01-Prima ok - Europa Quotidiano

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01-Prima ok - Europa Quotidiano
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STAMPA BLOG
a
La bombetta
e super
LEGGE ELETTORALE
Prodi da Bossi, segnali di intesa:
in cantiere l’ipotesi di un voto del senato
entro luglio. Scettici i referendari
TV
Caro Fabio
Volo, fatti
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P R I L E
2007
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Cappon
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NINO
RIZZO NERVO
tefano Munafò è uno stimatissimo ex alto dirigente della Rai. Prima di essere costretto dai “guardiani del Polo” a lasciare l’azienda anticipatamente, aveva guidato con intelligenza e competenza uno dei settori più importanti e caratterizzanti
del servizio pubblico radiotelevisivo,
quello della fiction. Da alcuni mesi
cura un’interessantissima rubrica sul
Riformista dove la Rai è guardata con
occhio critico di chi, però, avendola
come molti di noi amata e odiata conoscendone meriti e misfatti, spera
che ancora abbia un futuro. Le cose
che ha scritto le ho trovate sempre
condivisibili. Tranne le ultime pubblicate sul foglio arancione
La spartizione martedì scorSotto il tiin Rai proposta so.
tolo “Ecco la
da Urbani
lista dell’impotenza Rai”
non mi
Munafò chieconvince.
deva perché
almeno sulle
Ecco perché
consociate,
cioè le società
operative dell’azienda come Sipra,
Raicinema, Raitrade eccetera, i cui
vertici sono scaduti, non si procede
con immediatezza alle nomine visto,
ed è questa la considerazione chiave
del suo ragionamento, che il consigliere Giuliano Urbani si è detto «disponibile» a votare anche «candidati interni alla sinistra».
Come molti sanno la proposta
Urbani, che era persino corredata
dalla rosa delle persone da nominare, non ha destato in me alcun entusiasmo, anzi mi ha indotto a una fortissima ed insuperabile contrarietà.
Ma poiché anche osservatori neutrali e spiriti liberi come Stefano Munafò
sembrano averla apprezzata, vorrei
spiegare meglio quello che penso.
Il consiglio di amministrazione
della Rai oggi si trova di fronte a un
bivio: o ha uno slancio di autonomia dalla politica o è destinato per
i dodici mesi che lo separano dalla
sua scadenza soltanto a vivacchiare e ad assistere impotente al progressivo degrado dell’azienda. Questo non significa che la Rai di oggi
è la stessa della Rai di qualche anno fa. Molte cose buone e significative sono state fatte. Il piano di
riassetto dell’offerta informativa sta
producendo importanti risultati sia
sul piano della qualità che su quello degli ascolti. Aver sanato la ferita determinata dalla cacciata di Michele Santoro e di Enzo Biagi ha ridato credibilità e dignità al servizio
pubblico ed oggi tutti sanno dentro
e fuori la Rai che le parole «controllo preventivo» (ricordate la diretta-differita del primo maggio dell’era Cattaneo?), «censura» o «editti bulgari» non abitano più a viale
Mazzini.
Tutto questo però non è sufficiente. La situazione di stallo in cui
si trova il vertice ormai dall’8 marzo,
quando a voto segreto furono bocciate proposte serie come quelle di
Minoli a Rai2, Freccero a Raisat e Barbera a Raicinema, cade infatti in un
momento cruciale e delicatissimo
per la Rai. Sia sul fronte dei contenuti
che su quello più propriamente industriale.
SEGUE A PAGINA 6
S
Oggi su www.europaquotidiano.it
www.europaquotidiano.it
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N F O R M A Z I O N
1
E
A
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
N A L I S I
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V • N°85 •
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Ballottaggio, fase decisiva. La Margherita: «Nessuna equidistanza, siamo con la Royal»
Meglio cambiare vincendo
che perdendo, vero Madame?
La gauche scopre il centrosinistra. Sarko fa saltare l’incontro tv Ségo-Bayrou
arkozy ritiene già che tutto gli sia
permesso, è un attacco intollerabile alla libertà d’informazione. Sono
state palesemente esercitate pressioni politiche per impedire questo libero confronto tra due personalità nazionali». Così il consigliere di Ségolène Royal, Jack
Lang, reagisce alla notizia dell’annullamento del dibattito tv annunciato ieri per
domattina, tra la candidata Ps e il leader
Udf François Bayrou, comunicata da
Canal Plus senza avvertire gli interessati. La Margherita intanto si schiera con
la Royal. «Il sistema francese non può
«S
essere trasferito con automatismi e approssimazioni nel campo dei rapporti
politici presenti in Italia – dice il coordinatore Antonello Soro – In ogni caso non
si può tacere il rammarico per il fatto che
Royal e Bayrou non abbiano sottoscritto un impegno di reciproco sostegno al
secondo turno e che addirittura la Royal
abbia seccamente escluso questa eventualità». È evidente che per i riformisti
italiani non può esistere equidistanza tra
la destra di Sarkozy e la sinistra di Royal
e noi senza riserve auspichiamo la vittoria di Ségolène Royal». A PAGINA 3
Caro Pd, le donne in politica
non servono solo in Francia
LINDA
LANZILLOTTA
l Partito democratico sarà davvero un’innovazione politica se le donne saranno
protagoniste sin dalla nascita. Lo abbiamo
detto e ripetuto nei giorni del congresso:
ma le parole non bastano. Ci vogliono i fatti. Altrimenti il rischio sarà quello di una
grande disillusione e di un pericoloso effetto boomerang. L’imbarazzante decisione
del congresso di prevedere solo otto don-
I
ne tra i 98 componenti dell’assemblea federale della Margherita ci espone a questo
rischio.
E dico questo non tanto e non solo nell’interesse delle donne, quanto piuttosto
nell’interesse del futuro del Pd e dell’intero paese. In Europa e nel mondo i paesi
che puntano sulle donne e che consentono loro di competere ad armi pari con gli
uomini, nel lavoro come nella politica, sono quelli che negli ultimi anni hanno ottenuto le migliori performance sul piano
economico e politico. SEGUE A PAGINA 2
A Parigi è l’ora
I N T E R V I S TA
della svolta
Michel Rocard:
«La terza via
di Ségolène»
THIERRY
PECH
3
SIMONE VERDE A PAGINA
R O B I N
1893
E meno male che il Pd è un minestrone. All’ex-neo-comunista Giordano l’idea di riaggregare tutti gli
ex-neo-socialisti pare nostalgica?
Fulminea replica boselliana: «Sbaglia, se ci rifacciamo a un glorioso
partito nato nel 1893 è per ribadire l’ancoraggio europeo». Wow!
Università, ma con più
SÌ DELL’EUROPARLAMENTO CONTRO LA PENA DI MORTE
«La moratoria
subito all’Onu»
larghissima maggioranza il parlamento europeo ha approvato, ieri, una nuova risoluzione che invita l’Ue
a presentare «immediatamente» una
risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali all’attuale Assemblea
generale dell’Onu. Per Romano Prodi
è «espressione dei significativi passi in
avanti che si stanno compiendo». Anche per D’Alema «è molto importante» perché è «un pieno sostegno alla
posizione italiana». (Nella foto il detenuto
Allen Lee Davis giustiziato nel luglio ’99)
MONTELEONE A PAGINA 2
o scenario politico emerso dal primo
turno delle elezioni presidenziali
francesi rappresenta, a ben vedere,
un’opportunità storica per i fautori di un
rinnovamento della sinistra e per i difensori dell’opzione social-democratica. Questa opportunità è determinata da
tre fattori principali. Innanzi tutto, il crollo delle candidature dell’estrema sinistra:
il Partito comunista ha ottenuto meno
del due per cento dei voti, i tre candidati trotzkisti hanno fatto ancor peggio, fatta eccezione per il rappresentante della
Lega comunista rivoluzionaria che si è
attestato attorno al quattro per cento. Per
quanto riguarda l’altermondialista José
Bové, ha superato a mala pena l’un per
cento. Se è vero che questa frana priva
la candidata socialista, Ségolène Royal,
di una preziosa riserva di voti per il secondo turno, allo stesso tempo la libera dalla necessità di fare nuove concessioni alla sinistra radicale per il secondo turno.
SEGUE A PAGINA 3
L
soldi cosa ci fate?
A
GILIBERTO
CAPANO
rettori delle università italiane hanno lanciato, nuovamente, un urlo di dolore. Non poteva essere altrimenti. La condizione finanziaria dell’università è repentinamente peggiorata nel corso degli ultimi anni a fronte di
spese crescenti (soprattutto per gli aumenti stipendiali del
personale docente e tecnico amministrativo) e della riduzione, di fatto, dei trasferimenti pubblici. Per capirci:
per il 2007 il finanziamento pubblico per le università è
stato di circa 7 miliardi di euro.
SEGUE A PAGINA 4
I
VIAGGIO SUL PO/4 ■ DOVE IL MARE RISALE E ROVINA I CAMPI PER DECENNI
La pagina
della cultura
«CI HA INSEGNATO
IL VALORE
DELLE REGOLE»
Beniamino Andreatta
nel ricordo di Giovanni
Bazoli, Leopoldo Elia,
Piero Giarda
e Pierluigi Castagnetti
RAFFAELLA CASCIOLI
A PAGINA
7
Nel delta l’acqua c’è, ma è salata
Ora anche le vongole, quelle buone,
mica quelle di Chioggia, o di Porto
Marghera…» Le vongole sono venute fuori 12-13 anni fa. «Prima non c’euanta acqua che c’è tra ma- rano. Da un giorno all’altro è arrivare e Po!». Ha ragione, Ro- ta la semina». Nel ’66 a Scardovari la
berto, pescatore di cozze di Scardo- sacca ha rotto, e l’acqua salata è arrivari, provincia di Rovigo, paese di vata fino a Ca’ Tiepolo, una quindiduemila e duecento anime stretto tra cina di chilometri nell’entroterra, fil’Adriatico, il delta del Po, e la “sacca”, no al municipio di Porto Tolle, riun’enorme palude di acqua salata do- proponendo gli spettri del ’51, delve stanno i cavân, i ricoveri delle bar- l’alluvione dell’alto Polesine. «Adesche a fondo piatto e gli attrezzi di la- so qua è sicuro, hanno fatto gli argini».
voro. «Qui è uno
Roberto è stanspettacolo, sembra
co, i 42 anni gli si
una città, deve veleggono tutti in facnire la mattina,
cia, sembra uscito
quando c’è un via
Giovanni Cocconi
vai… Prima si faceA PAGINA 5 diritto dal nostro
dopoguerra, se non
vano solo cozze.
STEFANO BALDOLINI
PORTO TOLLE
«Q
Confindustria verde
solo di paura
sapesse usare il telefonino come fa i
nodi “sovramano”, verrebbe da dire
da Gente del Po di Antonioni, che
proprio quest’anno di anni ne compie sessanta. «È dalle quattro e mezzo che sono in piedi io! Mica è vita facile questa qui eh!». Poi guarda il suo
fiume, il Po di Tolle, e aggiunge, a mo’
di rivelazione: «Avete visto in tv che
il Po è in secca?».
Sul delta è così. Non ti accorgi della magra. Ci pensa il mare a riportare a livello le acque del fiume. Solo
che il sale non perdona, risale l’asta
fluviale e penetra nelle falde, rovinando i campi per decenni. In termini tecnici è l’“aggressione del cuneo salino”. «Che è risalito per 22 chilometri», aveva detto Marzia Marchi,
Legambiente Ferrara.
A PAGINA 5
Sì ai socialisti,
ma solo se
accompagnati
I
prudenti dirigenti dei Ds e l’Unità
hanno dimostrato di capire ciò
che sta accadendo a Parigi meglio di
altri. Di chi da fuori cerca ogni occasione per mettere in difficoltà il Pd,
e anche dei bipolaristi col paraocchi.
Eppure noi italiani dovremmo essere in grado di cogliere il senso
profondo della situazione francese.
C’è una tendenza generale, ormai. Può essere amara, ma è incontestabile: la sinistra classicamente socialdemocratica non è più
autosufficiente per vincere e governare. Da nessuna parte. Neanche se
grazie a vari sistemi elettorali fa il pieno dei voti, mettendo insieme partiti riformisti e galassie radicali. Non
ci vuole molto a capire perché: bastano rudimenti di base sul big bang
della sua base sociale.
Il Ps, il più ortodosso dei partiti
socialisti, è
oggi di fronRocard: non ce te a questa
antila faremo mai verità
patica.
più da soli. A Guarda alla
Parigi e Roma propria sinistra e scopre
c’è ancora chi che anche
non lo capisce quel suo tradizionale
bacino di recupero, ancorché essenziale, non
basta più. Come fare allora, se sei costretto a fare i conti al centro con un
soggetto emergente, orgoglioso e
ambizioso, che non si china al meccanismo elettorale e coltiva un progetto autonomo?
Ecco il busillis di Madame Royal.
Quando non hai più a che fare con
un postino trotzkista, e viene meno
l’imperativo del fronte comune contro la destra, scopri improvvisamente
la tua magagna: il problema non è
Bayrou, il problema sei tu, col tuo statalismo, la pretesa di autosufficienza, l’incapacità di parlare all’intera società. Se l’Udf si fosse concesso ai socialisti, la magagna sarebbe stata
una volta di più occultata. Invece ora
è evidente. C’è chi reagisce come il
giornalista di sinistra che insolentisce Bayrou durante la conferenza
stampa: «Il suo comportamento non
è morale». E chi come Michel Rocard oggi su Europa (la nostra via è
obbligata, dovevamo farlo prima),
oppure come Liberation: «Checché
ne dicano i dinosauri, dobbiamo fare un centrosinistra come in Italia».
In Italia, appunto, l’abbiamo capito. Non subito, perché per un po’
l’allora Pds ha coltivato l’ambizione
di far da sé, l’intendance suivra. Sono
servite dosi da cavallo di Berlusconi,
cioè di una destra capace di sfondare mischiando populismo e pseudoliberalismo. Un leader con un’immagine forte, insieme protettiva e stimolante, non conservatore, in grado di approfittare della scomposizione delle costituencies.
Non arriviamo per questa strada
a tifare il berlusconiano Sarkozy, come fa Antonio Polito. L’intuizione
però è giusta: se a sconfiggere Ségolène sarà una destra di quel tipo,
non più chiracchiana e statalista, la
crisi del modello gauche plurielle apparirà per ciò che è. Irreversibile. Siccome lo è comunque – anche se per
miracolo Madame ce la dovesse fare – possiamo invece sperare che ce
la faccia.
SEGUE A PAGINA 2
Chiuso in redazione alle 20,30
Il premio per l'architettura contemporanea al Musac di Castilla e Léon @"Prepariamo la vittoria" il blog pro-Ségolène @ Liberaldemocratici Ue: agire subito contro lapena di