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dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org e-mail: [email protected] Anno XLIX - N. 5 Maggio 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa ARTECULTURA 1 Luca Lischetti NELLA METAFORA DELLA SCENA 2 1 Che la vita spesso assuma l’apparenza e la sostanza di un teatro è una constatazione la cui evidenza traspare con sempre maggior nettezza. Se a questo poi si aggiunge il suo naturale, ovvio, prolungamento nella logica dell’assurdo e del tragico, il quadro definitivo dell’esperienza esistenziale, qualunque essa sia, si configurerebbe ancor prima che ingovernabile come indicibile. Ma dicibile lo diventa in virtù di due elementi a cui nessuna realtà può sfuggire: l’ironia e l’arte e quando i due fattori appaiono ed in realtà sono creativamente compenetrati, come nell’opera e nella vita di Luca Lischetti, ecco che il risultato visivo ed il conforto psicologico che ne sovviene non sono certo da ignorare o sottovalutare, ma da comprendere. Ed è, appunto, all’interno di queste lucide premesse che si svolge il 2 ARTECULTURA percorso indagatore ed espressivo del linguaggio visivo di Lischetti. Il suo viaggio intorno alla pittura si configura come un’ approfondita riflessione sulla condizione umana, le sue contraddizioni e da qui prende le mosse il suo realismo, non esteriore o percettivo, ma psicologico, perché appunto tiene presenti i dati essenziali che modellano la vita dell’uomo, il suo rapporto con la natura, lo spazio, la storia. Dal punto di vista tecnico pittura e scultura proseguono parallelamente nella visione fantastica di Lischetti, al centro della quale c’è la presenza di un uomo, ora saltimbanco, ora giocoliere, spesso con il volto truccato da clown, pronto ad iniziare la sua rappresentazione nel teatro e nello spazio della vita. Quella figurazione, infatti, vivifica tanto la pittura quanto la scultura e non nel senso che l’artista si confronti ora con l’una ora con l’altra, ma nel fatto che questa pittura ha già in sè i germi del dinamismo spaziale a tutto tondo, del fatto scultoreo conclamato. E da questo punto di vista sono assai significativi gli allestimenti di alcune sue importanti mostre come, ad esempio, al Budapest-Hungarian Dance Theatre Gallery (2013), ai Chiostri di S. Caterina di Final Borgo/SV (2015) o al Museo Bodini di Gemonio/VA (2016) per rendersi pienamente conto dell’attrazione magnetica, ambientale che si distende tra pittura e scultura, quasi che, effettivamente, quelle dinamiche figure dipinte e stilizzate su un supporto, a cui paiono costrette a viva forza, poi dovessero improvvisamente liberarsi e conquistare il loro spazio. Figure che di colpo sembrano spuntare dal suolo e rizzarsi 3 4 silenziose contro un muro, o fuoriuscire inaspettatamente da una parete, seguendo proprio i tempi ed i ritmi di un teatro, della sua emblematica entrata in scena, composizioni a cui, poi, naturalmente non manca l’involontario colpo di scena. Questa sinergia tra pittura/scultura appare ancora più forte e vincolante nella serie recente dei Teatrini, dove il giallo, il verde, il rosso ed il nero sono gli effettivi protagonisti nella loro adamantina purezza di questo vortice di figure, trapezisti, maschere, incantatori, che nel loro caleidoscopico circo appaiono, ora ammiccanti, ora sorpresi, ora ghignanti quasi i prodomi di quel Giudizio Universale così straordinariamente effigiato nel suo crudo surrealismo da Hieronymous Bosch con il quale Lischetti sembra avere più di qualche vaga allusione. Si avverte nelle configurazioni plastiche dell’artista il senso di un humour nero, grottesco, pervaso da un’interna vitalità, ma che nel suo giocoso ritmo fa da naturale pendant a quel gusto vagamente horror di cui si nutrono forme e colori di Lischetti. L’artista adotta un linguaggio plastico nel quale alla luminosità pura del colore si unisce una sorprendente elasticità che conferisce alla morfologia dei corpi, dei volumi e, della struttura nel suo complesso, un’ armonia acida, di lucido e stralunato stupore. Le sue composizioni rivelano il retaggio di una spiritualità nordica, rigorosa ed acre, immersa in una oniricità aspra e smarrita al tempo stesso, come per esempio nella pittura di Ensor o nel cupo simbolismo di Ibsen. Ma inestricabilmente legata a questa dimensione drammatica, Li- schetti coltiva la luce, forse per davvero chiarificatrice, dell’ironia, del dovuto distacco, dalla capacità di saltar fuori imprevedibilmente dall’impossibilità di certe situazioni. Sorge allora il colpo acuto della mente che spariglia le carte, lascia aperto il varco all’imprevedibile, una volta che quest’ultimo si è dissociato dall’inconoscibile. Pur nella sua apparente teatralità, Lischetti è un artista-filosofo, un attento osservatore della realtà psicologica che lo circonda e l’ampia e ricca metafora che così intensamente ma non immotivatamente è presente nelle sue opere, lo conferma davvero. Lischetti agisce sul piano del simbolico, che viene sottratto ai vani sofismi dell’astrazione pura per essere, invece, immerso nel flusso vitale dell’esistenza, nel ARTECULTURA 3 10 5 11 6 8 9 7 12 continuum del suo spettacolo. Uno “spettacolo” in cui l’uomo vive sempre in una situazione di precarietà, sull’orlo di un precipizio pronto ad inghiottirlo ed allora servono manovre audaci, persino assurde per sfuggire o almeno allentare la tensione. Ed allora lo spettacolo deve trasformarsi in gioco, in esibizione, per quanto dura ma necessaria. Di conseguenza forma, armonia, eleganza acquistano un altro suono, più amaro, forse, ma non per questo meno vero o convincente. Nelle sue composizioni la forma assume il carattere di una visione, di una coinvolgente apparenza. Così la pittura di Lischetti cresce sul ritmo di una stilizzazione non di maniera, ma intima, 4 ARTECULTURA che si lascia plasmare dal divenire delle situazioni di cui coglie contestualmente l’aspetto visivo ed emotivo. Le sue raffigurazioni non rientrano negli schemi gìa comprovati e sperimentati ma nel solco della personale ispirazione, nel limpido disincanto che percepisce la realtà nella concretezza delle sue situazioni che poi trasfigura in umori, sensazioni, atmosfere. Ne consegue che è difficile trovare orientamenti precisi per un’opera dalla complessità così accumulata ed al tempo stesso sorvegliata. Occorre pertanto porsi di fronte alle sue opere senza malizia o pregiudizi ma con il desiderio di lasciarsene personalmente e giosasamente avvincere. Teodosio Martucci Repertorio fotografico: Copertina: Capitanuncino e la caduta del corvo, cm.124x144 1-Bassorilievo, tecnica mista su legno,cm 82x150 2- Bassorilievo,tecnica mista su legno, cm. 99x142,5 3- Teatrino, 2009, cm.92x181,5 4- Bassorilievo, tecnica mista su legno cm. 99x147,5 5- Architettura (La città dell’uomo) legno/collage cm 69,5x58,5 6- Architettura (La città dell’uomo) legno/collage cm. 43,5x34,5 7-Teatrino (particolare), foto K. Sevcikova, 2015 8- Architettura ( Nido), tondo cm.19,5 vetroresina-legno 9-Architettura-Meteorite, cm37x29,5 legno/collage 10-Architettura (La città dell’uomo) cm.39x30,5 legno collage 11- Architettura-Maiale bianco cm. 29,5x27, legno/collage 12- Teatrino (particolare), foto K. Sevcikova, 2015 13- Architettura (La città dell’uomo) cm. 34,5x26,5 legno collage 14-Buz Baz Chiostri di S. Caterina, Final Borgo, L. Lischetti con la giornalista Elisabetta Rossi, 2015 15- Architettura (La città dell’uomo) cm.105,5x22,5 legno/collage 16- Mostra Chiostri di S. Caterina, Final Borgo, 2015 13 14 15 16 ARTECULTURA 5 Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano UMBERTO ECO. DEL CORNO: “CON IL SUO SAPERE ALTISSIMO HA AMPLIATO LE PROSPETTIVE DELLA NOSTRA VITA” Milano, 20 febbraio 2016 - “Nella grande tristezza per la sua scomparsa, affiora anche la gratitudine per Umberto Eco: il suo sapere altissimo, unito a un grande affetto per le cose di questo mondo, il suo sguardo lucidissimo ma al tempo stesso affettuoso verso gli altri, la sua partecipazione intellettuale ed emotiva alla vita dei suoi e dei nostri tempi, il suo contributo di pensiero nell’interpretazione della realtà in tutti i suoi aspetti, senza limiti e schemi, non ha solo allargato gli orizzonti della sua vita, ma anche ampliato le prospettive della nostra, consentendoci di accedere alla sua saggezza profonda e regalandoci una chiave preziosa per orientarci e guardare, sempre, un passo più in là” lo dichiara l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. comunicazione.ufficio [email protected] GIORNALISMO. DONATA AL COMUNE DI MILANO LA BIBLIOTECA DELL’ASSOCIAZIONE WALTER TOBAGI Del Corno: “ A partire da questi 3mila volumi costituiremo alla Sormani una sezione tutta dedicata alla libertà d’informazione” Ci sono volumi sul giornalismo di guerra degli anni Settanta, quando ancora i reporter dovevano sperare in inaffidabili linee telefoniche di paesi lontani per trasmettere i propri pezzi. E ci sono tesi sulla comunicazione digitale dei nostri giorni, quando un semplice click basta ad essere aggiornati in tempo reale su quanto avviene all’altro capo del mondo. Studi sulla libertà di stampa nelle dittature medio orientali ed analisi sul pluralismo dei media italiani, riviste e monografie, tesi di laurea e saggi specializzati. Sono circa 3mila i libri e le pubblicazioni che compongono il Fondo Walter Tobagi appartenuto all’Istituto per la formazione al giornalismo, che l’Associazione intitolata al giornalista del Corriere della Sera, ucciso in un attentato terroristico nel 1980, ha deciso di donare al Comune di Milano. comunicazione.ufficio [email protected] MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO SOPRINTENDENZA SPECIALE PER IL COLOSSEO, IL MUSEO NAZIONALE ROMANO SANTA MARIA ANTIQUA TRA ROMA E BISANZIO 17 marzo -11 settembre 2016. Ideazione di Maria Andaloro , a cura di Maria Andaloro, Giulia Bordi, Giuseppe Morganti. Riapre al pubblico dopo più di trent’anni Santa Maria Antiqua, la basilica del Foro Romano scoperta nel 1900 alle pendici del Palatino. La chiesa conserva sulle sue pareti un patrimonio di pitture uniche nel mondo cristiano del primo millennio, databile dal VI al IX secolo. Resta eccezionale testimonianza nello sviluppo della pittura non solo romana, ma di tutto il mondo greco bizantino contemporaneo:l’iconoclastia, infatti, cancellò gran parte delle immagini sacre di quell’epoca. Chiusa dagli anni ottanta per un complesso intervento architettonico proseguito con il restauro delle pitture, alla riapertura della chiesa si accompagna la mostra “Santa Maria Antiqua. Tra Roma e Bisanzio” promossa dalla Soprintendenza. Info: +39 06 47 497 462 6 ARTECULTURA Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Segretariato Region. per la Calabria Celebrazioni per il IV centenario della nascita di Mattia Preti Mattia Preti, esponente di primo piano del Seicento calabrese, è stato celebrato, in occasione del IV centenario della sua nascita, in Calabria e non solo, con mostre e approfondimenti di ampio respiro. Salvatore Patamia, direttore del Segretariato MiBACT per la Calabria, esprime soddisfazione per le tante iniziative, finanziate dalla Regione Calabria nell’ambito del programma degli eventi celebrativi per il IV centenario della nascita di Mattia Preti, che hanno fatto conoscere ad un pubblico ancora più vasto Mattia Preti, noto anche come il Cavalier Calabrese. A Roma Palazzo Corsini, presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica, di assoluto valore la mostra Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio. A Cosenza - Palazzo Arnone, la mostra, a cura di Fabio De Chirico, Giovanni Gasparro versus Mattia Preti. A Crotone; Castello Carlo V e a Reggio Calabria - Palazzo Foti, a cura di Nella Mari e di Giuseppe Mantella, è stata proposta l’interessantissima Mattia Preti dipinge San Sebastiano. silviorubens.vivone @beniculturali.it Pistoia - Dialoghi sull’uomo. Settima edizione: 27-28-29 maggio 2016. Tre giornate con circa 25 appuntamenti tra incontri, spettacoli, conferenze e dialoghi, che animeranno - con un linguaggio come sempre accessibile a tutti - il centro storico di Pistoia. Filo conduttore della settima edizione sarà: “L’umanità in gioco”. Appositamente per i Dialoghi, Ferdinanda Scianna realizzerà la mostra fotografica personale “In gioco”, ispirata al tema del festival, che si terrà dal 27 maggio al 3 luglio presso le sale affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia. Informazioni: www.dialoghisulluomo.it IL MUNACS, Museo Nazionale del Collezionismo Storico, riceve la prima donazione da un collezionista. Il Dott. Antonio Sannò di Siena, appassionato ed esperto di storia militare con particolare predilezione per l’epoca napoleonica, ha consegnato nelle mani del Direttore del Munacs Borghini dieci copricapi militari di varia epoca e provenienza. Fra essi spiccano un elmo da Cavalleria, uno Schako da fanteria in uso nell’esercito svizzero, databili al 1852, un kepì della legione straniera ed uno della gendarmeria francese così come un elmetto Adrian della prima guerra mondiale ed una serie di copricapo appartenuti all’Armata russa fra cui quello dei marinai dell’incrociatore Aurora da cui ebbe inizio la rivoluzione d’ottobre nel 1917. Info: tel. 339/7542697 FestivalFlorio V edizione 17-26 giugno 2016 Isola Favignana (TP) Si svolgerà dal 7 al 26 giugno la quinta edizione del FestivalFlorio di Favignana, consolidatosi in questi anni come uno dei Festival d’Arte e di maggior rilievo dell’Estate Siciliana. Come da tradizione che vede scegliere un Tema e declinarlo nei linguaggi delle varie Arti, anche quest’anno la direzione artistica del festival, guidata dal Maestro Giuseppe Scorzelli, ha optato per un argomento particolare. La Materia eletta per il Triennio 2015-2017 sarà “ProgettOdissea”. Ovverosia un’integrale reading di tutti i libri dell’Odissea. Un progetto unico in prima nazionale. Info : www.festivalflorio.it CULTURA. A PALAZZO REALE LE PROSSIME TRE EDIZIONI DEL PREMIO CAIRO CHE PREMIA I GIOVANI TALENTI DELL’ARTE CONTEMPORANEA Le prossime tre edizioni del prestigioso PREMIO CAIRO e dell’annesso Premio Arte si spostano nelle storiche sale di Palazzo Reale in vista di una collaborazione triennale tra il Comune di Milano e Cairo Editore dal 2016 al 2018. Nato nel duemila dalla volontà e dalla passione dell’editore Urbano Cairo a sostegno della giovane arte italiana, il PREMIO CAIRO è un importante trampolino di lancio per i nuovi talenti italiani. “Palazzo Reale di Milano si conferma la sede espositiva più prestigiosa anche per quelle rassegne d’arte che valorizzano in particolare la creatività giovane contemporanea - ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. comunicazione.ufficio [email protected] PORTFOLIO ITALIA 2016 FIAF (www.fiaf.net). “Portfolio Italia-Gran premio Apromastore”, l’unica rassegna a livello mondiale che - giunta alla tredicesima edizione - riunisce le più importanti manifestazioni nazionali caratterizzate da incontri di lettura di portfolio. “Portfolio Italia” prenderà il via il 6 maggio con una nuova tappa che si inserisce a calendario, quella di Merano (BZ), che sarà anche sede del 68° Congresso Nazionale FIAF; l’evento centrale della vita associativa della Federazione e occasione unica in cui si possono incontrare molti protagonisti di livello nazionale della fotografia ed in particolare gli autori insigniti delle onorificenze e oggetto di studio. Info: tel. 02-84560801 IN RICORDO di TRANQUILLO FREGONI Rassegna collettiva in collaborazione VDMFK ABILITYART, SPAM Alla rassegna dedicata alla figura e all’opera di Tranquillo Fregoni, erano presenti dipinti di Simona Atzori, Luca Bucchi, Luigi Calloni, Bruno Carati, Lorena Guarise, Natalina Marcantoni, Santina Portelli, Giulio Volpin, Roberto Zomero che come Lui dipingono con la bocca e/o il piede. L’esposizione svoltasi al Museo MIIT di Torino, dal 16 febbraio al 3 marzo, non è stata solo un dovuto omaggio allo Scomparso artista, ma anche una riflessione aperta sul rapporto arte-società, al di fuori di tutti gli odiosi e inutili steccati che ancora oggi inibiscono a tutti il pieno sviluppo della propria creativa personalità. [email protected] 60ANNI DI PITTURA e GRAFICA AL POMERO di Rho Con l’edizione del 2016 la Mostra Internazionale di Pittura e Grafica del Pomero, presente ininterrottamente dal 1966, ha vissuto un lungo periodo di trasformazioni artistiche. Piero Airaghi sensibile ed impegnato propulsore di questa pluridecennale attività, che fra l’altro ha visto la collaborazione e di importanti personalità come F. Baraldi, Caviglioli, Marano, Fossa, Masseroni, Ceriani, sente di lasciare il passo, ma senza naturalmente mancare con disponibilità a seguire nel pensiero la “sua creatura”. A Piero Airaghi l’augurio affettuoso di ulteriori percorsi artistici e culturali. Info 02 930 3521 ARTECULTURA Mensile d’informazione artistica e culturale - Abbonamenti 2016 normali euro 50,00 sostenitore euro 100 con omaggio di una Grafica a colori, cm. 50x70 di Artisti Contemporanei disponibili: Alfieri, Fomez, Kodra Intestare: c.c.postale n.84356302 ARTECULTURA mensile d’informazione artistica e culturale - Via Ciovasso 19 20121 Milano dal 1967, l’Informazione Artistica Mensile in anteprima e per un anno ad ingresso libero su Internet. Il pdf è scaricabile dal sito www.artecultura.org Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista mensile ha dato un nuovo risalto all’arte contemporanea, pubblicando la copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti anagrafici né di tendenze, puntando sulla qualità delle opere. La cronologia delle uscite 2014/15 è la seguente: Ottobre 2014: Antonio Fomez Novembre 2014: Sergio Sarri Dicembre 2014: Fernando De Filippi Gennaio 2015: Umberto Mariani Febbraio 2015: Luca Lischetti Marzo 2015: Mario Benedetto Aprile 2015: Carlo Nangeroni Maggio 2015: Paolo Scirpa Giugno 2015: Paolo Baratella Luglio 2015: Gabriele Amadori Ottobre 2015: Luigi Timoncini Novembre 2015: Ennio Calabria Dicembre 2015: Paolo Scirpa ed altri noti maestri Disponiblità a: - Visite allo studio - Servizi redazionali su eventi artistici di novità - Quotazioni redatte da esperto perito del Tribunale di Milano Abbonamento annuale Euro 50 Intestare:ARTECULTURA di Giuseppe Martucci c.c.postale n.84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano www.artecultura.org In questo numero MAGGIO 2016 6 CORRISPONDENZA CULTURALE 7 SOMMARIO 8 VULCANI - RAMPINELLI 9 IL LAVORO E’ POESIA 10 INTERLUDI 12 LUOGHI D’IMMAGINE 14 CANTALUPO LIGURE 16 GIAPPONE segreto 16 Omaggio a GAE AULENTI 22 PIETRO RUFFO - Breve storia 22 PARMA IN CRETIVITA’ 26 LA MEMORIA MEMORIZZATA 27 IMPROVVISAZIONI Manifeste 28 UGUAGLIANZA- disuguaglianza 29 LA SINDROME di (via) Stendhal 29 TURISMO e POESIA 30 IL CORAGGIO SCALIGERO 31 UMANITA’ POETICA 35 LIBRI 35 CONCORSI 36 LA DONNA madre del Disarmo La copertina Luca Lischetti, Capitanuncino e la caduta del corvo Inserto redazionale: -MOSTRE A MILANO -POSTACATALOGO ARTECULTURA Le idee che la impegnano - CORRISPONDENZA CULTURALE - COSTUME POETICO - 24 OTTOBRE GIORNATA MONDIALE DISARMO - INFORMAZIONE ARTISTICO CULTURALE - POESIA DELLA NATURA - POESIA PACE - PSICOPOESIA LUCA LISCHETTI - ALBERTO VENDITTI GREGORIO MANCINO - LAURA GREGNANIN - MARIA CONCETTA CORMIO - TANO MALLIA di Teodosio Martucci - ANTONIO CELLINESE CARLO CIMMINELLI - MICHELE GIANNATTASIO - LUISA VISCONTI - SILVANA TESTA - GIANFRANCO RONTANI di Marpanoza. INSERZIONI: - GALLERIA PONTE ROSSO - ARTECULTURA Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali Anno XLIX N. 05 Maggio 2015 Registrazione Tribunale di Milano n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della Stampa n. 5359 - Direttore responsabile: Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni - Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U -Partita IVA: 03093710154 - Direzione: via Ciovasso 19 - 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 Fax 02/860.833 - 02/896.573.02 www.artecultura.org e-mail:[email protected] Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile. I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi. Intestare: ARTECULTURA di Giuseppe Martucci C.C. Postale n. 84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano Non si restituisce la quota di abbonamento se esigenze di forza maggiore costringessero la sospensione o la cessazione della pubblicazione. Abbonamento annuo Euro 50,00 Non disdetto tramite raccomandata un mese prima della scadenza si ritiene tacitamente rinnovato con invio della nuova quota. Non valide le disdette effettuate per telefono. ARTECULTURA non riceve pubbliche sovvenzioni Finito di stampare il 24-03-2016 Fotolito e stampa Press Point Via L. Cagnola, 35 Abbiategrasso ARTECULTURA, liberamente consultabile e scaricabile al sito www.artecultura.org. Sito che si suggerisce di visitare ad artisti, biblioteche, circoli culturali, gallerie, musei ed a tutti gli operatori artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967. un libero accesso www.artecultura.org PER IL MONDO! Sostienila con l’abbonamento... [email protected] da BRERA... ARTECULTURA ARTECULTURA 7 THEARTSBOX - Vicenza 12 marzo – 22 maggio 2016 Si inseriscono nel brillante contesto dell’importante rassegna poetico-musicale POETRY VINCENZA, in programmazione sino al 1 giugno 2016, le suggestioni espositive di Linea d’Ombra che presentano significativi dipinti di Roberto Rampinelli, il cui acuto realismo, toccato da magica introspezione, ben si pone in sintonia con gli interventi poetici della manifestazione vicentina. Una tensio- RAMPINELLI La linea d’ombra TURCHIA, Pammukkale, Altitudine 987 m s.l.m. Il nome della località significa “castello di cotone” , delicate strutture di origine idrotermale.Foto di Marco Stoppato VULCANI Origine, evoluzione, storie e segreti delle montagne di fuoco Dal 16 marzo all’11 settembre 2016 il Museo di Storia Naturale di Milano ospita l’esposizione VULCANI, a cura del vulcanologo Marco Stoppato. La mostra è promossa e prodotta dal Comune di Milano - Cultura, dal Museo di Storia Naturale di Milano con l’Associazione di divulgazione scientifica Vulcano Esplorazioni e Silvana Editoriale, che ne editerà anche il catalogo. Tra le manifestazioni della natura, i vulcani sono probabilmente l’espressione più stupefacente e spettacolare e ha affascinato esploratori, studiosi e scienziati di ogni epoca. Ma cosa sappiamo dei vulcani? La mostra ci guiderà in un percorso alla scoperta delle montagne di fuoco raccontandone l’origine, l’evoluzione e i segreti. Si tratta della più ricca e completa esposizione dedicata ai vulcani grazie all’impiego di tecnologie innovative. Il nostro Paese possiede delle caratteristiche geologiche così particolari da essere sede di alcuni fra i vulcani più famosi del mondo come Stromboli, il Vesuvio e l’Etna, ma come si vedrà non solo l’Italia e il pianeta Terra ospitano attività vulcaniche. Il percorso della mostra porterà il visitatore alla scoperta e alla comprensione dei segreti del nostro pianeta, della sua struttura interna e dei processi geodinamici che portano alla nascita dei vulcani. Si comprenderà il movimento dei continenti e come la loro attuale posizione sia il risultato di un processo geologico lungo centinaia di milioni di anni, e come i vulcani siano distribuiti sulla Terra in maniera non casuale. Dalla struttura del 8 ARTECULTURA pianeta Terra, l’esposizione illustrerà la struttura interna dei vulcani in una sorta di radiografia che rivelerà le differenti forme – non sono tutte montagne a forma di piramide – che dipendono da luoghi, composizione chimica delle lave e processi geologici. Grazie alle immagini fornite dalla NASA, i vulcani della Terra saranno messi a confronto con i vulcani presenti nell’intero Sistema solare, alcuni dei quali ancora attivi. Immagini spettacolari, filmati, ricostruzioni computerizzate, ologrammi, mapping, realtà aumentata, diorami in grandezza naturale, insieme a una straordinaria collezione di campioni di rocce, minerali e meteoriti, saranno gli strumenti attraverso i quali si illustreranno i tipi di eruzione e i prodotti che si originano durante l’attività effusiva o esplosiva. Verranno inoltre raccontate le eruzioni più famose e particolarmente spettacolari, illustrando i metodi che vengono utilizzati dai vulcanologi. I vulcani attualmente in attività sono quasi 500 nel mondo e milioni sono le persone che vivono alle pendici di queste particolari montagne. A questi vulcani attivi è dedicata una sezione della mostra, con la presenza di collegamenti in tempo reale tramite webcam posizionate in osservatori vulcanologici, che monitorano alcuni vulcani particolarmente attivi. Alla mostra è collegato il laboratorio didattico esperienziale MagmaLab – a cura di ADM – che insegnerà a riconoscere le principali categorie di rocce presenti con un particolare approfondimento (Aoristias) -Info e prenot. 02 88 46 33 37 Roberto Rampinelli, Tavola imbandita III, 2015 ne evocativa, quella che contraddistingue le opere dell’artista, in cui pare di avvertire quasi l’eco dei Valori Plastici di Carrà, vale a dire un desiderio soffuso, ma profondo, di imprimere alla realtà delle cose il suo giusto equilibrio, l’armonica, limpida compenetrazione fra spiritualità e percezione. Conchiglie, tulipani, garofani, foglie di ginkgo, brocche, scodelle, scatole, pani, frutta, mestoli: sono questi i soggetti dei dipinti, ricchi in minuziosità e particolari, di Roberto Rampinelli, nonché il tradizionale repertorio di oggetti comuni al mondo della natura morta, pittura per la quale a volte manca la preparazione e la conoscenza per saperla leggere, interpretare ed apprezzare. In quella che è una perizia tecnica che sfiora spesso il virtuosismo, l’artista parte dall’elemento reale per sbocciare in una dimensione simbolica, dove la pittura rimane sospesa, nello spazio così come nel tempo.E la “linea d’ombra” è l’esile “spaccatura” che permette la leggibilità dell’opera di Rampinelli da parte dell’osservatore nel momento in cui decide di cogliere la consistenza linguistica degli oggetti rappresentati, decisione fondamentale per chiarire la dimensione poetica della sua pittura: “Tutto è reale nella sua pittura, ma nulla rimanda al realismo, alla concretezza di elementi rinvenibili nella fisicità del quotidiano” scrive Giuseppe Ardrizzo nel testo in catalogo. Analoga intensità, sospensione e poesia affiora dall’altro soggetto che ritroviamo nelle opere di Roberto Rampinelli: i paesaggi brulli e senza piante. Info 339 5709671 - RISORGIMENTO POETICO Il Lavoro è Poesia. E se non è chiara ispirazione poetica diventa schiavitù economica che genera corruzione, disoccupazione e situazioni di guerre. Infatti nessuno pensa ad una intesa mondiale contro la guerra. Sindacati compresi! Ormai sono decenni che i più affamati della Terra, tra cui tanta innocenza di bambini, muoiono annegati nella ricerca disperata del pane. Ma non esiste sindacato che abbia preso iniziative d’intesa mondiale per ammorbidire perlomeno un tantino le imposizioni di tutti i tiranni con maschera “democratica”. Eppure per una simile azione oggi non mancano i mezzi ma è solo una questione di volontà. Si fa finta di non capire e si preferisce la più crudele indifferenza per non sgretolare nel suo insieme la persistenza burocratica del potere. Si usa l’indifferenza come strategia della nuova schiavitù nella quale l’inetto burocratismo comanda e gli oppressi producono o, se disoccupati, si suicidano in vario modo senza far parola. Mentre s’inforca quella Costituzione nata dalla Resistenza non per dividere l’Italia, ma per unirla, facendo progredire quella evoluzione culturale di partecipazione attiva dei lavoratori a tutti i livelli e responsabilità di prestazione per sburocratizzare l’Italia dalla cappa fallimentare burocratica. E così si fanno le riforme che inceneriscono la Costituzione sabotando quelle davvero indispensabili dell’evoluzione del lavoro di cui parlava il sindacalista Giuseppe Di Vittorio. Il lavoro, a ben spiegarsi, quand’é autentica attività di civiltà rallegra la spontaneità della partecipazione e rende fiduciosi gli uni verso gli altri. Questo per chiarire che la bellezza poetica del lavoro non é l’egoismo o l’invidia dell’ignoranza ovvero l’arricchimento da sfruttamento, ma la libertà di saper produrre senza sentirsi incatenati dalla mente ai piedi. Una condizione che nel Terzo Millennio fa davvero pena, oggi, per l’oscurità dell’evoluzione mancata nella base produttiva della partecipazione attiva in tutto il mondo del lavoro tra governi, sindacati,ed imprenditori a tutto scapito della manodopera destinata a rimanere reclusa nella fortezza reazionaria dell’incomunicabilità. Una paradossale situazione impossibile da evolvere in direzione di una autentica democrazia senza particolari condottieri, ma con mente e cuore aperti all’originale stimolo poetico del lavoro per superare tutti gli incagli delle contraddizioni che affogano l’entusiasmo della partecipazione attiva a tutti i livelli della produzione. Il lavoro è una libertà di sentirsi vivi. E non un rimpianto di amarezze soffocate nell’interiore soprattutto del lavoratore dipendente poi vittima soprattutto di malattie psicologiche. La fabbrica non può essere confusa con una prigione, ma come il luogo dell’armonia nella quale si presenta indispensabile il consenso unitario della convergenza di far progredire l’utilità del lavoro sia pure da punti di vista opposti in quanto la fabbrica non ha marchi ideologici o di qualsiasi natura che impediscano o confondano la finalità del lavoro nella libertà partecipata. Una meta che allo stato attuale può sembrare solo un grave smarrimento d’utopia, ma così non é, quando si conosce la radice naturale e la conseguente pratica del lavoro che non smarrisce il suo significato creativo di umanità senza altre comode aggettivazioni che distolgono dalla vera finalità della Poesia del lavoro. Il modo di lavorare per essere se stessi senza guardare in diffidenza il vicino collega, magari per degli appigli i quali esistono solo perché non si conosce davvero la Poesia della natura: il modo cioè di stare insieme, di lavorare per il bisogno di vivere e conoscere sempre meglio il valore ideale e concreto della bellezza del lavoro. Un sentirsi umano che partendo dalla nascita, dal nutrimento del latte materno e poi dalla spontanea carezza della madre, man mano fa conoscere lo spirito poetico che si perfeziona nell’utilizzo del costume soprattutto nella famiglia e poi di conseguenza nella scuola. Ed una volta acquisito il seme naturale del comportamento poetico il tempo di vivere non vedrà più né grandi e né bambini annegati per fame o distrutti dalle stragi delle guerre. Certo che se le istituzioni di tutti gli Stati pensassero più ad unire il mondo e non a dividerlo nelle classifiche di potenze e superpotenze economiche e militari la via della pace potrebbe essere davvero scoperta e praticata facendo pure i passi possibili, affinché le nuove parole non restino solo parole ma diventino fatti del quotidiano vivere e non le insensatezze dei nostri difficili giorni. Una Poesia della natura che si scopre e si utilizza nella spontaneità del sapore del pane, nella disponibilità verso il vicino e il più lontano essere umano del mondo. Una Poesia della natura che anche governi e sindacati come gli stessi imprenditori dovrebbero promuovere e sensibilizzare opportunamente, in quanto a conti fatti hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere. Questo per noi il punto critico da approfondire e conoscere poiché si nasce per vivere e non per imparare a sparare come oggi, purtroppo avviene. L’orientamento che Artecultura sostiene e che approfondisce da sempre anche se le condizioni pratiche della nostra attuale vita si presenta un palese contrasto. Ma non dobbiamo scoraggiarci la nostra vita origina dallo stimolo naturale della poesia, lo dobbiamo solo domandare per conoscerci e stare insieme più da uomini e meno da belve. Artecultura ARTECULTURA 9 INTERLUDI D'ARTE De Chirico, PIAZZA D’ITALIA, 1953 olio su tela, cm. 50x40 Lanzavecchia con Hunn Wai METAMORFOSI VEGETALE, 2013 GIUSEPPE UNCINI LE DIMORE PIERO DELLA FRANCESCA E IL NOVECENTO a cura di Bruno Corà Lucca, Claudio Poleschi Arte C. Opening 23 aprile 2016 Castrocaro Terme, Grand Hotel T. 12 marzo - 17 luglio 2016 Nella prestigiosa sede del Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro, già di per sé un ricco esempio di Art Decò sulle colline di Forlì, è stata inaugurata lo scorso 12 marzo, una grande mostra che si predispone di indagare la profonda suggestione esercitata dalla pittura di Piero della Francesca sull’arte italiana del Novecento. La mostra, curata da Paola Babini, e promossa da Beatrice Sansavini, responsabile delle attività culturali del Padiglione delle Feste, rimane aperta fino al 17 luglio ed è realizzata grazie a Longlife Formula del Grand Hotel di Castrocaro. La mostra esplora l’impronta pierfrancescana indelebile, sottile e intrigante, che ha nutrito le poetiche dei grandi artisti esposti, quali Borra, Carrà, Casorati, Crivelli, De Chirico, Da Pisis, Funi, Garbari, Guidi, Morandi, Morelli, Rosai, Savinio, Severini e Sironi. L’influenza di Piero della Francesca sull’arte italiana degli anni Venti e Trenta passò attraverso il filtro critico di Roberto Longhi, che nel 1927 dedicò una monografia al maestro aretino e che ancor prima - nel 1914 - scrisse un lungo articolo sul periodico “La Voce” interpretando l’importanza storica di Piero e i suoi aspetti formali. “Sintesi prospettiva di forma e colore”. Come rifrangendosi in un prisma che ne scompone la solare unità individuandone molteplici e perfino divergenti valenze, la grande lezione prospettica e formale di Piero della Francesca è recepita dalla cultura novecentesca, assetata di un “ritorno all’ordine”, in maniera non univoca, tanto da originare, o comunque stimolare, esperienze artistiche anche molto distanti tra loro, dall’astratto rigore formale alla norma geometrica, all’incanto di una pittura rarefatta e sospesa. Disegni e pitture dei grandi protagonisti della cultura figurativa italiana del XX secolo e geometria, sono presentati in un’unica sezione di copie, studi, omaggi. Il percorso della mostra inizia dall’opera di Borra. Info tel. +39 0543 767114 10 ARTECULTURA Uncini, DIMORE n.47, cemento e laminato legno WOMEN IN ITALIAN DESIGN Milano, Triennale Design Museum 2 aprile 2016 - 19 febbraio 2017 La nona edizione del Triennale Design Museum a cura di Silvana Annicchiarico e con progetto di allestimento di Margherita Palli, affronta il design italiano alla luce di uno dei nodi più delicati, più problematici, ma anche più stimolanti e suggestivi che è la questione del genere. L’idea che il genere non sia più solo un dato biologico e naturale, ma una questione culturale apre interessanti prospettive anche per quello che potrà diventare il design dopo il design. Ma per affrontare in modo oggettivo ed equilibrato le questioni di gender legate al design è necessario affrontare preliminarmente la grande rimozione operata dal Novecento nei confronti del genere femminile. W. Women in Italian Design cerca di tracciare una nuova storia del design italiano al femminile, ricostruendo figure, teorie, attitudini progettuali che sono state seminate nel Novecento e che si sono affermate, trasformate ed evolute nel XXI secolo. Tutta la modernità novecentesca ha messo ai margini la progettualità femminile, pressoché ignorata da storici e teorici del design. Il XXI secolo è caratterizzato sempre di più da una forza rinnovata di tale progettualità. Le donne creano, progettano, sperimentano, rischiano, sfidano. Sono protagoniste già a cominciare dagli studi: le università registrano sempre più una maggioranza femminile nelle iscrizioni e nella frequenza delle lezioni, oltre che una marcata eccellenza femminile nei processi di apprendimento. L’ordinamento cronologico racconta questa storia in modo dinamico, fluido e liquido, usando la metafora di un fiume che attraversa tutto il Novecento. Info: tel. 02 724 341 L’evento, che ha il pregio di porre in risalto un cospicuo ciclo di attività di Uncini dedicato alle sculture da lui denominate progressivamente Dimore delle cose (1979-1981), poi Dimore (1980-1986) e infine Muri d’ombra (1986-1987), focalizza altresì i concetti delle forme architettoniche unitamente con il sentimento e l’atto abitativo. Il nuovo paradigma morfologico ideato da Uncini dopo alcuni suoi masterpieces come le Strutture spazio-ambiente (1967) - di cui si ricordano La stanza, 1967, La finestra con ombra, 1968, la Porta con ombra, 1968 e la Sedia con ombra, 1968 - sviluppa quelle premesse e le stesse intuizioni’abitative’ dei Mattoni (1969-1971). Per il raggiungimento delle nuove forme che si distinguono a partire dalla forte valenza emblematica dell’abitare - sembra quasi di potervisi muovere all’interno - era stato però necessario a Uncini dedicarsi anche allo studio e alla realizzazione delle ‘ombre’fino ad arrivare alla completa invenzione dell’inedita concezione di corpi solidi rappresentanti una dimensione impalpabile ma presente come, appunto, l’ombra. Con le Ombre (1972-77) e gli Interspazi (1978-1988), Uncini è in grado di operare alla definizione di un successivo, ampio capitolo del suo percorso plastico che trova nelle Dimore una forte proiezione di quel principio autonomo costruttivo iniziato con i Cementarmati (1961). La mostra di Lucca annovera numerosi esempi dell’importante ciclo delle Dimore che, oltre a segnalare una fase di felice armonizzazione tra i primi vent’anni dell’attività di Uncini e i successivi, all’insegna degli Spazi di ferro (1987-1996), degli Spazicemento (1993-2000), dei Muri di cemento (2001-2004) e infine delle Architetture (2004-2007), si rivelano anche tra le più autentiche creazioni artistiche del XX secolo che visualizzano il poetico concetto di Hölderlin “Poeticamente abita l’uomo”. Info: tel.+39 0583 469490 INTERLUDI INTERLUDI D'ARTE D'ARTE La dea Iside (a sinistra) in un affresco pompeiano Ugo La Pietra, IL COMMUTATORE, 1970 UGO LA PIETRA IL NILO A POMPEI Pompei/Na, Palestra Grande dal 16 aprile - Napoli, Museo Archeologico Nazionale dal 28 giugno 2016 L’obiettivo è ripercorrere un incontro tra culture tanto diverse, quanto intimamente e storicamente legate. Il museo torinese, l’area archeologica pompeiana e il museo napoletano inaugurano in successione l’articolato dialogo tra reperti egiziani di epoca faraonica e quelle opere di età ellenistico-repubblicana e imperiale che ne hanno accolto e riletto l’iconografia. I temi decorativi propri dell’arte dei faraoni e del culto di Iside, così come di altre divinità egizie come quello di Serapide, Arpocrate e Anubi, saranno riconoscibili in affreschi, rilievi, mosaici, statue e arredi in mostra. Più specificamente a Pompei, nella Palestra Grande, uno scenografico allestimento di Francesco Venezia riunirà dal 16 aprile sette monumentali statue con testa di leone della dea Sekhmet e la statua seduta del faraone Tutmosi III che per la prima volta escono dalle sale della collezione permanente del Museo Egizio. I monoliti di granito prestati dal museo torinese marcano la centralità del culto solare: un ritorno alle origini di una secolare storia di sincretismi religiosi, in cui l’adorazione della dea Sekhmet riconduce il racconto della mostra alla fase costitutiva del cosmo e all’ordine imposto dagli dei. Il rapporto tra la divinità e il mondo, e la necessità di mantenere l’equilibrio fra forze contrapposte, si manifesta attraverso una serie di rituali di cui le imponenti statue sono testimoni. Una emozionante video installazione di Studio Azzurro accompagnerà l’esposizione delle opere. All’interno degli scavi verrà tracciato, inoltre, un percorso egizio a partire dal Tempio di Iside, interessato ad un intervento multimediale di realtà immersiva, per arrivare alle numerosissime domus che riportano motivi decorativi egittizzanti, come quella di Loreio Tiburtino. Dal 28 giugno il terzo capitolo dell’esposizione al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Info: tel. 081-4422149 ABITARE E’ ESSERE OVUNQUE A CASA PROPRIA. Opere di ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016 ; MA-GA Gallarate, 16 aprile - 18 settembre 2016 Dal 16 aprile al 18 settembre 2016, il Museo MA-GA di Gallarate-VA e l’Aeroporto di Milano Malpensa ospiteranno un’ampia ed esauriente selezione di opere e ricerche dedicate allo spazio urbano di Ugo La Pietra (1938). La mostra, dal titolo ABITARE è essere ovunque a casa propria. Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016, a cura di Marco Meneguzzo, ripercorre i molteplici ambiti di indagine di La Pietra per nuclei e tematiche, con i suoi lavori più significativi e documenti correlati. Il punto di partenza della ricerca, iniziata nel 1967, è quello che La Pietra chiama “Sistema disequilibrante”. Si tratta di una vera e propria teoria e metodo d’analisi dei segni e delle strutture che accompagnano la vita quotidiana e che sono alla base di tutta la parabola artistica di La Pietra. Lo spazio urbano viene infatti costantemente preso in considerazione come struttura organizzata e luogo da cui germinano le sue pratiche progettuali artistiche e provocatorie. AL MA-GA si avrà occasione di vedere la molteplicità degli esiti della sua creatività, la cui produzione si sposta tra diversi media, dal cinema, alla pittura, alla scultura, al design, alla fotografia, alla performance, alla musica. In occasione della mostra verrà presentato il libro di Ugo La Pietra, Il segno randomico, una raccolta dell’attività artistica dell’autore, a cura di Marco Meneguzzo (Silvana Editoriale). Anche la città di Gallarate sarà coinvolta nel percorso espositivo, ospitando l’installazione in pietra leccese Soggiorno urbano, realizzata per l’occasione. In contemporanea con l’iniziativa MA-GA, l’Aeroporto di Milano Malpensa accoglierà, l’installazione Interno/Esterno che produrrà un ambiente apparentemente domestico la stanza di una casa- salvo poi far accedere lo spettatore in un orizzonte prospettico. Info: 0331-706011 Roma, IL CAMPIDOGLIO, 1890-1900 CAMPIDOGLIO Mito, memoria, archeologia. Roma, Musei Capitolini 1 marzo - 19 giugno 2016 Nessun luogo a Roma, forse, raccoglie in sé un insieme di suggestioni, storie e leggende pari al Campidoglio. Uno degli artisti più celebri ad averne subito il fascino fu William Turner che nel 1839, circa 10 anni dopo il suo ultimo viaggio a Roma, dipinse “Modern Rome - Campo Vaccino” rappresentando la città eterna immersa in un velo di memoria, tra chiese barocche e antiche rovine che si dissolvono in una luce crescente generata dal tramonto. Un’opera di grande suggestione che sarà esposta per la prima volta a Roma grazie ad un importante prestito del Getty Museum e che sarà il punto di partenza della mostra “Campidoglio. Mito, memoria, archeologia” ospitata dai Musei Capitolini dal 1 marzo al 19 giugno 2016. L’esposizione, promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è curata da Alberto Danti e Claudio Parisi Presicce. Per raccontare le trasformazioni del tessuto del Colle, accanto all’opera di Turner saranno esposti tre plastici del Campidoglio, recentemente ricuperati e poco noti al grande pubblico, un ricco apparato scientifico-documentario e diverse opere precedenti e contemporanee a quella di Turner che raccontano la suggestione poetica suscitata dal Campidoglio fino all’inizio del XIX secolo: basti citare le bellissime vedute di Giovan Battista Piranesi e Filippo Juvarra. Partendo così dalla visione mitica e romantica (sezione 1) si esaminerà il percorso storico-urbanistico del Campidoglio (in particolare del versante sud) che dalla fine del Settecento ai nostri giorni è profondamente mutato, fino a divenire sede dell’amministrazione capitolina. Attraverso documenti d’archivio e opere conservate essenzialmente presso le collezioni capitoline si analizzerà il periodo in cui i Caffarelli, dalla fine del Cinquecento, occuparono la sommità del colle con il loro palazzo. Info: 06-0608 ARTECULTURA 11 * Luoghi d’immagini *Echi di gallerie a cura di Aoristias LUOGHI D’IMMAGINE,apre ad una nuova possibilità di collaborazione con le Gallerie particolarmente di Milano. Pertanto quelle che ci anticiperanno a tempo di stampa i loro comunicati sulle mostre, a discrezione redazionale, saranno corrisposti nel nostro possibile, di menzione critica, ed al caso, anche con riproduzione di foto. Si ringrazia per l’attenzione. [email protected] FEDI 24 febbraio - 24 marzo 2016 In esposizione alla Galleria Antonio Battaglia di Milano opere della pittrice Fernanda Fedi realizzate tra il 1970 ed il 1978, il cosiddetto periodo strutturale. E di struttura geometrica parlano le sue opere, sviluppate quasi sempre su quadrati di medie, grandi dimensioni in cui le forme geometriche si dinamicizzano al battito puro della luce-colore che definisce i limiti e l’essenza dello spazio. L’artista accentua il suo confronto con le correnti più rigorosamente astratte del XX secolo che indagano la realtà geometrica sul piano di una pura visibilità assoluta sottratta il più possibile a interferenze emotive, per sintetizzare il simbolico nell’ambito di una pura logica percettiva. Presentazione in catalogo di Claudio Cerritelli. Info 02 365 140 48 SERIGHELLI L’arte di stampare Dall’11 marzo al 30 aprile 2016, la Galleria Bellinzona di Milano (via Volta 10) omaggia Alberto Serighelli, uno degli stampatori italiani che ha scritto pagine importanti nella storia della grafica del Novecento e che ha lavorato con artisti quali Appel, Baj, Bertini, Boetti, Cavaliere, Corneille, Dorazio, Dova etc. Il ritorno alla qualità accertata e controllata, come l’opera di Ghiringhelli dimostra, è forse il miglior antidoto alla crisi della grafica, la strada maestra per infonderle nuova energia e desiderabilità.Info 02 659 8631 12 ARTECULTURA PITTURA ANALITICA I lavori proposti alla galleria Progettoarte elm di Milano mostrano come le ricerche di Guarneri, Olivieri e Verna siano legate da un comune ritorno ai valori basilari della pittura, ai fondamenti irriducibili di una grammatica fatta di luce, segno e colore. Il loro orientamento espressivo pur nelle naturali differenze individuali è volto a ricercare una coerente alternativa tanto ad un certo dogmatismo geometrico, quanto alla superficialità di vacue riproposizioni narrative. La strada è quella di un prolungamento della percezione che imprima all’immagine il suo suggello di mistero e definizione. Info 02 83390437 ALBERTO MAGNELLI 18 febbraio - 23 aprile 2016 La rassegna programmata alla Galleria Lorenzelli di Milano, si propone come un focus su un maestro indiscusso dell’arte, troppo a lungo posto in ombra in patria eppure presente nei maggiori musei di tutto il mondo, presentando una trentina di opere che documentano più di cinquant’anni di attività, dal 1913 al 1964. L’opera di Alberto Magnelli si inscrive all’interno di una approfondita ricerca astratta, dai tratti quasi pionieristici, in cui il rigore compositivo si accompagna all’inventiva di raffinata tensione espressiva capace di reinterpretare e rivitalizzare una dinamica sintesi cubista. Info 02 201914 SALVADOR DALI’ 6 - 30 aprile 2016 La galleria Pisacane Arte di Milano presenta la mostra Le Arti di Salvador Dalì: un'esposizione dedicata alla produzione grafica del grande maestro spagnolo, che ha espresso la sua anima surrealista non solo tramite la pittura, ma anche attraverso la realizzazione di opere multiple che mantengono lo stesso forte impatto visivo di quelle uniche. Nell’opera grafica del maestro spagnolo risaltano le qualità del suo tratto grafico esasperato e visionario, capace di sconvolgere tanto sul piano della pura percezione visiva quanto su quello dei significati. Info 0239521644 L’OCCHIO CINEMATICO 15 marzo - 4 maggio 2016 La mostra, in programmazione alla Galleria A Arte Invernizzi di Milano indaga, secondo la personale visione del regista, possibili affinità concettuali ed espressive tra arti visive e cinema, utilizzando elementi speci- fici del linguaggio cinematografico come strumenti di analisi e lettura delle opere e compiendo scelte iconografiche alla ricerca di possibili connessioni, di relazioni profonde e non meramente formali tra i diversi linguaggi. Si configura così una assonanza profonda tra il dinamismo cinematografico e quello apparentemente impossibile della pittura ma in realtà capace di dilatarsi oltre la soglia del visibile. Una mostra di rilevante approfondimento culturale e storico.In esposizione opere di Nicola Carrino, Enrico Castellani, Alan Charton, Carlo Ciussi, Gianni Colombo, Dadamaino, Riccardo De Marchi, Lesley Foxcroft, François Morellet, Mario Nigro, Pino Pinelli, Niele Toroni e Michel Verjux. Info 02 29402855 Nam June Paik, Electronic Superhighway: Continental U.S., Alaska, Hawaii 1995-96 NAM JUNE PAIK 1 marzo - 9 aprile Ricercatore incessante, radicale sperimentatore del linguaggio video, nelle sue complesse installazioni Paik mette insieme una pluralità di culture combinando l'ideale Fluxus con la spiritualità zen e l'uso sovversivo della tecnologia. Sperimenta il video come nuovo mezzo espressivo visivo, sonoro e performativo, inventa dispositivi tecnologici che permettono di manipolare colori e forme.Nelle sue composizioni la tecnologia si carica di connotati onirici, ludici, sempre compenetrando al rigore formale una raffinata ironia. Milano, Galleria Canepaneri/ Con-temporary Info 02 36768281 GOSHKA MACUGA 3 febbraio - 19 giugno 2016 Nella mostra alla Fondazione Prada di Milano l’artista esplora l’arte della retorica e la memoria artificiale come strumenti coordinati, in grado di organizzare e far progredire la conoscenza. Storicamente l’Ars memorativa (l’arte della memoria) getta le basi della memoria artificiale estendendo e sviluppando quella naturale attraverso visualizzazioni complesse che aiutano a ricordare specifiche informazioni. Info 02 535709200 E. TRECCANI 50anni di manifesti 16 marzo - 24 giugno 2016 L’esposizione alla Fondazione Corrente di SAM HAVADTOY Dal 1° giugno all’8 luglio 2016, la Fondazione Mudima di Milano ospita la personale di Sam Havadtoy, dal titolo Only remember the future, curata da Attila Nemes, che ripercorre, attraverso 40 opere, tra dipinti e sculture, la produzione recente di uno degli artisti più interessanti e originali della scena newyorkese, tra gli anni Settanta e Ottanta. Avvalendosi di un procedimento assai originale con interventi in tecnica mista, acrilico e merletto, l’artista rimodula la figurazione in una sottile evocazione che connette apparenza e struttura, tonalità e spazio. Info 02 29409633 La città per la Costituzione. Esposizione permanente Articoli della Costituzione, Sesto San Giovanni,1979 Milano testimonia mezzo secolo di vita e di attività di Ernesto Treccani (Milano 19202009), fondatore della Fondazione Corrente, attraverso manifesti originali, realizzati a partire dagli anni sessanta, corredati da una ricca documentazione fotografica. I manifesti illustrati da Ernesto Treccani sono affermazioni del suo profondo amore per la vita, per la cultura, per l’arte e per la società. Nel suo incisivo segno grafico, nella sintesi delle forme si attua una sensibile attrazione tra pensiero politico e linguaggio artistico d’avanguardia. Un tratto culturale e personale che ha contraddistinto il Maestro per tutta la sua partecipata ed impegnativa esistenza. Info 02 6572627 FORMICA - La memoria dei colori primi 7 aprile - 14 maggio 2016 I lavori dell’artista romana Annamaria Formica presentati in una significativa mostra alla Galleria Previtali di Milano indagano le innumerevoli possibilità che gli spazi della memoria compongono per il tramite dei colori primi. I lavori riproducono, sulla superficie flettente della tela, l’insieme oggettivato dei destini umani secondo una visione della realtà socialmente integrata. Ne risulta un impianto organico ispirato alla condivisione e alla solidarietà partecipata. Nelle sue composizioni l’immagine come realtà dell’informazione e della comunicazione contemporanea interferisce in aperte suggestioni con la sfera dei sentimenti e delle emozioni in una libera e lucida dialettica. Info 02 58113090 MINETTI - Omaggio a Borromini Si è conclusa lo scorso 1 aprile la mostra Omaggio a Borromini. Studi e disegni di Roberto Minetti che ha presentato alla Biblioteca Vallicelliana di Roma una selezione di schizzi e disegni borrominiani dell'architetto Roberto Minetti. Da vent’anni Minetti studia le opere di Borromini. GALLERIA PONTE ROSSO dal 1973GALLE JORGE JELSON 7 aprile - 14 maggio 2016 MAAB Gallery di Milano presenta “Bridging the gap”, la mostra dedicata a Jorge Eduardo Eielson (Lima 1924 - Milano 2006), quale omaggio a uno dei più grandi artisti peruviani contemporanei. Caratteristica assai importante nella sua opera sono i nodi, veri e propri nuclei plastici che integrano pittura e sintesi plastica in composizioni dalla lucida tensione metafisica. Altri mezzi espressivi dell’artista sono fotografia, cinema, assemblage, performance, installazione. Info www.artemaab.com SCANAVINO 8 aprile - 1 giugno 2016 Organizzata dalla Galleria Dep Art di Milano in collaborazione con l’Archivio Scanavino e con testo critico di Claudio Cerritelli, la monografica espone fino al 1° giugno circa 25 opere datate tra il 1968 e il 1986 tra cui Nascosto 1.Rarissima tela del ’68, che viene ripresentata al pubblico dopo essere rimasta celata allo sguardo dei più per decenni e rappresenta un esempio della produzione degli anni più sperimentali di Scanavino. Un artista, Scanavino, che sfugge ai facili cliché, capace, comunque, come non pochi, di far interagire segno, geometria e materia in una realtà spaziale fantastica e coinvolgente. Da rilevare poi anche il suo straordinario impegno scultoreo. Info 02 36535620 La giuria e il quadro del raccomandato Il silenzio NOVELLO Dipinti e disegni umoristici in permanenza Scanavino, ALFABETO SENZA FINE 20121 - Milano via Brera 2 Corrisp. via Monte di Pietà 1A Tel./Fax 02.86461053 E-mail: [email protected] www.ponterosso.com Orario di apertura: 10-12,30 / 15,30-19 Chiuso domenica e lunedì ARTECULTURA 13 Cantalupo Ligure: la Resistenza, la Scuola, la Pace nel 71° della Battaglia con il sacrificio partigiano di Fedor Poletaev nella pubblica commemorazione Persevera con un suggestivo ed emblematico paradosso l’importante manifestazione che a Cantalupo Ligure commemora il sacrificio del partigiano Russo Fedor Poletaev che lì in una sanguinosa battaglia sacrificò la propria vita. Paradosso, perché passa il tempo e quindi ci si allontana, anche cronologicamente, dai fatti storici e tuttavia il significato e la viva partecipazione accrescono il loro richiamo, ed a maggior ragione, se si considerano i drammatici momenti che l’Europa, il mondo attualmente stanno vivendo. Ed è proprio con questo spirito non più solo strettamente locale ma con uno sguardo ad orizzonti più vasti, che il Sindaco di Cantalupo Ligure, Gian Piero Daglio, molto sensibile alla pace, ha ufficialmente aperto la manifestazione che ha visto la presenza di alte rappresentanze istituzionali, quali il Console Generale della Federazione Russa Marat Pavlov, Oleg Bulekov Sindaco di Ryazan, città natale di Fedor Poletaev a cui in ideale rappresentanza si univa il nipote Fedor M. Poletaev, il Senatore Federico Fornaro, oratore ufficiale, Domenico Ravetti, Consigliere Re- 14 ARTECULTURA gionale del Piemonte, Sabrina Caneva, Consigliere Nazionale ANPI, il consigliere provinciale, Carlo Buscaglia in rappresentanza di Rita Rossa, Presidente della provincia di Alessandria, impossibilitata ad essere presente. Nelle parole del sindaco risuonava l’eco lontana, ma non inascoltata delle tragedie che quotidianamente colpiscono i paesaggi della Siria, come le sponde del Mediterraneo, della Libia e di altre contrade o regioni in cui la violenza della guerra, del contrasto o della pura e semplice miseria economica sono il frutto amaro di comportamenti miopi o, a volte, persino deliranti. E da Cantalupo Ligure, con il ricordo della locale battaglia, svoltasi il 2 febbraio 1945, in cui perse la vita il partigiano Russo Fedor Poletaev, giunge un messaggio di pace, e soprattutto anche di un metodo per contribuire a ritrovarla, a fonderla su nuove basi. Dopo le sensibili e attente parole del Sindaco, Oleg Bukalov forniva illuminanti riflessioni sul rapporto tra Ryazan, città natale di Fedor e la comunità di Cantalupo, sottolineando l’importanza dello sviluppo culturale ed economico come base essenziale per i rapporti tra i paesi e le nazioni per svilupparsi in maniera pacifica ed amichevole. Del resto già da tempo tra Cantalupo e la regione di Ryazan sono state intessute relazioni dai molteplici aspetti con coinvolgimento anche dei giovani che sono il futuro, il fondamento dell’avvenire. Nell’acuta riflessione del Console Generale della Federazione Russa di Genova, Marat Pavlov, veniva sottolineato l’importante, immenso contributo dell’Ex Unione Sovietica alla sconfitta del Nazismo, non dimenticando nel contempo il ruolo dei reciproci rapporti politici e culturali, nonché storici, tra Italia e Russia, affinché in Europa e nel mondo forme di aperta distensione, di coesistenza pacifica diventino sempre più la norma e non l’eccezione. Sulla identica falsariga il contributo di Domenico Ravetti, Consigliere Regionale del Piemonte che indagava sul significato storico e politico della Resistenza, sul pericolo di un indebolimento di suoi tratti identitari, anche a scapito di riletture storiche non sempre veritiere ed attendibili. Particolarmente coinvolgente l’intervento di Sabrina Caneva, giovane consigliere Nazionale dell’ANPI Dall’alto nella pagina di sinistra: Il Console Generale della Federazione Russa di Genova, Marat Pavlov, depone la corona al monumento dedicato alla Battaglia di Cantalupo Ligure, dove cadde combattendo il valoroso Fedor Poletaev. Sotto, a sinistra, il Sindaco di Ryazan Bulekov Oleg e il Sindaco di Cantalupo Gian Piero Daglio, il Sen. Federico Fornaro oratore ufficiale e l’attivo Vice Sindaco Teresa Nobili. A destra un breve saluto del critico di ARTECULTURA Teodosio Martucci alla significativa manifestazione. Grande è stata la partecipazione degli alunni della Scuola di Rocchetta Ligure con cori musicali e il disegno dedicato alla Pace con il saluto agli alunni della Scuola di Ryazan. Quindi il raduno dei partecipanti nel percorso al Palazzetto dello Sport dove si è svolto l’importante incontro.Di fianco Giuseppe Martucci ideatore del Museo del Disarmo di Cantalupo Ligure e dell’attuale iniziativa poetica la Donna Madre del Disarmo che offriva importanti elementi di riflessione storica sulla continuità ideale della Resistenza e sulla presenza nella società italiana di parecchi disvalori che rischiano se non attentamente contrastati di portare la società italiana ed anche europea verso sentieri di violenza e di intolleranza, oggi purtroppo assai diffusi. Da Carlo Buscaglia, consigliere Provinciale, veniva un significativo richiamo al ruolo della scuola, dell’educazione come strumento efficace ed insostituibile per la formazione di una personalità che sia immune dallo spi- rito di sopraffazione. Fedor Poletaev, nipote dello scomparso combattente, tracciava un commosso profilo dell’Eroe russo e nel contempo poneva in rilievo come ora spetti alle nuove generazioni coltivarne la memoria. Infine nel discorso ufficiale il Sen. Federico Fornaro faceva presente come il pregiudizio nei confronti della Resistenza e della stessa Costituzione costituiscano una minaccia da non sottovalutare Infine Teo- dosio Martucci, poneva in rilievo la rassegna poetica La Donna Madre del Disarmo, promossa dal padre Giu- seppe, quale inedito stimolo di riflessione culturale e sociale. Di grande rilevanza la partecipazione degli Allievi della Scuola di Rocchetta Ligure che con il loro impegno creativo e musicale sono sicuramente il miglior auspicio perché quanto era nei desideri di Fedor e di tutti i caduti per la libertà possa finalmente avverarsi. Ed è con queste sfide che si predispone il nuovo appuntamento annuale di Cantalupo Ligure, con il suo solidale impegno per la pace ed una più solidale convivenza. Aoristias ARTECULTURA 15 16 aprile - 28 agosto 2016 La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino presenta la mostra OMAGGIO A GAE AULENTI, che racconta la vita straordinaria di una delle personalità di maggior rilievo della cultura architettonica italiana del XX secolo attraverso un percorso che tocca le sue opere più significative, strettamente collegate ai luoghi, ai tempi e alle persone che ha incontrato. Da architetto Gae Aulenti ha sviluppato il suo percorso professionale attraverso il design, l’architettura, gli allestimenti e la scenografia, costruendo la sua carriera in un costante dialogo tra le arti.La mostra - a cura di Nina Artioli, nipote di Gae Aulenti - segna le tappe del suo ricco percorso culturale e professionale partendo dal luogo che più di ogni altro può raccontare la sua personalità: la casa studio di Milano, progettata nel 1974. Un grande spazio a doppia altezza pieno di libri, di oggetti, di ricordi di viaggi, di prototipi, di quadri dedicati, di modelli, ognuno testimone a modo suo delle numerose collaborazioni con artisti, registi, Kusakabe Kimbei, Portantina (kago), ante 1893 GIAPPONE SEGRETO nella fotografia dell’Ottocento Esposte 140 fotografie originali realizzate dai grandi interpreti giapponesi ed europei di quest’arte fra il 1860 e il 1910. La rassegna celebra il recente accordo tra Parma e la Prefettura di Kagawa e si tiene in occasione del 150° anniversario della firma del Trattato di Amicizia e di Commercio tra Italia e Giappone. Ad accompagnare idealmente il visitatore ci sarà la figura di Enrico II di Borbone, fratello dell’ultimo regnante del Ducato di Parma, protagonista con la moglie, tra il 1887 e il 1889, di un lungo viaggio in Giappone, dal quale tornò con un’enorme collezione di opere d’arte giapponesi. Dal 5 marzo al 5 giugno 2016, al Palazzo del Governatore di Parma, la suggestiva mostra Giappone segreto farà luce su uno dei capitoli più importanti della storia della fotografia. L’esposizione presenterà 140 fotografie originali, autentici capolavori e vertice della fotografia nipponica, sviluppatasi tra il 1860 e il 1910. In questo periodo, infatti, il Giappone fu testimone di un insolito connubio tra la tecnica fotografica occidentale e la maestria dei pittori locali, eredi di un’antica e raffinata tradizione, capaci di applicare perfettamente il colore anche su minuscole superfici.I risultati artistici furono di sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati così verosimili da non riuscire a distinguerli dalle moderne immagini stampate a colori. La produzione di tali opere rispondeva alle esigenze dei viaggiatori occidentali - i cosiddetti globetrotter - di portare con sé il ricordo 16 ARTECULTURA di un Paese straordinario, che la modernizzazione forzata stava rapidamente trasformando in una nazione industriale. L’iniziativa si tiene in occasione del 150° anniversario della firma del Trattato di Amicizia e di Commercio tra Italia e Giappone, siglato nel 1866, che sanciva l’avvio delle relazioni diplomatiche tra i due paesi e celebra il recente accordo di scambio tra Parma e la Prefettura di Kagawa in campo economico, culturale e di promozione del territorio. Il legame tra Parma e il Giappone ha peraltro profonde radici storiche. Ne è una prova la figura di Enrico II di Borbone, fratello minore di Roberto I di Borbone, ultimo regnante del Ducato di Parma. Questi, accompagnato dalla moglie Adelgonda di Braganza, figlia del re Michele del Portogallo, si rese protagonista, tra il 1887 e il 1889, di un celebre viaggio in Asia,in particolare in Giappone, da cui riportò un’enorme numero di opere d’arte che hanno costituito il patrimonio da cui è nato, nel 1925, il Museo d’Arte Orientale di Venezia. Dei coniugi verranno esposti i ritratti in abiti tradizionali e il carteggio scritto da Adelgonda di Braganza, attualmente conservato a Parma dall’Ordine Costantiniano di San Giorgio.La rassegna è curata da Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano, e Marco Fagioli, col patrocinio del Comune di Parma. (Aoristias) Info 0521 218889 OMAGGIO a GAE AULENTI amici e intellettuali. Oggi questo luogo così ricco di memorie è la sede dell’Archivio Gae Aulenti, che si pone come obiettivo la conservazione e la promozione del patrimonio culturale che Gae Aulenti ci ha lasciato. Nacque nel 1927 a Palazzolo dello Stella, (Ud) , figlia di Aldo Aulenti, di origini pugliesi e di Virginia Gioia, napoletana di origini calabresi. Suo padre era nato ad Acri, in Calabria, figlio di Giuseppe Aulenti, nato a Canneto di Bari nel 1865. Si laureò in architettura al Politecnico di Milano nel 1953, dove conseguì l'abilitazione alla professione. Gae Aulenti si forma come architetto nella Milano degli anni cinquanta, dove l'architettura italiana è impegnata in quella ricerca storico culturale di recupero dei valori architettonici del passato e dell'ambiente costruito esistente che confluirà nel movimento Neoliberty. La Aulenti fa parte di questo percorso, di reazione al razionalismo. www.pinacoteca-agnelli.it Il Punto Maestri Moderni e Contemporanei Gregorio Mancino nell’allegorica creatività del fantastico esposizione culturale alla Boiron-Italia Gregorio Mancino è un pittore della nuova figurazione allegorica che seguiamo con interesse conoscitivo da anni. Ed in questo suo servizio si vorrebbe dipanare quelle che sono le spinte intuitive che alimentano la carica di figurazione nelle sue inconsuete pitture. Trattasi di dipinti che abbracciano la vita del mondo, interessati alla vegetazione ed al mare, alle visioni del pianeta e del planetario e più precisamente per concentrare al meglio l’elaborazione artistica di Mancino, vi è l’ironia dell’uomo che da caso a caso differenzia l’espressione artistica che più e meglio corrisponda alla ricerca psicologica del pittore. Lo scherzo che si pavoneggia nei dipinti non è tanto una forzatura del mestiere quanto la spinta inconscia che rende rallegrati di vita fisionomie e volti, il corpo tutto dei personaggi, grammatica innata di un discorso esclusivo. Una peculiarità nella quale la persistenza dello scherzo, come atto espressivo del momento creativo, denota una scena di un teatro che si rappresenta in atti unici conseguenti e differenziati per necessità di energia, di emozione comunicante che trasferisce l’elaborato artistico dall’interno dell’uomo all’esterno del mondo. Un discorso che dalla condizione primordiale poi evolve la carica espressiva all’estetica fantastica, alla persona che scherza in continuazione mediante umori diretti che mantengono l’originalità dell’idea dove la coscienza si perfeziona nella carica di attualità in spinta libera e ARTECULTURA 17 coerente di scena umoristica. E già perché l’umorismo, che Mancino persevera con assiduità di tavolozza e di stimolo evocativo di poetica che a volte la vena del bonario sorriso sensibilizza , può originare da un risentimento di riscatto che giace ribelle nella spiritualità inconscia del pittore, che poi conosce la vicinanza della coscienza che apre alla scena divertente, rallegrata. Ed anche quando di premessa un dipinto può essere d’inventiva drammatica, lo spirito critico del pittore poi lo mimetizza di una sottile allegria che si manifesta ben al di là del contrasto. Ma per compren- 18 ARTECULTURA dere la radice della sua spinta creativa, diventa anche opportuno domandarsi perché Mancino nelle sue opere usi molto il colore giallo, e non sarà certo per una convenienza, che non si addice alla purezza esecutiva di Mancino, quanto, piuttosto, per il fatto che il colore giallo nel suo dipinto gli garantisce quella scena di luce che può sembrare campestre, mentre illumina costumi cittadini. Ed è, dal nostro punto di vista, il fenomeno della luce che nella sua pittura dallo stato primario, deve poi evolversi a quello splendore scenico che raffigura il teatro che attira l’attenzione del fruitore. In parti- colare di quello che comprende la naturale procedura, la facoltosa prestazione di ibridi attori che, tolta la maschera, dopo non sono più nessuno. Gregorio Mancino, invece per sua carica comunicante innata, dipinge il quadro, lo sente, o, più precisamente, lo dispone come il suo inconscio alla finestra della coscienza. La condizione psichica, questa, che lo rende pittore senza maestri perché lui di maestria nella sua pittura ne possiede a non finire. Anche il verde ed il rosso interessano a vario modo il dipinto di Mancino, essi sono la premessa della speranza e il calore che dona atmosfe- ra artistica alla sua opera. E così gli oggetti che poi divengono alfabeto d’arte nella pittura di Mancino non subiscono una selezione di utilità, come si potrebbe immaginare, ma presi al caso e portati nell’officina della scena per corrispondere a quella finalità emotiva che fa richiamo di interessante lettura alla sensibilità che scopre la vena della profonda meraviglia che cova nella personalità creativa del pittore. E poi ci sono i bambini nella pittura di Mancino, bambini delle varie parti del mondo dove lui è stato per prodigi di lavoro i quali - a riguardo specialmente africani - hanno dato tanta vicinanza corale all’impegno artistico del pittore. E la qual cosa ci fa dire che se dalla sua creatività mancassero i bambini, egli si allontanerebbe dalla tavolozza senza nemmeno pensarci. Invece così non è in quanto nella finalità pittorica di Mancino i bambini sono la continuità della vita, l’espressione della genuinità della fiducia innata che non debbono mai disperdere per non stordire l’arte di vanità inconsistente: la ragione per la quale le pitture di Mancini con i bambini si trovano in diversi ospedali ed altri luoghi del mondo in quanto esse esprimono l’affettività allo stato puro con colori che colpiscono la fantasia, l’immaginario evocativo. Per cui va detto che nell’opera pittorica dell’artista serpeggia una sottile quanto interessante metafora che cerca di unire dove l’astio divide lo spirito umano, che si propone di rallegrare gli abbattuti, di renderli attivi di partecipazione nella vita dell’uomo. E quanto può sembrare cieco motivo di rivalità solo l’arte può rieducare allo spirito della fiducia per la sua stessa natura di essere arte: appacificazione degli opposti per principio di valori umani dove l’arte è pane per tutti i denti. Giuseppe Martucci ARTECULTURA 19 20 ARTECULTURA Laura Gregnanin Nella Congeniale argilla delle forme la psicologia del senso La terracotta, questo suggestivo materiale sembra resistere, e con che forza, alle tendenze di molta scultura contemporanea, sempre alla ricerca dello scarto industriale, dell’acciaio, delle plastiche, senza accorgersi, invece, di come la terracotta mantenga caldo il suo spirito creativo, la sua seduzione nei confronti della mano e del pensiero. Questo materiale non è indifferente o neutrale, la sua scelta già implica ancor prima che una precisa tendenza artistica, un modo di porsi verso la scultura, uno stato d’animo piuttosto che una scuola. Lo si comprende benissimo osservando i lavori di Laura Gregnanin che proprio nella terracotta incontra un suo momento di particolare inventiva. Il suo orientamento è sollecitato dallo studio della figura umana, del volto, del corpo come emblemi di una enigmatica introspezione che tuttavia non perde mai il suo contatto con il piano concreto dell’esistenza. La scultura dell’artista, quindi, compenetra con efficacia espressiva il piano della Dall’alto di sinistra a destra in senso orario: “DONNA NATURA” 2015, terracotta smaltata, cm. 33x33- “IL SOGNO” 2012, terracotta patinata, cm. 35x35- “GIOVENTU’” 2010, terracotta semirefrattaria, cm. 15x10x10“MEDITAZIONE” 2010, terracotta patinata, cm. 15x10x10- “RIFLESSIONI” 2010, terracotta, cm. 20x15x10 metafora con quello della realtà, esplicandola in un modellato essenziale, di sensibile tattilità. Da queste premesse scaturisce una scultura di ricca riflessione psicologica, di incontro tra l’idea e lo spazio, il pensiero e l’ambiente. Gregnanin prosegue nella sua ricerca con sensibilità ed attenzione, astenendosi da sperimentalismi spesso vacui quanto pretenziosi. Il suo lavoro sembra suggerire che la scultura è un’infinita compenetrazione della mano e del pensiero volta ad indagare la realtà che ci circonda per renderla intimità familiare, dimensione visiva e concettuale per le nostre emozioni. Pertanto un lavoro di approfondimento culturale, ancor pri- ma che strettamente tecnico od artistico e da questo punto di vista si comprende benissimo quanto importante esso sia specialmente in un momento storico, come l’attuale, di smarrimento. Solo partendo da solide basi umane, di interiore realismo, l’arte in generale, e non solo la scultura, può rigenerarsi esteticamente e spiritualmente e di questo Gregnanin ne è ben consapevole. Da qui la forza espressiva e la coerente tensione stilistica e poetica che la contraddistingue. Le sue forme coinvolgono per lo spessore spirituale che le muove dall’interno, infondendo loro energia pura, limpidezza di intuito e bellezza creativa. Aoristias ARTECULTURA 21 La Fondazione Puglisi Cosentino e la Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, presentano, dal 3 aprile al 10 luglio, a Catania, nella sede della Fondazione Puglisi Cosentino, la Breve storia del resto del mondo, l’ampia personale di Pietro Ruffo, a cura di Laura Barreca. “La mostra, allestita in uno dei più affascinanti spazi museali in Sicilia, propone uno spaccato della realtà storica contemporanea, attraverso gli occhi e la sensibilità di un artista dalla spiccata personalità”: è l’opinione del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, che aggiunge: “La forza di Ruffo consiste nell’utilizzare tutti gli elementi base propri della sua formazione di architetto – il progetto, la carta, il disegno – per dar voce, con opere anche The strange days PARMA IN CREATIVITA’ L’arte per un nuovo modello di sviluppo Pietro Ruffo: Revolution Globe III, 2013 170x170cm H180cm, watercolours on paper Pietro Ruffo BREVE STORIA DEL RESTO DEL MONDO tridimensionali, ai grandi temi della storia universale, come la libertà e la dignità dell’essere umano costantemente minacciate dalle insidie del mondo di oggi”. Breve storia del resto del mondo riunisce una spettacolare sequenza di opere di grandi dimensioni realizzate dall’artista romano dal 2005 ai giorni nostri. Essa va a comporre una sorta di viaggio visivo sul concetto universale di libertà o dei principi liberali nella storia politica dei continenti, attraverso i temi della colonizzazione, delle divisioni culturali, sociali, religiose da cui scaturiscono antichi e irrisolti conflitti tra i popoli del mondo. Conosciuto per le sue grandi mappe delle nazioni, su cui schiere di libellule intagliate a mano e fermate con migliaia di spilli rappresentano l’idea della libertà, Pietro Ruffo concepisce un percorso espositivo suggestivo che guida il visitatore al riconoscimento di alcuni “padriispiratori” del pensiero liberale e costituzionale. Info 095 7152118 22 ARTECULTURA Dal 2 aprile al 15 maggio, in diversi spazi della città di Parma, sono attesi 45 giorni di mostre, installazioni, fotografia, architettura e design, video arte, realtà virtuale, food design, musica: l’Arte come motore di crescita e trasformazione sociale. L’iniziativa è organizzata dalle associazioni 360° Creativity Events, Art Company, Made in Art, Kontainer, con il contributo del Comune di Parma, la direzione artistica di Camilla Mineo, Chiara Canali, Simona Manfredi, Federica Bianconi e un’ampia rete di partner pubblici e privati. L’obiettivo della manifestazione, alla sua prima edizione, è quello di recuperare la naturale vocazione culturale e artistica della città, facendo vivere in modo nuovo e sinergico gli spazi espositivi, valorizzando la comunità creativa sul territorio e coinvolgendo in maniera attiva la cittadinanza. "Parma 360 – dichiara Laura Maria Ferraris, Assessore alla Cultura del Comune di Parma – rappresenta per noi la scelta di investire su un progetto che nasce dalla professionalità e dal talento di giovani curatrici, dando loro opportunità di esprimersi. In un mondo complesso quale quello della creatività contemporanea riteniamo importante dare spazio ad una riflessione che invada la città nei suoi molteplici spazi e contesti, affrontando temi di natura estetica ma anche quelli legati alla partecipazione nei processi di rigenerazione urbana. La presenza fin dalla prima edizione di grandi artisti lascia ben sperare che l'iniziativa possa consolidarsi nei prossimi anni". In Piazzale della Pace, insieme al maggiore artista vivente contemporaneo, MI- CHELANGELO PISTOLETTO e a Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, con il coordinamento dell’associazione parmigiana Manifattura Urbana, verrà realizzato il simbolo del Terzo Paradiso con l’intento di avviare un processo di rinascita e rigenerazione urbana in un’area monumentale della città che sta subendo negli anni un processo di incuria e abbandono. Il simbolo contempla al suo interno nuovi spazi di condivisione e scambio collettivo che verranno progettati e curati da architetti, associazioni e artigiani di Parma. Palazzetto Eucherio Sanvitale, prezioso gioiello dell’architettura tardo-quattrocentesca nel cuore del Parco Ducale, internamente affrescato e con un allestimento rinnovato, ospiterà opere dell’artista MAURIZIO GALIMBERTI. L’Instant Artist presenterà a Parma una serie inedita intitolata Ari DadaKali 2012-2015, a cura di Benedetta Donato. Attraverso il corpo, lo studio del nudo femminile e un intreccio di riferimenti e citazioni, da Giacomo Balla ai fotogrammi di Man Ray e MoholyNagy, Galimberti fa parlare la propria immaginazione. A Palazzo Pigorini, in strada Repubblica, rivivrà l’archivio del designer e architetto VICO MAGISTRETTI con la mostra Archivio in viaggio realizzata in collaborazione con la Fondazione Vico Magistretti e Berni Studio di Parma. Schizzi, appunti, fotografie e oggetti d’arredo illustreranno gli storici sodalizi professionali di Magistretti con alcune delle più importanti aziende italiane di design. [email protected] www.parma360festival.it Maria Concetta Cormio NELLA POETICA DELLA NATURA Lago di Massaciuccoli 2001, olio siu tela, cm. 40x60 Emozioni 2008, olio su tela, cm. 30x40 La realtà del paesaggio è un fattore o meglio una dinamica che va ben al di là della sua storia in quanto genere accademico e di consolidata letteratura artistica. Lo comprende bene la pittrice Maria Concetta Cormio che proprio nello sviluppo e nell’interpretazione del paesaggio incontra uno dei suoi momenti di maggior coinvolgimento emotivo ed espressivo. Forse persino più dei volti familiari il paesaggio si lega alle esperienze individuali di ognuno e questo fa sì che la tendenza ad evocare ricordi e momenti del passato sia nell’uomo una realtà innata e da questo punto di vista bene fa l’arte a confrontarsi con questa dimensione antica e sempre nuova dell’animo umano. Così la pittrice Cormio avverte nel paesaggio il giusto momento per esprimersi e riflettere non tanto la ragione strutturale di scelte stilistiche o formali, quanto in primo luogo la comprensione del proprio mondo interiore, laddove l’affettività si lega allo spazio, alla sua storia per quanto sepolta e dimenticata essa possa essere. E sarebbe un errore vedere in questa disposizione d’animo il rispecchio di un sentimentalismo d’antan, si tratta piuttosto di una espressione artistica che intende essere realtà conoscitiva e che non si distacca dall’individualità di un personale percorso esistenziale. Così in primo luogo nella struttura compositiva Cormio pone in risalto la sua capacità di sintesi espressiva, la scelta di una prospettiva che dall’alto pare abbracciare un determinato luogo, ambiente e in questo senso la sua pittura si pone in particolare sintonia con quel tempo, con quel ritmo ambientale che quel singolare luogo caratterizza. In proposito estremamente indicativo è il dipinto Lago di Massaciuccoli in cui l’atmosfera lacustre viene colta in una distensione tonale che si fa pura luce, spazio meditato ed essenziale, spazio che va riconosciuto nella sua intima essenza. Ne consegue un’interpretazione pittorica priva di orpelli, di divagazioni narrative, ma ricca di allusioni, in cui il non detto accentua l’intensità espressiva di ciò che viene visto e percepito. La pittrice, allora, svela la sua indole lirica, portata all’introspezione ma al tempo stesso anche alla lucida tessitura compositiva, alla esatta definizione dell’ambiente. I dipinti di Cormio, ispirati alla natura, alla realtà del paesaggio, lasciano intravedere una sottile magia che permea l’insieme delle composizioni in virtù della quale anche un piccolo dettaglio, apparentemente insignificante, rivela nella ricchezza dell’allusione, nel rimando della metafora il suo valore di bellezza, di pura armonia. Senza cedimenti al retaggio della sensazione, al culto impressionista del puro riflesso tonale, la duttilità plastica intuita dalla Cormio svela la sua autentica premessa di interiore poesia, di limpida e coerente comunicazione con la sensibilità dell’osservatore. I lavori dell’artista infondono alla pittura di paesaggio un senso di suggestione, di tonico per la vista e per la mente, di implicita riconciliazione tra uomo e natura. Aoristias [email protected] ARTECULTURA 23 Paolo Ghilarducci NEL GEOMETRISMO FIGURALE L’INTROSPETTIVO DELLA DONNA La lettura delle opere fa subito conoscere il pittore dalla lunga esperienza che nel rapporto con la femminilità si domanda con l’interiore della donna, così Paolo Ghilarducci lascia riassumere la sua identità di tavolozza. Un dipinto che dal punto di vista della sollecita stesura n’esce pulito, illuminato da quell’energia tonale che dispiega l’universo. Nel senso che il tocco del colore riflette quello stimolo di spontaneità che rallegra di semplicità e chiarezza la realizzazione che riesce a manifestare solo il pittore dotato di 24 ARTECULTURA facoltà innata e provato dalla sua lunga esperienza dove i contrasti si convengono per accendere nell’opera l’autocontrollo della poetica. Lo riassume nell’insieme del soggetto definendo tutta la composizione nella semplicità dell’eleganza, dello stile sollecito e cordiale di produzione pittorica. Una realizzazione dalla spinta astratto-espressionista, di quella forma pittorica che, tuttavia, non smarrisce mai la sua origine di realismo dalla cui evoluzione poi Ghilarducci caratterizza la sua personalità d’artista del nostro tempo. Quel vissuto di tensione creativa che ha stimolato il pittore ad esserlo nel rispecchio della figura umana dove la donna diviene la sua protagonista ispirativa. Infatti nello spirito di una siddetta tematica del femminino configura la sua esistenza come persona di un sereno equilibrio visivo che dipinge con il gusto del pittore che rispecchia nel quadro la spiegazione dell’esistenza. L’aspetto che denota perché Ghilarducci dipinga la donna come un desideroso simbolo generativo da cui origina l’uomo e la sua civiltà che la pittura fa conoscere sotto il profilo del tempo storico. Un tempo che ha gratificato di riconoscenza artistica Nelle sei riproduzioni da sinistra in senso orario: “Pistillo”, 1999, olio su tela,cm.70x100 “Soffio formale”1998, olio su tela, cm.50x70 “Linfa in superficie”, 1999, terracotta, cm.35x50x20 “Voce interna”,1998, olio su masonite,cm. 50x40 “Dal centro in onda”,1998, olio su tela,cm.70x60 “Ritorno”, 1999, creta cm.60x50x40 coi tanti premi che Ghilarducci si è aggiudicato per il suo modo di essere pittore, appunto, pittore di passione e pertanto disinteressato. Così i suoi dipinti come le sue sculture si presentano un’eco di grazia sacrale, dove tutto è tensione di sentimento e virtuosa realizzazione che non ammette sconti di tolleranze. Il catalizzatore del dipinto nell’arte di Ghilarducci si esprime nella libera concentricità delle linee o di masse intuitive allusive a quello che si presenta l’evocazione nel momento in cui l’artista realizza la sua opera. L’interiorità compositiva nel dipinto non asseconda più di tanto il concetto della regola, quanto quello della poesia che dona alla sua opera una presenza ed una lontananza, un passato ed un futuro, l’assioma dove il non esser sta per significare il piacere della riconoscenza creativa allusiva e se si vuole anche palpabile in quanto il dipinto di Ghilarducci non solo si lascia guardare con appagante soddisfazione ma anche tattilmente raggiungere come prova di fatto visivo reale e non solo allusivo. Una pittura ed una scultura nel loro insieme che si domandano e si contendono la finalità dell’arte, la sua astrazione, a volte come maschera garbata la quale elogia la finalità della bellezza artistica. L’aspetto che per noi Ghilarducci ha compreso da sempre per iniziare a dipingere e perseguire la sua lunga prestazione, la sua energia di pittore compiaciuto della sua opera. Marpanoza ARTECULTURA 25 Umberto Eco LA MEMORIA MEMORIZZATA Nello storico libro “Il nome della Rosa” a percorso intuito del pittore Alberto Venditti Alberto Venditti: IL GUARDIANO DEI LIBRI” 1984, olio su tela, cm. 90x120 Le affinità tra parola scritta ed immagine sono quasi sempre illuminanti, a volte persino suggestivamente emblematiche, soprattutto quando la loro imprevista e reciproca attrazione non scaturisce da una comunanza di rapporto culturale, da una identità di percorso biografico o di riferimento stilistico, queste, infatti, appartengono alla sfera della storia culturale in senso stretto. Esse, invece, appaiono tanto più esemplari e veritiere quando si configurano impreviste senza in apparenza alcun rapporto che le possa giustificare, ma proprio qui sta il bel mistero, il giocoso sentire dell’arte e, più del pensiero astratto, dell’emozione. Forse non si può spiegare in altro modo l’enigma del bel dipinto di Alberto Venditti, IL GUARDIANO DEI LIBRI, che realizzato nel 1984, pare alludere, per vie fortuite, ma rivelatrici, al bellissimo romanzo IL NOME DELLA Rosa che Umberto Eco pubblicò nel 1980. L’opera pittorica presenta un’intensa articolazione plastica, la si potrebbe definire scultorea, dai tratti monumentali, elaborati in una stilizzazione acuta, aspra, che pare rimandare a certi echi della scultura romanica, ai suggestivi rilievi che decoravano pareti e colonne delle antiche basiliche. In primo piano la figura dura, severa, del Guardiano dei libri a cui si contrappone il piccolo monaco con la rosa bianca in mano, simbolo di quella libertà interiore ed intellettuale senza della quale nessuna civiltà o convivenza sono possibili. In questa composizione Venditti dialoga, per così dire, con le ombre ma anche l’energia e la forza di un passato lontano e nel contempo con l’immaginario di Eco in una sinergia non sospettabile ma che è testimonianza dello spirito culturale, psicologico di un tempo abbastanza vicino. Quando, forse, ancora, l’arte e la cultura poggiavano su esperienze concrete e condivisibili, aperte alle loro avventure e sconfinamenti dettati da un’autentica indagine sull’uomo e la sua storia. Aoristias 26 ARTECULTURA “IMPROVVISAZIONI MANIFESTE” DI SUCCESSO CON PAOLA FORTUNA E 60 FUTURI DESIGNER Lo scorso 30 gennaio 2016 si è conclusa la mostra intitolata Improvvisazioni manifeste, che ha esposto le sperimentazioni visive di sessanta universitari di Venezia. Realizzata in collaborazione con l'Università Iuav e la Fondazione Berengo, Improvvisazioni manifeste è nata dall'intuizione dell'architetto e visual designer Paola Fortuna che ha creduto nel talento e nel dinamismo della classe al primo anno del Laboratorio di Fondamenti del Design della Comunicazione. Dal pretesto di un concorso immaginario, gli studenti del corso di laurea in “Disegno industriale e multimedia” dell'Università Iuav di Venezia, sono stati coinvolti nel progetto didattico di reinterpretazione dell'identità di Glasstress 2015 Gotika, evento collaterale della Biennale d’Arte 2015. Compito per i sessanta giovani: ridefinire l'immagine coordinata per l'evento promosso dalla Fondazione Berengo e, in particolare, ideare un manifesto, unità espressiva capace di testimoniare in maniera inequivocabile la cultura della società di cui è espressione. Stimolati e supportati dalla docente, i progettisti del domani hanno accolto la difficile sfida di diffondere la cultura e l’arte, parlando a un pubblico giovane. Solo a conclusione del progetto, Paola Fortuna ha riconosciuto i risultati sorprendenti dei lavori e ha deciso di metterli in mostra. É nata così Improvvisazioni Manifeste, ospitata per dieci giorni nella galleria Venice Projects / Fenice Gallery a Venezia. Qui sono stati presentati al pubblico i nuovi percorsi di comunicazione e i manifesti dei creativi, scelti per comunicare Glasstress e per rielaborare il linguaggio per l’arte contemporanea. La curatrice della mostra ha sottolineato la volontà di proseguire nella direzione tracciata, continuando a credere nelle giovani leve e a combinare insegnamento e professione. «Sono convinta che per fare bene il nostro lavoro, dentro di noi, ci debba essere, una sensazione di urgenza. Questa sensazione la devi provare nei confronti del contenuto della tua comunicazione, devi avere, sentire, bisogno di trasmettere. - prosegue - Non è un caso, che alcune delle parentesi più appassionanti e più forti nella storia del design siano legate a questa partecipazione del progettista al- l’idealità che è contenuta nel messaggio. Quindi il messaggio del progetto di fine corso non poteva essere finzione. Essere partecipi alla coscienza che esprime il messaggio, da qui nascono delle grandi intenzioni poetiche. Da qui nasce questa idea».Come testimoniato da uno dei protagonisti, la sfida è stata concreta, «è stato un percorso duro, perché per la prima volta sono stato messo di fronte a degli obbiettivi non più solamente scolastici […] le richieste e i tempi mi hanno fatto mettere in gioco, scoprendo di me stesso limiti e potenzialità». Paola Fortuna, calabrese di origine, triestina di nascita e veneziana di elezione, ha scelto la professione di visual designer, facendo leva su una rigorosa formazione architettonica. I suoi lavori non seguono una via lineare dal ragionamento all’immagine ma, come racconta la professionista, iniziano con un processo di “sperimentazione visiva”. L’idea di partenza si allontana dalle associazioni percettive abituali e viene proiettata in un contesto diverso, dove inedite sovrapposizioni possono prendere forma. Nasce così la serie dei suoi artwork, composizioni grafiche dedicate a prodotti ma che trascendono la realtà facendo sognare. Ogni artwork rappresenta un’immagine in cui si condensano una narrazione e una combinazione di riferimenti letterari, iconografici, culturali. La sua attitudine a sgombrare il campo dagli stereotipi e a ricombinare le idee da zero, le ha consentito di affrontare con successo diverse sfide. Come il progetto “Musei e superamento delle barriere percettive. Il caso delle Gallerie dell’Accademia di Venezia” che con l'unità di ricerca Nuove frontiere del design dell’Università Iuav ha vinto il Gran Prix, primo premio assoluto al concorso internazionale IIID Award 2011 dell’International Institute for Information Design. www.piufortuna.it ARTECULTURA 27 ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’ uguaglianza/disuguaglianza etico-sociale nella donna Per stimolare l’invito alla lettura alle nostre considerazioni nel rapporto uguaglianza/disuguaglianza sociale nella donna, molto provocatoriamente dobbiamo sostenere che la donna conosca tanto gli uomini e poco se stessa. E vedremo come e perché verificando l’opportuno equilibrio civile e di lavoro. Nella riproduzione della specie umana nei rapporti sessuali l’uomo offre il seme (protozoo) e non si cura d’altro mentre la donna che lo accoglie nell’utero e lo caldeggia per nove mesi fino alla nascita del figlio, viene coinvolta in una serie di adempimenti che riguardano la gravidanza che pone in pericolo la vita stessa della madre fino ad una dolorosa morte in caso di particolari parti. Bisogna partire da queste naturali differenze tra i due sessi per poi intendersi sull’uguaglianza civile e di lavoro della donna. Per cui senza tener presente queste naturali diversità d’accoppiamento generativo i doveri ed i diritti, ad iniziare dalla famiglia, per poi passare alle attività lavorative, sarebbero solo un’approssimata aritmetica sindacale di ripartizione retributiva. Nello stabilire il principio d’uguaglianza tra l’uomo e la donna, ovvero l’osservanza di un costume civile o l’orientamento religioso va tenuto in conto soprattutto l’aspetto fecondativo della donna ora di marginale considerazione. Infatti di principio naturale la donna è soggetta ad adempimenti a cui l’uomo resta completamente assente. E senza una siddetta premessa, nessuna uguaglianza di equilibrio può essere raggiunta. La donna di principio, per noi, in riferimento alla partecipazione intellettuale e fisica al lavoro, pur concordando sulla paritaria quantità e qualità di produzione, rispetto all’uomo dovrebbe lavorare qualche tempo di meno e recepire l’uguaglianza del medesimo salario dell’uomo. Un gesto da non considerare una regalia di buoncuore, ma un diritto che poggia il suo perché su tutta la natura gestante della donna che garantisce la riproduzione della vita. Portandoci poi 28 ARTECULTURA più avanti nel discorso sui ruoli della famiglia, occorre sostenere che una madre con figli non dovrebbe lavorare ma percepire il medesimo salario dell’uomo fino a quando i figli non raggiungano la crescita che consente di farlo. Come fanno tutti gli animali nell’assistere i propri figli, che li aiutano fino alla loro indipendenza. Altro che la barbarie degli asili nido che distolgono i bambini dal latte materno e dalla diretta assistenza della madre che l’ha generato. Gli asili nido, detto in breve, non socializzano di spontaneità il bambino ma lo preparano alla sottomissione inumana speciale che caldeggia il principio artificioso dell’ubbidienza all’organizzazione forzata. Insomma come del resto oggi avviene quando si favorisce il gruppo, spesso causa di violenza, senza predisporre l’adeguato autogoverno del giovane, nell’approfondire la sua radice formativa classica, che alimenta il valore della coscienza dell’uomo sulle arbitrarie sopraffazioni sociali. La donna è più generosa dell’uomo di sua natura, anche se attualmente per reazione alle sue millenarie sottomissioni, è più suscettibile dell’uomo quando, ad esempio, ad un semaforo pretende, d’arroganza, la tendenza alla sua precedenza. Ma questo è un atteggiamento destinato a scomparire e non sarà certo a tempo indeterminato. Necessario è comprendere come e perché la Donna, Artecultura la ritenga la “Madre del disarmo”, appunto, facendo principio alle sue doti e facoltà di natura in cui l’alimento poetico nella donna è la vera sostanza che la differenzia non di poco da quella dell’uomo. E si deve, appunto, a questa ascendenza poetica della donna, la sua raffinata benevolenza di madre indulgente, la sua prestazione disinteressata verso i figli e la libera famiglia, il suo modo di vivere e di agire con tutta disinvoltura, affettivamente. Ed anche se è costretta dalle contraddizioni nella ramificazione dei legami con la convivenza, per noi è più intelligente dell’uomo in quanto più carica di creatività poetica che di natura si manifesta nei rapporti con la vita. Per cui essere donna non significa affatto nata per essere sempre alla dipendenza di qualcuno o di qualcosa. Questo è un netto pregiudizio, in quanto la donna nasce per essere libera di natura nella sua affettività di madre dei figli, per cui ha degli stimoli d’intelligenza, di iniziativa, che sono certamente superiori di umanità a quelli dell’uomo, più ubbidiente alle imposizioni della guerra, mentre la donna si desta per sua innata origine come un’indomabile ribelle. Per cui a parlare di uguaglianza e disuguaglianza della donna in senso etico-sociale bisogna stare molto attenti. Non si deve dimenticare il fascino interiore della sua facoltà di madre, impareggiabile con l’uomo, il quale in ogni sua circostanza le deve solo mostrare gentilezza e rispettarla anche se non è la moglie. Ed anche quando è la prima volta che incontra una donna la deve rispettare. E se avvia un rapporto professionale di lavoro deve tenere presente la sua idoneità a tutto - meno il servizio militare - a cui la donna è negata per la sua legittimità di natura Madre del disarmo. E la sua propensione al creativo sia per l’aspetto scientifico, sia per quello umanistico, rivela delle anticipazioni intuitive rispetto all’uomo. Un esempio che ci lascia comprendere e vale per tutti. Andando a far la spesa per la famiglia in un supermercato, a parte la prontezza nella individuazione del prodotto, poi si deve tener conto sulla sua sollecitudine al risparmio, due fattori sui quali l’uomo rispetto alla donna arriva secondo, in quanto i suoi riflessi sono meno sensibili di quelli della donna. Un esempio che può sembrare banale, il nostro, ma fatto volutamente, affinché lo comprendano tutti, dallo studioso all’analfabeta. Anche nelle professioni di alta responsabilità tecnica o di vocazione culturale in tanti accorgimenti la donna mostra spesso dei vantaggi in fattori di sensibilità. E questo si verifica perché la donna sogna spesso più dell’uomo e sognando molto, rivela nella mente che fortifica e approfondisce la natura del sogno, un senso di consistenza vegetativa strettamente legata alla carica di sensibilità mentale nel rapporto con l’emozione e il suo collegamento con l’esterno del mondo. Un mondo in cui la donna mostra tanta più affettività dell’uomo, una facoltà di valore sociale che non va dimenticata affatto quando si vuole eguagliare al cospetto dell’esistenza la donna ai diritti dell’uomo. Nella donna vi sono adempimenti generativi a cui è stato in sintesi accennato. Essi all’uomo non passano nemmeno per la testa, appunto perché assenti nella sua mascolina esistenza. E se la donna nei rapporti con la vita mostra esigenze di complimenti più dell’uomo, questo lo si deve proprio alla sua innata femminilità di madre. In quanto non esiste mortificazione peggiore per una donna, quando per motivi strettamente personali non può generare figli. L’aspetto che più la mortifica sin nel profondo della sua personalità. Fino al punto che se in un parto difficile non si possono salvare madre e figli ma solo uno dei due, tutte le madri che incorrono in una simile disgrazia preferiscono la propria morte pur di salvare il figlio, ed i genecologi che assistono di professione medica ai parti della donna, si pensa che abbiano una lunga esperienza a riguardo. Così volendo andare alla conclusione sull’eguaglianza/disuguaglianza sulle retribuzioni di lavoro della donna rispetto all’uomo, si direbbe che sia persino impossibile per le complicanze di prestazione che differenziano l’uomo dalla donna. E questo fino al punto di poter dire che se non vi fosse la facoltà affettiva che differenzia la donna dall’uomo forse non esisterebbe nemmeno il genere umano. Un’affermazione che potrà sembrare stranamente banale e ridicola, ma per noi si presenta una considerazione profonda che ci riguarda molto da vicino. Per altro non è possibile sorvolare sul fatto che quando una donna riprende il lavoro dopo il suo parto, la sua partecipazione viene mossa da una superiore spinta di creatività affettiva di cui il compagno maschio che le lavora vicino non si accorge di nulla, a parte qualche soffio di gentilezza d’abitudine. Invece per la carica poetica del profondo di cui la donna è dotata di natura più dell’uomo, dovrebbe esser retribuita più di lui. Questo, stando ai valori generativi e umani. (Giuseppe Martucci) "Sindrome di (via) Stendhal" Il nuovo appartamento, che occupo da circa due anni, mi soddisfa per gli spazi e la sua centralità, ma il palazzo è quasi totalmente privo di inquilini, e in tutta la zona c’è difficoltà di parcheggio. Per tali motivi, spesso mi torna in mente la splendida sistemazione abitativa che trovai in Via Stendhal a Milano, dove ho trascorso 19 anni, lavorando sodo e con entusiasmo. Allora avevo un ampio studio che occupava tutto il seminterrato del palazzo, mentre al quinto ed ultimo piano usufruivo di un piccolo appartamento adibito ad alloggio.In Via Stendhal ho avuto la fortuna di familiarizzare con le persone lombarde della porta accanto, con le quali ho intrattenuto rapporti amichevoli. Da non dimenticare Nino, l’ottimo egiziano cristiano della trattoria sotto casa, e il simpatico ambiente umano che passava dal pub accanto. C’erano però anche persone meno piacevoli e spesso scostanti, come l’esoso fruttivendolo siculo che, per una mela ed un pomodoro che pesava, chiedeva 1500 lire o come il lattaio che preparava anche da mangiare. Da lui scendevo ogni mattina per la colazione, ma se una sera restavo senza pane e gli chiedevo una michetta, me la faceva pagare.Rimembro col sorriso però anche episodi diversi accaduti in quel periodo. Un giorno, mentre salivo in casa, mi scivolarono le chiavi che caddero sotto nel vano dell’ascensore. D’altronde le mie mani erano occupate a trattenere diverse cose, come la bambola Barbie degli anni’60, (bisognosa di farsi segare dal falegname metà del suo sedere, troppo sporgente per poterla incollare sulla tela), un giornale e la posta. Per giunta avendo il cellulare con la batteria scarica, non potevo segnalare il problema all’Amministrazione dello Stabile; ed in quella occasione il taccagno lattaio non mi ha concesso di usare il suo telefono privato. Dopo aver trovato una persona finalmente gentile che mi ha prestato il cellulare, ho atteso più di due ore l’arrivo del tecnico per recuperare le mie chiavi, ma finalmente poi rientrai in casa.Un giorno, quando in quel palazzo ormai eravamo rimasti in pochi, per via della sua vendita ( il fato vuole che io abiti per qualche anno in palazzi quasi disabitati), incrociai in ascensore una signora del quarto piano. La donna mi chiese: giacché oggi il riscaldamento non funziona non è che lei ha manomesso l’impianto della caldaia? Al mio diniego l’arguta milanese rispose che solo io potevo essere stato l’artefice del misfatto, giacché ero l’unico inquilino che aveva la chiave per accedere al seminterrato. La mia risposta fu: se un giorno trovassero un cadavere in cantina sarei io l’autore dell’omicidio? Ma tant’è.Spero che nessuno mi considererà un nostalgico per la citazione di questi episodi vissuti, in quanto sono convinto che il passato ed il futuro siano altrettanto importanti per chiunque ed a me piace ricordare tutto. Alla luce di ciò, come dimenticare le visite in quello studio di Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Gillo Dorfles e di tanti altri personaggi? Tra l’altro il longevo critico d’arte triestino mi mandò in studio una squadra Tv di Telepiù per un’intervista da lui curata. Eco invece raggiunse il mio studio in bicicletta e poco dopo mi fece pervenire uno splendido testo, “Il giardino di Armida”, riguardante le mie ultime sculture di bronzo e le ceramiche. Antonio Fomez Turismo-Poesia della Natura CASERTA la Reggia Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal Re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles. Si diede inizialmente per scontato che sarebbe stata costruita a Napoli, ma Carlo di Borbone, cosciente della considerevole vulnerabilità della capitale a eventuali attacchi (specie da mare), pensò di costruirla verso l'entroterra, nell'area casertana: un luogo più sicuro e tuttavia non troppo distante da Napoli. Dopo il rifiuto di Nicola Salvi, afflitto da gravi problemi di salute, il sovrano si rivolse all'architetto Luigi Vanvitelli, a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo di Borbone ottenne dal Papa di poter incaricare l'artista e nel frattempo acquistò l'area necessaria, dove sorgeva il palazzo cinquecentesco degli Acquaviva, dal loro erede duca Michelangelo Caetani, pagandola 489.343 ducati, una somma che seppur enorme fu certamente oggetto di un forte sconto: Caetani, infatti, aveva già subìto la confisca di una parte del patrimonio per i suoi trascorsi antiborbonici. Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il parco e la sistemazione dell'area urbana circostante, con l'approvvigionamento da un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che attraversasse l'annesso complesso di San Leucio. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere efficiente e razionale.Il progetto si inseriva nel più ampio piano politico di re Carlo di Borbone, che probabilmente voleva anche spostare alcune strutture amministrative dello Stato nella nuova Reggia, collegandola alla capitale Napoli con un vialone monumentale di oltre 20 km. Questo piano fu però realizzato solo in parte; anche lo stesso palazzo reale non fu completato della cupola e delle torri angolari previste. Aoristias ARTECULTURA 29 IL CORAGGIO SCALIGERO DI DISILLUDERE L’AMORE I re con una messa in scena di cui, prima di assistervi,neppurec’era riuscito di farci un’idea. Ci tranquillizzava il nome delregista, Jürgen Flimm, a nostrogiudizio unodeimigliori in attività, e la sua mano si è vista appena si è aperto il sipario. Ci siamo trovati al cospetto di un caffè di lusso, con avventori in abiti raffinati ai tavolini e Georg Friedrich Haendel ritratto da Thomas Hudson nel 1749. impeccabilicaGià mandare in scena l’opera barocca merieri al servizio. Ed ecco rivelarsi, uno richiede coraggio, figurarsi trasformare la volta, i quattro protagonisti: una platinata in opera un oratorio, il cui habitat ideale e spumeggiante Martina Jankova che insono le chiese o le sale parrocchiali. terpretava Amore, una maliziosa Lucia All’opera barocca non bastano orchestra Cirillo che rappresentava il Piacere, un e voci, occorrono scenografia e regia, aggrondato Leonardo Cortellazzi a esseanche se di quest’ultima in molti casi, visti re il Tempo, e la fantastica “baroccara” i risultati, meglio sarebbe fare a meno e (la definizione è sua) Sara Mingardo nel collocare i cantanti davanti ai leggii. ruolo beffardo e canagliesco del DisinMettere in scena il melodramma, salvo ganno. È un torneo, da una parte Tempo volersi dedicare alla reinvenzione dell’acqua calda, richiede l’intelligenza del e Disinganno, dall’altra Piacere, impari in mestiere, ma per l’opera barocca il guiz- partenza, due contro uno per convincere Amore, che è tal quale Marylin Monroe zo di genialità è sempre bene accetto. C’è stato perciò di che rimanere in “Quando la moglie è in vacanza”. Ma sbalorditi trovando in cartellone alla Sca- il Piacere sa giocare le proprie carte, è la Il trionfo del Tempo e del Disinganno, seduttivo, promette appagamento tangioratorio a quattro voci composto nel 1707 bile. Per gli altri due è come dover da Georg Friedrich Handel (1685-1755), scavare la pietra a forza di gocce, ma lo partitura certo nobile, ma da movimenta- fanno con tenacia, mentre il caffè si 30 ARTECULTURA anima, escono coppie dall’apparenza gaudente ed entrano processioni di misteriosi individui che sembrano avere sbagliato porta, mentre lungo il bancone del bar viene improvvisata una sorta di sfilata di moda discinta animata da tre modelle di coscia lunghissima. Il Piacere sa come proporsi, ma Amore è preso dal dubbio, la sua arma è la bellezza, e anche in quella testolina di pupattola non può non entrare il concetto che la lima del Tempo sarà implacabile nel sottrargliela giorno dopo giorno, lasciandola in balìa dei veleni della consapevolezza, cioè preda del Disinganno, al punto che comincia a cedere, e a convincersi che il Piacere è troppo effimero per potere basare sulle sue lusinghe l’intera vita, mentre Tempo e Disinganno incalzano con spietatezza, e ottengono il massimo risultato possibile. Amore infatti si spoglia degli abiti evidenti e del platino della parrucca e dei gioielli, e finisce in un saio monacale che ne annulla ogni traccia di leggiadria. Mentre il Piacere si ritira sconfitto, Tempo e Disinganno celebrano il loro trionfo e il caffè si spopola, le luci si attenuano, i tavolini perfetti vengono sparecchiati per ospitare le sedie rivoltate, finendo per apparire non più voluttuosa nicchia di fermenti, ma osteria in disarmo. Che dire. Flimm è grande, i cantanti sono stati all’altezza, il direttore Diego Fasolis magistrale nel dirigere l’orchestra a ranghi ridotti e dotata di mezzi specifici, dagli strumenti d’epoca dei musicisti ospiti alle corde degli archi sostituite dal budello di chi appena il giorno precedente aveva suonato in Rigoletto. Quanto al pubblico, il Barocco non è facile, qualcuno s’è arreso all’intervallo, qualche altro sbuffando borbottava di “pizza pazzesca”, ma la maggioranza ha applaudito a lungo e con convinzione. Giovanni Chiara Umanità poetica - Costume poetico “La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni” Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione. Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali. RAGIONI VENUTE MENO! L’AMICIZIA AFFLIZIONE Orchestre stantie che tuonano all'alba dei marosi morti stanche ed annoiate vanno per il verso che non concede tregua a chi veglia tardi le spoglie dei più che sono vicini alle soglie rupestri di anfratti tinti di neve sporca e fragile attorniata da antichi cantori rivedo le orme ormai spurie di soggetti fuori moda ancorati agli ultimi flutti di motivi recisi senza più scampo alcuno accanto alle membra maciullate dal contesto reso vano del risibile e recondito angolo di pace ormai buttato alle ortiche donde senza spazio alcuno viandanti si affannano a cercare verità venute meno coi discorsi di sempre non si cava fuori neanche un ragno dal buco nonostante si creda alle possibilità che caduche ritornino alle origini andando a schiantarsi alle pendici di fatti così grandi e robusti che spaccano in mille rivoli le ultime ragioni. Salvatore Rizzi L’amicizia è un abbraccio di anime. Pensavo di modellarti ma portavo solo polvere desideri, illusioni e sogni. Quando formo la mia vita a immagine del tuo cuore, sento fuoco, verità e pace. Nei colori oro e rosso del cielo, il volo delle rondini parla di meraviglie. Non fermiamo il tempo, non disprezziamo la vita; cerchiamo insieme l’amore di Dio. Nell’aria, un abbraccio fraterno. Si rompa il silenzio e Dio ci ascolti. Concetta Maria Cormio Ho cercato di lenire l’altrui dolore... mentre il mio, dentro, mi rode... ancora l’anima bella... Perché? Eppur negli occhi ho letto e nelle labbra altrui il bene fatto... che farò! Ama... il prossimo tuo più di te stesso...ama.. ma io non mi amo...no: c’è sempre chi mi ferisce. Forse non so più capire chi mi ama e mi stupisce. Perché Tu Poesia...amata... vita della mia vita accompagnami di là dove male più non c’é! ...sai...sai...perché Calogero Di Giuseppe LA TERRA In una verdeggiante pianura tra campi e pascoli fioriti bianca fattoria ... Pollai, scuderie, ovili stalle per le mucche cavalli al pascolo pecore che belano. I contadini lavorano la terra, mi piacerebbe esser tra loro produrre e formaggi e salumi! Dietro la bellezza della natura si nasconde l’amore, la fatica di chi ne ha cura. Daniela Balocco IN ME Diurna luce blanda trascolora tra miti braccia di tenebra Non temo il buio Oltre l’opaco scorrer della notte il mio pensiero cerca sogni impossibili Sembra vincere il tempo dialogare col tutto e la finzione ha gli occhi d’un amore puro Maria Teresa Mosconi MAMMA La mamma vien mangiando e come un fiore, è bello anzi bellissimo! Alla sera, mi vien vicino a fa le coccole... ti vuole tanto bene ti accarezza ti abbraccia. E’ meravigliosa!!! Silvia Gambarelli DORMIRE Sonno caro, sereno... Dormo e vivo tanto fra i miei sogni! Caro sonno, amico silenzioso. Enrico Carlo Straulino IRONIA Volevo fare l’affarista ma mi sono trovato gabbato così decido di voler viaggiare ma perdo l’orientamento e vado a dormire per risvegliarmi dopo la partenza Impossibile accontentare tutti ognuno è se stesso e gli altri non ci sono io sono sordo e mia moglie è cieca così quando ci chiamano io non sento e lei non vede un’armonia senza l’orchestra insomma solo indifferenza alle macerie dei bombardamenti dove a scuotere la testa è solo un mesto pulcino orfanello sopravvissuto Giuseppe Martucci ARTECULTURA 31 Antonio Cellinese La forma e la poetica Nell’articolarsi della sua produzione artistica in questo mese di maggio 2016 il pittore Antonio Cellinese, di cui da qualche tempo ci occupiamo, presenta una facciata di casa in prospettiva dalla curiosità dei materiali di costruzione corrosi dal tempo, e che, appunto, intitola il dipinto :”L’INGRESSO DEL TEMPO”. Una metafora che vuole significare come il pittore nel ruolo specifico del colore presenti una facoltosa poetica che fa spontanea armonia, con la sua raffinata sensibilità. Essa esprime nel dipinto in proposito una elaborata visione cromatica e spaziale che induce la mente a riflettere sulla natura dei materiali i quali mostrano come il tempo incida e consumi l’estetica della sua realizzazione storica. E quello che più sorprende è il volto della sabbiatura tonale con cui è stato realizzato il dipinto. Un dipinto che nel contesto della sua architettura sembra alludere ad un ingresso di porta sulla quale sostano anche delle persone. Sensazioni, o meglio, impressioni,ovviamente mutabili. Ma che evocano l’incidenza del tempo, lo sfinirsi di millenarie civiltà. Marpanoza Antonio Cellinese “L’INGRESSO DEL TEMPO” Tecnica mista Antonio Cellinese “MAESTRIA INTUITIVA” Tecnica mista 32 ARTECULTURA CCarlo Cimminelli Enigmatico Eruzionegeometrico tonale Nell’infinito mondo del silenzio la geometria può generare armonia, del resto la creatività pura se non si libera da tutte le ramificazioni ed ombre di pensiero, si blocca e non crea più nulla. Insomma una condizione mentale che si lascia osservare da molti lati ed aspetti in cui la teoria del colore in tutte le sue tensioni e densità diviene il rispecchio della nuova forma che appaga di equilibrio compiaciuto l’operatore. E qui si pensa che Carlo Cimminelli, che si sta introducendo nel mondo dell’immaginario per rilevare le stranezze della sorpresa, per davvero si diverta a calligrafare tanti cubi per opposte tinte tonali quasi da far di ritenere che la geometria, quella di Euclide o di Einstein, possano essere nell’inconscio del pittore. Essere, quindi, dei motori di spinta creativa che poi divengono quell’armonia visiva che si gusta a guardarla senza accusare stanchezza, ma, al contrario, la si continui a guardare affinché dalla curiosità si possa scandire il piacere del desiderio che rende liberi solo esercitando la mente ad essere sempre più se stessa: una continua meraviglia. Marpanoza Carlo Cimminelli “GIOCHI DI COLORI GEOMETRICI” Acrilico su tela, cm. 40x50 Michele Giannattasio Nel sentimento dell’evento In questa espressiva composizione che presenta il pittore Michele Giannattasio si ha modo di rilevare la forza cromatica ed il dinamismo della tecnica. Per l’artista l’opera d’arte in sé stessa, la sua realizzazione, sono frutto dell’intuito e dell’energia interiore, e si pongono al di là di qualsiasi astratta progettualità. Giannattasio è di origine partenopea e pertanto una spinta dose di creatività è in lui innata e questo lo porta a concepire la figurazione in senso moderno con un vigoroso richiamo alle ricerche dell’Espressionismo che poi trasfigura, modella, facendo riferimento al suo universo di valori, ai ricordi che sin dall’infanzia sono presenti nel suo inconscio. La concreta realizzazione ha un battito di limpido automatismo, quasi che la forma si configuri simultaneamente ai suoi occhi, mentre la mano febbrilmente traccia disegno e colore e del resto se si vuol veramente comprendere la pittura dell’artista occorre rendersi sconto come nell’acquerello, nell’abbozzo, nello schizzo rapido, essenziale, queste sue doti di fulminea creatività risaltino con lampante evidenza. Il linguaggio poetico-visivo di Giannattasio imprime nuova forza all’immagine, la rigenera oltre il gioco di stilizzate ed abusate metafore lontane dalle cogenti e vitali esigenze dell’esistenza e della storia. Marpanoza Michele Giannattasio “CASE RISORTE” Olio su tela Silvana Testa Luisa Visconti Gianfranco Rontani Itinerari ignoti Atmosfera di natura Una storica presenza pittorica del XX secolo RSi Il mese di maggio nei dilemmi degli orientamenti artistici, e non solo, pone già un tempo di vacanze ed in modo particolare per coloro che amano dipingere i volti della natura. Per detti artisti si fertilizza la memoria a dipingere la poetica del verde come si osserva nella pittrice Luisa Visconti che Artecultura segue da tempo. Appunto, per la sua versatilità allo spazio aperto, alla campagna, al campestre, alla montagne con i loro vari orientamenti di visioni e di costumi contadini. Così la “BAITA D’ESTATE” che presenta questo mese la pittrice, a parte il ricordo oggettivo del luogo, viene ad essere ispirazione della pittrice proprio in virtù dei sui stimoli creativi. La baita diventa così un luogo di richiamo dai diversi momenti, a parte l’incanto del verde che la circonda e la veste di primavera, diviene anche l’occasione di un riparo in caso di temporali o di pernottamenti programmati con l’incanto celeste delle stelle che appaiono diverse di come si possano immaginare da altro luogo abitativo. Per cui l’acquarello della Visconti può esprimere anche un ritmo distensivo di nostalgia che fa bene tanto alla mente quanto alle strutture fisiche della persona. Una pittura pertanto voluta dalla spontanea armonia non solo visiva, estetica, ma anche psicologica. E la vicinanza dell’artista, della persona, alla terra, significa, appunto, moltissimo. Marpanoza Gianfranco Rontani è un Maestro che lavora di passione. Una costanza di tavolozza che si interroga tra la donna e la finalità dell’esistenza tutta. Quindi una pittura propositiva che spazia la sua espressione artistica dalla Divina Commedia al Carnevale di Viareggio, alla donna al floreale della natura di cui Rontani è uno studioso, forse, senza accorgersi. E per meriti artistici si aggiudica anche il titolo di Cavaliere della Repubblica. Si è così a cospetto di una personalità dalle molte intuizioni che nel loro insieme tessono una struttura pittorica nella quale il dato culturale risulta l’embrionale premessa di tutta la sua produzione artistica. Per cui anche i suoi riferimenti ispirativi sulla donna sono voluti dalla propulsione umana che vibra la sua tensione spirituale. L’energia con la quale asseconda la sua vitalità pittorica di Maestro del XX secolo. Marpanoza Un cumolo di libri sospesi nello spazio che si immagina un po’ come una forma d’aquila interessata a salire gli spazi del cielo. Un desiderio di conoscenza, diremo quasi certamente, per chi conosce gli orientamenti pittorico-culturali della pittrice Silvana Testa che dipinge in metafora “IL VOLO DELL’AQUILA”. Un desiderio sempre manifestato dalla pittrice assetata delle più diverse letture soprattutto ad orientamento scientifico. Ed i libri dipinti, sparpagliati a casaccio che poi solo per caso alludono ad una forma d’aquila, divengono il ritratto psicologico dei desideri artistico- culturali della pittrice. Poi la forma spontanea che riveste il dipinto spinge a domandarsi sul profondo significato che la pittrice conferisce alla sua ricerca pittorica in orientamento di volo spaziale e pone in evidenza ancor di più quali siano le propulsioni creative della Testa, le sue finalità conoscitive che la rendono una instancabile ricercatrice dell’emozione che libera il soggetto dalla pesantezza di certi mestieri e consuetudini. Da questo punto di vista la sua finalità complessiva è tanto protesa a voler penetrare l’ignoto, forse, per eliminare tutto quello scompenso che questi sofisticati tempi burocratici ci fanno vivere. Una missione alla ricerca del vero equilibrio. (Marpanoza) Silvana Testa “IL VOLO DELL’AQUILA” Tecnica mista Segromigno di Piano (Lu) Cell. 3349020404 Artecultura tel. 02-864.64.093 Gianfranco Rontani “DONNA FRA DUE SCALE” Olio su tela, cm. 30x40 Luisa Visconti “BAITA D’ESTATE” Acquerello cm. 36x51 Michele Giannattasio “STRUTTURE-POST”, Olio ARTECULTURA 33 Tano Mallia COLORI E SEGNI D’ASTRATTO Originario del lembo estremo della Sicilia sud-occidentale, e più precisamente del suggestivo paese di Pachino, Tano Mallia, oltre a svolgere un’intesa attività di documentazione storica e culturale nel contempo è anche un versatile pittore, con una profonda inclinazione all’approfondimento espressivo, psicologico della pittura stessa. Il suo linguaggio si orienta verso soluzioni di elegante astrazione organica, ossia nel senso che non sottostà a schemi e manierismi ma si nutre di quell’impulsività, energia inventiva e creatrice che infonde all’opera la sua vitalità. La radice di questa tendenza è nella realtà del movimento che, infatti, non può essere narrato, ma creato, frutto di quell’interiorità che capta per esperta intuizione l’evolversi di un segno, il generarsi di uno spazio, lo slancio di una forma, appena accennata. Segni, quindi, che nel loro roteare si fanno spazio, profondità non tanto prospettica quanto mentale. La pittura di Mallia si colloca in una sfera effettivamente sperimentatrice, è una sfida all’ignoto, una presa d’atto diretta dell’imponderabile a cui cerca di dare una fisionomia visiva. Da questo punto di vista le esigenze formaliste di uno stile definito, compiuto, passano neces- sariamente in secondo piano essendo dirimente per comprendere la pittura di Mallia quella sua cogente urgenza, diremmo, espressiva che lo spinge così tenacemente ma invin- 34 ARTECULTURA cibilmente a collocarsi creativamente al di là di orizzonti estetici consolidati. I suoi dipinti si possono definire come veri e propri saggi d’azione, di vibrante dialettica tra primo piano e sfondo che tende a sfumare, a divenire sempre più impercettibile, appunto perché l’artista considera lo spazio una realtà coinvolgente e totalizzante che solo l’arte può effettivamente comprendere, esplorare. Interessante nelle sue composizioni è il filtro della luce che quasi nascosta in una densa oscurità poi sembra trapassare, leggera e fioca, la densità della materia, il lato oscuro della realtà, visibile ed invisibile che sia. Il linguaggio del pittore acquista pertanto un tono dinamico e meditativo al tempo stesso, quasi che il pensiero e la conseguente immagine che ne scaturisce risiedano nella prontezza dei riflessi, nel fondersi in quello slancio vitale che così efficacemente il filosofo Henri Bergson aveva tratteggiato nella sua importante opera “Evoluzione creatrice” con cui, a nostro avviso, Mallia sembra avere qualche assonanza. E infatti per Mallia immagine e concetto sono organicamente compenetrati nella realtà del movimento e del loro manifestarsi repentinamente nel tempo e la pittura, allora, con il suo accogliente gestualismo, ne intuisce percorsi e sviluppi. Ma il gesto-segno di Mallia non è mai arbitrario, irrazionalità pura, è sempre l’incipt, sospeso o continuo, di un possibile percorso geometrico, richiamo, allusione ad una realtà esistenziale che potrebbe sorgere all’istante, come disfarsi un secondo dopo. E se oggi, si vive nell’epoca dell’incertezza non solo sociale, ma anche documentata dall’indagine scientifica, è comprensibile che i pittori più sensibili si pongano in particolare sintonia con lo spirito del loro tempo e lo testimonino nelle opere. Da queste premesse culturali nasce e si sviluppa l’arte di Mallia, la sua acuta vena creativa, la realtà critica della sua poesia cromatica, così ricca di suggestioni, senza virtuosismi ad effetto, ma con il desiderio, tramite il dipingere, di conoscere la realtà, di entrare nella perennità del suo mistero. Da queste curiosità nascono le vere emozioni, quelle che poi un artista trasfigura nella visione delle sue immagini, così attentamente pregne di quel sogno immaginifico che, però, dietro lo scenario dell’apparenza, è in realtà la vera quintessenza della vita. Marpanoza LIBRI a cura di Aoristias Giorgio Vasari, VITE A cura di Barbara Agosti -Officina Libraria Le Vite di Giorgio Vasari, personaggio eclettico del Rinascimento, pittore, architetto e scrittore, vennero pubblicate per la prima volta a Firenze nel 1550, e costituiscono la pietra fondativa della storia dell’arte come ancora oggi la intendiamo, nei suoi strumenti e metodi essenziali. L’opera è ritenuta la prima raccolta moderna e sistematica di biografie artistiche: più di 160 i personaggi descritti, tra architetti, pittori e scultori. Con le Vite lo scrittore aretino è da considerarsi l’iniziatore di un genere di successo, quello della biografia legata all’arte.Barbara Agosti, che insegna Storia della critica d’arte all’Università di Roma “Tor Vergata”, è l’autrice del volume Giorgio Vasari. Luoghi e tempi delle Vite, ristampato da Officina Libraria dopo il successo della prima edizione, in una versione riveduta e aggiornata, disponibile in libreria dal 17 marzo. La studiosa segue il filo dell’attività del pittore aretino sin dai primi anni della giovinezza, nei diversi e molteplici contesti italiani, considerando la sequenza dei viaggi, i rapporti con i committenti (i Medici o i Farnese, ma anche ordini religiosi, collezionisti e mercanti), gli amici, il mondo degli umanisti e dei letterati (Pietro Aretino, Andrea Alciato, Annibal Caro…), i tempi e i modi di lavoro, e fa così luce sulla maturazione della dirompente impresa storiografica vasariana, sulla sua impostazione e sulle sue ragioni critiche. La prima edizione dell’opera, vera innovazione in campo letterario, concepita dal Vasari in un momento precoce del suo percorso, fu profondamente rielaborata rispondendo a differenti criteri e aspirazioni - in vista della seconda edizione notevolmente ampliata nel 1568, ormai del tutto allineata ai valori del principato mediceo.Vasari, infatti, si dedica alla stesura della nuova versione delle Vite durante l’ultima stagione trascorsa alla corte fiorentina, quando si consolida la sua posizione di regista della politica culturale di Cosimo I, con il coordinamento del grande cantiere architettonico e decorativo di Palazzo Vecchio, la fabbrica degli Uffizi, la strumentalizzazione del culto di Michelangelo appena scomparso, e “quella grande operazione di riduzione all’ombra dell’assolutismo granducale della tradizionale anarchia degli artisti che va sotto il nome di fondazione dell’Accademia del Disegno”, secondo una memorabile definizione di Giovanni Previtali. Mario Vespasiani, MARA AS MUSE Col secondo libro fotografico dal titolo Mara as Muse, Mario Vespasiani (1978) prosegue la ricerca nella fotografia con una selezione di immagini in bianconero, scattate nel corso del 2015 a una giovane donna, Mara, con l'intenzione di trasmettere ciò che sovente anticipa il processo creativo, nel quale una ragazza "normale" assume le vesti di Musa per la capacità di ispirare e influenzare la ricerca artistica. Se negli ultimi anni la figura della Musa sembra essere sparita dalla pratica intuitiva degli artisti, Vespasiani con l'imprevedibilità che gli appartiene, se ne riappropria dando vita al susseguirsi di storie che in ogni scatto si espandono in più direzioni per diventare punti di partenza di altre opere e altri racconti. Essenziali sono gli sfondi e le dinamiche descritte dai movimenti eppure permane qualcosa di magico e senza tempo e qui, incurante delle suggestioni odierne Vespasiani immortala questo incontro, mostrando una donna che incarna pensieri in libertà, riflessioni eccentriche, spazi selvaggi che diventano parte viva dell'opera. Ogni scatto conduce dunque oltre le rotte battute, per inseguire profumi insoliti ed esperienze possibili solo a chi si concede alla scoperta, tra l'equilibrio della composizione e la raffinatezza del linguaggio. In questo incedere, la bellezza non si consegna mai alle lusinghe della seduzione. info www.mariovespasiani.it Enrico Ratti IL TACCUINO DEI DANNATI - Gilgamesh Edizioni Con una scrittura personale ed originale, compenetrando argutamente aneddoto e documento storico Enrico Ratti, laureatosi nel clima effervescente e creativo del Dams di Bologna, traccia un profilo brillante e coinvolgente di importanti personalità letterarie della Francia del XIX secolo: Baudelaire, Verlaine, Rimbaud. Nello sviluppo di una esposizione vivace l’autore scava nella vita degli scrittori presi in considerazione mai separandola dalle contraddizioni sociali ed esistenziali che l’hanno contraddistinta. Amalgamando fiction e storia oggettiva, ne esce e una lettura appassionata, una ottimale introduzione per chi voglia avvicinarsi e scoprire il mondo culturale ed interiore di tre straordinarie figure della letteratura di tutti i tempi. Stefano Iori, LA GIOVINEZZA DI SHLOMO - Gilgamesh Edizioni Stefano Iori esplora il tormentato ed eterno rapporto Padre Figlio dal punto di vista di Shlomo Batai, ragazzo israeliano nato a Tel Aviv alla fine della Guerra dei Sei Giorni. Il racconto fa perno sulla sfera di sentimenti profondi che sorgono dalle circostanze drammatiche della vita di Shlomo in apparenza in preda agli eventi, in realtà capace per vie misteriose di dominarli e vincerli. CONCORSI CIFA e FIAF annunciano la 5^ Biennale Giovani Fotografi prestigioso concorso di fotografia per under 30 e scuole Invio materiali entro il 15 luglio 2016. Cerimonia conclusiva il 17 e il 18 settembre 2016 presso CIFA di Bibbiena dove le mostre rimarranno allestite fino al 13 novembre. La 5^BIENNALE DEI GIOVANI FOTOGRAFI ITALIANI ha lo scopo di fornire ai giovani fotografi italiani e alle scuole di fotografia una vetrina importante in cui mostrare ed esporre i propri lavori e progetti. Tema della biennale di quest’anno è CONTAMINAZIONI. La contaminazione viola le regole prestabilite con la sua forza rivoluzionaria carica di promesse, presagi, ambiguità. Al significato anche negativo del termine (inquinamento, infestazione, contagio, perdita della forma pura) si accompagna l’idea di incrocio, sovrapposizione, mescolanza di generi, fusione di elementi tratti da forme diverse. Le declinazioni possibili sono tante e prendono corpo dall’analisi della realtà in cui viviamo: si mescolano e si rinnovano le professioni, le famiglie, gli ambiti artistici, le prospettive, l’immagine del sé e del rapporto con gli altri. La Biennale Giovani Fotografi è divisa in due differenti sezioni: Sezione per giovani fotografi e Sezione per le scuole di fotografia. Info: tel.+39.02.84560801 www.centrofotografia.org “PREMIO NAZ. DESIGN NAUTICO” Camera di Commercio di Pescara Scadenza 15 maggio 2016 Con il Premio Nazionale Design Nautico, concorso di idee e progetti alla sua seconda edizione, si vuole dare un riconoscimento ai progetti di design più significativi ideati da professionisti e studenti che operano su tutto il territorio della comunità europea, con la finalità di premiare i migliori tra quelli che arriveranno all’attenzione del Comitato Organizzatore.Oggetto della seconda edizione del concorso di design è Natante da pesca e da passeggio entro i 7 metri.Il Concorso è aperto, con partecipazione a titolo gratuito, a tutti i professionisti e gli studenti, operanti nel campo della progettazione e del design su tutto il territorio della comunità europea ed è distinto in 2 categorie: studenti e professionisti.I concorrenti, sia singolarmente che in gruppo, purché ne sia specificato il responsabile, possono partecipare con una sola proposta. Info T. 085 45361 “PREMIO Giancarlo e Marialuisa SPONGA” Associazione Arte&Arte Scadenza 31 maggio 2016 Scopo della manifestazione è mettere in evidenza e divulgare la fiber art, come mezzo espressivo dell’arte contemporanea. Con il tema della mostra “Tessere sogni” si vuole riportare l’attenzione al fare artistico proprio della textile art. L’invito rivolto agli artisti è quello di pensare e realizzare artisticamente un sogno, un desiderio. E se la definizione di TESSERE rimanda all’atto di intrecciare al telaio i fili della trama con quelli dell’ordito, per fare una tela o un tessuto, parallelamente idee, fantasie, capacità, desideri, passioni, gioie e tristezze, si intrecciano nella quotidianità creando la vita. Info 031 307 118 -- [email protected] ARTECULTURA 35 La Donna MADRE DEL DISARMO XLIV Edizione di Poesia Pace. Scadenza 15 luglio 2016 Riflettere sull’affettività di una madre stimola la fiducia Aderire alla nuova rassegna poetica indetta da Artecultura, significa alimentare lo stimolo della fiducia che domanda ed appaga d’equilibrio la persona nel rapporto con se stessa e la convivenza. Nell’affettività di una madre vi è la fonte ...LIBRI....LIBRI.. originale della Poesia della natura, energia creativa perchè riflettendo su di essa si comprende meglio e più all’origine come diventare persone del necessario autocontrollo senza contraddirsi e pertanto di trascendere con gli aspetti particolari e generali della vita singola e di moltitudine. Tutte le Donne sono uguali MADRE DEL DISARMO. Pertanto l’adesione a la Donna MADRE DEL DISARMO comporta la collaborazione diretta del tuo componimento poetico che faccia specifico riferimento sulla personale riflessione, affinché nell’insieme del confronto con le altre collaborazioni, si possa delineare di chiarezza culturale il perché della Donna MADRE DEl DISARMO. Poesia: l’adesione all’annuale nuova iniziativa la Donna MADRE DEL DISARMO può essere effettuata tramite 1 (uno) componimento che non superi i 35 versi per essere accettato e pubblicato con qualche riga di commento (non più di 5) sul suo perché da riprodursi a fondo pagina dello stesso componimento. Saggistica: l’invio di 1(una) sintesi saggistica (corpo 10 che non superi le 25 righe A-4 per essere accettata ed inserita esclusivamente in formato DOC nella nuova antologia 2016. In modo che il breve saggio nel confronto con altri sia di stimolo culturale ai fini di una libera “Cultura per la pace”, seminato non-violento per un Costume poetico che renda i giorni più sereni al cammino dell’uomo. Partecipa e fai partecipare! Regolamento 1) L'adesione alla XLIV Edizione di Poesia Pace dal tema la Donna MADRE DEL DISARMO è gratuita.Si aderisce con 1 solo componimemto poetico o saggistica in duplice copia firmate anche di autografa. L'iniziativa si autogestisce nello spirito di Artecultura orientata all’equilibrio della convivenza. 2) Sono invitati quanti si sentono impegnati nella poetica ricerca della Pace, ideale di ogni libera persona umana. L'iniziativa non assegna premi di classifica e gli Autori delle liriche o dei saggi formalmente prescelti per l'inserimento nel volume antologico "Cultura per la pace" 2016 riceveranno il Diploma di solidarietà, ed una riproduzione artistica della copertina del volume. 3) Alla consultazione dei componimenti è preposta, a solo titolo di verifica formale, una Commissione di varie attività sociali. 4) La presentazione del volume sarà a fine novembre in data e luogo opportunamente comunicati come per le passate edizioni. 5) Al ricevimento dell'esito dell'adesione l'Autore aderente s'impegna a comunicare il numero delle copie del volume che intende acquistare, al costo economico di Euro 5 al volume a parziale sostegno di realizzazione ed il restante del volume a collocazione gratuita particolarmente nelle scuole ed ospedali. Alla presentazione del volume La Donna Madre del Disarmo 2016 gli Autori aderenti sono tenuti ad essere presenti o delegare persone di loro fiducia per il ritiro dei volumi ordinati e il dovuto per regolamento, impossibile a domandarli nel tempo. Poesia, una sola ogni aderente, spedita duplice copia 6) 6) Poesia, una sola perper ogni aderente, vava spedita inin duplice copia firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura Via Ciovasso firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura - Via Ciovasso - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] 1919 - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] Saggi, 1 (solo perper ogni aderente) vanno inviati esclusivamente per Saggistica, 1 (solo ogni aderente) vanno inviati esclusivamente [email protected] via e-mail all’indirizzo: per via e-mail all’indirizzo: [email protected] le Scuole si richiede di componimenti a firma PerPer le Scuole si richiede l'invio dil'invio componimenti a firma collettiva modo la dapiù favorire più ampia presenzanel scolastica in collettiva modo da in favorire ampialapresenza scolastica nuovo nel nuovo volume antologico. Simboliche Borse di studio volume antologico. Previste simboliche Borse di studio 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale ispirazione e composizione ed attinenti al tema Costume Poetico ispirazione e composizione ed attinenti al tema la Donna MADRE per il Disarmo nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni sono DEL DISARMO nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni accettati solo con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. sono accettati con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali. 9) In caso di nuove esigenze, il presente regolamento potrà subire 9) modifiche In caso di nuove esigenze, ill'attività presentediregolamento potrà subire che migliorino Costume Poetico per il modifiche migliorinoper l'attività la Donna Disarmoche - "Cultura la pace" 2014. MADRE DEL DISARMO. Si può partecipare entrambe sezioni. L’adesione è limitata ad unaadsola sezioneleper Autore. 10) Gli aderenti accettano il presente regolamento in ogni sua parte. 10) Gli aderenti il per presente regolamento in all'iniziativa ogni sua parte. Poesie e Saggi fattiaccettano pervenire spirito di solidarietà Poesie e Saggi fatti pervenire per spirito di solidarietà all'iniziativa non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura per la pace" di ARTECULTURA. per la pace" di ARTECULTURA. Sede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendeSede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendere visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elabore visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elaborati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. rati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. PARTECIPA E FAI PARTECIPARE! Informazioni ulteriori e invio componimenti: La Donna MADRE DEL DISARMO 2016 c/o Artecultura Via Ciovasso 19- 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 www.artecultura.org 36 ARTECULTURA e-mail: [email protected]