relazione sulla gestione delle imprese mercantili
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relazione sulla gestione delle imprese mercantili
Commissione per i principi contabili CONSIGLI NAZIONALI DOTTORI COMMERCIALISTI E RAGIONIERI Commissione per i principi contabili RELAZIONE SULLA GESTIONE DELLE IMPRESE MERCANTILI, INDUSTRIALI E DI SERVIZI ___________________ (Art. 2428 Cod. Civ. come modificato dal Dlgs 2/2/2007 N° 32 di attuazione della Direttiva 2003/51/UE del Parlamento Europeo) Commissione per i principi contabili Consiglieri delegati Antonio Ciuffa CNDC Luciano Aldo Ferrari CNRPC Presidente Flavio Dezzani Vice Presidente Alfonso Trivoli Componenti Stefano Adamo Paolo Azzolini Sebastiano Baudo Ubaldo Cacciamani Matteo Caratozzolo Giuseppe Verna Alessio Iannucci Laura Pedicini Matteo Pozzoli Elisa Sartori Commissione per i principi contabili SOMMARIO 1. PREMESSA E FINALITÀ DEL DOCUMENTO 1 2. DESTINATARI DEL DOCUMENTO 2 3. RIFERIMENTI NORMATIVI 4 4. ENTRATA IN VIGORE 7 5. IL CONTENUTO DELLA RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI 8 8 PREMESSA L’ANALISI DELLA SITUAZIONE DELLA SOCIETÀ (O DEL GRUPPO), DELL’ANDAMENTO E DEL RISULTATO DELLA GESTIONE 9 10 5.3. I NUOVI ELEMENTI SPECIFICI DELLA RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI 5.1. 5.2. 6. GLI INDICATORI DI RISULTATO 6.1. GLI INDICATORI FINANZIARI DI RISULTATO 6.1.1. Premessa 6.1.2. Indicatori economici 6.1.3. Indicatori patrimoniali (o di solidità) 6.1.4. Indicatori di liquidità 6.2. GLI INDICATORI NON FINANZIARI DI RISULTATO 6.2.1. Premessa 6.2.2. Le caratteristiche degli indicatori non finanziari 6.2.3. La scelta degli indicatori non finanziari 7. LE INFORMAZIONI SUI PRINCIPALI RISCHI ED INCERTEZZE 7.1. PREMESSA 7.2. DEFINIZIONE DI RISCHIO E CLASSIFICAZIONE 7.3. INFORMAZIONI DA FORNIRE NELLA RELAZIONE 7.3.1. I rischi finanziari 7.3.2. I rischi non finanziari 7.3.2.1. Analisi dei rischi 7.3.2.2. Le politiche di risposta e di riduzione dei rischi 7.3.2.3. Alcuni esempi 8. LE INFORMAZIONI RELATIVE ALLE RELAZIONI CON L’AMBIENTE 8.1. 8.2. 9. PREMESSE INFORMAZIONI DA FORNIRE NELLA RELAZIONE LE INFORMAZIONI RELATIVE ALLE RELAZIONI CON IL PERSONALE 11 12 12 12 14 15 17 17 17 18 24 24 24 26 26 28 28 29 29 31 31 31 35 APPENDICE 40 APPENDICE “A”: INDICATORI FINANZIARI DI RISULTATO 41 Indicatori economici Indicatori patrimoniali (o di solidità) Indicatori di liquidità e di rotazione APPENDICE “B”: INDICATORI NON FINANZIARI DI RISULTATO 41 42 43 44 Commissione per i principi contabili 1. Premessa e finalità del documento Il Decreto Legislativo 2 febbraio 2007 n. 32 ha recepito la Direttiva del Parlamento Europeo 2003/51/UE introducendo modifiche: - al codice civile per i bilanci delle imprese mercantili, industriali e di servizi; - al D. Lgs. 9 aprile 1991 n. 127 per i bilanci consolidati delle stesse; - al D. Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 in materia di intermediazione finanziaria; - al D.Lgs. 27 gennaio 1992 n. 87 per le banche e gli istituti finanziari; - al D. Lgs. 7 settembre n. 209 per le imprese di assicurazione. Le modifiche riguardano principalmente la relazione sulla gestione, la relazione del revisore ed il bilancio consolidato. Nel presente documento vengono analizzate le novità ed i contenuti della relazione sulla gestione delle imprese mercantili, industriali e di servizi. Si tratta di un primo documento di studio e di analisi, volto a promuovere il confronto con gli studiosi delle materie aziendali e con la prassi contabile. Salvo quando diversamente indicato, il documento fa riferimento sia alla relazione prevista dall’art. 2428 c.c., sia alla relazione prevista dall’art. 40 del D.Lgs. 127/91, poichè, le novità introdotte nei due articoli di legge possono ritenersi pressoché identiche. 1 Commissione per i principi contabili 2. Destinatari del documento Il documento è rivolto prevalentemente alle imprese italiane obbligate a redigere il bilancio di esercizio ed il bilancio consolidato rispettivamente con le disposizioni degli artt. 2423 e seguenti del codice civile e con gli artt. 25 e seguenti del D.Lgs 9 aprile 1991, n. 127. In sostanza si rivolge alle società che svolgono attività industriale, mercantile o di servizi non quotate in mercati regolamentati, e quindi normalmente di piccole e medie dimensioni, o, con una compagine sociale ristretta. Pur non essendo indirizzato alle società tenute all’applicazione integrale dei principi contabili internazionali (IAS-IFRS) - le quali redigono i bilanci con l’osservanza di quei principi e non delle disposizioni del codice civile, né dei principi contabili nazionali - il documento riguarda anche queste imprese per le disposizioni del diritto nazionale che rimangono applicabili. La Commissione Europea, nelle “Osservazioni riguardanti taluni articoli del regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 luglio 2002, specifica che “Alcune disposizioni del diritto nazionale che attuano le direttive contabili disciplinano questioni che esulano dal campo di applicazione del regolamento IAS e continuano pertanto ad applicarsi – ad esempio le disposizioni relative alla relazione annuale (quarta direttiva, articolo 46). […omissis…]. Ne consegue che le informazioni supplementari che sono contenute nella relazione annuale (e nella relazione annuale consolidata) o che la accompagnano esulano dal campo di applicazione del regolamento IAS”. Ed ancora al paragrafo 3.3 precisa che “una società che è tenuta a redigere conti annuali e che è soggetta al regolamento IAS a seguito dell’applicazione dell’articolo 5 del regolamento IAS, deve altresì rispettare le disposizioni del diritto nazionale che recepiscono gli articoli della quarta e della settima direttiva riguardanti la revisione dei conti, la relazione sulla gestione e taluni obblighi di pubblicità che vanno oltre gli IAS.”. Successivamente la CONSOB nel documento di consultazione “Principi contabili internazionali: schemi di bilancio per le imprese - Informazione societaria” del 10 marzo 2006 ha ribadito e precisato che “La Commissione Europea nel documento redatto nel novembre 2003 (omissis) ha richiamato l'attenzione sull'applicabilità di alcune norme della quarta e settima direttiva contabile nel caso di imprese che adottino gli IAS/IFRS. Tra queste presentano rilevanza le seguenti norme: nella nota integrativa […omissis…] nella relazione sulla gestione • art. 2428 c.c comma 1 e comma 2 da n. 1 a n. 6 e art. 40 del D.Lgs.127/91 (informazioni su attività di ricerca e sviluppo; rapporti con imprese del gruppo, numero azioni proprie, i fatti di 2 Commissione per i principi contabili rilievo ed evoluzione prevedibile della gestione).”1. In materia creditizia la Banca d’Italia è intervenuta con un proprio documento del 14 febbraio 2006 in cui ha ribadito che la relazione sulla gestione si compone anche di tutte quelle informazioni richieste dall’art. 2428 c.c.. Non si ritengono, invece, applicabili alle imprese che utilizzano i principi contabili internazionali il comma 6 bis dell’art. 2428 c.c. ed il comma 2 punto d-bis) dell’art. 40 del D.Lgs 9/4/1991 n. 127, relativi ai rischi finanziari, in quanto esistono appositi principi internazionali (IAS 32 e IFRS 7 che in parte lo sostituisce) che regolano in modo specifico la materia e richiedono dettagliate informazioni al riguardo. 1 Si veda a questo proposito anche OIC – Organismo Italiano Contabilità, Guida 2, aprile 2007, 21 e ss. 3 Commissione per i principi contabili 3. Riferimenti normativi Si riporta il testo dell’art. 2428 codice civile e dell’art. 40 D.Lgs N° 127/91 che specificamente regolano la materia ricordando che altri articoli del codice civile ed altre fonti legislative prevedono obblighi in capo agli amministratori in sede di redazione della relazione sulla gestione (ad esempio il D. Lgs 30/6/2003 n. 196 che impone specifiche indicazioni in materia di privacy). L’art. 2428 del codice civile, così come modificato dal D.Lgs 2 febbraio 2007 n. 32 di attuazione della la direttiva 2003/51/UE del Parlamento Europeo, stabilisce quanto segue: “Art. 2428. (Relazione sulla gestione). Il bilancio deve essere corredato da una relazione degli amministratori contenente un’analisi fedele, equilibrata ed esauriente della situazione della società e dell’andamento e del risultato della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui essa ha operato, anche attraverso imprese controllate, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti, nonché una descrizione dei principali rischi e incertezze cui la società è esposta. L’analisi di cui al primo comma è coerente con l’entità e la complessità degli affari della società e contiene, nella misura necessaria alla comprensione della situazione della società e dell’andamento e del risultato della gestione, gli indicatori di risultato finanziari e, se del caso, quelli non finanziari pertinenti all’attività specifica della società, comprese le informazioni attinenti all’ambiente e al personale. L’analisi contiene, ove opportuno, riferimenti agli importi riportati nel bilancio e chiarimenti aggiuntivi su di essi. Dalla relazione devono in ogni caso risultare: 1) le attività di ricerca e di sviluppo; 2) i rapporti con imprese controllate, collegate, controllanti e imprese sottoposte al controllo di queste ultime; 3) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti possedute dalla società, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l’indicazione della parte di capitale corrispondente; 4) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti acquistate o alienate dalla società, nel corso dell’esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l’indicazione della corrispondente parte di capitale, dei corrispettivi e dei motivi degli acquisti e delle alienazioni; 5) i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio; 6) l’evoluzione prevedibile della gestione; 4 Commissione per i principi contabili 6-bis) in relazione all’uso da parte della società di strumenti finanziari e se rilevanti per la valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell’esercizio: a) gli obiettivi e le politiche della società in materia di gestione del rischio finanziario, compresa la politica di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste; b) l’esposizione della società al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di variazione dei flussi finanziari. Entro tre mesi dalla fine del primo semestre dell'esercizio gli amministratori delle società con azioni quotate in mercati regolamentati devono trasmettere al collegio sindacale una relazione sull'andamento della gestione, redatta secondo i criteri stabiliti dalla Commissione nazionale per le società e la borsa con regolamento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. La relazione deve essere pubblicata nei modi e nei termini stabiliti dalla Commissione stessa con il regolamento anzidetto. Dalla relazione deve inoltre risultare l'elenco delle sedi secondarie della società.”. Per quanto riguarda il bilancio consolidato, l’art. 40 del D Lgs 127/91 prevede: “Art. 40 D.Lgs 09-04-1991, n. 127 (Relazione sulla gestione). 1. Il bilancio consolidato deve essere corredato da una relazione degli amministratori contenente un’analisi fedele, equilibrata ed esauriente della situazione dell’insieme delle imprese incluse nel consolidamento e dell’andamento e del risultato della gestione nel suo insieme e nei vari settori, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti, nonché una descrizione dei principali rischi e incertezze cui le imprese incluse nel consolidamento sono esposte. 1-bis. L’analisi di cui al comma 1 è coerente con l’entità e la complessità degli affari dell’insieme delle imprese incluse nel bilancio consolidato e contiene, nella misura necessaria alla comprensione della situazione dell’insieme delle imprese incluse nel consolidamento e dell’andamento e del risultato della loro gestione, gli indicatori di risultato finanziari e, se del caso, non finanziari pertinenti alle attività specifiche delle imprese, comprese le informazioni attinenti all’ambiente e al personale. L’analisi contiene, ove opportuno, riferimenti agli importi riportati nel bilancio consolidato e chiarimenti aggiuntivi su di essi. 2. Dalla relazione devono in ogni caso risultare: a) le attività di ricerca e di sviluppo; b) i fatti di rilievo avvenuti dopo la data di riferimento del bilancio consolidato; c) l’evoluzione prevedibile della gestione; 5 Commissione per i principi contabili d) il numero e il valore nominale delle azioni o quote dell’impresa controllante possedute dalla essa o da imprese controllate, anche per il tramite di società fiduciarie o per interposta persona, con l’indicazione della quota di capitale corrispondente; d-bis) in relazione all’uso da parte delle imprese incluse nel bilancio consolidato di strumenti finanziari e se rilevanti per la valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell’esercizio complessivi: 1) gli obiettivi e le politiche delle imprese in materia di gestione del rischio finanziario, comprese le loro politiche di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste; b) l’esposizione delle imprese al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di variazione dei flussi finanziari. 2 bis) La relazione di cui al comma 1 e la relazione di cui all’art. 2428 del codice civile possono essere presentate in un unico documento, dando maggiore rilievo, ove opportuno, alle questioni che sono rilevanti per le imprese incluse nel consolidamento nel loro complesso.”. 6 Commissione per i principi contabili 4. Entrata in vigore L’articolo 5 del Decreto Legislativo stabilisce che le nuove disposizioni si applicano “ai bilanci relativi agli esercizi aventi inizio dalla data successiva a quella della sua entrata in vigore”. In sostanza, per la maggior parte delle società (quelle con esercizio che termina il 31 dicembre di ogni anno) le nuove disposizioni si applicano a partire dai bilanci del 2008, da approvare nei primi mesi del 2009. Considerato, però, che le nuove disposizioni introducono nuove e più complete informazioni a favore dei lettori del bilancio, si ritiene che nulla osti ad anticipare l’introduzione delle nuove disposizioni, per quelle società già in grado di adempiere. 7 Commissione per i principi contabili 5. Il contenuto della relazione degli amministratori 5.1. Premessa Le nuove formulazioni dell’art. 2428 del codice civile e dell’art. 40 del d. Lgs 127/91 richiedono che il bilancio di esercizio ed il bilancio consolidato siano corredati da una relazione dell’organo di amministrazione contenente: • un’analisi della situazione della società o del gruppo e dell’andamento e del risultato della gestione con particolare riguardo ai costi, ai ricavi ed agli investimenti, e • una descrizione dei principali rischi ed incertezze cui la società o il gruppo sono esposti. L’analisi della situazione e dell’andamento della società o del gruppo è effettuata, nel suo complesso e nei vari settori in cui opera, mediante indicatori di risultato finanziari e non finanziari appropriati ad esprimere le condizioni in cui l’attività è esercitata, comprese, ove necessario, informazioni relative agli aspetti ambientali ed al personale. Oltre a questi vengono confermati i precedenti obblighi di informativa riferiti all’attività di ricerca e sviluppo, ai rapporti con le società del gruppo, alle azioni proprie, ai fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio, all’evoluzione prevedibile della gestione, alla gestione degli strumenti finanziari ed alle sedi secondarie. Occorre in via preliminare specificare che per i destinatari del presente documento2, ovvero le società non quotate in mercati regolamentati, e quindi essenzialmente le aziende di piccole o medie dimensioni o, se di grandi dimensioni, con una compagine sociale ristretta, si ritiene che le informazioni da riportare nella relazione possano riguardare prevalentemente i risultati ottenuti, piuttosto che il quadro prospettico. Questo non esclude che gli amministratori debbano comunque fornire informazioni sugli obiettivi e sulle strategie di breve, medio e lungo periodo, anche se il focus può essere orientato ai risultati ottenuti, soprattutto in quelle entità, come le piccole e medie imprese, dove spesso non esistono funzioni di controllo sviluppate e gli obiettivi e le strategie non sono formalizzate, ma risentono delle capacità e della visione degli amministratori-soci. Il presente documento, coerentemente con questa impostazione, propone pertanto un’analisi basata prevalentemente sui risultati ottenuti. 2 Cfr capitolo 2. 8 Commissione per i principi contabili 5.2. L’analisi della situazione della società dell’andamento e del risultato della gestione (o del gruppo), Il comma 1 dell’art. 2428 c.c. ed il comma 1 dell’art. 40 del d.Lgs. 127/91 stabiliscono che la relazione contenga un’analisi dettagliata, fedele, equilibrata, completa e comprensibile dell’andamento e del risultato della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui ha operato la società o il gruppo. Per le singole società si deve fare riferimento anche ai risultati ottenuti attraverso eventuali società controllate, che possono aver influito sui risultati dell’impresa e che possono essere utili al lettore del bilancio per comprendere l’andamento dell’attività nel suo complesso. Nel descrivere l’andamento della gestione della società, gli amministratori devono tenere conto del mercato o dei mercati in cui l’impresa opera, della gamma di prodotti e servizi offerti, delle caratteristiche della società in generale (e del contributo apportato dalle imprese controllate), descrivendone contesto, apporti e risultati. Allo stesso modo nella relazione al bilancio di gruppo si dovrà tenere conto del mercato in cui opera l’insieme delle imprese incluse nell’area di consolidamento, dell’intera gamma di prodotti e servizi e delle caratteristiche del gruppo in generale. In questo contesto non è possibile definire regole precise circa le informazioni che devono essere riportate nella relazione, ma ci si deve limitare a fornire principi ed indicazioni di carattere generale. Si può comunque affermare che, anche se le informazioni da fornire variano a seconda della società/del gruppo, delle aree di business, dei mercati di riferimento, ecc., la relazione deve spiegare e motivare l’andamento economico ed i più significativi cambiamenti intervenuti nella posizione patrimoniale, finanziaria e di liquidità, evidenziandone anche trend e prospettive, con indicazione, se significative, delle informazioni per area geografica e per mercato. Gli amministratori devono provvedere a rappresentare lo stato patrimoniale ed il conto economico nella forma che ritengono più utile per analizzare l’andamento della società o del gruppo. Le modalità di presentazione dei dati ed il loro livello di dettaglio sono lasciati alla discrezionalità del redattore, tenuto conto delle caratteristiche dell’attività svolta. Le analisi devono prendere in esame l’esercizio oggetto della relazione ed almeno il precedente, anche se per maggiore informativa si raccomanda di mettere a raffronto tre bilanci (quello a cui si riferisce la relazione ed i due precedenti). In caso di eventi straordinari che non rendono confrontabili tra di loro i diversi bilanci gli amministratori devono provvedere, per quanto possibile, a riclassificare i bilanci presi in considerazione e devono evidenziare le voci che comunque non sono confrontabili. 9 Commissione per i principi contabili 5.3. I nuovi elementi specifici della relazione degli amministratori I nuovi elementi di informativa introdotti dal d.Lgs 2 febbraio 2007 n. 32 vengono analizzati nei successivi capitoli e precisamente: • indicatori finanziari e non finanziari di risultato, trattati nel capitolo 6; • informazioni su rischi ed incertezze, trattati nel capitolo 7; • informazioni relative alle relazioni con l’ambiente, trattati nel capitolo 8; • informazioni relative alle relazioni con il personale, trattati nel capitolo 9. 10 Commissione per i principi contabili 6. Gli indicatori di risultato Gli indicatori di risultato (KPIs – Key performance indicators) consentono di comprendere la situazione di un’entità e l’andamento ed il risultato di gestione della medesima. Gli indicatori di risultato possono essere: − indicatori finanziari di risultato; − indicatori non finanziari di risultato. Sono misure quantitative che riflettono i fattori critici di successo di una società o di un gruppo e misurano i progressi relativi ad uno o più obiettivi. La relazione: − deve fornire una chiara descrizione degli indicatori presi in considerazione per controllare le performance in relazione agli obiettivi dichiarati; − deve riportare per ciascun indicatore: − la definizione ed il relativo metodo di calcolo; − l’obiettivo prefissato; − la fonte dei dati e, dove rilevante, spiegarne i presupposti; − deve fornire i valori storici (almeno il confronto con l’esercizio precedente, consigliato con i due precedenti), per permettere un raffronto con gli anni precedenti e, nel caso in cui vi siano state delle modifiche nelle modalità di definizione o di calcolo, và opportunamente indicato, chiarendo anche il metodo di calcolo utilizzato per il confronto degli esercizi precedenti; − nel caso in cui le informazioni contenute nel bilancio siano state rielaborate per essere incluse nella relazione sulla gestione, provvedere alla riconciliazione con il bilancio stesso; − un adeguato commento dei risultati ottenuti ed un’indicazione degli obiettivi prefissati per il futuro; − deve fornire informazioni tali da permettere al destinatario della relazione di farsi un’idea sull’andamento dell’entità; − deve informare i lettori delle eventuali lacune presenti negli indicatori. 11 Commissione per i principi contabili 6.1. Gli indicatori finanziari di risultato 6.1.1. Premessa Con il termine indicatori finanziari di risultato si definiscono gli indicatori di prestazione che vengono “costruiti” a partire dalle informazioni contenute nel bilancio di un’entità, e possono essere suddivisi in: • indicatori economici; • indicatori patrimoniali (o di solidità); • indicatori di liquidità. Ricordato che l’interpretazione di tali indicatori deve avvenire seguendo una logica sistemica e nel contempo fondarsi su una necessaria contestualizzazione spazio-temporale dell’entità, nei paragrafi seguenti viene sviluppata una breve analisi in riferimento ai più comuni indicatori, mentre in appendice viene fornita un’elencazione più analitica, anche se non esaustiva, degli indicatori normalmente utilizzati, riportando anche significato e modalità di calcolo. Gli indicatori economici vanno riportati anche per settore di attività/settore geografico, mentre gli indicatori patrimoniali e di liquidità possono essere indicati anche con riferimento all’intera società (gruppo). Gli indicatori finanziari hanno la caratteristica di essere sufficientemente standardizzati: la definizione di grandezze come l’utile o il risultato operativo, infatti, è basata su norme, proprio per la valenza esterna che hanno i documenti di bilancio alla base del loro calcolo. Tuttavia, dato che questa relativa standardizzazione non è normalmente tale da permettere al lettore della relazione di calcolare i diversi indicatori in modo automatico, si raccomanda che la relazione riporti gli schemi di bilancio riclassificato dai quali provengono i calcoli degli indicatori finanziari o almeno fornisca spiegazioni sulle metodologie di calcolo e sui valori riportati. Occorre, infine, chiarire che la dottrina usualmente suddivide gli indicatori in margini (valori assoluti) e quozienti (valori relativi) ma, spesso, entrambe le tipologie di indicatori vengono comunemente definiti come “indici”; per facilità di comprensione, pertanto, anche in questo documento si fa riferimento ai termini utilizzati nel linguaggio comune. 6.1.2. Indicatori economici La tabella riepiloga alcuni dei principali indicatori economici utilizzati per misurare le prestazioni economiche, che si raccomanda vengano riportati nella relazione sulla gestione, insieme con quelli relativi allo specifico settore in cui opera la società o il gruppo, se esistono. 12 Commissione per i principi contabili Esercizio n Esercizio n - 1 ROE (Return on Equity) ROI (Return on Investment) ROS (Return on Sales) EBIT (earnings before interest and tax) EBITDA (earnings before interest, tax, depreciation and amortization) • L’indicatore di sintesi della redditività di un’impresa è il ROE (Return on Equity), definito come: Risultato netto dell’esercizio Patrimonio netto medio del periodo e rappresenta la remunerazione percentuale del capitale di pertinenza degli azionisti (capitale proprio). E’ un indicatore della redditività complessiva dell’impresa, risultante dall’insieme delle gestioni operativa, finanziaria, straordinaria e tributaria. • Il ROI (Return on Investment), è definito come: Risultato operativo Totale investimenti operativi medi del periodo Rappresenta l’indicatore della redditività della gestione operativa: misura la capacità dell’azienda di generare profitti nell’attività di trasformazione degli input in output. • Il ROS (Return on Sales), è definito come: Risultato operativo Fatturato E’ l’indicatore più utilizzato per analizzare la gestione operativa dell’entità o del settore e 13 Commissione per i principi contabili rappresenta l’incidenza percentuale del risultato operativo sul fatturato (o eventualmente sul valore della produzione). In sostanza indica l’incidenza dei principali fattori produttivi (materiali, personale, ammortamenti, altri costi) sul fatturato. • L’EBIT (earnings before interest and tax), calcolato sommando all’utile di esercizio il risultato della gestione finanziaria, di quella straordinaria e le imposte, esprime la redditività della gestione operativa; in molti casi equivale al risultato operativo. • L’EBITDA (earnings before interest, tax, depreciation and amortization): si tratta, in sostanza, del Margine Operativo Lordo (MOL) ed esprime la capacità della gestione operativa di produrre reddito. Si calcola sommando all’utile di esercizio gli ammortamenti, il risultato della gestione finanziaria, di quella straordinaria e le imposte; è, quindi, un risultato intermedio non inquinato da eventuali politiche di bilancio legate alla gestione degli ammortamenti. 6.1.3. Indicatori patrimoniali (o di solidità) Alcuni dei principali indicatori utilizzati nel mondo finanziario, ritenuti utili per analizzare la situazione patrimoniale: Esercizio n Esercizio n – 1 Indice di autonomia patrimoniale Indice di copertura delle immobilizzazioni Patrimonio netto tangibile • L’Indice di autonomia patrimoniale (o di indipendenza finanziaria), è un indicatore di composizione e si calcola attraverso il rapporto: Patrimonio netto Patrimonio netto + passività correnti + passività non correnti Espresso in termini unitari, presenta un campo di variabilità ben definito, essendo compreso fra zero (assenza di capitale proprio) e uno (assenza di debiti). • L’Indice di copertura delle immobilizzazioni (o quoziente di struttura), si calcola con il rapporto di correlazione: 14 Commissione per i principi contabili Patrimonio netto + passività non correnti Attività immobilizzate e tende a verificare l’esistenza di un equilibrio strutturale fra fonti consolidate (capitale proprio e indebitamento a medio e lungo termine) e impieghi in attività immobilizzate (materiali, immateriali e finanziarie). Espresso in termini unitari, l’indice presenta un campo di variabilità che va da zero (assenza in fonti consolidate) a uno (parità fra fonti consolidate e attività immobilizzate) e da uno in poi (fonti consolidate via via più elevate delle attività immobilizzate). • Il Patrimonio netto tangibile, è un indicatore di correlazione che si calcola con la differenza: Patrimonio netto – attività immateriali e rappresenta in termini assoluti il patrimonio netto residuo dopo aver coperto le immobilizzazioni immateriali, in particolar modo marchi ed avviamento. 6.1.4. Indicatori di liquidità Tra i più utilizzati si segnalano: Esercizio n Esercizio n – 1 Indice di liquidità primaria Indice di liquidità generale Posizione finanziaria netta • L’Indice di liquidità primaria (o quick ratio o acid test), è dato dal rapporto: Liquidità immediate + liquidità differite Passività correnti ed esprime l’attitudine dell’impresa a svolgere la sua gestione in condizioni di adeguata liquidità. 15 Commissione per i principi contabili Il suo campo di variabilità va da zero (assenza di liquidità immediate e differite) a uno (liquidità immediate e differite pari alle passività correnti) e da uno in poi (liquidità immediate e differite più elevate delle passività correnti). Il quoziente presenta notevoli attinenze con il margine di tesoreria. • L’Indice di liquidità generale (o indice di disponibilità), è dato dal rapporto: Attività correnti Passività correnti presenta collegamenti con il capitale circolante netto e segnala l’attitudine dell’impresa a far fronte alle uscite future derivanti dall’estinzione delle passività correnti con i mezzi liquidi a disposizione e con le entrate future provenienti dal realizzo delle attività correnti. Solitamente espresso in termini unitari, il suo campo di variabilità va da zero (assenza di attività correnti) a uno (attività correnti pari alle passività correnti) e da uno in poi (attività correnti più elevate delle passività correnti). • La Posizione finanziaria netta rappresenta la situazione finanziaria della società verso il mondo finanziario. Si calcola sottraendo algebricamente ai debiti finanziari di ogni tipo i depositi in cassa o presso banche e gli investimenti realizzabili entro un breve periodo di tempo (ad esempio titoli facilmente smobilizzabili). La composizione della posizione finanziaria netta può essere sintetizzata attraverso l’evidenza dei seguenti aggregati, confrontati con i medesimi aggregati riferiti all’esercizio precedente o, meglio, ai due esercizi precedenti3: 3 Raccomandazione del CESR 05-054/b del 10/5/2005 “Raccomandazioni per l’attuazione uniforme del regolamento della Commissione Europea sui prospetti informativi” richiamata anche dalla CONSOB con la comunicazione del 28 luglio 2006 n. dem/6064293. 16 Commissione per i principi contabili A. Cassa B. Altre disponibilità liquide C. Titoli detenuti per la negoziazione D. Liquidità (A+B+C) E. Crediti finanziari correnti F. Debiti bancari correnti G. Parte corrente dell’indebitamento non corrente H. Altri debiti finanziari correnti I. Indebitamento finanziario corrente (F+G+H) J. Indebitamento finanziario corrente netto(I-E-D) K. Debiti bancari non correnti L. Obbligazioni emesse M. Altri debiti non correnti N. Indebitamento finanziario non corrente (K+L+M) O. Indebitamento finanziario netto (J+N) 6.2. Gli indicatori non finanziari di risultato 6.2.1. Premessa Con il termine indicatori di risultato non finanziari si fa riferimento a misure di carattere quantitativo, ma non monetario, che hanno l’obiettivo di analizzare più approfonditamente l’andamento della gestione mediante il monitoraggio dei fattori che influenzano i risultati economico-finanziari4. L’analisi degli indicatori non finanziari si basa sulla concezione che il valore economico dell’impresa deriva dalla sua capacità di ottenere migliori prestazioni con riguardo ai fattori critici di successo: monitorando l’evoluzione dell’impresa rispetto a questi fattori (attraverso indicatori non finanziari) è possibile contribuire a spiegare la creazione di valore economico. 6.2.2. Le caratteristiche degli indicatori non finanziari Il principale vantaggio degli indicatori non finanziari rispetto a quelli finanziari è rappresentato dalla loro capacità di segnalare le tendenze dei risultati economico-finanziario, anche e soprattutto in una prospettiva di lungo periodo. Gli indicatori non finanziari possono infatti costituire misure sintetiche dei vantaggi competitivi dell’impresa, a patto che vengano scelti in modo coerente con i 4 Gli indicatori non finanziari, insieme con gli indicatori finanziari e gli indicatori Value Based, costituiscono la base per costruire i cosiddetti “cruscotti aziendali” o Balanced Scorecard. 17 Commissione per i principi contabili suoi fattori critici di successo. Contrariamente a quanto avviene per gli indicatori finanziari, per i quali esistono determinati parametri comunemente accettati dal mercato, per gli indicatori non finanziari non esistono standards applicabili e regole precise nella scelta degli indicatori; essi devono essere scelti con riferimento alle caratteristiche dell’impresa, al tipo di business, ecc.. Gli indicatori non finanziari possono variare da azienda ad azienda per effetto di molteplici fattori, tra cui l’attività/le attività esercitate, il mercato/mercati di riferimento, la dimensione, le caratteristiche dei prodotti, le caratteristiche produttive, ecc.. Inoltre, anche due aziende operanti nello stesso settore potrebbero avere necessità di indicatori non finanziari differenti per effetto, ad esempio di diverse strategie di prezzo o di diversi rapporti qualità/prezzo. Ad esempio, se il principale fattore critico di successo dell’impresa è il basso costo, è possibile verificare il mantenimento del vantaggio competitivo tenendo sotto controllo la quota di mercato e la produttività; analogamente, se il fattore critico di successo è il tempo di sviluppo di nuovi prodotti, sarà possibile verificare la competitività dell’impresa attraverso la rilevazione del time to market. Quindi, la stessa impresa può, net tempo, richiedere indicatori differenti. In assenza di criteri generali pare, quindi, difficile definire o suggerire regole precise per l’individuazione degli indicatori non finanziari da riportare nella relazione sulla gestione. In tale contesto si corre il rischio, frequente in materia di reporting “non-economico finanziario” di assistere alla proliferazione ed alla scelta casuale di indicatori quantitativi scollegati tra di loro e nei confronti dei risultati economico-finanziari. La possibile conseguenza è una relazione sulla gestione poco “fedele, equilibrata ed esauriente”, se non addirittura fuorviante. Il paragrafo che segue si pone l’obiettivo di suggerire criteri di scelta. 6.2.3. La scelta degli indicatori non finanziari Se si parte dal presupposto che molti indicatori quantitativi riflettono fattori o variabili di gestione con un impatto prevalente sugli indicatori economici (misurati da ROI, ROS, EBIT, EBITDA, ecc.), e che il ROI è forse il più emblematico di questi, si può tracciare un modello logico nella scelta degli indicatori non finanziari: 1. in “prima linea” potrebbero trovare posto alcuni indicatori rispettivamente di: • sviluppo del fatturato (variamente classificato, a seconda dei settori/business); • efficienza (o produttività) di specifici fattori produttivi (a cominciare dal personale); 18 Commissione per i principi contabili 2. in senso logico potrebbero poi essere inseriti alcuni indicatori di “posizionamento competitivo” (tipicamente la quota di mercato) che riflettono la capacità di appagare le attese dei clienti e sono particolarmente funzionali allo sviluppo dei ricavi futuri. In questa prospettiva, possono essere presi in considerazione anche gli indicatori “strumentali” alla customer satisfaction, attinenti a: • attributi dei prodotti (es. qualità); • rapporto con il cliente (servizio al cliente); • immagine aziendale; 3. potrebbero poi essere introdotti un numero limitato di indicatori dei processi di gestione critici e monitorarne il livello con indicatori di efficacia (ad esempio: numero di nuovi prodotti lanciati sul mercato, se è critico il processo di innovazione del prodotto). Una panoramica dei macro-processi aziendali, opportunamente raggruppati, è la seguente5: • gestione delle operations (produzione in senso stretto, acquisizione e gestione ordini dei clienti); • gestione delle relazioni con i clienti (acquisizione dei clienti, fidelizzazione dei clienti); • gestione dell’innovazione (progettazione e sviluppo di nuovi prodotti); 4. infine, è necessario ricordare che all’origine delle performances vi sono risorse intangibles di vario tipo, a cominciare dal personale, i cui requisiti quali-quantitativi rientrano nel precedente ragionamento e che sono meglio esplicitati nel capitolo 9. Allo stesso modo potrebbe essere considerato un limitato numero di indicatori relativi all’impatto ambientale (si veda il capitolo 8). Se ne sottolinea, comunque, la collocazione logica nel presente schema, nel senso che essi rappresentano non tanto i “determinanti” dei risultati economico-finanziari, ma certi vincoli “socio-ambientali”, a cui soprattutto alcune imprese debbono prestare attenzione. Sulla base dello schema logico individuato in precedenza, pur con le limitazioni indicate, gli indicatori non finanziari si possono suddividere in alcune categorie: • indicatori di sviluppo del fatturato; • indicatori basati sull’efficienza (o produttività) di specifici fattori produttivi; • indicatori di posizionamento competitivo; 5 In questo contesto non sono stati riportati quegli indicatori non funzionali alla rappresentazione della realtà aziendale nella relazione sulla gestione, quali ad esempio gli indicatori riferiti ai processi di supporto e infrastrutturali (amministrazione, finanza, pianificazione e controllo, comunicazione, ecc.). 19 Commissione per i principi contabili • indicatori basati sulla customer satisfaction (qualità, servizio offerto e immagine); • indicatori basati sull’efficienza delle operation (tempo e produttività); • indicatori basati sulle relazioni con i clienti; • indicatori di gestione dell’innovazione. Il presente documento riporta una raccolta di alcuni indici di carattere generale che si ritengono utili per indirizzare la scelta degli indicatori non finanziari da riportare nella relazione sulla gestione; non pretende, quindi, di fornire una trattazione completa ed esaustiva sull’argomento. Indicatori di sviluppo del fatturato Quantità vendute per marchio, area, ecc.. Numero punti vendita divisi per tipologia Numero camere Tasso di occupazione delle camere Significato Modalità di calcolo Indica la crescita o la diminuzione del settore all’interno dell’azienda. fatturato per segmentazione Indica l’estensione dell’azienda in termini di punti vendita. Nel settore alberghiero fornisce l’idea della dimensione. Nel settore alberghiero è una misura di efficienza che indica la media ponderata delle camere occupate sul totale numero camere numero camere occupate per numero giorni / totale camere per numero giorni Indicatori basati sull’efficienza (o produttività) di specifici fattori produttivi6 Significato Ricavi per dipendente Misura la produttività aziendale Valore aggiunto per dipendente Misura la produttività aziendale Modalità di calcolo fatturato / numero medio dipendenti in un periodo valore aggiunto / numero medio dipendenti in un periodo Rapporto dell’output sull’input o Indica la capacità dell’impresa di realizzare un dato 7 livello di output con una minore quantità di risorse. su un fattore di input Produttività del lavoro Produttività della forza vendita output (in quantità) / q.tà di uno o più fattori di input output (in quantità) / Indica la capacità dell’impresa di realizzare un dato livello di output con un numero minore di addetti. numero medio di addetti in un periodo quantità vendute / Indica la capacità delle risorse di tradurre il lavoro in fatturato. Numero medio di addetti commerciali Indicatori di posizionamento competitivo Significato Quota di mercato (market share) Esprime i volumi dell’attività dimensione del mercato. 6 Modalità di calcolo sulla fatturato / dimensione mercato Le misure connesse alla produttività possono essere espresse in termini di output o come rapporto tra output e input. Un miglioramento del rapporto output/input indica la capacità dell’impresa di realizzare un dato livello di output con una minore quantità di risorse: la produttività costituisce quindi un driver di efficienza. 7 Per quanto riguarda i rapporti output/input, in generale, gli indicatori di produttività parziale (in cui l’output viene rapportato a un singolo fattore produttivo) sono più utilizzati rispetto agli indicatori di produttività globale, in cui si utilizza una combinazione delle diverse risorse. 20 Commissione per i principi contabili Indicatori basati sulla customer satisfaction (qualità, servizio offerto e immagine) Significato Tasso difettosità prodotti (in percentuale sulle vendite) Numero di interventi di riparazione (in garanzia) Si applica soprattutto nelle consegne di prodotti “a catalogo”. E’ orientato a valutare la competitività del sistema logistico. Si applica soprattutto nelle consegne di prodotti “a catalogo”. E’ orientato a valutare la competitività del sistema logistico. E’ un indice di qualità esterno e misura la qualità del prodotto rispetto alle esigenze dei clienti. E’ un indice di qualità esterno e misura la qualità del prodotto rispetto alle esigenze dei clienti. E’ un indicatore della qualità ed indica gli interventi necessari per mantenere la qualità del proprio prodotto. N. clienti fedeli sul totale Indica il grado di fidelizzazione della clientela. Tempo medio di consegna o di evasione dell’ordine Puntualità nelle consegne Numero di reclami Modalità di calcolo somma dei tempi di consegna / numero consegne percentuale ordini evasi nei tempi numero reclami nel periodo numero prodotti difettosi / numero totale prodotti venduti numero di interventi di riparazione in un certo periodo fatturato a clienti esistenti / fatturato E’ un indicatore di immagine: indica la spesa relativa Spese di marketing sul fatturato in marketing rapportando le spese di marketing al Spese pubblicitarie sul fatturato Spese per l’assistenza alla clientela volume di attività. E’ un indicatore di immagine: indica le spese pubblicitarie rapportando le spese di pubblicità al volume di attività. Indica l’attenzione al servizio post-vendita. 21 spese di marketing / fatturato spese pubblicitarie / fatturato spese di un periodo dedicate all’assistenza della clientela. Commissione per i principi contabili Indicatori basati sull’efficienza delle operation (tempo e produttività) Misura dell’output 8 Tempo medio di ciclo o di attraversamento (Throughouttime o manufacturing lead time) Tempo medio di lavorazione (Processing-time) MCE - Manufacturing cycle effectiveness (o efficienza del tempo ciclo) Tempo medio di set-up (attrezzaggio) Percentuale di scarti Percentuali di rilavorazioni Numero spedizioni per ora Significato vedi nota Esprime la velocità delle attività operative interne, misurando il periodo che intercorre tra l’ordine di acquisto dei fattori (o la ricezione dei fattori) e la realizzazione del prodotto finito. Tale indice segnala l’esistenza di vantaggi (o svantaggi) legati alla gestione più efficiente di tutti i processi interni. Misura la velocità delle attività operative interne limitatamente ai processi di produzione in senso stretto. Esprime il grado di efficienza dei processi interni non strettamente produttivi; tale indice tende a 1 al crescere dell’efficienza e si fonda sul presupposto che il tempo non impiegato per la lavorazione produca costi senza determinare alcun incremento di valore per il cliente. Costituisce una misura delle possibili inefficienze indotte dalla permanenza dei prodotti all’interno dell’impresa. E’ un indicatore del vantaggio competitivo da differenziazione. Misura le attività a non valore aggiunto. Modalità di calcolo vedi nota somma dei tempi di lavorazione, di ispezione, di movimentazione, di attesa e di immagazzinamento somma dei tempi di lavorazione interna tempo medio di lavorazione / tempo medio di ciclo o di attraversamento o tempo attività a valore aggiunto/ tempo medio di ciclo o di attraversamento somma dei tempi di attrezzaggio / somma dei tempi di lavorazione E’ un indicatore degli sprechi necessari numero pezzi scartati / numero totali pezzi prodotti in un periodo per mantenere la qualità. E’ un indicatore degli sprechi necessari numero pezzi rilavorati / numero totali pezzi prodotti in un periodo per mantenere la qualità. In un’azienda di servizi di logistica o in un’azienda di ad esempio n. colli spediti / distribuzione indica le performances di evasione ore di lavoro degli ordini. Capacità produttiva disponibile Indica la capacità produttività disponibile per varie sono le modalità di calcolo, ad l’incremento della produzione, espresso in unità, ad esempio n. ore disponibili – n. ore esempio ore o numero prodotti. prodotte Grado di utilizzo della capacità produttiva Indica la capacità produttività disponibile per varie sono le modalità di calcolo, ad l’incremento della produzione, espresso in esempio n. ore prodotte / N. ore percentuale disponibili Indicatori basati sulle relazioni con i clienti Significato Modalità di calcolo Tasso incremento vendite a clienti fedeli Indica il grado di fidelizzazione della clientela. incremento fatturato a clienti esistenti / fatturato Percentuale fatturato da canali diretti Indica la dipendenza dell’impresa da forze vendita esterne. fatturato da canali diretti / fatturato 8 La misura dell’output in termini fisici è semplice nel caso si faccia riferimento ad un’impresa “monoprodotto”; in questo caso, infatti, la misura può essere espressa in termini di quantità prodotta. Così, ad esempio, una società che imbottiglia acqua minerale può misurare il numero di bottiglie vendute in un periodo o la quantità di acqua imbottigliata. Nel caso, molto più frequente, di impresa multiprodotto, occorre esprimere l’output come media pesata della produzione dei diversi codici. Due soluzioni sono possibili: • i pesi “fisici”: ad esempio, nel settore tessile si può fare riferimento ai metri di tessuto, nel cartario alle tonnellate di carta, nei semiconduttori ai centimetri quadrati prodotti; • i pesi “monetari”, moltiplicando la quantità prodotta per il prezzo di ciascun codice, considerato rappresentativo dell’impegno di risorse per esso necessario. In questo modo, l’output viene espresso in termini di fatturato, utilizzando non dei prezzi effettivi ma dei prezzi standard, al fine di evitare effetti distorti dovuti a fluttuazioni di mercato. 22 Commissione per i principi contabili Indicatori di gestione dell’innovazione Significato Tempo di introduzione di un nuovo prodotto (time to market) Tasso di novità di clienti e mercati Tasso di incidenza dei nuovi prodotti Si propone di esprimere innovativi dell’azienda. Si propone di esprimere innovativi dell’azienda. Si propone di esprimere Numero di brevetti innovativi dell’azienda. Tasso di incidenza di prodotti di Si propone di esprimere proprietà riservata innovativi dell’azienda. Numero dei componenti presenti nel prodotto finale Modalità di calcolo Indica la capacità innovativa dell’azienda. Misura il tempo compreso tra il momento in cui viene tempo necessario per lo sviluppo di nuovi prodotti concepito un nuovo prodotto e la sua orientato, quindi, a valutare la competitività del immissione sul mercato. processo di sviluppo del prodotto. i risultati i risultati fatturato dei prodotti entrati negli ultimi 2 anni / fatturato i i risultati numero di nuovi brevetti per periodo / investimenti in ricerca e sviluppo risultati percentuale di fatturato dovuta a prodotti protetti da brevetti. Esprime l’efficienza strutturale sul presupposto che sia lo sviluppo tecnologico sia l’ingegnerizzazione di prodotti e processi si traducano nella riduzione dei componenti (per la loro integrazione in componenti più evoluti), con conseguente contenimento dei tempi e dei costi dei processi produttivi. 23 fatturato a nuovi clienti (o mercati) / fatturato. Commissione per i principi contabili 7. Le informazioni sui principali rischi ed incertezze 7.1. Premessa Il modello di governo dei rischi sta evolvendo nel tempo verso una più attenta considerazione del controllo dei rischi stessi e sta diventando un elemento di governance, una delle leve a disposizione del management per mitigare l’esposizione ai rischi. Gestire i rischi significa diffondere un sistema di governance basato sulla cultura della prevenzione dei fenomeni, accompagnata dall’utilizzo di strumenti in grado di ridurre la probabilità di accadimento degli eventi rischiosi e di circoscrivere l’impatto negativo ai danni della società (o del gruppo). L’ottimizzazione delle performance viene perseguita grazie alla percezione ed all’analisi dei principali fattori di rischio e di successo esistenti, alla traduzione degli stessi in indicatori significativi di performance da monitorare (KPI), nonché alle capacità e sensibilità manageriali sviluppate nel tempo dalle diverse componenti dell’organizzazione in relazione all’integrazione degli aspetti etici, sociali, ambientali ed economici. In questo contesto il Legislatore ha ritenuto, conformemente a quelli dei più importanti Paesi Europei e non, di richiedere informazioni nella relazione degli amministratori sui principali rischi che gravano sull’impresa e sulle azioni intraprese per contrastarli. In particolare: • una descrizione dei principali rischi ed incertezze a cui la società (il gruppo) è esposta; • gli obiettivi e le politiche della società (del gruppo) in materia di gestione del rischio finanziario e l’esposizione della stessa ai rischi di prezzo, di credito, di liquidità e di variazione dei flussi finanziari. 7.2. Definizione di rischio e classificazione I rischi, intesi come “rischi puri”, possono essere definiti come quegli eventi atti a produrre effetti negativi in ordine al perseguimento degli obiettivi aziendali, e che quindi ostacolano la creazione di valore. All’opposto, le opportunità di business sono quegli eventi idonei a generare riflessi positivi ai fini del raggiungimento degli obiettivi strategici, agevolando perciò la produzione di ricchezza9. 9 In tal caso trattasi del concetto di “rischio speculativo” da cui possono derivare tanto effetti negativi quanto effetti positivi. 24 Commissione per i principi contabili La gestione dei rischi/opportunità costituisce un compito primario del management, rappresenta un elemento cardine della governance aziendale e, in base alle nuove disposizioni, è oggetto di informativa nella relazione annuale. I rischi possono essere classificati in vari modi, tra i quali si ricordano quello scelto dal Legislatore che li suddivide in rischi finanziari e non finanziari e quello che li divide in base alla fonte di provenienza del rischio stesso. I rischi possono essere così classificati in due macro-categorie: rischi di fonte interna e rischi di fonte esterna, a seconda che siano insiti nelle caratteristiche e nell’articolazione dei processi interni di gestione aziendale ovvero derivino da circostanze esterne rispetto alla realtà aziendale: rischi di fonte interna: - efficacia/efficienza dei processi: è il caso in cui i processi aziendali non permettono di raggiungere gli obiettivi di economicità prefissati o comportano il sostenimento di costi più elevati rispetto a quelli stimati o a quelli sostenuti dalla concorrenza; - delega: se la struttura organizzativa non prevede una chiara definizione dei ruoli e delle responsabilità nell’ambito dei processi di gestione e di controllo; - risorse umane: è il rischio che si ha quando le risorse umane impegnate nella gestione o nel controllo dei processi aziendali non possiedono le competenze e l’esperienza adeguata al raggiungimento degli obiettivi prefissati; - integrità: si riferisce alla possibilità che si verifichino comportamenti irregolari da parte di dipendenti, agevolati da eventuali carenze nei processi di controllo per la salvaguardia del patrimonio aziendale (frodi, furti, ecc.), o alla possibilità di perdita di dati o informazioni; - informativa: è la possibilità che le informazioni utilizzate a supporto delle decisioni strategiche, operative e finanziarie non siano disponibili, complete, corrette, affidabili e tempestive; - dipendenza: riguarda l’eventuale concentrazione della clientela (rischio di vendita) o la dipendenza dell’azienda da pochi fornitori (rischio approvvigionamento); rischi di fonte esterna: - mercato: si intende la possibilità che variazioni inattese di fattori di mercato (volume, prezzo, tassi di interesse, tassi di cambio, ecc.) determinino un effetto negativo sui risultati dell’azienda; - normativa: si verifica nel caso in cui le variazioni nella normativa nazionale o internazionale diminuiscono i vantaggi competitivi dell’impresa; 25 Commissione per i principi contabili - eventi catastrofici: riguarda l’eventualità che l’entità, in seguito al verificarsi di eventi catastrofici, incorra in gravi ritardi o perdite significative per ripristinare la normale operatività o non sia in grado di continuare l’attività; - concorrenza: attiene alla possibilità che nuovi concorrenti entrino nel mercato o che i principali concorrenti, intraprendendo determinate azioni, possano erodere quote di mercato all’impresa; - contesto politico-sociale: si riferisce all’impatto dell’instabilità politica, sociale e delle dinamiche congiunturale dei Paesi in cui opera l’entità (rischio Paese). 7.3. Informazioni da fornire nella relazione Come visto in precedenza il Legislatore ha diviso i rischi in finanziari e non finanziari ed ha richiesto diverse informazioni per ciascuna tipologia. 7.3.1. I rischi finanziari Le informazioni da fornire in merito ai rischi finanziari ed alle politiche di gestione dei rischi finanziari sono state analizzate nel principio contabile OIC 3 emesso dall’Organismo Italiano di Contabilità ed in uno specifico documento emesso da questa Commissione nel Febbraio del 2005. Anche se non costituisce una finalità di questo documento, per completezza, si riporta di seguito un breve quadro sinottico delle informazioni da fornire (in nota integrativa e nella relazione sulla gestione), rinviando ai documenti citati per una trattazione completa della materia. INFORMAZIONI DA RIPORTARE NELLA NOTA INTEGRATIVA La nota integrativa deve contenere informazioni relative: • ai contratti derivati di copertura; • alle immobilizzazioni finanziarie iscritte ad un valore superiore al fair value. Con riferimento ai contratti derivati di copertura, nella nota integrativa si devono fornire informazioni sulle attività/passività oggetto di copertura e sulla verifica dell’efficacia delle coperture stesse. Le informazioni vanno suddivise per categoria di strumenti finanziari derivati e riguardano: • tipologia del contratto derivato; • finalità (trading o copertura); • valore nozionale; • rischio finanziario sottostante (rischio di tasso di interesse, di cambio, creditizio, ecc.); • fair value del contratto derivato; • attività o passività coperta (per i contratti derivati di copertura); • fair value dell’attività o passività coperta se disponibile (per i contratti derivati di copertura). Con riferimento alle immobilizzazioni finanziarie iscritte in bilancio per un valore superiore al loro fair value, per effetto di quanto stabilito dall’art. 2427-bis al primo comma punto 2), la nota integrativa deve evidenziare il valore contabile ed il fair value delle singole attività, eventualmente raggruppate, oltre alle ragioni per le quali non si è ritenuto di doverne ridurre il valore contabile. Queste disposizioni si applicano alle categorie di immobilizzazioni previste dalla voce B III dello schema di stato patrimoniale di cui all’art. 2424, con esclusione delle partecipazioni detenute in società controllate e collegate, nonché le partecipazioni in joint venture e, quindi, si riferisce alle partecipazioni in imprese controllanti od altre imprese, ai crediti verso imprese controllate collegate e controllanti, ai crediti verso altri, agli altri titoli ed alle azioni proprie. 26 Commissione per i principi contabili INFORMAZIONI DA RIPORTARE NELLA RELAZIONE SULLA GESTIONE La relazione deve riportare, con riferimento all'uso di strumenti finanziari, e se rilevanti per la valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell'esercizio: a) gli obiettivi e le politiche in materia di gestione del rischio finanziario, compresa la politica di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste; b) l'esposizione al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di variazione dei flussi finanziari. Le informazioni da indicare nella relazione sulla gestione sono di due tipi: • informazioni qualitative: descrivono gli obiettivi, le politiche e i criteri utilizzati per fronteggiare i rischi • informazioni quantitative: forniscono le indicazioni circa la dimensione (ampiezza) dell’esposizione ai rischi da parte dell’impresa. In quest’ottica, si deve: 1) raggruppare gli strumenti finanziari per classi; 2) determinare il grado di dettaglio di tali informazioni sulla base della rilevanza che gli strumenti finanziari hanno nella valutazione della situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’impresa. In merito al punto 1, si devono raggruppare gli strumenti finanziari per classi pertinenti alla natura delle informazioni fornite e tenendo in considerazione le caratteristiche degli strumenti finanziari. Generalmente, le classi di strumenti finanziari sono determinate distinguendo tra strumenti valutati al costo ammortizzato e strumenti valutati al “fair value” 10 . In merito al punto 2, la determinazione del livello di dettaglio da fornire per particolari strumenti finanziari richiede un procedimento di valutazione in considerazione dell’importanza relativa di tali strumenti. LA NATURA E LA DIMENSIONE DEL RISCHIO DERIVANTE DAGLI STRUMENTI FINANZIARI Tipologie di rischi Un’impresa deve fornire nella relazione sulla gestione informazioni che permettano ai destinatari del bilancio di valutare la natura e l’ampiezza dei rischi derivanti dagli strumenti finanziari ai quali l’impresa è esposta durante l’esercizio e alla data di bilancio. La relazione sulla gestione deve mettere in evidenza i rischi derivanti dagli strumenti finanziari posseduti ed il modo in cui essi sono fronteggiati. Questi rischi includono generalmente il rischio di credito, il rischio di liquidità ed il rischio di mercato. • il rischio di credito, che è il rischio che un partecipante a uno strumento finanziario non adempia a una obbligazione e causi una perdita finanziaria all’altro partecipante; • il rischio di liquidità, che è il rischio che l’impresa abbia difficoltà nel far fronte agli impegni derivanti da passività finanziarie da estinguere; • il rischio di mercato, che è il rischio che il “fair value” o i futuri flussi finanziari di uno strumento finanziario fluttuino in seguito a variazioni nei prezzi di mercato. Il rischio di mercato include tre tipi di rischio: o il rischio valutario è il rischio che il “fair value” o i futuri flussi finanziari di uno strumento finanziario fluttuino in seguito a variazioni dei cambi; o il rischio sui tassi di interesse è il rischio che il “fair value” o i futuri flussi finanziari di uno strumento finanziario fluttuino in seguito a variazioni dei tassi di interesse sul mercato; o l’altro rischio di prezzo rappresenta il rischio che il “fair value” di uno strumento finanziario fluttui in seguito a variazioni nei prezzi di mercato (tranne quelli derivanti da variazioni nei tassi di interessi di mercato e nei cambi valutari), se tali variazioni derivano sia da fattori specifici relativi al singolo strumento finanziario o al suo emittente, sia da fattori che influenzano tutti gli strumenti finanziari negoziati sul mercato. Obiettivi, politiche di gestione e politiche di copertura dei rischi (informazioni qualitative) Per ciascun rischio derivante dagli strumenti finanziari utilizzati, si deve indicare: a) l’esposizione al rischio e come è originato; b) gli obiettivi, politiche e metodologie per fronteggiare il rischio e i criteri utilizzati per misurare il rischio; c) qualsiasi variazione avvenuta nei punti a) e b) rispetto all’esercizio precedente. 10 Il documento emesso da questa commissione nel febbraio del 2005 suggerisce di adottare lo schema previsto dallo IASB e precisamente: 27 Commissione per i principi contabili 7.3.2. I rischi non finanziari 7.3.2.1. Analisi dei rischi La seguente tabella riepiloga le tipologie di rischio viste in precedenza indicando alcuni esempi per ognuna di esse: Tipologia Esempi Efficacia/efficienza dei processi • Performances (sviluppo, produzione, acquisti, vendita e logistica) • Rischi di liquidità • Gamma prodotti • Sistema di management e di controllo interno • Organizzazione e management • Reclutamento del personale dipendente • Formazione del personale dipendente • Turnover • Risorse chiave • Sviluppo ed industrializzazione dei prodotti • Rischi di frodi e furto • Rischi IT (sicurezza dei dati, rischi di blocco, rischi di perdita dei dati) • Gestione delle informazioni • Controllo di gestione • Concentrazione della clientela • Dipendenza da pochi fornitori • Rischi di volume/prezzo • Cambi, tassi di interesse, prezzo di mercato 11 strumenti finanziari • Modifiche legislative • Modifiche legislazione tributaria • Catastrofi • azioni dei concorrenti • Guerre • Accadimenti politici • Rischi legati all’economia Delega Risorse umane Integrità Informativa Dipendenza Mercato Normativa Eventi catastrofici Concorrenza Contesto politico-sociale (rischio Paese) TIPOLOGIA DI STRUMENTI FINANZIARI • Attività finanziarie al “fair value”, con variazioni imputate al conto economico o Attività finanziarie possedute per essere negoziate o Attività finanziarie designate fin dalla rilevazione iniziale come attività finanziarie al “fair value” con variazioni imputate a conto economico • Investimenti detenuti fino a scadenza • Finanziamenti e crediti • Attività finanziarie disponibili per la vendita • Passività finanziarie al “fair value” con variazioni imputate al conto economico o Passività finanziarie possedute per essere negoziate o Passività finanziarie designate fin dalla rilevazione iniziale come passività finanziarie al “fair value” con variazioni imputate a conto economico • 11 Passività finanziare valutate al costo ammortizzato In questo caso trattasi di rischi finanziari, per i quali si rinvia al paragrafo 7.3.1. 28 Commissione per i principi contabili 7.3.2.2. Le politiche di risposta e di riduzione dei rischi Gli amministratori, per ogni tipologia di rischio individuato, devono descrivere eventuali misure di riduzione dei rischi. In linea generale, le principali politiche di risposta al rischio possono essere individuate nelle seguenti categorie: eliminazione: il management evita di intraprendere le attività considerate quali fattori di rischio eccessivo (vendita di un ramo di azienda dimostratosi poco remunerativo, rinuncia all’espansione in una zona geografica in quanto politicamente instabile, ecc.); riduzione/prevenzione/protezione: le probabilità o gli impatti determinati da eventi di rischio vengono ridotte ricorrendo ad apposite decisioni ovvero allestendo adeguati strumenti di protezione (diversificazione dell’offerta di prodotti e/o servizi, realizzazione di processi più efficienti, ecc.); trasferimento: gli eventuali effetti derivanti dai rischi vengono trasferiti o ridotti condividendoli con terzi (polizza assicurative, gestione in outsourcing di alcune funzioni aziendali, realizzazione di operazioni di copertura); assunzione: accettare il rischio quando le probabilità e l’eventuale impatto si configurano già entro i confini di risk tollerance stabiliti. Per le società di piccole e medie dimensioni, che potrebbero non disporre di un appropriato e strutturato sistema di gestione dei rischi, si ritiene che gli amministratori possano limitarsi ad individuare i principali rischi in relazione all’attività esercitata, eventualmente suddividendoli per settore di attività/settore geografico, ed indicando la durata prevista di ogni singolo rischio. 7.3.2.3. Alcuni esempi Di seguito si riportano alcuni esempi senza pretendere che siano esaustivi: una società che produce componenti per il settore automotive per alcune grandi aziende automobilistiche o motociclistiche potrebbe riportare: “Il principale rischio cui l’azienda è esposta è rappresentato dalla presenza in un unico mercato, e con un fatturato concentrato su pochi clienti, con componenti che subisono in modo significativo la concorrenza dei produttori asiatici. Per ridurre tale fattore di rischio la società sta agendo in due direzioni: da una parte cerca di sfruttare il proprio know-how e la propria capacità produttiva indirizzando l’offerta anche in altri settori, quali componentistica per elettrodomestici, e dall’altra sta esplorando la possibilità di entrare nel mercato dell’after market”; una società manifatturiera con una produzione fortemente verticalizzata potrebbe 29 Commissione per i principi contabili riportare: “Il principale rischio cui l’azienda è esposta è l’estrema verticalizzazione del processo produttivo, tale da avere una struttura che comporta un livello di costi fissi troppo elevato e, conseguentemente, un margine di sicurezza sul break even point che giudichiamo troppo rischioso per la Vostra società. Al fine di ridurre tale rischio con l’inizio dell’esercizio ____ è stato ceduto il ramo di azienda riferito alle lavorazioni del …… e con il cessionario è stato concluso un contratto di outsourcing per la durata di __ anni”; una società distributiva che dipende perlopiù da un unico fornitore potrebbe riportare: “Il principale rischio cui l’azienda è esposta è la forte dipendenza da un unico fornitore. Al fine di ridurre il rischio è stato concluso un contratto di fornitura in esclusiva per la durata di ___ anni, definendo anche il criterio per la determinazione dei prezzi di acquisto dei prodotti”. 30 Commissione per i principi contabili 8. Le informazioni relative alle relazioni con l’ambiente 8.1. Premesse Le informazioni inerenti gli aspetti ambientali costituiscono una delle novità introdotte nella relazione sulla gestione dal Decreto Legislativo 32/2007. In particolare, il Legislatore richiede che l’analisi della situazione e dell’andamento della gestione, oltre ad essere “coerente con l’entità e la complessità degli affari della società”, contenga anche “nella misura necessaria alla comprensione della situazione della società e dell’andamento e del risultato della gestione, gli indicatori di risultato finanziari e, se del caso, quelli non finanziari pertinenti all’attività specifica della società, comprese le informazioni attinenti all’ambiente e al personale” (grassetto aggiunto). Analizzate le nuove disposizioni, si ritiene che le informazioni relative ai rapporti con l’ambiente debbano essere fornite solo ogni qual volta esistono impatti ambientali significativi, con possibili conseguenze patrimoniali e reddituali per la società o per il gruppo. L’obbligo introdotto dal Legislatore si manifesta non attraverso un indicazione delle informazioni minime, ma attraverso l’obbligo di valutazione degli amministratori sull’opportunità di fornire le informazioni ed il contenuto delle stesse. Spetta, quindi, agli amministratori valutare se predisporre e diffondere specifiche analisi su temi ambientali, e se l’eventuale omissione comprometta il raggiungimento degli scopi di analisi fedele, equilibrata ed esauriente prevista dal codice civile. 8.2. Informazioni da fornire nella relazione Precisato che è compito degli amministratori valutare se predisporre e diffondere specifiche analisi su temi ambientali, si tratta di determinare l’informativa da fornire sotto gli aspetti qualitativo e quantitativo. Alla luce delle finalità illustrate (che non sono quelle del bilancio sociale e ambientale), si ritiene che l’informativa possa essere limitata alle criticità esistenti ed ai fattori rilevanti, oltre che agli sforzi effettuati per mitigare o prevenire i possibili effetti economici, finanziari e patrimoniali negativi legati a mancanze o inefficienze nella gestione delle variabili non strettamente economiche. Ciò comporta un’analisi degli aspetti ambientali necessari per capire la situazione della società o del gruppo, l’andamento, le prestazioni e la conseguente valutazione dell’impatto ambientale delle attività poste in essere. Infatti, fornire un fedele resoconto della situazione della società (o del gruppo), capire il suo andamento e le sue prestazioni, può richiedere il rilevamento non soltanto 31 Commissione per i principi contabili degli impatti ambientali diretti generati dall’attività produttiva, ma anche di circostanze, e di responsabilità ambientali scaturenti, ad esempio, da particolari tipi di investimenti, partecipazioni o relazioni con altre aziende o enti. I rapporti della società o del gruppo con l’ambiente in cui opera vanno analizzati con riferimento ai seguenti aspetti: • politica aziendale; • responsabilità; • risultati e performances; • scopi; • contesti; • politiche di investimento ambientali; • impatto dei rischi e degli oneri ambientali sulla situazione economica e finanziaria della società. Nel caso in cui la società o il gruppo operino in diversi settori di attività/geografici, se rilevanti, devono essere fornite le informazioni divise per ciascun settore. Le informazioni, comunicate tramite opportuni indicatori (qualitativi e quantitativi), dovrebbero permettere l’evidenza dei miglioramenti o dei peggioramenti delle condizioni in cui la società o il gruppo realizzano la produzione di beni o servizi sotto i diversi aspetti dell’impatto ambientale che ne derivano (ad esempio: consumi di risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili, entità delle emissioni, dei rifiuti prodotti, impatto ambientale dei prodotti ottenuti, ecc.). Il presente lavoro, come più volte indicato, non ha lo scopo di essere completo ed esaustivo, ma intende essere un documento di studio; conseguentemente sono stati riportate solo alcune indicazioni di carattere generale, rinviando in sede di applicazione pratica, la scelta degli indicatori in base alla significatività dell’informazione. Le informazioni ambientali possono in genere essere ricondotte alle seguenti classi: 1) informazioni inerenti l’esplicitazione della specifiche linee comportamentali dell’entità in materia di tutela dell’ambiente (politica ambientale) e, ove monitorati, i costi e gli investimenti ambientali, oltre ché la valutazione dell’impatto che ne è derivato o si ritiene ne deriverà. Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti: 32 Commissione per i principi contabili Spese ambientali correnti Ambito di tutela Spese ambientali correnti: Protezione Protezione Gestione Protezione aria acqua rifiuti suolo Rumore Altri ambiti (specificare) Materiali di consumo Servizi da terzi Ammortamenti Totale Investimenti ambientali Ambito di tutela Investimenti ambientali: Protezione Protezione Gestione Protezione aria acqua rifiuti suolo Rumore Altri ambiti (specificare) Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni immateriali 2) informazioni sui risultati della gestione ambientale, che riguardano l’impatto dell’azienda sotto il profilo dei processi critici, dei prodotti, degli input e degli output, sempre ché siano significativi e critici. Per quanto riguarda gli input, ad esempio, se rilevanti, possono essere fornite indicazioni del grado di pericolosità, di tossicità e di potenziale impatto ambientale dei materiali utilizzati (Material use), dei consumi energetici (Energy consumption), dei consumi idrici (Water consumption), ecc.. Nell’ambito delle informazioni circa i processi critici, devono essere oggetto di analisi i rischi e gli eventuali danni arrecati, tenendo distinti e fornendo informazioni diversificate a seconda che si tratti di rischi e danni probabili o possibili. Così, ad esempio, si possono fornire informazioni sui rischi ed i danni arrecati al territorio e successivamente rimediati (Land contamination and remediation), nonché le iniziative per ridurre gli impatti dei processi produttivi sulle zone circostanti (Habitats). Al fine di rendere esplicite le politiche ambientali realizzate sui prodotti (product 33 Commissione per i principi contabili stewardship), se del caso, può essere riportata l’indicazione dei miglioramenti ambientali derivanti dalla progettazione (life-cycle design), dal packaging, dalle modifiche di prodotto (product impact), l’analisi del carico inquinante che il prodotto realizzato porta con sé al momento dell’utilizzo, il rapporto e le attività poste in essere insieme con i fornitori in funzione di parametri bilanciati (economici ed ecologici), ecc.. 34 Commissione per i principi contabili 9. Le informazioni relative alle relazioni con il personale Le informazioni riguardo al personale dipendente costituiscono un’altra novità introdotta dal D.Lgs 2/2/2007 n. 32 in attuazione della Direttiva Europea 2003/51/UE. L’evidente obiettivo è quello di garantire al lettore del bilancio un compendio informativo che consenta un’analisi dei risultati della società o del gruppo più ampia rispetto alla tradizionale analisi patrimoniale, finanziaria ed economica. Le informazioni riguardanti il personale dovrebbero tendere a permettere la comprensione delle modalità con cui si esplica il rapporto tra la società o il gruppo e le persone con cui collaborano (ad esempio: grado di turnover del personale, età media ed istruzione di dipendenti, ore di formazione dei medesimi nel periodo, ecc.). In questo senso, la relazione sulla gestione diventa lo strumento da cui deve essere possibile valutare, da un lato, alcuni elementi che caratterizzano la “sostenibilità sociale” dell’azienda, e, dall’altro, la capacità di quest’ultima di realizzare le condizioni di creazione di valori intangibili (intangibles) durevolmente ancorati ad essa. Con riferimento ai soggetti che in varie forme prestano la propria opera presso l'azienda, le informazioni quantitative e qualitative che possono garantire la lettura dello stato delle relazioni si possono riferire, in particolare, ai seguenti aspetti: 1) composizione del personale 2) turnover 3) formazione 4) modalità retributive 5) sicurezza e salute sul luogo di lavoro oltre ad eventuali informazioni relative all’organizzazione del lavoro, alle attività sociali ed ai contesti. Composizione del personale Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti: 35 Commissione per i principi contabili Dirigenti Quadri Impiegati Operai Dirigenti Quadri Impiegati Operai Dirigenti Quadri Impiegati Operai Dirigenti Quadri Impiegati Operai Dirigenti Quadri Impiegati Operai Altre tipologie Uomini (numero) Donne (numero) Altre tipologie Età media Altre tipologie Anzianità lavorativa < 2 anni Anzianità lavorativa 2 < 5 anni Anzianità lavorativa 6 < 12 anni Anzianità lavorativa > 12 anni Contratto a tempo indeterminato Contratto a tempo determinato Contratto a tempo parziale Altre tipologie Altre tipologie Titolo di studio: Laurea Titolo di studio: Diploma Titolo di studio: Licenza media Ulteriori informazioni possono essere fornite per provenienza territoriale e nazionalità. 36 Commissione per i principi contabili Turnover Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti: Dimissioni, Assunzioni e Situazione 1/1 Passaggi di Situazione categoria 31/12 pensionamenti e incrementi cessazioni Contratto a tempo indeterminato Dirigenti Quadri Impiegati Operai Contratto a tempo determinato Dirigenti Quadri Impiegati Operai Contratto a tempo parziale Dirigenti Quadri Impiegati Operai Altri Eventuali ulteriori dettagli possono essere fornite per sesso, età, nazionalità e Paese/Regione. E’, inoltre, possibile indicare: - la politica delle assunzioni adottata dall’azienda; - i benefit erogati ai dipendenti oltre a quelli stabiliti per legge (es.: contributi per la tutela della salute, disabilità, maternità, formazione e pensioni); - descrizione di programmi a supporto dell’impiegabilità continua e della gestione alla fine delle carriere. 37 Commissione per i principi contabili Formazione Le informazioni, a livello qualitativo, riguardano le politiche ed i programmi specifici per la gestione delle competenze e l’apprendimento continuo. Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti: Dirigenti Quadri Impiegati Operai Ore di formazione contratto a tempo indeterminato Ore di formazione contratto a tempo determinato Ore di formazione contratto a tempo parziale Ore di formazione altre tipologie eventualmente suddivisi per area funzionale (tecnica, commerciale, produzione, amministrativa, ecc.). Dirigenti Quadri Impiegati Operai Incidenza costi di formazione (spese in formazione / fatturato) Modalità retributive Le informazioni qualitative riguardano il sistema di remunerazione ed incentivazione, mentre le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti: Dirigenti Quadri Impiegati Operai Retribuzione media lorda contratto a tempo indeterminato Retribuzione media lorda contratto a tempo determinato Retribuzione media lorda contratto a tempo parziale Retribuzione media lorda altre tipologie Sicurezza e salute sul luogo di lavoro Le informazioni quantitative possono riguardare, a titolo esemplificativo, i seguenti aspetti: 38 Commissione per i principi contabili Malattia Infortunio Maternità Altre cause Contratto a tempo indeterminato Contratto a tempo determinato Contratto a tempo parziale Altre tipologie Uomini Donne Indice di frequenza degl infortuni (numero infortunix1.000.000/totale ore lavorate Indice di gravità degl infortuni (giorni di assenzax1000/totale ore lavorate Inoltre possono essere fornite informazioni e ragguagli in merito a: - descrizione di comitati formali di sicurezza e salute comprendenti rappresentanti del management e dei lavoratori e proporzione della forza lavoro coperta da tali comitati; - tassi di assenteismo; - descrizione di accordi formali con sindacati ed altri rappresentanti dei lavoratori a tutela della sicurezza e salute sul luogo di lavoro e proporzione della forza lavoro tutelata da tali accordi. 39 Commissione per i principi contabili APPENDICE 40 Commissione per i principi contabili APPENDICE “A”: INDICATORI FINANZIARI DI RISULTATO Viene di seguito fornita un’elencazione analitica, anche se non esaustiva, dei principali indicatori (margini e quozienti) economici, patrimoniali (o di solidità) e di liquidità (e di rotazione), riportando anche significato e modalità di calcolo. L’interpretazione di tali indicatori deve avvenire seguendo una logica sistemica e nel contempo fondarsi su una necessaria contestualizzazione spazio-temporale dell’azienda a cui ci si riferisce. Si ritiene utile ricordare che alcuni quozienti vanno calcolati tenendo conto di valori medi che di norma, per convenzione, si calcolano come semisomma del valore iniziale e del valore finale. Nei casi in cui, come ad esempio in presenza di attività fortemente stagionale, l’uso della semisomma si dovesse rivelare fuorviante, il valore medio va calcolato tenendo conto delle peculiarità dell’azienda a cui ci si riferisce. Indicatori economici Significato ROE (Return on Equity) ROI (Return on Investment) ROS (Return on Sales) VALORE AGGIUNTO EBIT (earnings before interest and tax) EBITDA (earnings before interest, tax, depreciation and ammortization) Incidenza della gestione non caratteristica Onerosità del capitale di credito Incidenza oneri finanziari Rappresenta la remunerazione percentuale del capitale di pertinenza degli azionisti (capitale proprio). E’ un indicatore della redditività complessiva dell’impresa, risultante dall’insieme della gestione operativa, della gestione finanziaria, della gestione straordinaria e tributaria. Rappresenta l’indicatore della redditività della gestione operativa: misura la capacità dell’azienda di generare profitti nell’attività di trasformazione degli input in output. Analizza la gestione operativa dell’azienda o del settore e rappresenta l’incidenza percentuale del risultato operativo sul fatturato (o eventualmente sul valore della produzione), cioè la capacità remunerativa del flusso dei ricavi tipici dell’azienda Indica quindi l’incidenza dei principali fattori produttivi (materiali, personale, ammortamenti, altri costi) sul fatturato. Misura l'incremento di valore che si verifica nell'ambito della produzione e distribuzione di beni e servizi grazie all'intervento dei fattori produttivi: capitale e lavoro. Modalità di calcolo risultato netto dell’esercizio ---------------------------------------------patrimonio netto medio del periodo risultato operativo ---------------------------------------------totale investimenti operativi medi del periodo risultato operativo -------------------------fatturato Valore della produzione – costi della produzione esclusi costi per il personale, ammortamenti, svalutazione ed accantonamenti Somma dell’utile di esercizio, del risultato della Esprime il risultato operativo al lordo delle gestioni gestione finanziaria, di quella straordinaria e finanziaria, straordinaria e tributaria. delle imposte Esprime il risultato della gestione operativa o tipica dell’utile di esercizio, degli dell’impresa e quindi non è influenzato da Somma componenti di reddito relativi alle gestioni ammortamenti, del risultato delle gestioni finanziaria, straordinaria e tributaria ed è al lordo di finanziaria, straordinaria e tributaria ammortamenti ed altri accantonamenti. Esprime indirettamente il peso esercitato dai risultato netto d’esercizio componenti di reddito non operativi (oneri finanziari, -------------------------------------------proventi e oneri straordinari, imposte sul reddito) risultato operativo globale (EBIT) sulla redditività netta. oneri finanziari Pone in evidenza il tasso medio di rimunerazione del capitale di credito cioè il costo medio dei ----------------------------finanziamenti di terzi. capitale di credito medio del periodo Mette in evidenza l’incidenza degli oneri finanziari sul fatturato. 41 oneri finanziari ----------------------------Fatturato Commissione per i principi contabili Indicatori patrimoniali (o di solidità) Indice di patrimoniale Espresso in termini unitari, ha un campo di patrimonio netto _____________________________ (patrimonio netto + passività correnti + passività non correnti) (passività correnti + passività non correnti) -------------------------------------------------------(patrimonio netto + passività correnti + passività non correnti) (assenza di capitale proprio) e uno (assenza di debiti). E’ il complemento del precedente ed indica il grado di dipendenza dell’azienda dai terzi. Rapporto di indebitamento Indice di copertura immobilizzazioni Patrimonio netto tangibile Rigidità dell’attivo Modalità di calcolo autonomia variabilità ben definito, essendo compreso fra zero Indice di indipendenza Elasticità dell’attivo Significato delle L’indice pone in evidenza la proporzione esistente tra i debiti ed il capitale proprio. Normalmente è espresso in termini unitari ed ha un campo di variabilità da zero (assenza di capitale di terzi) a uno (parità tra capitale di terzi e capitale proprio) e da uno in poi (capitale di terzi via via più elevato rispetto al capitale proprio). Verifica l’esistenza di un equilibrio strutturale fra fonti consolidate (capitale proprio e indebitamento a medio e lungo termine) e impieghi in attività immobilizzate (materiali, immateriali e finanziarie) da cui promana la porzione più cospicua del fabbisogno durevole di capitale. Espresso in termini unitari, presenta un campo di variabilità che va da zero (assenza in fonti consolidate) a uno (parità fra fonti consolidate e attività immobilizzate) e da uno in poi (fonti consolidate via via più elevate delle attività immobilizzate). Rappresenta in termini assoluti il patrimonio netto residuo dopo aver coperto le immobilizzazioni immateriali, in particolar modo marchi ed avviamento. Evidenzia la struttura degli investimenti. E’ un rapporto che esprime il grado di elasticità degli impieghi. Più è elevato il risultato più flessibile risulta la struttura degli investimenti. Questo si traduce in una minore onerosità del capitale. Evidenzia la struttura degli investimenti. Più è elevato il risultato meno flessibile è la struttura degli investimenti e quindi maggiore è l’onerosità del capitale. 42 (passività correnti + passività non correnti) -------------------------------------------------------patrimonio netto (patrimonio netto + passività non correnti) -------------------------------------------------------attività immobilizzate patrimonio netto – attività immateriali attività correnti ---------------------------------------capitale investito (totale attivo) attività immobilizzate -------------------------------------------capitale investito (totale attivo) Commissione per i principi contabili Indicatori di liquidità e di rotazione Significato Indice di liquidità primaria Indice di liquidità generale (o di disponibilità) Posizione finanziaria netta Capitale circolante netto (margine di disponibilità) Margine di tesoreria (margine di liquidità) Rotazione del capitale investito nella gestione caratteristica Rotazione del magazzino Periodo medio di copertura del magazzino Durata media commerciali dei crediti Durata media commerciali dei debiti Durata del ciclo del capitale circolante Il quoziente esprime l’attitudine dell’impresa a svolgere la sua gestione in condizioni di adeguata liquidità. Il suo campo di variabilità va da zero (assenza di liquidità immediate e differite) a uno (liquidità immediate e differite pari alle passività correnti) e da uno in poi (liquidità immediate e differite più elevate delle passività correnti). Segnala l’attitudine dell’impresa a far fronte alle uscite future derivanti dall’estinzione delle passività correnti, con i mezzi liquidi a disposizione e con le entrate future provenienti dal realizzo delle attività correnti. Solitamente espresso in termini unitari, il suo campo di variabilità va da zero (assenza di attività correnti) a uno (attività correnti pari alle passività correnti) e da uno in poi (attività correnti più elevate delle passività correnti). Modalità di calcolo (liquidità immediate + liquidità differite) -----------------------------------------passività correnti attività correnti --------------------------passività correnti Somma algebrica dei debiti finanziari di ogni Posizione finanziaria netta: rappresenta la tipo, dei depositi in cassa o presso banche e situazione finanziaria della società verso il mondo degli investimenti realizzabili entro un breve periodo di tempo (ad esempio titoli facilmente finanziario. smobilizzabili). Rappresenta la quota di impieghi in attività correnti che può ritenersi coperta da fonti consolidate. Un CCN negativo evidenzia la presenza di impieghi in immobilizzazioni che risultano coperti da passività a liquidità immediate + liquidità differite breve termine, il che corrisponde ad un disequilibrio + magazzino – passività correnti patrimoniale che può generare una situazione di insolvenza. E’ collegato all’indice di liquidità generale. Esprime la capacità o l’incapacità dell’impresa di fare fronte agli impegni finanziari di breve periodo attraverso le disponibilità liquide e sul ritorno in forma liquida dei crediti a breve termine. Se assume liquidità immediate + liquidità differite valori negativi significa che l’azienda è incapace di – passività correnti far fronte al rimborso dei debiti a breve con i mezzi ordinari. E’ collegato all’indice di liquidità primaria. Esprime la velocità di rigiro del capitale impiegato fatturato nella produzione tipica. Indica il numero di volte ---------------------------------nell’arco dell’anno in cui il capitale investito nella totale investimenti operativi gestione caratteristica ritorna in forma liquida caratteristici medi del periodo attraverso le vendite nette. Fornisce indicazioni sulla velocità di rigiro annuale costo del venduto delle giacenze di magazzino. Esprime il numero di ------------------------------------------volte in cui il magazzino ritorna in forma liquida giacenze medie di magazzino attraverso le vendite. giacenze medie di magazzino Il quoziente esprime in giorni il tempo medio di --------------------------------------------------- x 360 giacenza delle scorte di magazzino. costo del venduto valore medio dei crediti verso clienti Esprime in giorni il tempo che mediamente intercorre fra il sorgere dei crediti e la loro effettiva ------------------------------------------------------ x 360 fatturato riscossione. valore medio dei debiti verso fornitori Esprime in giorni il tempo che mediamente intercorre fra il sorgere dei debiti in parola e il loro ------------------------------------------------------ x 360 acquisti di materie effettivo pagamento. Esprime il periodo nel quale il capitale circolante giacenza media del magazzino + durata ritorna in forma liquida. Più breve è la durata del media dei crediti commerciali - durata ciclo più favorevole è il giudizio sulla situazione di media dei debiti commerciali liquidità. 43 Commissione per i principi contabili APPENDICE “B”: INDICATORI NON FINANZIARI DI RISULTATO Gli indicatori non finanziari di risultato sono misure a carattere quantitativo non monetario orientate al lungo periodo. Il valore economico dell’impresa deriva dalla sua capacità di ottenere migliori prestazioni rispetto a propri fattori critici di successo, rendendo così difficile definire standards applicabili e regole precise nella scelta degli indicatori. Ciò comporta che, contrariamente a quanto avviene per gli indicatori finanziari, per i quali esistono determinati parametri comunemente accettati dal mercato, gli indicatori non finanziari devono essere scelti con riferimento alle caratteristiche dell’impresa, alla gamma di prodotti venduti, ecc.. Tali indicatori possono variare da azienda ad azienda per effetto di molteplici fattori (attività esercitate, mercato di riferimento, dimensione, caratteristiche dei prodotti, processo produttivo, ecc.) e non è facile, quindi, definire regole per la loro corretta individuazione. Nel paragrafo 6.2.3 si è comunque provveduto ad esporre un possibile modello logico per la scelta degli indicatori non finanziari. In questa appendice si è cercato, per migliorare l’esposizione e la comprensione, di fornire esempi, non esaustivi, di indicatori specifici riferiti ad alcuni settori. Come anticipato si tratta di indicazioni a puro titolo esemplificativo e come tali devono poi essere riscontrate ed adattate alla realtà aziendale. Salvo che per gli indicatori più complessi si è ritenuto non necessario indicare il metodo di calcolo data la loro immediatezza o nel caso in cui la spiegazione sia già stata fornita nel paragrafo 6.2.3. Alberghiero Numero camere Tasso di occupazione camere 44 Commissione per i principi contabili Alimentare Quantità vendute per marchio Quota di mercato per marchio Spese di marketing sul fatturato Spese pubblicitarie sul fatturato Automotive Numero di veicoli venduti per area geografica Numero di veicoli venduti per marchio Quote di mercato per area geografica Quote di mercato per marchio Quantità di veicoli presso i rivenditori Time to market Beni di consumo Quantità vendute per marchio Quota di mercato per marchio Spese di marketing sul fatturato Spese pubblicitarie sul fatturato Percentuale dei ricavi di nuovi prodotti (commercializzati negli ultimi 2 anni) sul totale dei ricavi Time to market Misura dell’output 45 Commissione per i principi contabili Beni e servizi per l’industria Ricavo per dipendente Misura dell’output Rapporto dell’output sull’input o su un fattore di input Tempo medio di ciclo o di attraversamento (througout time o manufacturing lead time) Tempo medio di lavorazione (processing-time) Tempo medio di set-up (attrezzaggio) Percentuale di scarti Percentuali di rilavorazione Capacità produttiva disponibile Grado di utilizzo della capacità produttiva Numero dei componenti presenti nel prodotto finale Spese per ricerca e sviluppo sul fatturato Spese per la qualità sul fatturato Chimico Misura dell’output 46 Commissione per i principi contabili Costruzioni e materiali edili Mq costruiti Mq venduti Mq o mc di materiali costruiti o venduti Distribuzione Vendite annuali, mensili o settimanali per metro quadrato Numero punti vendita divisi per tipo 12 Produttività della forza vendita Tempo medio di consegna Puntualità nelle consegne Numero di reclami Farmaceutico Numero nuovi prodotti ad ogni stadio dello sviluppo (valutazione iniziale, determinazione delle dosi e iniziale valutazione di efficacia e studio dei pazienti) Percentuale dei ricavi di nuovi prodotti (commercializzati negli ultimi 2 anni) sul totale dei ricavi 12 Ad esempio retail, cash & carry, ecc.. 47 Commissione per i principi contabili Logistica Tempo medio di consegna Puntualità nelle consegne Numero spedizioni per ora 13 Materiali di base Misura dell’output Ospedaliero Tasso di occupazione dei letti Durata media dei ricoveri Costo per giorno di ricovero Servizi finanziari Numero prodotti venduti per cliente per segmentazione geografica Tecnologico Misura dell’output 13 ad esempio n. colli spediti per ora 48 Commissione per i principi contabili Telecomunicazioni Numero di utenti per tecnologia utilizzata (network, DSL, wireless) Ricavo medio mensile per linea Totale traffico uscente per mese Totale traffico uscente ed entrante per mese Quota di mercato per tecnologia Numero accessi per tecnologia Percentuale di crescita della clientela Churn rate 14 Numero di dipendenti Utility Costi per unità prodotta su base annua Tempo medio di interruzione del servizio (minuti/anno) Affidabilità del sistema di trasporto (%) 14 15 Il churn rate per un certo periodo rappresenta il numero dei clienti cessati durante il periodo espresso in percentuale della consistenza media della clientela. 15 Nel settore dell’energia elettrica è un indicatore della qualità del servizio: espresso in percentuale, rappresenta l’affidabilità del sistema di trasporto. 49