dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale

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dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale
dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale
dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org
e-mail: [email protected]
Anno XLIX - N. 5 Maggio 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano
In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
ARTECULTURA
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Luca Lischetti
NELLA METAFORA DELLA SCENA
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Che la vita spesso assuma l’apparenza
e la sostanza di un teatro è una constatazione la cui evidenza traspare con
sempre maggior nettezza. Se a questo
poi si aggiunge il suo naturale, ovvio,
prolungamento nella logica dell’assurdo e del tragico, il quadro
definitivo dell’esperienza esistenziale,
qualunque essa sia, si configurerebbe
ancor prima che ingovernabile come
indicibile. Ma dicibile lo diventa in
virtù di due elementi a cui nessuna
realtà può sfuggire: l’ironia e l’arte e
quando i due fattori appaiono ed in
realtà sono creativamente compenetrati, come nell’opera e nella vita
di Luca Lischetti, ecco che il risultato
visivo ed il conforto psicologico che
ne sovviene non sono certo da ignorare
o sottovalutare, ma da comprendere.
Ed è, appunto, all’interno di queste
lucide premesse che si svolge il
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percorso indagatore ed espressivo del
linguaggio visivo di Lischetti. Il suo
viaggio intorno alla pittura si configura
come un’ approfondita riflessione sulla
condizione umana, le sue contraddizioni e da qui prende le mosse
il suo realismo, non esteriore o
percettivo, ma psicologico, perché
appunto tiene presenti i dati essenziali
che modellano la vita dell’uomo, il
suo rapporto con la natura, lo spazio,
la storia. Dal punto di vista tecnico
pittura e scultura proseguono parallelamente nella visione fantastica
di Lischetti, al centro della quale c’è la
presenza di un uomo, ora saltimbanco,
ora giocoliere, spesso con il volto
truccato da clown, pronto ad iniziare
la sua rappresentazione nel teatro e
nello spazio della vita. Quella figurazione, infatti, vivifica tanto la
pittura quanto la scultura e non nel
senso che l’artista si confronti ora
con l’una ora con l’altra, ma nel fatto
che questa pittura ha già in sè i germi
del dinamismo spaziale a tutto tondo,
del fatto scultoreo conclamato. E da
questo punto di vista sono assai
significativi gli allestimenti di alcune
sue importanti mostre come, ad
esempio, al Budapest-Hungarian Dance
Theatre Gallery (2013), ai Chiostri di
S. Caterina di Final Borgo/SV (2015)
o al Museo Bodini di Gemonio/VA
(2016) per rendersi pienamente conto
dell’attrazione magnetica, ambientale
che si distende tra pittura e scultura,
quasi che, effettivamente, quelle
dinamiche figure dipinte e stilizzate su
un supporto, a cui paiono costrette a
viva forza, poi dovessero improvvisamente liberarsi e conquistare il
loro spazio. Figure che di colpo
sembrano spuntare dal suolo e rizzarsi
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silenziose contro un muro, o fuoriuscire inaspettatamente da una parete,
seguendo proprio i tempi ed i ritmi di
un teatro, della sua emblematica entrata
in scena, composizioni a cui, poi,
naturalmente non manca l’involontario colpo di scena. Questa sinergia
tra pittura/scultura appare ancora più
forte e vincolante nella serie recente
dei Teatrini, dove il giallo, il verde, il
rosso ed il nero sono gli effettivi
protagonisti nella loro adamantina
purezza di questo vortice di figure,
trapezisti, maschere, incantatori, che
nel loro caleidoscopico circo appaiono,
ora ammiccanti, ora sorpresi, ora
ghignanti quasi i prodomi di quel
Giudizio Universale così straordinariamente effigiato nel suo crudo
surrealismo da Hieronymous Bosch
con il quale Lischetti sembra avere più
di qualche vaga allusione.
Si avverte nelle configurazioni
plastiche dell’artista il senso di un
humour nero, grottesco, pervaso da
un’interna vitalità, ma che nel suo
giocoso ritmo fa da naturale pendant
a quel gusto vagamente horror di cui si
nutrono forme e colori di Lischetti.
L’artista adotta un linguaggio plastico
nel quale alla luminosità pura del
colore si unisce una sorprendente
elasticità che conferisce alla morfologia dei corpi, dei volumi e, della
struttura nel suo complesso, un’
armonia acida, di lucido e stralunato
stupore. Le sue composizioni rivelano
il retaggio di una spiritualità nordica,
rigorosa ed acre, immersa in una
oniricità aspra e smarrita al tempo
stesso, come per esempio nella pittura
di Ensor o nel cupo simbolismo di
Ibsen. Ma inestricabilmente legata a
questa dimensione drammatica, Li-
schetti coltiva la luce, forse per
davvero chiarificatrice, dell’ironia,
del dovuto distacco, dalla capacità di
saltar fuori imprevedibilmente dall’impossibilità di certe situazioni.
Sorge allora il colpo acuto della
mente che spariglia le carte, lascia
aperto il varco all’imprevedibile, una
volta che quest’ultimo si è dissociato
dall’inconoscibile. Pur nella sua
apparente teatralità, Lischetti è un
artista-filosofo, un attento osservatore
della realtà psicologica che lo circonda
e l’ampia e ricca metafora che così
intensamente ma non immotivatamente è presente nelle sue opere,
lo conferma davvero. Lischetti agisce
sul piano del simbolico, che viene
sottratto ai vani sofismi dell’astrazione
pura per essere, invece, immerso nel
flusso vitale dell’esistenza, nel
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continuum del suo spettacolo. Uno
“spettacolo” in cui l’uomo vive sempre
in una situazione di precarietà, sull’orlo
di un precipizio pronto ad inghiottirlo
ed allora servono manovre audaci,
persino assurde per sfuggire o almeno
allentare la tensione. Ed allora lo
spettacolo deve trasformarsi in gioco,
in esibizione, per quanto dura ma
necessaria. Di conseguenza forma,
armonia, eleganza acquistano un altro
suono, più amaro, forse, ma non per
questo meno vero o convincente. Nelle
sue composizioni la forma assume il
carattere di una visione, di una
coinvolgente apparenza. Così la pittura
di Lischetti cresce sul ritmo di una
stilizzazione non di maniera, ma intima,
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che si lascia plasmare dal divenire
delle situazioni di cui coglie contestualmente l’aspetto visivo ed
emotivo. Le sue raffigurazioni non
rientrano negli schemi gìa comprovati
e sperimentati ma nel solco della
personale ispirazione, nel limpido
disincanto che percepisce la realtà
nella concretezza delle sue situazioni
che poi trasfigura in umori, sensazioni,
atmosfere. Ne consegue che è difficile
trovare orientamenti precisi per
un’opera dalla complessità così
accumulata ed al tempo stesso sorvegliata. Occorre pertanto porsi di
fronte alle sue opere senza malizia o
pregiudizi ma con il desiderio di lasciarsene
personalmente e giosasamente avvincere.
Teodosio Martucci
Repertorio fotografico:
Copertina: Capitanuncino e la caduta del corvo, cm.124x144
1-Bassorilievo, tecnica mista su legno,cm 82x150
2- Bassorilievo,tecnica mista su legno, cm. 99x142,5
3- Teatrino, 2009, cm.92x181,5
4- Bassorilievo, tecnica mista su legno cm. 99x147,5
5- Architettura (La città dell’uomo)
legno/collage cm 69,5x58,5
6- Architettura (La città dell’uomo)
legno/collage cm. 43,5x34,5
7-Teatrino (particolare), foto K. Sevcikova, 2015
8- Architettura ( Nido), tondo
cm.19,5 vetroresina-legno
9-Architettura-Meteorite, cm37x29,5 legno/collage
10-Architettura (La città dell’uomo)
cm.39x30,5 legno collage
11- Architettura-Maiale bianco
cm. 29,5x27, legno/collage
12- Teatrino (particolare), foto K. Sevcikova, 2015
13- Architettura (La città dell’uomo)
cm. 34,5x26,5 legno collage
14-Buz Baz Chiostri di S. Caterina, Final Borgo,
L. Lischetti con la giornalista Elisabetta Rossi, 2015
15- Architettura (La città dell’uomo)
cm.105,5x22,5 legno/collage
16- Mostra Chiostri di S. Caterina, Final Borgo, 2015
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Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano
UMBERTO ECO. DEL CORNO:
“CON IL SUO SAPERE ALTISSIMO HA AMPLIATO LE PROSPETTIVE DELLA NOSTRA VITA”
Milano, 20 febbraio 2016 - “Nella grande tristezza
per la sua scomparsa, affiora anche la gratitudine
per Umberto Eco: il suo sapere altissimo, unito a
un grande affetto per le cose di questo mondo, il
suo sguardo lucidissimo ma al tempo stesso
affettuoso verso gli altri, la sua partecipazione
intellettuale ed emotiva alla vita dei suoi e dei
nostri tempi, il suo contributo di pensiero nell’interpretazione della realtà in tutti i suoi aspetti,
senza limiti e schemi, non ha solo allargato gli
orizzonti della sua vita, ma anche ampliato le
prospettive della nostra, consentendoci di accedere alla sua saggezza profonda e regalandoci
una chiave preziosa per orientarci e guardare,
sempre, un passo più in là” lo dichiara l’assessore
alla Cultura Filippo Del Corno.
comunicazione.ufficio [email protected]
GIORNALISMO. DONATA AL
COMUNE DI MILANO LA BIBLIOTECA DELL’ASSOCIAZIONE WALTER TOBAGI
Del Corno: “ A partire da questi 3mila volumi
costituiremo alla Sormani una sezione tutta
dedicata alla libertà d’informazione”
Ci sono volumi sul giornalismo di guerra degli
anni Settanta, quando ancora i reporter dovevano sperare in inaffidabili linee telefoniche di paesi
lontani per trasmettere i propri pezzi. E ci sono tesi
sulla comunicazione digitale dei nostri giorni,
quando un semplice click basta ad essere aggiornati in tempo reale su quanto avviene all’altro
capo del mondo. Studi sulla libertà di stampa nelle
dittature medio orientali ed analisi sul pluralismo
dei media italiani, riviste e monografie, tesi di
laurea e saggi specializzati. Sono circa 3mila i libri
e le pubblicazioni che compongono il Fondo
Walter Tobagi appartenuto all’Istituto per la formazione al giornalismo, che l’Associazione intitolata al giornalista del Corriere della Sera, ucciso
in un attentato terroristico nel 1980, ha deciso di
donare al Comune di Milano.
comunicazione.ufficio [email protected]
MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’
CULTURALI E DEL TURISMO SOPRINTENDENZA SPECIALE PER IL COLOSSEO, IL MUSEO NAZIONALE ROMANO
SANTA MARIA ANTIQUA
TRA ROMA E BISANZIO
17 marzo -11 settembre 2016. Ideazione di Maria
Andaloro , a cura di Maria Andaloro, Giulia Bordi,
Giuseppe Morganti. Riapre al pubblico dopo più
di trent’anni Santa Maria Antiqua, la basilica del
Foro Romano scoperta nel 1900 alle pendici del
Palatino. La chiesa conserva sulle sue pareti un
patrimonio di pitture uniche nel mondo cristiano
del primo millennio, databile dal VI al IX secolo.
Resta eccezionale testimonianza nello sviluppo
della pittura non solo romana, ma di tutto il mondo
greco bizantino contemporaneo:l’iconoclastia, infatti, cancellò gran parte delle immagini sacre di
quell’epoca. Chiusa dagli anni ottanta per un
complesso intervento architettonico proseguito
con il restauro delle pitture, alla riapertura della
chiesa si accompagna la mostra “Santa Maria
Antiqua. Tra Roma e Bisanzio” promossa dalla
Soprintendenza. Info: +39 06 47 497 462
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Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e
del Turismo Segretariato Region. per la Calabria
Celebrazioni per il IV centenario
della nascita di Mattia Preti
Mattia Preti, esponente di primo piano del Seicento calabrese, è stato celebrato, in occasione del IV
centenario della sua nascita, in Calabria e non
solo, con mostre e approfondimenti di ampio
respiro. Salvatore Patamia, direttore del Segretariato MiBACT per la Calabria, esprime soddisfazione per le tante iniziative, finanziate dalla
Regione Calabria nell’ambito del programma degli eventi celebrativi per il IV centenario della
nascita di Mattia Preti, che hanno fatto conoscere
ad un pubblico ancora più vasto Mattia Preti,
noto anche come il Cavalier Calabrese. A Roma Palazzo Corsini, presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica, di assoluto valore la mostra Mattia
Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio.
A Cosenza - Palazzo Arnone, la mostra, a cura di
Fabio De Chirico, Giovanni Gasparro versus
Mattia Preti. A Crotone; Castello Carlo V e a
Reggio Calabria - Palazzo Foti, a cura di Nella
Mari e di Giuseppe Mantella, è stata proposta
l’interessantissima Mattia Preti dipinge San
Sebastiano. silviorubens.vivone @beniculturali.it
Pistoia - Dialoghi sull’uomo. Settima
edizione: 27-28-29 maggio 2016.
Tre giornate con circa 25 appuntamenti tra incontri, spettacoli, conferenze e dialoghi, che animeranno - con un linguaggio come sempre accessibile
a tutti - il centro storico di Pistoia.
Filo conduttore della settima edizione sarà:
“L’umanità in gioco”. Appositamente per i Dialoghi, Ferdinanda Scianna realizzerà la mostra
fotografica personale “In gioco”, ispirata al tema
del festival, che si terrà dal 27 maggio al 3 luglio
presso le sale affrescate del Palazzo Comunale di
Pistoia. Informazioni: www.dialoghisulluomo.it
IL MUNACS, Museo Nazionale del
Collezionismo Storico, riceve la prima donazione da un collezionista.
Il Dott. Antonio Sannò di Siena, appassionato ed
esperto di storia militare con particolare predilezione per l’epoca napoleonica, ha consegnato
nelle mani del Direttore del Munacs Borghini dieci
copricapi militari di varia epoca e provenienza. Fra
essi spiccano un elmo da Cavalleria, uno Schako da
fanteria in uso nell’esercito svizzero, databili al
1852, un kepì della legione straniera ed uno della
gendarmeria francese così come un elmetto Adrian
della prima guerra mondiale ed una serie di copricapo
appartenuti all’Armata russa fra cui quello dei
marinai dell’incrociatore Aurora da cui ebbe inizio
la rivoluzione d’ottobre nel 1917.
Info: tel. 339/7542697
FestivalFlorio V edizione
17-26 giugno 2016 Isola Favignana (TP)
Si svolgerà dal 7 al 26 giugno la quinta edizione del
FestivalFlorio di Favignana, consolidatosi in questi anni come uno dei Festival d’Arte e di maggior
rilievo dell’Estate Siciliana. Come da tradizione
che vede scegliere un Tema e declinarlo nei
linguaggi delle varie Arti, anche quest’anno la
direzione artistica del festival, guidata dal Maestro Giuseppe Scorzelli, ha optato per un argomento particolare. La Materia eletta per il Triennio
2015-2017 sarà “ProgettOdissea”. Ovverosia
un’integrale reading di tutti i libri dell’Odissea.
Un progetto unico in prima nazionale.
Info : www.festivalflorio.it
CULTURA. A PALAZZO REALE
LE PROSSIME TRE EDIZIONI
DEL PREMIO CAIRO CHE PREMIA I GIOVANI TALENTI DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Le prossime tre edizioni del prestigioso PREMIO
CAIRO e dell’annesso Premio Arte si spostano
nelle storiche sale di Palazzo Reale in vista di una
collaborazione triennale tra il Comune di Milano
e Cairo Editore dal 2016 al 2018. Nato nel duemila
dalla volontà e dalla passione dell’editore Urbano
Cairo a sostegno della giovane arte italiana, il
PREMIO CAIRO è un importante trampolino di
lancio per i nuovi talenti italiani. “Palazzo Reale di
Milano si conferma la sede espositiva più
prestigiosa anche per quelle rassegne d’arte che
valorizzano in particolare la creatività giovane
contemporanea - ha dichiarato l’assessore alla
Cultura Filippo Del Corno.
comunicazione.ufficio [email protected]
PORTFOLIO ITALIA 2016
FIAF (www.fiaf.net).
“Portfolio Italia-Gran premio Apromastore”,
l’unica rassegna a livello mondiale che - giunta alla
tredicesima edizione - riunisce le più importanti
manifestazioni nazionali caratterizzate da incontri
di lettura di portfolio. “Portfolio Italia” prenderà
il via il 6 maggio con una nuova tappa che si
inserisce a calendario, quella di Merano (BZ), che
sarà anche sede del 68° Congresso Nazionale
FIAF; l’evento centrale della vita associativa della
Federazione e occasione unica in cui si possono
incontrare molti protagonisti di livello nazionale
della fotografia ed in particolare gli autori insigniti
delle onorificenze e oggetto di studio.
Info: tel. 02-84560801
IN RICORDO
di TRANQUILLO FREGONI
Rassegna collettiva in collaborazione VDMFK
ABILITYART, SPAM
Alla rassegna dedicata alla figura e all’opera di
Tranquillo Fregoni, erano presenti dipinti di
Simona Atzori, Luca Bucchi, Luigi Calloni,
Bruno Carati, Lorena Guarise, Natalina
Marcantoni, Santina Portelli, Giulio Volpin,
Roberto Zomero che come Lui dipingono con la
bocca e/o il piede. L’esposizione svoltasi al
Museo MIIT di Torino, dal 16 febbraio al 3 marzo,
non è stata solo un dovuto omaggio allo Scomparso
artista, ma anche una riflessione aperta sul rapporto arte-società, al di fuori di tutti gli odiosi e inutili
steccati che ancora oggi inibiscono a tutti il pieno
sviluppo della propria creativa personalità.
[email protected]
60ANNI DI PITTURA e GRAFICA
AL POMERO di Rho
Con l’edizione del 2016 la Mostra Internazionale
di Pittura e Grafica del Pomero, presente ininterrottamente dal 1966, ha vissuto un lungo periodo
di trasformazioni artistiche. Piero Airaghi sensibile ed impegnato propulsore di questa pluridecennale attività, che fra l’altro ha visto la
collaborazione e di importanti personalità come F.
Baraldi, Caviglioli, Marano, Fossa, Masseroni,
Ceriani, sente di lasciare il passo, ma senza naturalmente mancare con disponibilità a seguire nel
pensiero la “sua creatura”. A Piero Airaghi l’augurio affettuoso di ulteriori percorsi artistici e
culturali. Info 02 930 3521
ARTECULTURA
Mensile d’informazione artistica
e culturale - Abbonamenti 2016
normali euro 50,00
sostenitore euro 100
con omaggio di una Grafica a colori,
cm. 50x70 di Artisti
Contemporanei disponibili:
Alfieri, Fomez, Kodra
Intestare: c.c.postale
n.84356302 ARTECULTURA
mensile d’informazione artistica e
culturale - Via Ciovasso 19
20121 Milano
dal 1967, l’Informazione Artistica
Mensile in anteprima e per un anno
ad ingresso libero su Internet.
Il pdf è scaricabile dal sito
www.artecultura.org
Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista
mensile ha dato un nuovo risalto all’arte contemporanea, pubblicando la
copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti anagrafici
né di tendenze, puntando sulla qualità
delle opere. La cronologia delle uscite 2014/15 è la seguente:
Ottobre 2014: Antonio Fomez
Novembre 2014: Sergio Sarri
Dicembre 2014: Fernando De Filippi
Gennaio 2015: Umberto Mariani
Febbraio 2015: Luca Lischetti
Marzo
2015: Mario Benedetto
Aprile
2015: Carlo Nangeroni
Maggio 2015: Paolo Scirpa
Giugno 2015: Paolo Baratella
Luglio
2015: Gabriele Amadori
Ottobre 2015: Luigi Timoncini
Novembre 2015: Ennio Calabria
Dicembre 2015: Paolo Scirpa
ed altri noti maestri
Disponiblità a:
- Visite allo studio
- Servizi redazionali su eventi
artistici di novità
- Quotazioni redatte da esperto
perito del Tribunale di Milano
Abbonamento annuale Euro 50
Intestare:ARTECULTURA
di Giuseppe Martucci
c.c.postale n.84356302
Via Ciovasso 19 - 20121 Milano
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In questo numero MAGGIO 2016
6 CORRISPONDENZA CULTURALE
7 SOMMARIO
8 VULCANI - RAMPINELLI
9 IL LAVORO E’ POESIA
10 INTERLUDI
12 LUOGHI D’IMMAGINE
14 CANTALUPO LIGURE
16 GIAPPONE segreto 16 Omaggio a GAE AULENTI
22 PIETRO RUFFO - Breve storia
22 PARMA IN CRETIVITA’
26 LA MEMORIA MEMORIZZATA
27 IMPROVVISAZIONI Manifeste
28 UGUAGLIANZA- disuguaglianza
29 LA SINDROME di (via) Stendhal
29 TURISMO e POESIA
30 IL CORAGGIO SCALIGERO
31 UMANITA’ POETICA
35 LIBRI
35 CONCORSI
36 LA DONNA madre del Disarmo
La copertina Luca Lischetti,
Capitanuncino e la caduta del corvo
Inserto redazionale:
-MOSTRE A MILANO
-POSTACATALOGO
ARTECULTURA
Le idee che la impegnano
- CORRISPONDENZA
CULTURALE
- COSTUME POETICO
- 24 OTTOBRE GIORNATA
MONDIALE DISARMO
- INFORMAZIONE
ARTISTICO CULTURALE
- POESIA DELLA NATURA
- POESIA PACE
- PSICOPOESIA
LUCA LISCHETTI - ALBERTO VENDITTI GREGORIO MANCINO - LAURA GREGNANIN
- MARIA CONCETTA CORMIO - TANO MALLIA
di Teodosio Martucci - ANTONIO CELLINESE CARLO CIMMINELLI - MICHELE GIANNATTASIO - LUISA VISCONTI - SILVANA TESTA
- GIANFRANCO RONTANI di Marpanoza.
INSERZIONI: - GALLERIA PONTE ROSSO -
ARTECULTURA
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
Anno XLIX N. 05 Maggio 2015
Registrazione Tribunale di Milano
n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della
Stampa n. 5359 - Direttore responsabile:
Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni
- Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U
-Partita IVA: 03093710154
- Direzione: via Ciovasso 19 - 20121 Milano
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scaricabile al sito www.artecultura.org. Sito che si
suggerisce di visitare ad artisti, biblioteche, circoli
culturali, gallerie, musei ed a tutti gli operatori
artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967.
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ARTECULTURA
ARTECULTURA
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THEARTSBOX - Vicenza
12 marzo – 22 maggio 2016
Si inseriscono nel brillante contesto dell’importante rassegna poetico-musicale
POETRY VINCENZA, in programmazione sino al 1 giugno 2016, le suggestioni
espositive di Linea d’Ombra che presentano significativi dipinti di Roberto
Rampinelli, il cui acuto realismo, toccato da magica introspezione, ben si pone
in sintonia con gli interventi poetici della manifestazione vicentina. Una tensio-
RAMPINELLI
La linea d’ombra
TURCHIA, Pammukkale, Altitudine 987 m s.l.m. Il nome della località significa “castello di cotone” ,
delicate strutture di origine idrotermale.Foto di Marco Stoppato
VULCANI
Origine, evoluzione, storie e
segreti delle montagne di fuoco
Dal 16 marzo all’11 settembre 2016 il Museo di Storia Naturale di Milano ospita
l’esposizione VULCANI, a cura del
vulcanologo Marco Stoppato. La mostra è
promossa e prodotta dal Comune di Milano
- Cultura, dal Museo di Storia Naturale di
Milano con l’Associazione di divulgazione
scientifica Vulcano Esplorazioni e Silvana
Editoriale, che ne editerà anche il catalogo.
Tra le manifestazioni della natura, i vulcani
sono probabilmente l’espressione più stupefacente e spettacolare e ha affascinato
esploratori, studiosi e scienziati di ogni epoca. Ma cosa sappiamo dei vulcani?
La mostra ci guiderà in un percorso alla scoperta delle montagne di fuoco raccontandone l’origine, l’evoluzione e i segreti. Si tratta
della più ricca e completa esposizione dedicata ai vulcani grazie all’impiego di tecnologie innovative. Il nostro Paese possiede delle caratteristiche geologiche così particolari
da essere sede di alcuni fra i vulcani più famosi del mondo come Stromboli, il Vesuvio
e l’Etna, ma come si vedrà non solo l’Italia
e il pianeta Terra ospitano attività vulcaniche.
Il percorso della mostra porterà il visitatore
alla scoperta e alla comprensione dei segreti del nostro pianeta, della sua struttura interna e dei processi geodinamici che portano alla nascita dei vulcani. Si comprenderà
il movimento dei continenti e come la loro
attuale posizione sia il risultato di un processo geologico lungo centinaia di milioni di anni,
e come i vulcani siano distribuiti sulla Terra
in maniera non casuale. Dalla struttura del
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ARTECULTURA
pianeta Terra, l’esposizione illustrerà la struttura interna dei vulcani in una sorta di radiografia che rivelerà le differenti forme – non
sono tutte montagne a forma di piramide –
che dipendono da luoghi, composizione chimica delle lave e processi geologici.
Grazie alle immagini fornite dalla NASA, i
vulcani della Terra saranno messi a confronto
con i vulcani presenti nell’intero Sistema solare, alcuni dei quali ancora attivi. Immagini
spettacolari, filmati, ricostruzioni computerizzate, ologrammi, mapping, realtà aumentata, diorami in grandezza naturale, insieme
a una straordinaria collezione di campioni di
rocce, minerali e meteoriti, saranno gli strumenti attraverso i quali si illustreranno i tipi
di eruzione e i prodotti che si originano durante l’attività effusiva o esplosiva. Verranno inoltre raccontate le eruzioni più famose e particolarmente spettacolari, illustrando i metodi che vengono utilizzati dai
vulcanologi.
I vulcani attualmente in attività sono quasi
500 nel mondo e milioni sono le persone che
vivono alle pendici di queste particolari montagne. A questi vulcani attivi è dedicata una
sezione della mostra, con la presenza di collegamenti in tempo reale tramite webcam
posizionate in osservatori vulcanologici, che
monitorano alcuni vulcani particolarmente
attivi. Alla mostra è collegato il laboratorio
didattico esperienziale MagmaLab – a cura
di ADM – che insegnerà a riconoscere le
principali categorie di rocce presenti con un
particolare approfondimento (Aoristias) -Info e prenot. 02 88 46 33 37
Roberto Rampinelli, Tavola imbandita III, 2015
ne evocativa, quella che contraddistingue
le opere dell’artista, in cui pare di avvertire quasi l’eco dei Valori Plastici di
Carrà, vale a dire un desiderio soffuso,
ma profondo, di imprimere alla realtà
delle cose il suo giusto equilibrio, l’armonica, limpida compenetrazione fra spiritualità e percezione. Conchiglie, tulipani, garofani, foglie di ginkgo, brocche,
scodelle, scatole, pani, frutta, mestoli:
sono questi i soggetti dei dipinti, ricchi in
minuziosità e particolari, di Roberto
Rampinelli, nonché il tradizionale repertorio di oggetti comuni al mondo della natura morta, pittura per la quale a volte
manca la preparazione e la conoscenza
per saperla leggere, interpretare ed apprezzare. In quella che è una perizia tecnica che sfiora spesso il virtuosismo, l’artista parte dall’elemento reale per sbocciare in una dimensione simbolica, dove
la pittura rimane sospesa, nello spazio
così come nel tempo.E la “linea d’ombra”
è l’esile “spaccatura” che permette la
leggibilità dell’opera di Rampinelli da
parte dell’osservatore nel momento in cui
decide di cogliere la consistenza linguistica degli oggetti rappresentati, decisione fondamentale per chiarire la dimensione poetica della sua pittura: “Tutto è
reale nella sua pittura, ma nulla rimanda
al realismo, alla concretezza di elementi
rinvenibili nella fisicità del quotidiano”
scrive Giuseppe Ardrizzo nel testo in catalogo. Analoga intensità, sospensione e
poesia affiora dall’altro soggetto che ritroviamo nelle opere di Roberto Rampinelli: i paesaggi brulli e senza piante.
Info 339 5709671
- RISORGIMENTO POETICO Il Lavoro è Poesia.
E se non è chiara ispirazione poetica diventa schiavitù
economica che genera corruzione, disoccupazione e
situazioni di guerre. Infatti nessuno pensa ad una
intesa mondiale contro la guerra. Sindacati compresi!
Ormai sono decenni che i più affamati
della Terra, tra cui tanta innocenza di
bambini, muoiono annegati nella ricerca
disperata del pane. Ma non esiste
sindacato che abbia preso iniziative
d’intesa mondiale per ammorbidire
perlomeno un tantino le imposizioni di
tutti i tiranni con maschera “democratica”.
Eppure per una simile azione oggi non
mancano i mezzi ma è solo una questione
di volontà. Si fa finta di non capire e si
preferisce la più crudele indifferenza per
non sgretolare nel suo insieme la
persistenza burocratica del potere. Si usa
l’indifferenza come strategia della nuova
schiavitù nella quale l’inetto burocratismo
comanda e gli oppressi producono o, se
disoccupati, si suicidano in vario modo
senza far parola. Mentre s’inforca quella
Costituzione nata dalla Resistenza non
per dividere l’Italia, ma per unirla, facendo
progredire quella evoluzione culturale di
partecipazione attiva dei lavoratori a tutti
i livelli e responsabilità di prestazione per
sburocratizzare l’Italia dalla cappa
fallimentare burocratica. E così si fanno
le riforme che inceneriscono la
Costituzione sabotando quelle davvero
indispensabili dell’evoluzione del lavoro
di cui parlava il sindacalista Giuseppe
Di Vittorio.
Il lavoro, a ben spiegarsi, quand’é
autentica attività di civiltà rallegra la
spontaneità della partecipazione e rende
fiduciosi gli uni verso gli altri. Questo per
chiarire che la bellezza poetica del lavoro
non é l’egoismo o l’invidia dell’ignoranza
ovvero l’arricchimento da sfruttamento,
ma la libertà di saper produrre senza
sentirsi incatenati dalla mente ai piedi.
Una condizione che nel Terzo Millennio
fa davvero pena, oggi, per l’oscurità
dell’evoluzione mancata nella base
produttiva della partecipazione attiva in
tutto il mondo del lavoro tra governi,
sindacati,ed imprenditori a tutto scapito
della manodopera destinata a rimanere
reclusa nella fortezza reazionaria
dell’incomunicabilità.
Una paradossale situazione impossibile
da evolvere in direzione di una autentica
democrazia senza particolari condottieri,
ma con mente e cuore aperti all’originale
stimolo poetico del lavoro per superare
tutti gli incagli delle contraddizioni che
affogano l’entusiasmo della partecipazione attiva a tutti i livelli della
produzione. Il lavoro è una libertà di
sentirsi vivi. E non un rimpianto di
amarezze soffocate nell’interiore
soprattutto del lavoratore dipendente poi
vittima soprattutto di malattie psicologiche. La fabbrica non può essere
confusa con una prigione, ma come il
luogo dell’armonia nella quale si presenta
indispensabile il consenso unitario della
convergenza di far progredire l’utilità del
lavoro sia pure da punti di vista opposti in
quanto la fabbrica non ha marchi ideologici
o di qualsiasi natura che impediscano o
confondano la finalità del lavoro nella
libertà partecipata. Una meta che allo
stato attuale può sembrare solo un grave
smarrimento d’utopia, ma così non é,
quando si conosce la radice naturale e la
conseguente pratica del lavoro che non
smarrisce il suo significato creativo di
umanità senza altre comode aggettivazioni che distolgono dalla vera
finalità della Poesia del lavoro.
Il modo di lavorare per essere se stessi
senza guardare in diffidenza il vicino
collega, magari per degli appigli i quali
esistono solo perché non si conosce
davvero la Poesia della natura: il modo
cioè di stare insieme, di lavorare per il
bisogno di vivere e conoscere sempre
meglio il valore ideale e concreto della
bellezza del lavoro. Un sentirsi umano
che partendo dalla nascita, dal nutrimento
del latte materno e poi dalla spontanea
carezza della madre, man mano fa
conoscere lo spirito poetico che si
perfeziona nell’utilizzo del costume
soprattutto nella famiglia e poi di
conseguenza nella scuola. Ed una volta
acquisito il seme naturale del comportamento poetico il tempo di vivere non
vedrà più né grandi e né bambini annegati
per fame o distrutti dalle stragi delle
guerre.
Certo che se le istituzioni di tutti gli Stati
pensassero più ad unire il mondo e non a
dividerlo nelle classifiche di potenze e
superpotenze economiche e militari la via
della pace potrebbe essere davvero
scoperta e praticata facendo pure i passi
possibili, affinché le nuove parole non
restino solo parole ma diventino fatti del
quotidiano vivere e non le insensatezze
dei nostri difficili giorni. Una Poesia della
natura che si scopre e si utilizza nella
spontaneità del sapore del pane, nella
disponibilità verso il vicino e il più lontano
essere umano del mondo. Una Poesia
della natura che anche governi e sindacati
come gli stessi imprenditori dovrebbero
promuovere e sensibilizzare opportunamente, in quanto a conti fatti hanno
tutto da guadagnare e nulla da perdere.
Questo per noi il punto critico da
approfondire e conoscere poiché si nasce
per vivere e non per imparare a sparare
come oggi, purtroppo avviene. L’orientamento che Artecultura sostiene e
che approfondisce da sempre anche se le
condizioni pratiche della nostra attuale
vita si presenta un palese contrasto. Ma
non dobbiamo scoraggiarci la nostra vita
origina dallo stimolo naturale della poesia,
lo dobbiamo solo domandare per
conoscerci e stare insieme più da uomini
e meno da belve.
Artecultura
ARTECULTURA
9
INTERLUDI D'ARTE
De Chirico, PIAZZA D’ITALIA, 1953
olio su tela, cm. 50x40
Lanzavecchia con Hunn Wai
METAMORFOSI VEGETALE, 2013
GIUSEPPE UNCINI
LE DIMORE
PIERO DELLA FRANCESCA
E IL NOVECENTO
a cura di Bruno Corà
Lucca, Claudio Poleschi Arte C.
Opening 23 aprile 2016
Castrocaro Terme, Grand Hotel T.
12 marzo - 17 luglio 2016
Nella prestigiosa sede del Padiglione delle
Feste delle Terme di Castrocaro, già di per sé
un ricco esempio di Art Decò sulle colline di
Forlì, è stata inaugurata lo scorso 12
marzo, una grande mostra che si predispone di indagare la profonda suggestione
esercitata dalla pittura di Piero della Francesca sull’arte italiana del Novecento.
La mostra, curata da Paola Babini, e promossa da Beatrice Sansavini, responsabile
delle attività culturali del Padiglione delle
Feste, rimane aperta fino al 17 luglio ed è
realizzata grazie a Longlife Formula del Grand
Hotel di Castrocaro.
La mostra esplora l’impronta pierfrancescana indelebile, sottile e intrigante, che ha
nutrito le poetiche dei grandi artisti esposti,
quali Borra, Carrà, Casorati, Crivelli, De
Chirico, Da Pisis, Funi, Garbari, Guidi,
Morandi, Morelli, Rosai, Savinio, Severini e
Sironi. L’influenza di Piero della Francesca
sull’arte italiana degli anni Venti e Trenta
passò attraverso il filtro critico di Roberto
Longhi, che nel 1927 dedicò una monografia
al maestro aretino e che ancor prima - nel
1914 - scrisse un lungo articolo sul periodico
“La Voce” interpretando l’importanza storica di Piero e i suoi aspetti formali. “Sintesi
prospettiva di forma e colore”.
Come rifrangendosi in un prisma che ne
scompone la solare unità individuandone
molteplici e perfino divergenti valenze, la
grande lezione prospettica e formale di Piero
della Francesca è recepita dalla cultura
novecentesca, assetata di un “ritorno all’ordine”, in maniera non univoca, tanto da originare, o comunque stimolare, esperienze artistiche anche molto distanti tra loro, dall’astratto rigore formale alla norma geometrica, all’incanto di una pittura rarefatta
e sospesa. Disegni e pitture dei grandi
protagonisti della cultura figurativa italiana
del XX secolo e geometria, sono presentati
in un’unica sezione di copie, studi, omaggi. Il percorso della mostra inizia dall’opera di Borra. Info tel. +39 0543 767114
10
ARTECULTURA
Uncini, DIMORE n.47, cemento e laminato legno
WOMEN IN ITALIAN
DESIGN
Milano, Triennale Design Museum
2 aprile 2016 - 19 febbraio 2017
La nona edizione del Triennale Design
Museum a cura di Silvana Annicchiarico e
con progetto di allestimento di Margherita
Palli, affronta il design italiano alla luce di uno
dei nodi più delicati, più problematici, ma
anche più stimolanti e suggestivi che è la
questione del genere. L’idea che il genere
non sia più solo un dato biologico e naturale,
ma una questione culturale apre interessanti
prospettive anche per quello che potrà diventare il design dopo il design.
Ma per affrontare in modo oggettivo ed
equilibrato le questioni di gender legate al
design è necessario affrontare preliminarmente la grande rimozione operata dal Novecento nei confronti del genere femminile.
W. Women in Italian Design cerca di tracciare una nuova storia del design italiano al
femminile, ricostruendo figure, teorie, attitudini progettuali che sono state seminate nel
Novecento e che si sono affermate, trasformate ed evolute nel XXI secolo.
Tutta la modernità novecentesca ha messo
ai margini la progettualità femminile, pressoché ignorata da storici e teorici del design. Il
XXI secolo è caratterizzato sempre di più da
una forza rinnovata di tale progettualità. Le
donne creano, progettano, sperimentano, rischiano, sfidano. Sono protagoniste già a
cominciare dagli studi: le università registrano sempre più una maggioranza femminile
nelle iscrizioni e nella frequenza delle lezioni,
oltre che una marcata eccellenza femminile
nei processi di apprendimento. L’ordinamento cronologico racconta questa storia in
modo dinamico, fluido e liquido, usando la
metafora di un fiume che attraversa tutto il
Novecento. Info: tel. 02 724 341
L’evento, che ha il pregio di porre in risalto un
cospicuo ciclo di attività di Uncini dedicato
alle sculture da lui denominate progressivamente Dimore delle cose (1979-1981), poi
Dimore (1980-1986) e infine Muri d’ombra
(1986-1987), focalizza altresì i concetti delle
forme architettoniche unitamente con il sentimento e l’atto abitativo.
Il nuovo paradigma morfologico ideato da
Uncini dopo alcuni suoi masterpieces come
le Strutture spazio-ambiente (1967) - di cui
si ricordano La stanza, 1967, La finestra
con ombra, 1968, la Porta con ombra, 1968
e la Sedia con ombra, 1968 - sviluppa quelle
premesse e le stesse intuizioni’abitative’ dei
Mattoni (1969-1971).
Per il raggiungimento delle nuove forme
che si distinguono a partire dalla forte
valenza emblematica dell’abitare - sembra
quasi di potervisi muovere all’interno - era
stato però necessario a Uncini dedicarsi
anche allo studio e alla realizzazione delle
‘ombre’fino ad arrivare alla completa invenzione dell’inedita concezione di corpi
solidi rappresentanti una dimensione
impalpabile ma presente come, appunto,
l’ombra.
Con le Ombre (1972-77) e gli Interspazi
(1978-1988), Uncini è in grado di operare alla
definizione di un successivo, ampio capitolo
del suo percorso plastico che trova nelle
Dimore una forte proiezione di quel principio
autonomo costruttivo iniziato con i Cementarmati (1961). La mostra di Lucca
annovera numerosi esempi dell’importante
ciclo delle Dimore che, oltre a segnalare una
fase di felice armonizzazione tra i primi
vent’anni dell’attività di Uncini e i successivi,
all’insegna degli Spazi di ferro (1987-1996),
degli Spazicemento (1993-2000), dei Muri
di cemento (2001-2004) e infine delle Architetture (2004-2007), si rivelano anche tra le
più autentiche creazioni artistiche del XX
secolo che visualizzano il poetico concetto di
Hölderlin “Poeticamente abita l’uomo”.
Info: tel.+39 0583 469490
INTERLUDI
INTERLUDI
D'ARTE
D'ARTE
La dea Iside (a sinistra) in un affresco pompeiano
Ugo La Pietra, IL COMMUTATORE, 1970
UGO LA PIETRA
IL NILO A POMPEI
Pompei/Na, Palestra Grande dal 16
aprile - Napoli, Museo Archeologico
Nazionale dal 28 giugno 2016
L’obiettivo è ripercorrere un incontro tra
culture tanto diverse, quanto intimamente e
storicamente legate. Il museo torinese, l’area
archeologica pompeiana e il museo napoletano inaugurano in successione l’articolato
dialogo tra reperti egiziani di epoca faraonica
e quelle opere di età ellenistico-repubblicana e imperiale che ne hanno accolto e
riletto l’iconografia. I temi decorativi propri dell’arte dei faraoni e del culto di Iside,
così come di altre divinità egizie come
quello di Serapide, Arpocrate e Anubi,
saranno riconoscibili in affreschi, rilievi,
mosaici, statue e arredi in mostra. Più
specificamente a Pompei, nella Palestra
Grande, uno scenografico allestimento di
Francesco Venezia riunirà dal 16 aprile
sette monumentali statue con testa di leone
della dea Sekhmet e la statua seduta del
faraone Tutmosi III che per la prima volta
escono dalle sale della collezione permanente del Museo Egizio. I monoliti di granito prestati dal museo torinese marcano la
centralità del culto solare: un ritorno alle
origini di una secolare storia di sincretismi
religiosi, in cui l’adorazione della dea
Sekhmet riconduce il racconto della mostra alla fase costitutiva del cosmo e all’ordine imposto dagli dei. Il rapporto tra la
divinità e il mondo, e la necessità di mantenere l’equilibrio fra forze contrapposte,
si manifesta attraverso una serie di rituali di
cui le imponenti statue sono testimoni.
Una emozionante video installazione di
Studio Azzurro accompagnerà l’esposizione delle opere. All’interno degli scavi
verrà tracciato, inoltre, un percorso egizio
a partire dal Tempio di Iside, interessato ad
un intervento multimediale di realtà
immersiva, per arrivare alle numerosissime
domus che riportano motivi decorativi
egittizzanti, come quella di Loreio Tiburtino.
Dal 28 giugno il terzo capitolo dell’esposizione al Museo Archeologico Nazionale di
Napoli. Info: tel. 081-4422149
ABITARE E’ ESSERE OVUNQUE
A CASA PROPRIA. Opere di
ricerche nell’ambiente urbano
1962-2016 ; MA-GA Gallarate,
16 aprile - 18 settembre 2016
Dal 16 aprile al 18 settembre 2016, il
Museo MA-GA di Gallarate-VA e l’Aeroporto di Milano Malpensa ospiteranno
un’ampia ed esauriente selezione di opere
e ricerche dedicate allo spazio urbano di
Ugo La Pietra (1938). La mostra, dal titolo
ABITARE è essere ovunque a casa propria. Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016, a cura di Marco Meneguzzo,
ripercorre i molteplici ambiti di indagine di
La Pietra per nuclei e tematiche, con i suoi
lavori più significativi e documenti correlati.
Il punto di partenza della ricerca, iniziata
nel 1967, è quello che La Pietra chiama
“Sistema disequilibrante”. Si tratta di una
vera e propria teoria e metodo d’analisi dei
segni e delle strutture che accompagnano
la vita quotidiana e che sono alla base di
tutta la parabola artistica di La Pietra. Lo
spazio urbano viene infatti costantemente
preso in considerazione come struttura
organizzata e luogo da cui germinano le
sue pratiche progettuali artistiche e provocatorie. AL MA-GA si avrà occasione di
vedere la molteplicità degli esiti della sua
creatività, la cui produzione si sposta tra
diversi media, dal cinema, alla pittura, alla
scultura, al design, alla fotografia, alla
performance, alla musica. In occasione
della mostra verrà presentato il libro di Ugo
La Pietra, Il segno randomico, una raccolta dell’attività artistica dell’autore, a cura
di Marco Meneguzzo (Silvana Editoriale).
Anche la città di Gallarate sarà coinvolta
nel percorso espositivo, ospitando l’installazione in pietra leccese Soggiorno urbano, realizzata per l’occasione. In contemporanea con l’iniziativa MA-GA, l’Aeroporto di Milano Malpensa accoglierà, l’installazione Interno/Esterno che produrrà
un ambiente apparentemente domestico la stanza di una casa- salvo poi far accedere lo spettatore in un orizzonte prospettico.
Info: 0331-706011
Roma, IL CAMPIDOGLIO, 1890-1900
CAMPIDOGLIO
Mito, memoria, archeologia.
Roma, Musei Capitolini
1 marzo - 19 giugno 2016
Nessun luogo a Roma, forse, raccoglie in
sé un insieme di suggestioni, storie e leggende pari al Campidoglio. Uno degli artisti
più celebri ad averne subito il fascino fu
William Turner che nel 1839, circa 10 anni
dopo il suo ultimo viaggio a Roma, dipinse
“Modern Rome - Campo Vaccino” rappresentando la città eterna immersa in un
velo di memoria, tra chiese barocche e
antiche rovine che si dissolvono in una
luce crescente generata dal tramonto.
Un’opera di grande suggestione che sarà
esposta per la prima volta a Roma grazie ad
un importante prestito del Getty Museum
e che sarà il punto di partenza della mostra
“Campidoglio. Mito, memoria, archeologia” ospitata dai Musei Capitolini dal 1
marzo al 19 giugno 2016.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione e i servizi museali
di Zètema Progetto Cultura, è curata da
Alberto Danti e Claudio Parisi Presicce.
Per raccontare le trasformazioni del tessuto del Colle, accanto all’opera di Turner
saranno esposti tre plastici del Campidoglio, recentemente ricuperati e poco noti al
grande pubblico, un ricco apparato scientifico-documentario e diverse opere precedenti e contemporanee a quella di Turner
che raccontano la suggestione poetica
suscitata dal Campidoglio fino all’inizio del
XIX secolo: basti citare le bellissime vedute di Giovan Battista Piranesi e Filippo
Juvarra. Partendo così dalla visione mitica
e romantica (sezione 1) si esaminerà il
percorso storico-urbanistico del Campidoglio (in particolare del versante sud) che
dalla fine del Settecento ai nostri giorni è
profondamente mutato, fino a divenire
sede dell’amministrazione capitolina. Attraverso documenti d’archivio e opere
conservate essenzialmente presso le collezioni capitoline si analizzerà il periodo in
cui i Caffarelli, dalla fine del Cinquecento,
occuparono la sommità del colle con il loro
palazzo. Info: 06-0608
ARTECULTURA
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* Luoghi d’immagini
*Echi di gallerie
a cura di Aoristias
LUOGHI D’IMMAGINE,apre ad una nuova
possibilità di collaborazione con le Gallerie
particolarmente di Milano. Pertanto quelle
che ci anticiperanno a tempo di stampa i loro
comunicati sulle mostre, a discrezione
redazionale, saranno corrisposti nel nostro
possibile, di menzione critica, ed al caso,
anche con riproduzione di foto.
Si ringrazia per l’attenzione.
[email protected]
FEDI
24 febbraio - 24 marzo 2016
In esposizione alla Galleria Antonio Battaglia di Milano opere della pittrice
Fernanda Fedi realizzate tra il 1970 ed il
1978, il cosiddetto periodo strutturale. E di
struttura geometrica parlano le sue opere,
sviluppate quasi sempre su quadrati di medie, grandi dimensioni in cui le forme geometriche si dinamicizzano al battito puro della
luce-colore che definisce i limiti e l’essenza
dello spazio. L’artista accentua il suo confronto con le correnti più rigorosamente
astratte del XX secolo che indagano la
realtà geometrica sul piano di una pura visibilità assoluta sottratta il più possibile a interferenze emotive, per sintetizzare il simbolico nell’ambito di una pura logica
percettiva. Presentazione in catalogo di Claudio Cerritelli. Info 02 365 140 48
SERIGHELLI L’arte di stampare
Dall’11 marzo al 30 aprile 2016, la Galleria Bellinzona di Milano (via Volta 10)
omaggia Alberto Serighelli, uno degli
stampatori italiani che ha scritto pagine importanti nella storia della grafica del Novecento e che ha lavorato con artisti quali
Appel, Baj, Bertini, Boetti, Cavaliere,
Corneille, Dorazio, Dova etc. Il ritorno alla
qualità accertata e controllata, come l’opera
di Ghiringhelli dimostra, è forse il miglior antidoto alla crisi della grafica, la strada maestra per infonderle nuova energia e
desiderabilità.Info 02 659 8631
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ARTECULTURA
PITTURA ANALITICA
I lavori proposti alla galleria Progettoarte
elm di Milano mostrano come le ricerche
di Guarneri, Olivieri e Verna siano legate
da un comune ritorno ai valori basilari della
pittura, ai fondamenti irriducibili di una grammatica fatta di luce, segno e colore. Il loro
orientamento espressivo pur nelle naturali
differenze individuali è volto a ricercare una
coerente alternativa tanto ad un certo
dogmatismo geometrico, quanto alla superficialità di vacue riproposizioni narrative. La
strada è quella di un prolungamento della
percezione che imprima all’immagine il suo
suggello di mistero e definizione.
Info 02 83390437
ALBERTO MAGNELLI
18 febbraio - 23 aprile 2016
La rassegna programmata alla Galleria
Lorenzelli di Milano, si propone come un
focus su un maestro indiscusso dell’arte,
troppo a lungo posto in ombra in patria eppure presente nei maggiori musei di tutto il
mondo, presentando una trentina di opere che
documentano più di cinquant’anni di attività,
dal 1913 al 1964. L’opera di Alberto Magnelli
si inscrive all’interno di una approfondita ricerca astratta, dai tratti quasi pionieristici, in
cui il rigore compositivo si accompagna all’inventiva di raffinata tensione espressiva
capace di reinterpretare e rivitalizzare una
dinamica sintesi cubista. Info 02 201914
SALVADOR DALI’
6 - 30 aprile 2016
La galleria Pisacane Arte di Milano presenta la mostra Le Arti di Salvador Dalì:
un'esposizione dedicata alla produzione grafica del grande maestro spagnolo, che ha
espresso la sua anima surrealista non solo
tramite la pittura, ma anche attraverso la realizzazione di opere multiple che mantengono lo stesso forte impatto visivo di quelle
uniche. Nell’opera grafica del maestro spagnolo risaltano le qualità del suo tratto grafico esasperato e visionario, capace di sconvolgere tanto sul piano della pura percezione visiva quanto su quello dei significati.
Info 0239521644
L’OCCHIO CINEMATICO
15 marzo - 4 maggio 2016
La mostra, in programmazione alla Galleria
A Arte Invernizzi di Milano indaga, secondo la personale visione del regista, possibili affinità concettuali ed espressive tra arti
visive e cinema, utilizzando elementi speci-
fici del linguaggio cinematografico come strumenti di analisi e lettura delle opere e compiendo scelte iconografiche alla ricerca di
possibili connessioni, di relazioni profonde e
non meramente formali tra i diversi linguaggi. Si configura così una assonanza profonda tra il dinamismo cinematografico e quello apparentemente impossibile della pittura
ma in realtà capace di dilatarsi oltre la soglia del visibile. Una mostra di rilevante approfondimento culturale e storico.In esposizione opere di Nicola Carrino, Enrico
Castellani, Alan Charton, Carlo Ciussi,
Gianni Colombo, Dadamaino, Riccardo
De Marchi, Lesley Foxcroft, François
Morellet, Mario Nigro, Pino Pinelli, Niele
Toroni e Michel Verjux.
Info 02 29402855
Nam June Paik, Electronic Superhighway:
Continental U.S., Alaska, Hawaii 1995-96
NAM JUNE PAIK
1 marzo - 9 aprile
Ricercatore incessante, radicale sperimentatore del linguaggio video, nelle sue
complesse installazioni Paik mette insieme
una pluralità di culture combinando l'ideale
Fluxus con la spiritualità zen e l'uso sovversivo della tecnologia. Sperimenta il video
come nuovo mezzo espressivo visivo, sonoro e performativo, inventa dispositivi tecnologici che permettono di manipolare colori
e forme.Nelle sue composizioni la tecnologia si carica di connotati onirici, ludici, sempre compenetrando al rigore formale una
raffinata ironia. Milano, Galleria
Canepaneri/ Con-temporary Info 02 36768281
GOSHKA MACUGA
3 febbraio - 19 giugno 2016
Nella mostra alla Fondazione Prada di
Milano l’artista esplora l’arte della retorica
e la memoria artificiale come strumenti coordinati, in grado di organizzare e far progredire la conoscenza. Storicamente l’Ars
memorativa (l’arte della memoria) getta le
basi della memoria artificiale estendendo e
sviluppando quella naturale attraverso
visualizzazioni complesse che aiutano a ricordare specifiche informazioni.
Info 02 535709200
E. TRECCANI 50anni di manifesti
16 marzo - 24 giugno 2016
L’esposizione alla Fondazione Corrente di
SAM HAVADTOY
Dal 1° giugno all’8 luglio 2016, la Fondazione Mudima di Milano ospita la personale di Sam Havadtoy, dal titolo Only
remember the future, curata da Attila
Nemes, che ripercorre, attraverso 40 opere,
tra dipinti e sculture, la produzione recente
di uno degli artisti più interessanti e originali
della scena newyorkese, tra gli anni Settanta e Ottanta. Avvalendosi di un procedimento assai originale con interventi in tecnica mista, acrilico e merletto, l’artista
rimodula la figurazione in una sottile evocazione che connette apparenza e struttura, tonalità e spazio. Info 02 29409633
La città per la Costituzione. Esposizione permanente
Articoli della Costituzione, Sesto San Giovanni,1979
Milano testimonia mezzo secolo di vita e di
attività di Ernesto Treccani (Milano 19202009), fondatore della Fondazione Corrente,
attraverso manifesti originali, realizzati a partire dagli anni sessanta, corredati da una ricca documentazione fotografica. I manifesti
illustrati da Ernesto Treccani sono affermazioni del suo profondo amore per la vita, per
la cultura, per l’arte e per la società. Nel suo
incisivo segno grafico, nella sintesi delle forme si attua una sensibile attrazione tra pensiero politico e linguaggio artistico d’avanguardia. Un tratto culturale e personale che
ha contraddistinto il Maestro per tutta la sua
partecipata ed impegnativa esistenza.
Info 02 6572627
FORMICA - La memoria dei colori primi
7 aprile - 14 maggio 2016
I lavori dell’artista romana Annamaria Formica presentati in una significativa mostra
alla Galleria Previtali di Milano indagano
le innumerevoli possibilità che gli spazi della
memoria compongono per il tramite dei colori primi. I lavori riproducono, sulla superficie flettente della tela, l’insieme oggettivato
dei destini umani secondo una visione della
realtà socialmente integrata. Ne risulta un
impianto organico ispirato alla condivisione
e alla solidarietà partecipata. Nelle sue composizioni l’immagine come realtà dell’informazione e della comunicazione contemporanea interferisce in aperte suggestioni con
la sfera dei sentimenti e delle emozioni in
una libera e lucida dialettica.
Info 02 58113090
MINETTI - Omaggio a Borromini
Si è conclusa lo scorso 1 aprile la mostra
Omaggio a Borromini. Studi e disegni di
Roberto Minetti che ha presentato alla Biblioteca Vallicelliana di Roma una selezione
di schizzi e disegni borrominiani dell'architetto Roberto Minetti. Da vent’anni Minetti
studia le opere di Borromini.
GALLERIA PONTE ROSSO
dal 1973GALLE
JORGE JELSON
7 aprile - 14 maggio 2016
MAAB Gallery di Milano presenta
“Bridging the gap”, la mostra dedicata a
Jorge Eduardo Eielson (Lima 1924 - Milano
2006), quale omaggio a uno dei più grandi
artisti peruviani contemporanei. Caratteristica assai importante nella sua opera sono i
nodi, veri e propri nuclei plastici che integrano pittura e sintesi plastica in composizioni dalla lucida tensione metafisica. Altri mezzi espressivi dell’artista sono fotografia, cinema, assemblage, performance, installazione. Info www.artemaab.com
SCANAVINO
8 aprile - 1 giugno 2016
Organizzata dalla Galleria Dep Art di Milano in collaborazione con l’Archivio
Scanavino e con testo critico di Claudio
Cerritelli, la monografica espone fino al 1°
giugno circa 25 opere datate tra il 1968 e il
1986 tra cui Nascosto 1.Rarissima tela del
’68, che viene ripresentata al pubblico
dopo essere rimasta celata allo sguardo dei
più per decenni e rappresenta un esempio
della produzione degli anni più sperimentali di Scanavino. Un artista, Scanavino,
che sfugge ai facili cliché, capace, comunque, come non pochi, di far interagire
segno, geometria e materia in una realtà
spaziale fantastica e coinvolgente. Da rilevare poi anche il suo straordinario impegno scultoreo. Info 02 36535620
La giuria e il quadro del raccomandato
Il silenzio
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Dipinti e
disegni umoristici
in permanenza
Scanavino, ALFABETO SENZA FINE
20121 - Milano via Brera 2
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Tel./Fax 02.86461053
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Orario di apertura:
10-12,30 / 15,30-19
Chiuso domenica e lunedì
ARTECULTURA
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Cantalupo Ligure: la Resistenza, la Scuola, la Pace
nel 71° della Battaglia con il sacrificio partigiano di
Fedor Poletaev nella pubblica commemorazione
Persevera con un suggestivo ed
emblematico paradosso l’importante
manifestazione che a Cantalupo
Ligure commemora il sacrificio del
partigiano Russo Fedor Poletaev che
lì in una sanguinosa battaglia sacrificò
la propria vita. Paradosso, perché passa il tempo e quindi ci si allontana,
anche cronologicamente, dai fatti storici e tuttavia il significato e la viva
partecipazione accrescono il loro
richiamo, ed a maggior ragione, se si
considerano i drammatici momenti che
l’Europa, il mondo attualmente stanno vivendo.
Ed è proprio con questo spirito
non più solo strettamente locale ma
con uno sguardo ad orizzonti più vasti,
che il Sindaco di Cantalupo Ligure,
Gian Piero Daglio, molto sensibile
alla pace, ha ufficialmente aperto la
manifestazione che ha visto la presenza di alte rappresentanze istituzionali,
quali il Console Generale della Federazione Russa Marat Pavlov, Oleg
Bulekov Sindaco di Ryazan, città
natale di Fedor Poletaev a cui in ideale rappresentanza si univa il nipote
Fedor M. Poletaev, il Senatore Federico Fornaro, oratore ufficiale,
Domenico Ravetti, Consigliere Re-
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ARTECULTURA
gionale del Piemonte, Sabrina Caneva, Consigliere Nazionale ANPI, il
consigliere provinciale, Carlo Buscaglia in rappresentanza di Rita Rossa, Presidente della provincia di Alessandria, impossibilitata ad essere presente.
Nelle parole del sindaco risuonava
l’eco lontana, ma non inascoltata delle tragedie che quotidianamente colpiscono i paesaggi della Siria, come le
sponde del Mediterraneo, della Libia
e di altre contrade o regioni in cui la
violenza della guerra, del contrasto o
della pura e semplice miseria economica sono il frutto amaro di comportamenti miopi o, a volte, persino deliranti. E da Cantalupo Ligure, con il
ricordo della locale battaglia, svoltasi
il 2 febbraio 1945, in cui perse la vita
il partigiano Russo Fedor Poletaev,
giunge un messaggio di pace, e soprattutto anche di un metodo per contribuire a ritrovarla, a fonderla su nuove
basi. Dopo le sensibili e attente parole del Sindaco, Oleg Bukalov forniva
illuminanti riflessioni sul rapporto tra
Ryazan, città natale di Fedor e la comunità di Cantalupo, sottolineando
l’importanza dello sviluppo culturale
ed economico come base essenziale
per i rapporti tra i paesi e le nazioni
per svilupparsi in maniera pacifica ed
amichevole. Del resto già da tempo tra
Cantalupo e la regione di Ryazan sono
state intessute relazioni dai molteplici
aspetti con coinvolgimento anche dei
giovani che sono il futuro, il fondamento dell’avvenire. Nell’acuta riflessione del Console Generale della Federazione Russa di Genova, Marat
Pavlov, veniva sottolineato l’importante, immenso contributo dell’Ex
Unione Sovietica alla sconfitta del
Nazismo, non dimenticando nel
contempo il ruolo dei reciproci rapporti politici e culturali, nonché storici, tra Italia e Russia, affinché in
Europa e nel mondo forme di aperta
distensione, di coesistenza pacifica
diventino sempre più la norma e non
l’eccezione. Sulla identica falsariga il
contributo di Domenico Ravetti, Consigliere Regionale del Piemonte che
indagava sul significato storico e politico della Resistenza, sul pericolo di
un indebolimento di suoi tratti
identitari, anche a scapito di riletture
storiche non sempre veritiere ed attendibili. Particolarmente coinvolgente l’intervento di Sabrina Caneva, giovane consigliere Nazionale dell’ANPI
Dall’alto nella pagina di sinistra:
Il Console Generale della Federazione Russa di
Genova, Marat Pavlov, depone la corona al
monumento dedicato alla Battaglia di Cantalupo
Ligure, dove cadde combattendo il valoroso Fedor
Poletaev. Sotto, a sinistra, il Sindaco di Ryazan
Bulekov Oleg e il Sindaco di Cantalupo Gian Piero
Daglio, il Sen. Federico Fornaro oratore ufficiale e
l’attivo Vice Sindaco Teresa Nobili. A destra un breve
saluto del critico di ARTECULTURA Teodosio
Martucci alla significativa manifestazione. Grande
è stata la partecipazione degli alunni della Scuola
di Rocchetta Ligure con cori musicali e il disegno
dedicato alla Pace con il saluto agli alunni della
Scuola di Ryazan. Quindi il raduno dei
partecipanti nel percorso al Palazzetto dello
Sport dove si è svolto l’importante incontro.Di
fianco Giuseppe Martucci ideatore del Museo
del Disarmo di Cantalupo Ligure e dell’attuale
iniziativa poetica la Donna Madre del Disarmo
che offriva importanti elementi di
riflessione storica sulla continuità ideale della Resistenza e sulla presenza
nella società italiana di parecchi
disvalori che rischiano se non attentamente contrastati di portare la società
italiana ed anche europea verso sentieri di violenza e di intolleranza, oggi
purtroppo assai diffusi. Da Carlo
Buscaglia, consigliere Provinciale,
veniva un significativo richiamo al
ruolo della scuola, dell’educazione
come strumento efficace ed insostituibile per la formazione di una
personalità che sia immune dallo spi-
rito di sopraffazione. Fedor Poletaev,
nipote dello scomparso combattente,
tracciava un commosso profilo dell’Eroe russo e nel contempo poneva in
rilievo come ora spetti alle nuove
generazioni coltivarne la memoria.
Infine nel discorso ufficiale il Sen.
Federico Fornaro faceva presente
come il pregiudizio nei confronti della Resistenza e della stessa Costituzione costituiscano una minaccia da
non sottovalutare Infine Teo- dosio
Martucci, poneva in rilievo la rassegna poetica La Donna Madre del
Disarmo, promossa dal padre Giu-
seppe, quale inedito stimolo di riflessione culturale e sociale. Di grande
rilevanza la partecipazione degli Allievi della Scuola di Rocchetta
Ligure che con il loro impegno creativo e musicale sono sicuramente il
miglior auspicio perché quanto era nei
desideri di Fedor e di tutti i caduti per
la libertà possa finalmente avverarsi.
Ed è con queste sfide che si predispone il nuovo appuntamento annuale di
Cantalupo Ligure, con il suo solidale
impegno per la pace ed una più solidale
convivenza.
Aoristias
ARTECULTURA
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16 aprile - 28 agosto 2016
La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di
Torino presenta la mostra OMAGGIO A
GAE AULENTI, che racconta la vita straordinaria di una delle personalità di maggior
rilievo della cultura architettonica italiana del
XX secolo attraverso un percorso che tocca
le sue opere più significative, strettamente
collegate ai luoghi, ai tempi e alle persone
che ha incontrato. Da architetto Gae Aulenti
ha sviluppato il suo percorso professionale
attraverso il design, l’architettura, gli
allestimenti e la scenografia, costruendo
la sua carriera in un costante dialogo tra le
arti.La mostra - a cura di Nina Artioli, nipote
di Gae Aulenti - segna le tappe del suo ricco
percorso culturale e professionale partendo
dal luogo che più di ogni altro può raccontare la sua personalità: la casa studio di Milano, progettata nel 1974. Un grande spazio a
doppia altezza pieno di libri, di oggetti, di ricordi di viaggi, di prototipi, di quadri dedicati,
di modelli, ognuno testimone a modo suo delle
numerose collaborazioni con artisti, registi,
Kusakabe Kimbei, Portantina (kago), ante 1893
GIAPPONE SEGRETO
nella fotografia dell’Ottocento
Esposte 140 fotografie originali realizzate dai grandi interpreti giapponesi ed
europei di quest’arte fra il 1860 e il 1910.
La rassegna celebra il recente accordo
tra Parma e la Prefettura di Kagawa e si
tiene in occasione del 150° anniversario
della firma del Trattato di Amicizia e di
Commercio tra Italia e Giappone. Ad accompagnare idealmente il visitatore ci
sarà la figura di Enrico II di Borbone,
fratello dell’ultimo regnante del Ducato
di Parma, protagonista con la moglie, tra
il 1887 e il 1889, di un lungo viaggio in
Giappone, dal quale tornò con un’enorme collezione di opere d’arte giapponesi. Dal 5 marzo al 5 giugno 2016, al Palazzo
del Governatore di Parma, la suggestiva
mostra Giappone segreto farà luce su
uno dei capitoli più importanti della storia della fotografia. L’esposizione presenterà 140 fotografie originali, autentici capolavori e vertice della fotografia
nipponica, sviluppatasi tra il 1860 e il
1910. In questo periodo, infatti, il Giappone fu testimone di un insolito connubio
tra la tecnica fotografica occidentale e
la maestria dei pittori locali, eredi di
un’antica e raffinata tradizione, capaci
di applicare perfettamente il colore anche su minuscole superfici.I risultati artistici furono di sorprendente bellezza e i
soggetti rappresentati così verosimili da
non riuscire a distinguerli dalle moderne
immagini stampate a colori. La produzione di tali opere rispondeva alle esigenze
dei viaggiatori occidentali - i cosiddetti
globetrotter - di portare con sé il ricordo
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ARTECULTURA
di un Paese straordinario, che la modernizzazione forzata stava rapidamente
trasformando in una nazione industriale. L’iniziativa si tiene in occasione del
150° anniversario della firma del Trattato di Amicizia e di Commercio tra Italia e
Giappone, siglato nel 1866, che sanciva
l’avvio delle relazioni diplomatiche tra i
due paesi e celebra il recente accordo di
scambio tra Parma e la Prefettura di
Kagawa in campo economico, culturale
e di promozione del territorio.
Il legame tra Parma e il Giappone ha peraltro profonde radici storiche. Ne è una
prova la figura di Enrico II di Borbone,
fratello minore di Roberto I di Borbone,
ultimo regnante del Ducato di Parma.
Questi, accompagnato dalla moglie
Adelgonda di Braganza, figlia del re Michele del Portogallo, si rese protagonista, tra il 1887 e il 1889, di un celebre
viaggio in Asia,in particolare in Giappone, da cui riportò un’enorme numero di
opere d’arte che hanno costituito il patrimonio da cui è nato, nel 1925, il Museo d’Arte Orientale di Venezia. Dei coniugi verranno esposti i ritratti in abiti
tradizionali e il carteggio scritto da
Adelgonda di Braganza, attualmente conservato a Parma dall’Ordine Costantiniano di San Giorgio.La rassegna è curata da Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano,
e Marco Fagioli, col patrocinio del Comune di Parma. (Aoristias)
Info 0521 218889
OMAGGIO
a GAE
AULENTI
amici e intellettuali. Oggi questo luogo così
ricco di memorie è la sede dell’Archivio Gae
Aulenti, che si pone come obiettivo la conservazione e la promozione del patrimonio
culturale che Gae Aulenti ci ha lasciato.
Nacque nel 1927 a Palazzolo dello Stella,
(Ud) , figlia di Aldo Aulenti, di origini pugliesi
e di Virginia Gioia, napoletana di origini
calabresi. Suo padre era nato ad Acri, in
Calabria, figlio di Giuseppe Aulenti, nato a
Canneto di Bari nel 1865. Si laureò in architettura al Politecnico di Milano nel 1953,
dove conseguì l'abilitazione alla professione. Gae Aulenti si forma come architetto
nella Milano degli anni cinquanta, dove l'architettura italiana è impegnata in quella ricerca storico culturale di recupero dei valori architettonici del passato e dell'ambiente costruito esistente che confluirà nel movimento Neoliberty. La Aulenti fa parte di
questo percorso, di reazione al razionalismo.
www.pinacoteca-agnelli.it
Il Punto
Maestri Moderni e Contemporanei
Gregorio Mancino
nell’allegorica creatività del fantastico
esposizione culturale alla Boiron-Italia
Gregorio Mancino è un pittore della
nuova figurazione allegorica che seguiamo con interesse conoscitivo da
anni. Ed in questo suo servizio si vorrebbe dipanare quelle che sono le spinte
intuitive che alimentano la carica di
figurazione nelle sue inconsuete pitture. Trattasi di dipinti che abbracciano la vita del mondo, interessati alla
vegetazione ed al mare, alle visioni del
pianeta e del planetario e più precisamente per concentrare al meglio l’elaborazione artistica di Mancino, vi è
l’ironia dell’uomo che da caso a caso
differenzia l’espressione artistica che
più e meglio corrisponda alla ricerca
psicologica del pittore. Lo scherzo
che si pavoneggia nei dipinti non è
tanto una forzatura del mestiere quanto la spinta inconscia che rende rallegrati di vita fisionomie e volti, il corpo
tutto dei personaggi, grammatica innata di un discorso esclusivo. Una peculiarità nella quale la persistenza dello scherzo, come atto espressivo del
momento creativo, denota una scena
di un teatro che si rappresenta in atti
unici conseguenti e differenziati per
necessità di energia, di emozione comunicante che trasferisce l’elaborato
artistico dall’interno dell’uomo all’esterno del mondo. Un discorso che
dalla condizione primordiale poi evolve la carica espressiva all’estetica fantastica, alla persona che scherza in
continuazione mediante umori diretti
che mantengono l’originalità dell’idea
dove la coscienza si perfeziona nella
carica di attualità in spinta libera e
ARTECULTURA
17
coerente di scena umoristica.
E già perché l’umorismo, che Mancino persevera con assiduità di tavolozza e di stimolo evocativo di poetica
che a volte la vena del bonario sorriso
sensibilizza , può originare da un risentimento di riscatto che giace ribelle nella spiritualità inconscia del pittore, che poi conosce la vicinanza della coscienza che apre alla scena divertente, rallegrata. Ed anche quando di
premessa un dipinto può essere d’inventiva drammatica, lo spirito critico
del pittore poi lo mimetizza di una
sottile allegria che si manifesta ben al
di là del contrasto. Ma per compren-
18
ARTECULTURA
dere la radice della sua spinta creativa,
diventa anche opportuno domandarsi
perché Mancino nelle sue opere usi
molto il colore giallo, e non sarà certo
per una convenienza, che non si addice
alla purezza esecutiva di Mancino,
quanto, piuttosto, per il fatto che il
colore giallo nel suo dipinto gli garantisce quella scena di luce che può sembrare campestre, mentre illumina costumi cittadini. Ed è, dal nostro punto
di vista, il fenomeno della luce che
nella sua pittura dallo stato primario,
deve poi evolversi a quello splendore
scenico che raffigura il teatro che attira l’attenzione del fruitore. In parti-
colare di quello che comprende la naturale procedura, la facoltosa prestazione di ibridi attori che, tolta la maschera, dopo non sono più nessuno.
Gregorio Mancino, invece per sua carica comunicante innata, dipinge il quadro, lo sente, o, più precisamente, lo
dispone come il suo inconscio alla
finestra della coscienza. La condizione psichica, questa, che lo rende pittore senza maestri perché lui di maestria
nella sua pittura ne possiede a non
finire. Anche il verde ed il rosso interessano a vario modo il dipinto di
Mancino, essi sono la premessa della
speranza e il calore che dona atmosfe-
ra artistica alla sua opera. E così gli
oggetti che poi divengono alfabeto
d’arte nella pittura di Mancino non
subiscono una selezione di utilità,
come si potrebbe immaginare, ma presi
al caso e portati nell’officina della
scena per corrispondere a quella finalità emotiva che fa richiamo di interessante lettura alla sensibilità che scopre la vena della profonda meraviglia
che cova nella personalità creativa del
pittore. E poi ci sono i bambini nella
pittura di Mancino, bambini delle varie parti del mondo dove lui è stato per
prodigi di lavoro i quali - a riguardo specialmente africani - hanno dato tanta
vicinanza corale all’impegno artistico
del pittore. E la qual cosa ci fa dire che
se dalla sua creatività mancassero i
bambini, egli si allontanerebbe dalla
tavolozza senza nemmeno pensarci.
Invece così non è in quanto nella finalità pittorica di Mancino i bambini
sono la continuità della vita, l’espressione della genuinità della fiducia innata che non debbono mai disperdere
per non stordire l’arte di vanità inconsistente: la ragione per la quale le
pitture di Mancini con i bambini si
trovano in diversi ospedali ed altri
luoghi del mondo in quanto esse esprimono l’affettività allo stato puro con
colori che colpiscono la fantasia,
l’immaginario evocativo. Per cui va
detto che nell’opera pittorica dell’artista serpeggia una sottile quanto interessante metafora che cerca di unire
dove l’astio divide lo spirito umano,
che si propone di rallegrare gli abbattuti, di renderli attivi di partecipazione
nella vita dell’uomo. E quanto può sembrare cieco motivo di rivalità solo
l’arte può rieducare allo spirito della
fiducia per la sua stessa natura di essere arte: appacificazione degli opposti
per principio di valori umani dove l’arte è pane per tutti i denti.
Giuseppe Martucci
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ARTECULTURA
Laura
Gregnanin
Nella Congeniale argilla delle
forme la psicologia del senso
La terracotta, questo suggestivo materiale sembra resistere, e con che forza,
alle tendenze di molta scultura contemporanea, sempre alla ricerca dello scarto industriale, dell’acciaio, delle plastiche,
senza accorgersi, invece, di come la
terracotta mantenga caldo il suo spirito
creativo, la sua seduzione nei confronti
della mano e del pensiero. Questo materiale non è indifferente o neutrale, la
sua scelta già implica ancor prima che
una precisa tendenza artistica, un modo
di porsi verso la scultura, uno stato d’animo piuttosto che una scuola. Lo si comprende benissimo osservando i lavori di
Laura Gregnanin che proprio nella terracotta incontra un suo momento di
particolare inventiva. Il suo orientamento è sollecitato dallo studio della figura
umana, del volto, del corpo come emblemi di una enigmatica introspezione che
tuttavia non perde mai il suo contatto
con il piano concreto dell’esistenza. La
scultura dell’artista, quindi, compenetra
con efficacia espressiva il piano della
Dall’alto di sinistra a destra in senso orario: “DONNA NATURA” 2015, terracotta smaltata, cm. 33x33- “IL
SOGNO” 2012, terracotta patinata, cm. 35x35- “GIOVENTU’” 2010, terracotta semirefrattaria, cm. 15x10x10“MEDITAZIONE” 2010, terracotta patinata, cm. 15x10x10- “RIFLESSIONI” 2010, terracotta, cm. 20x15x10
metafora con quello della realtà, esplicandola in un modellato essenziale, di
sensibile tattilità. Da queste premesse
scaturisce una scultura di ricca riflessione psicologica, di incontro tra l’idea
e lo spazio, il pensiero e l’ambiente.
Gregnanin prosegue nella sua ricerca
con sensibilità ed attenzione, astenendosi da sperimentalismi spesso vacui quanto
pretenziosi. Il suo lavoro sembra suggerire che la scultura è un’infinita
compenetrazione della mano e del pensiero volta ad indagare la realtà che ci
circonda per renderla intimità familiare, dimensione visiva e concettuale per
le nostre emozioni. Pertanto un lavoro
di approfondimento culturale, ancor pri-
ma che strettamente tecnico od artistico
e da questo punto di vista si comprende
benissimo quanto importante esso sia
specialmente in un momento storico,
come l’attuale, di smarrimento. Solo partendo da solide basi umane, di interiore
realismo, l’arte in generale, e non solo la
scultura, può rigenerarsi esteticamente
e spiritualmente e di questo Gregnanin
ne è ben consapevole. Da qui la forza
espressiva e la coerente tensione stilistica
e poetica che la contraddistingue.
Le sue forme coinvolgono per lo spessore spirituale che le muove dall’interno, infondendo loro energia pura, limpidezza di intuito e bellezza creativa.
Aoristias
ARTECULTURA
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La Fondazione Puglisi Cosentino e la
Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, presentano, dal 3 aprile al 10
luglio, a Catania, nella sede della Fondazione Puglisi Cosentino, la Breve storia
del resto del mondo, l’ampia personale di
Pietro Ruffo, a cura di Laura Barreca.
“La mostra, allestita in uno dei più affascinanti spazi museali in Sicilia, propone
uno spaccato della realtà storica contemporanea, attraverso gli occhi e la sensibilità di un artista dalla spiccata personalità”: è l’opinione del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e
Mediterraneo, che aggiunge: “La forza
di Ruffo consiste nell’utilizzare tutti gli
elementi base propri della sua formazione
di architetto – il progetto, la carta, il disegno – per dar voce, con opere anche
The strange days
PARMA IN CREATIVITA’
L’arte per un nuovo modello di sviluppo
Pietro Ruffo: Revolution Globe III, 2013
170x170cm H180cm, watercolours on paper
Pietro Ruffo
BREVE STORIA
DEL RESTO DEL
MONDO
tridimensionali, ai grandi temi della storia universale, come la libertà e la dignità dell’essere umano costantemente minacciate dalle insidie del mondo di oggi”.
Breve storia del resto del mondo riunisce
una spettacolare sequenza di opere di grandi dimensioni realizzate dall’artista romano dal 2005 ai giorni nostri. Essa va a
comporre una sorta di viaggio visivo sul
concetto universale di libertà o dei principi liberali nella storia politica dei continenti, attraverso i temi della colonizzazione, delle divisioni culturali, sociali, religiose da cui scaturiscono antichi
e irrisolti conflitti tra i popoli del mondo.
Conosciuto per le sue grandi mappe delle
nazioni, su cui schiere di libellule intagliate a mano e fermate con migliaia di
spilli rappresentano l’idea della libertà,
Pietro Ruffo concepisce un percorso
espositivo suggestivo che guida il visitatore al riconoscimento di alcuni “padriispiratori” del pensiero liberale e costituzionale. Info 095 7152118
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Dal 2 aprile al 15 maggio, in diversi spazi
della città di Parma, sono attesi 45 giorni
di mostre, installazioni, fotografia, architettura e design, video arte, realtà virtuale,
food design, musica: l’Arte come motore
di crescita e trasformazione sociale. L’iniziativa è organizzata dalle associazioni 360°
Creativity Events, Art Company, Made in
Art, Kontainer, con il contributo del Comune di Parma, la direzione artistica di
Camilla Mineo, Chiara Canali, Simona
Manfredi, Federica Bianconi e un’ampia
rete di partner pubblici e privati. L’obiettivo della manifestazione, alla sua prima
edizione, è quello di recuperare la naturale
vocazione culturale e artistica della città,
facendo vivere in modo nuovo e sinergico
gli spazi espositivi, valorizzando la comunità creativa sul territorio e coinvolgendo
in maniera attiva la cittadinanza. "Parma
360 – dichiara Laura Maria Ferraris, Assessore alla Cultura del Comune di Parma
– rappresenta per noi la scelta di investire
su un progetto che nasce dalla professionalità e dal talento di giovani curatrici, dando loro opportunità di esprimersi. In un
mondo complesso quale quello della creatività contemporanea riteniamo importante dare spazio ad una riflessione che invada la città nei suoi molteplici spazi e contesti, affrontando temi di natura estetica
ma anche quelli legati alla partecipazione
nei processi di rigenerazione urbana. La
presenza fin dalla prima edizione di grandi
artisti lascia ben sperare che l'iniziativa
possa consolidarsi nei prossimi anni". In
Piazzale della Pace, insieme al maggiore
artista vivente contemporaneo, MI-
CHELANGELO PISTOLETTO e a Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, con il
coordinamento dell’associazione parmigiana Manifattura Urbana, verrà realizzato il
simbolo del Terzo Paradiso con l’intento
di avviare un processo di rinascita e
rigenerazione urbana in un’area monumentale della città che sta subendo negli anni un processo di incuria e abbandono. Il simbolo contempla al suo interno
nuovi spazi di condivisione e scambio collettivo che verranno progettati e curati da
architetti, associazioni e artigiani di Parma. Palazzetto Eucherio Sanvitale, prezioso
gioiello dell’architettura tardo-quattrocentesca nel cuore del Parco Ducale, internamente affrescato e con un allestimento rinnovato, ospiterà opere dell’artista MAURIZIO GALIMBERTI. L’Instant Artist
presenterà a Parma una serie inedita intitolata Ari DadaKali 2012-2015, a cura di
Benedetta Donato. Attraverso il corpo, lo
studio del nudo femminile e un intreccio
di riferimenti e citazioni, da Giacomo Balla ai fotogrammi di Man Ray e MoholyNagy, Galimberti fa parlare la propria immaginazione. A Palazzo Pigorini, in strada
Repubblica, rivivrà l’archivio del designer
e architetto VICO MAGISTRETTI con la
mostra Archivio in viaggio realizzata in
collaborazione con la Fondazione Vico
Magistretti e Berni Studio di Parma. Schizzi, appunti, fotografie e oggetti d’arredo
illustreranno gli storici sodalizi professionali di Magistretti con alcune delle più importanti aziende italiane di design.
[email protected]
www.parma360festival.it
Maria
Concetta
Cormio
NELLA
POETICA
DELLA
NATURA
Lago di Massaciuccoli 2001, olio siu tela, cm. 40x60
Emozioni 2008, olio su tela, cm. 30x40
La realtà del paesaggio è un fattore o
meglio una dinamica che va ben al di
là della sua storia in quanto genere
accademico e di consolidata letteratura
artistica. Lo comprende bene la pittrice
Maria Concetta Cormio che proprio
nello sviluppo e nell’interpretazione
del paesaggio incontra uno dei suoi
momenti di maggior coinvolgimento
emotivo ed espressivo. Forse persino
più dei volti familiari il paesaggio si
lega alle esperienze individuali di
ognuno e questo fa sì che la tendenza
ad evocare ricordi e momenti del
passato sia nell’uomo una realtà innata
e da questo punto di vista bene fa l’arte
a confrontarsi con questa dimensione
antica e sempre nuova dell’animo
umano. Così la pittrice Cormio avverte
nel paesaggio il giusto momento per
esprimersi e riflettere non tanto la
ragione strutturale di scelte stilistiche
o formali, quanto in primo luogo la
comprensione del proprio mondo
interiore, laddove l’affettività si lega
allo spazio, alla sua storia per quanto
sepolta e dimenticata essa possa
essere. E sarebbe un errore vedere in
questa disposizione d’animo il
rispecchio di un sentimentalismo
d’antan, si tratta piuttosto di una
espressione artistica che intende
essere realtà conoscitiva e che non si
distacca dall’individualità di un
personale percorso esistenziale. Così
in primo luogo nella struttura compositiva Cormio pone in risalto la sua
capacità di sintesi espressiva, la scelta
di una prospettiva che dall’alto pare
abbracciare un determinato luogo,
ambiente e in questo senso la sua
pittura si pone in particolare sintonia
con quel tempo, con quel ritmo
ambientale che quel singolare luogo
caratterizza. In proposito estremamente indicativo è il dipinto Lago
di Massaciuccoli in cui l’atmosfera
lacustre viene colta in una distensione
tonale che si fa pura luce, spazio
meditato ed essenziale, spazio che va
riconosciuto nella sua intima essenza.
Ne consegue un’interpretazione
pittorica priva di orpelli, di divagazioni
narrative, ma ricca di allusioni, in cui il
non detto accentua l’intensità espressiva di ciò che viene visto e
percepito. La pittrice, allora, svela la
sua indole lirica, portata all’introspezione ma al tempo stesso anche
alla lucida tessitura compositiva, alla
esatta definizione dell’ambiente. I
dipinti di Cormio, ispirati alla natura,
alla realtà del paesaggio, lasciano
intravedere una sottile magia che
permea l’insieme delle composizioni
in virtù della quale anche un piccolo
dettaglio, apparentemente insignificante, rivela nella ricchezza
dell’allusione, nel rimando della
metafora il suo valore di bellezza, di
pura armonia. Senza cedimenti al
retaggio della sensazione, al culto
impressionista del puro riflesso tonale,
la duttilità plastica intuita dalla Cormio
svela la sua autentica premessa di
interiore poesia, di limpida e coerente
comunicazione con la sensibilità dell’osservatore. I lavori dell’artista
infondono alla pittura di paesaggio un
senso di suggestione, di tonico per la
vista e per la mente, di implicita
riconciliazione tra uomo e natura.
Aoristias
[email protected]
ARTECULTURA
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Paolo Ghilarducci
NEL GEOMETRISMO FIGURALE
L’INTROSPETTIVO DELLA DONNA
La lettura delle opere fa subito
conoscere il pittore dalla lunga
esperienza che nel rapporto con la
femminilità si domanda con l’interiore della donna, così Paolo
Ghilarducci lascia riassumere la sua
identità di tavolozza. Un dipinto che
dal punto di vista della sollecita
stesura n’esce pulito, illuminato da
quell’energia tonale che dispiega
l’universo. Nel senso che il tocco del
colore riflette quello stimolo di
spontaneità che rallegra di semplicità
e chiarezza la realizzazione che riesce
a manifestare solo il pittore dotato di
24
ARTECULTURA
facoltà innata e provato dalla sua lunga
esperienza dove i contrasti si convengono per accendere nell’opera
l’autocontrollo della poetica. Lo
riassume nell’insieme del soggetto definendo tutta la composizione nella
semplicità dell’eleganza, dello stile
sollecito e cordiale di produzione
pittorica. Una realizzazione dalla spinta
astratto-espressionista, di quella forma
pittorica che, tuttavia, non smarrisce
mai la sua origine di realismo dalla cui
evoluzione poi Ghilarducci caratterizza
la sua personalità d’artista del nostro
tempo. Quel vissuto di tensione creativa
che ha stimolato il pittore ad esserlo nel
rispecchio della figura umana dove la
donna diviene la sua protagonista
ispirativa. Infatti nello spirito di una
siddetta tematica del femminino configura
la sua esistenza come persona di un
sereno equilibrio visivo che dipinge con il
gusto del pittore che rispecchia nel quadro
la spiegazione dell’esistenza. L’aspetto
che denota perché Ghilarducci dipinga la
donna come un desideroso simbolo generativo da cui origina l’uomo e la sua
civiltà che la pittura fa conoscere sotto il
profilo del tempo storico. Un tempo che
ha gratificato di riconoscenza artistica
Nelle sei riproduzioni da sinistra in senso orario:
“Pistillo”, 1999, olio su tela,cm.70x100
“Soffio formale”1998, olio su tela, cm.50x70
“Linfa in superficie”, 1999, terracotta, cm.35x50x20
“Voce interna”,1998, olio su masonite,cm. 50x40
“Dal centro in onda”,1998, olio su tela,cm.70x60
“Ritorno”, 1999, creta cm.60x50x40
coi tanti premi che Ghilarducci si è
aggiudicato per il suo modo di essere
pittore, appunto, pittore di passione e
pertanto disinteressato. Così i suoi dipinti
come le sue sculture si presentano un’eco
di grazia sacrale, dove tutto è tensione di
sentimento e virtuosa realizzazione che
non ammette sconti di tolleranze. Il
catalizzatore del dipinto nell’arte di
Ghilarducci si esprime nella libera
concentricità delle linee o di masse intuitive
allusive a quello che si presenta
l’evocazione nel momento in cui
l’artista realizza la sua opera. L’interiorità compositiva nel dipinto non
asseconda più di tanto il concetto della
regola, quanto quello della poesia che
dona alla sua opera una presenza ed una
lontananza, un passato ed un futuro,
l’assioma dove il non esser sta per
significare il piacere della riconoscenza creativa allusiva e se si vuole
anche palpabile in quanto il dipinto di
Ghilarducci non solo si lascia guardare
con appagante soddisfazione ma anche
tattilmente raggiungere come prova di
fatto visivo reale e non solo allusivo.
Una pittura ed una scultura nel loro
insieme che si domandano e si contendono
la finalità dell’arte, la sua astrazione, a
volte come maschera garbata la quale
elogia la finalità della bellezza artistica.
L’aspetto che per noi Ghilarducci ha
compreso da sempre per iniziare a
dipingere e perseguire la sua lunga
prestazione, la sua energia di pittore
compiaciuto della sua opera.
Marpanoza
ARTECULTURA
25
Umberto Eco
LA MEMORIA MEMORIZZATA
Nello storico libro “Il nome della Rosa”
a percorso intuito del pittore Alberto Venditti
Alberto Venditti: IL GUARDIANO DEI LIBRI” 1984, olio su tela, cm. 90x120
Le affinità tra parola scritta ed immagine sono quasi sempre illuminanti, a volte persino suggestivamente emblematiche, soprattutto
quando la loro imprevista e reciproca attrazione non scaturisce da una comunanza di rapporto culturale, da una identità di percorso
biografico o di riferimento stilistico, queste, infatti, appartengono alla sfera della storia culturale in senso stretto. Esse, invece,
appaiono tanto più esemplari e veritiere quando si configurano impreviste senza in apparenza alcun rapporto che le possa
giustificare, ma proprio qui sta il bel mistero, il giocoso sentire dell’arte e, più del pensiero astratto, dell’emozione.
Forse non si può spiegare in altro modo l’enigma del bel dipinto di Alberto Venditti, IL GUARDIANO DEI LIBRI, che realizzato
nel 1984, pare alludere, per vie fortuite, ma rivelatrici, al bellissimo romanzo IL NOME DELLA Rosa che Umberto Eco pubblicò
nel 1980. L’opera pittorica presenta un’intensa articolazione plastica, la si potrebbe definire scultorea, dai tratti monumentali,
elaborati in una stilizzazione acuta, aspra, che pare rimandare a certi echi della scultura romanica, ai suggestivi rilievi che
decoravano pareti e colonne delle antiche basiliche. In primo piano la figura dura, severa, del Guardiano dei libri a cui si contrappone
il piccolo monaco con la rosa bianca in mano, simbolo di quella libertà interiore ed intellettuale senza della quale nessuna civiltà
o convivenza sono possibili. In questa composizione Venditti dialoga, per così dire, con le ombre ma anche l’energia e la forza
di un passato lontano e nel contempo con l’immaginario di Eco in una sinergia non sospettabile ma che è testimonianza dello
spirito culturale, psicologico di un tempo abbastanza vicino. Quando, forse, ancora, l’arte e la cultura poggiavano su esperienze
concrete e condivisibili, aperte alle loro avventure e sconfinamenti dettati da un’autentica indagine sull’uomo e la sua storia.
Aoristias
26
ARTECULTURA
“IMPROVVISAZIONI MANIFESTE”
DI SUCCESSO CON PAOLA FORTUNA
E 60 FUTURI DESIGNER
Lo scorso 30 gennaio 2016 si è conclusa la mostra intitolata Improvvisazioni manifeste, che ha esposto le
sperimentazioni visive di sessanta universitari di Venezia.
Realizzata in collaborazione con l'Università Iuav e la Fondazione Berengo,
Improvvisazioni manifeste è nata dall'intuizione dell'architetto e visual
designer Paola Fortuna che ha creduto
nel talento e nel dinamismo della classe al primo anno del Laboratorio di
Fondamenti del Design della Comunicazione. Dal pretesto di un concorso
immaginario, gli studenti del corso di
laurea in “Disegno industriale e
multimedia” dell'Università Iuav di
Venezia, sono stati coinvolti nel progetto didattico di reinterpretazione
dell'identità di Glasstress 2015 Gotika,
evento collaterale della Biennale d’Arte
2015. Compito per i sessanta giovani:
ridefinire l'immagine coordinata per
l'evento promosso dalla Fondazione
Berengo e, in particolare, ideare un
manifesto, unità espressiva capace di
testimoniare in maniera inequivocabile
la cultura della società di cui è espressione. Stimolati e supportati dalla docente, i progettisti del domani hanno
accolto la difficile sfida di diffondere
la cultura e l’arte, parlando a un pubblico giovane. Solo a conclusione del
progetto, Paola Fortuna ha riconosciuto i risultati sorprendenti dei lavori e
ha deciso di metterli in mostra.
É nata così Improvvisazioni Manifeste, ospitata per dieci giorni nella galleria Venice Projects / Fenice Gallery
a Venezia. Qui sono stati presentati al
pubblico i nuovi percorsi di comunicazione e i manifesti dei creativi, scelti per comunicare Glasstress e per
rielaborare il linguaggio per l’arte contemporanea. La curatrice della mostra
ha sottolineato la volontà di proseguire nella direzione tracciata, continuando a credere nelle giovani leve e a
combinare insegnamento e professione. «Sono convinta che per fare bene il
nostro lavoro, dentro di noi, ci debba
essere, una sensazione di urgenza.
Questa sensazione la devi provare nei
confronti del contenuto della tua comunicazione, devi avere, sentire, bisogno di trasmettere. - prosegue - Non
è un caso, che alcune delle parentesi
più appassionanti e più forti nella storia del design siano legate a questa
partecipazione del progettista al-
l’idealità che è contenuta nel messaggio. Quindi il messaggio del progetto
di fine corso non poteva essere finzione. Essere partecipi alla coscienza che
esprime il messaggio, da qui nascono
delle grandi intenzioni poetiche. Da
qui nasce questa idea».Come testimoniato da uno dei protagonisti, la sfida è
stata concreta, «è stato un percorso
duro, perché per la prima volta sono
stato messo di fronte a degli obbiettivi
non più solamente scolastici […] le
richieste e i tempi mi hanno fatto mettere in gioco, scoprendo di me stesso
limiti e potenzialità». Paola Fortuna,
calabrese di origine, triestina di nascita e veneziana di elezione, ha scelto la
professione di visual designer, facendo leva su una rigorosa formazione architettonica. I suoi lavori non seguono
una via lineare dal ragionamento all’immagine ma, come racconta la professionista, iniziano con un processo
di “sperimentazione visiva”. L’idea di
partenza si allontana dalle associazioni percettive abituali e viene proiettata
in un contesto diverso, dove inedite
sovrapposizioni possono prendere forma. Nasce così la serie dei suoi
artwork, composizioni grafiche dedicate a prodotti ma che trascendono la
realtà facendo sognare. Ogni artwork
rappresenta un’immagine in cui si condensano una narrazione e una combinazione di riferimenti letterari,
iconografici, culturali. La sua attitudine a sgombrare il campo dagli
stereotipi e a ricombinare le idee da
zero, le ha consentito di affrontare con
successo diverse sfide. Come il progetto “Musei e superamento delle barriere percettive. Il caso delle Gallerie
dell’Accademia di Venezia” che con
l'unità di ricerca Nuove frontiere del
design dell’Università Iuav ha vinto il
Gran Prix, primo premio assoluto al
concorso internazionale IIID Award 2011
dell’International Institute for Information
Design.
www.piufortuna.it
ARTECULTURA
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ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’
uguaglianza/disuguaglianza
etico-sociale nella donna
Per stimolare l’invito alla lettura alle
nostre considerazioni nel rapporto
uguaglianza/disuguaglianza sociale
nella donna, molto provocatoriamente dobbiamo sostenere che la
donna conosca tanto gli uomini e poco
se stessa. E vedremo come e perché
verificando l’opportuno equilibrio
civile e di lavoro. Nella riproduzione
della specie umana nei rapporti sessuali
l’uomo offre il seme (protozoo) e non
si cura d’altro mentre la donna che lo
accoglie nell’utero e lo caldeggia per
nove mesi fino alla nascita del figlio,
viene coinvolta in una serie di
adempimenti che riguardano la gravidanza che pone in pericolo la vita
stessa della madre fino ad una dolorosa
morte in caso di particolari parti.
Bisogna partire da queste naturali
differenze tra i due sessi per poi
intendersi sull’uguaglianza civile e di
lavoro della donna. Per cui senza tener
presente queste naturali diversità
d’accoppiamento generativo i doveri
ed i diritti, ad iniziare dalla famiglia, per
poi passare alle attività lavorative,
sarebbero solo un’approssimata
aritmetica sindacale di ripartizione
retributiva. Nello stabilire il principio
d’uguaglianza tra l’uomo e la donna,
ovvero l’osservanza di un costume
civile o l’orientamento religioso va
tenuto in conto soprattutto l’aspetto
fecondativo della donna ora di marginale considerazione. Infatti di
principio naturale la donna è soggetta
ad adempimenti a cui l’uomo resta
completamente assente. E senza una
siddetta premessa, nessuna uguaglianza
di equilibrio può essere raggiunta. La
donna di principio, per noi, in riferimento alla partecipazione intellettuale e fisica al lavoro, pur concordando sulla paritaria quantità e
qualità di produzione, rispetto all’uomo dovrebbe lavorare qualche tempo
di meno e recepire l’uguaglianza del
medesimo salario dell’uomo. Un gesto
da non considerare una regalia di
buoncuore, ma un diritto che poggia il
suo perché su tutta la natura gestante
della donna che garantisce la riproduzione della vita. Portandoci poi
28
ARTECULTURA
più avanti nel discorso sui ruoli della
famiglia, occorre sostenere che una
madre con figli non dovrebbe lavorare
ma percepire il medesimo salario
dell’uomo fino a quando i figli non
raggiungano la crescita che consente
di farlo. Come fanno tutti gli animali
nell’assistere i propri figli, che li
aiutano fino alla loro indipendenza.
Altro che la barbarie degli asili nido
che distolgono i bambini dal latte
materno e dalla diretta assistenza della
madre che l’ha generato. Gli asili nido,
detto in breve, non socializzano di
spontaneità il bambino ma lo preparano
alla sottomissione inumana speciale
che caldeggia il principio artificioso
dell’ubbidienza all’organizzazione
forzata. Insomma come del resto oggi
avviene quando si favorisce il gruppo,
spesso causa di violenza, senza
predisporre l’adeguato autogoverno
del giovane, nell’approfondire la sua
radice formativa classica, che alimenta
il valore della coscienza dell’uomo
sulle arbitrarie sopraffazioni sociali.
La donna è più generosa dell’uomo di
sua natura, anche se attualmente per
reazione alle sue millenarie sottomissioni, è più suscettibile dell’uomo
quando, ad esempio, ad un semaforo
pretende, d’arroganza, la tendenza alla
sua precedenza. Ma questo è un atteggiamento destinato a scomparire e non
sarà certo a tempo indeterminato.
Necessario è comprendere come e
perché la Donna, Artecultura la ritenga
la “Madre del disarmo”, appunto,
facendo principio alle sue doti e
facoltà di natura in cui l’alimento
poetico nella donna è la vera sostanza
che la differenzia non di poco da quella
dell’uomo. E si deve, appunto, a questa
ascendenza poetica della donna, la sua
raffinata benevolenza di madre indulgente, la sua prestazione disinteressata verso i figli e la libera
famiglia, il suo modo di vivere e di
agire con tutta disinvoltura, affettivamente. Ed anche se è costretta dalle
contraddizioni nella ramificazione dei
legami con la convivenza, per noi è più
intelligente dell’uomo in quanto più
carica di creatività poetica che di natura
si manifesta nei rapporti con la vita. Per
cui essere donna non significa affatto
nata per essere sempre alla dipendenza
di qualcuno o di qualcosa. Questo è un
netto pregiudizio, in quanto la donna nasce
per essere libera di natura nella sua
affettività di madre dei figli, per cui ha
degli stimoli d’intelligenza, di iniziativa,
che sono certamente superiori di umanità
a quelli dell’uomo, più ubbidiente alle imposizioni della guerra, mentre la donna si
desta per sua innata origine come
un’indomabile ribelle.
Per cui a parlare di uguaglianza e
disuguaglianza della donna in senso
etico-sociale bisogna stare molto
attenti. Non si deve dimenticare il
fascino interiore della sua facoltà di
madre, impareggiabile con l’uomo, il
quale in ogni sua circostanza le deve
solo mostrare gentilezza e rispettarla
anche se non è la moglie. Ed anche
quando è la prima volta che incontra
una donna la deve rispettare. E se avvia
un rapporto professionale di lavoro
deve tenere presente la sua idoneità a
tutto - meno il servizio militare - a cui
la donna è negata per la sua legittimità
di natura Madre del disarmo. E la sua
propensione al creativo sia per
l’aspetto scientifico, sia per quello
umanistico, rivela delle anticipazioni
intuitive rispetto all’uomo. Un esempio
che ci lascia comprendere e vale per
tutti. Andando a far la spesa per la
famiglia in un supermercato, a parte la
prontezza nella individuazione del
prodotto, poi si deve tener conto sulla
sua sollecitudine al risparmio, due
fattori sui quali l’uomo rispetto alla
donna arriva secondo, in quanto i suoi
riflessi sono meno sensibili di quelli
della donna. Un esempio che può
sembrare banale, il nostro, ma fatto
volutamente, affinché lo comprendano
tutti, dallo studioso all’analfabeta.
Anche nelle professioni di alta
responsabilità tecnica o di vocazione
culturale in tanti accorgimenti la donna
mostra spesso dei vantaggi in fattori di
sensibilità. E questo si verifica perché
la donna sogna spesso più dell’uomo e
sognando molto, rivela nella mente
che fortifica e approfondisce la natura
del sogno, un senso di consistenza
vegetativa strettamente legata alla
carica di sensibilità mentale nel
rapporto con l’emozione e il suo
collegamento con l’esterno del mondo.
Un mondo in cui la donna mostra tanta
più affettività dell’uomo, una facoltà
di valore sociale che non va dimenticata
affatto quando si vuole eguagliare al
cospetto dell’esistenza la donna ai
diritti dell’uomo. Nella donna vi sono
adempimenti generativi a cui è stato in
sintesi accennato. Essi all’uomo non
passano nemmeno per la testa, appunto
perché assenti nella sua mascolina
esistenza. E se la donna nei rapporti
con la vita mostra esigenze di complimenti più dell’uomo, questo lo si
deve proprio alla sua innata femminilità
di madre. In quanto non esiste
mortificazione peggiore per una donna,
quando per motivi strettamente
personali non può generare figli.
L’aspetto che più la mortifica sin nel
profondo della sua personalità. Fino al
punto che se in un parto difficile non si
possono salvare madre e figli ma solo
uno dei due, tutte le madri che
incorrono in una simile disgrazia
preferiscono la propria morte pur di
salvare il figlio, ed i genecologi che
assistono di professione medica ai
parti della donna, si pensa che abbiano
una lunga esperienza a riguardo.
Così volendo andare alla conclusione
sull’eguaglianza/disuguaglianza sulle
retribuzioni di lavoro della donna rispetto
all’uomo, si direbbe che sia persino
impossibile per le complicanze di
prestazione che differenziano l’uomo dalla
donna. E questo fino al punto di poter dire
che se non vi fosse la facoltà affettiva
che differenzia la donna dall’uomo forse
non esisterebbe nemmeno il genere
umano. Un’affermazione che potrà
sembrare stranamente banale e ridicola,
ma per noi si presenta una considerazione
profonda che ci riguarda molto da vicino.
Per altro non è possibile sorvolare sul
fatto che quando una donna riprende il
lavoro dopo il suo parto, la sua
partecipazione viene mossa da una
superiore spinta di creatività affettiva di
cui il compagno maschio che le lavora
vicino non si accorge di nulla, a parte
qualche soffio di gentilezza d’abitudine.
Invece per la carica poetica del profondo
di cui la donna è dotata di natura più
dell’uomo, dovrebbe esser retribuita più
di lui. Questo, stando ai valori generativi e umani. (Giuseppe Martucci)
"Sindrome
di (via) Stendhal"
Il nuovo appartamento, che occupo da circa due
anni, mi soddisfa per gli spazi e la sua centralità,
ma il palazzo è quasi totalmente privo di inquilini,
e in tutta la zona c’è difficoltà di parcheggio. Per
tali motivi, spesso mi torna in mente la splendida
sistemazione abitativa che trovai in Via Stendhal
a Milano, dove ho trascorso 19 anni, lavorando
sodo e con entusiasmo. Allora avevo un ampio
studio che occupava tutto il seminterrato del
palazzo, mentre al quinto ed ultimo piano usufruivo
di un piccolo appartamento adibito ad alloggio.In
Via Stendhal ho avuto la fortuna di familiarizzare
con le persone lombarde della porta accanto, con
le quali ho intrattenuto rapporti amichevoli. Da
non dimenticare Nino, l’ottimo egiziano cristiano
della trattoria sotto casa, e il simpatico ambiente
umano che passava dal pub accanto. C’erano
però anche persone meno piacevoli e spesso
scostanti, come l’esoso fruttivendolo siculo che,
per una mela ed un pomodoro che pesava, chiedeva 1500 lire o come il lattaio che preparava
anche da mangiare. Da lui scendevo ogni mattina
per la colazione, ma se una sera restavo senza
pane e gli chiedevo una michetta, me la faceva
pagare.Rimembro col sorriso però anche episodi
diversi accaduti in quel periodo. Un giorno, mentre salivo in casa, mi scivolarono le chiavi che
caddero sotto nel vano dell’ascensore. D’altronde le mie mani erano occupate a trattenere diverse
cose, come la bambola Barbie degli anni’60, (bisognosa di farsi segare dal falegname metà del suo
sedere, troppo sporgente per poterla incollare
sulla tela), un giornale e la posta. Per giunta
avendo il cellulare con la batteria scarica, non
potevo segnalare il problema all’Amministrazione dello Stabile; ed in quella occasione il taccagno
lattaio non mi ha concesso di usare il suo telefono
privato. Dopo aver trovato una persona finalmente gentile che mi ha prestato il cellulare, ho atteso
più di due ore l’arrivo del tecnico per recuperare
le mie chiavi, ma finalmente poi rientrai in casa.Un
giorno, quando in quel palazzo ormai eravamo
rimasti in pochi, per via della sua vendita ( il fato
vuole che io abiti per qualche anno in palazzi quasi
disabitati), incrociai in ascensore una signora del
quarto piano. La donna mi chiese: giacché oggi il
riscaldamento non funziona non è che lei ha
manomesso l’impianto della caldaia? Al mio diniego l’arguta milanese rispose che solo io potevo essere stato l’artefice del misfatto, giacché ero
l’unico inquilino che aveva la chiave per accedere
al seminterrato. La mia risposta fu: se un giorno
trovassero un cadavere in cantina sarei io l’autore
dell’omicidio? Ma tant’è.Spero che nessuno mi
considererà un nostalgico per la citazione di questi episodi vissuti, in quanto sono convinto che
il passato ed il futuro siano altrettanto importanti
per chiunque ed a me piace ricordare tutto. Alla
luce di ciò, come dimenticare le visite in quello
studio di Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Gillo
Dorfles e di tanti altri personaggi? Tra l’altro il
longevo critico d’arte triestino mi mandò in studio
una squadra Tv di Telepiù per un’intervista da lui
curata. Eco invece raggiunse il mio studio in
bicicletta e poco dopo mi fece pervenire uno
splendido testo, “Il giardino di Armida”, riguardante le mie ultime sculture di bronzo e le ceramiche.
Antonio Fomez
Turismo-Poesia della Natura
CASERTA
la Reggia
Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal Re
di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e
desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il
confronto con quella di Versailles. Si diede inizialmente per scontato che sarebbe
stata costruita a Napoli, ma Carlo di
Borbone, cosciente della considerevole
vulnerabilità della capitale a eventuali attacchi (specie da mare), pensò di costruirla
verso l'entroterra, nell'area casertana: un
luogo più sicuro e tuttavia non troppo distante da Napoli. Dopo il rifiuto di Nicola
Salvi, afflitto da gravi problemi di salute, il
sovrano si rivolse all'architetto Luigi
Vanvitelli, a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per
conto dello Stato Pontificio. Carlo di
Borbone ottenne dal Papa di poter incaricare l'artista e nel frattempo acquistò l'area
necessaria, dove sorgeva il palazzo cinquecentesco degli Acquaviva, dal loro erede duca Michelangelo Caetani, pagandola
489.343 ducati, una somma che seppur
enorme fu certamente oggetto di un forte
sconto: Caetani, infatti, aveva già subìto la
confisca di una parte del patrimonio per i
suoi trascorsi antiborbonici. Il re chiese che
il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il
parco e la sistemazione dell'area urbana circostante, con l'approvvigionamento da un
nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che
attraversasse l'annesso complesso di San
Leucio. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere
efficiente e razionale.Il progetto si inseriva
nel più ampio piano politico di re Carlo di
Borbone, che probabilmente voleva anche
spostare alcune strutture amministrative dello
Stato nella nuova Reggia, collegandola alla
capitale Napoli con un vialone monumentale
di oltre 20 km. Questo piano fu però realizzato solo in parte; anche lo stesso palazzo
reale non fu completato della cupola e delle
torri angolari previste.
Aoristias
ARTECULTURA
29
IL CORAGGIO SCALIGERO
DI DISILLUDERE L’AMORE
I
re con una
messa in scena di cui, prima di assistervi,neppurec’era riuscito di
farci un’idea.
Ci tranquillizzava il nome
delregista, Jürgen Flimm, a
nostrogiudizio
unodeimigliori in attività, e
la sua mano si
è vista appena si è aperto
il sipario.
Ci siamo trovati al cospetto di un caffè
di lusso, con
avventori in
abiti raffinati
ai tavolini e
Georg Friedrich Haendel ritratto da Thomas Hudson nel 1749.
impeccabilicaGià mandare in scena l’opera barocca merieri al servizio. Ed ecco rivelarsi, uno
richiede coraggio, figurarsi trasformare la volta, i quattro protagonisti: una platinata
in opera un oratorio, il cui habitat ideale e spumeggiante Martina Jankova che insono le chiese o le sale parrocchiali. terpretava Amore, una maliziosa Lucia
All’opera barocca non bastano orchestra Cirillo che rappresentava il Piacere, un
e voci, occorrono scenografia e regia, aggrondato Leonardo Cortellazzi a esseanche se di quest’ultima in molti casi, visti re il Tempo, e la fantastica “baroccara”
i risultati, meglio sarebbe fare a meno e (la definizione è sua) Sara Mingardo nel
collocare i cantanti davanti ai leggii. ruolo beffardo e canagliesco del DisinMettere in scena il melodramma, salvo ganno.
È un torneo, da una parte Tempo
volersi dedicare alla reinvenzione dell’acqua calda, richiede l’intelligenza del e Disinganno, dall’altra Piacere, impari in
mestiere, ma per l’opera barocca il guiz- partenza, due contro uno per convincere
Amore, che è tal quale Marylin Monroe
zo di genialità è sempre bene accetto.
C’è stato perciò di che rimanere in “Quando la moglie è in vacanza”. Ma
sbalorditi trovando in cartellone alla Sca- il Piacere sa giocare le proprie carte, è
la Il trionfo del Tempo e del Disinganno, seduttivo, promette appagamento tangioratorio a quattro voci composto nel 1707 bile. Per gli altri due è come dover
da Georg Friedrich Handel (1685-1755), scavare la pietra a forza di gocce, ma lo
partitura certo nobile, ma da movimenta- fanno con tenacia, mentre il caffè si
30
ARTECULTURA
anima, escono coppie dall’apparenza
gaudente ed entrano processioni di misteriosi individui che sembrano avere
sbagliato porta, mentre lungo il bancone
del bar viene improvvisata una sorta di
sfilata di moda discinta animata da tre
modelle di coscia lunghissima.
Il Piacere sa come proporsi, ma
Amore è preso dal dubbio, la sua arma è
la bellezza, e anche in quella testolina di
pupattola non può non entrare il concetto
che la lima del Tempo sarà implacabile
nel sottrargliela giorno dopo giorno, lasciandola in balìa dei veleni della consapevolezza, cioè preda del Disinganno, al
punto che comincia a cedere, e a convincersi che il Piacere è troppo effimero per
potere basare sulle sue lusinghe l’intera
vita, mentre Tempo e Disinganno incalzano con spietatezza, e ottengono il massimo risultato possibile. Amore infatti si
spoglia degli abiti evidenti e del platino
della parrucca e dei gioielli, e finisce in un
saio monacale che ne annulla ogni traccia
di leggiadria. Mentre il Piacere si ritira
sconfitto, Tempo e Disinganno celebrano
il loro trionfo e il caffè si spopola, le luci
si attenuano, i tavolini perfetti vengono
sparecchiati per ospitare le sedie rivoltate, finendo per apparire non più voluttuosa nicchia di fermenti, ma osteria in
disarmo.
Che dire. Flimm è grande, i cantanti sono stati all’altezza, il direttore
Diego Fasolis magistrale nel dirigere l’orchestra a ranghi ridotti e dotata di mezzi
specifici, dagli strumenti d’epoca dei
musicisti ospiti alle corde degli archi sostituite dal budello di chi appena il giorno
precedente aveva suonato in Rigoletto.
Quanto al pubblico, il Barocco non è
facile, qualcuno s’è arreso all’intervallo,
qualche altro sbuffando borbottava di
“pizza pazzesca”, ma la maggioranza ha
applaudito a lungo e con convinzione.
Giovanni Chiara
Umanità poetica - Costume poetico
“La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni”
Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della
poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione.
Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio
la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere
divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli
Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali.
RAGIONI VENUTE MENO!
L’AMICIZIA
AFFLIZIONE
Orchestre stantie che tuonano
all'alba dei marosi morti
stanche ed annoiate vanno
per il verso che non concede tregua
a chi veglia tardi
le spoglie dei più che sono
vicini alle soglie rupestri
di anfratti tinti di neve
sporca e fragile
attorniata da antichi cantori
rivedo le orme ormai spurie
di soggetti fuori moda
ancorati agli ultimi flutti
di motivi recisi
senza più scampo alcuno
accanto alle membra maciullate
dal contesto reso vano
del risibile e recondito
angolo di pace
ormai buttato alle ortiche
donde senza spazio alcuno
viandanti si affannano
a cercare verità venute meno
coi discorsi di sempre
non si cava fuori neanche
un ragno dal buco
nonostante si creda
alle possibilità che caduche
ritornino alle origini
andando a schiantarsi
alle pendici di fatti
così grandi e robusti
che spaccano in mille rivoli
le ultime ragioni.
Salvatore Rizzi
L’amicizia è un abbraccio di anime.
Pensavo di modellarti
ma portavo solo polvere
desideri, illusioni e sogni.
Quando formo la mia vita
a immagine del tuo cuore,
sento fuoco, verità e pace.
Nei colori oro e rosso del cielo,
il volo delle rondini
parla di meraviglie.
Non fermiamo il tempo,
non disprezziamo la vita;
cerchiamo insieme
l’amore di Dio.
Nell’aria, un abbraccio fraterno.
Si rompa il silenzio
e Dio ci ascolti.
Concetta Maria Cormio
Ho cercato di lenire
l’altrui dolore... mentre
il mio, dentro, mi rode...
ancora l’anima bella...
Perché?
Eppur negli occhi ho letto
e nelle labbra altrui
il bene fatto... che farò!
Ama... il prossimo tuo
più di te stesso...ama..
ma io non mi amo...no:
c’è sempre chi mi ferisce.
Forse non so più capire
chi mi ama e mi stupisce.
Perché
Tu Poesia...amata...
vita della mia vita
accompagnami di là
dove male più non c’é!
...sai...sai...perché
Calogero Di Giuseppe
LA TERRA
In una verdeggiante pianura
tra campi e pascoli fioriti
bianca fattoria ...
Pollai, scuderie, ovili
stalle per le mucche
cavalli al pascolo
pecore che belano.
I contadini lavorano la terra,
mi piacerebbe esser tra loro
produrre e formaggi e salumi!
Dietro la bellezza della natura
si nasconde l’amore,
la fatica di chi ne ha cura.
Daniela Balocco
IN ME
Diurna luce
blanda trascolora
tra miti braccia di tenebra
Non temo il buio
Oltre l’opaco scorrer della notte
il mio pensiero
cerca sogni impossibili
Sembra vincere il tempo
dialogare col tutto
e la finzione ha gli occhi
d’un amore puro
Maria Teresa Mosconi
MAMMA
La mamma vien mangiando
e come un fiore,
è bello
anzi bellissimo!
Alla sera, mi vien vicino
a fa le coccole...
ti vuole tanto bene
ti accarezza
ti abbraccia.
E’ meravigliosa!!!
Silvia Gambarelli
DORMIRE
Sonno caro, sereno...
Dormo e vivo tanto
fra i miei sogni!
Caro sonno, amico silenzioso.
Enrico Carlo Straulino
IRONIA
Volevo fare l’affarista
ma mi sono trovato gabbato
così decido di voler viaggiare
ma perdo l’orientamento
e vado a dormire per
risvegliarmi dopo
la partenza
Impossibile
accontentare tutti
ognuno è se stesso
e gli altri non ci sono
io sono sordo
e mia moglie è cieca
così quando ci chiamano
io non sento e lei non vede
un’armonia senza l’orchestra
insomma solo indifferenza alle
macerie dei bombardamenti
dove a scuotere la testa è solo un
mesto pulcino orfanello sopravvissuto
Giuseppe Martucci
ARTECULTURA
31
Antonio
Cellinese
La forma
e la poetica
Nell’articolarsi della sua produzione
artistica in questo mese di maggio
2016 il pittore Antonio Cellinese, di
cui da qualche tempo ci occupiamo,
presenta una facciata di casa in
prospettiva dalla curiosità dei materiali
di costruzione corrosi dal tempo, e
che, appunto, intitola il dipinto
:”L’INGRESSO DEL TEMPO”.
Una metafora che vuole significare
come il pittore nel ruolo specifico del
colore presenti una facoltosa poetica che
fa spontanea armonia, con la sua raffinata
sensibilità. Essa esprime nel dipinto in
proposito una elaborata visione cromatica
e spaziale che induce la mente a riflettere
sulla natura dei materiali i quali mostrano
come il tempo incida e consumi l’estetica
della sua realizzazione storica. E quello
che più sorprende è il volto della sabbiatura
tonale con cui è stato realizzato il dipinto.
Un dipinto che nel contesto della sua
architettura sembra alludere ad un
ingresso di porta sulla quale sostano anche
delle persone. Sensazioni, o meglio,
impressioni,ovviamente mutabili. Ma che
evocano l’incidenza del tempo, lo sfinirsi
di millenarie civiltà.
Marpanoza
Antonio Cellinese
“L’INGRESSO DEL TEMPO”
Tecnica mista
Antonio Cellinese
“MAESTRIA INTUITIVA”
Tecnica mista
32
ARTECULTURA
CCarlo
Cimminelli
Enigmatico
Eruzionegeometrico
tonale
Nell’infinito mondo del silenzio la
geometria può generare armonia, del
resto la creatività pura se non si libera da
tutte le ramificazioni ed ombre di pensiero,
si blocca e non crea più nulla. Insomma
una condizione mentale che si lascia
osservare da molti lati ed aspetti in cui la
teoria del colore in tutte le sue tensioni e
densità diviene il rispecchio della nuova
forma che appaga di equilibrio compiaciuto l’operatore. E qui si pensa che
Carlo Cimminelli, che si sta introducendo nel mondo dell’immaginario
per rilevare le stranezze della sorpresa,
per davvero si diverta a calligrafare tanti
cubi per opposte tinte tonali quasi da far
di ritenere che la geometria, quella di
Euclide o di Einstein, possano essere
nell’inconscio del pittore. Essere, quindi,
dei motori di spinta creativa che poi
divengono quell’armonia visiva che si
gusta a guardarla senza accusare
stanchezza, ma, al contrario, la si continui
a guardare affinché dalla curiosità si
possa scandire il piacere del desiderio
che rende liberi solo esercitando la mente
ad essere sempre più se stessa: una
continua meraviglia.
Marpanoza
Carlo Cimminelli
“GIOCHI DI COLORI GEOMETRICI”
Acrilico su tela, cm. 40x50
Michele
Giannattasio
Nel sentimento
dell’evento
In questa espressiva composizione che
presenta il pittore Michele Giannattasio
si ha modo di rilevare la forza cromatica
ed il dinamismo della tecnica. Per l’artista
l’opera d’arte in sé stessa, la sua
realizzazione, sono frutto dell’intuito e
dell’energia interiore, e si pongono al di là
di qualsiasi astratta progettualità.
Giannattasio è di origine partenopea e
pertanto una spinta dose di creatività è in
lui innata e questo lo porta a concepire la
figurazione in senso moderno con un
vigoroso richiamo alle ricerche dell’Espressionismo che poi trasfigura,
modella, facendo riferimento al suo
universo di valori, ai ricordi che sin
dall’infanzia sono presenti nel suo
inconscio. La concreta realizzazione ha
un battito di limpido automatismo, quasi
che la forma si configuri simultaneamente
ai suoi occhi, mentre la mano
febbrilmente traccia disegno e colore e
del resto se si vuol veramente comprendere la pittura dell’artista occorre
rendersi sconto come nell’acquerello,
nell’abbozzo, nello schizzo rapido,
essenziale, queste sue doti di fulminea
creatività risaltino con lampante evidenza.
Il linguaggio poetico-visivo di Giannattasio
imprime nuova forza all’immagine, la
rigenera oltre il gioco di stilizzate ed
abusate metafore lontane dalle cogenti e
vitali esigenze dell’esistenza e della storia.
Marpanoza
Michele Giannattasio
“CASE RISORTE”
Olio su tela
Silvana
Testa
Luisa
Visconti
Gianfranco
Rontani
Itinerari
ignoti
Atmosfera
di natura
Una storica presenza
pittorica del XX secolo
RSi
Il mese di maggio nei dilemmi degli
orientamenti artistici, e non solo, pone
già un tempo di vacanze ed in modo
particolare per coloro che amano
dipingere i volti della natura. Per detti
artisti si fertilizza la memoria a
dipingere la poetica del verde come si
osserva nella pittrice Luisa Visconti
che Artecultura segue da tempo.
Appunto, per la sua versatilità allo spazio
aperto, alla campagna, al campestre,
alla montagne con i loro vari orientamenti
di visioni e di costumi contadini. Così la
“BAITA D’ESTATE” che presenta questo
mese la pittrice, a parte il ricordo oggettivo
del luogo, viene ad essere ispirazione
della pittrice proprio in virtù dei sui stimoli
creativi. La baita diventa così un luogo di
richiamo dai diversi momenti, a parte
l’incanto del verde che la circonda e la
veste di primavera, diviene anche
l’occasione di un riparo in caso di
temporali o di pernottamenti programmati
con l’incanto celeste delle stelle che
appaiono diverse di come si possano
immaginare da altro luogo abitativo. Per
cui l’acquarello della Visconti può
esprimere anche un ritmo distensivo di
nostalgia che fa bene tanto alla mente
quanto alle strutture fisiche della persona.
Una pittura pertanto voluta dalla
spontanea armonia non solo visiva,
estetica, ma anche psicologica. E la
vicinanza dell’artista, della persona, alla
terra, significa, appunto, moltissimo.
Marpanoza
Gianfranco Rontani è un Maestro
che lavora di passione. Una costanza di
tavolozza che si interroga tra la donna e
la finalità dell’esistenza tutta. Quindi
una pittura propositiva che spazia la sua
espressione artistica dalla Divina
Commedia al Carnevale di Viareggio,
alla donna al floreale della natura di cui
Rontani è uno studioso, forse, senza
accorgersi. E per meriti artistici si
aggiudica anche il titolo di Cavaliere
della Repubblica. Si è così a cospetto di
una personalità dalle molte intuizioni che
nel loro insieme tessono una struttura
pittorica nella quale il dato culturale
risulta l’embrionale premessa di tutta la
sua produzione artistica. Per cui anche
i suoi riferimenti ispirativi sulla donna
sono voluti dalla propulsione umana che
vibra la sua tensione spirituale. L’energia
con la quale asseconda la sua vitalità
pittorica di Maestro del XX secolo.
Marpanoza
Un cumolo di libri sospesi nello spazio che
si immagina un po’ come una forma
d’aquila interessata a salire gli spazi del
cielo. Un desiderio di conoscenza, diremo
quasi certamente, per chi conosce gli
orientamenti pittorico-culturali della
pittrice Silvana Testa che dipinge in
metafora “IL VOLO DELL’AQUILA”.
Un desiderio sempre manifestato dalla
pittrice assetata delle più diverse letture
soprattutto ad orientamento scientifico.
Ed i libri dipinti, sparpagliati a casaccio
che poi solo per caso alludono ad una
forma d’aquila, divengono il ritratto psicologico dei desideri artistico- culturali
della pittrice. Poi la forma spontanea che
riveste il dipinto spinge a domandarsi sul
profondo significato che la pittrice
conferisce alla sua ricerca pittorica in
orientamento di volo spaziale e pone in
evidenza ancor di più quali siano le
propulsioni creative della Testa, le sue
finalità conoscitive che la rendono una
instancabile ricercatrice dell’emozione
che libera il soggetto dalla pesantezza di
certi mestieri e consuetudini. Da questo
punto di vista la sua finalità complessiva
è tanto protesa a voler penetrare l’ignoto,
forse, per eliminare tutto quello scompenso
che questi sofisticati tempi burocratici ci
fanno vivere. Una missione alla ricerca
del vero equilibrio.
(Marpanoza)
Silvana Testa
“IL VOLO DELL’AQUILA”
Tecnica mista
Segromigno di Piano (Lu)
Cell. 3349020404
Artecultura tel. 02-864.64.093
Gianfranco Rontani
“DONNA FRA DUE SCALE”
Olio su tela, cm. 30x40
Luisa Visconti
“BAITA D’ESTATE”
Acquerello cm. 36x51
Michele Giannattasio
“STRUTTURE-POST”, Olio
ARTECULTURA
33
Tano Mallia
COLORI E SEGNI D’ASTRATTO
Originario del lembo estremo della
Sicilia sud-occidentale, e più precisamente del suggestivo paese di
Pachino, Tano Mallia, oltre a svolgere
un’intesa attività di documentazione
storica e culturale nel contempo è
anche un versatile pittore, con una
profonda inclinazione all’approfondimento espressivo, psicologico
della pittura stessa. Il suo linguaggio
si orienta verso soluzioni di elegante
astrazione organica, ossia nel senso
che non sottostà a schemi e manierismi
ma si nutre di quell’impulsività, energia
inventiva e creatrice che infonde
all’opera la sua vitalità. La radice di
questa tendenza è nella realtà del
movimento che, infatti, non può essere
narrato, ma creato, frutto di quell’interiorità che capta per esperta
intuizione l’evolversi di un segno, il
generarsi di uno spazio, lo slancio di
una forma, appena accennata. Segni,
quindi, che nel loro roteare si fanno
spazio, profondità non tanto prospettica quanto mentale. La pittura di
Mallia si colloca in una sfera effettivamente sperimentatrice, è una
sfida all’ignoto, una presa d’atto diretta
dell’imponderabile a cui cerca di dare
una fisionomia visiva. Da questo punto
di vista le esigenze formaliste di uno
stile definito, compiuto, passano
neces- sariamente in secondo piano
essendo dirimente per comprendere
la pittura di Mallia quella sua cogente
urgenza, diremmo, espressiva che lo
spinge così tenacemente ma invin-
34
ARTECULTURA
cibilmente a collocarsi creativamente
al di là di orizzonti estetici consolidati.
I suoi dipinti si possono definire come
veri e propri saggi d’azione, di vibrante
dialettica tra primo piano e sfondo
che tende a sfumare, a divenire sempre
più impercettibile, appunto perché
l’artista considera lo spazio una realtà
coinvolgente e totalizzante che solo
l’arte può effettivamente comprendere, esplorare. Interessante nelle sue
composizioni è il filtro della luce che
quasi nascosta in una densa oscurità
poi sembra trapassare, leggera e fioca,
la densità della materia, il lato oscuro
della realtà, visibile ed invisibile che
sia. Il linguaggio del pittore acquista
pertanto un tono dinamico e meditativo
al tempo stesso, quasi che il pensiero
e la conseguente immagine che ne
scaturisce risiedano nella prontezza
dei riflessi, nel fondersi in quello
slancio vitale che così efficacemente
il filosofo Henri Bergson aveva
tratteggiato nella sua importante opera
“Evoluzione creatrice” con cui, a
nostro avviso, Mallia sembra avere
qualche assonanza. E infatti per Mallia
immagine e concetto sono organicamente compenetrati nella realtà
del movimento e del loro manifestarsi
repentinamente nel tempo e la pittura,
allora, con il suo accogliente gestualismo, ne intuisce percorsi e
sviluppi. Ma il gesto-segno di Mallia
non è mai arbitrario, irrazionalità pura,
è sempre l’incipt, sospeso o continuo,
di un possibile percorso geometrico,
richiamo, allusione ad una realtà
esistenziale che potrebbe sorgere
all’istante, come disfarsi un secondo
dopo. E se oggi, si vive nell’epoca
dell’incertezza non solo sociale, ma
anche documentata dall’indagine
scientifica, è comprensibile che i
pittori più sensibili si pongano in
particolare sintonia con lo spirito del
loro tempo e lo testimonino nelle
opere. Da queste premesse culturali
nasce e si sviluppa l’arte di Mallia, la
sua acuta vena creativa, la realtà critica
della sua poesia cromatica, così ricca
di suggestioni, senza virtuosismi ad
effetto, ma con il desiderio, tramite il
dipingere, di conoscere la realtà, di
entrare nella perennità del suo mistero.
Da queste curiosità nascono le vere
emozioni, quelle che poi un artista
trasfigura nella visione delle sue
immagini, così attentamente pregne di
quel sogno immaginifico che, però,
dietro lo scenario dell’apparenza, è in
realtà la vera quintessenza della vita.
Marpanoza
LIBRI
a cura di Aoristias
Giorgio Vasari, VITE
A cura di Barbara Agosti -Officina Libraria
Le Vite di Giorgio Vasari, personaggio
eclettico del Rinascimento, pittore,
architetto e scrittore, vennero pubblicate
per la prima volta a Firenze nel 1550, e
costituiscono la pietra fondativa della storia
dell’arte come ancora oggi la intendiamo,
nei suoi strumenti e metodi essenziali.
L’opera è ritenuta la prima raccolta moderna
e sistematica di biografie artistiche: più di
160 i personaggi descritti, tra architetti,
pittori e scultori. Con le Vite lo scrittore
aretino è da considerarsi l’iniziatore di un
genere di successo, quello della biografia
legata all’arte.Barbara Agosti, che insegna
Storia della critica d’arte all’Università di
Roma “Tor Vergata”, è l’autrice del volume
Giorgio Vasari. Luoghi e tempi delle Vite,
ristampato da Officina Libraria dopo il
successo della prima edizione, in una
versione riveduta e aggiornata, disponibile
in libreria dal 17 marzo. La studiosa segue
il filo dell’attività del pittore aretino sin dai
primi anni della giovinezza, nei diversi e
molteplici contesti italiani, considerando la
sequenza dei viaggi, i rapporti con i
committenti (i Medici o i Farnese, ma
anche ordini religiosi, collezionisti e
mercanti), gli amici, il mondo degli umanisti
e dei letterati (Pietro Aretino, Andrea Alciato,
Annibal Caro…), i tempi e i modi di lavoro,
e fa così luce sulla maturazione della
dirompente impresa storiografica vasariana,
sulla sua impostazione e sulle sue ragioni
critiche. La prima edizione dell’opera, vera
innovazione in campo letterario, concepita
dal Vasari in un momento precoce del suo
percorso, fu profondamente rielaborata rispondendo a differenti criteri e aspirazioni
- in vista della seconda edizione notevolmente ampliata nel 1568, ormai del
tutto allineata ai valori del principato
mediceo.Vasari, infatti, si dedica alla stesura
della nuova versione delle Vite durante
l’ultima stagione trascorsa alla corte
fiorentina, quando si consolida la sua
posizione di regista della politica culturale
di Cosimo I, con il coordinamento del
grande cantiere architettonico e decorativo
di Palazzo Vecchio, la fabbrica degli Uffizi,
la strumentalizzazione del culto di Michelangelo appena scomparso, e “quella
grande operazione di riduzione all’ombra
dell’assolutismo granducale della tradizionale anarchia degli artisti che va sotto
il nome di fondazione dell’Accademia del
Disegno”, secondo una memorabile
definizione di Giovanni Previtali.
Mario Vespasiani, MARA AS MUSE
Col secondo libro fotografico dal titolo Mara
as Muse, Mario Vespasiani (1978) prosegue
la ricerca nella fotografia con una selezione
di immagini in bianconero, scattate nel corso
del 2015 a una giovane donna, Mara, con
l'intenzione di trasmettere ciò che sovente
anticipa il processo creativo, nel quale una
ragazza "normale" assume le vesti di Musa
per la capacità di ispirare e influenzare la
ricerca artistica. Se negli ultimi anni la figura
della Musa sembra essere sparita dalla pratica
intuitiva degli artisti, Vespasiani con
l'imprevedibilità che gli appartiene, se ne
riappropria dando vita al susseguirsi di storie
che in ogni scatto si espandono in più direzioni
per diventare punti di partenza di altre opere
e altri racconti. Essenziali sono gli sfondi e le
dinamiche descritte dai movimenti eppure
permane qualcosa di magico e senza tempo
e qui, incurante delle suggestioni odierne
Vespasiani immortala questo incontro,
mostrando una donna che incarna pensieri in
libertà, riflessioni eccentriche, spazi selvaggi
che diventano parte viva dell'opera. Ogni
scatto conduce dunque oltre le rotte battute,
per inseguire profumi insoliti ed esperienze
possibili solo a chi si concede alla scoperta,
tra l'equilibrio della composizione e la
raffinatezza del linguaggio. In questo incedere,
la bellezza non si consegna mai alle lusinghe
della seduzione. info www.mariovespasiani.it
Enrico Ratti IL TACCUINO
DEI DANNATI - Gilgamesh Edizioni
Con una scrittura personale ed originale,
compenetrando argutamente aneddoto e
documento storico Enrico Ratti, laureatosi
nel clima effervescente e creativo del Dams
di Bologna, traccia un profilo brillante e
coinvolgente di importanti personalità
letterarie della Francia del XIX secolo:
Baudelaire, Verlaine, Rimbaud. Nello
sviluppo di una esposizione vivace l’autore
scava nella vita degli scrittori presi in
considerazione mai separandola dalle
contraddizioni sociali ed esistenziali che
l’hanno contraddistinta. Amalgamando fiction
e storia oggettiva, ne esce e una lettura
appassionata, una ottimale introduzione per
chi voglia avvicinarsi e scoprire il mondo
culturale ed interiore di tre straordinarie
figure della letteratura di tutti i tempi.
Stefano Iori, LA GIOVINEZZA DI
SHLOMO - Gilgamesh Edizioni
Stefano Iori esplora il tormentato ed eterno
rapporto Padre Figlio dal punto di vista di
Shlomo Batai, ragazzo israeliano nato a Tel
Aviv alla fine della Guerra dei Sei Giorni. Il
racconto fa perno sulla sfera di sentimenti
profondi che sorgono dalle circostanze
drammatiche della vita di Shlomo in
apparenza in preda agli eventi, in realtà
capace per vie misteriose di dominarli e
vincerli.
CONCORSI
CIFA e FIAF annunciano la 5^ Biennale Giovani Fotografi prestigioso
concorso di fotografia per under 30
e scuole
Invio materiali entro il 15 luglio 2016.
Cerimonia conclusiva il 17 e il 18 settembre 2016
presso CIFA di Bibbiena dove le mostre rimarranno allestite fino al 13 novembre. La 5^BIENNALE
DEI GIOVANI FOTOGRAFI ITALIANI ha lo
scopo di fornire ai giovani fotografi italiani e alle
scuole di fotografia una vetrina importante in cui
mostrare ed esporre i propri lavori e progetti.
Tema della biennale di quest’anno è CONTAMINAZIONI. La contaminazione viola le regole
prestabilite con la sua forza rivoluzionaria carica di promesse, presagi, ambiguità. Al significato anche negativo del termine (inquinamento,
infestazione, contagio, perdita della forma pura)
si accompagna l’idea di incrocio, sovrapposizione,
mescolanza di generi, fusione di elementi tratti da
forme diverse. Le declinazioni possibili sono tante e prendono corpo dall’analisi della realtà in cui
viviamo: si mescolano e si rinnovano le professioni, le famiglie, gli ambiti artistici, le prospettive,
l’immagine del sé e del rapporto con gli altri. La
Biennale Giovani Fotografi è divisa in due differenti sezioni: Sezione per giovani fotografi e Sezione per le scuole di fotografia. Info:
tel.+39.02.84560801
www.centrofotografia.org
“PREMIO NAZ. DESIGN NAUTICO”
Camera di Commercio di Pescara Scadenza 15 maggio 2016
Con il Premio Nazionale Design Nautico, concorso di idee e progetti alla sua seconda edizione, si
vuole dare un riconoscimento ai progetti di design
più significativi ideati da professionisti e studenti
che operano su tutto il territorio della comunità
europea, con la finalità di premiare i migliori tra
quelli che arriveranno all’attenzione del Comitato Organizzatore.Oggetto della seconda edizione
del concorso di design è Natante da pesca e da
passeggio entro i 7 metri.Il Concorso è aperto,
con partecipazione a titolo gratuito, a tutti i
professionisti e gli studenti, operanti nel campo
della progettazione e del design su tutto il territorio della comunità europea ed è distinto in 2
categorie: studenti e professionisti.I concorrenti,
sia singolarmente che in gruppo, purché ne sia
specificato il responsabile, possono partecipare
con una sola proposta. Info T. 085 45361
“PREMIO Giancarlo e Marialuisa SPONGA”
Associazione Arte&Arte
Scadenza 31 maggio 2016
Scopo della manifestazione è mettere in evidenza
e divulgare la fiber art, come mezzo espressivo
dell’arte contemporanea. Con il tema della mostra “Tessere sogni” si vuole riportare l’attenzione al fare artistico proprio della textile art. L’invito rivolto agli artisti è quello di pensare e
realizzare artisticamente un sogno, un desiderio.
E se la definizione di TESSERE rimanda all’atto
di intrecciare al telaio i fili della trama con quelli
dell’ordito, per fare una tela o un tessuto, parallelamente idee, fantasie, capacità, desideri, passioni, gioie e tristezze, si intrecciano nella
quotidianità creando la vita.
Info 031 307 118 -- [email protected]
ARTECULTURA
35
La Donna
MADRE DEL DISARMO
XLIV Edizione di Poesia Pace. Scadenza 15 luglio 2016
Riflettere sull’affettività di una madre stimola la fiducia
Aderire alla nuova rassegna poetica indetta da Artecultura, significa alimentare lo stimolo della fiducia che domanda
ed appaga d’equilibrio la persona nel rapporto con se stessa e la convivenza. Nell’affettività di una madre vi è la fonte
...LIBRI....LIBRI..
originale della Poesia della natura, energia creativa perchè riflettendo su di essa si comprende meglio e più
all’origine come diventare persone del necessario autocontrollo senza contraddirsi e pertanto di trascendere con gli
aspetti particolari e generali della vita singola e di moltitudine. Tutte le Donne sono uguali MADRE DEL DISARMO.
Pertanto l’adesione a la Donna MADRE DEL DISARMO comporta la collaborazione diretta del tuo componimento
poetico che faccia specifico riferimento sulla personale riflessione, affinché nell’insieme del confronto con le altre
collaborazioni, si possa delineare di chiarezza culturale il perché della Donna MADRE DEl DISARMO.
Poesia: l’adesione all’annuale nuova iniziativa la Donna MADRE DEL DISARMO può essere effettuata
tramite 1 (uno) componimento che non superi i 35 versi per essere accettato e pubblicato con qualche riga
di commento (non più di 5) sul suo perché da riprodursi a fondo pagina dello stesso componimento.
Saggistica: l’invio di 1(una) sintesi saggistica (corpo 10 che non superi le 25 righe A-4 per essere accettata
ed inserita esclusivamente in formato DOC nella nuova antologia 2016. In modo che il breve saggio nel
confronto con altri sia di stimolo culturale ai fini di una libera “Cultura per la pace”, seminato non-violento
per un Costume poetico che renda i giorni più sereni al cammino dell’uomo. Partecipa e fai partecipare!
Regolamento
1) L'adesione alla XLIV Edizione di Poesia Pace dal tema la
Donna MADRE DEL DISARMO è gratuita.Si aderisce con
1 solo componimemto poetico o saggistica in duplice copia
firmate anche di autografa. L'iniziativa si autogestisce nello
spirito di Artecultura orientata all’equilibrio della convivenza.
2) Sono invitati quanti si sentono impegnati nella poetica ricerca
della Pace, ideale di ogni libera persona umana. L'iniziativa non
assegna premi di classifica e gli Autori delle liriche o dei saggi
formalmente prescelti per l'inserimento nel volume antologico
"Cultura per la pace" 2016 riceveranno il Diploma di solidarietà, ed una riproduzione artistica della copertina del volume.
3) Alla consultazione dei componimenti è preposta, a solo titolo
di verifica formale, una Commissione di varie attività sociali.
4) La presentazione del volume sarà a fine novembre in data e
luogo opportunamente comunicati come per le passate edizioni.
5) Al ricevimento dell'esito dell'adesione l'Autore aderente s'impegna a comunicare il numero delle copie del volume che intende
acquistare, al costo economico di Euro 5 al volume a parziale
sostegno di realizzazione ed il restante del volume a collocazione gratuita particolarmente nelle scuole ed ospedali.
Alla presentazione del volume La Donna Madre del Disarmo
2016 gli Autori aderenti sono tenuti ad essere presenti o delegare
persone di loro fiducia per il ritiro dei volumi ordinati e il dovuto
per regolamento, impossibile a domandarli nel tempo.
Poesia,
una
sola
ogni
aderente,
spedita
duplice
copia
6) 6)
Poesia,
una
sola
perper
ogni
aderente,
vava
spedita
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duplice
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Segreteria
c/o
Artecultura
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Ciovasso
firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura - Via Ciovasso
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o servirsi
dell'indirizzo
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Saggi, 1 (solo
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aderente)
vanno
inviati
esclusivamente
per
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1 (solo
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vanno
inviati
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per via e-mail all’indirizzo: [email protected]
le Scuole
si richiede
di componimenti
a firma
PerPer
le Scuole
si richiede
l'invio dil'invio
componimenti
a firma collettiva
modo la
dapiù
favorire
più ampia
presenzanel
scolastica
in collettiva
modo da in
favorire
ampialapresenza
scolastica
nuovo
nel nuovo volume antologico. Simboliche Borse di studio
volume antologico. Previste simboliche Borse di studio
7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale
7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale
ispirazione e composizione ed attinenti al tema Costume Poetico
ispirazione e composizione ed attinenti al tema la Donna MADRE
per il Disarmo nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni sono
DEL DISARMO nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni
accettati solo con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela.
sono accettati con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela.
Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi.
Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi.
8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali
8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali.
9) In caso di nuove esigenze, il presente regolamento potrà subire
9) modifiche
In caso di nuove
esigenze, ill'attività
presentediregolamento
potrà subire
che migliorino
Costume Poetico
per il
modifiche
migliorinoper
l'attività
la Donna
Disarmoche
- "Cultura
la pace"
2014. MADRE DEL DISARMO.
Si può
partecipare
entrambe
sezioni.
L’adesione
è limitata
ad unaadsola
sezioneleper
Autore.
10) Gli aderenti accettano il presente regolamento in ogni sua parte.
10) Gli
aderenti
il per
presente
regolamento
in all'iniziativa
ogni sua parte.
Poesie
e Saggi
fattiaccettano
pervenire
spirito
di solidarietà
Poesie e Saggi fatti pervenire per spirito di solidarietà all'iniziativa
non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura
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La Donna MADRE DEL DISARMO 2016
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