ORGANOCATALISI ASIMMETRICA CON INTERAZIONI DEBOLI
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ORGANOCATALISI ASIMMETRICA CON INTERAZIONI DEBOLI
CHIMICA & CATALISI Luca Bernardi Dipartimento di Chimica Organica “A. Mangini” Università di Bologna [email protected] ORGANOCATALISI ASIMMETRICA CON INTERAZIONI DEBOLI Reazioni asimmetriche che utilizzano molecole organiche come catalizzatori (organocatalisi), in grado di instaurare interazioni deboli con i substrati in analogia con la catalisi enzimatica, risultano di grande utilità per la preparazione di molecole enantioarricchite. Organocatalisi asimmetrica La limitazione delle risorse e delle materie prime ha portato, a partire dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, a definire una serie di parametri in grado di valutare la fattibilità di un dato processo chimico, basati sul concetto di “sviluppo sostenibile”. Metodologie catalitiche, ovvero che prevedono l’utilizzo di una specie in quantità substechiometrica (catalizzatore) in grado di mediare/promuovere una trasformazione fra due reagenti, garantiscono una riduzione degli scarti derivanti da un determinato processo, migliorandone quindi la cosiddetta economia atomica, uno dei parametri fondamentali che determinano la sostenibilità del processo stesso. 96 Marzo ‘11 D’altra parte, l’importanza di molecole in forma enantiopura in svariati campi della scienza ha portato allo sviluppo di un enorme numero di trasformazioni catalitiche in grado di produrre materiale in forma enantioarricchita partendo da reagenti di partenza non-chirali (sintesi asimmetrica), ovvero garantendo il trasferimento (o “moltiplicazione”) dell’informazione chirale dal catalizzatore al prodotto. È interessante notare come la Natura stessa sfrutti la stessa strategia impiegando principalmente macromolecole (enzimi) come catalizzatori, in grado di effettuare trasformazioni chimiche (asimmetriche) in condizioni estremamente blande con efficienza stupefacente. L’importanza e il grande impatto pratico che ha avuto lo sviluppo di Mat eriali d i par tenza d isponibili su larga scala a basso costo Bui lding block chir al i enantioarr icchit i e molecole a complessità crescente -Condizioni di reazione semplici e di facile applicabilità, (no atmosfere inerti). -Reagenti e catalizzatori, poco costosi, disponibili su larga scala, biodegradabili. -Purificazioni semplici, prodotti esenti da tracce di metalli di transizione ad elevata tossicità. -Catalizzatori organici: N H HO O COOH H N N H N N O N Ar Ar OTMS Ar Ph N O O P O OH Ar Fig. 1 - Organocatalisi e alcune molecole organiche tipicamente utilizzate come catalizzatori. Ar = arile, TMS = trimetilsilile Reazione or ganocat alit ica asimmetr ica di Michael: O + O Ar Ar N OTMS H Ar = 3,5-(CF 3)2 C 6H 3 cat. (10 mol%) EtOH, 40 °C, 64 h O O resa: 82% ee: 92% Gener alizzazione del meccanismo enamminico (El = elet tr of ilo): O N H -H2O El H2 O R N N R El R N El R Aldeidi enant ioar ricchite f unzionalizzate in posizione D Schema 1 - Generalizzazione dell’addizione di Michael a funzionalizzazione di aldeidi in α, operante tramite meccanismo enamminico catalizzatori in grado di trasferire chiralità è testimoniato dall’assegnazione del premio Nobel per la Chimica nel 2001 a tre dei pionieri della catalisi asimmetrica (William S. Knowles, Ryoji Noyori, K. Barry Sharpless). Fino a pochi anni fa i catalizzatori utilizzati erano principalmente basati su complessi di metalli di transizione in combinazione con leganti chirali (catalisi organometallica) o macromolecole o microrganismi di origine naturale o modificati con tecniche evolutive (biocatalisi). Recentemente, una terza possibile strategia è risultata estremamente efficace: l’organocatalisi, ovvero l’utilizzo di piccole molecole organiche (MW<1.000) come catalizzatori chirali (Fig. 1). L’utilizzo di piccole molecole organiche come catalizzatori non è comunque un approccio nuovo, in quanto quello che viene generalmente considerato il primo esempio di reazione organocatalitica risale agli albori della chimica organica di sintesi ed è costituito dall’idrolisi della cianammide catalizzata da acetaldeide, in cui, fra l’altro, veniva già presa in considerazione l’analogia fra un piccolo catalizzatore organico e un enzi- ma [1]. Nel secolo scorso, con il progredire della catalisi asimmetrica, sono apparsi una serie di esempi estremamente significativi riguardanti l’utilizzo di molecole organiche chirali per trasformazioni catalitiche asimmetriche. Tuttavia, è necessario attendere fino al 2000 per arrivare ad una generalizzazione del concetto di organocatalisi asimmetrica seguito da un’enorme crescita di questo campo. Le ragioni che vengono generalmente considerate responsabili di questo subitaneo interesse sono tre [2]: 1) la concettualizzazione dell’organocatalisi. Se già nella seconda metà del XX secolo era apparso un gran numero di reazioni organocatalitiche asimmetriche, queste venivano considerate come esempi a sé stanti, non facenti parte di un vero e proprio campo di ricerca. Solo nel 2000 David W.C. MacMillan definisce il termine “organocatalisi” e individua nell’utilizzo di molecole organiche come catalizzatori un nuovo e promettente approccio alla sintesi catalitica asimmetrica, caratterizzato dai due punti successivi [3]; 2) i vantaggi dell’organocatalisi. Una delle caratteristiche fondamentali che hanno contribuito al successo di questo campo di ricerca è sicuramente costituito dalla sua semplicità pratica. Infatti, al contrario di molte reazioni basate su complessi di metalli di transizione, le trasformazioni organocatalitiche avvengono generalmente in condizioni estremamente “user-friendly”, ovvero non richiedono atmosfere inerti, condizioni estreme di temperatura o pressione, o apparecchiature particolari. Inoltre, reazioni organocatalitiche consentono di funzionalizzare semplici substrati disponibili su larga scala (bulk chemicals), e molti dei catalizzatori utilizzati, derivanti da fonti naturali a basso costo, sono generalmente ottenibili con pochi e semplici passaggi sintetici (quando necessari). Infine, reazioni organocatalitiche non presentano quella specificità strutturale che spesso limita le reazioni biocatalitiche; 3) l’avvento di nuovi generici modi di attivazione. Questo è forse l’aspetto che ha contribuito maggiormente al successo di questo campo. Infatti, a partire dal 2000 è stata scoperta una serie di modi di attivazione di substrati non ristretti a singole trasformazioni chimiche, ma generalizzabili a più processi sintetici. Ovvero, è possibile utilizzare la stessa classe di catalizzatori in combinazione con una classe di substrati per portare a compimento una serie di trasformazioni correlate con grande successo. Ad esempio, l’utilizzo dell’ammina secondaria derivante dalla L-prolina in combinazione con un’aldeide non è limitato alla addizione di Michael mostrata nello Schema 1 [4], ma è generalizzabile a tutta una serie di elettrofili. Queste trasformazioni procedono con un meccanismo ben definito e razionalizzabile (via intermedio enamminico nel caso specifico), il che permette il miglioramento dell’efficienza della specie catalitica variandone la struttura, così come l’applicazione del modo di attivazione ad una serie di substrati correlati. Aspetto non trascurabile è la maggiore difficoltà di portare a compimento con successo lo stesso tipo di trasformazione utilizzando una differente strategia catalitica (per esempio catalisi organometallica o biocatalisi), rendendo quindi l’organocatalisi un approccio per molti versi complementare alle altre metodologie catalitiche disponibili. Al momento attuale, esiste una serie di modi di attivazione che hanno portato allo sviluppo di un grande numero di trasformazioni asimmetriche di Marzo ‘11 97 CATALISI Organocatali si: molecole or ganiche a basso peso mol ecolar e come catalizzatori CHIMICA & CATALISI grande utilità sintetica [5]. Alcuni di queCatalisi enamminica: f unzionalizzazione di aldeidi Catalisi via ione imminio: f unzionalizzazione di aldeidi e chet oni in D : e chet oni in E : sti modi di attivazione sono riportati in Fig. 2. Negli ultimi cinque anni ci siamo occupati dell’utilizzo di alcuni di questi O O N O N O El N N El H H modi di attivazione per lo sviluppo di R R R nuove trasformazioni catalitiche asimR R Nu R Nu El = elettrofilo: aldeidi, accettori Nu = nucleofilo: tioli, malonati, di Michael, immine, etc. metriche. In particolare, abbiamo semfosfine, aromatici elettron-ricchi, etc. pre fatto riferimento a modi di attivazioCatalisi acida generica (debole): addizioni nucleof ie ad aldeidi, chet oni, immine Catalisi con carbeni nucleofili: unpolung del car bonio aldeidico: ne che coinvolgessero legami deboli non covalenti, come legami idrogeno o El S S N di tipo elettrostatico (<5 kcal/mol circa) O OH O N N N N N N O N HO Nu El fra substrato e catalizzatore (catalisi H H H H R N R R R1 R R1 R N O acida generica o specifica, catalisi a traEl = elettrofilo: aldeidi, accettori Nu = nucleofilo: ciano, Nu R R1 di Michael, immine, etc. alcoli, aromatici elettronricchi, etc. sferimento di fase). Interazioni deboli di questo tipo sono certamente molto più Catalisi basica: derivatizzazione di nucleof ili acidi ( malonati, tioli, et c): Catalisi acida specifica (forte): addizioni nucleof ile ad aldeidi, chet oni, immine: flessibili rispetto a legami di tipo covalente, in cui la geometria del complesso A* catalizzatore-substrato può venire R1 R BH* NH R1 H N 1 A*- H+ El El N B* abbastanza facilmente predetta sulla Nu NuH Nu R Nu R Nu R Nu = nucleofilo: ciano, base di considerazioni di tipo sterico alcoli, aromatici elettronricchi, etc. (vedi ad esempio lo Schema 1). In questo articolo, più che descrivere nel detCatalisi a trasferimento di fase: der iv atizzazione mediante tr asf erimento di nucleof ili deprotonat i in f ase acquosa/ solida: taglio le trasformazioni che abbiamo sviluppato, cercherò di utilizzare alcuni El Q* Nu esempi per spiegare come effettivafase organica fase solida mente sia stato possibile riuscire ad o acquosa basica NuH Nu ottenere livelli di organizzazione geometrica considerevoli che hanno portato a Fig. 2 - Alcuni esempi di modi di attivazione generici un’interazione di qualche tipo fra il protone indolico ed il gruppo ossidrilico buone stereoselezioni anche utilizzando interazioni deboli, poco direzionali del catalizzatore (Schema 2b). Esperimenti NMR invece non hanno invece e flessibili come interazioni elettrostatiche e legami idrogeno. portato a nessuna conclusione. Ci siamo chiesti come fosse possibile giustificare un’interazione fra una funzionalità poco basica come l’ossidrile del Catalisi acida generica e specifica catalizzatore, e un gruppo poco acido, come il protone N-indolico, e in Una delle prime trasformazioni che abbiamo sviluppato è stata l’alchilazioquale modo questa interazione potesse effettivamente risultare produttiva ne di indoli con nitroalcheni [6], reazione di grande importanza, visto che per la reazione stessa. Abbiamo dato una possibile interpretazione prenrappresenta una buona via di accesso a composti chiave in chimica fardendo in considerazione le analogie fra il modo di azione di queste piccomaceutica come triptamine e carboline. Abbiamo focalizzato l’attenzione le molecole organiche basate su sistemi ureidici e tioureidici, e il modo di su catalizzatori in grado di donare legami idrogeno portando ad un’attivaazione di sistemi enzimatici. Infatti, recentemente l’attività catalitica di quezione dell’elettrofilo (nitroalchene), ovvero derivati ureidici e tioureidici, che sti organocatalizzatori è stata attribuita alle loro proprietà di stabilizzare lo ci hanno condotto all’individuazione del sistema catalitico mostrato quale stato di transizione delle reazioni che vengono catalizzate, più che all’atticatalizzatore ottimale (Schema 2a). vazione dei substrati di partenza. Ovvero, queste specie catalitiche si comSuccessivamente, è stato estremamente interessante cercare di comportano in modo analogo alle buche ossoanioniche di enzimi, in cui le cariprendere come fosse possibile che una molecola organica a così basso che negative che si formano durante le addizioni nucleofile ai carbonili venpeso molecolare come una tiourea chirale (Schema 2a) riuscisse a portagono fortemente stabilizzate da una rete di legami idrogeno (Schema 2c) re a stereoselezioni buone, nonostante considerazioni di tipo geometrico [7]. Inoltre, è noto che in reazioni enzimatiche che prevedono lo spostanon giustifichino un efficace schermaggio di tipo sterico di una delle due mento di protoni, non sia necessario avere a disposizione un gruppo forfacce del nitroalchene. Infatti, supponendo una coordinazione del nitroaltemente basico, ma sia sufficiente avere nella posizione giusta un qualsiachene al donatore di legame idrogeno (la tiourea), il carbonio reattivo eletsi doppietto elettronico in grado di accettare il protone che deve essere trofilo si trova lontano dal catalizzatore stesso. Alcuni esperimenti di conspostato (Schema 2c) [8]. Ci siamo quindi resi conto di quanto fosse sbatrollo, derivatizzando o rimuovendo il gruppo ossidrilico del catalizzatore o gliato considerare la reazione (Schema 2a) come una semplice addizione utilizzando N-metilindolo, ci hanno permesso di stabilire l’esistenza di 98 Marzo ‘11 CF 3 R2 S R1 N H F 3C N H N H OH R3 20 mol%, CH 2Cl2 72-142 h, -25 - -45 °C + NO 2 R2 NO2 R3 N H R1 (a) rese: 35-88% ee: 71-89% Come è possibile che una molecola organica così piccola sia in grado di catalizzare la reazione in maniera così efficiente? CF3 Ph S F3C N H R yield OH 78% OSi(Me)3 18% H 15% NO 2 N H R C'è un'interazione fra il gruppo OH del catalizzatore e l'NH dell'indolo N ee resa: 75% ee: 6% 85% 39% 0% (b) Come si può giustificare un'interazione fra una funzionalità poco basica (l'OH) e una funzionalità poco acida (l'NH indolico) e come può questa interazione inluenzare il percorso reazionale? i) Tiouree e buche ossianioniche enzimatiche per la stabilizzazione dello stato di transizione: S R N N H H S R R Nu O R2 ii) Meccanismo degli enzimi CoA idratase, una base debole aiuta il trasferimento di protone: R1 N H R1 R2 O Cooperatività nella stabilizzazione dello stato di transizione: N H R O trasf erimento di protone Nu O HG OH H O H G buca ossianionica (c) SCoA CF 3 S F3 C N H GO Ph (d) N H N O H O H N G Il catalizzatore interagisce "solvatando" le cariche che si sviluppano nello stato di transizione, aiutando eventualmente processi di trasf eriento di protone. Cooperatvità: una rete di interazioni deboli che operano insieme H Schema 2 - Alchilazione di indoli a nitroalcheni catalizzata da tiouree chirali di un nucleofilo neutro (l’indolo), ad un elettrofilo attivato mediante legame idrogeno (il nitroalchene dalla tiourea). Il fattore essenziale che bisogna considerare è invece l’interazione del catalizzatore con lo stato di transizione della reazione (principio di Curtin-Hammett), quindi non osservabile mediante tecnica NMR. Semplicisticamente, bisogna quindi considerare le tre molecole (indolo, nitroalchene e catalizzatore), “fluttuanti” nel solvente di reazione fino a che non riescono ad incontrarsi tutte e tre con la geometria giusta per dare uno stato di transizione ad energia accessibile che porta alla formazione del prodotto. Considerando che nello stato di transizione si formano cariche negative e positive parziali, è possibile comprendere come una funzionalità poco acida come la tiourea sia in grado di coordinare una funzionalità poco basica come un gruppo nitro, e come un gruppo ossidrilico poco basico sia in grado di coordinare un protone poco acido come quello indolico, aiutando eventualmente in un trasferimento del protone. In definitiva, è stato possibile interpretare i risultati ottenuti visualiz- N R3 R2 H N o + N H N H C F3 N H O R2 CF 3 i) 20 mol% CH 2Cl2, -55°C, 48 h ii) TFAA O R1 O S N O H O R1 N HH O F3C endo/exo > 95:5 X O rese: 58-91% ee: 90->99% O Stabilizzazione dello stato di transizione della reazione di cicloaddizione: N O CF 3 N N CF3 H H H N O N HH O R R=H HCl 5 M TFA RN R=H O N Ph N HH R = COCF3 F3 C H O N H O H N H N H O H H2 , Pd/C EtOAc/MeOH HCl 9% Acetone S N H O O N O Ph indoline resa: 88% d.r. >95:5 ee: 97% Ph resa: quant. ee: 97% O 1,2,3,4-tetraidrocarbazoli OH yield: 68% ee: 94% Schema 3 - Diels-Alder catalitica enantioselettiva con 3-vinilindoli Marzo ‘11 99 CATALISI zando lo stato di transizione rappresentato nello Schema 2d, in cui la funzione del catalizzatore è quella di fornire una rete organizzata di donatori e accettori di legami idrogeno complementare alle cariche che si sviluppano nello stato di transizione. La presenza di numerose interazioni (cooperatività) rende la stabilizzazione maggiormente efficace, oltre a differenziare maggiormente le interazioni con i due stati di transizione che portano ai due enantiomeri del prodotto, in quanto solo uno dei due risulterà geometricamente complementare al catalizzatore stesso. Seguendo gli stessi principi, abbiamo sviluppato una reazione di cicloaddizione [4+2] di tipo Diels-Alder fra sistemi 3-vinilindolici e dienofili, quali maleimmidi e chinoni (Schema 3) [9]. Anche in questo caso, un’interazione multipla fra i substrati e il catalizzatore bifunzionale, un derivato degli alcaloidi della Cinchona, è stata considerata responsabile delle ottime enantioselezioni raggiunte in questa trasformazione. Come mostrato nello Schema 3, i prodotti ottenuti possono venire facilmente trasformati in una serie di strutture biologicamente interessanti, quali indoline e 1,2,3,4-tetraidrocarbazoli, in forma altamente enantioarricchita. È interessante notare come recentemente sia stato costruito de-novo un enzima Diels-Alderase in grado di promuovere una reazione di cicloaddizione fra substrati aventi la stessa connettività atomica della reazione descritta nello Schema 3 [10], utilizzando gli stessi principi meccanicistici. Gli stessi sistemi 3-vinilindolici (e anche i corrispondenti derivati 2-vinilici) reagiscono con N-arilimine seguendo un diverso percorso reazionale, ovvero fungendo da dienofili elettron ricchi, portando ad una cicloaddizione [4+2] a domanda elettronica inversa con il sistema N-arilimminico (reazione di Povarov). In questo caso, catalizzatori decisamente più acidi, quali gli acidi fosforici chirali mostrati nello Schema 4 [11], sono risultati maggiormente efficaci nel promuovere la reazione, rispetto ai derivati tioureidici mostrati in precedenza. Catalizzatori di questo tipo agiscono mediante una vera e propria protonazione della funzionalità imminica, aumentandone quindi la reattività (destabilizzazione dello stato fondamentale). Tuttavia, Alchilazione di indoli con nitroalcheni catalizzata da tiouree chirali: CHIMICA & CATALISI Reazione di Povarov con 2- e 3-vinilindoli: R ( S)-TRIP (10 mol%) toluene (0.05 M) 3 Å MS, 45 °C, 3 h H N (S)-TRIP: HN O R1 resa: 66-98% cis/ tr ans : >98:2 ee: 90->99% X O R N H N R1 P O X= OH X R ( S)-TRIP (10 mol%) THF (0.05 M) 45 °C, addizione in 13 h HN R1 NH NH resa: 44-96% cis/ tr ans : 90:10->98:2 ee: 73-98% Possibile bifunzionalità del catalizzatore: X O O P O O H N H N X Schema 4 - Reazione di Povarov fra 2- e 3-vinilindoli e N-arilimmine basandosi su precedenti di letteratura [12] si può supporre anche in questo caso un meccanismo di tipo bifunzionale, in cui il P=O del catalizzatore sia in grado di coordinare l’NH indolico stabilizzando la carica positiva formatasi nello stadio di transizione della reazione. L’instabilità del sistema 3-vinilindolico in ambiente acido è stata superata utilizzando un solvente coordinante come il THF, ed aggiungendo lentamente il 3-vinilindolo stesso alla reazione. Infine, operando in condizioni modificate, è stato anche possibile intrappolare l’intermedio di ciclizzazione con diversi nucleofili, dimostrando quindi il percorso a due stadi della reazione stessa, oltre a fornire un ulteriore strumento sintetico per la preparazione di molecole enantioarrichite contenenti il nucleo indolico. sequenza in condizioni ben definite (Schema 5b). Gruppi protettori che presentano queste caratteristiche sono sicuramente gruppi protettori carbamoilici (Boc, Cbz, etc.), universalmente utilizzati in sintesi organica ed in particolare in sintesi peptidica. Con queste premesse, ci eravamo proposti di studiare la reazione di azaHenry catalitica asimmetrica fra N-Boc immine e nitrometano. Tuttavia, i problemi legati a questa reazione sono dovuti al fatto che le N-Boc (e in generale le N-carbamoil) immine sono composti relativamente instabili, difficilmente stoccabili, specialmente quando derivate da aldeidi alifatiche enolizzabili. Queste immine vengono preferenzialmente preparate mediante un’eliminazione promossa da una base a partire dai corrispondenti α-ammidosolfoni [14], che sono in contrasto solidi facilmente ottenibili anche su larga scala, indefinitamente stabili anche a temperatura ambiente e all’aria. La catalisi a trasferimento di fase ci ha effettivamente permesso di combinare entrambi i processi (la formazione dell’immina promossa da base, seguita dall’addizione catalitica enantioselettiva di nitrometano), all’interno della stessa reazione, utilizzando condizioni particolarmente semplici e un catalizzatore commerciale a basso costo derivante dalla chinina, un alcaloide della Cinchona (Schema 6) [15, 16]. In questo modo, è stato possibile ottenere un’ampia gamma di β-nitroammine altamente enantioarricchite, utilizzando materiali di partenza e catalizzatori ampiamente disponibili e condizioni di reazioni estremamente convenienti. L’aspetto maggiormente qualificante è comunque la possibilità di ottenere prodotti derivanti da immine alifatiche enolizzabili, grazie alla loro generazione in situ, che ne ha prevenuto la decomposizione. -Gruppo protettore (eventualmente ausiliario chirale) da rimuovere dopo l'addizione di tipo-Mannich vs gruppi sinteticamente utili (Boc, Cbz etc.): N Pg HN Nu R1 R1 * Pg NH2 -P g Nu R1 * (a) Nu sequenza sintetica Catalisi a trasferimento di fase Un altro argomento di cui ci siamo occupati approfonditamente riguarda la catalisi a trasferimento di fase. La prima trasformazione studiata in questo ambito è stata una reazione di aza-Henry catalitica asimmetrica, ovvero un’addizione di nitroalcani ad immine, volta all’ottenimento di β-nitroammine precursori di diammine vicinali [13]. Nelle reazioni di addizione di nucleofili ad immine (reazioni tipo-Mannich), è necessario utilizzare un gruppo protettore sull’azoto imminico, che garantisca sufficiente stabilità e reattività all’immina stessa, da rimuovere dal prodotto amminico una volta avvenuta l’addizione. Una semplice soluzione risulta quindi l’utilizzo di un ausiliario chirale come gruppo protettore, specialmente su scala di laboratorio, in cui il costo dell’ausiliario chirale risulta pienamente sostenibile. Il nostro approccio a questo tipo di reazioni è consistito invece nel considerare il gruppo protettore imminico non come un semplice fardello di cui è necessario sbarazzarsi una volta effettuata l’addizione (Schema 5a), ma piuttosto come un’unità sinteticamente utile, inseribile in una sequenza sintetica che coinvolge il prodotto catalitico, e rimovibile alla fine della 100 Marzo ‘11 Pg NH NH2 R 2 -P g R1 R2 (b) R1 rimozione in condizioni blande e ben definite Schema 5 - Gruppo protettore come unità sinteticamente utile O Pg NH R1 SO2 Ph + HO H N Cl N (10 mol%) KOH toluene, -40 °C N Pg R1 CH 3NO2 Schema 6 - Reazione di aza-Henry catalitica asimmetrica Pg R1 NH NO2 Pg = Boc, Cbz resa: 53-98% ee: 73-98% che la specie nucleofila utilizzata deve possedere determinate caratteristiche di basicità e nuleofilicità. Infatti, nel caso in cui il N R nucleofilo sia poco basico, per ottenere l’immina sarà necessario N Pg NH Pg utilizzare un grande eccesso di base inorganica, possibilmente (x mol%) NH base R1 SO 2Ph che porta ad una reazione di background notevole e quindi forte, solvente, T R1 Nu + a basse enantioselezioni. D’altra parte, nel caso di accentuata NuH basicità del nucleofilo, lo stadio lento della reazione risulterà essere l’addizione all’immina stessa, che tende ad accumularsi nelReazioni di Mannich con enolati stabilizzati: O l’ambiente di reazione, quindi a decomporsi a causa della già O O O MeOOC O O O accennata instabilità portando a basse rese. Questo spiega l’inPh N P OEt P ArO2 S Ph OMe RO OR OEt Ph successo nell’utilizzo di tanti altri nucleofili, qui non riportati, proPh n=0,1,2 vati in questo tipo di reazioni. Per quanto riguarda l’enantioselezione, in tutti i casi catalizzatori migliori presentano la funzionalità Reazione di aza-Henry: Reazione di Pudovik: Reazione di Strecker: O ossidrilica libera, accompagnata spesso da un sostituente in orto HO CN CH 3NO2 P O H (-OMe, -F, -CN, etc.) nel gruppo benzilico chinuclidinico. BasanO doci su queste osservazioni e su dati computazionali eseguiti su Schema 7 - Generalizzazione dell’utilizzo di α-ammidosolfoni con la catalisi a trasferimento di fase un sistema strettamente correlato [24], è possibile supporre una doppia interazione del nucleofilo deprotonato con il catalizzatore, sia di La trasformazione è stata successivamente generalizzata ad una serie di natura elettrostatica sia mediante un legame idrogeno con la funzionalità reazioni chiave in sintesi organica, utilizzando diverse specie nucleofile, ossidrilica del catalizzatore, come mostrato in Fig. 3. Per quanto riguarda quali malonati [17], β-chetoesteri [18], solfonilacetati [19], reattivi di Wittigla funzionalità in orto, sulla base di dati cristallografici relativi a questa clasHorner [20], immine del benzofenone derivanti dalla fosfoglicina [21], il già se di catalizzatori a trasferimento di fase [25], si può immaginare la coordescritto nitrometano [15, 16], acetone cianoidrina (un surrogato econodinazione di una molecola d’acqua a ponte fra la funzionalità ossidrilica e mico e più sicuro dello ione cianuro) [22], ed infine fosfiti [23] (Schema 7). un doppietto elettronico presente nel gruppo in orto. Queste interazioni È importante sottolineare come ognuna di queste differenti specie nucleomultiple irrigidiscono e definiscono maggiormente la struttura della coppia file abbia richiesto lo sviluppo di condizioni specifiche per quanto riguarda ionica catalizzatore-substrato, richiamando il concetto di cooperatività la base inorganica, la struttura del catalizzatore, la temperatura di reaziodescritto in precedenza, e rendendo più efficiente il trasferimento dell’inforne e il solvente, frutto di un lavoro di ottimizzazione estremamente impemazione chirale dal catalizzatore ai substrati. gnativo distinto per ognuno dei nucleofili utilizzati. Queste trasformazioni ci hanno permesso di concludere che mediante la L’aspetto più importante è però la possibilità di ottenere una serie di building block altamente enantioarricchiti mediante semplicissime traReazione di aza-Henry: Reazione di Pudovik: sformazioni (idrolisi, idrogenolisi, Wittig-Horner, Julia modificata, O O etc.) dei prodotti catalitici (Schema 8). In molti casi, prodotti di queNH 2 NH 3 Ph O NH O NH Cl sto tipo sono difficilmente ottenibili, con la medesima varietà strutO O R1 R1 P R1 R1 P O OH O turale, mediante altre metodologie catalitiche asimmetriche, renNH 2 HO HO NH 2 R O NH dendo quindi il nostro metodo un valido strumento per la preparaReazioni di Mannich (malonati, solfoni): R1 SO2 Ph zione di questi composti su scala di laboratorio, utilizzando una O O Nu versione innovativa di reazioni che si possono definire classiche PT C O NH O NH 3 O Ph O NH O Cl della chimica organica (Pudovik, Mannich, Strecker, etc.). Come R1 R1 OH R1 OH OH O già accennato, una delle caratteristiche di questa metodologia è R O NH Reazioni di Mannich (solfoni, reattivi di Horner): data dalla possibilità di ottenere building block amminici che preR1 Nu O O O sentano gruppi protettori sinteticamente utili, portando a prodotti O NH O O NH O Ph O NH O che possono essere inseriti, ad esempio, in una sequenza di sinteR R1 R1 R1 R OMe si peptidica. Per quanto riguarda il meccanismo della reazione [18], OH la trasformazione procede a due stadi, con una prima formazione Reazione di Strecker: Reazione di Mannich (fosfoglicina): dell’immina seguita dall’addizione nucleofila enantioselettiva data O NH 2 Cl dalla coppia ionica catalizzatore-nucleofilo deprotonato (Schema O NH O NH 3 O OH R1 P P OH 9). Lo stadio lento della reazione risulta essere la formazione delOEt R1 R1 O OEt OH HN NH 3 O Ph l’immina. Esperimenti di controllo hanno dimostrato come sia effetCl O tivamente il nucleofilo che agisce come base per promuovere la Schema 8 Prodotti ottenibili dalle reazioni di tipo-Mannich cataltiche asimmetriche formazione dell’immina e non la base inorganica. Questo significa HO H X Marzo ‘11 101 CATALISI O CHIMICA & CATALISI O R O NH R1 Nu NuH O R O NH R1 Nu Q SO 2Ph N O R st adi o veloce Nu NuH R O N R1 R1 PhSO 2 Q Q O O st adi o lento Nu Q NuH toluene fase acquosa + - K2CO3, Q X KHCO3 + KX Schema 9 - Meccanismo di reazione K 2 CO3 PhSO2- K+ + KHCO3 derazione è stata l’addizione coniugata di nitroalcani ad accettori di Michael. Esteri o acidi cinnammici semplici non sono mai stati utilizzati in catalisi asimmetrica con nitroalcani, a causa sia della loro scarsa reattività con nucleofili soft, sia per le difficoltà nel controllo delle interazioni fra una funzionalità esterea o acida e i catalizzatori chirali normalmente disponibili. In collaborazione con il prof. Mauro Adamo del Royal College of Surgeons (Dublin), abbiamo sviluppato un nuovo metodo che utilizza la catalisi a trasferimento di fase in combinazione con i 4-nitrostirilisossazoli, quali surrogati di acidi cinnamici a maggiore reattività (Schema 11) [28]. La reazione procede in condizioni estremamente blande e porta alla formazione dei corrispondenti addotti con ottimi risultati in termini di enantioselezione. I prodotti ottenuti possono poi venire convertiti mediante idrolisi basica nei corrispondenti γ-amminoacidi ed esteri, composti chiave in chimica farmaceutica. Conclusioni catalisi a trasferimento di fase è possibile generare delle specie notevolIn definitiva, è possibile affermare come l’organocatalisi asimmetrica rapmente instabili in situ, anche in condizioni basiche piuttosto drastiche, presenti un utilissimo strumento sintetico per dare una nuova versione di necessarie per l’attivazione di nucleofili caratterizzati da un’acidità ridotta. reazioni classiche della chimica organica, portando all’ottenimento di Un successivo oggetto di studio è stato proprio l’utilizzo di specie ancoimportanti building block in forma enantioarricchita partendo da molecole ra più instabili, quali gli N-Boc nitroni [26]. Questi sistemi dipolari N-Boc semplici e di facile reperibilità, utilizzando catalizzatori a basso costo deriprotetti non sono mai stati isolati a causa della loro instabilità. Reazioni vati molto spesso da fonti naturali. catalitiche asimmetriche che coinvolgono nitroni hanno infatti sempre utiPiù in particolare, nonostante la loro flessibilità intrinseca, è possibile ottelizzato nitroni N-benzile o N-arile per cicloaddizioni [3+2], -Cicloaddizione [3 + 2] formale fra N-Boc nitroni e glutaconati: con formazione di isossazolidine, analoghi nucleosidici, O difficilmente deproteggibili all’azoto lasciando inalterato il OH Boc O Boc O N N H legame N-O del ciclo. Per utilizzare la catalisi a trasferi[3+2] N O N O R3 R3 * R1 SO2 Ph R1 * * R * mento di fase, però, è stato necessario sviluppare un 2 -PhSO 2H R3 R1 * R1 * R2 R2 nuovo sistema dipolarofilo anionico, quale il glutaconato O O mostrato nello Schema 10, in grado di dare una prima reaOMe MeO Base, Q*+ zione di addizione al nitrone seguita da chiusura intramo(PTC) lecolare ad isossazolidina N-Boc (o Cbz) protetta. La reaQ*+ O zione ha portato ad ottimi risultati in termini di rese ed Boc Boc O OMe Q*+ N O Boc O N O N O O eccessi enantiomerici, ed ha permesso per la prima volta * * * + R1 * OMe R1 * R1 MeO OMe la preparazione di isossazolidine libere mediante una reaO MeO O OMe zione di cicloaddizione dipolare catalitica asim-Reazione ottimizzata: R1 O F N metrica [27]. I prodotti H F O O H O O Cl N N catalitici, infatti, possono OR O H O Pg NO OH N O venire molto facilmente N O H O Pg OR2 10 mol% N O S R SO Ph O 1 2 deprotetti dal gruppo Ar toluene/TBME/CH 2Cl2 R1 + aq. K2 CO 3 50% w/w, -42 °C O Boc in condizioni stanPg = Boc, Cbz O O O resa: 53->99% R 2O N dard in ottime rese. un solo diast er eoisomer o OR 2 R 2O Fig. 3 - Possibile intermedio di ee: 67->99% Un’altra trasformazione reazione che giustifica Schema 10 - Cicloaddizione [3+2] con N-Boc nitroni generati in situ classica presa in consi- l’enantioselezione osservata 2 102 Marzo ‘11 HO H Br N CF3 N NO2 R2 + Ar cat. (2.5-5 mol%) toluene (0.1 M), K 2 CO 3 r.t. or -30 °C, 48-240 h NO 2 O 2N R1 Ar R2 O N NO2 rese: 50-92% anti/ syn: ca 9:1 ee: 77-99% Ringraziamenti: Sono riconoscente al prof. Alfredo Ricci, senza il cui continuo supporto, incoraggiamento e guida scientifica nessuna parte del lavoro qui presentato sarebbe stata possibile. Desidero anche ringraziare particolarmente il dr. Francesco Fini, COOMe R = Ph, resa: 89% R R R = 3,5-Cl2C 6H 3 , resa: 91% con cui abbiamo sviluppato la parte relativa alla catalisi a trasferiNO2 R = 4-MeOC6 H 4, resa: 94% mento di fase, e la dr.ssa Raquel P. Herrera e Valentina Sgarzani, O2 N H3 N O con le quali abbiamo mosso i primi passi nella catalisi acida geneH2, Ni-Ra COOH CH 3OH NaOH, THF rica. Questo lavoro è stato possibile anche grazie alla dr.ssa O Mariafrancesca Fochi e al dr. Andrea Mazzanti, e ad una serie di Cl Cl (S)-baclofen resa: 54% studenti di tesi triennale e specialistica estremamente motivati e determinati, i cui nomi possono venire letti nei riferimenti bibliograSchema 11 - Addizione coniugata di nitroalcani a 4-nitro-5-stirilisossazoli, e trasformazione dei prodotti ottenuti fici, e ai quali sono personalmente estremamente riconoscente. Ringrazio la prof. Bianca F. Bonini per l’aiuto e i suggerimenti durante la nere ottimi risultati in termini di controllo stereochimico anche utilizzando preparazione di questo manoscritto e non solo. Il supporto economico è solamente interazioni deboli fra catalizzatore e substrati. Catalizzatori di stato fornito da: progetto PRIN “Stereoselezione in chimica organica, questo tipo ricordano molto da vicino il comportamento di alcuni sistemi metodologie e applicazioni”, Merck-ADP grant, RTN-DACCORD, consorenzimatici, che operano attraverso una rete di legami idrogeno in grado di zio CINMPIS. stabilizzare lo stato di transizione delle reazioni. Il concetto di cooperativiO2 N O N i) NaOH, THF ii) TMSCHN2 tol/MeOH O 2N Bibliografia [1] J. von Liebig, Annalen der Chemie und Pharmazie, 1860, 113, 246. [2] D.W.C. MacMillan, Nature, 2008, 455, 304. [3] K.A. Ahrendt et al., J. Am. Chem. Soc., 2000, 122, 4243. [4] J. Franzén et al., J. Am. Chem. Soc., 2006, 127, 18926. [5] Chem. Rev., 2007, 107, 5413 (special issue on organocatalysis, B. List, Ed.). [6] R.P. Herrera et al., Angew. Chem. Int. Ed., 2005, 44, 6576. [7] M.S. Taylor, E.N. Jacobsen, Angew. Chem. Int. Ed., 2006, 45, 1520. [8] L. Simón et al., Eur. J. Org. Chem., 2008, 2397. [9] C. Gioia et al., Angew. Chem. Int. 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