VERNAZZA - Parco Nazionale delle Cinque Terre
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T EMPO LIBERO Gioielli d’Italia di Elena Grazini VERNAZZA P rovate a prendere il treno: da La Spezia percorrerete tratti a strapiombo sul mare alternati a gallerie buie che improvvisamente spalancano squarci di paesaggi dalla incredibile luminosità, dove l’azzurro del cielo si fa tutt’uno con il blu del mare. Lo percepite nell’aria man mano che il treno continua la sua lenta corsa verso la stazione: qui ogni cosa ha il profumo antico della fatica dell’uomo e la brezza sempre nuova della novità che il mare conferisce ogni giorno a questo stupendo panorama. Scendete alla stazione, tanto minuscola quanto preziosa per il collegamento attuale, e subito avete di fronte, appena entrati nella via principale, l’unica, un collage di foto: sono l’annuncio del dramma, la descrizione della tragedia, la documentazione della forza di un popolo che, pur provato, si è risollevato. Dicevamo di Vernazza: giungetevi via segue a pag. 48 47 ▲ “Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore… Un unico termine, Cinque Terre, attestato dal sec. XV riassume la bellezza di questo tratto di montagna a strapiombo sul mare o di questo lembo di mare ai piedi della montagna, dipende dai punti di vista, famoso in tutto il mondo per l’ambiente incontaminato, la luce, il clima, i sapori, la storia. Dal 1998 questi luoghi sono Patrimonio dell’Umanità, dal 1999 Parco Nazionale, il più piccolo in Italia con 4.300 ettari ma anche il più popolato con circa 5.000 persone. Un parco che protegge un territorio modellato dall’uomo che ha sottratto terra alla roccia e alla vegetazione grazie ai terrazzamenti, facendone coltivazioni e piantando oliveti, vigneti e agrumeti, che hanno retto l’economia dei luoghi per secoli. Parliamone subito di questo incredibile serpente di oltre 7.000 km di muri a secco e di “cian”, le fasce terrazzate, che la pazienza di generazioni ha saputo creare a partire dal sec. XI. Sono nate così le “Terre”, fondate dagli abitanti della Val di Vara a ridosso delle foci dei torrenti, dando origine a borghi che tutto il mondo ci invidia, tenendo insieme terre da sempre soggette all’erosione. Non possiamo dimenticare l’ottobre 2011 quando tutta l’Italia ha pianto con la gente di questi luoghi i loro figli, nipoti, genitori che la furia dell’acqua si è portata via. Oggi, che della tragedia sono ancora visibili le tracce e i borghi hanno riacquistato la loro antica bellezza, le Cinque Terre sono ancora di più amate e visitate, anche per il coraggio e la tenacia di questi liguri, apparentemente burberi ma in realtà pronti ad aprirsi agli altri una volta stabilito il giusto canale di comunicazione. VINCENZO RESASCO S ▲ mare, nella bella stagione è un viaggio nel viaggio, o a piedi attraverso quei prodigi della natura e dell’ingegno umano che sono i cammini e i sentieri, oppure con il treno. I circa mille abitanti godono della bellezza singolare del luogo, unico porto naturale delle Cinque Terre, cinto dalle due torri di avvistamento genovesi e impreziositi dalla medievale chiesa di Santa Margherita d’Antiochia, disposta su due piani. Entrarvi sembra fare un tuffo, la parola è più che appropriata, nel Medioevo dove sconosciuti artisti lavoravano la pietra a maggior gloria di Dio. Dalle bifore si gode la vista del mare e la mente corre spontanea alle preghiere che qui si elevavano e ancora si elevano per i marinai lontani, scrutando l’orizzonte in attesa del loro alire al Comune di Vernazza dà una sensazione particolare. Nel silenzio della montagna, pur a picco sul mare, scalino dopo scalino si ha la sensazione di entrare sempre di più nella natura che qui, come raramente in altri posti, ancora detta legge, natura con cui occorre far sempre i conti e rivolgersi ad essa con rispetto. Vincenzo Resasco ha dovuto affrontare da sindaco, una tragedia. Il 25 ottobre del 2011, la data ricorre molte volte nell’intervista che il sindaco ci ha rilasciato, una pioggia violentissima ha scaricato in pochi minuti una quantità d’acqua nelle provincie di La Spezia e Massa Carrara tale da produrre una piena rovinosa dei fiumi Vara e Magra causando vittime, danni, devastazioni. Il centro storico di Vernazza è diventato un enorme canale di scolo dell’acqua e di materiali alluvionali che hanno raggiunto un’altezza elevata. Una catastrofe. Il sindaco ha ripercorso con noi le tappe di questa devastazione e la “rinascita” del borgo. Spiega Resasco: Vernazza è uno dei borghi più belli d’Italia, patrimonio dell’Umanità, Unesco… Siamo nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, un paese conosciuto in tutto il mondo, un paese molto felice fino al 24 ottobre 2011… Dal 25 ottobre 2011 abbiamo conosciuto questa tremenda alluvione che ha colpito sia il Comune di Vernazza che il Comune di Monterosso, i due borghi delle Cinque Terre. Fortunatamente l’alluvione ha risparmiato l’altra parte del Comune di Vernazza, Corniglia, e dal 25 ottobre abbiamo dovuto quasi ripartire da zero e ricostruire, e ancora adesso stiamo ricostruendo. È stata un’esperienza provante, abbastanza dura, ma devo dire che non ci siamo mai persi d’animo e, oltre due anni dopo, stiamo rimarginando le ferite che questo territorio ha avuto. Come è la situazione ora? L’alluvione è stata il 25 ottobre, l’8 dicembre avevamo già liberato tutto il paese, sono rientrati i nostri concittadini che avevamo dovuto nel frattempo evacuare. Il 21 marzo 2012 abbiamo ricevuto il Presidente della Repubblica che è venuto a farci visita e alla fine di marzo abbiamo riaperto tutte le nostre attività e la nostra stagione turistica non ha avuto poche presenze, anche l’anno scorso le presenze turistiche sono state tante. Stiamo ora lavorando a monte, le risorse che abbiamo avuto non sono bastate a risolvere tutto… il 25 ottobre 2011 dalle 17 alle 18 ci è stato distrutto tutto, ma abbiamo ricostruito con un grosso sforzo da parte dei miei abitanti, di tutti coloro che ci sono venuti ad aiutare. Abbiamo riportato il metano, la gente è rientrata, i ragazzi sono a scuola, abbiamo riaperto le attività e adesso stiamo procedendo nelle ricostruzioni, un progetto a cui hanno collaborato 48 GENOVA SAVONA LA SPEZIA l VERNAZZA IMPERIA 49 DOVE ALLOGGIARE: ELISABETTA HOTEL Via Carattino, 62 - Vernazza cell. 347-4511834 ROOMS LA TORRE Via Carattino, 64 - Vernazza tel. 0187-821082 PENSIONE SORRISO Via Gavino 4 - Vernazza tel. 0187-812224 DOVE MANGIARE: HOTEL BAR-RISTORANTE Via S. Giovanni Battista, 41,47,49 Vernazza - tel. 0187-821003 RISTORANTE IL GAMBERO ROSSO P.zza Marconi, 7 - Vernazza tel.0187-812265 IL PIRATA DELLE 5 TERRE Via Gavino, 36/38 - Vernazza tel. 0187-812047 BELFORTE Via Guidoni, 42 - Vernazza tel. 0187-812222 TAVERNA DEL CAPITANO P.zza Marconi, 7 – Vernazza tel. 0187-812201 rientro. La chiesa, che ora è accessibile dal piano inferiore direttamente sul lato absidale e che ben si comprende come un tempo fosse parte integrante delle fortificazioni difensive, è citata per la prima volta in un documento del 1318 e probabilmente venne costruita su una cappella preesistente: la parte più antica è quella prospiciente la piazza. La chiesa venne ampliata fra il XVI e XVII sec. e questo intervento causò la perdita della originaria facciata medievale con il caratteristico rosone. Dicevo delle colonne in pietra: quelle più antiche, risalenti al medioevo, sono riconoscibili per il colore scuro della pietra nera del Mesco, mentre quelle più recenti, in arenaria, sono ascrivibili al periodo rinascimentale. Da notare il tabernacolo del sec. XV e il fonte battesimale ricavato da un pulpito del sec. XVII. Da Vernazza si sale al Santuario di Reggio, risalente al IX secolo, il primo di una serie di antichi santuari posti a corona e difesa delle Terre. segue a pag. 50 ▲ segue a pag. 50 ▲ sia Richard Rogers che Renzo Piano, si va avanti, stiamo lavorando sulle frane, dobbiamo fare altri interventi… Gli agenti atmosferici non ci risparmiano né ci agevolano ma nonostante tutto, il terreno ha retto bene. Il paese è bellissimo, in Vernazza è bello vivere, ci sono ancora tante attività economiche, abbiamo la fortuna di avere turismo, però non dobbiamo dimenticarci della lezione che abbiamo avuto il 25 ottobre e lavorare sul territorio. Abbiamo riaperto tutti i sentieri, vi stiamo lavorando… Siamo talmente attaccati a questa terra che il problema dovevamo risolverlo! Dovevamo reagire e abbiamo reagito. Forza dello spirito ligure… Sì. Noi liguri siamo un po’ chiusi e testardi, ma devo dire la verità: dal 2011 al 2013 sono stati anni duri, provanti. Siamo rimasti per circa 6 mesi con 80 volontari, la gente era tutta via, questa sala – il sindaco ci mostra parte del suo ufficio – per mesi è stata la sala operativa, eravamo tutti qua. In questa stanza ho dormito per tre mesi su una brandina che è ancora di là, per il nostro paese facciamo e faremo questo ed altro. È stata un’esperienza negativa, sicuramente drammatica, abbiamo perso tre paesani, è stata una tragedia. Eppure nonostante tanto male, nonostante tanto dolore, devo dire che ricordando quei terribili tempi, mi si comprenda bene, vien quasi da dire che è stata una “bella esperienza”: quanti sono rimasti qua per un lungo inverno senza riscaldamento e gas pur di aiutare, siamo stati un paese che forse ha pensato meno al denaro e un po’ più a uno spirito di comunità, cosa che forse stiamo pian piano di nuovo purtroppo riperdendo e questo è il mio rammarico più grosso. Quanti siete? Siamo due paesi delle Cinque Terre, il Comune di Vernazza è dato dall’unione di Vernazza e Corniglia, siamo circa 950 abitanti che arrivano fino a triplicarsi con i turisti. Gennaio e febbraio sono i mesi in cui rimangono solo gli abitanti di Vernazza. Ci fa da guida per le strade del paese? I borghi delle Cinque Terre sono a dimensione umana, non abbiamo grossi spazi in orizzontale ma in verticale. Il territorio di Vernazza è quello in assoluto più in alto delle Cinque Terre. Siamo facilmente raggiungibili, consiglio di raggiungerle via treno perché sulle strade dobbiamo ancora lavorarci, d’estate via mare. Il bello di Vernazza è che è a dimensione umana. Alla sera ha la dimensione del paese, anche i turisti che si fermano qua interagiscono facilmente con la popolazione. La chiesa è molto bella, ricordo il castello Doria dove adesso stiamo lavorando; la caratteristica di Vernazza sono le passeggiate e i sentieri. Quando il paese è troppo affollato, i veri amanti delle Cinque Terre si spostano in alto dove troviamo il Santuario di Reggio, stiamo ricostruendo la strada che ha avuto dei danni. Si può andare a Monterosso in un’ora di cammino… il bello di Vernazza è la piazza dove anche i turisti legano con gli abitanti. Ciò che ci ha fatto capire l’importanza del rapporto con il turista, soprattutto straniero - l’80% dei nostri turisti sono stranieri, nel 2013 anche il 90% - è il fatto che sui social network, quando postarono foto di Vernazza con gli abitanti, fra cui i ristoratori, che si davano da fare per liberare dal fango i negozi e le abitazioni, molti turisti americani che erano stati a Vernazza riconobbero gli abitanti commentando le fotografie e chiamandoli con il loro soprannome, perché qui da noi non contano tanto i nomi quanto i soprannomi. Ciò vuol dire che c’è un rapporto che è quello che il turismo deve lasciare. Abbiamo tanto turismo “mordi e fuggi”, ma abbiamo anche turismo che ▲ ritorna. Ripeto, le Cinque Terre vanno vissute, con la gente del posto. Noi liguri siamo un po’ “orsi”, ma quando uno riesce a creare un’amicizia con un abitante del posto, ha un amico. Non siamo falsi, siamo diretti. Può essere un difetto nell’immediato ma alla lunga ciò diventa un pregio. Adesso? Ora Vernazza guarda con un occhio particolare al suo territorio. Guarda ad aumentare la qualità della vita, soprattutto ai residenti che ci sono, siamo riusciti a mantenere la scuola, nonostante i tagli, qualità della vita è anche dare agli abitanti la possibilità di vivere in un paese sicuro. Il nostro occhio non è tanto al paese quanto alla montagna che abbiamo dietro. Stiamo lavorando e abbiamo avuto un grosso sostegno da parte del Volontariato. Qua i soccorsi sono arrivati la notte stessa e lo Stato Italiano, purtroppo, è eccezionale nell’emergenza. Dico purtroppo perché dovremmo essere tali anche nell’ordinario, nel prevenire tali disastri. Siamo attenti alla sicurezza e vi stiamo lavorando. Abbiamo avuto un grosso aiuto dalla regione Liguria, lo stiamo avendo ancora adesso, abbiamo aperto circa una quarantina di cantieri. Il nostro sguardo è alla montagna perché il nostro territorio è fragilissimo, come tutta la Liguria, dove la presenza dell’uomo è fondamentale. Vorremmo anche ringiovanire l’agricoltura: bisogna intervenire sui muretti a secco, bisogna lavorare la terra, bisogna trasferire reddito dal turismo all’agricoltura, e questo non è facile, ma è necessario farlo perché ne va del futuro di questi paesi. La Liguria è una terra piccola, dove dal mare si passa subito a settecento metri d’altezza. Abbiamo le colline che spingono verso il mare e il mare che spinge verso le montagne, abbiamo il problema di falesie e di dissesti che sono causati da un cambio del clima. Stiamo lavorando anche a livello di collegamenti con l’entroterra, creano rapporti di comprensorio e stiamo cercando di far capire l’importanza del territorio. Abbiamo turismo perché abbiamo questo territorio. Era un territorio difficile, povero, dove i nostri vecchi hanno strappato al bosco, alla montagna e alla roccia il terreno da coltivare. I nostri vecchi hanno fatto questo lavoro con una dote sola, la fatica. Abitare e vivere le Cinque Terre con queste condizioni è fatica ancora adesso. Dobbiamo riappropriarci di questa fatica che i nostri vecchi han fatto per donarci il nostro territorio. Non so però se ne abbiamo ancora voglia. Com’è la popolazione? La popolazione è anziana, la media è alta, abbiamo crescita zero. Questi territori, ricchissimi dal punto di vista turistico, diventano poveri dal punto di vista dei servizi. Io ho sempre dato importanza a tre cose: la sicurezza, la scuola, l’assistenza sanitaria. Noi la scuola ce la paghiamo: avendo un numero limitato di bambini, avremmo avuto solo una maestra per la scuola primaria e una per la scuola elementare e il Comune si paga un’altra maestra per entrambi i cicli perché io devo dare ai figli dei miei cittadini le stesse possibilità che hanno i bambini delle città. Con l’assistenza sanitaria tramite volontariato e pubblica assistenza assicuriamo ogni notte la guardia medica e sulla sicurezza interveniamo sul dissesto idrogeologico. Signor sindaco, un bilancio? I sindaci sono quelli che sono a diretto contatto con la popolazione, devono dare risposte immediate alla loro gente. Io quando scendo in piazza devo dare risposte alla mia gente, io abito qui e con loro mi confronto sempre. Avevamo la terra al primo piano… questo territorio non va monetizzato, va rispettato. Forse non sono riuscito a trasmettere il valore del rispetto che deve avere questo territorio. Il momento più brutto, oltre ai tre amici che abbiamo perso, è stato quando il 5-6 novembre abbiamo dovuto mandare via tutta la gente. Abbiamo tenuto 60 volontari e eravamo tutti in Comune. È stato il momento più brutto perché non c’era più una luce nelle case sotto. Eravamo solo qua. La gioia più bella è quando sono tornati i bambini, l’8 dicembre, e abbiamo passato una giornata insieme. I primi tempi quando pioveva, i bambini delle scuole mi dicevano «Enzo cosa succede?», e io «State tranquilli»… La solidarietà è stata la cosa più bella: abbiamo avuto aiuti da ogni parte d’Italia. n ▲ CORNIGLIA Una collina sul mare, famosa fin dall’antichità per il suo vino, le cui anfore furono ritrovate persino a Pompei. È un centro agricolo, specializzato nella coltivazione della vite, ma come ogni altro borgo delle Cinque Terre, speciale anch’esso: sarà per i 377 scalini che lo collegano al mare, e alla stazione ferroviaria, sarà per lo “spiaggione”, il tratto di spiaggia con ciotoli più esteso delle Cinque Terre, sarà per la spiaggia di Guvano, una delle più belle della regione, ma qui tutto sembra ordinario nel suo essere straordinario. Del borgo ricordiamo la chiesa di San Pietro, edificata nel sec. XIV su un preesistente oratorio del sec. IX, la piazzetta “er Taragiu”, cuore della vita sociale, e l’Oratorio dei Disciplinati di S. Caterina. I SANTUARI Parlare delle Cinque Terre significa mettere in luce la devozione delle generazioni che costruirono i borghi, gemellando ognuno ad una particolare devozione: da La Spezia incontriamo il Santuario di Nostra Signora di Montenero a Riomaggiore, il santuario di Nostra Signora della Salute a Manarola, il Santuario di Nostra Signora delle Grazie a Corniglia, il Santuario della Madonna di Regio a Vernazza il santuario della Madonna di Soviore a Monterosso. Sono il riflesso della grandezza spirituale di queste terre che ebbero nella scomparsa 50 diocesi di Luni il fulcro religioso e politico, una diocesi così potente nel passato da esprimere nel III sec. un Papa, Eutichiano, nei secoli successivi i santi Basilio, Venanzio, Terenzio e Venerio, e nel Medioevo due Papi, Sergio IV, Papa nel 1009, e Niccolò V, nel 1447. Caduto o diminuito il potere dei Bizantini, dei Longobardi e infine dei Franchi di Carlo Magno, i vescovi di Luni rimasero gli unici detentori del potere temporale, divenendo “vescovi-conti”, entrando in contrasto con la famiglia Malaspina. La diocesi di Luni nel 1447 divenne “diocesi di Luni-Sarzana” sancendo così il declino dell’antica colonia romana, oggi identificabile nel territorio di una frazione del Comune di Ortonovo nella provincia di La Spezia. n ARTE, AMBIENTE, QUALITÀ DELLA VITA « In via Roma, appena usciti dalla stazione ferroviaria, è posizionato un cartellone composto da più foto, che rende l’idea di come fosse Vernazza durante l’alluvione. Tutta la strada principale era piena di detriti, 3 o 4 metri in altezza», spiega Francesca Sinis, guida turistica nella provincia della Spezia ed accompagnatrice turistica. «Percorrendo il borgo si ha modo di percorrere i carrugi, tipica strada dei paesi liguri, una stradina stretta e lunga con le tipiche case a torre, che si trovano nelle Cinque Terre, più alte che larghe, create per motivi di sicurezza quando questi borghi erano meta di scorrerie di pirati. Queste costruzioni erano già di per sé un motivo di sicurezza per la loro conformazione e il loro essere assiepate creavano un sistema difensivo. I colori sgargianti delle case si dice avessero nel desiderio dei pescatori di poterle veder da lontano il motivo della loro esistenza: al largo i pescatori potevano così riconoscere la propria abitazione e vedere cosa stava accadendo. Vernazza è il borgo più amato dai turisti: è il più piccolo, è l’unico porto naturale delle Cinque Terre, fin dal sec. X è stato sfruttato». Suggestivo e romantico agli occhi del turista, il borgo di Vernazza è rimasto tale e quale. Continua Francesca Sinis: «Si arriva nella piazzetta principale di Vernazza dove si concentra tutto: la piccolissima spiaggetta è un approdo per le barche dei pescatori. E poi la chiesa, caratteristica perché dall’interno vedi il mare. In piazzetta è possibile vedere le fortificazioni: la prima torre è stata costruita dagli abitanti di Vernazza nel sec. XI, una torre cilindrica, la più antica testimonianza di fortificazione a difesa del borgo. I genovesi l’hanno modificata e hanno costruito un castelletto, quello Doria». Infine un consiglio per meglio gustare la bellezza del luogo: «È consigliabile arrivare dal mare a Vernazza perché lo scenario è più bello e caratteristico». 51
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