la vacca asciutta
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COLLABORAZIONI LA VACCA ASCIUTTA: STRATEGIE MANAGERIALI ED ALIMENTARI di Elisabetta Petroni tecnico alimentarista ANCORA OGGI troppo spesso gli allevatori tendono a considerare l’asciutta come un periodo improduttivo nella carriera della bovina, trascurando perciò alcune semplici regole manageriali ed alimentari che possono consentire una successiva lattazione con produzioni lusinghiere e senza problemi sanitari ed economici. Alla luce di questi indiscutibili vantaggi vale perciò la pena di seguire in modo attento la gestione di questa delicata fase. A) L’ULTIMA FASE DI LATTAZIONE E L’ASCIUGATURA La preparazio- ne della bovina alla lattazione successiva deve iniziare già nell’ultima fase della lattazione in corso. Alcuni lavori di ricercatori americani dimostrano infatti che l’efficienza di conversione dell’energia proveniente dall’alimentazione in riserve corporee è migliore negli animali in lattazione (61.6%) che non per le asciutte (48.3%). È perciò economicamente più conveniente minimizzare la perdita di peso che si verifica durante la fase post-parto nel periodo di fine lattazione precedente piuttosto che durante l’asciutta. Questo accorgimento può essere effettuato adeguando l’energia assunta con la razione in rapporto alla condizione corporea dell’animale nell’ultima fase di lattazione: le vacche più magre dovrebbero ricevere supplementi di cereali, quelle più «in carne» devono essere spostate in un gruppo a bassa produzione, razionato con minor energia. Questa pratica ne riduce anche la produzione, favorendo l’imminente asciugatura, infatti i problemi maggiori si presentano proprio per le forti lattifere, in quanto il latte che continuamente si forma in mammella preme sulle pareti della stessa, indebolendone anche l’apparato sospensore. In questi casi un rapido e drastico L’articolo che segue vuol solo essere un utile «ripasso» sulla gestione della vacca asciutta, prendendo in considerazione alcuni possibili modi di gestione di questo periodo calo dell’energia somministrata con la razione si rivela utile nel risolvere il problema. Una volta decisa l’asciugatura, la vacca va trattata immediatamente dopo l’ultima mungitura con adeguato antibiotico e sistemata in un recinto dove l’alimentazione sarà a base di acqua e fieno grossolano per una settimana. Durante questo periodo l’animale va osservato da vicino: se si notano problemi mammari, è bene ripetere il trattamento con antibiotici dopo una nuova mungitura quanto più possibile completa. Per quanto riguarda la lunghezza del periodo di asciutta, è opportuno ricordare che le manze di primo parto hanno bisogno di almeno 60 giorni, mentre per le vacche con più lattazioni sono sufficienti 50-55 giorni. Purtroppo gli allevatori tendono a mungere le forti lattifere quanto più a lungo possibile, una pratica sbagliata, in quanto influenza negativamente la produzione di latte nella successiva lattazione. Se, arrivato il periodo dell’asciutta, un animale produce ancora rilevanti quantità di latte, è meglio ridurre la razione a solo fieno grossolano (limitando del caso anche l’assunzione di acqua) fino al raggiungimento di 15 litri di latte, cessando poi bruscamente la mungitura. B) IL PRIMO PERIODO DELL’ASCIUTTA A questo punto è necessario mettere in atto delle strategie che consentano: – di mantenere un livello di fibra corretto; – di limitare l’assunzione di energia; – di evitare un eccesso di proteina grezza; – di soddisfare le richieste minerali e vitaminiche. Per quanto riguarda il livello di fibra è bene includere in razione una parte di fieno grossolano pari o superiore all’1% del peso dell’animale, limitando al contempo la somministrazione di silomais al 2% del peso vivo. L’assunzione quotidiana di sostanza secca da foraggio, dovrebbe essere il più possibile vicina all’1.61.8% del peso vivo e la sostanza secca della razione nel suo complesso (tra foraggi e concentrati) dovrebbe provenire per l’80-88% da foraggi. A meno che l’animale non sia eccessivamente magro, è bene limitare l’assunzione di concentrati a dosi non superiori a 0.5 % del peso vivo, è meglio comunque evitare un’eccessiva trinciatura del foraggio o dell’insilato, non scendendo sotto ad 1.5 cm di lunghezza. Questo consentirà di ristabilire una normale epitelizzazione della mucosa e di mantenere le normali funzioni ruminali. La razione delle asciutte in questa fase non deve contenere più dell’1% del peso vivo in leguminose; queste foraggere, contenenti in genere alti livelli di proteina, calcio e potassio, possono favorire l’insorgere di febbre puerperale, edema mammario, chetosi e sindrome della vacca a terra. Per quanto riguarda la qualità dei foraggi, è utile tener presente che la vacca asciutta richiede alti livelli di fibra (dal 35 al 50% in NDF e più!) ed è perciò opportuno utilizzare i foraggi più grossolani, riservando i migliori alle fresche. Per quanto attiene l’assunzione di BIANCO NERO . DICEMBRE ’99 41 energia, troppo spesso si dimentica che il fabbisogno della bovina in questo periodo è di sole 0.60 UFL (in percentuale della sostanza secca) e che perciò l’animale tende ad ingrassare molto facilmente, d’altra parte l’asciutta è il momento meno adatto per mettere a regime le bovine troppo in carne. Recenti ricerche indicano che questa pratica può condurre a steatosi epatica. È opportuno quindi non fornire una quota di cereali se l’animale consuma 8-10 kg di silomais, quando il foraggio è di buona qualità o se le vacche arrivano all’asciutta troppo in forma; è bene invece fornire alle bovine un supplemento di cereali pari a 1.5-2.5 kg quando il foraggio è di qualità scadente, oppure se gli animali sono molto magri o ancora se le condizioni climatiche siano di freddo intenso. Come regola generale si deve comunque tener presente che la bovina non deve né guadagnare né perdere peso e va quindi controllata attentamente per adeguare la concentrazione energetica della razione alla condizione corporea. I livelli di proteina grezza nella prima fase dell’asciutta dovrebbero essere pari al 12-13% della sostanza secca. È importante notare che un eccesso proteico favorisce un’elevata incidenza di disordini metabolici e problemi al parto; d’altra parte anche razioni troppo scarse in proteina (9-10%) sono da evitarsi per l’impatto negativo sull’appetito dell’animale dopo il parto e per una probabile depressione del livello proteico del latte. Per quanto riguarda le richieste minerali e vitaminiche bisogna tener presente che lo scopo principale dell’alimentazione minerale in questo periodo deve essere quello di evitare livelli di calcio eccessivi, mantenendo il rapporto calcio/fosforo tra 2.5:1 e 1.5:1 e questo al fine di prevenire un collasso puerperale. L’esigenza in calcio della vacca asciutta è pari a 0.39% (addirittura arrivando a 0.20-0.30 se questo problema ricorre con frequenza nella mandria) per stabilizzarsi su questi livelli di calcio, è opportuno che le leguminose non costituiscano più del 50% della sostanza secca da foraggio. Nel caso il fieno di leguminose fosse impiegato in quantitativi inferiori a 2.3 kg, si possono raggiungere adeguati livelli minerali impiegando fosfato bicalcico o una delle tante miscele commerciali con rapporto calcio/fosforo pari a 1:1, il 42 BIANCO NERO . DICEMBRE ’99 comune sale pastorizio dovrebbe essere a disposizione in ragione di circa 700 gr/capo/giorno, tranne che nel caso di elevata incidenza di edema mammario, cosa che impone una somministrazione ridotta e controllata dello stesso. Anche iodio cobalto e selenio dovrebbero essere fornite alle asciutte. In particolare una iniezione di selenio e vitamina E a 21 giorni circa dal parto può essere utile nel ridurre l’incidenza di ritenzioni placentari. Un cenno infine sulla percentuale di potassio presente in razione, riservando una trattazione più ampia nella successiva parte dedicata alla fase di transizione. In questi ultimi anni le pratiche di fertilizzazione hanno aumentato il contenuto di questo minerale nei foraggi, creando problemi non indifferenti per la proprietà del potassio di legarsi al magnesio, inibendo la mobilizzazione di calcio dalle ossa. Se il potassio presente in razione è superiore all’1.5% è bene prendere in considerazione l’idea di somministrare sali anionici nella successiva fase di transizione al parto. Per quanto riguarda i fabbisogni vitaminici, è opportuno attenersi a queste indicazioni: – vit. A → 100.000 UI/giorno; – vit. D → 30.000 UI/giorno; – vit. E → 400-600 UI/giorno. C) FASE DI TRANSIZIONE AL PARTO Questo periodo va dalle ultime tre settimane prima del parto alle tre successive allo stesso. Com’è facile capire, si tratta di una fase estremamente delicata, durante la quale la bovina subisce una notevole trasformazione dal punto di vista metabolico: l’assunzione di sostanza secca infatti tende a decrescere di un 20-30% nei quindici giorni che precedono il parto e l’animale mobilizza le riserve corporee per coprire i fabbisogni energetici, con pericolo di chetosi e accumulo di grassi nel fegato (steatosi). Per evitare questi problemi è perciò necessario innalzare il livello energetico della razione, essenzialmente aumentando la quota di cereali somministrati. Non si deve infatti dimenticare che la vacca deve adattarsi al passaggio da una razione dove prevalgono alte percentuali di fibra ad una dove prevalgono gli amidi e che questo cambiamento deve avvenire gradualmente, dando tempo alla popolazione microbica di virare verso un aumento dei bat- teri produttori di propionato ed alle papille ruminali di allungarsi, garantendone la piena efficienza in vista della successiva lattazione. Ulteriori vantaggi di questo aumento del livello energetico sono dati dallo stimolo all’assunzione di sostanza secca dopo il parto ed una maggior produzione di latte. Per quanto detto, è opportuno somministrare alla bovina una quota di cereali pari allo 0.5-0.7% del peso vivo (adeguando la quantità alla condizione corporea). In alternativa è possibile usare glicole propilenico in dosi di 150200 gr/capo/giorno, iniziando una settimana prima del parto e continuando per i sette-dieci giorni successivi, mentre sembra sconsigliabile l’aggiunta di grassi che – pur aumentando la concentrazione energetica – diminuiscono l’appetibilità della razione e di conseguenza l’assunzione di sostanza secca. Il livello proteico della razione è stato rivisto da recenti ricerche che consigliano di attenersi ad un 1415% di proteina grezza: tali valori sembrano infatti incidere positivamente sulla riduzione di disordini metabolici e della perdita di peso post-parto, nonché sulla assunzione di sostanza secca. Se le bovine si presentano troppo grasse o vi sono stati in precedenza frequenti casi di chetosi, può essere utile l’aggiunta di niacina in quantità pari a 6 gr/capo/giorno. Anche i livelli di vit. E devono essere portati ad almeno 2000 UI/giorno, comprendendosi in tale valore la quota da supplementazioni: quanto la bovina può assumere con i foraggi. Per quanto riguarda i minerali, solo su parere del nutrizionista o del veterinario e se la percentuale di potassio in razione lo giustifica, è opportuno l’impiego di sali anionici. Recenti ricerche indicano che questi composti somministrati nelle tre settimane precedenti il parto diminuiscono l’incidenza di collasso puerperale, ritenzione placentare, dislocazione dell’abomaso, edema mammario e problemi al parto, aumentando nel contempo l’assunzione di sostanza secca, la produzione di latte e la percentuale di concepimenti. Come già accennato, l’impiego di questi mix di sali deve avvenire in collaborazione con il tecnico che segue l’alimentazione, poiché si richiedono alcuni aggiustamenti nel livello di calcio da somministrare, inoltre questi composti sono di sa- pore sgradevole e vanno perciò miscelati ad opportune quantità di farine di cereali. Gli altri minerali vanno dosati in modo che la razione si avvicini ai seguenti livelli: – calcio 1-1.2% – fosforo 0.4-0.45% – magnesio 0.4% – sodio 0.1% – potassio 0.7-1.5% – zolfo 0.3-0.4% – cloruro <1% D) LA VACCA FRESCA La bovina deve poter partorire in un ambiente idoneo, pulito e confortevole, separata dal resto della mandria ed è indispensabile che possa bere acqua calda immediatamente dopo il parto. È dimostrato che questo piccolo accorgimento stimola l’appetito ed aiuta l’espulsione della placenta. La razione da somministrare alle fresche deve essere da subito quella riservata al gruppo ad alta produzione, con l’aggiunta di circa 2 kg di fieno della miglior qualità. Ogni ritardo nella somministrazione di questo tipo di razione lascia l’animale, di per sé già stressato dal parto, in condizioni di scarsa energia ed insufficiente quantità di calcio, aumentando il pericolo di chetosi e collasso puerperale. Se il programma nutrizionale di transizione è stato seguito correttamente, la bovina dovrebbe già avere un appetito adeguato che le consenta di assumere la razione di alta produzione senza problemi...comunque l’assunzione di sostanza secca è prioritaria e bisogna assicurarla fornendo i migliori alimenti a disposizione in allevamento ed un ambiente ottimale. La lista che segue, distinta in tre fasi, può risultare utile per attuare un buon programma di transizione: 1) le settimane precedenti il parto: – alimentare e trattare gli animali come un gruppo a sé stante; – assicurare una concentrazione energetica adatta a coprire i fabbisogni della bovina; – assicurare un’adeguata assunzione di fibra da foraggi; – iniziare il programma alimentare di transizione, non superando la quota di cereali che deve essere pari a 0.5 - 0.75 % del peso vivo dell’animale; – fornire un ambiente pulito e confortevole, evitando possibili fonti di stress. 2) I giorni a cavallo del parto: – essere disponibili per osservare I fabbisogni della vacca asciutta nei due periodi Fabbisogni nutritivi ASCIUTTA 1a fase Sost. secca (kg/giorno) 11-12 UFL (capo/giorno) 6,5-7,3 PG (%) 12,5-13 NDF (%) 50 ADF (%) 35 Calcio (gr) 50 Fosforo (gr) 33 Magnesio (gr) 17 Potassio (gr) 95 Zolfo (gr) 18 Selenio (p.p.m.) 1,2 Vit. A (UI/giorno) 100.000 Vit. D (UI/giorno) 20.000 Vit. E (UI/giorno) 400-600 2a fase 12-11 7,5-8,2 14-15 32-34 21-23 60 40 20 78 20 1,2 150.000 30.000 1000 (ed eventualmente aiutare) lo svolgimento del parto; – valutare le condizioni di salute dell’animale, decidendo i necessari controlli veterinari post-parto; – passare subito alla razione ad alta produzione. Se si usa l’unifeed fornire almeno il 45% della sostanza secca da foraggio; se invece l’alimentazione è tradizionale assicurarsi che l’animale consumi la quota suddetta; – partire con un livello alimentare pari a 0.75% del peso vivo, aumentandolo lentamente (circa 250450 gr. al giorno); – mantenere un’elevata concentrazione energetica della razione somministrando almeno 200 gr/giorno di glicole propilenico; – distribuire la razione almeno due volte al giorno, mantenendo la disponibilità continua di foraggi della miglior qualità. 3) Le settimane successive al parto: – ottimizzare l’assunzione di sostanza secca, tenendo presente che l’effettiva assunzione è inferiore del 20-30% rispetto a quella calcolata con le classiche formule previsionali; – se l’alimentazione è tradizionale aumentare la quota di concentrati in ragione del consumo di foraggio; uno squilibrio in questo senso può influenzare negativamente l’assunzione di fibra e le fermentazioni ruminali; – mantenere livelli adeguati di fibra e di sostanza secca; – seguire razioni fortemente concentrate dal punto di vista energetico e nutrizionale. 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