedere Don Carmine, sul terrazzo,
battere le mani agli alleati, queste poche persone trovarono l'occasione per esplodere, tanto da non capirci
più niente. Per loro era una presa in giro. Ognuno di noi, pur appartenendo ad un partito, può modificare il
suo modo di pensare, e, quindi, il suo gesto non era un insulto, come forse era stato interpretato. Molte
volte, sui campi di gioco, la nostra squadra del cuore sta perdendo, viene incoraggiata, ma poi vedendo il
bel gioco dell'altra squadra si finisce per applaudire gli avversari, specialmente per chi apprezza il bel
calcio e il gioco spettacolare. Riconoscere la superiorità degli avversari è un atto ammirevole. Questi
individui, entrando violentemente nell'abitazione di Don Carmine, e, non trovandolo, avevano minacciato di
uccidere
i
suoi
bambini,
in
tenera
età.
Mi trovavo in Via Metaponto, quando ho visto correre verso Via Pitagora (?), parallela di Via Metaponto e
dalla parte opposta a Corso della Repubblica (ingresso dell'alloggio del segretario), su cui c'erano alcune
finestre dell'alloggio di Don Carmine all'altezza di un secondo piano, tanta gente, piangendo, disperata,
specialmente donne. Gridavano: "Stanno buttando tutto giù..........Vogliono ammazzare Don Carmine!" Io
ero un bambino, non mi rendevo conto che una bella festa potesse degenerare in una tragedia. Unito ad
altri bambini ci recammo nelle vicinanze. Dalle finestre pochi uomini si divertivano a buttare giù i mobili e
tutto quanto era contenuto nell'alloggio. Una donna si chinò su una divisa di Don Carmine, strappò un
piccolo distintivo col fascio, guardandolo lo buttò tra tutto il materiale, dicendo:"Non è nemmeno oro!".
Stavano per dare alle fiamme il tutto, quando vidi mio nonno, tutto preoccupato. Mi afferrò per la mano e
nervosamente mi accompagnò a casa: "Non vedi che è pericoloso!" Strada facendo vidi tre uomini, fuori di
sè, uno aveva un'accetta sulle spalle. Mio nonno mi rinchiuse in casa. Mi misi a fianco di una finestra, ero
preoccupato per il mio amico Luigi. Guardavo la strada piena di gente, molti disperati e confusi, che
andavano su e giù, donne che si asciugavano le lacrime coi fazzoletti. Alcuni lanciavano grida di dolore.
Non lasciai la mia postazione, soffrivo tanto anch'io, vedendo la disperazione di tutti. Mia mamma mi
sollecitava a lasciare la finestra, l'accontentai. Quando sentii un grido lacerante dalla strada:"Hanno ucciso
Don
Carmine!"
Tornai alla finestra, qualcosa mi spingeva dentro di me a vedere. Passò circa mezz'ora, quando vidi
arrivare un carretto, trainato da un mulo(?). Su di esso un materazzo sotto ed uno sopra, tra essi un uomo,
non visibile, dalla destra pendeva una gamba insanguinata. Lo stavano portando al cimitero.
Così Montescaglioso si era macchiato di un orrendo delitto, aveva bagnato di sangue le sue strade, cosa
che nemmeno la tremenda guerra aveva fatto tanto fino a quel momento! Per la mia età rimasi talmente
scosso. Da quel giorno avevo paura, non riuscivo a rimanere più solo in casa! Non ho visto più Luigi,
anche se il mio desiderio sarebbe di abbracciarlo. Quella scena terrificante ed inutile, che vedo ancora
davanti ai miei occhi, si poteva evitare. La mia tenera età non mi permetteva di giudicare, sapevo solo che
Don Carmine faceva del bene. Sono passati tanti anni, mi sono chiesto perchè accadono queste cose?
Appartenere a un partito, avere certe idee, può essere motivo di essere eliminati? Avere fatto qualsiasi
cosa, non giustifica la gravità di togliergli la vita. Oggi giorno, con l'esperienza anche politica, sono
contrario ad ogni tipo di dittatura, amo la libertà, sono un moderato, cattolico, la mia è una condanna per
certi crimini. Si fa di tutto per impedire che certi criminali incalliti, già condannati alla pena di morte, siano
risparmiati
dalla
pena
capitale,
con
raccolte
di
firme
e
poi.......
Più tardi ho conosciuto il padre e il fratello farmacisti di Don Carmine, un fratello avvocato ed una sorella,
che trascorreva le sue ore in chiesa a pregare. Tutte persone da stimare, tutte persone eccellenti, che non
avrebbero fatto male ad una mosca. Mi sono interessato anche di avere notizie di Don Carmine. Per
capire!
E' stata descritta come persona estroversa, pronto all'aiuto, specialmente con le persone che era solito
intrattenersi. Era ligio al suo dovere di politico....aveva avuto un litigio con suo padre perchè, pare, si sia
presentato in una circostanza privo di divisa. Per il posto che occupava, pur tenendosi al di sopra del
popolo, non rifiutava di avere un rapporto amichevole con esso. Ascoltava qualsiasi lagnanza. Era un
avvocato, anche se per gli impegni politici, la sua professione veniva trascurata.
E' stato un delitto politico? Non credo. Non esistevano partiti politici organizzati al momento in paese. La
sera prima si era intrattenuto, seduto sulla sedia, nella piazzetta, vicino al portoncino della sua abitazione,
con dei vicini. Qualcuno gli aveva suggerito: " Don Carmine, sono periodi poco chiari, noi ti
consiglieremmo di andare via alcuni giorni, fino che il tutto torni normale". Erano preoccupati per
l'appartenenza al partito, ormai al declino. Don Carmine:"Perchè andar via, è un paese che non arriva a far
del
male.
Ho
cercato
di
fare
del
bene
a
tutti!"
Non si sarebbe aspettato nulla di quanto è accaduto...... Era tranquillo nella sua coscienza.....fare del
bene,
nel
rispetto
delle
leggi.
No, non credo al delitto politico! Gli assassini avevano un odio personale e non politico. Hanno approfittato
della confusione per mettere in atto il loro piano criminoso, in un paese allo sbaraglio. Ricordiamoci che
molti analfabeti, ignorando le leggi, pretendono l'impossibile, che nessuno può risolvere senza bacchetta
magica. Bisogna considerare che un delitto di matrice politica, avrebbe indotto gli assassini ad utilizzare
tutto il ben di Dio trovato per sfamare gente bisognosa, e non bruciare tutto con grande disprezzo.
Ho pensato anche che qualcuno di questi sia stato punito con olio di ricino, come era in usanza, verso
coloro che si mostravano avversi al regime, oppure qualcuno di questi, vagabondando per il paese, sia
stato preso di forza e mandato a lavorare. Al contrario di oggi che si cerca inutilmente il lavoro, mentre
allora mandati, qualcuno non ne aveva voglia. Niente di tutto questo! Dalle informazioni prese in tanti anni
non risulta nulla. E allora si vaga nel buio, anche perchè molte volte si incontrano persone che sanno e
magari preferiscono non parlare, gli anziani rimasti sulla terra sono pochi. Era l'ultima ruota del carro, non
aveva poteri decisionali, non avrebbe potuto decidere l'ingresso dell'Italia in guerra, creando dei lutti.
Poteva essere odiato per errori che venivano commessi da altri, solo perchè vestiva la camicia nera, ma
personalmente non ne era responsabile. Se in molte case mancavano tanti giovani, mandati in guerra, non
era certamente colpa sua. Con qualsiasi forza politica al governo, e, in caso, di necessità, qualsiasi
cittadino ha il dovere di difendere la propria patria. Qualcuno sostiene:" Abbiamo visto buttare dalle finestre
due sacchi pieni di sale, tanti sacchi di farina, formaggio, ecc.... Noi, per fare il pane, andavamo a
Metaponto a prendere l'acqua del mare, non avevamo nè sale e nè altro. Si viveva di stenti, con la tessera
e chi era più fortunato al raccolto, nascondeva il grano nei muri." Esisteva una differenza di vita, tra il
povero e Don Carmine. Una differenza che avrebbe potuto attraverso l'invidia tramutarsi in odio profondo.
Non bisogna dimenticare che l'usanza del paese era sempre contraccambiare ciò che veniva chiesto e si
otteneva, anche se la persona interessata non chiedeva nulla. Così per un permesso di aprire una
semplice finestra al proprio alloggio, anche previsto dalla legge, chi otteneva "il favore" mandava a chi si
era interessato, una gallina, un pollo, formaggio, all'uccisione del maiale il miglior pezzo di carne, salumi
ed altro. Certamente non sono le tangenti di oggi giorno che ci vengono forniti dai vari giornali, ove le cifre
sono sproporzionate, ma quel poco che arrivava giornalmente, permetteva una vita più agiata, rispetto agli
altri. Da notare che mentre oggi, riferiamoci a tangentopoli, viene chiesto, allora era chi aveva ottenuto "un
favore" a sdebitarsi, con la sua piena volontà e senza pressioni esterne. In altri termini era un piccolo
regalo volontario, che si poteva anche evitare di fare. Questo aiuto permetteva a Don Carmine di essere
economicamente un gradino al di sopra agli altri. Ma quante volte avrà detto:" Ma perchè ti sei disturbato,
pensi
alla
tua
famiglia,
hai
tanti
figli
da
sfamare......!.".
Era appunto questo il motivo, perchè Don Carmine venne eliminato: la gelosia! Una gelosia prodotta
proprio dalle usanze del paese! Chi non aveva nulla da mangiare aveva covato un odio profondo tale da
portarlo al delitto. Forse non era un odio per Don Carmine, ma per la persona che vive meglio di te. Il
delitto politico è da scartare, perchè l'uomo è stato creato per essere libero di pensare, libero di
appartenere a qualsiasi pensiero politico o religioso. Se tutti i politici siano destinati a fare questa fine, non
avremmo più governanti! L'uomo creato da Dio, qualsiasi camicia egli indossi che sia nera, sia rossa, sia
bianca od altro è sempre una persona umana inviolabile. Sono passati anni, una sessantina esatti, ho
voluto ricordare un uomo, che i giovani d'oggi, non sanno nemmeno che sia esistito, non sanno nemmeno
che Montescaglioso in una giornata di festa, la liberazione, abbia macchiato di sangue le sue strade........
una scena atroce che io porto davanti agli occhi dalla tenera età di sette anni! Per quanto l'uomo possa far
male, ricordiamoci che Dio ci dà la vita e solo a lui spetta di toglierla!