01-Prima ok - Europa Quotidiano
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2 STAMPA BLOG a La bombetta e super LEGGE ELETTORALE Prodi da Bossi, segnali di intesa: in cantiere l’ipotesi di un voto del senato entro luglio. Scettici i referendari TV Caro Fabio Volo, fatti un po’ da parte Googl ft, Microso ale tempor nel web 9 771722 205202 70427 ALVPLQGBcafcacA CVDEDIDQDL atomica di Feltri e Belpietro seven V E N E R D Ì 27 A P R I L E 2007 Preferisco Cappon a Cencelli NINO RIZZO NERVO tefano Munafò è uno stimatissimo ex alto dirigente della Rai. Prima di essere costretto dai “guardiani del Polo” a lasciare l’azienda anticipatamente, aveva guidato con intelligenza e competenza uno dei settori più importanti e caratterizzanti del servizio pubblico radiotelevisivo, quello della fiction. Da alcuni mesi cura un’interessantissima rubrica sul Riformista dove la Rai è guardata con occhio critico di chi, però, avendola come molti di noi amata e odiata conoscendone meriti e misfatti, spera che ancora abbia un futuro. Le cose che ha scritto le ho trovate sempre condivisibili. Tranne le ultime pubblicate sul foglio arancione La spartizione martedì scorSotto il tiin Rai proposta so. tolo “Ecco la da Urbani lista dell’impotenza Rai” non mi Munafò chieconvince. deva perché almeno sulle Ecco perché consociate, cioè le società operative dell’azienda come Sipra, Raicinema, Raitrade eccetera, i cui vertici sono scaduti, non si procede con immediatezza alle nomine visto, ed è questa la considerazione chiave del suo ragionamento, che il consigliere Giuliano Urbani si è detto «disponibile» a votare anche «candidati interni alla sinistra». Come molti sanno la proposta Urbani, che era persino corredata dalla rosa delle persone da nominare, non ha destato in me alcun entusiasmo, anzi mi ha indotto a una fortissima ed insuperabile contrarietà. Ma poiché anche osservatori neutrali e spiriti liberi come Stefano Munafò sembrano averla apprezzata, vorrei spiegare meglio quello che penso. Il consiglio di amministrazione della Rai oggi si trova di fronte a un bivio: o ha uno slancio di autonomia dalla politica o è destinato per i dodici mesi che lo separano dalla sua scadenza soltanto a vivacchiare e ad assistere impotente al progressivo degrado dell’azienda. Questo non significa che la Rai di oggi è la stessa della Rai di qualche anno fa. Molte cose buone e significative sono state fatte. Il piano di riassetto dell’offerta informativa sta producendo importanti risultati sia sul piano della qualità che su quello degli ascolti. Aver sanato la ferita determinata dalla cacciata di Michele Santoro e di Enzo Biagi ha ridato credibilità e dignità al servizio pubblico ed oggi tutti sanno dentro e fuori la Rai che le parole «controllo preventivo» (ricordate la diretta-differita del primo maggio dell’era Cattaneo?), «censura» o «editti bulgari» non abitano più a viale Mazzini. Tutto questo però non è sufficiente. La situazione di stallo in cui si trova il vertice ormai dall’8 marzo, quando a voto segreto furono bocciate proposte serie come quelle di Minoli a Rai2, Freccero a Raisat e Barbera a Raicinema, cade infatti in un momento cruciale e delicatissimo per la Rai. Sia sul fronte dei contenuti che su quello più propriamente industriale. SEGUE A PAGINA 6 S Oggi su www.europaquotidiano.it www.europaquotidiano.it I N F O R M A Z I O N 1 E A POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA N A L I S I A N N O V • N°85 • € 1,00 Ballottaggio, fase decisiva. La Margherita: «Nessuna equidistanza, siamo con la Royal» Meglio cambiare vincendo che perdendo, vero Madame? La gauche scopre il centrosinistra. Sarko fa saltare l’incontro tv Ségo-Bayrou arkozy ritiene già che tutto gli sia permesso, è un attacco intollerabile alla libertà d’informazione. Sono state palesemente esercitate pressioni politiche per impedire questo libero confronto tra due personalità nazionali». Così il consigliere di Ségolène Royal, Jack Lang, reagisce alla notizia dell’annullamento del dibattito tv annunciato ieri per domattina, tra la candidata Ps e il leader Udf François Bayrou, comunicata da Canal Plus senza avvertire gli interessati. La Margherita intanto si schiera con la Royal. «Il sistema francese non può «S essere trasferito con automatismi e approssimazioni nel campo dei rapporti politici presenti in Italia – dice il coordinatore Antonello Soro – In ogni caso non si può tacere il rammarico per il fatto che Royal e Bayrou non abbiano sottoscritto un impegno di reciproco sostegno al secondo turno e che addirittura la Royal abbia seccamente escluso questa eventualità». È evidente che per i riformisti italiani non può esistere equidistanza tra la destra di Sarkozy e la sinistra di Royal e noi senza riserve auspichiamo la vittoria di Ségolène Royal». A PAGINA 3 Caro Pd, le donne in politica non servono solo in Francia LINDA LANZILLOTTA l Partito democratico sarà davvero un’innovazione politica se le donne saranno protagoniste sin dalla nascita. Lo abbiamo detto e ripetuto nei giorni del congresso: ma le parole non bastano. Ci vogliono i fatti. Altrimenti il rischio sarà quello di una grande disillusione e di un pericoloso effetto boomerang. L’imbarazzante decisione del congresso di prevedere solo otto don- I ne tra i 98 componenti dell’assemblea federale della Margherita ci espone a questo rischio. E dico questo non tanto e non solo nell’interesse delle donne, quanto piuttosto nell’interesse del futuro del Pd e dell’intero paese. In Europa e nel mondo i paesi che puntano sulle donne e che consentono loro di competere ad armi pari con gli uomini, nel lavoro come nella politica, sono quelli che negli ultimi anni hanno ottenuto le migliori performance sul piano economico e politico. SEGUE A PAGINA 2 A Parigi è l’ora I N T E R V I S TA della svolta Michel Rocard: «La terza via di Ségolène» THIERRY PECH 3 SIMONE VERDE A PAGINA R O B I N 1893 E meno male che il Pd è un minestrone. All’ex-neo-comunista Giordano l’idea di riaggregare tutti gli ex-neo-socialisti pare nostalgica? Fulminea replica boselliana: «Sbaglia, se ci rifacciamo a un glorioso partito nato nel 1893 è per ribadire l’ancoraggio europeo». Wow! Università, ma con più SÌ DELL’EUROPARLAMENTO CONTRO LA PENA DI MORTE «La moratoria subito all’Onu» larghissima maggioranza il parlamento europeo ha approvato, ieri, una nuova risoluzione che invita l’Ue a presentare «immediatamente» una risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali all’attuale Assemblea generale dell’Onu. Per Romano Prodi è «espressione dei significativi passi in avanti che si stanno compiendo». Anche per D’Alema «è molto importante» perché è «un pieno sostegno alla posizione italiana». (Nella foto il detenuto Allen Lee Davis giustiziato nel luglio ’99) MONTELEONE A PAGINA 2 o scenario politico emerso dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi rappresenta, a ben vedere, un’opportunità storica per i fautori di un rinnovamento della sinistra e per i difensori dell’opzione social-democratica. Questa opportunità è determinata da tre fattori principali. Innanzi tutto, il crollo delle candidature dell’estrema sinistra: il Partito comunista ha ottenuto meno del due per cento dei voti, i tre candidati trotzkisti hanno fatto ancor peggio, fatta eccezione per il rappresentante della Lega comunista rivoluzionaria che si è attestato attorno al quattro per cento. Per quanto riguarda l’altermondialista José Bové, ha superato a mala pena l’un per cento. Se è vero che questa frana priva la candidata socialista, Ségolène Royal, di una preziosa riserva di voti per il secondo turno, allo stesso tempo la libera dalla necessità di fare nuove concessioni alla sinistra radicale per il secondo turno. SEGUE A PAGINA 3 L soldi cosa ci fate? A GILIBERTO CAPANO rettori delle università italiane hanno lanciato, nuovamente, un urlo di dolore. Non poteva essere altrimenti. La condizione finanziaria dell’università è repentinamente peggiorata nel corso degli ultimi anni a fronte di spese crescenti (soprattutto per gli aumenti stipendiali del personale docente e tecnico amministrativo) e della riduzione, di fatto, dei trasferimenti pubblici. Per capirci: per il 2007 il finanziamento pubblico per le università è stato di circa 7 miliardi di euro. SEGUE A PAGINA 4 I VIAGGIO SUL PO/4 ■ DOVE IL MARE RISALE E ROVINA I CAMPI PER DECENNI La pagina della cultura «CI HA INSEGNATO IL VALORE DELLE REGOLE» Beniamino Andreatta nel ricordo di Giovanni Bazoli, Leopoldo Elia, Piero Giarda e Pierluigi Castagnetti RAFFAELLA CASCIOLI A PAGINA 7 Nel delta l’acqua c’è, ma è salata Ora anche le vongole, quelle buone, mica quelle di Chioggia, o di Porto Marghera…» Le vongole sono venute fuori 12-13 anni fa. «Prima non c’euanta acqua che c’è tra ma- rano. Da un giorno all’altro è arrivare e Po!». Ha ragione, Ro- ta la semina». Nel ’66 a Scardovari la berto, pescatore di cozze di Scardo- sacca ha rotto, e l’acqua salata è arrivari, provincia di Rovigo, paese di vata fino a Ca’ Tiepolo, una quindiduemila e duecento anime stretto tra cina di chilometri nell’entroterra, fil’Adriatico, il delta del Po, e la “sacca”, no al municipio di Porto Tolle, riun’enorme palude di acqua salata do- proponendo gli spettri del ’51, delve stanno i cavân, i ricoveri delle bar- l’alluvione dell’alto Polesine. «Adesche a fondo piatto e gli attrezzi di la- so qua è sicuro, hanno fatto gli argini». voro. «Qui è uno Roberto è stanspettacolo, sembra co, i 42 anni gli si una città, deve veleggono tutti in facnire la mattina, cia, sembra uscito quando c’è un via Giovanni Cocconi vai… Prima si faceA PAGINA 5 diritto dal nostro dopoguerra, se non vano solo cozze. STEFANO BALDOLINI PORTO TOLLE «Q Confindustria verde solo di paura sapesse usare il telefonino come fa i nodi “sovramano”, verrebbe da dire da Gente del Po di Antonioni, che proprio quest’anno di anni ne compie sessanta. «È dalle quattro e mezzo che sono in piedi io! Mica è vita facile questa qui eh!». Poi guarda il suo fiume, il Po di Tolle, e aggiunge, a mo’ di rivelazione: «Avete visto in tv che il Po è in secca?». Sul delta è così. Non ti accorgi della magra. Ci pensa il mare a riportare a livello le acque del fiume. Solo che il sale non perdona, risale l’asta fluviale e penetra nelle falde, rovinando i campi per decenni. In termini tecnici è l’“aggressione del cuneo salino”. «Che è risalito per 22 chilometri», aveva detto Marzia Marchi, Legambiente Ferrara. A PAGINA 5 Sì ai socialisti, ma solo se accompagnati I prudenti dirigenti dei Ds e l’Unità hanno dimostrato di capire ciò che sta accadendo a Parigi meglio di altri. Di chi da fuori cerca ogni occasione per mettere in difficoltà il Pd, e anche dei bipolaristi col paraocchi. Eppure noi italiani dovremmo essere in grado di cogliere il senso profondo della situazione francese. C’è una tendenza generale, ormai. Può essere amara, ma è incontestabile: la sinistra classicamente socialdemocratica non è più autosufficiente per vincere e governare. Da nessuna parte. Neanche se grazie a vari sistemi elettorali fa il pieno dei voti, mettendo insieme partiti riformisti e galassie radicali. Non ci vuole molto a capire perché: bastano rudimenti di base sul big bang della sua base sociale. Il Ps, il più ortodosso dei partiti socialisti, è oggi di fronRocard: non ce te a questa antila faremo mai verità patica. più da soli. A Guarda alla Parigi e Roma propria sinistra e scopre c’è ancora chi che anche non lo capisce quel suo tradizionale bacino di recupero, ancorché essenziale, non basta più. Come fare allora, se sei costretto a fare i conti al centro con un soggetto emergente, orgoglioso e ambizioso, che non si china al meccanismo elettorale e coltiva un progetto autonomo? Ecco il busillis di Madame Royal. Quando non hai più a che fare con un postino trotzkista, e viene meno l’imperativo del fronte comune contro la destra, scopri improvvisamente la tua magagna: il problema non è Bayrou, il problema sei tu, col tuo statalismo, la pretesa di autosufficienza, l’incapacità di parlare all’intera società. Se l’Udf si fosse concesso ai socialisti, la magagna sarebbe stata una volta di più occultata. Invece ora è evidente. C’è chi reagisce come il giornalista di sinistra che insolentisce Bayrou durante la conferenza stampa: «Il suo comportamento non è morale». E chi come Michel Rocard oggi su Europa (la nostra via è obbligata, dovevamo farlo prima), oppure come Liberation: «Checché ne dicano i dinosauri, dobbiamo fare un centrosinistra come in Italia». In Italia, appunto, l’abbiamo capito. Non subito, perché per un po’ l’allora Pds ha coltivato l’ambizione di far da sé, l’intendance suivra. Sono servite dosi da cavallo di Berlusconi, cioè di una destra capace di sfondare mischiando populismo e pseudoliberalismo. Un leader con un’immagine forte, insieme protettiva e stimolante, non conservatore, in grado di approfittare della scomposizione delle costituencies. Non arriviamo per questa strada a tifare il berlusconiano Sarkozy, come fa Antonio Polito. L’intuizione però è giusta: se a sconfiggere Ségolène sarà una destra di quel tipo, non più chiracchiana e statalista, la crisi del modello gauche plurielle apparirà per ciò che è. Irreversibile. Siccome lo è comunque – anche se per miracolo Madame ce la dovesse fare – possiamo invece sperare che ce la faccia. SEGUE A PAGINA 2 Chiuso in redazione alle 20,30 Il premio per l'architettura contemporanea al Musac di Castilla e Léon @"Prepariamo la vittoria" il blog pro-Ségolène @ Liberaldemocratici Ue: agire subito contro lapena di