Natività di Maria - Santuario Loreto

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Natività di Maria - Santuario Loreto
SOLENNITÀ DELLA NATIVITÀ DI MARIA
Loreto, 8 settembre 2009
Abbiamo ascoltato una lunga lista di nomi, e forse ci siamo smarriti per strada. Ne
conosciamo qualcuno, ma solo qualcuno. Di alcuni, sappiamo che sono state persone buone, amiche
di Dio e fedeli alla sua parola. Di altri sappiamo invece che hanno avuto una vita piena di errori, e
anche di cattiverie. Altri ancora, la maggioranza, sono per noi dei perfetti sconosciuti.
Ci viene allora spontanea la domanda: “Ma perché l’evangelista ha voluto fare questo lungo
elenco di nomi, nel quale pochi sono i buoni, molti i cattivi e la maggioranza sono persone mai
sentite, che non ci dicono niente perché non sappiamo nemmeno chi sono? Eppure si tratta della
genealogia di Gesù, quindi la lista dei suoi antenati” … Alla fine dell’ascolto, potremmo soltanto
dire: “È da qui che è venuto Gesù? Da questa razza di antenati? Ma che bella famiglia!”
Eppure, è proprio questo che San Matteo, all’inizio del suo Vangelo, ha voluto farci capire.
Quando noi sentiamo dire: “Il Verbo si è fatto carne”, e cioè: “Il Figlio di Dio è diventato uomo
come noi, parte della nostra stessa umanità”, dobbiamo ripensare a questa strana lista di nomi e
dirci: “Ecco: Dio ha voluto mescolarsi con tutto questo insieme di qualche buon desiderio, di tanta
cattiveria e di mediocrità che siamo noi. È voluto entrare in questo nostro mondo, non tenendosene
lontano, quasi per evitare ogni contatto con le nostre sporcizie e indegnità, ma ci si è immerso del
tutto, assumendo in sé tutti gli aspetti dell’umanità. Tutti meno uno: il peccato.
Dio, anche il Dio incarnato, non può avere nessun contatto con il peccato, che è una realtà
negativa che sta all’opposto della santità di Dio. Il peccato è la scelta di restare lontano da Dio, e
Gesù questa scelta non poteva mai farla, essendo Dio lui stesso e quindi non solo santo, ma
all’origine della santità. Gesù però doveva occuparsi del peccato e dei peccatori, nello stesso modo
in cui, tanto per intenderci, un medico si occupa della malattia e dei malati: per conoscere la
malattia e per curare i malati, non per restarne infetto.
Ecco allora perché questa lista nel Vangelo si conclude con tre nomi, che ci sono familiari, ci
sono cari e che ci parlano, finalmente, di santità vera e, per quanto è umanamente possibile,
perfetta. Abbiamo ascoltato con gioia quelle parole: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria,
dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo”. Finalmente ci siamo, finalmente la storia ha avuto un
cambio radicale di direzione, finalmente la promessa di Dio si è avverata, e una nascita del tutto
speciale è avvenuta. Non più un nuovo anello in quella lunga lista di “generò” – “Giuseppe generò
Gesù” – ma un modo diverso di nascita: “Da Maria è nato Gesù”. Il fatto della nascita verginale di
Gesù è proclamato in tutta chiarezza dal Vangelo.
Chiediamoci allora per quale motivo, dopo di tanta mescolanza di male e di mediocrità, Dio
ha voluto che ci fosse questo enorme salto di qualità. Perché ha voluto che Suo Figlio diventasse
uomo nel seno di una donna, che fin dal suo concepimento è stata tenuta lontana dal peccato: è stata
infatti concepita senza colpa originale, come ci dice la Chiesa, nel suo insegnamento infallibile.
Si tratta di questo: l’umanità intera, da quando si è distaccata da Dio con il peccato originale,
si è immersa come in un grande mare inquinato, fatto di tutte le bassezze e i crimini commessi da
ciascuno di noi. Perché il Figlio di Dio potesse nascere come parte della nostra umanità, era
necessario creare come una barriera, una diga, che isolasse l’acqua limpida della divinità
dall’immenso inquinamento della palude umana. Questa barriera è stata fatta con la concezione
immacolata di Maria, che è l’acqua limpida nella quale Dio può immergersi senza entrare in
contatto diretto con la sporcizia del male. Quello che questa pagina di Vangelo ci mostra è il grande
desiderio di santità di Dio, che prepara un piccolo manipolo di persone limpide, che fossero pronte
ad accogliere Suo Figlio.
Le vediamo subito in azione, all’inizio del racconto: Giuseppe si rende conto che Maria
aspetta un figlio e sa di non essere responsabile di quella maternità. Giuseppe conosce bene la sua
fidanzata e non dubita di lei, ma pensa che nel mistero che si compie in Maria lui non deve aver
parte. Per questo egli non vuole denunciare pubblicamente la fidanzata accusandola di infedeltà,
come avrebbe dovuto fare per rispettare la legge del suo popolo. Il suo desiderio è di operare una
separazione in segreto. Giuseppe è proclamato “uomo giusto”, il che vuol dire che non vuole violare
la legge di Mosè, ma vuole sottrarsi di fronte a un mistero che egli non può ancora capire.
L’angelo che gli appare in sogno, infatti, non gli dice: “Fai un gesto di coraggio”, oppure:
“Supera il tuo orgoglio ferito” o “Abbi compassione di una poverina che ha sbagliato”. Il messaggio
da parte di Dio è: “Non temere – Di fronte all’azione di Dio non ti tirare indietro, anche tu hai una
missione da compiere, la tua santità servirà per confortare e proteggere la santità di Maria e quella,
assoluta, del figlio che deve nascere”.
Ecco quindi per noi, oggi, un invito alla santità, alla purezza, alla fiducia nella Parola di Dio
e all’accoglienza piena dei suoi desideri. Noi oggi ricordiamo la nascita di Maria qui a Loreto, nella
Basilica che racchiude la Casa nella quale l’evento è accaduto. Queste tre pareti, che la Provvidenza
ha affidato a questa comunità cristiana, hanno visto gli inizi della nostra salvezza: l’immacolato
concepimento di Maria, sempre libera dal peccato; poi la sua nascita, vera alba di speranza per il
mondo; e infine l’annunciazione dell’angelo a Maria e, grazie al suo “sì”, l’incarnazione del Figlio
di Dio.
Questa solennità, celebrata proprio qui, ha un significato troppo grande e bello perché lo
lasciamo passare senza coglierne un suggerimento concreto e preciso, che dà un senso al nostro
pellegrinaggio alla Santa Casa.
La santità di queste tre persone, che ci sono care tra tutte: Gesù, Giuseppe e Maria, la loro
santità ci invita ad essere santi, e oggi in particolare ci esorta con urgenza ad essere puri nel nostro
cuore e nel nostro corpo. Avete sentito bene: ho detto “puri” e sto parlando di castità, di purezza, di
rispetto cioè della santità del nostro corpo e del corpo di chi ci è accanto; sto parlando di rispetto
della santità del matrimonio come un impegno definitivo ed esclusivo tra due persone, un uomo e
una donna, che si scelgono e sono fedeli l’uno all’altro per la vita; sto parlando di rispetto della
santità dell’intimità che si vive solo nell’unione matrimoniale, come manifestazione del dono tra chi
ha consacrato di fronte a Dio e di fronte alla Chiesa la propria decisione di formare una famiglia.
Pensate che sia un linguaggio fuori del tempo? Ebbene, è ormai ora di finirla con l’ipocrisia
dei tanti “Non c’è niente di male” o dei “Quello che conta è seguire i tuoi desideri”. Per la paura di
diventare impopolari, stiamo dimenticando la nostra fedeltà al Vangelo, in un settore della vita che è
fondamentale, anche se non è esclusivo. Non passa giorno senza che le cronache non ci presentino
episodi squallidi di corruzione, di violenza e di abusi innominabili, anche e soprattutto da parte di
giovani e giovanissimi. È appena di ieri la notizia di un branco di minorenni che hanno abusato di
una bambina tredicenne, e per di più disabile. Allora: diremo ancora che si tratta di manifestazioni
normali di persone in ricerca della loro identità? O diremo che sono persone finalmente libere
dall’educazione repressiva di una religione piena di complessi e di fobie? Dovremmo piuttosto dire
che sono vittime dei nostri silenzi, della nostra paura di dire la verità e di proporla con forza. Quale
responsabilità è per noi conoscere i valori veri ed avere paura di trasmetterli. Sì: quale
responsabilità per i genitori, per noi sacerdoti, per chiunque sia impegnato nell’educazione.
E quale responsabilità per le persone che hanno qualche visibilità pubblica, e non fanno altro
che riempire le cronache delle loro imprese piene di squallore e di cattivo gusto. E quale
responsabilità per chi lavora nel mondo delle comunicazioni sociali, e sembra solo preoccupato di
aumentare a qualsiasi prezzo il numero di lettori, spettatori e utenti. Il che vuol dire: solo
preoccupato di fare soldi. Che poi questo avvenga fornendo materiale di pessimo livello, artistico e
morale, non ha importanza; che questo avvenga a danno di intere generazioni di persone, giovani o
no, questo non ha importanza.
È ora di cominciare una santa ribellione alla sporcizia che ci viene amministrata a tutti i
livelli. È ora di proclamare i valori veri e belli della correttezza morale e del rispetto. È ora di
guardare all’esempio che ci viene da qui, dalla Santa Casa, dove persone belle, buone e sante hanno
cominciato un cammino di bene per cambiare il mondo. Forse ci siamo stancati di camminare con
loro? Gesù, Giuseppe e Maria, proprio da qui, dalla Santa Casa di Nazareth ora a Loreto, ci invitano
a non scoraggiarci, a non desistere, a vivere con loro la piena e grande bellezza dell’amore di Dio
accolto nella nostra vita e vissuto nella libertà pura degli ideali del Vangelo.