GREENPEACE - I Save My Planet
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GREENPEACE - I Save My Planet
GREENPEACE “PER DIFENDERE L’AMBIENTE E PROMUOVERE LA PACE” A cura di Silvia FRANCO A.A. 2014-2015 Di cosa stiamo parlando? La storia di Greenpeace è la storia di un gruppo di persone, che non ha ancora compiuto 50 anni, che si impegna nel trovare dei metodi su come salvare il pianeta. Greenpeace è uno dei più grandi movimenti ambientalisti del mondo (è presente in circa 40 paesi, tra cui anche l’Italia). Tutti i suoi ideali e le sue attività sono ispirati al principio della non-violenza; infatti è un’associazione indipendente e non violenta che organizza campagne in maniera creativa per denunciare i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace. L’obiettivo di Greenpeace è quello di assicurare alla Terra la capacità di proteggere la vita in tutta la sua diversità. Famosa per la sua azione diretta per la difesa del clima, per la protezione delle balene, per la lotta contro i test nucleari e la difesa dell'ambiente in generale, negli ultimi anni l'attività dell'organizzazione si è rivolta ad altre questioni ambientali come il riscaldamento globale, l'ingegneria genetica e la pesca a strascico. In concreto tenta di favorire una rivoluzione energetica per combattere l’inquinamento, difende gli oceani dalla pesca eccessiva e distruttiva, 1 protegge le ultime foreste primarie del mondo, lavora per il disarmo e la pace tra i popoli, promuove l’agricoltura sostenibile… e molto altro ancora! Per riuscire a svolgere le sue attività in piena libertà e autonomia, Greenpeace ha deciso di non accettare aiuti economici né da governi né da società private: i finanziamenti arrivano da individui che ne condividono ideali e missioni. Per questo hanno bisogno di persone che li aiutino a portare avanti le loro campagne in tanti modi diversi. Mappa degli uffici nazionali di Greenpeace nel mondo “Questo mondo è un mondo senza pace, ingiusto, non sicuro; sarebbe da ipocriti volerne uno pulito ed ecologico?” sono queste le parole usate da Kumi Naidoo, attuale direttore esecutivo di Greenpeace, in un intervista rilasciata per un documentario che narra la storia del movimento dalla sua nascita fino ad oggi. Greenpeace è oramai da più di 40 anni un movimento all’avanguardia per la lotta dell’ambiente, ed è diventato una delle maggiori voci per la sua salvaguardia. Ma tutto è iniziato con solo un piccolo gruppo di uomini e la chiave del successo di questo movimento, secondo loro, sono le azioni dirette e le immagini d’impatto; e ciò ha permesso la sua continuazione nel tempo e la conquista di numerose vittorie. La sua storia ha accompagnato l’evoluzione del movimento ecologista e le sue crisi, ma mantiene lo spirito originale. Agli inizi degli anni ’70 il mondo era diviso da muri, frontiere e blocchi: il blocco comunista ad est e quello capitalista ad ovest, facendo del pianeta un campo di battaglia e usando i paesi più piccoli come intermediari 2 delle loro lotte. Gli Stati Uniti appoggiavano il sud del Vietnam contro il nord, comunista, portando a un conflitto sanguinoso e impopolare. Ciò portava numerosi giovani americani ad oltrepassare la frontiera del loro paese diretti verso il Canada, e in particolare a Vancouver, nella costa est della nazione, che ospitava coloro che erano contrari alla guerra. Lo conferma Rex Weyler (membro di Greenpeace dal 1973) il quale sostiene che in questa città c’era un grande movimento pacifista dato che aveva accolto molte persone dagli USA, oltre ai canadesi e ai quaccheri (individui appartenenti a un movimento cristiano nato in Inghilterra nel XVII secolo). “C’era un gran miscuglio di gente come comunisti, anarchismi, hippies…” dice Barbara Stowe, figlia di Irving Stowe, uno dei fondatori di Greenpeace. Amchitka (Alaska) E’ il 15 luglio del 1971 e viene annunciato dagli Stati Uniti l’attuazione di alcune prove nucleari nell’isola di Amchitka, nell’Alaska sud-occidentale. La posizione geografica di Vancouver, situata molto vicina all’isola, porta gli abitanti del posto a lottare in prima linea contro questi esperimenti, al fine di impedire l’esplosione delle bombe che avrebbe portato a un terremoto o a uno tsunami. “Queste persone erano convinte che gli esperimenti con il nucleare fossero una follia e che quindi andavano aboliti” dice Robert, il figlio di Irving Stowe, intervistato da RTVE insieme ad altri membri del gruppo, tra cui Bill Darnell, un altro fondatore di Greenpeace che ai tempi dichiara “non permettiamo che accada! È da matti, dobbiamo impedirlo con tutte le nostre forze”. Si forma quindi un gruppo formato da persone diverse tra loro ma accomunate da un unico scopo: far cessare gli esperimenti nucleari. Tra questi I. Stowe (avvocato statunitense convertito al quaccherismo), Jim Bohlen (militare dimesso dal suo incarico) e gli ecologisti che si uniscono ai pacifisti creando un nuovo movimento, quello di Greenpeace (alla fine di ogni riunione si urlava sempre “pace”, ed essendo un’associazione ecologista e pacifista si è deciso di darle nome “paceverde”). All’inizio il movimento non suscita scalpore o paure, e il progetto di bloccare l’esplosione delle bombe ad Amchitka sembra essere ambizioso. Per questo motivo i 12 volontari, fondatori di Greenpeace, decidono di portare con sé delle telecamere, affinché la missione venga documentata e portata all’attenzione dei media, in assenza dei quali non sarebbero stati che un gruppetto insignificante di uomini. Salpano, quindi, con una barca che è passata alla storia con il nome di Phyllis Cormack, e la parola chiave della missione è “testimoniare” per opporsi alla politica del governo considerata immorale. A bordo della Phyllis ci sono anche giornalisti tra cui Ben Metcalfe e Bob Hunter il quale diventa il primo presidente della congregazione. 3 A causa del maltempo, però, i volontari sono costretti a rinunciare e a tornare a casa, dopo 45 giorni passati in mare, ma senza arrendersi. A novembre del 1971 gli USA fanno esplodere la prima bomba a cui ne seguono altre 5, e anche se Greenpeace non riesce a fermare il test, l'impresa del suo equipaggio compare sulle prime pagine dei giornali nordamericani. Da allora Amchitka non è mai più stata utilizzata per i test nucleari. La lotta continua, ma questa volta non solo rivolta al suolo americano. Poco dopo Amchitka, infatti, i francesi annunciano che avrebbero fatto alcune prove nucleari nel Pacifico del sud, a Moruroa; è il 1972. La missione viene condotta da David McTaggart, uomo d’affari canadese, che con la sua barca, rinominata poi Greenpeace III, si reca nel posto con un equipaggio di 5 persone; all’inizio riesce solo a far ritardare l’esperimento; però l’esplosione della prima bomba è inevitabile. Anche se in seguito la protesta verrà fermata dalle forze francesi, essafa notizia in tutto il mondo e nel ’74 la Francia annuncia la fine dei test. Ma una tra le campagne più importanti e conosciute è la campagna delle balene: questi mammiferi vengono cacciati e brutalmente uccisi già dal XIX secolo, soprattutto da paesi come la Russia, Giappone, Islanda e Norvegia. Così nel 1975 la Phyllis salpa un’altra volta e, in quella missione, i membri dell’equipaggio annunciano alla radio che non si tratta solo di una barca canadese, ma di un gruppo internazionale che naviga sotto la bandiera delle nazioni unite, fatta da gente che parla molte lingue diverse e una di queste, annunciano, è quella delle balene. Una volta trovate le baleniere, dopo circa due mesi, il team filma tutto e si mette, con i gommoni, tra le navi sovietiche e giapponesi e le balene, per impedire la caccia. Tornati a casa vengono accolti come eroi e così, nel 1982, viene introdotta una moratoria riguardante la caccia commerciale alle balene (operativa dal 1985), la quale è tuttora in vigore. Amburgo, Germania del nord Segue la campagna delle foche, nel 1982: in Canada migliaia di cuccioli di foche che, dopo la nascita, rimangono dal manto bianco prima di 4 seguire la madre in mare, vengono uccise per la loro pelliccia. Grazie al successo ottenuto con la campagna delle balene, l’équipe di Greenpeace dispone di abbastanza denaro per finanziare la spedizione e convincere, tramite proteste molto dirette, i vari parlamenti e governi per impedire l'importazione delle pellicce. Questa azione viene appoggiata anche da alcune celebrità come Brigitte Bardot, e nel 1984 la Comunità Europea vieta l'importazione di qualsiasi manufatto di pelliccia di foca. Con una parte dei soldi viene recuperata e restaurata una nuova nave che passerà alla storia con il nome di “Rainbow Warrior”. Greenpeace diventa una multinazionale ecologista, trasferisce la sede principale ad Amsterdam e le donazioni dei suoi sostenitori le assicurano anche indipendenza economica. ERNIE: stava correndo un serio rischio per colpa dei cacciatori ma per fortuna greenpeace con un intervento pronto ha salvato lui e tutta la specie Nel giugno del ’78 la Rainbow Warrior si dirige verso i mari della Spagna per impedire nuovamente la caccia alle balene, ma durante il viaggio l’obiettivo cambia: “Poiché nessuna nazione europea con industria nucleare si preoccupava su come eliminare i residui radioattivi, questi venivano scaricati in mare a soli 500 km o poco più dalla costa spagnola” afferma Pierre Gleizes, membro di Greenpeace dal 1980. Lo dice anche Brian Fitzgerald, membro dal 1981: “lanciavano in acqua dalle barche barili di residui radioattivi anche di 200 litri”. Ci troviamo a 600 miglia dalla costa sud occidentale inglese dove c’è una “zona di scarico” di scorie nucleari in mare aperto. Non è stato un gioco per il team di Greenpeace; infatti, in quella lotta contro i rifiuti radioattivi, 2 barili da 800 litri ciascuno vengono scaricati appositamente su uno dei gommoni della R. Warrior con a bordo dei volontari. Il tutto viene però ripreso e trasmesso in tv cosicché tutto il mondo possa vedere con i propri occhi gli scarichi in mare di uranio da parte delle navi inglesi. Nell’estate del 1985 Greenpeace viene appoggiata anche dai 5 sindacati inglesi e da quell’anno il Governo britannico abbandona tale pratica e inizia a cercare località di scarico sulla terraferma. Protesta anti nucleare in Indonesia: attivisti di Greenpeace insieme alle comunità locali protestano contro la costruzione di nuove centrali nucleari Ma sempre nello stesso anno, ad Auckland, in un’altra campagna nucleare, succede qualcosa di inaspettato: la notte del 10 luglio 2 esplosioni colpiscono e affondano la R. Warrior provocando la morte del fotografo Fernando Pereira (1950-1985), unico membro che perde la vita in azione. Dopo 2 mesi di indagine da parte della Fernando Pereira (Chaves, polizia neozelandese e di Greenpeace, si protogallo May 10, 1050-Aucklanl, scopre che le bombe sono state fatte Nuova Zelanda July 10, 1985) esplodere dai servizi segreti francesi per ordine del governo; questo costa loro 7 milioni di dollari in risarcimento all’intera squadra e ai familiari di Pereira. L’Antartide: L’obiettivo di Greenpeace dopo Muroroa è di fare dell’Antartide un “parco mondiale” affinché rimanga il posto meno inquinato al mondo. “Only one continent on earth remaine unexploited by man. Please help us to keep it that way”. Viene così fondata una base scientifica propria di Greenpeace sul continente, e a seguire il Trattato Antartico (Madrid 1991) con l’accordo del ’91 che proibisce tutte le estrazioni minerarie nell’area per 50 anni. Allo stesso tempo la crisi ecologica aumentava: buco dell’ozono, il disastro di Chernobyll, la tragedia di Bhopal, la distruzione della selva amazzonica ecc…. L’ambiente diventa una priorità! Dopo 20 anni, nel ’91, Greenpeace può contare su 30 uffici nazionali collegati con la sede ad Amsterdam, ed oltre 4 milioni di sostenitori. Così nel 1992, a 6 Rio, si tiene la più grande congregazione di leaders mondiali della storia, conosciuta come Summit della Terra (o Conferenza di Rio). E’ il 1995. Nel Mar del Nord sono presenti numerose piattaforme petrolifere a causa dell’aumento dei prezzi del petrolio. Conosciuta è la lotta fatta dall’équipe a Shell, e in particolare alla piattaforma “Brent Spar”, poiché il suo affondamento, autorizzato dal governo britannico, avrebbe provocato la contaminazione delle acque per la presenza di idrocarburi. Dopo lunghe proteste Shell decide di abbandonare il progetto e viene proibito l’affondamento delle piattaforme nell’Atlantico. Sul finire degli anni ’90 Greenpeace si concentra sulla questione OGM (Organismi Geneticamente Modificati) e accoglie la direttiva europea 2001/18/CE in cui si sottolinea il principio di precauzione atto ad evitare la coltura in campo aperto con possibili contaminazioni, la necessità di un lungo periodo di sperimentazioni prima dell’immissione su mercato e l’etichettatura dei cibi stessi. Dal 2009 il nuovo direttore esecutivo di Greenpeace è Kumi Naidoo, del Sudafrica, il quale sostiene “Non si può parlare di giustizia ambientale se non si parla di giustizia economica, perché la prima è fortemente influenzata dalla seconda”. Di cosa si tratta? Ad esempio in Sud America, la selva tropicale e altri paesaggi naturali vengono distrutti ogni giorno per lasciare spazio a monocolture e pascoli geneticamente modificati. Allo stesso tempo l’ingegneria genetica insiste sul fatto che gli OGM possono aiutare a ridurre la fame nel mondo. Ma non è una soluzione secondo Greenpeace che si impegna in numerose campagne, tra cui quella contro la Bayer per il riso OGM che è stato geneticamente modificato per resistere ad alte dosi di glufosinato, irrorato dagli agricoltori sui campi di riso per controllare un’ampia gamma d’infestanti e senza far morire il riso. Il glufosinato, però, è utilizzato sia come erbicida che come disseccante delle colture prima del raccolto. Ma paragonato ad altri erbicidi, questo è considerato molto tossico: le prove della sua nocività sono così evidenti che figura fra i 22 prodotti agrochimici che verranno presto ritirati dal mercato. La protesta contro la Nestlè: 7 tutto è iniziato con la pubblicazione del video diffuso da Greenpeace “Have a break with kit kat” in cui un impiegato al posto della barretta di cioccolato, addenta il dito di un orango, schizzando sangue sulla tastiera del computer. L’obiettivo dell’associazione ambientalista è quello di mettere in risalto gli effetti della deforestazione che da anni è in atto a vantaggio delle piantagioni di palma da cui si ricava l’olio utilizzato come ingrediente dello snack. Ma la campagna contro il riso non è l’unica fatta riguardante gli OGM: nota è anche quella contro l’uso dell’olio di palma, in particolare rivolta alla Nestlé poiché accusata di essere uno dei responsabili della deforestazione. L’azienda multinazionale si difende dichiarando che sono seriamente preoccupati per la deforestazione non solamente in Indonesia, ma anche in tutte le altre parti del mondo e nella medesima occasione, hanno ribadito il loro impegno affinché tutti i fornitori assicurino che l’olio di palma acquistato non arrechi danni alle foreste pluviali, accelerando le operazioni di verifica in tal senso. Ma in poco tempo il video caricato sul web da Greenpeace sull’uso di questi oli vegetali raggiunge circa 1 milione e mezzo di visualizzazioni, il che obbliga l’azienda a smettere di usarli. Da settembre 2013 Nestlé si rifornisce esclusivamente di olio di palma certificato. Molto interessante è il dissenso nei confronti dei media (o mezzi di comunicazione di massa) dato che secondo Greenpeace è diventato un modo per promuovere un tipo di cultura in particolare, quella del consumo esagerato e della violenza. Così Kumi Naidoo dice che, avendo tutti questi fattori contro, Greenpeace deve impegnarsi ad essere più creativo e innovativo affinché si faccia sentire al di sopra del messaggio dominante, che è unicamente promozionale. Riguardo a questo è molto importante il cambiamento climatico, continua a dire il leader del team: “E’ considerato la maggiore minaccia ambientale con cui ci si è scontrati sia come civilizzazione, popolo e pianeta, e se non si tratta l’argomento in qualche modo è la fine dei giochi!” Quindi cosa si può fare? Greenpeace esiste perché il Pianeta merita di essere salvato, e per questo servono soluzioni, cambiamenti, azioni. 1) Passare dal mondo delle fonti energetiche fossili e nucleari a un’economia alimentata da energia rinnovabile. I cambiamenti climatici innescati 8 dall’uomo sono una realtà. Ma, per fortuna, esistono soluzioni in grado di garantire una crescita sostenibile e di fornire energia pulita a tutti i cittadini del nostro Pianeta. 2) Deforestazione zero perché significa fermare la distruzione delle ultime grandi foreste primarie del pianeta per salvare il clima, le persone e la biodiversità. Il legno è una risorsa rinnovabile, ma è anche parte integrante di delicati e preziosi ecosistemi. Le foreste possono darci il legno ma dobbiamo usarle meno e usarle meglio. Come? Riciclando, eliminando consumi eccessivi o non necessari, usando prodotti certificati FSC. 3) Difendere la salute dei mari del pianeta, e del Mediterraneo in particolare. La ricca biodiversità del mare nostrum è minacciata dallo sfruttamento eccessivo delle risorse e dalla pesca illegale. Proteggere la vita marina comporta benefici per le comunità costiere, per un turismo sostenibile e per la pesca tradizionale. 4) I progressi scientifici nel campo della biologia molecolare hanno certamente un grande potenziale per comprendere meglio i meccanismi biologici e fornire nuovi farmaci, ma non può essere utilizzata come scusa per trasformare l'ambiente in un gigantesco laboratorio per fini commerciali. L'unica soluzione per lottare contro la fame nel mondo, preservando la biodiversità, è l'agricoltura sostenibile. A differenza degli OGM, permette di nutrire il pianeta e di proteggerlo. Essa si basa su una diversità di colture e pratiche agricole, la protezione degli ecosistemi, un più basso consumo di energia, di acqua e pesticidi. Promuove l'indipendenza dei piccoli agricoltori e del commercio equo. 5) La produzione, l’uso e il rilascio di molti prodotti chimici di sintesi sono oggi riconosciuti come un pericolo globale per la salute pubblica e per l’ambiente: I rifiuti sono ormai da anni al centro di tematiche e l'Europa ha promosso una serie di normative per una maggiore tutela dell'ambiente e della salute umana. Ma l'ambito rifiuti è una di quelle aree su cui la politica ambientale deve concentrarsi ancora per molto tempo. L’acqua è un bene essenziale per la nostra esistenza, ma è anche la risorsa più in pericolo. La chimica è entrata a far parte della nostra vita quotidiana. Tutto è fatto di elementi chimici, naturali e di sintesi. L’uomo, però, con la sua sete di potere ha messo in commercio più composti chimici di quanti ne avesse davvero testati in laboratorio. La conseguenza è che siamo tutti più o meno contaminati da sostanze esterne, alcune delle quali davvero pericolose. Ogni anno nel mondo si producono sempre più articoli tecnologici. Tutto ciò ha determinato una crescita esponenziale dei rifiuti elettronici, scarti molto pericolosi perché contenenti composti tossici che non possono essere smaltiti 9 o riciclati in sicurezza. Per questo Greenpeace sostiene la cosiddetta “elettronica verde” 6) Greenpeace ha sempre combattuto con forza – e continuerà a combattere – l’energia nucleare perché rappresenta un rischio inaccettabile per l’ambiente e l’umanità. L’unica soluzione è fermare l’espansione della tecnologia nucleare, e la chiusura degli impianti esistenti. “When will we wake up?” Con questa frase Greenpeace lancia un appello ai cittadini di tutto il mondo, e in particolare ai giovani, considerati il futuro di un paese, annunciando loro di fare, di lanciarsi, di provare, di riuscire a non aver paura, di trovare gente con cui lavorare per una causa comune, di non preoccuparsi di commettere errori, di pensare a ciò che è veramente importante, di collegarsi con il proprio “Io” interiore e fare un cambiamento…. di uscire a cambiare il mondo. BIBLIOGRAFIA http://www.greenpeace.org/italy/it/ http://it.wikipedia.org/wiki/Greenpeace#Storia http://www.grandecocomero.com/tonno-in-scatola-classifica-greenpeacerispetto-ambiente-qualita/ http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2006/5/chimicaingrembo. pdf http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2009/9/bayer-riso.pdf http://www.nestle.it/chisiamo/nestle_risponde/nestledeforestazione 10
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spiegata dai suoi volontari.
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Cormack" e salpano alla volta di Amchitka, nel
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