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FORMAZIONE PERMANENTE
Siamo sempre in cammino verso la perfezione
La sequela di Cristo è la condizione indispensabile
per la nostra piena realizzazione di consacrate
(Cost. art 68).
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PREMESSA
I religiosi e le religiose che vivono un progetto di Cristo nella vita consacrata, hanno il
dovere di continuare la loro formazione per tutta la vita. La formazione continua li accompagnerà
per tutte le stagioni e li sosterrà nel portare a compimento il progetto carismatico del Fondatore
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approvato dalla Chiesa, che ne raccomanda la fedeltà nella creatività.
“Ogni istituto religioso ha il dovere di progettare e di realizzare un programma di formazione
permanente adeguato per tutti i suoi membri. Un programma che tenda non soltanto alla formazione
dell’intelligenza, ma anche di tutta la persona, specialmente nella sua missione spirituale, affinché
ogni religioso possa vivere in tutta la sua pienezza la propria consacrazione a Dio, nella missione
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specifica che la Chiesa gli affida”
Sono molteplici le ragioni che richiedono l’impegno continuo della formazione:
- -il carattere evolutivo e dinamico della persona umana che con l’età tende naturalmente a
rinnovarsi e mutare in tutte le sue dimensioni;
- la vita cristiana che esige il continuo sviluppo della grazia battesimale, arricchita dalla
vocazione religiosa, perché Dio chiama ogni momento;
- la grazia del carisma, che richiede di essere accolta e vissuta essendo esperienza dello Spirito,
che va custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il Corpo di Cristo in
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perenne crescita ;
- la missione che ogni Apostola della S. Famiglia assume con la professione, la quale comporta
qualificazione, aggiornamento continuo delle scienze e di competenze idonee a formare
educatrici e animatrici di giovani;
- i ritmi accelerati delle trasformazioni del mondo, di cui occorre capire i segni dello Spirito per
dare risposte nuove e appropriate alle esigenze, sia personali che comunitarie;
- il ruolo dell’Apostola della S. Famiglia, animatrice e guida, che comporta sapersi orientare e
prendere con discernimento decisioni necessarie, secondo il contesto pastorale e apostolico, in
condivisione e collaborazione con i laici.
Queste motivazioni rendono l’aggiornamento formativo necessario e indispensabile a tutte le
età. Lo sanciscono le nostre Costituzioni: “La continua, multiforme evoluzione del mondo in cui
viviamo richiede, inoltre, un assiduo impegno spirituale, culturale ed operativo, per coglierne le
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esigenze ed essere idonee a portarvi l’annuncio della salvezza”
Nessuno può sottrarsi a questo dovere, pena l’inaridimento dello spirito, che richiede
continuamente stimoli di illuminazione per lo sviluppo e la crescita.
Vedremo nel presente capitolo quanto la Chiesa è attenta a questa tappa formativa, che durerà
per tutta la vita. La Ratio segue le indicazioni dettate da “Direttive sulla Formazione degli Istituti
Religiosi” (Documento della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita
Apostolica, 1990), riguardanti il rinnovamento della Vita Consacrata.
1
Can. 661; VC 37.
DGP: Disc. di G. P. II ai Religiosi del Brasile, 1986.
3
cfr DFIR, 1990, n. 67.
4
Cost. art 70.
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2) NATURA E SCOPO
La formazione permanente, meglio dire “continua” è la grazia speciale dell’impegno
assunto dalla consacrata di vivere il progetto di vita consacrata avviato nelle varie fasi della
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formazione iniziale, che porta a pienezza il dinamismo della fedeltà.
“E’ un processo globale di rinnovamento che si estende a tutti gli aspetti della persona del
religioso e all’insieme dello stesso Istituto. Essa si deve svolgere tenendo conto che i suoi diversi
aspetti sono inseparabili e che si influenzano mutuamente nella vita di ogni religioso e di ogni
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comunità”.
In realtà la formazione permanente è la continuazione naturale e necessaria del processo
intrapreso nella formazione iniziale. Esso trova la sua ragion d’essere nella necessità di mantenere
sempre attiva l’identità delle ASF, nasce dal cuore della sua vocazione, per la quale si è consacrata
alla sequela di Cristo che chiama continuamente a sé, come condizione indispensabile alla piena
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loro realizzazione, che si pongono sempre in cammino verso la perfezione”.
Vanno presi in considerazione alcuni aspetti rilevanti della formazione:
- la vita secondo lo Spirito o vita spirituale, che deve avere il primo posto nella considerazione
dell’Apostola della S. Famiglia e nell’organizzazione comunitaria, perché da essa discende
l’approfondimento della fede e il senso vivo della professione religiosa;
- l’aggiornamento dei contenuti e dei metodi delle attività pastorali, la partecipazione alla vita
della Chiesa, secondo il carisma dell’Istituto;
- l’aggiornamento dottrinale (teologico, biblico, religioso e riqualificazione professionale),
secondo la varie competenze ed esigenze, lo studio dei documenti del magistero universale della
Chiesa;
- l’approfondimento e la fedeltà creativa al proprio carisma: una sempre migliore conoscenza
del Fondatore, del suo spirito, della storia dell’Istituto e della missione.
Il documento citato, riguardo la formazione continua, indica due tappe significative, da
considerare in modo molto elastico: quella che segna il passaggio dalla formazione iniziale alla
prima esperienza di vita più autonoma, in cui il religioso deve scoprire un nuovo modo di essere
fedele a Dio; e la seconda dopo circa dieci anni di professione perpetua, quando si affaccia il rischio
di una vita “abitudinaria” con la perdita di ogni slancio.
E’ il momento di rileggere la propria vita ordinaria alla luce del Vangelo e del pensiero del
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fondatore.
Possono verificarsi anche casi di forti crisi: cambio di posto, di lavoro, insuccessi,
incomprensioni, emarginazione, malattia fisica o psichica, aridità spirituale, crisi di fede o
sentimentale, nei quali la consorella va aiutata a superarli.
Nell’esperienza attuale, che va prendendo piede in molti Istituti, si suggerisce di far
trascorrere alle religiose in difficoltà un tempo opportuno, detto “secondo noviziato”, presso una
comunità accogliente dell’Istituto.
5
VC, 70.
DFIR, 68.
7
Cfr Cost. art 68.
8
Cfr DFIR, 70.
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3) ESPERIENZA FORMATIVA
Sappiamo che la consacrata non raggiunge una volta per sempre la perfezione del progetto
divino con la sola risposta iniziale alla chiamata di Dio. Ma la costruisce lentamente, rispondendo
giorno dopo giorno agli appelli della grazia, e la rinnova con le scelte e con le decisioni che compie
dentro il tessuto quotidiano.
Le varie fasi della formazione religiosa sono, infatti, finalizzate al progressivo
perfezionamento dell’esperienza di Dio, che man mano invita ad entrare nell’intimità della sua vita
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trinitaria.
La formazione continua mantiene vivo e prolunga, dopo la professione perpetua e per tutta la
restante vita, il processo di maturazione, secondo gli approfondimenti delle dimensioni della
formazione.
Il metodo da usare deve adeguarsi a persone adulte e responsabili, di cui bisogna apprezzare
l’esperienza personale, la capacità di affrontare con competenza situazioni anche difficili, la
perspicacia nell’interpretare le novità culturali, scientifiche e religiose.
Di fronte alle contraddizioni del nostro tempo in lotta tra vecchio e nuovo, tradizione e
innovazione, lamentiamo la frattura generazionale.
La formazione continua, saggiamente cerca di tener da conto sia la esperienza dell’età
avanzata, sia l’ottimismo creativo della giovane consorella. L’Istituto fa tesoro della cultura e del
vissuto di ogni consacrata saggia e prudente. Richiama l’efficacia trainante dell’esperienza della
tradizione e della memoria storica e le pone a sostegno di una coerente continuazione tra passato e
presente, di cui accetta sia le innovazioni che le iniziative giovanili coraggiose. Questa capacità di
illuminazione orienta le sorelle, anche quelle che attraversano la terza età, ad avere fiducia nel
futuro, perché Dio conduce la storia di ognuno nell’alveo dell’unica Storia della salvezza.
Per sgomberare il terreno da possibili ansie, va annotato che non c’è nulla di difficile o di
complesso nell’impegno della formazione continua. Non si richiedono ulteriori studi né corsi di
qualificazione per esperti né tecniche specifiche. Più sempli-cemente la formazione permanente
opera nel quotidiano. Il quotidiano rimane la palestra sempre aperta che invita la religiosa, anche di
età avanzata, a condurre la sua vita normale entro i ritmi e i doveri stabiliti dalle Costituzioni e
dall’ubbidienza. Dovrà impegnarsi spiritualmente a tenere sempre alta la misura e il tono della sua
vita spirituale, ripartendo da Cristo.10
3.1) Dimensione umana culturale della formazione continua
La crescita umana si estende per tutta la vita con modalità diverse.
La formazione permanente deve essere attenta alla persona e garantirne la vitalità fisica,
intellettuale e spirituale. La consacrata va sostenuta e stimolata verso la sua piena maturazione,
tenendo conto dei suoi limiti, delle capacità, condizioni di salute, affinché raggiunga lo sviluppo
della sua personalità adulta ed equilibrata.
Punti fermi di vera formazione vanno considerati il rispetto della libertà interiore, la
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serenità dello spirito, l’amore per la verità, la coerenza nella vita.
Le consorelle vanno stimolate a coltivare una sensibilità viva, capace di accogliere la realtà
che sta intorno; ad amare con attenzione le persone; a diffondere con semplicità il messaggio della
bontà di Dio; a rendersi disponibili con la parola con lo spirito al servizio. Nelle relazioni con le
sorelle anziane o ammalate si cerchi di curare il clima di famiglia, il tratto semplice ma ricco di
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bontà, che esprima profondo rispetto per la dignità di ogni creatura, figlia di Dio.
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cfr Cost. art 50
Cfr RdC,
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Cfr VC 71.
12
cfr Cost. art 32.
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La formazione continua deve potenziare la dimensione intellettuale della persona non solo in
ciò che concerne le conoscenze e gli aggiornamenti relativi alle scienze sacre e profane, alle
competenze professionali; ma deve soprattutto aiutarla a farla crescere in saggezza e abilitarla a
svolgere la sua missione, come richiesto dalle circostanze e dal ruolo che riveste. La dimensione
intellettuale deve promuovere la capacità di unire lavoro e riflessione, per abilitare la mente a
confrontare le diverse realtà, a saperle discernere in una visione cristiana che consenta di compiere
scelte opportune.
3.2) Dimensione spirituale carismatica
Primo compito della formazione è di promuovere e sviluppare l’interiorità, l’intimità con
Dio, l’unione con Cristo Signore, cuore della vita consacrata.
La formazione permanente cura integralmente i vari aspetti dell’uomo, perché tiene
presente la persona nella sua dimensione umana, spirituale, intellettuale e pastorale: dimensioni che
sono inseparabili, che si integrano fra di loro e devono essere armonizzate in unità vitale.
Solo una personalità docile allo Spirito Santo saprà essere equilibrata, forte e libera e sa
integrare i diversi aspetti della persona in un tutto armonico. La persona spirituale è interessata a
continuare il cammino di identificazione vocazionale, per rendersi capace di vivere con serenità e
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in pienezza la consacrazione religiosa e configurarsi sempre più a Cristo.
La vita spirituale va sempre coltivata come esperienza di Dio sul piano della fede. In ogni età
l’Apostola della S. Famiglia deve rimanere saldamente convinta che è Dio che dirige la storia. Dio
Padre che per primo ha amato e crea ogni cosa, è Lui che chiama e invita a collaborare al suo piano
di salvezza. Lo sguardo di fede ci suggerisce il giusto discernimento sugli avvenimenti, ci fa essere
mediatori della presenza divina e del suo intervento, ci fa diventare gioiosi annunciatori del
Vangelo di Cristo.
L’esperienza di fede condivisa, fa diventare la comunità missionaria, perché tutte le sorelle
vivono unite nella presenza dello Spirito, sorgente inesausta di grazia, di ispirazione, di stimolo,
nello sforzo quotidiano di crescere nell’amore di Dio e del prossimo.
3.3) Dimensione comunitaria apostolica
La dimensione comunitaria delle Apostole della Sacra Famiglia è costitutiva: esse si
consacrano al Signore nella sequela di Cristo casto, povero e obbediente, vivendo in comunità e
svolgono la missione affidata loro dalla Chiesa di santificare la famiglia, mediante l’educazione
della gioventù, secondo il carisma del fondatore, Card. G. Guarino.
Nell’esperienza comunitaria l’Apostola della S. Famiglia trova, dunque, l’ambiente idoneo
per la sua “continua autoformazione ”.
Nella condivisione fraterna, nei rapporti vicendevoli ricchi di slancio apostolico, nel dialogo
continuo e sereno per la realizzazione del progetto unitario, la Comunità offre alle sorelle e al
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mondo una testimonianza di fede sulla centralità di Cristo, che li porta al Padre.
In comunità le sorelle testimoniano la carità secondo l’insegnamento di Cristo: “Da questo
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riconosceranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. Vogliono essere
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comunità-comunione per amarsi “le une le altre in Cristo con amore sincero e disinteressato”.
L’amore vicendevole in Cristo permette loro di godere della presenza del Signore, dell’intimità con
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Cost. art 69.
Cost. art 29.
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Gv 13, 35 .
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Cost. art 31.
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Cristo, da cui la comunità riceve l’energia necessaria per presentarlo ai giovani vivo e operante,
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concreto ideale dell’uomo.
L’Eucaristia, celebrata quotidianamente, è il centro vivo e vivificante della vita comunitaria e
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della sua missione apostolica. Nel sacramento della Riconciliazione, invocando la misericordia
del Padre, la comunità trova il sostegno per riprendere il cammino di conversione della mente e del
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cuore e di solidarietà tra le sorelle.
Svolgono la loro missione e l’attività apostolica sempre in forma comunitaria perché la Chiesa
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affida responsabilmente la missione alla Comunità. E per compierla in modo efficace tutte
cooperano a mantenere nella comunità una serena atmosfera di famiglia, per trattare i giovani con
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squisita carità ed educarli ai valori umani e cristiani della vita.
Per tutti questi motivi, le consacrate ricevono dalla comunità una forte testimonianza di
esemplarità che infonde fiducia, rafforza la vocazione, la plasma e la nutre di stile evangelico,
come vogliono la Chiesa e l’Istituto.
Per ciò che riguarda la missione educativa, le Apostole della S. Famiglia si trovano a lavorare
in un mondo in continua trasformazione, in cui i ritmi accelerati di trasformazione lasciano nel
cuore degli uomini insicurezze, disorientamenti, angosce e interrogativi. Bisogna che i giovani
ricevano risposte adeguate dalle consacrate. Si aspettano che sappiano infondere in essi quella
carica spirituale che rinnova ogni aspetto della vita e le realtà del mondo. E’ necessario che come
Apostole della S. Famiglia diano ai giovani una forte testimonianza della nostra fede, per spronarli
ad operare con energia e coraggio. Si impegnano, per questo, a partecipare il loro progetto
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educativo anche alle famiglie per ottenerne la collaborazione, perché sanno che l’educazione dei
giovani si volge sì verso quella parte dell’umanità sempre imprevedibile, ma che, essendo ricca di
creatività, rinnova il loro dinamismo e li spinge a trovare valide risposte ai problemi, con una
positiva ricaduta sulla famiglia e sulla società.
Il rapporto educativo impegna, perciò, la comunità al rinnovamento culturale e religioso,
offre criteri di verifica e indicazioni di costante aggiornamento, per mezzo dei quali essa
esperimenta e completa l’esperienza spirituale e apostolica dell’Istituto.
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Cost. art. 30.
Cost. art 36 .
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Cost. art 37.
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Cfr Cost. art 43.
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Cost. art 44.
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Cost. art 46 .
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Cost. art 47.