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Manoel Francisco dos Santos.
Chi era costui?
A mio modesto parere il piu' grande calciatore di tutti i tempi.
L'unico, insieme con Maradona , capace di trascinare quasi da solo , una nazionale
alla vittoria del titolo mondiale ( Brasile campionato del mondo 1962).
Garrincha (uccellino ) ecco il nomignolo con il quale era conosciuto in tutto il
mondo.
Il suo ruolo? Ala destra.
La sua grandezza? Il dribbling.
Fisico mingherlino, schiena storta , affetto da un leggero strabismo e sei
centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe.
Nonostante tutto questo il suo gioco era un esplosione di vitalita'.
Finte ,controfinte,tunnel ,elastici su quella fascia destra era imprendibile per tutti .
Il tutto accompagnato da un destro potente e di rara precisione.
Vero e proprio incubo dei laterali difensivi avversari che avevano l'incombenza
della sua marcatura.
Soleva partire quasi sempre dalla linea laterale, puntare il diretto avversario
arrestandosi improvvisamente inducendo il suo marcatore a fare lo stesso.
Scarto verso destra e improvviso rientro verso l'interno del campo per piu' e piu'
volte fino a quando non decideva con un improvvisa accelerazione di saltare
definitivamente l'avversario in virtu' di quelle scatto esplosivo di cui era dotato.
Spesso poteva capitare che tornasse sui suoi passi per poter dribblare di nuovo
l'avversario per il semplice gusto di prenderlo in giro.
Si racconta che quando giovanissimo fu ingaggiato dal Botafogo l'allenatore della
prima squadra, un giorno decise di fare un test d'allenamento contro una
selezione di riserve.
Garrincha militava tra di loro.
Il suo diretto avversario era lo straordinario terzino sinistro Nilton Santos, leader
del Botafogo e della Nazionale Brasiliana, uno dei terzini brasiliani più forti di
sempre. Durante la partita Garrincha umiliò ripetutamente Nilton , sgusciandogli
via diverse volte e, addirittura, condendosi il lusso di fargli diversi tunnel.
Si dice che fu lo stesso Nilton, impressionato dalle prodezze di quel ragazzino male
in arnese, a chiedere al presidente di tesserarlo.
E li' comincio' la leggenda.
Insieme con Didi', Vava', Pele' e Zagallo costitui' il fantastico attacco del Brasile
campione del mondo 1958.
Lo spettacolo di quella squadra viene spesso ricondotto alla presenza di Pele' ma
Garrincha non e' sicuramente un comprimario e lo dimostrera' nel 1962 quando,
come dicevamo prima porta la Selecao orfana di o' rey, infortunato, a rivincere il
Mondiale praticamente da solo.
In quella edizione si consacra capocannoniere e miglior giocatore della
manifestazione.
E' l'apice dellla sua carriera.
Tanto grande sul rettangolo di gioco quanto sfortunato e debole nella vita privata.
I suoi problemi piu' grossi sono legati al tabagismo, alcolismo e ai rapporti con le
donne.
Incapace di relazionarsi in maniera coerente con coloro che gli si avvicinavano non
era in grado di riconoscere la malafede a causa di una ingenuita' di fondo.
Non era una persona cattiva o egoista; mentalmente si disse che era come un
bimbo di 10 anni, e come tale si comportava ingannarlo e sfruttarlo era facile.
Incapace di badare a se stesso, molto presto il mondo si dimentico' di lui.
un’ edema polmonare se lo portò via nel 1983 a soli 50 anni.
Io non ho un ricordo chiaro di Garrincha.
Mi piaceva raccontare questa ammirazione aiutandomi con notizie raccolte qua e
la' sulla rete .
Quello che so l'ho letto e come lui giocasse l'ho potuto vedere solo nei rari filmati
di repertorio che ogni tanto circolano in televisione.
Sicuramente il suo modo di giocare e' poco compatibile con i dettami del calcio
moderno che prevedono gioco di squadra e sempre meno spazio viene concesso
alla fantasia e alla estemporaneita' delle giocate.
Mi ha sempre affascinato pero' l'immagine romantica dell' eroe sfortunato e poco
gradevole di aspetto che riusciva a prendersi la rivincita nei confronti del mondo in
virtu' di un genio e di una classe che erano il dono che gli era stato concesso dal
buon Dio .
E quel dono, Mane' Garrincha l'ha mostrato a tutti deliziando coloro che ebbero
la fortuna di vederlo giocare.
C'e' un detto in Brasile che recita cosi':
"ancora oggi, se chiedi ad un vecchio Brasiliano chi è Pelè, il vecchio si toglie il
cappello, in segno di ammirazione e di gratitudine. Ma se gli parli di Garrincha, il
vecchio chiede scusa, abbassa gli occhi e piange."
E questo vorra' pur dire qualcosa.