Zingari con la villa, arriva il sequestro

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Zingari con la villa, arriva il sequestro
IL SECOLO XIX
17
SABATO 25 APRILE 2015
SAVONA
San Marco, apostolo di Paolo e Pietro
San Marco evangelista fu discepolo dell’apostolo Paolo
e, in seguito, di Pietro. E’ ritenuto l’autore del Vangelo
secondo Marco. È venerato come santo da varie Chiese
cristiane, tra cui quella cattolica, quella ortodossa e
quella copta, che lo considera proprio patriarca.
Il santo
IL PROVVEDIMENTO DEL GIUDICE: PATRIMONIO SPROPORZIONATO INTESTATO A FIGLI MINORENNI. VIA ALLE PERIZIE
Zingari con la villa, arriva il sequestro
Sigilli a terreni e case di una delle famiglie del campo della Fontanassa: «Comprati con il crimine»
ALBERTO PARODI
SAVONA. Solo una casa è ri-
masta fuori dal maxi -sequestro e dalle confische alla famiglia sinti della Fontanassa
decise dal Tribunale. Sopra
c’era un mutuo e un’ipoteca.
Tutto il resto è frutto di proventi illeciti secondo i giudici.
Un patrimonio sproporzionato rispetto allo zero dichiarato
alla voce redditi e proventi da
lavoro.
Senza impiego e senza redditi e pure con una montagna
di precedenti penali alle spalle. La coppia sinti della Fontanassa come ha fatto a comprare tra il savonese e il Piemonte
case, alloggi, terreni e villa
senza entrate, introiti, risorse
economiche ufficiali? Beni
poi subito intestati, fittiziamente, alle figlie prestanome.
Una sproporzione su cui tempo fa aveva messo gli occhi la
Guardia di Finanza e finita
nell’indagine della Procura,
seguita dal pm Vincenzo Carusi, su cui ieri si sono espressi
i giudici del Tribunale (collegio presieduto da Emilio Fois e
composto da Laura De Dominicis e Marco Rossi) dopo
l’udienza dei giorni scorsi in
camera di consiglio. Udienza
in cui i giudici davanti ai legali
e al pm Carusi (affiancato nelle indagini dal nucleo di polizia tributaria della Finanza)
hanno esaminato il faldone
raccolto sull’origine del patrimonio della coppia rom F.A.
(marito) e D.B. (madre) intestato alle figlie J.A. e e N.A., oggi maggiorenni, assistiti dagli
avvocati Almondo e Tagliero.
Udienza al termine della
quale è stato deciso di confermare il sequestro e la confiscato del “tesoretto” immobiliare dei sinti originari della
Fontanassa. Un patrimonio
acquistato dai genitori, nullatenenti e senza lavoro, con
soldi “sporchi” frutto di illeciti
nei decenni passati secondo la
tesi dei finanzieri e della Procura. Patrimonio poi subito
intestato, dopo aver concluso
la compravendita, alle figlie
piccole, di appena dieci anni.
Un‘intestazione fittizia utilizzando le minorenni con la fedina penale pulita. Il tutto risalente ad una decina di anni
fa. È il quadro che aveva già
permesso un sequestro preventivo per “fermare” preventivamente il patrimonio
sospetto nel timore (degli inquirenti) che potesse prendere il volo in attesa dell’udienza
dei giorni scorsi con cui è stata
decisa la misura di prevenzio-
ne. Il Tribunale ha riconosciuto la sproporzione e l’assenza
diredditierisorsepermettere
insieme il “tesoretto”. Formato da una decina di immobili
tra case, alloggi, una villa, terreni edificabili e non, con ricovero di attrezzi, orti, box e garage, spalmati tra Savona, in
via Valcada, Vado e il Piemonte. In particolare a Vinovo (il
Comune della cintura torinese dove si allena la Juventus),
Nichelino e l’astigiano. Per
una spesa di 250mila euro
(valore di acquisto). In attesa
delleperiziedellaFinanzasull’attuale valore di mercato.
Un’immagine emblematica del campo nomadi di Savona
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LA REPLICA DEL LEGALE DELLA FAMIGLIA
«Niente lusso, solo una casa popolare
pronti a dare battaglia in Appello»
Tagliero: il capofamiglia aveva un lavoro che giustifica le entrate e gli acquisti
LE REAZIONI
SAVONA. Ville secondo la
Guardi di Finanza, case popolari secondo gli avvocati.
«Ma che beni di lusso! Il patrimonio dei miei clienti non
haunvaloreingente come immobili. Una è addirittura una
casa popolare. Con il collega
Almondo di Torino che assiste
i genitori, io assisto le loro figlie, faremo sicuramente ricorso in appello. Nella mia
carriera non mi era capitato
ancora capitato un caso simile».
L’avvocato Mara Tagliero,
già presidente della camera
penale, cerca di ridimensionare la portata del provvedimento di sequestro e di confisca firmato da Emilio Fois presidente del collegio di giudici
del Tribunale di Savona che
giovedì scorso ha depositato
la sua decisione dopo l’udienza.
È stato deciso dai giudici il
sequestro e confisca (già disposto in via di urgenza a scopo preventivo su richiesta
della Procura) della maggior
parte del patrimonio della famiglia sinti.
Un patrimonio formato da
case, ville, box, garage e terreni, in tutto una decina, tra Savona, Vado e il Piemonte. Una
stima preliminare del patri-
Avvocato Mara Tagliero
monio immobiliare -basata
sui valore d’acquisto degli immobili risalente a decine di
anni fa- è stata indicata inizialmente nel fascicolo in circa 250 mila euro.
Una cifra che sarebbe desti-
nata a salire con le stime di
mercato attuali. Sul fatto che i
genitori sinti A.F. e D.B. fossero nullatenenti con numerosi
precedenti penali l’avvocato
Tagliero precisa: «Non è vero
che il padre non avesse un lavoro per giustificare le entrate
con cui avrebbe poi comprati
gli alloggi, per un certo periodo il lavoro lo aveva». In un caso, fa sapere il legale, non è
stata accolta la richiesta di sequestro e confisca di un alloggio intestato ad una figlia, in
quanto oggetto di ipoteca e su
cui grava un mutuo. Elementi
che secondo la difesa hanno
testimoniato la consistenza di
risorse per l’acquisto.
A. P.
n IL TENTATO STUPRO
«NESSUN ABUSO»
IL PROFUGO NEGA
MA RESTA DENTRO
SAVONA. «Non c’è stata nessuna violenza, io non l’ho
toccata». È questo il senso
delle parole pronunciate ieri
mattina davanti al gip Francesco Meloni dal profugo nigeriano di 23 anni, A.C., finito
in manette nella serata di
mercoledì con l’accusa di
tentata violenza sessuale. Il
giovane, assistito dall’avvocato Azzurra Ciccarese, durante l’interrogatorio si è difeso con decisione raccontando una versione dei fatti
ben diversa da quella della
presunta vittima, una quarantaduenne savonese. Dopo
averlo ascoltato il giudice ha
deciso di convalidare l’arresto e di confermare la custodia cautelare in carcere: per
il momento il racconto della
signora è stato ritenuto attendibile. Secondo l’accusa, il
profugo, domiciliato in un
centro di accoglienza gestito
dall’Arci nel quartiere Valloria, con la scusa di chiedere
un bicchiere d’acqua l’altra
sera era riuscito a farsi aprire
la porta di casa dalla quarantaduenne, che lo conosceva
di vista. Una volta nell’appartamento il giovane avrebbe
tentato un “approccio” sessuale, sbattendola contro il
muro. La donna però avrebbe
reagito riuscendo a divincolarsi dalla sua presa per poi
barricarsi in una stanza dalla
quale ha chiamato immediatamente il 112. All’arrivo
della pattuglia, il ventenne si
era già allontanato, ma i militari lo avevano rintracciato
poco dopo nell’alloggio adibito a centro accoglienza che
divide con altri connazionali.