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Anno V ♦ Numero 12 ♦ 1° trimestre 2015 IN QUESTO NUMERO: Editoriale Il Dovere e il Sacrificio: la Via verso la Verità di Nelchael pag. 3 Egregore del Rito nell’Opera al Nero: I Maestri Eletti dei Nove di Lorenius pag. 5 Templari e Massoneria di Mi.Ma.Gi. pag. 10 Maria di Magdala del Bosco di Axèl Sophia Arcanorm n.12 pag. 15 pag. 1° trim. 2015 AVVERTENZE La collaborazione alla raccolta periodica di studi tradizionali “SOPHIA ARCANORUM” é aperta a tutti coloro che vorranno contribuire con il frutto della loro personale ricerca e con tematiche rientranti nell’alveo della Tradizione unica e perenne. I testi, preferibilmente contenuti entro 3/4 cartelle formato A4, potranno essere inviati all’indirizzo e-mail [email protected], indicando il proprio nome e cognome, il recapito telefonico e lo pseudonimo da utilizzare come firma dell’Autore nel caso il testo fosse scelto per essere inserito nella pubblicazione on line. I testi proposti devono essere originali, non violare alcun diritto d’autore, ed ogni citazione bibliografica deve essere espressamente indicata a margine dello scritto. La Redazione editoriale si riserva, a proprio insindacabile giudizio, di pubblicare o meno gli articoli pervenuti, nonché la facoltà di modificarne la forma e la stesura dei testi, garantendo il rispetto dei contenuti ed il pensiero espresso dagli Autori. Le opinioni espresse nei testi inseriti nella pubblicazione “on line” riflettono il pensiero personale degli Autori, non impegnando in alcun modo la Redazione editoriale. Gli Autori accettano la collaborazione a “SOPHIA ARCANORUM” a titolo totalmente gratuito. Tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Ai sensi dell'art.65 della Legge n.633 del 22/4/1941, é vietata la riproduzione totale o parziale con qualsiasi mezzo, anche informatico, senza che siano citati l’Autore e la fonte. Resta espressamente vietata la riproduzione di copie cartacee, parziali o integrali, che non siano destinate esclusivamente ad uso personale. La presente raccolta studi è distribuita a titolo gratuito esclusivamente “on line” a mezzo internet. La Redazione editoriale Sophia Arcanorm n.12 pag. 2 Con il patrocinio del Sovrano Santuario Tradizionale d’Italia Regime degli Alti Gradi - Filiazione R. Ambelain http://www.santuariotradizionale.eu/ e dell’Associazione Culturale «Le Sentinelle della Tradizione» http://www.sentinelledellatradizione.eu Redazione editoriale: Alfredo Marocchino Pierluigi Pedersini Giuseppe Rampulla Web Master e Art Designer: Massimiliano Staderini I numeri arretrati possono essere scaricati dal sito web http://www.sophia-arcanorum.eu/ e letti on line dal sito web http://issuu.com/nelchael Indirizzo email: [email protected] Questa raccolta di studi su temi innestati nella Tradizione Mediterranea non può considerarsi una testata giornalistica o un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001, in quanto le ricerche e gli approfondimenti che qui compaiono vengono proposti ed aggiornati senza alcuna periodicità, non sono in vendita, possono essere consultati via internet, possono essere stampati in proprio. 1° trim. 2015 EDITORIALE IL DOVERE E IL SACRIFICIO: la Via verso la Verità di Nelchael I l Dovere e il Sacrificio sul piano iniziatico sono due concetti che vanno compresi a fondo. Essi, come due binari portanti, vengono indicati fin dall’inizio nella docetica del Regime degli Alti Gradi, già dal IV grado del Rito Antico e Primitivo di MemphisMisraïm di autentica “Filiazione R. Ambelain”, cioè il primo dei gradi di ogni Collegio di Perfezionamento. Entrambi questi due principi costituiscono l’insegnamento basilare affinché l’Iniziato compia i primi passi lungo un cammino tradizionale che seguirà per tutta la sua esistenza terrena. Un compito impervio per un profano che cercherà altre vie, facili e futili quanto false e dannose! Affrontiamo separatamente i due concetti per poi comprendere come, coniugati e coerentemente perseguiti, offrano un’opportunità di crescita, che ci rigenerano e che danno un valore aggiunto alla nostra vita. In senso lato, il dovere consiste nell’ottemperanza a delle regole. Nel mondo profano, queste regole sono concepite da autorità costituite, siano esse civili o religiose, e ci vengono dettate come norme prescrittive di condotta. Quindi, nulla di più semplice ottemperarle: per essere un buon Sophia Arcanorm n.12 cittadino basta non infrangere le norme imposte dalla convivenza civile, anche quelle che possano essere soggettivamente meno gradite. Diversamente, sul piano iniziatico il Dovere va ricercato in noi stessi e ci si deve dotare di ferma volontà nel compierlo, qualunque esso sia e senza attendersi alcuna ricompensa. Ciò ci fa comprendere che non si stia trattando di adempiere norme concepite e dettate da un’autorità costituita o da terzi estranei alla propria coscienza. pag. 3 1° trim. 2015 EDITORIALE - Il Dovere e il Sacrificio: la Via verso la Verità “… è più facile fare il proprio dovere che conoscerlo.” Ecco che c’è indicato il lavoro individuale dell’Iniziato cui si consegna una chiave integra che, perseverando, gli aprirà la porta della conoscenza. Egli, con la sua coscienza pura, dovrà divenire la fonte regolatrice della propria vita, l’autorità etica capace di distinguere il bene dal male, la Verità dall’errore. Molti furono gli uomini di pensiero che si sono occupati del concetto di dovere, dai più antichi filosofi dello stoicismo ellenico del 300 a.C., ai più recenti Immanuel Kant (Critica della ragion pratica, 1788) e Friedrich Nietzsche (Così parlò Zarathustra, 1883-1885). Persino Giuseppe Mazzini, nel suo Doveri dell’uomo del 1860, si cimenta nel confronto tra i diritti e il Dovere con queste testuali parole: “Con la teoria dei diritti possiamo insorgere e rovesciare gli ostacoli; ma non fondare forte e durevole l’armonia …. Colla teoria della felicità, del benessere dato per oggetto primo alla vita, noi formeremo uomini egoisti, adoratori della materia, che porteranno le vecchie passioni nell’ordine nuovo e lo corromperanno pochi mesi dopo. Si tratta dunque di trovare il principio educatore superiore a siffatta teoria, che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza al sacrificio, che li vincoli ai loro fratelli senza farli dipendenti dall’idea di uno solo o dalla forza di tutti. E questo principio è il DoSophia Arcanorm n.12 vere.” Indubbiamente il pensiero mazziniano è rivolto a una dottrina sociale, ma in questo passo emerge chiaramente il legame tra il Dovere e il Sacrificio come un’esortazione rivolta alla coscienza del singolo che dovrà adottare la via spirituale, abbandonando gli interessi materiali che lo trascinerebbero verso la corruzione, l’errore e l’aberrazione delle pulsioni umane più oscure. L’origine etimologica di “sacrificio” è chiara, provenendo dai termini sacer e facere. Il Sacrificio per l’Iniziato non è una privazione, una rinuncia a qualcosa, ma un dono che si fa percependo il sacro che è in se stesso, cioè spostando dall’ambito profano alla sfera del sacro ogni suo pensiero, ogni sua azione, ogni sua volontà. “La strada del Dovere conduce senza dubbio alla Verità.” pag. 4 1° trim. 2015 Egregore del Rito nell’Opera al Nero: i Maestri Eletti dei Nove di Lorenius (*) U na nota caratteristica del Rituale di Maestro Eletto dei Nove nell’alveo del Rito Antico e Primitivo di Memphis-Misraïm – tanto più determinante in quanto la si ritrova in varie ritualistiche del 9° grado nei c.d. Riti Egizi – è che il Candidato, dopo aver ricevuto l’indulgenza da parte del Saggissimo Re Salomone e prima di ricevere dal medesimo le “consegne” per eseguire la vendetta del vile assassino (o di uno degli assassini) del Maestro Hiram, addirittura in sede di giuramento promette e giura “per vendicare la Verità tradita e la Virtù perseguitata, se necessario, di immolare ai Mani di Hiram nostro Maestro i falsi fratelli ed i traditori che potrebbero aver intuito o riveSophia Arcanorm n.12 lato i segreti di questo grado illustre fra tutti”. Ecco che la vendetta è orientata finalisticamente ad un scopo oggettivo, perciò sostanziale, che consiste nella difesa (e nella conseguente vendetta, se necessaria, a causa degli attacchi subìti) dei valori sostanziali tipici del Rito Antico e Primitivo di MemphisMisraïm e – ci si permetta – che dovrebbero essere quelli dei veri Fratelli in generale: Verità e Virtù. Verità come assetto ontologico ed escatologico (in senso ovviamente iniziatico) della ricerca dell’Iniziato che non può non affidarsi al portato misteriosofico della Tradizione, ovvero allo studio ed in principal modo alla pratica pag. 5 1° trim. 2015 Egregore del Rito nell’Opera al Nero: i Maestri Eletti dei Nove (operatività!) delle varie branche delle Scienze Tradizionali (alchimia, ermetismo, gnosi, cabala…) per rigenerarsi e reintegrarsi con il Divino. Virtù come miglioramento di se stessi e del proprio Tempio interiore, quali non santi ma uomini di desiderio, nonché come difesa dei valori che la Tradizione ha tramandato per millenni al fine di permettere all’uomo di non smarrirsi nelle Tenebre della notte, ma di cercare la Luce. La Verità viene, non a caso, definita “tradita” così come la Virtù viene ritenuta “perseguitata”; inoltre, e non sembra un caso, la vendetta non è rivolta solo ai “traditori” ma specificamente ai “falsi fratelli”, operando un interessante distinguo tra “Fratelli” e “falsi fratelli” che non è certo frutto anche questa volta di mera casualità1. Peraltro, ulteriore distinguo viene effettuato, anche questa volta con senso compiuto, all’inizio del rituale di Iniziazione, a proposito dello “svolgimento della cerimonia di ricevimento al grado di Maestro Eletto dei Nove”, tra massoni profani e Massoni propriamente detti, da cui deriva logicamente che nel Rituale è espressamente detto che nell’alveo dei massoni, che dovrebbero essere tutti degli Iniziati, esistono, in realtà, persone (massoni profani) che nonostante l’Iniziazione (a questo punto rimasta virtuale) non hanno beneficiato di alcuna trasformazione interiore, quindi sono rimaSophia Arcanorm n.12 sti dei (vili) profani. Tali distinzioni e, soprattutto, l’orientamento finalistico della vendetta invece non sussistono (stranamente!?) in alcun modo nei Rituali denominati Scozzesi2, che si limitano a parlare di “autorità costituita” e di “potere legittimo”: nessun riferimento alla “Verità tradita” o alla “Virtù perseguitata” ma solo la rappresentazione scenografica di una vendetta fine a sé stessa. L’Eletto dei Nove deve essere un fido scudiero di un “potere legittimamente costituito”, senza che tale potere lo invii per uno scopo superiore; addirittura, secondo qualche forma ritualistica in uso ad alcuni Supremi Consigli (peraltro, numericamente cospicui), egli deve essere inviato nella società civile, nel mondo profano, avendo genericamente fiducia nell’ “opera massonica”, per compiere gli scopi che a lui detterà il Consiglio “legittimamente costituito”. Non vi è chi non veda la deriva kelseniana3 di tali assunti, lo sganciamento totale da valori oggettivi, la relativizzazione del tutto, ma, soprattutto, la dispersione dei portati giusnaturalistici che non possono (in questo caso sarebbe meglio dire: non potrebbero) non presiedere alla ricerca di giustizia, essendo evidente come l’Istituzione Massonica si ponga (rectius: dovrebbe porsi) al di fuori di contesti storici e/o politici particolari, quindi per ciò stesso rifacendosi a portati universali (id est: giusnaturalistici): pag. 6 1° trim. 2015 Egregore del Rito nell’Opera al Nero: i Maestri Eletti dei Nove invece, secondo le forme ritualistiche di codesti altri Riti, giustizia si fa non per uno scopo ben preciso, che sia predeterminato, ben chiaro dall’inizio a tutti in senso formale e, oltretutto, connotato da valori oggettivi ed ontologici, ma solo perché qualcuno, senza che si dica prima il perché e senza che vi sia uno stabile riferimento oggettivo, ha deciso che sia così. Ecco che la differenza tra il Rito Antico e Primitivo di Memphis-Misraïm e gli altri Riti - quanto al Grado di Maestro Eletto dei Nove di cui ci si occupa in questa sede4 - risulta essere assolutamente pregnante. Detto del portato sostanziale del 9° Grado all’interno del nostro Venerabile Rito, il Maestro Eletto dei Nove, penetrando all’interno della Caverna di Ben-Akar, umiliandosi5 ed assassinando con ferocia il proprio ego, il proprio lato oscuro nell’uccidere il traditore Abibala, accetta anche la “giusta vendetta”, volta – come spiegato supra – Sophia Arcanorm n.12 “a vendicare la Verità tradita e la Virtù perseguitata”, quindi accettando l’orientamento finalistico sopra ricordato e con ciò stesso la difesa dei valori propugnati e sostenuti dal Rito Antico e Primitivo di Memphis-Misraïm (che, lo si ricorda, dovrebbero essere pag. 7 1° trim. 2015 Egregore del Rito nell’Opera al Nero: i Maestri Eletti dei Nove quelli tipici della Libera Muratorìa in generale). Il Maestro Intimo, subito dopo aver tolto la benda al Candidato all’interno della Caverna di BenAkar, gli dice: “Fatevi coraggio, Fratello mio, ma ricordatevi che dietro il simbolico svolgimento dei nostri rituali, si cela la vostra vera accettazione morale e che le vostre azioni producono effetti, amplificati, in un altro mondo”. Come in alto, così in basso. Il Saggissimo, dopo aver accordato la grazia al novello Maestro Eletto dei Nove, afferma: “Alzatevi, Fratello mio, e considerate che tutto ciò che avete compiuto è una rappresentazione degli obblighi che oggi voi contraete … Dietro la semplicità e la povertà dei simboli e degli accessori rituali c’è, infatti, la vostra accettazione totale, che s’imprime su altri piani della coscienza ed attribuisce un’efficacia misteriosa a quest’accettazione”. Oltretutto, in modo più che esplicito, i Lavori si chiudono con l’esortazione del Saggissimo Maestro a “lasciare questo Tempio, per portare la Giustizia e la Luce nelle tenebre dell’iniquità del mondo profano”. E’, inoltre, sintomatico il doppio giuramento nella Catena di Unione consistente, oltre che nel custodire la riservatezza sui Lavori della Camera, nel “punire i traditori”, prima di rompere la Catena medesima6. Non sembra di poco conto il fatto che l’accettazione totale della difesa, nonché della eventuale conSophia Arcanorm n.12 seguente vendetta, della “Verità tradita” e della “Virtù perseguitata” si verifichi in Camera di Nono Grado, laddove inizia l’Opera al Nero, laddove la trasformazione alchemica avviene nelle viscere del proprio essere (la Caverna di Ben-Akar). L’assimilazione di queste realtà vissute nell’intimità del proprio cuore, nella profondità del proprio essere costituisce la “base” con cui confrontarsi da subito (in vista della successiva Opera al Bianco prima ed Opera al Rosso dopo ed in vista della finale “riconciliazione tra gli opposti”), attraverso cui operare il “distinguo” con il proprio ego, pag. 8 1° trim. 2015 Egregore del Rito nell’Opera al Nero: i Maestri Eletti dei Nove con il proprio lato oscuro (a livel- NOTE: lo microcosmico), a livello ancora 1) Anzi, la storia del Rito Antico e Primitivo di Memmicrocosmico con i “traditori” e i phis-Misraim (soprattutto del Misraim e dei rituali “falsi fratelli” (la storia insegna misraimitici) dimostra le persecuzioni (in qualche caso anche fisiche) subìte da Fratelli del Memphische i principali persecutori del Misraim ad opera di falsi fratelli; vale la pena notare nostro Venerabile Rito furono come tali persecuzioni, oltre che numerose, siamo proprio i falsi fratelli), nonché tra state spesso “organizzate” da varie presunte Obbedienze, tra cui spicca fra tutte il Grande Oriente di Luce e Tenebre su un piano più Francia per i suoi celeberrimi sforzi di soppiantare il nostro Venerabile Rito, unitamente e congiuntamenalto (a livello macrocosmico). Ecco che l’insistenza dei distin- te a quello di desacralizzare la Libera Muratorìa, facendola così diventare “altro” rispetto a quello che guo, nel corpo del Rituale di Mae- essa è stata per secoli, se non per millenni. Si consistro Eletto dei Nove, tra Massoni glia, a tale riguardo, la lettura di GASTONE VENTUI Riti Massonici di Misraim e Memphis, Atanòr propriamente detti e massoni RA, Edizioni, 1980. profani, tra Fratelli da una parte e falsi fratelli e traditori dall’altra, 2) Si è volutamente detto “denominati” Scozzesi perché i veri Scozzesi del 1600 e del 1700 avrebbero ne fa un Rituale di “separazione”, visto ben poco di eredità Scozzese nello Scozzesismo così come simboleggiato in modo addirittura definito “Antico ed Accettato” del 1800 plastico, oltre che negli ammoni- sino ai giorni nostri: in generale, per una rapida disamina, leggasi F. BRUNELLI, Principi e Metodi di menti del Maestro Intimo e del Massoneria operativa, Bastogi Editore, 2006, pagg. Saggissimo Re Salomone, proprio 19 e ss. nella Catena di Unione. 3) Hans Kelsen (Praga, 11.10.1881 – Berkeley, Ma l’imprimatur costituito 19.04.1973) fu giurista e filosofo del diritto, sostenidall’operazione magico- tore della “teoria pura del diritto”, possibile solo sganciando il diritto dalla natura, essendo il diritto cerimoniale, che si imprime su fenomeno sociale e non sovrapponibile ad aspetti altri piani della coscienza (oltre etico-morali legati invece a valori precostituiti, preche “su un altro mondo”) con le esistenti in natura e tipici del c.d. diritto naturale. potenti evocazioni delle parole sa- 4) In realtà, anche per moltissimi altri aspetti relaticre del grado (“N…” – “N…”) e dei vi sia a specifici gradi sia ancor più per l’impostazione totalmente diversa del Rito Antico e gesti rituali, è, allo stesso tempo, Primitivo di Memphis-Misraïm, che ha connotati un Sigillo di Unione tra i Fratelli preminenti di spiritualità (ovvero di re-integrazione del Rito volto alla difesa di quei con il Divino) e di operatività magica. valori cui tutta la Libera Murato- 5) L’impetrante deve camminare a ritroso: il Saggisrìa dovrebbe (anzi, deve) tendere: simo Re Salomone, nell’ammonire che egli “non deve offendersi per le mortificazioni imposte dai nostri Verità e Virtù, purtroppo tradite e mai usi, essendo l’umiltà e l’obbedienza il vero cammino perseguitate. Separazione tra Lu- della perfezione iniziatica”, spiega che “questo rituale ce e Tenebre, Unione tra Fratelli ha un significato profondamente esoterico e che diventerà realmente uno di noi solo quando avrà penevolta a “portare la Giustizia e la trato il segreto di questo passo”. Luce nelle tenebre dell’iniquità del Già in esordio del Rituale di Iniziazione al 9° Gramondo profano”: l’alchimia espri- 6) do, il Saggissimo Maestro aveva rivolto l’amme gli stessi concetti della Gnosi. monimento a tutti i Fratelli ad essere attenti e a (*) L’Autore ha già pubblicato questo articolo in altra rivista e ci ha fornito la dichiarazione liberatoria di insussistenza di diritti riservati. Sophia Arcanorm n.12 considerare che “lo svolgimento della cerimonia di Ricevimento al grado di Maestro Eletto dei Nove è più efficace di quanto i massoni profani generalmente non credano”. pag. 9 1° trim. 2015 TEMPLARI E MASSONERIA di Mi. Ma. Gi. S ono molti gli studiosi che si sono chiesti, e continuano a chiedersi, se vi sia oggettivamente una qualche relazione tra i Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone (più semplicemente Templari) e i Liberi Muratori e, in ipotesi di risposta affermativa, in che cosa consista tale relazione. Il campo di indagine appare subito delimitato da vere e proprie montagne di libri che si affacciano su quasi tutti i campi dello scibile umano, a partire dalla storia, dalla filosofia, dalla storia delle religioni, per finire in campi di indagine gnostica, esoterica e alchemica. Anch’io mi atterrò alla tradizione consuetudinaria e, quindi, cercherò di dare una soluzione al problema utilizzando un libro, ma, avverto subito il lettore, che si tratta di un libro particolare, anzi, per essere più precisi, molto particolare. Questo testo fa parte di una collana conoSophia Arcanorm n.12 sciuta sotto la denominazione di “Bibla pauperorum”, ossia “I libri dei poveri” o, con maggiore precisione, “I libri di chi non sa leggere”. La scrittura che consente di essere letta anche da chi è analfabeta è quella che, anziché dei segni alfabetici, si esprime avvalendosi dei simboli, che è un modo di comunicare antichissimo, a partire dalla pittografia di qualche millennio prima della venuta di Cristo. Il “testo” da esaminare si chiama Rosslyn (1) anzi, più precisamente, Cappella di Rosslyn (2). Si tratta di andare a sfogliare, ora, le pagine della Cappella per dare una risposta al quesito posto. Cominciamo dall’esterno dell’edificio: sul fronte sud sono scolpiti alcuni compassi, che sono il simbolo, assieme alla squadra, dei Liberi Muratori. Nelle immediate adiacenze dei compassi, si trova una figura, deteriorata dagli agenti atmosferici che, se- pag. 10 1° trim. 2015 Templari e Massoneria condo la comune interpretazione, dovrebbe essere quel Baphomet (3) che é l’idolo che i Templari furono accusati di venerare e per il quale subirono l’accusa di idolatria. Sul fronte est è scolpita una testa che è quella di Ermete Trismegisto, personaggio che è presente in modo determinante nella ritualità liberomuratoria, quale portatore di una forte carica simbolica di principi di natura universali. Accanto alla testa di Ermete, è scolpita una scena, a carattere corale, di un sarcasmo quasi fescennino, in cui si vede una volpe che indossa abiti da prete nel momento in cui sta predicando ad un branco di oche. Ma, la scena simbolica che, a mio parere, è fondamentale e decisiva, è costituita dalla scultura, allocata sul fronte ovest dell’edificio, che rappresenta un uomo bendato per mezzo di un drappo nero sugli occhi e annodato sulla nuca, il quale viene guidato da Sophia Arcanorm n.12 un cavaliere templare tramite una corda legata al collo. Nessun dubbio può sussistere sul fatto che la scena evochi un momento molto importante della ritualistica massonica e, precisamente, la cerimonia di iniziazione per mezzo della quale il bussante viene ammesso ad intraprendere il cammino iniziatico con l’attribuzione del grado di apprendista. Entrando all’interno della Cappella (si dovrebbe procedere, così pure nelle Cattedrali gotiche, con andatura destrorsa e avanzando a passo lento per avere il tempo di approfondire i simboli che sono esposti tutti nella parete del Meridione), la prima cosa che colpisce l’attenzione è l’abbondanza di croci templari che sono disseminate sulle pareti. Vi si trovano non solo le croci svasate (Croce delle Otto Beatitudini che è l’ultima croce adottata dai Cavalieri), ma anche le croci gnostiche che pag. 11 1° trim. 2015 Templari e Massoneria fanno diretto riferimento alla conoscenza universale. Nella parete nord, vicino una finestra, è posta una colonnina sul cui capitello è collocato il simbolo templare dell’Agnus Dei. Lo stesso stemma araldico dei Synclair, poi, esibisce, nei suoi colori dominanti, bianco e nero, un parallelismo impressionante con il Beauseant, lo stendardo da guerra dei Templari, e il pavimento a scacchi dei templi libero-muratori. Nel soffitto che sta dietro il coro è posta una statua raffigurante la Madonna col Bambino, che nel convincimento più diffuso si riferirebbe alla Maddalena e al figlio che avrebbe avuto da Gesù. Fuggiaschi dalla Palestina attraverso l’Egitto, assieme a Giuseppe di Arimatea, la Maddalena approdò in Francia, nella Provenza, precisamente, come vuole la tradizione, a Saintes Maries de le Mer. La stessa venerazione che avevano i Templari per la Madonna Nera (vedi in questa stessa rivista, il n. 3, 4° trimestre 2012 e n. 4, 1° trimestre 2013), appare direttamente collegabile, in riferimento al principio dell’Eterno Femminino, alle diffuse adorazioni di divinità così diverse tra di loro per luoghi e tempi: da Cibele a Gaia, da Ishtar alla Grande Madre Terra. La parte, però, più ricca di simbologia massonica è il soffitto della Cappella. Vi si trova un cielo stracolmo di stelle a cinque punte, una cornucopia, la luna e il sole, che oltre a essere simboli ricorrenti nell’iconografia templare, sono presenti anche in quella massonica. Le stelle raffigurano la Via Lattea [in greco, ] (la Via di San Giacomo per i Cristiani, ma anche la via di Anubi per gli Egizi e quella di Ermes Sophia Arcanorm n.12 per i Greci), che indica il percorso da Santiago di Compostela, in Galizia [si noti in questo termine la presenza della semantica ] a Rosslyn, attraverso la visita, durante il percorso, a sette cattedrali gotiche. Nella parte sud della navata, è posta la scultura di un Mosé cornuto (4), con in mano le Tavole della Legge: secondo parecchi autori la figura costituirebbe un riferimento simbolico ad uno dei tanti riti di matrice libero-muratoria ebraica. Uno dei simboli più belli ed affascinanti è il Pilastro dell’Apprendista che fa riferimento all’assassinio di un apprendista scalpellino che, nell’esecuzione del pilastro, finisce con il superare il Maestro: questa storia di Rosslyn richiama troppo da vicino l’assassinio di Hiram Abif per non essere interpretata, mutatis mutandis, in modo affine. Nel resto della Cappella sono allocati, poi, il Pilastro del Capomastro e, pag. 12 1° trim. 2015 Templari e Massoneria in mezzo a questi due, il Pilastro dell’Operaio. Il pilastro del Capomastro simboleggia la Sapienza; quello dell’Operaio la Forza; il pilastro dell’Apprendista, infine, la Bellezza. La chiave di lettura di questa simbologia è la seguente: la Sapienza progetta la costruzione, la Forza tiene in piedi il manufatto, la Bellezza ne determina l’euritmia delle forme. Il parallelismo tra Rosslyn e la Massoneria balza agli occhi prepotentemente: la differenza sta nel fatto che i simboli edimburghesi sono materiali e attengono alla costruzione del Tempio in pietra, mentre quelli massonici attengono alla costruzione del Tempio che è situato in ciascuno di noi. Accanto all’ingresso sud e vicino ad una piccola colonna affogata nel Sophia Arcanorm n.12 muro, se si guarda con attenzione, si può intravedere la Veronica che esibisce l’asciugamano con impresso il volto del Cristo (5). Nella parete meridionale, è posto l’Arcangelo San Michele, che i Cavalieri Templari avevano eletto a loro patrono assieme a San Biagio “il terapeuta”. Di San Michele, Capo delle schiere degli Angeli e degli eserciti celesti, si diceva che custodisse il segreto della “parola”, per mezzo della quale Dio aveva creato il Cielo e la Terra. Appare del tutto superfluo evidenziare come il segreto della parola della creazione trovi la sua ontologia speculare nel segreto della parola massonica. Non vedere ed ammettere il profondo e vitale cordone ombelicale esistente tra la simbologia litica di Rosslyn, quella religiosa (ma non solo) dei Cavalieri del Tempio e quella gnostica della Libera Muratoria, significa negare l’evidenza solo per puro spirito di contraddizione. Ritengo di dovere concludere queste brevi note, riportando un bel pensiero di Tim Wallace-Murphy (citato in bibliografia): “Il pellegrino che partendo da Santiago de Compostela e, attraverso le cattedrali gotiche di Francia, giungeva alla conclusione del suo viaggio a Rosslyn, faceva questo per venerare una reliquia, che ancora oggi non si è riusciti ad individuare. Probabilmente, completavano il pellegrinaggio dell’iniziazione che collegava la Spagna, sede di Sufi in Europa, con il nuovo fulcro, il nuovo cuore pulsante della Massoneria e delle dinastie Rex Deus, la Cappella di Rosslyn, in Scozia. Esiste una catena di trasmissione di saggezza e verità spirituali, avviatasi nella notte dei tempi della civil- pag. 13 1° trim. 2015 Templari e Massoneria tà sumerica, per transitare nei tempi biblici, nella conquista araba della Spagna, nella cristianità medievale, nell’Ordine dei Cavalieri Templari, nelle gilde massoniche, nella Libera Muratoria e nella Rosacroce, una corrente esoterica tutta cristallizzata in codice nelle incredibili sculture di Rosslyn”. Tutto ciò mi porta a pensare che se ognuno di noi riprendesse il naturale cammino gnostico-iniziatico, forse saremmo una Umanità migliore. NOTE (1) Il termine viene dal celtico: ross=sapienza; lyn=generazione (l’antica sapienza tramandata da generazione in generazione). (2) Fu fatta costruire da sir William Synclair, nobile scozzese di origine francese, il quale si è riproposto con tale edificio di fissare nella pietra, a futura memoria, alcuni messaggi fondamentali. Infatti, l’edificio non aveva, nell’intenzione del Synclair, una destinazione cultuale, tanto è vero che in origine era privo di altare. Fu solo durante una sua visita che la regina Vittoria ebbe a dotarlo di un altare che é quello attualmente esistente. Synclair era Gran Maestro di vari ordini, compreso quello libero-muratorio, e di svariate gilde scozzesi, nonché Gran Priore dell’Ordine del Tempio, al punto che aveva guidato la carica di un drappello di cavalieri templari nella battaglia di Bannockburn nella quale gli Inglesi vennero battuti dagli Scozzesi. (3) Sulla interpretazione del termine sono stati scritte diecine di libri. Baphomet, soprattutto nella variante Baphometto, altro non sarebbe che una corruzione occidentale del nome del Profeta, Maometto. Tale teorema non regge in quanto Maometto è già una corruzione letterale: infatti, da Muhammad, nome originale del Profeta, non potrà mai sortire Baphometto. A parte il fatto che la maggioranza dei Templari si esprimeva in provenzale, nella linguadoca, non sicuramente in italiano. Qualche altro lo ha messo in relazione con l’idolo Yalla dei Musulmani. Nessuna delle interpretazioni suggerite sembra, però, convincente. Il mio convincimento, già espresso in un altro lavoro, è che si tratti di un nome di fantasia, per mimetizzare la vera natura della “testa barbuta”, che era la “Sacra Sindone”. E’ stato, ormai, accertato, con elevata probabilità storico-scientifica, che furono i Cavalieri Templari a portare in OcciSophia Arcanorm n.12 dente il sacro lenzuolo. I Templari avevano ben ragione di volere tenere celata la presenza del lenzuolo sacro. Qualche tempo dopo, infatti, quando si seppe della presenza della Sindone (posseduta, ai tempi, da Caterina De Charney, il vescovo di Lirey ordinò che il lenzuolo venisse bruciato. (4) Nell’antichità le corna, al contrario dei giorni nostri, erano simbolo di potenza. Molti eserciti adottarono elmi dotati di corna. Molte divinità nordiche erano cornute. Le cose cominciarono a cambiare attorno al mille ad opera, manco a dirlo, di un contingente di Siciliani dislocato in Grecia al tempo dei Comneno, un cui esponente era solito esigere lo jus primae noctis e, a operazione compiuta, faceva affiggere sul portone di entrata della casa, un paio di corna a testimonianza del suo passaggio ( fare le corna, dicevano i Greci, mentre i Siciliani le mimavano con indice e mignolo). (5) Sulla tradizione di questa donna piena di pietà che asciuga il volto insanguinato di Gesù impressionando l’asciugamano con i suoi tratti somatici, si è concordi nel ritenerla un mito. E’ provato che nell’antichità medievale era conosciuto in oriente questa raffigurazione del Cristo sul cosiddetto Mandylion. Si trattava, comunque, del volto del Cristo impresso nella Sindone, la quale era piegata in quarantotto quadrati in modo tale che in superficie emergesse il volto del crocefisso. Il volto del Mandylion, per conseguenza, altro non era se non il volto della Sindone ripiegata, che era indicata come la Vera Icona. Dalla corruzione letterale di queste due parole è sortito il mito della Veronica. BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO C. G. ADDISON, The History of the Knights Templars, London 1842; M. BAIGENT - R. LEIGH, The Temple and the Lodge, London, Jonathan Cape, 1989; M. BRADLEY, Holy Grail Across the Atlantic, Willowdale, Ontario, Hounslow Press, 1988; P. COPPENS, The Stone Puzzle of Rosslyn Chapel, Enkhuizen & Kempton, Olanda e Illinois, AUP, 2002; L. GARDNER, Genesis of the Grail Kings, London, Element Books,1998 (Trad. it. Le misteriose origini dei Re del Graal, Roma, Newton & Compton, 1997); F. POHL, Prince Henry Sinclair, N.Y., Clarkson Potter Pubblishers, 1974; T. WALLACE-MURPHY, The Templar Legacy and the Masonic Inheritance Within Rosslyn Chapel, Rosslyn, Scotland, Friends of Rosslyn, 1993. pag. 14 1° trim. 2015 MARIA DI MAGDALA DEL BOSCO di Axél L a chiesa di “Santa Maria di Magdala del Bosco”, nei dintorni di Taggia (Imperia), viene fondata con l'annesso monastero intorno al X-XI sec. da monaci benedettini di regola Cistercense. La regola Cistercense, così come la regola Templare, è opera di Bernardo di Chiaravalle che sosteneva una condotta più restrittiva per i monaci rispetto alla regola Cluniacense e anche la collocazione all'interno di un bosco è significativa del pensiero del monaco che soleva dire che si ritrova maggior sapere in un bosco che nella biblioteca di un monastero. La chiesa è affrescata internamente ed esternamente e, anche se la gran parte non è oggi visibile poiché nascosta da strati di pittura, restano ben visibili alcune croci patenti e due affreschi completi da cui si desume con certezza la matrice Templare. Sophia Arcanorm n.12 Il primo affresco posto sull'ingresso della chiesa mostra la figura di un giovane uomo aureolato che incontra una giovane donna aureolata che reca in grembo un bambino aureolato anch'egli. S’intravede la figura di un'ampolla simile a quelle utilizzate per gli unguenti. La tradizione locale, tramandata dalla Confraternita dei Maddalenanti (Compagnia di Santa Maria Maddalena del Bosco) che ha in custodia la chiesa dal 1716, vuo- pag. 15 1° trim. 2015 Maria Maddalena del Bosco le che questo affresco rappresenti Simbolicamente la mirra rappre"l'incontro tra Gesù' e la Madda- senta l'immortalità, infatti, viene lena". recata in dono al Bambino dai Quindi, presumendo che il bambino aureolato in grembo alla Maddalena sia il figlio delle due giovani figure rappresentate nell’affresco, ne consegue che lo stesso Gesù ne sia il padre, trovando in ciò riscontro l’ipotesi sull’origine leggendaria della stirpe Merovingia. Riguardo all'ampolla, ritorniamo all'immagine della Maddalena così come veniva proposta nell'iconografia dei primi secoli del cristianesimo, sopratutto dalla chiesa orientale, ovvero la Maria Mirofora. Qui notiamo che è lo stesso Gesù' a consegnarle la Mirra che servirà per conservare il suo corpo dopo la sepoltura. Sophia Arcanorm n.12 pag. 16 1° trim. 2015 Maria Maddalena del Bosco Magi già alla sua nascita. Non dimentichiamo che i Templari in Terrasanta ebbero a conoscere i testi e assimilare la cultura propria del primo cristianesimo gnostico. Una nota: nel Pistis Sophia, testo gnostico del II secolo, Maria di Magdala è sposa e sacerdotessa di Gesù e, come tale, incarna la gnosi. Il secondo affresco, che conferma oltre alle croci patenti la matrice templare di tutta la decorazione, rappresenta una scena del Giudizio Universale. Premetto che le due figure laterali son state rimaneggiate. Sophia Arcanorm n.12 La figura centrale rappresenta l'Arcangelo Michele nella sua attitudine di giudice pesatore delle anime, infatti, reca nella mano sinistra una bilancia, mentre con la mano destra è intento a trafiggere con una picca un leone. Questa iconografia è assolutamente unica. Non son riuscita a trovare un altro solo caso. Solitamente ad essere trafitto è un drago o un grosso serpente, talvolta un demone con sembianze umane, ma un leone mai. Il leone appartiene puntualmente alla simbologia templare e si ritrova nei pochi affreschi templari rimasti. pag. 17 1° trim. 2015 Maria Maddalena del Bosco Secondo la regola redatta da Bernardo di Chiaravalle, al cavaliere era vietato uccidere animali eccezion fatta per il leone. La tradizione dice che l'uccisione del leone era consentita poiché aggrediva i pellegrini e la principale funzione dei monaci cavalieri in Terrasanta era proprio quella di proteggerli. In realtà il leone simbolicamente rappresenta il nemico interiore, la presunzione, il peggiore dei nemici da combattere. In Dante, che ricordiamo pone Bernardo di Chiaravalle al vertice del cammino verso la conoscenza, il leone appare nel primo canto dell'Inferno quando ancora, presuntuoso delle sue potenzialità e gravato dalle scorie della vita, Dante cerca di intraprendere da solo la salita del colle verso la luce. Le belve lo frenano ed egli capisce di dover chiedere aiuto, così appare Virgilio. O ancora in Vangelo di Tommaso: "Gesù disse: - Beato il leone che l'uomo mangia, cosicché il leone diventi uomo, e sventurato l'uomo che il leone mangia, cosicché l'uomo diventi leone." Ovvero: beato l'uomo ilico (fisico, leone) se l'uomo spirituale lo domina e lo annulla; sventurato l'uomo spirituale se si fa dominare dalla sua animalità. Per quanto riguarda le due figure poste ai lati dell'angelo, poiché fortemente rimaneggiate, si entra nel campo delle "ipotesi plausibili". La figura a destra guardando l'afSophia Arcanorm n.12 fresco si vuole che rappresenti Bernardino da Siena. Però, poiché quest'ultimo fu attivo fin alla metà del millequattrocento e l'affresco sembrerebbe essere più antico, è opportuno fare un ragionamento. Le iconografie dei santi Bernardino da Siena e Bernardo di Chiaravalle sono molto somiglianti in due aspetti: il volto del santo, che nei due casi è un monaco anziano con la tonsura, ed il cristogramma, che nella versione latina IHS fu proprio Bernardo di Chiaravalle a diffondere. Il monaco in questione, quindi, mediante l'inserimento evidentemente forzato e sovrapposto dell'immagine delle tre chiese e delle tre mitre vescovili ad indicare le tre rinunce, viene trasformato. Quel che comunque indica invece essere Bernardo di Chiaravalle, oltre alla datazione, alla devozione templare ed al cristogramma in una sua versione piuttosto antica, è il cartiglio che il santo reca in mano. pag. 18 1° trim. 2015 Maria Maddalena del Bosco Nel cartiglio si leggono le lettere: R C T (o una croce) S e sotto EIA. EIA è un grido d’incitamento che deriva da tradizioni militari (era usato dalle scolte medievali) che ritroviamo come esortazione in alcuni testi benedettini cistercensi ed anche su alcune lapidi funerarie della stessa regola (Eia fratres ...). Si può azzardare che R stia per Regula e C per Cisterciensis, la terza lettera penso sia una croce e infine S dovrebbe indicare la Santità della regola medesima. Infine, per la figura a sinistra di chi guarda, salta all'occhio che l’ipotesi essere San Sebastiano è piuttosto improbabile. Anzitutto la figura del santo della colonna viene "svestita" solo in periodo più tardo, sopratutto durante il rinascimento, poi la figu- Sophia Arcanorm n.12 ra in oggetto presenta le mani giunte che, oltre a non avere alcun riscontro iconografico, non ha nemmeno senso pratico poiché il martire si sarebbe ribaltato in avanti una volta raggiunto dalle frecce. Per finire, ben osservando il volto della figura, si notano i lineamenti di un volto femminile. Son portata a credere che si tratti della stessa Santa cui è dedicata la chiesa e trasformata in San Sebastiano probabilmente al tempo della conversione della cappella in ricovero per gli infetti, una specie di lebbrosario, avvenuta intorno al XV secolo. Credo quindi che originariamente si trattasse di un affresco templare avente a tema il Giudizio Universale, laddove l'Arcangelo Michele si rapporta con Bernardo di Chiaravalle detentore della regola santa ed accanto gli sta Maria di Magdala protettrice dei cavalieri che, perseguendo tale regola e uccidendo il nemico interiore, ritorneranno alla luce della conoscenza. pag. 19 1° trim. 2015 Sophia Arcanorm n.12 pag. 20 1° trim. 2015
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