Occupazione femminile e politiche Occupazione femminile e
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Occupazione femminile e politiche Occupazione femminile e
Occupazione femminile e politiche p pubbliche Paola Profeta Lezione di approfondimento CLES A.A. 2010/11, Marzo 2011 Sommario 1) Alcuni dati 2) Le cause 3) L’approccio economico 4) Il ruolo delle politiche pubbliche Parte 1: Alcuni dati I differenziali di genere: Una fotografia • • • • Occupazione, O i remunerazioni i i e carriere i Istruzione S l e sopravvivenza Salute i Politica Global gender Gap index (World Economic Forum): Italia al 74° posto (su 134 paesi). 74 paesi) Al 97 97° posto per opportunità economiche. Meglio di noi: Sudafrica Sudafrica, Filippine Filippine, Lesotho Lesotho, Argentina….. Perché? Economia e politica snodi cruciali Le donne e l’occupazione Il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) (donne occupate/totale donne) • 55,7% Target di Lisbona: 60% Media Italia: 45,8% •Liguria •51 2% •51,2% Nel 2000: 39,6% Trend in crescita (a parte ultimi 2 anni) Ultimi in Europa (a parte Malta) Fonte: Istat Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro – (III Trimestre 2010) •30,5% Le donne e l’istruzione 15,96%donne 13,37%uomini Laureati in Italia (25-64): D 15 15,7%, 7% U 13% 19,05%donne 15,31%uomini 1950: solo il 25% dei laureati era donna; 2000: più del 55%; 2009 il 60%. 2009: 60% Meglio di UK e US! Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. Media 2008 13,46%donne 11,13%uomini … Ma le donne non sono valorizzate • Guadagnano meno degli uomini, anche a parità di lavoro - • • Differenziale salariale di genere: 9% Basso se confrontato con altri Paesi Europei ma la spiegazione è la forte selezione positiva che esiste nel mercato del lavoro in Italia Hanno lavori di qualità inferiore: più a tempo determinato Poche raggiungono i vertici di imprese e politica: il glass ceiling Donne ai vertici delle imprese p Donne nei CdA 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Fonte: European Professional Women’s Network, Fourth Bi‐annual EuropeanPWN Board Women Monitor 2010 Italia sempre tra gli ultimi posti delle classifiche. Nostri studi mostrano che: gg imprese p le donne al vertice erano 8,, nel 1982 erano 11 • Nel 1913 nelle 200 maggiori • Fanno sempre parte di famiglie imprenditoriali: anche oggi (qualche spazio in più per gli uomini non familiari) Donne ai vertici della p politica ((1)) Membri della Camera dei Deputati/Camera Unica % 100 90 80 70 60 Donne (%) 50 Uomini(%) 40 30 20 10 R Fr an ci eg no a Un ito G re ci a Irl an da Ita l ia Sv ez ia O la nd a Fi nl an D an di a im ar ca Be lg i Sp o ag na N or ve G g ia er m an ia Au st Po ria r Lu tog a ss em llo bu rg o 0 Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision-making Donne ai vertici della politica (2) Membri del Senato % 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision‐making Donne (%) Uomini (%) Donne ai vertici della p politica ((3)) % 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Ministri Donne (%) Uomini (%) Fonte: European Commission, Commission DG EMPL, EMPL Database on women and men in decision decision‐making making Parte 2) Le cause Possibili spiegazioni • Stiamo Si osservando d solo l il risultato i l di preferenze f individuali? i di id li? – Ma: il 67% delle madri che smette di lavorare alla nascita di un figlio tornerebbe volentieri al lavoro – Il contesto occupazionale, culturale e familiare può influenzare le preferenze? • • • • • Il ruolo della maternità La specializzazione produttiva Il ruolo delle imprese p Condivisione, famiglia e cultura Il ruolo delle istituzioni e p politiche p pubbliche ((vediamo in parte 4) La maternità • Le mamme fanno fatica a conciliare carichi familiari (che ricadono per lo più su di loro -vedremo) e lavoro sul mercato. • Le mamme lavorano meno delle altre donne – Tassi di occupazione donne 25-64 anni: • senza figli 63,9% • 1 figlio fi li 59% • 2 figli 54,1% • 3 o più figli 41,3% • Fanno meno carriera – solo l’8% delle impiegate mamme è dirigente o simili • Il 27,1% delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la maternità. In parte anche negli altri Paesi. Ma in Italia il tasso di occupazione i delle d ll madri d i non aumenta t all’aumentare ll’ t dell’età d ll’ tà del d l bambino. L’uscita è definitiva. Eppure in Italia nascono pochi bambini 2,50 Tassi di fecondità 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 Fonte: Eurostat 2008 Relazione tra tasso di partecipazione femminile e tasso di fecondità: 1970 Fonte: Del Boca, Locatelli (2006) Nel 1970: dove le donne lavoravano di più nascevano meno bambini. Essere madre o lavorare erano alternative Relazione tra tasso di partecipazione femminile e tasso di fecondità: 2000 Fonte: Del Boca, Locatelli (2006) Nel 2000: dove le donne lavorano di più nascono più bambini La bassa occupazione non è “colpa della maternità”. Questo è possibile grazie a istituzioni che promuovono sia l’occupazione sia la fecondità Trend simile all’interno dell’Italia tra regioni La specializzazione produttiva • Se il lavoro sul mercato richiede forza fisica è naturale che sia ll’uomo uomo a svolgerlo: − si dice che l’uomo ha un vantaggio comparato per natura/biologico / g da cui deriva la specializzazione p produttiva p Ma: • Le innovazioni tecnologiche hanno ridotto il vantaggio comparato maschile sul mercato: ci sono meno lavori che richiedono forza fisica • E’ minore anche il vantaggio comparato femminile nel lavoro domestico e di cura (Albanesi e Olivetti, 2008) Le aspettative delle imprese • • • Se i vantaggi comparati di U e D sul mercato e all’interno della famiglia diventano meno rilevanti , quale spiegazione per la marcata divisione del lavoro in base al genere che osserviamo? Discriminazione diretta (Becker, 1975) e stereotipi – Ma è molto costosa con le normative attuali! Discriminazione statistica in contesto di informazione asimmetrica (Lazear and Rosen, 1990; Bjerk , 2008; De la Rica t al.., 2010) – Le imprese si aspettano che le donne dedicheranno più tempo al lavoro domestico. – Quindi le pagano di meno e bloccano le loro carriere – Il salario più basso riduce il costo opportunità per le donne di lavorare a casa e così le aspettative delle imprese si realizzano (adverse selection) La condivisione • L Le donne d investono i in i istruzione i i per lavorare l di più iù e meglio, li ma anche… –p per costruire una p propria p identità – per cercare mariti più istruiti – per avere maggiore potere decisionale nella famiglia (Chiappori et al., al 2008) • Una rivoluzione ancora incompiuta: la divisione del lavoro domestico è ancora marcata – Il lavoro in casa è prevalentemente femminile – Le donne lavorano 80 minuti in più degli uomini ogni giorno (lavoro in casa+fuori) • In Spagna 54 minuti in più; in Norvegia e US non ci sono differenze (Alesina e Ichino, 2009) La cultura • C Cultura l d ll società della i à − Divisione dei ruoli all’interno della famiglia, supporto a donna lavoratrice • Cultura dell’impresa più adatto − Lavoratore p Evoluzione dell’occupazione dell occupazione femminile Fernandez (2007) Evoluzione della cultura di genere Fernandez, 2007 La cultura della società 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 81,4 55,6 1 Un bambino in età prescolare soffre se la mamma lavora 64,1 76,9 2 Una madre che lavora può stabilire una relazione sicura e intensa con suo figlio tanto quanto una mamma che non lavora I d i World Indagine W ld V Value l SSurvey 68,5 76,1 3 In generale i padri sono adatti a curare i propri figli tanto quanto le madri 40 0 40 Cultura di genere tassi dinelle occupazione Cultura di g genere e tassi di e ccupazione p regioni g italiane nelle regioni italiane Trentino T ti Al to t Adige Adi Emilia Romagna Valle d'Aosta Veneto Marche occupazione_fe emminile 25 30 3 35 occupazione_fe emminile 25 30 3 35 Umbria Liguria Abruzzo Molise Piemonte Toscana Friuli Venezia Giulia Umbria Liguria Lazio Abruzzo Molise Sardegna Basilicata 20 20 Sardegna Basilicata Puglia Campania p Calabria Trentino Alto Adige g Emili a Romagna Lombardia Lombardia Veneto Piemonte Friuli Venezia Giulia Toscana Marche Lazio V ll d'Aosta Valle t Puglia Campania Calabria Sicilia 15 15 Sicilia 2 2.5 3 1.8 essere_casalinga 2 2.2 2.4 Trentino Alto Adige Emilia Rom agna Valle d'Aos ta Lomb ard ia Ven eto M arche Pie monte Friuli Ven ia Giulia Tosez cana _femminile occupazione_ 25 30 35 40 bambini_soffrono U mbria Liguria Laz io Abruz zo Molis e 20 Bas il ic ataSardegna Puglia Cam pania Calabria Sic il ia 15 1.5 1 .2 1.4 1 .6 diritto _allav oro 1.8 2 Campa, Casarico, Profeta (2010) La cultura delle imprese P i i i di Previsioni di assunzioni per il 2009 per genere i i il 2009 34,35% 48,47% Uomini 17,18% Indagine Excelsior di Unioncamere Ma la cultura è davvero “immodificabile?” Donne Ugualmente adatti Parte 3: Un approccio economico Perché più donne occupate? • L La parità ità non è solo l una questione ti di diritti, di itti è anche h un investimento • L’occupazione femminile rappresenta un fattore produttivo che può contribuire alla crescita e allo sviluppo economico di un Paese • Womenomics − La ricchezza di un Paese si misura con il PIL, che dipende dal numero di ore lavorate e dalla loro produttività p − Il lavoro femminile è una risorsa non solo in termini qualità: talenti,, istruzione,, “numerici” ma anche di q competenze femminili non sono inferiori a quelle maschili Occupazione femminile e PIL • Abbiamo calcolato che l’ingresso di centomila donne nel mercato del lavoro comporterebbe un incremento di valore aggiunto pari allo 0,28% del PIL corrente t (Casarico (C i e Profeta, P f t 2010) – Centomila donne sono poche: Servirebbe un ingresso di tre milioni di donne per raggiungere gli obiettivi di Lisbona (tasso di occupazione femminile=60%) e un i ingresso di novecentomila il donne d per eguagliare li il tasso di occupazione i ffemminile i il e maschile nelle coorti più giovani. • Altre stime: – Banca d’Italia: aumentare il tasso di occupazione femminile al 60% comporta un aumento del 9,2% a produttività invariata e del 6,5% se si considera l’effetto depressivo sulla produttività (minore qualificazione forza lavoro, rendimenti decrescenti) – Goldman G ld S Sachs: h la l parità ità di genere porterebbe t bb a un aumento t del d l PIL del d l 13% nell’Eurozona, del 16% in Giappone e del 22% in Italia Occupazione femminile e crescita economica • Circolo virtuoso di maggiori opportunità e crescita (Ferrera, 2008, Wittenberg-Cox Maitland, 2010) – Aumenta la richiesta di servizi (per lavori domestici, servizi sociali) – Aumentano alcuni consumi – Può migliorare la performance delle imprese – In generale aumenta la platea dei talenti dai quali selezionare i lavoratori migliori • + 0,28% del PIL potrebbe da solo finanziare un incremento del 30% della spesa pubblica italiana per la famiglia Occupazione femminile e benessere • Sviluppo e qualità di vita − La presenza di due redditi in famiglia rende più forti verso i rischi occupazionali e familiari e riduce il rischio di povertà. − Più sicurezza e più reddito creano le condizioni per decidere di avere figli: più fecondità. Obiettivo prioritario • Aumento di PIL, di CRESCITA e di BENESSERE rendono l’occupazione femminile un obiettivo prioritario in Italia • Il lavoro delle donne è oggi il più importante motore di sviluppo mondiale • Dibattito Dib ttit attuale tt l centrato t t su aspetto tt di convenienza i economica Uguaglianza di genere e performance economica Uguaglianza di genere e competitività Uguaglianza di genere e sviluppo economico • Relazione a doppio senso: – Lo sviluppo pp aiuta l’uguaglianza g g di genere: g meno povertà, meno vulnerabilità ai rischi, migliore capacità p di fronteggiare gg le crisi,, più p intervento pubblico –L L’uguaglianza uguaglianza di genere aumenta lo sviluppo economico: più donne istruite e occupate significa più sviluppo Empowerment femminile e sviluppo economico • Esempi:i – Nei PVS meglio trasferire soldi alle donne perché i investono iin iistruzione i dei d i figli fi li – In Sudafrica se il trasferimento pensionistico è dato alle nonne lo usano per nutrire meglio le nipoti che vivono nonne, con loro, col risultato che crescono di più. Nessun effetto con i nonni e i nipoti p ((Duflo,, 2010). ) • Ma non esiste una “ricetta magica”. E’ un campo di studi complesso e i risultati non sono sempre univoci. Perché più donne ai vertici delle imprese? • Più donne nelle imprese possono comportare migliori performance. • Alcune aree di eccellenza dello stile di direzione femminile: - l’attenzione alle persone p - la gestione delle relazioni con gli interlocutori sia interni che esterni - la prevenzione e la gestione dei conflitti, meno aggressività e più ricerca di consenso - la condivisione delle decisioni - minor propensione al rischio • I vantaggi della diversity (Montemerlo e Profeta, 2010) Donne ai vertici delle imprese • Relazione positiva tra presenza di donne ai vertici delle imprese e performance – Mc Kinsey Rapporto Women matter. Le aziende con la più alta presenza femminile nei board (primo quartile) hanno ROE=+ 41% rispetto a quelle con 0 donne – Mc Kinsey: le aziende con i maggiori voti in termini di organizzazione interna hanno performance finanziarie doppie di quelle con voti peggiori – Catalyst: le società con almeno 3 donne nei CDA hanno risultati sopra la media delle aziende Fortune 500 – Altra Alt evidenza id per Italia: It li Valore Vl D • Attenzione alla relazione di causalità azienda che valorizza le • La leadership femminile e il bilinguismo di genere: ll’azienda diverse caratteristiche dei due sessi guadagna valore Perché p più donne ai vertici della politica? • Le preferenze delle donne quando votano possono essere diverse da quelle degli uomini: migliore democrazia • Le donne decisori politici hanno sensibilità maggiore per alcuni temi:i sanità, i à iistruzione, i welfare lf (Funk e Gathmann, 2008; Chattopadhya e Duflo, 2004 sui villaggi indiani) -Può P ò essere importante i p t t in i Italia It li • Le donne in politica sono più concrete, più responsabili (meno assenteismo i in i Italia) I li ) e più iù cooperative i • Ruolo di role models: attenzione! Suffragio universale e spesa pubblica • L’ L’estensione i d l diritto del di i di voto alle ll donne d h un impatto ha i sulle ll dimensioni della spesa pubblica? – Si, Lindert (1994) – Si, soprattutto dove il tasso di divorzio è elevato: Lott and Kenny (1999) – Si, attraverso l’aumento di sanità, istruzione, welfare: Aidt et al. (2006), Aidt and Dallal (2008) – Si, Si soprattutto tt tt nelle ll società i tà con una cultura lt familiare f ili più iù progressista: i t Bertocchi B t hi (2008) • Più donne al lavoro e più spesa pubblica: – Double link: più spesa pubblica per alcuni servizi implica più lavoro femminile che a sua volta si traduce in più spesa pubblica. Le donne aumentano la domanda di servizi pubblici come i istruzione i e sanità i à (Cavalcanti (C l i e Tavares, T 2007) Sono solo guadagni? • Molte M l lle obiezioni, bi i i iin particolare: i l – felicità, figli, stabilità delle famiglia • Le donne sono più “infelici” infelici (Stevenson e Wolfers, 2009) in termini relativi: il benessere soggettivo dichiarato è diminuito per le donne e aumentato per gli uomini. – Q Quando d le l ddonne llavorano, r glili uomini mi i h hanno un rreddito ddit ffamiliare mili r superiore senza dover affrontare maggiori oneri familiari, le donne invece devono spesso sacrificare il proprio tempo libero (o rinunciare ad avere figli) – In ambienti di lavoro tipicamente maschili le donne vedono i propri risultati sistematicamente inferiori e questo può causare infelicità – La riduzione di infelicità relativa è tipica di paesi in cui la condivisione è scarsa (come l’Italia) Danni ai figli? • L’i L’importanza di “chi “ hi sono”” i genitori i i (istruiti…) (i ii ) • Ma le capacità cognitive e socio-emotive non dipendono solo da fattori genetici • Il lavoro della mamma significa maggiore reddito, spesso determinante per le possibilità di investimento del bambino • Ma significa g meno tempo p p per il bambino: danni? – Quantità: Le mamme che non lavorano dedicano 86 minuti al giorno ai bambini, quelle che lavorano 74 – Qualità. Qualità Evidenza “mista”: mista : dipende dalla qualità della cura alternativa che riceve il bambino e dal contributo del papà Parte 4: Le politiche pubbliche Criteri di valutazione • Valutazione generale del sistema di welfare • Misure a favore della condivisione • Misure a favore della conciliazione Quali politiche pubbliche? • • • • • • I servizi pubblici: per i bambini e per gli anziani. Fisco Congedi di paternità Azioni positive Mercato del lavoro Pensioni Servizi pubblici • P Pochi hi asili ili nido id (circa ( i il 12,7% 12 7% di bambini b bi i aii nidi idi pubblici; target Lisbona:33%) • Pochi servizi per gli anziani • Pochi nidi aziendali. • Ampi gap Nord Nord-Sud: Sud: dal 24% dell dell’Emilia Emilia Romagna all’1,7% della Campania. • Cosa si sta facendo? Il Piano Nidi è in ritardo, il Piano Italia 2020 è un ripensamento: – Tagesmutter e nonni – E la qualità? E la mobilità sociale, geografica, l’uguaglianza delle opportunità? Perpetuiamo la divisione dei ruoli: non i servizi,, ma la donna al centro del welfare e della cura Spesa p Pubblica p per trasferimenti alle Famiglie g % %PIL ITALIA Altro 0,61% Trasferimenti alle Famiglie 1,36% Childcare Childcare 0,15% Maternità e Congedi P Parentali li 0,18% Agevolazioni Fiscali Maternità e Congedi Parentali Childcare spending Altro Agevolazioni Fiscali 0 42% 0,42% Spesa Pubblica per trasferimenti alle Famiglie %PIL FINLANDIA Childcare 0,94% Altro 0,48% 0 48% Trasferimenti alle Famiglie 2 97% 2,97% Maternità e Congedi Parentali 0,64% Agevolazioni Fiscali Maternità e Congedi Parentali Childcare spending Altro Agevolazioni Fiscali 0,91% Spesa p Pubblica p per trasferimenti alle Famiglie g %PIL FRANCIA Trasferimenti alle Famiglie 3 02% 3,02% Altro 1,27% Childcare 0,36% Maternità e Congedi Parentali 0,35% Agevolazioni Fiscali Maternità e Congedi Parentali Childcare spending Agevolazioni Fiscali 1,04% Altro Fisco • La tassazione individuale è meglio del quoziente familiare – Il quoziente cambia le aliquote marginali con disincentivo al lavoro del secondo p percettore (per p lo più la donna) – Il qquoziente potrebbe p avvantaggiare gg i redditi alti e le famiglie con unico percettore Attuali misure fiscali in favore di famiglie con figli minori • Detrazione annuale IRPEF per figli a carico • Detrazione 19% per spese sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili ili nido id (tetto (t tt massimo i 632,00 632 00 euro)) • Deduzione p per i contributi p previdenziali ed assistenziali versati per gli addetti ai servizi domestici ed all all’assistenza assistenza personale o familiare (tra cui baby-sitter) fino ad un max 1.549,37 euro Una proposta di riforma • Momento cruciale: Maternità. Spese sostenute per la cura dei figli – Una detrazione di 500 euro al mese per figlio 0-2 anni alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano (o l’unico genitore, se monoparentali) t li) aumenterebbe t bb la l spesa per famiglie f i li dello d ll 0.274% 0 274% del PIL ; un trasferimento dello 0.482% del PIL – La spesa per famiglie aumenterebbe da 1.36% del PIL a 1.634% del PIL e 1.842% del PIL rispettivamente. Supereremmo solo il Portogallo! (Ceriani, Casarico e Profeta, 2010) • Aumentare gli sgravi per le spese sostenute per la cura dei figli g Fisco imprese, Fisco, imprese famiglie • Importanza del lato della domanda: sgravi alle imprese p che assumono donne? • Tassazione differenziata di genere: proposta Alesina/Ichino basata su idea che elasticità di lavoro femminile è maggiore di quella maschile I congedi: maternità • Generosità dei congedi di maternità: da un lato può incentivare a lavorare le donne che vogliono conciliare lavoro e famiglia, dall’altro dall altro scoraggiare le imprese ad assumerle • Non emerge una chiara correlazione negativa tra indice di generosità dei congedi di maternità (basato su lunghezza del congedo; tasso di sostituzione dello stipendio; periodo lavorativo necessario per poter accedere al beneficio) e tasso di occupazione femminile (De Henau, 2007) • Un alto indice di generosità dei congedi può essere associato sia a bassi Italia Grecia) che ad alti (Olanda, Italia, (Olanda Austria) A stria) livelli li elli occupazionali. occ pazionali I congedi di paternità • • • Introdurre congedi esclusivi e pienamente per i p padri,, indipendenti p e aggiuntivi gg retribuiti p rispetto a quelli per la madre Esistono in Norvegia, Norvegia Svezia ma anche Spagna Valore simbolico per sbloccare la divisione dei ruoli e la percezione del costo della maternità e e imprese p ese nelle A favore della condivisione Mercato del lavoro • La flessibilità del mercato del lavoro e il part-time aiutano? Attenzione a occupazione/carriera – Part-time: P i I Italia, In I li tra il 2002 e il 2008 sii è passatii dal d l 16.6% 16 6% al 27.9%. Ma molti paesi europei sopra al 40% • Incrementare l’offerta l offerta stando attenti a fenomeni di segregazione verticale • Work-life balance e politiche family friendly Conciliazione lavoro lavoro-famiglia famiglia (1) • Marzo 2011: Accordo governo-parti sociali – Flessibilità: introduzione di orari flessibili in entrata e in uscita per madri e padri entro i primi 3 anni del bambino; banca delle ore; telelavoro; possibilità di orario concentrato; fino a 2 settimane per inserimento bambini a scuola materna e prima elementare – Lavoro a tempo parziale: possibilità di trasformazione temporanea del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale per i primi 5 anni del bimbo o per assistere genitori e familiari in rilevanti esigenze cura Conciliazione lavoro lavoro-famiglia famiglia (2) – Maternità: impegno, al rientro dalla maternità, di assegnare la lavoratrice alle stesse mansioni ovvero a mansioni che non vanifichino la professionalità e l'esperienza l esperienza acquisite dalla lavoratrice – Asili: costituzione di asili nido aziendali/interaziendali ovvero attivazione di servizi collettivi di trasporto da e per gli asili pubblici – Buoni lavoro: possibilità di erogazione da parte del datore di lavoro ai propri dipendenti di buoni lavoro per lo svolgimento da parte di terzi di prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio per attività domestiche e di cura Sistema pensionistico • I differenziali pensionistici di genere dipendono da: – Regole esplicite di differenziazione – Design del sistema pensionistico (meno redistribuzione, più svantaggi per le donne) – Mercato M d l lavoro: del l carriere i interrotte, i retribuzioni ib i i più iù basse b e meno dinamiche, più part-time e lavori atipici • Sistema Si t m contributivo: trib ti le l differenze diff r z sull mercato m r t del d l lavoro l r sii perpetuano dopo la pensione: periodi di inattività, profili retributivi più bassi e meno dinamici implicano pensioni più basse per le donne. Allarme povertà? Il dibattito sulle pensioni • R Recente equiparazione i i nell pubblico bbli iimpiego i ddell’età ll’ à di pensionamento di uomini e donne (65 anni): – Favorevoli: compensare ex post le donne per l’attività l attività che svolgono nella cura di bambini e anziani e per le penalizzazioni che ancora subiscono nel mondo del lavoro. – Contrari: regole apparentemente favorevoli del sistema pensionistico non sono lo strumento appropriato per realizzare una correzione delle disparità osservate. Auspicano l’innalzamento dell’età pensionabile, prevedendo che i risparmi ottenuti siano però utilizzati per aumentare i servizi di cura. • Previdenza complementare: può non aiutare • E se tornassimo alla flessibilità per tutti? (Casarico e Profeta, 2010) Azioni positive • Le quote rosa NO: – Sono contro le donne: si ammette che da sole non ce la faranno mai – Non garantiscono il merito, sono solo un “regalo” ai meno rappresentati. L qualità La lità media di potrebbe t bb peggiorare i • Le quote rosa SI: – Democrazia paritaria. Si tratta di rompere un monopolio (quello maschile). Transitorie – Hanno funzionato in molti Paesi: per i CdA – Sarà interesse delle imprese/partiti selezionare la migliore – Aumenta la platea dei talenti che si mettono in gioco: • gli uomini sono più overconfident e competitivi delle donne, soprattutto se la competizione avviene in contesti misti. La riluttanza delle donne (brave) b a competere può ridursi d in presenza ddi azioni positive. • Un’alternativa: il monitoraggio • Marzo 2011: Approvata in Senato legge Golfo-Mosca: Golfo Mosca: 30% di entrambi i generi nei Cda delle società quotate Il ruolo delle politiche pubbliche • • Recenti contributi (Del Boca, Pasqua e Pronzato, 2007, De Henau 2007) mostrano che l’ambiente istituzionale (più part-time, più servizi) può spiegare l’occupazione femminile e la fertilità Feedback positivo anche sull’istruzione (Casarico e Profeta 2009, Casarico, Pronzato e Profeta 2009) Conclusioni • L Le istituzioni i i i i e le l politiche li i h pubbliche bbli h h hanno un ruolo importante per promuovere la presenza delle donne nel mercato del lavoro e le loro carriere (con effetti benefici per l’intera economia e società) – Il modello ode o ddi we welfare a e italiano ta a o è fondato o dato sul su capofamiglia: capo a g a: Riequilibrare la spesa del welfare e promuovere incentivi fiscali a favore delle famiglie – Promuovere P condivisione di i i ( (congedi di di paternità) i à) e conciliazione (servizi, flessibilità nel mercato del lavoro)) – Promuovere la presenza femminile ai vertici. Quote di rappresentanza Bibliografia (1) Bibliografia (1) • • • • • • • • • • • Aidt, T.S., Aid T S Dutta, D J.J E Loukoianovac, L k i E 2006 E. 2006, Democracy D comes to Europe: E Franchise F hi Extension E i andd Fiscal Fi l Outcomes, European Economic Review 50:249-83; Aidt, T. e Dallal, B. 2008, Female voting power: the contribution of women’s suffrage to the growth of social spending in western Europe 1869-1960, Public Choice 134:391-417). Albanesi, S. and Olivetti, C. Home Production, Market Production and the Gender Wage Gap: Incentives and Expectations 2009 Review of Economic Dynamics 12, No. 1: 80–107 Alesina, A. e Ichino, A. 2009 L’Italia fatta in casa, Mondadori Alesina A. Alesina, A , Ichino, Ichino A. A and Karabarbounis, Karabarbounis L. L “Gender Gender-based based taxation and the division of family chores” chores , forthcoming American Economic Journal: Economic Policy Bjerk, 2008, Glass Ceilings or Sticky Floors? 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