relazione sulla gestione delle imprese mercantili

Transcript

relazione sulla gestione delle imprese mercantili
Commissione per i principi contabili
CONSIGLI NAZIONALI DOTTORI COMMERCIALISTI E RAGIONIERI
Commissione per i principi contabili
RELAZIONE SULLA GESTIONE
DELLE IMPRESE MERCANTILI, INDUSTRIALI E DI SERVIZI
___________________
(Art. 2428 Cod. Civ. come modificato dal Dlgs 2/2/2007 N° 32 di attuazione della Direttiva 2003/51/UE
del Parlamento Europeo)
Commissione per i principi contabili
Consiglieri delegati
Antonio Ciuffa
CNDC
Luciano Aldo Ferrari
CNRPC
Presidente
Flavio Dezzani
Vice Presidente
Alfonso Trivoli
Componenti
Stefano Adamo
Paolo Azzolini
Sebastiano Baudo
Ubaldo Cacciamani
Matteo Caratozzolo
Giuseppe Verna
Alessio Iannucci
Laura Pedicini
Matteo Pozzoli
Elisa Sartori
Commissione per i principi contabili
SOMMARIO
1.
PREMESSA E FINALITÀ DEL DOCUMENTO
1
2.
DESTINATARI DEL DOCUMENTO
2
3.
RIFERIMENTI NORMATIVI
4
4.
ENTRATA IN VIGORE
7
5.
IL CONTENUTO DELLA RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI
8
8
PREMESSA
L’ANALISI DELLA SITUAZIONE DELLA SOCIETÀ (O DEL GRUPPO), DELL’ANDAMENTO E DEL RISULTATO DELLA
GESTIONE
9
10
5.3.
I NUOVI ELEMENTI SPECIFICI DELLA RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI
5.1.
5.2.
6.
GLI INDICATORI DI RISULTATO
6.1.
GLI INDICATORI FINANZIARI DI RISULTATO
6.1.1. Premessa
6.1.2. Indicatori economici
6.1.3. Indicatori patrimoniali (o di solidità)
6.1.4. Indicatori di liquidità
6.2.
GLI INDICATORI NON FINANZIARI DI RISULTATO
6.2.1. Premessa
6.2.2. Le caratteristiche degli indicatori non finanziari
6.2.3. La scelta degli indicatori non finanziari
7.
LE INFORMAZIONI SUI PRINCIPALI RISCHI ED INCERTEZZE
7.1.
PREMESSA
7.2.
DEFINIZIONE DI RISCHIO E CLASSIFICAZIONE
7.3.
INFORMAZIONI DA FORNIRE NELLA RELAZIONE
7.3.1. I rischi finanziari
7.3.2. I rischi non finanziari
7.3.2.1. Analisi dei rischi
7.3.2.2. Le politiche di risposta e di riduzione dei rischi
7.3.2.3. Alcuni esempi
8.
LE INFORMAZIONI RELATIVE ALLE RELAZIONI CON L’AMBIENTE
8.1.
8.2.
9.
PREMESSE
INFORMAZIONI DA FORNIRE NELLA RELAZIONE
LE INFORMAZIONI RELATIVE ALLE RELAZIONI CON IL PERSONALE
11
12
12
12
14
15
17
17
17
18
24
24
24
26
26
28
28
29
29
31
31
31
35
APPENDICE
40
APPENDICE “A”: INDICATORI FINANZIARI DI RISULTATO
41
Indicatori economici
Indicatori patrimoniali (o di solidità)
Indicatori di liquidità e di rotazione
APPENDICE “B”: INDICATORI NON FINANZIARI DI RISULTATO
41
42
43
44
Commissione per i principi contabili
1. Premessa e finalità del documento
Il Decreto Legislativo 2 febbraio 2007 n. 32 ha recepito la Direttiva del Parlamento Europeo
2003/51/UE introducendo modifiche:
-
al codice civile per i bilanci delle imprese mercantili, industriali e di servizi;
-
al D. Lgs. 9 aprile 1991 n. 127 per i bilanci consolidati delle stesse;
-
al D. Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 in materia di intermediazione finanziaria;
-
al D.Lgs. 27 gennaio 1992 n. 87 per le banche e gli istituti finanziari;
-
al D. Lgs. 7 settembre n. 209 per le imprese di assicurazione.
Le modifiche riguardano principalmente la relazione sulla gestione, la relazione del revisore ed il
bilancio consolidato.
Nel presente documento vengono analizzate le novità ed i contenuti della relazione sulla gestione
delle imprese mercantili, industriali e di servizi.
Si tratta di un primo documento di studio e di analisi, volto a promuovere il confronto con gli
studiosi delle materie aziendali e con la prassi contabile.
Salvo quando diversamente indicato, il documento fa riferimento sia alla relazione prevista
dall’art. 2428 c.c., sia alla relazione prevista dall’art. 40 del D.Lgs. 127/91, poichè, le novità
introdotte nei due articoli di legge possono ritenersi pressoché identiche.
1
Commissione per i principi contabili
2. Destinatari del documento
Il documento è rivolto prevalentemente alle imprese italiane obbligate a redigere il bilancio di
esercizio ed il bilancio consolidato rispettivamente con le disposizioni degli artt. 2423 e seguenti
del codice civile e con gli artt. 25 e seguenti del D.Lgs 9 aprile 1991, n. 127.
In sostanza si rivolge alle società che svolgono attività industriale, mercantile o di servizi non
quotate in mercati regolamentati, e quindi normalmente di piccole e medie dimensioni, o, con una
compagine sociale ristretta.
Pur non essendo indirizzato alle società tenute all’applicazione integrale dei principi contabili
internazionali (IAS-IFRS) - le quali redigono i bilanci con l’osservanza di quei principi e non delle
disposizioni del codice civile, né dei principi contabili nazionali - il documento riguarda anche
queste imprese per le disposizioni del diritto nazionale che rimangono applicabili.
La Commissione Europea, nelle “Osservazioni riguardanti taluni articoli del regolamento (CE) n.
1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 luglio 2002, specifica che “Alcune
disposizioni del diritto nazionale che attuano le direttive contabili disciplinano questioni che esulano
dal campo di applicazione del regolamento IAS e continuano pertanto ad applicarsi – ad esempio
le disposizioni relative alla relazione annuale (quarta direttiva, articolo 46). […omissis…]. Ne
consegue che le informazioni supplementari che sono contenute nella relazione annuale (e nella
relazione annuale consolidata) o che la accompagnano esulano dal campo di applicazione del
regolamento IAS”. Ed ancora al paragrafo 3.3 precisa che “una società che è tenuta a redigere
conti annuali e che è soggetta al regolamento IAS a seguito dell’applicazione dell’articolo 5 del
regolamento IAS, deve altresì rispettare le disposizioni del diritto nazionale che recepiscono gli
articoli della quarta e della settima direttiva riguardanti la revisione dei conti, la relazione sulla
gestione e taluni obblighi di pubblicità che vanno oltre gli IAS.”.
Successivamente la CONSOB nel documento di consultazione “Principi contabili internazionali:
schemi di bilancio per le imprese - Informazione societaria” del 10 marzo 2006 ha ribadito e
precisato che “La Commissione Europea nel documento redatto nel novembre 2003 (omissis) ha
richiamato l'attenzione sull'applicabilità di alcune norme della quarta e settima direttiva contabile
nel caso di imprese che adottino gli IAS/IFRS. Tra queste presentano rilevanza le seguenti norme:
nella nota integrativa […omissis…]
nella relazione sulla gestione
• art. 2428 c.c comma 1 e comma 2 da n. 1 a n. 6 e art. 40 del D.Lgs.127/91 (informazioni su
attività di ricerca e sviluppo; rapporti con imprese del gruppo, numero azioni proprie, i fatti di
2
Commissione per i principi contabili
rilievo ed evoluzione prevedibile della gestione).”1.
In materia creditizia la Banca d’Italia è intervenuta con un proprio documento del 14 febbraio 2006
in cui ha ribadito che la relazione sulla gestione si compone anche di tutte quelle informazioni
richieste dall’art. 2428 c.c..
Non si ritengono, invece, applicabili alle imprese che utilizzano i principi contabili internazionali il
comma 6 bis dell’art. 2428 c.c. ed il comma 2 punto d-bis) dell’art. 40 del D.Lgs 9/4/1991 n. 127,
relativi ai rischi finanziari, in quanto esistono appositi principi internazionali (IAS 32 e IFRS 7 che in
parte lo sostituisce) che regolano in modo specifico la materia e richiedono dettagliate informazioni
al riguardo.
1
Si veda a questo proposito anche OIC – Organismo Italiano Contabilità, Guida 2, aprile 2007, 21 e ss.
3
Commissione per i principi contabili
3. Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell’art. 2428 codice civile e dell’art. 40 D.Lgs N° 127/91 che specificamente
regolano la materia ricordando che altri articoli del codice civile ed altre fonti legislative prevedono
obblighi in capo agli amministratori in sede di redazione della relazione sulla gestione (ad esempio
il D. Lgs 30/6/2003 n. 196 che impone specifiche indicazioni in materia di privacy).
L’art. 2428 del codice civile, così come modificato dal D.Lgs 2 febbraio 2007 n. 32 di attuazione
della la direttiva 2003/51/UE del Parlamento Europeo, stabilisce quanto segue:
“Art. 2428. (Relazione sulla gestione).
Il bilancio deve essere corredato da una relazione degli amministratori contenente un’analisi
fedele, equilibrata ed esauriente della situazione della società e dell’andamento e del
risultato della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui essa ha operato, anche
attraverso imprese controllate, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti,
nonché una descrizione dei principali rischi e incertezze cui la società è esposta.
L’analisi di cui al primo comma è coerente con l’entità e la complessità degli affari della
società e contiene, nella misura necessaria alla comprensione della situazione della società
e dell’andamento e del risultato della gestione, gli indicatori di risultato finanziari e, se del
caso, quelli non finanziari pertinenti all’attività specifica della società, comprese le
informazioni attinenti all’ambiente e al personale. L’analisi contiene, ove opportuno,
riferimenti agli importi riportati nel bilancio e chiarimenti aggiuntivi su di essi.
Dalla relazione devono in ogni caso risultare:
1) le attività di ricerca e di sviluppo;
2) i rapporti con imprese controllate, collegate, controllanti e imprese sottoposte al controllo di
queste ultime;
3) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società
controllanti possedute dalla società, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta
persona, con l’indicazione della parte di capitale corrispondente;
4) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società
controllanti acquistate o alienate dalla società, nel corso dell’esercizio, anche per tramite di società
fiduciaria o per interposta persona, con l’indicazione della corrispondente parte di capitale, dei
corrispettivi e dei motivi degli acquisti e delle alienazioni;
5) i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio;
6) l’evoluzione prevedibile della gestione;
4
Commissione per i principi contabili
6-bis) in relazione all’uso da parte della società di strumenti finanziari e se rilevanti per la
valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell’esercizio:
a) gli obiettivi e le politiche della società in materia di gestione del rischio finanziario, compresa la
politica di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste;
b) l’esposizione della società al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al
rischio di variazione dei flussi finanziari.
Entro tre mesi dalla fine del primo semestre dell'esercizio gli amministratori delle società con azioni
quotate in mercati regolamentati devono trasmettere al collegio sindacale una relazione
sull'andamento della gestione, redatta secondo i criteri stabiliti dalla Commissione nazionale per le
società e la borsa con regolamento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. La
relazione deve essere pubblicata nei modi e nei termini stabiliti dalla Commissione stessa con il
regolamento anzidetto.
Dalla relazione deve inoltre risultare l'elenco delle sedi secondarie della società.”.
Per quanto riguarda il bilancio consolidato, l’art. 40 del D Lgs 127/91 prevede:
“Art. 40 D.Lgs 09-04-1991, n. 127 (Relazione sulla gestione).
1. Il bilancio consolidato deve essere corredato da una relazione degli amministratori contenente
un’analisi fedele, equilibrata ed esauriente della situazione dell’insieme delle imprese
incluse nel consolidamento e dell’andamento e del risultato della gestione nel suo insieme e
nei vari settori, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti, nonché una
descrizione dei principali rischi e incertezze cui le imprese incluse nel consolidamento
sono esposte.
1-bis. L’analisi di cui al comma 1 è coerente con l’entità e la complessità degli affari
dell’insieme delle imprese incluse nel bilancio consolidato e contiene, nella misura
necessaria alla comprensione della situazione dell’insieme delle imprese incluse nel
consolidamento e dell’andamento e del risultato della loro gestione, gli indicatori di
risultato finanziari e, se del caso, non finanziari pertinenti alle attività specifiche delle
imprese, comprese le informazioni attinenti all’ambiente e al personale. L’analisi contiene,
ove opportuno, riferimenti agli importi riportati nel bilancio consolidato e chiarimenti
aggiuntivi su di essi.
2. Dalla relazione devono in ogni caso risultare:
a) le attività di ricerca e di sviluppo;
b) i fatti di rilievo avvenuti dopo la data di riferimento del bilancio consolidato;
c) l’evoluzione prevedibile della gestione;
5
Commissione per i principi contabili
d) il numero e il valore nominale delle azioni o quote dell’impresa controllante possedute dalla essa
o da imprese controllate, anche per il tramite di società fiduciarie o per interposta persona, con
l’indicazione della quota di capitale corrispondente;
d-bis) in relazione all’uso da parte delle imprese incluse nel bilancio consolidato di strumenti
finanziari e se rilevanti per la valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato
economico dell’esercizio complessivi:
1) gli obiettivi e le politiche delle imprese in materia di gestione del rischio finanziario, comprese le
loro politiche di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste;
b) l’esposizione delle imprese al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al
rischio di variazione dei flussi finanziari.
2 bis) La relazione di cui al comma 1 e la relazione di cui all’art. 2428 del codice civile possono
essere presentate in un unico documento, dando maggiore rilievo, ove opportuno, alle questioni
che sono rilevanti per le imprese incluse nel consolidamento nel loro complesso.”.
6
Commissione per i principi contabili
4. Entrata in vigore
L’articolo 5 del Decreto Legislativo stabilisce che le nuove disposizioni si applicano “ai bilanci
relativi agli esercizi aventi inizio dalla data successiva a quella della sua entrata in vigore”.
In sostanza, per la maggior parte delle società (quelle con esercizio che termina il 31 dicembre di
ogni anno) le nuove disposizioni si applicano a partire dai bilanci del 2008, da approvare nei primi
mesi del 2009.
Considerato, però, che le nuove disposizioni introducono nuove e più complete informazioni a
favore dei lettori del bilancio, si ritiene che nulla osti ad anticipare l’introduzione delle nuove
disposizioni, per quelle società già in grado di adempiere.
7
Commissione per i principi contabili
5. Il contenuto della relazione degli amministratori
5.1. Premessa
Le nuove formulazioni dell’art. 2428 del codice civile e dell’art. 40 del d. Lgs 127/91 richiedono che
il bilancio di esercizio ed il bilancio consolidato siano corredati da una relazione dell’organo di
amministrazione contenente:
• un’analisi della situazione della società o del gruppo e dell’andamento e del risultato della
gestione con particolare riguardo ai costi, ai ricavi ed agli investimenti, e
• una descrizione dei principali rischi ed incertezze cui la società o il gruppo sono esposti.
L’analisi della situazione e dell’andamento della società o del gruppo è effettuata, nel suo
complesso e nei vari settori in cui opera, mediante indicatori di risultato finanziari e non finanziari
appropriati ad esprimere le condizioni in cui l’attività è esercitata, comprese, ove necessario,
informazioni relative agli aspetti ambientali ed al personale.
Oltre a questi vengono confermati i precedenti obblighi di informativa riferiti all’attività di ricerca e
sviluppo, ai rapporti con le società del gruppo, alle azioni proprie, ai fatti di rilievo intervenuti dopo
la chiusura dell’esercizio, all’evoluzione prevedibile della gestione, alla gestione degli strumenti
finanziari ed alle sedi secondarie.
Occorre in via preliminare specificare che per i destinatari del presente documento2, ovvero le
società non quotate in mercati regolamentati, e quindi essenzialmente le aziende di piccole o
medie dimensioni o, se di grandi dimensioni, con una compagine sociale ristretta, si ritiene che le
informazioni da riportare nella relazione possano riguardare prevalentemente i risultati ottenuti,
piuttosto che il quadro prospettico.
Questo non esclude che gli amministratori debbano comunque fornire informazioni sugli obiettivi e
sulle strategie di breve, medio e lungo periodo, anche se il focus può essere orientato ai risultati
ottenuti, soprattutto in quelle entità, come le piccole e medie imprese, dove spesso non esistono
funzioni di controllo sviluppate e gli obiettivi e le strategie non sono formalizzate, ma risentono
delle capacità e della visione degli amministratori-soci.
Il presente documento, coerentemente con questa impostazione, propone pertanto un’analisi
basata prevalentemente sui risultati ottenuti.
2
Cfr capitolo 2.
8
Commissione per i principi contabili
5.2. L’analisi
della situazione della società
dell’andamento e del risultato della gestione
(o
del
gruppo),
Il comma 1 dell’art. 2428 c.c. ed il comma 1 dell’art. 40 del d.Lgs. 127/91 stabiliscono che la
relazione contenga un’analisi dettagliata, fedele, equilibrata, completa e comprensibile
dell’andamento e del risultato della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui ha operato
la società o il gruppo.
Per le singole società si deve fare riferimento anche ai risultati ottenuti attraverso eventuali società
controllate, che possono aver influito sui risultati dell’impresa e che possono essere utili al lettore
del bilancio per comprendere l’andamento dell’attività nel suo complesso.
Nel descrivere l’andamento della gestione della società, gli amministratori devono tenere conto del
mercato o dei mercati in cui l’impresa opera, della gamma di prodotti e servizi offerti, delle
caratteristiche della società in generale (e del contributo apportato dalle imprese controllate),
descrivendone contesto, apporti e risultati. Allo stesso modo nella relazione al bilancio di gruppo si
dovrà tenere conto del mercato in cui opera l’insieme delle imprese incluse nell’area di
consolidamento, dell’intera gamma di prodotti e servizi e delle caratteristiche del gruppo in
generale.
In questo contesto non è possibile definire regole precise circa le informazioni che devono essere
riportate nella relazione, ma ci si deve limitare a fornire principi ed indicazioni di carattere generale.
Si può comunque affermare che, anche se le informazioni da fornire variano a seconda della
società/del gruppo, delle aree di business, dei mercati di riferimento, ecc., la relazione deve
spiegare e motivare l’andamento economico ed i più significativi cambiamenti intervenuti nella
posizione patrimoniale, finanziaria e di liquidità, evidenziandone anche trend e prospettive, con
indicazione, se significative, delle informazioni per area geografica e per mercato.
Gli amministratori devono provvedere a rappresentare lo stato patrimoniale ed il conto economico
nella forma che ritengono più utile per analizzare l’andamento della società o del gruppo. Le
modalità di presentazione dei dati ed il loro livello di dettaglio sono lasciati alla discrezionalità del
redattore, tenuto conto delle caratteristiche dell’attività svolta.
Le analisi devono prendere in esame l’esercizio oggetto della relazione ed almeno il precedente,
anche se per maggiore informativa si raccomanda di mettere a raffronto tre bilanci (quello a cui si
riferisce la relazione ed i due precedenti).
In caso di eventi straordinari che non rendono confrontabili tra di loro i diversi bilanci gli
amministratori devono provvedere, per quanto possibile, a riclassificare i bilanci presi in
considerazione e devono evidenziare le voci che comunque non sono confrontabili.
9
Commissione per i principi contabili
5.3. I nuovi elementi specifici della relazione degli amministratori
I nuovi elementi di informativa introdotti dal d.Lgs 2 febbraio 2007 n. 32 vengono analizzati nei
successivi capitoli e precisamente:
• indicatori finanziari e non finanziari di risultato, trattati nel capitolo 6;
• informazioni su rischi ed incertezze, trattati nel capitolo 7;
• informazioni relative alle relazioni con l’ambiente, trattati nel capitolo 8;
• informazioni relative alle relazioni con il personale, trattati nel capitolo 9.
10
Commissione per i principi contabili
6. Gli indicatori di risultato
Gli indicatori di risultato (KPIs – Key performance indicators) consentono di comprendere la
situazione di un’entità e l’andamento ed il risultato di gestione della medesima.
Gli indicatori di risultato possono essere:
−
indicatori finanziari di risultato;
−
indicatori non finanziari di risultato.
Sono misure quantitative che riflettono i fattori critici di successo di una società o di un gruppo e
misurano i progressi relativi ad uno o più obiettivi.
La relazione:
−
deve fornire una chiara descrizione degli indicatori presi in considerazione per controllare
le performance in relazione agli obiettivi dichiarati;
−
deve riportare per ciascun indicatore:
−
la definizione ed il relativo metodo di calcolo;
−
l’obiettivo prefissato;
−
la fonte dei dati e, dove rilevante, spiegarne i presupposti;
−
deve fornire i valori storici (almeno il confronto con l’esercizio precedente,
consigliato con i due precedenti), per permettere un raffronto con gli anni precedenti
e, nel caso in cui vi siano state delle modifiche nelle modalità di definizione o di
calcolo, và opportunamente indicato, chiarendo anche il metodo di calcolo utilizzato
per il confronto degli esercizi precedenti;
−
nel caso in cui le informazioni contenute nel bilancio siano state rielaborate per
essere incluse nella relazione sulla gestione, provvedere alla riconciliazione con il
bilancio stesso;
−
un adeguato commento dei risultati ottenuti ed un’indicazione degli obiettivi
prefissati per il futuro;
−
deve fornire informazioni tali da permettere al destinatario della relazione di farsi un’idea
sull’andamento dell’entità;
−
deve informare i lettori delle eventuali lacune presenti negli indicatori.
11
Commissione per i principi contabili
6.1. Gli indicatori finanziari di risultato
6.1.1. Premessa
Con il termine indicatori finanziari di risultato si definiscono gli indicatori di prestazione che
vengono “costruiti” a partire dalle informazioni contenute nel bilancio di un’entità, e possono essere
suddivisi in:
• indicatori economici;
• indicatori patrimoniali (o di solidità);
• indicatori di liquidità.
Ricordato che l’interpretazione di tali indicatori deve avvenire seguendo una logica sistemica e nel
contempo fondarsi su una necessaria contestualizzazione spazio-temporale dell’entità, nei
paragrafi seguenti viene sviluppata una breve analisi in riferimento ai più comuni indicatori, mentre
in appendice viene fornita un’elencazione più analitica, anche se non esaustiva, degli indicatori
normalmente utilizzati, riportando anche significato e modalità di calcolo.
Gli indicatori economici vanno riportati anche per settore di attività/settore geografico, mentre gli
indicatori patrimoniali e di liquidità possono essere indicati anche con riferimento all’intera società
(gruppo).
Gli indicatori finanziari hanno la caratteristica di essere sufficientemente standardizzati: la
definizione di grandezze come l’utile o il risultato operativo, infatti, è basata su norme, proprio per
la valenza esterna che hanno i documenti di bilancio alla base del loro calcolo.
Tuttavia, dato che questa relativa standardizzazione non è normalmente tale da permettere al
lettore della relazione di calcolare i diversi indicatori in modo automatico, si raccomanda che la
relazione riporti gli schemi di bilancio riclassificato dai quali provengono i calcoli degli indicatori
finanziari o almeno fornisca spiegazioni sulle metodologie di calcolo e sui valori riportati.
Occorre, infine, chiarire che la dottrina usualmente suddivide gli indicatori in margini (valori
assoluti) e quozienti (valori relativi) ma, spesso, entrambe le tipologie di indicatori vengono
comunemente definiti come “indici”; per facilità di comprensione, pertanto, anche in questo
documento si fa riferimento ai termini utilizzati nel linguaggio comune.
6.1.2. Indicatori economici
La tabella riepiloga alcuni dei principali indicatori economici utilizzati per misurare le prestazioni
economiche, che si raccomanda vengano riportati nella relazione sulla gestione, insieme con quelli
relativi allo specifico settore in cui opera la società o il gruppo, se esistono.
12
Commissione per i principi contabili
Esercizio n
Esercizio n - 1
ROE (Return on Equity)
ROI (Return on Investment)
ROS (Return on Sales)
EBIT (earnings before interest and tax)
EBITDA
(earnings
before
interest,
tax,
depreciation and amortization)
• L’indicatore di sintesi della redditività di un’impresa è il ROE (Return on Equity), definito
come:
Risultato netto dell’esercizio
Patrimonio netto medio del periodo
e rappresenta la remunerazione percentuale del capitale di pertinenza degli azionisti
(capitale proprio). E’ un indicatore della redditività complessiva dell’impresa, risultante
dall’insieme delle gestioni operativa, finanziaria, straordinaria e tributaria.
• Il ROI (Return on Investment), è definito come:
Risultato operativo
Totale investimenti operativi medi del periodo
Rappresenta l’indicatore della redditività della gestione operativa: misura la capacità
dell’azienda di generare profitti nell’attività di trasformazione degli input in output.
• Il ROS (Return on Sales), è definito come:
Risultato operativo
Fatturato
E’ l’indicatore più utilizzato per analizzare la gestione operativa dell’entità o del settore e
13
Commissione per i principi contabili
rappresenta l’incidenza percentuale del risultato operativo sul fatturato (o eventualmente sul
valore della produzione). In sostanza indica l’incidenza dei principali fattori produttivi
(materiali, personale, ammortamenti, altri costi) sul fatturato.
• L’EBIT (earnings before interest and tax), calcolato sommando all’utile di esercizio il risultato
della gestione finanziaria, di quella straordinaria e le imposte, esprime la redditività della
gestione operativa; in molti casi equivale al risultato operativo.
• L’EBITDA (earnings before interest, tax, depreciation and amortization): si tratta, in sostanza,
del Margine Operativo Lordo (MOL) ed esprime la capacità della gestione operativa di
produrre reddito. Si calcola sommando all’utile di esercizio gli ammortamenti, il risultato della
gestione finanziaria, di quella straordinaria e le imposte; è, quindi, un risultato intermedio non
inquinato da eventuali politiche di bilancio legate alla gestione degli ammortamenti.
6.1.3. Indicatori patrimoniali (o di solidità)
Alcuni dei principali indicatori utilizzati nel mondo finanziario, ritenuti utili per analizzare la
situazione patrimoniale:
Esercizio n
Esercizio n – 1
Indice di autonomia patrimoniale
Indice di copertura delle immobilizzazioni
Patrimonio netto tangibile
• L’Indice di autonomia patrimoniale (o di indipendenza finanziaria), è un indicatore di
composizione e si calcola attraverso il rapporto:
Patrimonio netto
Patrimonio netto + passività correnti + passività non correnti
Espresso in termini unitari, presenta un campo di variabilità ben definito, essendo compreso
fra zero (assenza di capitale proprio) e uno (assenza di debiti).
• L’Indice di copertura delle immobilizzazioni (o quoziente di struttura), si calcola con il
rapporto di correlazione:
14
Commissione per i principi contabili
Patrimonio netto + passività non correnti
Attività immobilizzate
e tende a verificare l’esistenza di un equilibrio strutturale fra fonti consolidate (capitale
proprio e indebitamento a medio e lungo termine) e impieghi in attività immobilizzate
(materiali, immateriali e finanziarie).
Espresso in termini unitari, l’indice presenta un campo di variabilità che va da zero (assenza
in fonti consolidate) a uno (parità fra fonti consolidate e attività immobilizzate) e da uno in poi
(fonti consolidate via via più elevate delle attività immobilizzate).
• Il Patrimonio netto tangibile, è un indicatore di correlazione che si calcola con la differenza:
Patrimonio netto – attività immateriali
e rappresenta in termini assoluti il patrimonio netto residuo dopo aver coperto le
immobilizzazioni immateriali, in particolar modo marchi ed avviamento.
6.1.4. Indicatori di liquidità
Tra i più utilizzati si segnalano:
Esercizio n
Esercizio n – 1
Indice di liquidità primaria
Indice di liquidità generale
Posizione finanziaria netta
• L’Indice di liquidità primaria (o quick ratio o acid test), è dato dal rapporto:
Liquidità immediate + liquidità differite
Passività correnti
ed esprime l’attitudine dell’impresa a svolgere la sua gestione in condizioni di adeguata
liquidità.
15
Commissione per i principi contabili
Il suo campo di variabilità va da zero (assenza di liquidità immediate e differite) a uno
(liquidità immediate e differite pari alle passività correnti) e da uno in poi (liquidità immediate
e differite più elevate delle passività correnti).
Il quoziente presenta notevoli attinenze con il margine di tesoreria.
• L’Indice di liquidità generale (o indice di disponibilità), è dato dal rapporto:
Attività correnti
Passività correnti
presenta collegamenti con il capitale circolante netto e segnala l’attitudine dell’impresa a far
fronte alle uscite future derivanti dall’estinzione delle passività correnti con i mezzi liquidi a
disposizione e con le entrate future provenienti dal realizzo delle attività correnti.
Solitamente espresso in termini unitari, il suo campo di variabilità va da zero (assenza di
attività correnti) a uno (attività correnti pari alle passività correnti) e da uno in poi (attività
correnti più elevate delle passività correnti).
• La Posizione finanziaria netta rappresenta la situazione finanziaria della società verso il
mondo finanziario. Si calcola sottraendo algebricamente ai debiti finanziari di ogni tipo i
depositi in cassa o presso banche e gli investimenti realizzabili entro un breve periodo di
tempo (ad esempio titoli facilmente smobilizzabili).
La composizione della posizione finanziaria netta può essere sintetizzata attraverso
l’evidenza dei seguenti aggregati, confrontati con i medesimi aggregati riferiti all’esercizio
precedente o, meglio, ai due esercizi precedenti3:
3
Raccomandazione del CESR 05-054/b del 10/5/2005 “Raccomandazioni per l’attuazione uniforme del regolamento
della Commissione Europea sui prospetti informativi” richiamata anche dalla CONSOB con la comunicazione del 28
luglio 2006 n. dem/6064293.
16
Commissione per i principi contabili
A. Cassa
B. Altre disponibilità liquide
C. Titoli detenuti per la negoziazione
D. Liquidità (A+B+C)
E. Crediti finanziari correnti
F. Debiti bancari correnti
G. Parte corrente dell’indebitamento non corrente
H. Altri debiti finanziari correnti
I. Indebitamento finanziario corrente (F+G+H)
J. Indebitamento finanziario corrente netto(I-E-D)
K. Debiti bancari non correnti
L. Obbligazioni emesse
M. Altri debiti non correnti
N. Indebitamento finanziario non corrente (K+L+M)
O. Indebitamento finanziario netto (J+N)
6.2. Gli indicatori non finanziari di risultato
6.2.1. Premessa
Con il termine indicatori di risultato non finanziari si fa riferimento a misure di carattere quantitativo,
ma non monetario, che hanno l’obiettivo di analizzare più approfonditamente l’andamento della
gestione mediante il monitoraggio dei fattori che influenzano i risultati economico-finanziari4.
L’analisi degli indicatori non finanziari si basa sulla concezione che il valore economico
dell’impresa deriva dalla sua capacità di ottenere migliori prestazioni con riguardo ai fattori critici di
successo: monitorando l’evoluzione dell’impresa rispetto a questi fattori (attraverso indicatori non
finanziari) è possibile contribuire a spiegare la creazione di valore economico.
6.2.2. Le caratteristiche degli indicatori non finanziari
Il principale vantaggio degli indicatori non finanziari rispetto a quelli finanziari è rappresentato dalla
loro capacità di segnalare le tendenze dei risultati economico-finanziario, anche e soprattutto in
una prospettiva di lungo periodo. Gli indicatori non finanziari possono infatti costituire misure
sintetiche dei vantaggi competitivi dell’impresa, a patto che vengano scelti in modo coerente con i
4
Gli indicatori non finanziari, insieme con gli indicatori finanziari e gli indicatori Value Based, costituiscono la base
per costruire i cosiddetti “cruscotti aziendali” o Balanced Scorecard.
17
Commissione per i principi contabili
suoi fattori critici di successo.
Contrariamente a quanto avviene per gli indicatori finanziari, per i quali esistono determinati
parametri comunemente accettati dal mercato, per gli indicatori non finanziari non esistono
standards applicabili e regole precise nella scelta degli indicatori; essi devono essere scelti con
riferimento alle caratteristiche dell’impresa, al tipo di business, ecc..
Gli indicatori non finanziari possono variare da azienda ad azienda per effetto di molteplici fattori,
tra cui l’attività/le attività esercitate, il mercato/mercati di riferimento, la dimensione, le
caratteristiche dei prodotti, le caratteristiche produttive, ecc..
Inoltre, anche due aziende operanti nello stesso settore potrebbero avere necessità di indicatori
non finanziari differenti per effetto, ad esempio di diverse strategie di prezzo o di diversi rapporti
qualità/prezzo.
Ad esempio, se il principale fattore critico di successo dell’impresa è il basso costo, è possibile
verificare il mantenimento del vantaggio competitivo tenendo sotto controllo la quota di mercato e
la produttività; analogamente, se il fattore critico di successo è il tempo di sviluppo di nuovi
prodotti, sarà possibile verificare la competitività dell’impresa attraverso la rilevazione del time to
market. Quindi, la stessa impresa può, net tempo, richiedere indicatori differenti.
In assenza di criteri generali pare, quindi, difficile definire o suggerire regole precise per
l’individuazione degli indicatori non finanziari da riportare nella relazione sulla gestione.
In tale contesto si corre il rischio, frequente in materia di reporting “non-economico finanziario” di
assistere alla proliferazione ed alla scelta casuale di indicatori quantitativi scollegati tra di loro e nei
confronti dei risultati economico-finanziari.
La possibile conseguenza è una relazione sulla gestione poco “fedele, equilibrata ed esauriente”,
se non addirittura fuorviante.
Il paragrafo che segue si pone l’obiettivo di suggerire criteri di scelta.
6.2.3. La scelta degli indicatori non finanziari
Se si parte dal presupposto che molti indicatori quantitativi riflettono fattori o variabili di gestione
con un impatto prevalente sugli indicatori economici (misurati da ROI, ROS, EBIT, EBITDA, ecc.),
e che il ROI è forse il più emblematico di questi, si può tracciare un modello logico nella scelta
degli indicatori non finanziari:
1. in “prima linea” potrebbero trovare posto alcuni indicatori rispettivamente di:
• sviluppo del fatturato (variamente classificato, a seconda dei settori/business);
• efficienza (o produttività) di specifici fattori produttivi (a cominciare dal personale);
18
Commissione per i principi contabili
2. in senso logico potrebbero poi essere inseriti alcuni indicatori di “posizionamento
competitivo” (tipicamente la quota di mercato) che riflettono la capacità di appagare le
attese dei clienti e sono particolarmente funzionali allo sviluppo dei ricavi futuri. In questa
prospettiva, possono essere presi in considerazione anche gli indicatori “strumentali” alla
customer satisfaction, attinenti a:
• attributi dei prodotti (es. qualità);
• rapporto con il cliente (servizio al cliente);
• immagine aziendale;
3. potrebbero poi essere introdotti un numero limitato di indicatori dei processi di gestione
critici e monitorarne il livello con indicatori di efficacia (ad esempio: numero di nuovi prodotti
lanciati sul mercato, se è critico il processo di innovazione del prodotto). Una panoramica
dei macro-processi aziendali, opportunamente raggruppati, è la seguente5:
• gestione delle operations (produzione in senso stretto, acquisizione e gestione
ordini dei clienti);
• gestione delle relazioni con i clienti (acquisizione dei clienti, fidelizzazione dei
clienti);
• gestione dell’innovazione (progettazione e sviluppo di nuovi prodotti);
4. infine, è necessario ricordare che all’origine delle performances vi sono risorse intangibles
di vario tipo, a cominciare dal personale, i cui requisiti quali-quantitativi rientrano nel
precedente ragionamento e che sono meglio esplicitati nel capitolo 9.
Allo stesso modo potrebbe essere considerato un limitato numero di indicatori relativi
all’impatto ambientale (si veda il capitolo 8).
Se ne sottolinea, comunque, la collocazione logica nel presente schema, nel senso che
essi rappresentano non tanto i “determinanti” dei risultati economico-finanziari, ma certi
vincoli “socio-ambientali”, a cui soprattutto alcune imprese debbono prestare attenzione.
Sulla base dello schema logico individuato in precedenza, pur con le limitazioni indicate, gli
indicatori non finanziari si possono suddividere in alcune categorie:
• indicatori di sviluppo del fatturato;
• indicatori basati sull’efficienza (o produttività) di specifici fattori produttivi;
• indicatori di posizionamento competitivo;
5
In questo contesto non sono stati riportati quegli indicatori non funzionali alla rappresentazione della realtà aziendale
nella relazione sulla gestione, quali ad esempio gli indicatori riferiti ai processi di supporto e infrastrutturali
(amministrazione, finanza, pianificazione e controllo, comunicazione, ecc.).
19
Commissione per i principi contabili
• indicatori basati sulla customer satisfaction (qualità, servizio offerto e immagine);
• indicatori basati sull’efficienza delle operation (tempo e produttività);
• indicatori basati sulle relazioni con i clienti;
• indicatori di gestione dell’innovazione.
Il presente documento riporta una raccolta di alcuni indici di carattere generale che si ritengono utili
per indirizzare la scelta degli indicatori non finanziari da riportare nella relazione sulla gestione;
non pretende, quindi, di fornire una trattazione completa ed esaustiva sull’argomento.
Indicatori di sviluppo del fatturato
Quantità vendute per marchio,
area, ecc..
Numero punti vendita divisi per
tipologia
Numero camere
Tasso di occupazione delle
camere
Significato
Modalità di calcolo
Indica la crescita o la diminuzione del settore
all’interno dell’azienda.
fatturato per segmentazione
Indica l’estensione dell’azienda in termini di punti
vendita.
Nel settore alberghiero fornisce l’idea della
dimensione.
Nel settore alberghiero è una misura di efficienza
che indica la media ponderata delle camere
occupate sul totale
numero camere
numero camere occupate per numero giorni /
totale camere per numero giorni
Indicatori basati sull’efficienza (o produttività) di specifici fattori produttivi6
Significato
Ricavi per dipendente
Misura la produttività aziendale
Valore aggiunto per dipendente
Misura la produttività aziendale
Modalità di calcolo
fatturato /
numero medio dipendenti in un periodo
valore aggiunto /
numero medio dipendenti in un periodo
Rapporto dell’output sull’input o Indica la capacità dell’impresa di realizzare un dato
7
livello di output con una minore quantità di risorse.
su un fattore di input
Produttività del lavoro
Produttività della forza vendita
output (in quantità) /
q.tà di uno o più fattori di input
output (in quantità) /
Indica la capacità dell’impresa di realizzare un dato
livello di output con un numero minore di addetti.
numero medio di addetti in un periodo
quantità vendute /
Indica la capacità delle risorse di tradurre il lavoro in
fatturato.
Numero medio di addetti commerciali
Indicatori di posizionamento competitivo
Significato
Quota di mercato (market
share)
Esprime i volumi dell’attività
dimensione del mercato.
6
Modalità di calcolo
sulla
fatturato /
dimensione mercato
Le misure connesse alla produttività possono essere espresse in termini di output o come rapporto tra output e input.
Un miglioramento del rapporto output/input indica la capacità dell’impresa di realizzare un dato livello di output con
una minore quantità di risorse: la produttività costituisce quindi un driver di efficienza.
7
Per quanto riguarda i rapporti output/input, in generale, gli indicatori di produttività parziale (in cui l’output viene
rapportato a un singolo fattore produttivo) sono più utilizzati rispetto agli indicatori di produttività globale, in cui si
utilizza una combinazione delle diverse risorse.
20
Commissione per i principi contabili
Indicatori basati sulla customer satisfaction (qualità, servizio offerto e immagine)
Significato
Tasso difettosità prodotti (in
percentuale sulle vendite)
Numero di interventi di
riparazione (in garanzia)
Si applica soprattutto nelle consegne di prodotti “a
catalogo”. E’ orientato a valutare la competitività del
sistema logistico.
Si applica soprattutto nelle consegne di prodotti “a
catalogo”. E’ orientato a valutare la competitività del
sistema logistico.
E’ un indice di qualità esterno e misura la qualità del
prodotto rispetto alle esigenze dei clienti.
E’ un indice di qualità esterno e misura la qualità del
prodotto rispetto alle esigenze dei clienti.
E’ un indicatore della qualità ed indica gli interventi
necessari per mantenere la qualità del proprio
prodotto.
N. clienti fedeli sul totale
Indica il grado di fidelizzazione della clientela.
Tempo medio di consegna o di
evasione dell’ordine
Puntualità nelle consegne
Numero di reclami
Modalità di calcolo
somma dei tempi di consegna /
numero consegne
percentuale ordini evasi nei tempi
numero reclami nel periodo
numero prodotti difettosi /
numero totale prodotti venduti
numero di interventi di riparazione in
un certo periodo
fatturato a clienti esistenti /
fatturato
E’ un indicatore di immagine: indica la spesa relativa
Spese di marketing sul fatturato in marketing rapportando le spese di marketing al
Spese pubblicitarie sul fatturato
Spese per l’assistenza alla
clientela
volume di attività.
E’ un indicatore di immagine: indica le spese
pubblicitarie rapportando le spese di pubblicità al
volume di attività.
Indica l’attenzione al servizio post-vendita.
21
spese di marketing / fatturato
spese pubblicitarie / fatturato
spese di un periodo dedicate
all’assistenza della clientela.
Commissione per i principi contabili
Indicatori basati sull’efficienza delle operation (tempo e produttività)
Misura dell’output
8
Tempo medio di ciclo o di
attraversamento (Throughouttime o manufacturing lead time)
Tempo medio di lavorazione
(Processing-time)
MCE - Manufacturing cycle
effectiveness (o efficienza del
tempo ciclo)
Tempo medio di set-up
(attrezzaggio)
Percentuale di scarti
Percentuali di rilavorazioni
Numero spedizioni per ora
Significato
vedi nota
Esprime la velocità delle attività operative interne,
misurando il periodo che intercorre tra l’ordine di
acquisto dei fattori (o la ricezione dei fattori) e la
realizzazione del prodotto finito. Tale indice segnala
l’esistenza di vantaggi (o svantaggi) legati alla
gestione più efficiente di tutti i processi interni.
Misura la velocità delle attività operative interne
limitatamente ai processi di produzione in senso
stretto.
Esprime il grado di efficienza dei processi interni
non strettamente produttivi; tale indice tende a 1 al
crescere dell’efficienza e si fonda sul presupposto
che il tempo non impiegato per la lavorazione
produca costi senza determinare alcun incremento
di valore per il cliente.
Costituisce una misura delle possibili inefficienze
indotte dalla permanenza dei prodotti all’interno
dell’impresa.
E’ un indicatore del vantaggio competitivo da
differenziazione. Misura le attività a non valore
aggiunto.
Modalità di calcolo
vedi nota
somma dei tempi di lavorazione, di
ispezione, di movimentazione, di
attesa e di immagazzinamento
somma dei tempi di lavorazione
interna
tempo medio di lavorazione /
tempo medio di ciclo o di attraversamento
o
tempo attività a valore aggiunto/
tempo medio di ciclo o di attraversamento
somma dei tempi di attrezzaggio /
somma dei tempi di lavorazione
E’ un indicatore degli sprechi necessari
numero pezzi scartati /
numero totali pezzi prodotti in un periodo
per mantenere la qualità.
E’ un indicatore degli sprechi necessari
numero pezzi rilavorati /
numero totali pezzi prodotti in un periodo
per mantenere la qualità.
In un’azienda di servizi di logistica o in un’azienda di
ad esempio n. colli spediti /
distribuzione indica le performances di evasione
ore di lavoro
degli ordini.
Capacità produttiva disponibile
Indica la capacità produttività disponibile per varie sono le modalità di calcolo, ad
l’incremento della produzione, espresso in unità, ad esempio n. ore disponibili – n. ore
esempio ore o numero prodotti.
prodotte
Grado di utilizzo della capacità
produttiva
Indica la capacità produttività disponibile per varie sono le modalità di calcolo, ad
l’incremento della produzione, espresso in esempio n. ore prodotte / N. ore
percentuale
disponibili
Indicatori basati sulle relazioni con i clienti
Significato
Modalità di calcolo
Tasso incremento vendite a
clienti fedeli
Indica il grado di fidelizzazione della clientela.
incremento fatturato a clienti esistenti /
fatturato
Percentuale fatturato da canali
diretti
Indica la dipendenza dell’impresa da forze vendita
esterne.
fatturato da canali diretti /
fatturato
8
La misura dell’output in termini fisici è semplice nel caso si faccia riferimento ad un’impresa “monoprodotto”; in
questo caso, infatti, la misura può essere espressa in termini di quantità prodotta.
Così, ad esempio, una società che imbottiglia acqua minerale può misurare il numero di bottiglie vendute in un periodo
o la quantità di acqua imbottigliata.
Nel caso, molto più frequente, di impresa multiprodotto, occorre esprimere l’output come media pesata della
produzione dei diversi codici. Due soluzioni sono possibili:
• i pesi “fisici”: ad esempio, nel settore tessile si può fare riferimento ai metri di tessuto, nel cartario alle
tonnellate di carta, nei semiconduttori ai centimetri quadrati prodotti;
• i pesi “monetari”, moltiplicando la quantità prodotta per il prezzo di ciascun codice, considerato
rappresentativo dell’impegno di risorse per esso necessario. In questo modo, l’output viene espresso in termini
di fatturato, utilizzando non dei prezzi effettivi ma dei prezzi standard, al fine di evitare effetti distorti dovuti a
fluttuazioni di mercato.
22
Commissione per i principi contabili
Indicatori di gestione dell’innovazione
Significato
Tempo di introduzione di un
nuovo prodotto (time to market)
Tasso di novità di clienti e
mercati
Tasso di incidenza dei nuovi
prodotti
Si propone di esprimere
innovativi dell’azienda.
Si propone di esprimere
innovativi dell’azienda.
Si propone di esprimere
Numero di brevetti
innovativi dell’azienda.
Tasso di incidenza di prodotti di Si propone di esprimere
proprietà riservata
innovativi dell’azienda.
Numero dei componenti
presenti nel prodotto finale
Modalità di calcolo
Indica la capacità innovativa dell’azienda. Misura il
tempo compreso tra il momento in cui viene
tempo necessario per lo sviluppo di nuovi prodotti
concepito un nuovo prodotto e la sua
orientato, quindi, a valutare la competitività del
immissione sul mercato.
processo di sviluppo del prodotto.
i
risultati
i
risultati fatturato dei prodotti entrati negli ultimi 2 anni /
fatturato
i
i
risultati numero di nuovi brevetti per periodo /
investimenti in ricerca e sviluppo
risultati
percentuale di fatturato dovuta a
prodotti protetti da brevetti.
Esprime l’efficienza strutturale sul presupposto che
sia lo sviluppo tecnologico sia l’ingegnerizzazione di
prodotti e processi si traducano nella riduzione dei
componenti (per la loro integrazione in componenti
più evoluti), con conseguente contenimento dei
tempi e dei costi dei processi produttivi.
23
fatturato a nuovi clienti (o mercati) /
fatturato.
Commissione per i principi contabili
7. Le informazioni sui principali rischi ed incertezze
7.1. Premessa
Il modello di governo dei rischi sta evolvendo nel tempo verso una più attenta considerazione del
controllo dei rischi stessi e sta diventando un elemento di governance, una delle leve a
disposizione del management per mitigare l’esposizione ai rischi.
Gestire i rischi significa diffondere un sistema di governance basato sulla cultura della prevenzione
dei fenomeni, accompagnata dall’utilizzo di strumenti in grado di ridurre la probabilità di
accadimento degli eventi rischiosi e di circoscrivere l’impatto negativo ai danni della società (o del
gruppo).
L’ottimizzazione delle performance viene perseguita grazie alla percezione ed all’analisi dei
principali fattori di rischio e di successo esistenti, alla traduzione degli stessi in indicatori
significativi di performance da monitorare (KPI), nonché alle capacità e sensibilità manageriali
sviluppate nel tempo dalle diverse componenti dell’organizzazione in relazione all’integrazione
degli aspetti etici, sociali, ambientali ed economici.
In questo contesto il Legislatore ha ritenuto, conformemente a quelli dei più importanti Paesi
Europei e non, di richiedere informazioni nella relazione degli amministratori sui principali rischi
che gravano sull’impresa e sulle azioni intraprese per contrastarli.
In particolare:
• una descrizione dei principali rischi ed incertezze a cui la società (il gruppo) è esposta;
• gli obiettivi e le politiche della società (del gruppo) in materia di gestione del rischio
finanziario e l’esposizione della stessa ai rischi di prezzo, di credito, di liquidità e di
variazione dei flussi finanziari.
7.2. Definizione di rischio e classificazione
I rischi, intesi come “rischi puri”, possono essere definiti come quegli eventi atti a produrre effetti
negativi in ordine al perseguimento degli obiettivi aziendali, e che quindi ostacolano la creazione di
valore. All’opposto, le opportunità di business sono quegli eventi idonei a generare riflessi positivi
ai fini del raggiungimento degli obiettivi strategici, agevolando perciò la produzione di ricchezza9.
9
In tal caso trattasi del concetto di “rischio speculativo” da cui possono derivare tanto effetti negativi quanto effetti
positivi.
24
Commissione per i principi contabili
La gestione dei rischi/opportunità costituisce un compito primario del management, rappresenta un
elemento cardine della governance aziendale e, in base alle nuove disposizioni, è oggetto di
informativa nella relazione annuale.
I rischi possono essere classificati in vari modi, tra i quali si ricordano quello scelto dal Legislatore
che li suddivide in rischi finanziari e non finanziari e quello che li divide in base alla fonte di
provenienza del rischio stesso.
I rischi possono essere così classificati in due macro-categorie: rischi di fonte interna e rischi di
fonte esterna, a seconda che siano insiti nelle caratteristiche e nell’articolazione dei processi
interni di gestione aziendale ovvero derivino da circostanze esterne rispetto alla realtà aziendale:
rischi di fonte interna:
-
efficacia/efficienza dei processi: è il caso in cui i processi aziendali non permettono di
raggiungere gli obiettivi di economicità prefissati o comportano il sostenimento di costi
più elevati rispetto a quelli stimati o a quelli sostenuti dalla concorrenza;
-
delega: se la struttura organizzativa non prevede una chiara definizione dei ruoli e delle
responsabilità nell’ambito dei processi di gestione e di controllo;
-
risorse umane: è il rischio che si ha quando le risorse umane impegnate nella gestione
o nel controllo dei processi aziendali non possiedono le competenze e l’esperienza
adeguata al raggiungimento degli obiettivi prefissati;
-
integrità: si riferisce alla possibilità che si verifichino comportamenti irregolari da parte di
dipendenti, agevolati da eventuali carenze nei processi di controllo per la salvaguardia
del patrimonio aziendale (frodi, furti, ecc.), o alla possibilità di perdita di dati o
informazioni;
-
informativa: è la possibilità che le informazioni utilizzate a supporto delle decisioni
strategiche, operative e finanziarie non siano disponibili, complete, corrette, affidabili e
tempestive;
-
dipendenza: riguarda l’eventuale concentrazione della clientela (rischio di vendita) o la
dipendenza dell’azienda da pochi fornitori (rischio approvvigionamento);
rischi di fonte esterna:
-
mercato: si intende la possibilità che variazioni inattese di fattori di mercato (volume,
prezzo, tassi di interesse, tassi di cambio, ecc.) determinino un effetto negativo sui
risultati dell’azienda;
-
normativa: si verifica nel caso in cui le variazioni nella normativa nazionale o
internazionale diminuiscono i vantaggi competitivi dell’impresa;
25
Commissione per i principi contabili
-
eventi catastrofici: riguarda l’eventualità che l’entità, in seguito al verificarsi di eventi
catastrofici, incorra in gravi ritardi o perdite significative per ripristinare la normale
operatività o non sia in grado di continuare l’attività;
-
concorrenza: attiene alla possibilità che nuovi concorrenti entrino nel mercato o che i
principali concorrenti, intraprendendo determinate azioni, possano erodere quote di
mercato all’impresa;
-
contesto politico-sociale: si riferisce all’impatto dell’instabilità politica, sociale e delle
dinamiche congiunturale dei Paesi in cui opera l’entità (rischio Paese).
7.3. Informazioni da fornire nella relazione
Come visto in precedenza il Legislatore ha diviso i rischi in finanziari e non finanziari ed ha
richiesto diverse informazioni per ciascuna tipologia.
7.3.1. I rischi finanziari
Le informazioni da fornire in merito ai rischi finanziari ed alle politiche di gestione dei rischi
finanziari sono state analizzate nel principio contabile OIC 3 emesso dall’Organismo Italiano di
Contabilità ed in uno specifico documento emesso da questa Commissione nel Febbraio del 2005.
Anche se non costituisce una finalità di questo documento, per completezza, si riporta di seguito
un breve quadro sinottico delle informazioni da fornire (in nota integrativa e nella relazione sulla
gestione), rinviando ai documenti citati per una trattazione completa della materia.
INFORMAZIONI DA RIPORTARE NELLA NOTA INTEGRATIVA
La nota integrativa deve contenere informazioni relative:
• ai contratti derivati di copertura;
• alle immobilizzazioni finanziarie iscritte ad un valore superiore al fair value.
Con riferimento ai contratti derivati di copertura, nella nota integrativa si devono fornire informazioni sulle
attività/passività oggetto di copertura e sulla verifica dell’efficacia delle coperture stesse.
Le informazioni vanno suddivise per categoria di strumenti finanziari derivati e riguardano:
• tipologia del contratto derivato;
• finalità (trading o copertura);
• valore nozionale;
• rischio finanziario sottostante (rischio di tasso di interesse, di cambio, creditizio, ecc.);
• fair value del contratto derivato;
• attività o passività coperta (per i contratti derivati di copertura);
• fair value dell’attività o passività coperta se disponibile (per i contratti derivati di copertura).
Con riferimento alle immobilizzazioni finanziarie iscritte in bilancio per un valore superiore al loro fair value, per effetto di
quanto stabilito dall’art. 2427-bis al primo comma punto 2), la nota integrativa deve evidenziare il valore contabile ed il
fair value delle singole attività, eventualmente raggruppate, oltre alle ragioni per le quali non si è ritenuto di doverne
ridurre il valore contabile.
Queste disposizioni si applicano alle categorie di immobilizzazioni previste dalla voce B III dello schema di stato
patrimoniale di cui all’art. 2424, con esclusione delle partecipazioni detenute in società controllate e collegate, nonché le
partecipazioni in joint venture e, quindi, si riferisce alle partecipazioni in imprese controllanti od altre imprese, ai crediti
verso imprese controllate collegate e controllanti, ai crediti verso altri, agli altri titoli ed alle azioni proprie.
26
Commissione per i principi contabili
INFORMAZIONI DA RIPORTARE NELLA RELAZIONE SULLA GESTIONE
La relazione deve riportare, con riferimento all'uso di strumenti finanziari, e se rilevanti per la valutazione della
situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell'esercizio:
a) gli obiettivi e le politiche in materia di gestione del rischio finanziario, compresa la politica di copertura per
ciascuna principale categoria di operazioni previste;
b) l'esposizione al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di variazione dei flussi
finanziari.
Le informazioni da indicare nella relazione sulla gestione sono di due tipi:
• informazioni qualitative: descrivono gli obiettivi, le politiche e i criteri utilizzati per fronteggiare i rischi
• informazioni quantitative: forniscono le indicazioni circa la dimensione (ampiezza) dell’esposizione ai rischi da
parte dell’impresa.
In quest’ottica, si deve:
1) raggruppare gli strumenti finanziari per classi;
2) determinare il grado di dettaglio di tali informazioni sulla base della rilevanza che gli strumenti finanziari hanno
nella valutazione della situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’impresa.
In merito al punto 1, si devono raggruppare gli strumenti finanziari per classi pertinenti alla natura delle informazioni
fornite e tenendo in considerazione le caratteristiche degli strumenti finanziari. Generalmente, le classi di strumenti
finanziari sono determinate distinguendo tra strumenti valutati al costo ammortizzato e strumenti valutati al “fair value”
10
.
In merito al punto 2, la determinazione del livello di dettaglio da fornire per particolari strumenti finanziari richiede un
procedimento di valutazione in considerazione dell’importanza relativa di tali strumenti.
LA NATURA E LA DIMENSIONE DEL RISCHIO DERIVANTE DAGLI STRUMENTI FINANZIARI
Tipologie di rischi
Un’impresa deve fornire nella relazione sulla gestione informazioni che permettano ai destinatari del bilancio di valutare
la natura e l’ampiezza dei rischi derivanti dagli strumenti finanziari ai quali l’impresa è esposta durante l’esercizio e alla
data di bilancio.
La relazione sulla gestione deve mettere in evidenza i rischi derivanti dagli strumenti finanziari posseduti ed il modo in
cui essi sono fronteggiati. Questi rischi includono generalmente il rischio di credito, il rischio di liquidità ed il rischio di
mercato.
• il rischio di credito, che è il rischio che un partecipante a uno strumento finanziario non adempia a una
obbligazione e causi una perdita finanziaria all’altro partecipante;
• il rischio di liquidità, che è il rischio che l’impresa abbia difficoltà nel far fronte agli impegni derivanti da passività
finanziarie da estinguere;
• il rischio di mercato, che è il rischio che il “fair value” o i futuri flussi finanziari di uno strumento finanziario
fluttuino in seguito a variazioni nei prezzi di mercato. Il rischio di mercato include tre tipi di rischio:
o il rischio valutario è il rischio che il “fair value” o i futuri flussi finanziari di uno strumento finanziario
fluttuino in seguito a variazioni dei cambi;
o il rischio sui tassi di interesse è il rischio che il “fair value” o i futuri flussi finanziari di uno strumento
finanziario fluttuino in seguito a variazioni dei tassi di interesse sul mercato;
o l’altro rischio di prezzo rappresenta il rischio che il “fair value” di uno strumento finanziario fluttui in
seguito a variazioni nei prezzi di mercato (tranne quelli derivanti da variazioni nei tassi di interessi di
mercato e nei cambi valutari), se tali variazioni derivano sia da fattori specifici relativi al singolo
strumento finanziario o al suo emittente, sia da fattori che influenzano tutti gli strumenti finanziari
negoziati sul mercato.
Obiettivi, politiche di gestione e politiche di copertura dei rischi (informazioni qualitative)
Per ciascun rischio derivante dagli strumenti finanziari utilizzati, si deve indicare:
a) l’esposizione al rischio e come è originato;
b) gli obiettivi, politiche e metodologie per fronteggiare il rischio e i criteri utilizzati per misurare il rischio;
c) qualsiasi variazione avvenuta nei punti a) e b) rispetto all’esercizio precedente.
10
Il documento emesso da questa commissione nel febbraio del 2005 suggerisce di adottare lo schema previsto dallo
IASB e precisamente:
27
Commissione per i principi contabili
7.3.2. I rischi non finanziari
7.3.2.1. Analisi dei rischi
La seguente tabella riepiloga le tipologie di rischio viste in precedenza indicando alcuni esempi per
ognuna di esse:
Tipologia
Esempi
Efficacia/efficienza dei processi
• Performances (sviluppo, produzione, acquisti,
vendita e logistica)
• Rischi di liquidità
• Gamma prodotti
• Sistema di management e di controllo interno
• Organizzazione e management
• Reclutamento del personale dipendente
• Formazione del personale dipendente
• Turnover
• Risorse chiave
• Sviluppo ed industrializzazione dei prodotti
• Rischi di frodi e furto
• Rischi IT (sicurezza dei dati, rischi di blocco,
rischi di perdita dei dati)
• Gestione delle informazioni
• Controllo di gestione
• Concentrazione della clientela
• Dipendenza da pochi fornitori
• Rischi di volume/prezzo
• Cambi, tassi di interesse, prezzo di mercato
11
strumenti finanziari
• Modifiche legislative
• Modifiche legislazione tributaria
• Catastrofi
• azioni dei concorrenti
• Guerre
• Accadimenti politici
• Rischi legati all’economia
Delega
Risorse umane
Integrità
Informativa
Dipendenza
Mercato
Normativa
Eventi catastrofici
Concorrenza
Contesto politico-sociale (rischio Paese)
TIPOLOGIA DI STRUMENTI FINANZIARI
• Attività finanziarie al “fair value”, con variazioni imputate al conto economico
o Attività finanziarie possedute per essere negoziate
o Attività finanziarie designate fin dalla rilevazione iniziale come attività finanziarie al “fair value” con variazioni
imputate a conto economico
• Investimenti detenuti fino a scadenza
• Finanziamenti e crediti
• Attività finanziarie disponibili per la vendita
• Passività finanziarie al “fair value” con variazioni imputate al conto economico
o Passività finanziarie possedute per essere negoziate
o Passività finanziarie designate fin dalla rilevazione iniziale come passività finanziarie al “fair value” con
variazioni imputate a conto economico
•
11
Passività finanziare valutate al costo ammortizzato
In questo caso trattasi di rischi finanziari, per i quali si rinvia al paragrafo 7.3.1.
28
Commissione per i principi contabili
7.3.2.2. Le politiche di risposta e di riduzione dei rischi
Gli amministratori, per ogni tipologia di rischio individuato, devono descrivere eventuali misure di
riduzione dei rischi.
In linea generale, le principali politiche di risposta al rischio possono essere individuate nelle
seguenti categorie:
eliminazione: il management evita di intraprendere le attività considerate quali fattori di
rischio eccessivo (vendita di un ramo di azienda dimostratosi poco remunerativo,
rinuncia all’espansione in una zona geografica in quanto politicamente instabile, ecc.);
riduzione/prevenzione/protezione: le probabilità o gli impatti determinati da eventi di
rischio vengono ridotte ricorrendo ad apposite decisioni ovvero allestendo adeguati
strumenti di protezione (diversificazione dell’offerta di prodotti e/o servizi, realizzazione
di processi più efficienti, ecc.);
trasferimento: gli eventuali effetti derivanti dai rischi vengono trasferiti o ridotti
condividendoli con terzi (polizza assicurative, gestione in outsourcing di alcune funzioni
aziendali, realizzazione di operazioni di copertura);
assunzione: accettare il rischio quando le probabilità e l’eventuale impatto si
configurano già entro i confini di risk tollerance stabiliti.
Per le società di piccole e medie dimensioni, che potrebbero non disporre di un appropriato e
strutturato sistema di gestione dei rischi, si ritiene che gli amministratori possano limitarsi ad
individuare i principali rischi in relazione all’attività esercitata, eventualmente suddividendoli per
settore di attività/settore geografico, ed indicando la durata prevista di ogni singolo rischio.
7.3.2.3.
Alcuni esempi
Di seguito si riportano alcuni esempi senza pretendere che siano esaustivi:
una società che produce componenti per il settore automotive per alcune grandi
aziende automobilistiche o motociclistiche potrebbe riportare: “Il principale rischio cui
l’azienda è esposta è rappresentato dalla presenza in un unico mercato, e con un
fatturato concentrato su pochi clienti, con componenti che subisono in modo
significativo la concorrenza dei produttori asiatici. Per ridurre tale fattore di rischio la
società sta agendo in due direzioni: da una parte cerca di sfruttare il proprio know-how
e la propria capacità produttiva indirizzando l’offerta anche in altri settori, quali
componentistica per elettrodomestici, e dall’altra sta esplorando la possibilità di entrare
nel mercato dell’after market”;
una società manifatturiera con una produzione fortemente verticalizzata potrebbe
29
Commissione per i principi contabili
riportare: “Il principale rischio cui l’azienda è esposta è l’estrema verticalizzazione del
processo produttivo, tale da avere una struttura che comporta un livello di costi fissi
troppo elevato e, conseguentemente, un margine di sicurezza sul break even point che
giudichiamo troppo rischioso per la Vostra società. Al fine di ridurre tale rischio con
l’inizio dell’esercizio ____ è stato ceduto il ramo di azienda riferito alle lavorazioni del
…… e con il cessionario è stato concluso un contratto di outsourcing per la durata di __
anni”;
una società distributiva che dipende perlopiù da un unico fornitore potrebbe riportare: “Il
principale rischio cui l’azienda è esposta è la forte dipendenza da un unico fornitore. Al
fine di ridurre il rischio è stato concluso un contratto di fornitura in esclusiva per la
durata di ___ anni, definendo anche il criterio per la determinazione dei prezzi di
acquisto dei prodotti”.
30
Commissione per i principi contabili
8. Le informazioni relative alle relazioni con l’ambiente
8.1. Premesse
Le informazioni inerenti gli aspetti ambientali costituiscono una delle novità introdotte nella
relazione sulla gestione dal Decreto Legislativo 32/2007.
In particolare, il Legislatore richiede che l’analisi della situazione e dell’andamento della gestione,
oltre ad essere “coerente con l’entità e la complessità degli affari della società”, contenga anche
“nella misura necessaria alla comprensione della situazione della società e dell’andamento
e del risultato della gestione, gli indicatori di risultato finanziari e, se del caso, quelli non
finanziari pertinenti all’attività specifica della società, comprese le informazioni attinenti
all’ambiente e al personale” (grassetto aggiunto).
Analizzate le nuove disposizioni, si ritiene che le informazioni relative ai rapporti con l’ambiente
debbano essere fornite solo ogni qual volta esistono impatti ambientali significativi, con possibili
conseguenze patrimoniali e reddituali per la società o per il gruppo.
L’obbligo introdotto dal Legislatore si manifesta non attraverso un indicazione delle informazioni
minime, ma attraverso l’obbligo di valutazione degli amministratori sull’opportunità di fornire le
informazioni ed il contenuto delle stesse. Spetta, quindi, agli amministratori valutare se predisporre
e diffondere specifiche analisi su temi ambientali, e se l’eventuale omissione comprometta il
raggiungimento degli scopi di analisi fedele, equilibrata ed esauriente prevista dal codice civile.
8.2. Informazioni da fornire nella relazione
Precisato che è compito degli amministratori valutare se predisporre e diffondere specifiche analisi
su temi ambientali, si tratta di determinare l’informativa da fornire sotto gli aspetti qualitativo e
quantitativo.
Alla luce delle finalità illustrate (che non sono quelle del bilancio sociale e ambientale), si ritiene
che l’informativa possa essere limitata alle criticità esistenti ed ai fattori rilevanti, oltre che agli
sforzi effettuati per mitigare o prevenire i possibili effetti economici, finanziari e patrimoniali negativi
legati a mancanze o inefficienze nella gestione delle variabili non strettamente economiche.
Ciò comporta un’analisi degli aspetti ambientali necessari per capire la situazione della società o
del gruppo, l’andamento, le prestazioni e la conseguente valutazione dell’impatto ambientale delle
attività poste in essere. Infatti, fornire un fedele resoconto della situazione della società (o del
gruppo), capire il suo andamento e le sue prestazioni, può richiedere il rilevamento non soltanto
31
Commissione per i principi contabili
degli impatti ambientali diretti generati dall’attività produttiva, ma anche di circostanze, e di
responsabilità ambientali scaturenti, ad esempio, da particolari tipi di investimenti, partecipazioni o
relazioni con altre aziende o enti.
I rapporti della società o del gruppo con l’ambiente in cui opera vanno analizzati con riferimento ai
seguenti aspetti:
• politica aziendale;
• responsabilità;
• risultati e performances;
• scopi;
• contesti;
• politiche di investimento ambientali;
• impatto dei rischi e degli oneri ambientali sulla situazione economica e finanziaria della
società.
Nel caso in cui la società o il gruppo operino in diversi settori di attività/geografici, se rilevanti,
devono essere fornite le informazioni divise per ciascun settore.
Le informazioni, comunicate tramite opportuni indicatori (qualitativi e quantitativi), dovrebbero
permettere l’evidenza dei miglioramenti o dei peggioramenti delle condizioni in cui la società o il
gruppo realizzano la produzione di beni o servizi sotto i diversi aspetti dell’impatto ambientale che
ne derivano (ad esempio: consumi di risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili, entità delle
emissioni, dei rifiuti prodotti, impatto ambientale dei prodotti ottenuti, ecc.).
Il presente lavoro, come più volte indicato, non ha lo scopo di essere completo ed esaustivo, ma
intende essere un documento di studio; conseguentemente sono stati riportate solo alcune
indicazioni di carattere generale, rinviando in sede di applicazione pratica, la scelta degli indicatori
in base alla significatività dell’informazione.
Le informazioni ambientali possono in genere essere ricondotte alle seguenti classi:
1)
informazioni inerenti l’esplicitazione della specifiche linee comportamentali
dell’entità in materia di tutela dell’ambiente (politica ambientale) e, ove
monitorati, i costi e gli investimenti ambientali, oltre ché la valutazione
dell’impatto che ne è derivato o si ritiene ne deriverà. Le informazioni
quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti:
32
Commissione per i principi contabili
Spese ambientali correnti
Ambito di tutela
Spese ambientali correnti:
Protezione
Protezione
Gestione
Protezione
aria
acqua
rifiuti
suolo
Rumore
Altri ambiti
(specificare)
Materiali di consumo
Servizi da terzi
Ammortamenti
Totale
Investimenti ambientali
Ambito di tutela
Investimenti ambientali:
Protezione
Protezione
Gestione
Protezione
aria
acqua
rifiuti
suolo
Rumore
Altri ambiti
(specificare)
Immobilizzazioni materiali
Immobilizzazioni immateriali
2)
informazioni sui risultati della gestione ambientale, che riguardano l’impatto
dell’azienda sotto il profilo dei processi critici, dei prodotti, degli input e degli
output, sempre ché siano significativi e critici.
Per quanto riguarda gli input, ad esempio, se rilevanti, possono essere fornite
indicazioni del grado di pericolosità, di tossicità e di potenziale impatto
ambientale dei materiali utilizzati (Material use), dei consumi energetici (Energy
consumption), dei consumi idrici (Water consumption), ecc..
Nell’ambito delle informazioni circa i processi critici, devono essere oggetto di
analisi i rischi e gli eventuali danni arrecati, tenendo distinti e fornendo
informazioni diversificate a seconda che si tratti di rischi e danni probabili o
possibili. Così, ad esempio, si possono fornire informazioni sui rischi ed i danni
arrecati al territorio e successivamente rimediati (Land contamination and
remediation), nonché le iniziative per ridurre gli impatti dei processi produttivi
sulle zone circostanti (Habitats).
Al fine di rendere esplicite le politiche ambientali realizzate sui prodotti (product
33
Commissione per i principi contabili
stewardship), se del caso, può essere riportata l’indicazione dei miglioramenti
ambientali derivanti dalla progettazione (life-cycle design), dal packaging, dalle
modifiche di prodotto (product impact), l’analisi del carico inquinante che il
prodotto realizzato porta con sé al momento dell’utilizzo, il rapporto e le attività
poste in essere insieme con i fornitori in funzione di parametri bilanciati
(economici ed ecologici), ecc..
34
Commissione per i principi contabili
9. Le informazioni relative alle relazioni con il personale
Le informazioni riguardo al personale dipendente costituiscono un’altra novità introdotta dal D.Lgs
2/2/2007 n. 32 in attuazione della Direttiva Europea 2003/51/UE.
L’evidente obiettivo è quello di garantire al lettore del bilancio un compendio informativo che
consenta un’analisi dei risultati della società o del gruppo più ampia rispetto alla tradizionale analisi
patrimoniale, finanziaria ed economica.
Le informazioni riguardanti il personale dovrebbero tendere a permettere la comprensione delle
modalità con cui si esplica il rapporto tra la società o il gruppo e le persone con cui collaborano (ad
esempio: grado di turnover del personale, età media ed istruzione di dipendenti, ore di formazione
dei medesimi nel periodo, ecc.). In questo senso, la relazione sulla gestione diventa lo strumento
da cui deve essere possibile valutare, da un lato, alcuni elementi che caratterizzano la
“sostenibilità sociale” dell’azienda, e, dall’altro, la capacità di quest’ultima di realizzare le condizioni
di creazione di valori intangibili (intangibles) durevolmente ancorati ad essa.
Con riferimento ai soggetti che in varie forme prestano la propria opera presso l'azienda, le
informazioni quantitative e qualitative che possono garantire la lettura dello stato delle relazioni si
possono riferire, in particolare, ai seguenti aspetti:
1) composizione del personale
2) turnover
3) formazione
4) modalità retributive
5) sicurezza e salute sul luogo di lavoro
oltre ad eventuali informazioni relative all’organizzazione del lavoro, alle attività sociali ed ai
contesti.
Composizione del personale
Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti:
35
Commissione per i principi contabili
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Altre
tipologie
Uomini (numero)
Donne (numero)
Altre
tipologie
Età media
Altre
tipologie
Anzianità lavorativa < 2 anni
Anzianità lavorativa 2 < 5 anni
Anzianità lavorativa 6 < 12 anni
Anzianità lavorativa > 12 anni
Contratto a tempo indeterminato
Contratto a tempo determinato
Contratto a tempo parziale
Altre tipologie
Altre
tipologie
Titolo di studio: Laurea
Titolo di studio: Diploma
Titolo di studio: Licenza media
Ulteriori informazioni possono essere fornite per provenienza territoriale e nazionalità.
36
Commissione per i principi contabili
Turnover
Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti:
Dimissioni,
Assunzioni e
Situazione 1/1
Passaggi di
Situazione
categoria
31/12
pensionamenti e
incrementi
cessazioni
Contratto a tempo indeterminato
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Contratto a tempo determinato
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Contratto a tempo parziale
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Altri
Eventuali ulteriori dettagli possono essere fornite per sesso, età, nazionalità e Paese/Regione.
E’, inoltre, possibile indicare:
-
la politica delle assunzioni adottata dall’azienda;
-
i benefit erogati ai dipendenti oltre a quelli stabiliti per legge (es.: contributi per la
tutela della salute, disabilità, maternità, formazione e pensioni);
-
descrizione di programmi a supporto dell’impiegabilità continua e della gestione alla
fine delle carriere.
37
Commissione per i principi contabili
Formazione
Le informazioni, a livello qualitativo, riguardano le politiche ed i programmi specifici per la gestione
delle competenze e l’apprendimento continuo.
Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti:
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Ore di formazione contratto a tempo indeterminato
Ore di formazione contratto a tempo determinato
Ore di formazione contratto a tempo parziale
Ore di formazione altre tipologie
eventualmente suddivisi per area funzionale (tecnica, commerciale, produzione, amministrativa,
ecc.).
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Incidenza costi di formazione (spese in
formazione / fatturato)
Modalità retributive
Le informazioni qualitative riguardano il sistema di remunerazione ed incentivazione, mentre le
informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti:
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Retribuzione media lorda contratto a
tempo indeterminato
Retribuzione media lorda contratto a
tempo determinato
Retribuzione media lorda contratto a
tempo parziale
Retribuzione
media
lorda
altre
tipologie
Sicurezza e salute sul luogo di lavoro
Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti:
38
Commissione per i principi contabili
Malattia
Infortunio
Maternità
Altre cause
Contratto a tempo indeterminato
Contratto a tempo determinato
Contratto a tempo parziale
Altre tipologie
Uomini
Donne
Indice di frequenza degl infortuni (numero infortunix1.000.000/totale
ore lavorate
Indice di gravità degl infortuni (giorni di assenzax1000/totale ore
lavorate
Inoltre possono essere fornite informazioni e ragguagli in merito a:
-
descrizione di comitati formali di sicurezza e salute comprendenti rappresentanti del
management e dei lavoratori e proporzione della forza lavoro coperta da tali
comitati;
-
tassi di assenteismo;
-
descrizione di accordi formali con sindacati ed altri rappresentanti dei lavoratori a
tutela della sicurezza e salute sul luogo di lavoro e proporzione della forza lavoro
tutelata da tali accordi.
39
Commissione per i principi contabili
APPENDICE
40
Commissione per i principi contabili
APPENDICE “A”: INDICATORI FINANZIARI DI RISULTATO
Viene di seguito fornita un’elencazione analitica, anche se non esaustiva, dei principali indicatori
(margini e quozienti) economici, patrimoniali (o di solidità) e di liquidità (e di rotazione), riportando
anche significato e modalità di calcolo.
L’interpretazione di tali indicatori deve avvenire seguendo una logica sistemica e nel contempo
fondarsi su una necessaria contestualizzazione spazio-temporale dell’azienda a cui ci si riferisce.
Si ritiene utile ricordare che alcuni quozienti vanno calcolati tenendo conto di valori medi che di
norma, per convenzione, si calcolano come semisomma del valore iniziale e del valore finale. Nei
casi in cui, come ad esempio in presenza di attività fortemente stagionale, l’uso della semisomma
si dovesse rivelare fuorviante, il valore medio va calcolato tenendo conto delle peculiarità
dell’azienda a cui ci si riferisce.
Indicatori economici
Significato
ROE (Return on Equity)
ROI (Return on Investment)
ROS (Return on Sales)
VALORE AGGIUNTO
EBIT (earnings before interest
and tax)
EBITDA
(earnings
before
interest, tax, depreciation and
ammortization)
Incidenza della gestione non
caratteristica
Onerosità del capitale di credito
Incidenza oneri finanziari
Rappresenta la remunerazione percentuale del
capitale di pertinenza degli azionisti (capitale
proprio). E’ un indicatore della redditività
complessiva dell’impresa, risultante dall’insieme
della gestione operativa, della gestione finanziaria,
della gestione straordinaria e tributaria.
Rappresenta l’indicatore della redditività della
gestione operativa: misura la capacità dell’azienda
di generare profitti nell’attività di trasformazione
degli input in output.
Analizza la gestione operativa dell’azienda o del
settore e rappresenta l’incidenza percentuale del
risultato operativo sul fatturato (o eventualmente sul
valore della produzione), cioè la capacità
remunerativa del flusso dei ricavi tipici dell’azienda
Indica quindi l’incidenza dei principali fattori
produttivi (materiali, personale, ammortamenti, altri
costi) sul fatturato.
Misura l'incremento di valore che si verifica
nell'ambito della produzione e distribuzione di beni e
servizi grazie all'intervento dei fattori produttivi:
capitale e lavoro.
Modalità di calcolo
risultato netto dell’esercizio
---------------------------------------------patrimonio netto medio del periodo
risultato operativo
---------------------------------------------totale investimenti operativi medi del
periodo
risultato operativo
-------------------------fatturato
Valore della produzione – costi della
produzione esclusi costi per il personale,
ammortamenti,
svalutazione
ed
accantonamenti
Somma dell’utile di esercizio, del risultato della
Esprime il risultato operativo al lordo delle gestioni
gestione finanziaria, di quella straordinaria e
finanziaria, straordinaria e tributaria.
delle imposte
Esprime il risultato della gestione operativa o tipica
dell’utile
di
esercizio,
degli
dell’impresa e quindi non è influenzato da Somma
componenti di reddito relativi alle gestioni ammortamenti, del risultato delle gestioni
finanziaria, straordinaria e tributaria ed è al lordo di finanziaria, straordinaria e tributaria
ammortamenti ed altri accantonamenti.
Esprime indirettamente il peso esercitato dai
risultato netto d’esercizio
componenti di reddito non operativi (oneri finanziari,
-------------------------------------------proventi e oneri straordinari, imposte sul reddito)
risultato operativo globale (EBIT)
sulla redditività netta.
oneri finanziari
Pone in evidenza il tasso medio di rimunerazione
del capitale di credito cioè il costo medio dei
----------------------------finanziamenti di terzi.
capitale di credito medio del periodo
Mette in evidenza l’incidenza degli oneri finanziari
sul fatturato.
41
oneri finanziari
----------------------------Fatturato
Commissione per i principi contabili
Indicatori patrimoniali (o di solidità)
Indice
di
patrimoniale
Espresso in termini unitari, ha un campo di
patrimonio netto
_____________________________
(patrimonio netto + passività correnti +
passività non correnti)
(passività correnti + passività non correnti)
-------------------------------------------------------(patrimonio netto + passività correnti +
passività non correnti)
(assenza di capitale proprio) e uno (assenza di
debiti).
E’ il complemento del precedente ed indica il grado
di dipendenza dell’azienda dai terzi.
Rapporto di indebitamento
Indice di copertura
immobilizzazioni
Patrimonio netto tangibile
Rigidità dell’attivo
Modalità di calcolo
autonomia variabilità ben definito, essendo compreso fra zero
Indice di indipendenza
Elasticità dell’attivo
Significato
delle
L’indice pone in evidenza la proporzione esistente
tra i debiti ed il capitale proprio. Normalmente è
espresso in termini unitari ed ha un campo di
variabilità da zero (assenza di capitale di terzi) a
uno (parità tra capitale di terzi e capitale proprio) e
da uno in poi (capitale di terzi via via più elevato
rispetto al capitale proprio).
Verifica l’esistenza di un equilibrio strutturale fra
fonti consolidate (capitale proprio e indebitamento a
medio e lungo termine) e impieghi in attività
immobilizzate (materiali, immateriali e finanziarie) da
cui promana la porzione più cospicua del
fabbisogno durevole di capitale.
Espresso in termini unitari, presenta un campo di
variabilità che va da zero (assenza in fonti
consolidate) a uno (parità fra fonti consolidate e
attività immobilizzate) e da uno in poi (fonti
consolidate via via più elevate delle attività
immobilizzate).
Rappresenta in termini assoluti il patrimonio netto
residuo dopo aver coperto le immobilizzazioni
immateriali, in particolar modo marchi ed
avviamento.
Evidenzia la struttura degli investimenti. E’ un
rapporto che esprime il grado di elasticità degli
impieghi. Più è elevato il risultato più flessibile risulta
la struttura degli investimenti. Questo si traduce in
una minore onerosità del capitale.
Evidenzia la struttura degli investimenti. Più è
elevato il risultato meno flessibile è la struttura degli
investimenti e quindi maggiore è l’onerosità del
capitale.
42
(passività correnti + passività non correnti)
-------------------------------------------------------patrimonio netto
(patrimonio netto + passività non correnti)
-------------------------------------------------------attività immobilizzate
patrimonio netto
–
attività immateriali
attività correnti
---------------------------------------capitale investito (totale attivo)
attività immobilizzate
-------------------------------------------capitale investito (totale attivo)
Commissione per i principi contabili
Indicatori di liquidità e di rotazione
Significato
Indice di liquidità primaria
Indice di liquidità generale (o di
disponibilità)
Posizione finanziaria netta
Capitale circolante netto
(margine di disponibilità)
Margine di tesoreria
(margine di liquidità)
Rotazione del capitale investito
nella gestione caratteristica
Rotazione del magazzino
Periodo medio di copertura del
magazzino
Durata media
commerciali
dei
crediti
Durata
media
commerciali
dei
debiti
Durata del ciclo del capitale
circolante
Il quoziente esprime l’attitudine dell’impresa a
svolgere la sua gestione in condizioni di adeguata
liquidità.
Il suo campo di variabilità va da zero (assenza di
liquidità immediate e differite) a uno (liquidità
immediate e differite pari alle passività correnti) e da
uno in poi (liquidità immediate e differite più elevate
delle passività correnti).
Segnala l’attitudine dell’impresa a far fronte alle
uscite future derivanti dall’estinzione delle passività
correnti, con i mezzi liquidi a disposizione e con le
entrate future provenienti dal realizzo delle attività
correnti.
Solitamente espresso in termini unitari, il suo campo
di variabilità va da zero (assenza di attività correnti)
a uno (attività correnti pari alle passività correnti) e
da uno in poi (attività correnti più elevate delle
passività correnti).
Modalità di calcolo
(liquidità immediate + liquidità
differite)
-----------------------------------------passività correnti
attività correnti
--------------------------passività correnti
Somma algebrica dei debiti finanziari di ogni
Posizione finanziaria netta: rappresenta la tipo, dei depositi in cassa o presso banche e
situazione finanziaria della società verso il mondo degli investimenti realizzabili entro un breve
periodo di tempo (ad esempio titoli facilmente
finanziario.
smobilizzabili).
Rappresenta la quota di impieghi in attività correnti
che può ritenersi coperta da fonti consolidate. Un
CCN negativo evidenzia la presenza di impieghi in
immobilizzazioni che risultano coperti da passività a liquidità immediate + liquidità differite
breve termine, il che corrisponde ad un disequilibrio + magazzino – passività correnti
patrimoniale che può generare una situazione di
insolvenza.
E’ collegato all’indice di liquidità generale.
Esprime la capacità o l’incapacità dell’impresa di
fare fronte agli impegni finanziari di breve periodo
attraverso le disponibilità liquide e sul ritorno in
forma liquida dei crediti a breve termine. Se assume liquidità immediate + liquidità differite
valori negativi significa che l’azienda è incapace di – passività correnti
far fronte al rimborso dei debiti a breve con i mezzi
ordinari.
E’ collegato all’indice di liquidità primaria.
Esprime la velocità di rigiro del capitale impiegato
fatturato
nella produzione tipica. Indica il numero di volte
---------------------------------nell’arco dell’anno in cui il capitale investito nella
totale investimenti operativi
gestione caratteristica ritorna in forma liquida
caratteristici medi del periodo
attraverso le vendite nette.
Fornisce indicazioni sulla velocità di rigiro annuale
costo del venduto
delle giacenze di magazzino. Esprime il numero di
------------------------------------------volte in cui il magazzino ritorna in forma liquida
giacenze medie di magazzino
attraverso le vendite.
giacenze medie di magazzino
Il quoziente esprime in giorni il tempo medio di
--------------------------------------------------- x 360
giacenza delle scorte di magazzino.
costo del venduto
valore medio dei crediti verso clienti
Esprime in giorni il tempo che mediamente
intercorre fra il sorgere dei crediti e la loro effettiva ------------------------------------------------------ x 360
fatturato
riscossione.
valore medio dei debiti verso fornitori
Esprime in giorni il tempo che mediamente
intercorre fra il sorgere dei debiti in parola e il loro ------------------------------------------------------ x 360
acquisti di materie
effettivo pagamento.
Esprime il periodo nel quale il capitale circolante giacenza media del magazzino + durata
ritorna in forma liquida. Più breve è la durata del
media dei crediti commerciali - durata
ciclo più favorevole è il giudizio sulla situazione di
media dei debiti commerciali
liquidità.
43
Commissione per i principi contabili
APPENDICE “B”: INDICATORI NON FINANZIARI DI RISULTATO
Gli indicatori non finanziari di risultato sono misure a carattere quantitativo non monetario orientate
al lungo periodo.
Il valore economico dell’impresa deriva dalla sua capacità di ottenere migliori prestazioni rispetto a
propri fattori critici di successo, rendendo così difficile definire standards applicabili e regole
precise nella scelta degli indicatori.
Ciò comporta che, contrariamente a quanto avviene per gli indicatori finanziari, per i quali esistono
determinati parametri comunemente accettati dal mercato, gli indicatori non finanziari devono
essere scelti con riferimento alle caratteristiche dell’impresa, alla gamma di prodotti venduti, ecc..
Tali indicatori possono variare da azienda ad azienda per effetto di molteplici fattori (attività
esercitate, mercato di riferimento, dimensione, caratteristiche dei prodotti, processo produttivo,
ecc.) e non è facile, quindi, definire regole per la loro corretta individuazione.
Nel paragrafo 6.2.3 si è comunque provveduto ad esporre un possibile modello logico per la scelta
degli indicatori non finanziari.
In questa appendice si è cercato, per migliorare l’esposizione e la comprensione, di fornire esempi,
non esaustivi, di indicatori specifici riferiti ad alcuni settori.
Come anticipato si tratta di indicazioni a puro titolo esemplificativo e come tali devono poi essere
riscontrate ed adattate alla realtà aziendale.
Salvo che per gli indicatori più complessi si è ritenuto non necessario indicare il metodo di calcolo
data la loro immediatezza o nel caso in cui la spiegazione sia già stata fornita nel paragrafo 6.2.3.
Alberghiero
Numero camere
Tasso di occupazione camere
44
Commissione per i principi contabili
Alimentare
Quantità vendute per marchio
Quota di mercato per marchio
Spese di marketing sul fatturato
Spese pubblicitarie sul fatturato
Automotive
Numero di veicoli venduti per area geografica
Numero di veicoli venduti per marchio
Quote di mercato per area geografica
Quote di mercato per marchio
Quantità di veicoli presso i rivenditori
Time to market
Beni di consumo
Quantità vendute per marchio
Quota di mercato per marchio
Spese di marketing sul fatturato
Spese pubblicitarie sul fatturato
Percentuale dei ricavi di nuovi prodotti (commercializzati negli
ultimi 2 anni) sul totale dei ricavi
Time to market
Misura dell’output
45
Commissione per i principi contabili
Beni e servizi per l’industria
Ricavo per dipendente
Misura dell’output
Rapporto dell’output sull’input o su un fattore di input
Tempo medio di ciclo o di attraversamento (througout time o
manufacturing lead time)
Tempo medio di lavorazione (processing-time)
Tempo medio di set-up (attrezzaggio)
Percentuale di scarti
Percentuali di rilavorazione
Capacità produttiva disponibile
Grado di utilizzo della capacità produttiva
Numero dei componenti presenti nel prodotto finale
Spese per ricerca e sviluppo sul fatturato
Spese per la qualità sul fatturato
Chimico
Misura dell’output
46
Commissione per i principi contabili
Costruzioni e materiali edili
Mq costruiti
Mq venduti
Mq o mc di materiali costruiti o venduti
Distribuzione
Vendite annuali, mensili o settimanali per metro quadrato
Numero punti vendita divisi per tipo
12
Produttività della forza vendita
Tempo medio di consegna
Puntualità nelle consegne
Numero di reclami
Farmaceutico
Numero nuovi prodotti
ad ogni stadio dello sviluppo
(valutazione iniziale, determinazione delle dosi e iniziale
valutazione di efficacia e studio dei pazienti)
Percentuale dei ricavi di nuovi prodotti (commercializzati negli
ultimi 2 anni) sul totale dei ricavi
12
Ad esempio retail, cash & carry, ecc..
47
Commissione per i principi contabili
Logistica
Tempo medio di consegna
Puntualità nelle consegne
Numero spedizioni per ora
13
Materiali di base
Misura dell’output
Ospedaliero
Tasso di occupazione dei letti
Durata media dei ricoveri
Costo per giorno di ricovero
Servizi finanziari
Numero prodotti venduti per cliente per segmentazione
geografica
Tecnologico
Misura dell’output
13
ad esempio n. colli spediti per ora
48
Commissione per i principi contabili
Telecomunicazioni
Numero di utenti per tecnologia utilizzata (network, DSL,
wireless)
Ricavo medio mensile per linea
Totale traffico uscente per mese
Totale traffico uscente ed entrante per mese
Quota di mercato per tecnologia
Numero accessi per tecnologia
Percentuale di crescita della clientela
Churn rate
14
Numero di dipendenti
Utility
Costi per unità prodotta su base annua
Tempo medio di interruzione del servizio (minuti/anno)
Affidabilità del sistema di trasporto (%)
14
15
Il churn rate per un certo periodo rappresenta il numero dei clienti cessati durante il periodo espresso in percentuale
della consistenza media della clientela.
15
Nel settore dell’energia elettrica è un indicatore della qualità del servizio: espresso in percentuale, rappresenta
l’affidabilità del sistema di trasporto.
49