RE C E N S I O N I
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RE C E N S I O N I
RE C E N S I O N I D omenico R occia, « Il G iellism o c e lle se » , V ercelli, La Sesia, 1949. ver U na raccolta così densa ed accurata, q uesta sul G iellism o vercellese di D o m enico R occia, d i dati, di docum en ti e di notizie da fa r pensare che se ogni fo rm azione o m ovim ento che ha ope rato n ella guerra di L iberazione curas se u n a cronaca a ltrettan to com pleta d elle sue operazioni, la tram a d ella in te ra storia della R esistenza in Italia (a n cora oggi p e r m olteplici ragioni ben lu n g i d a ll’essere esau rien tem en te in tessuta) p o treb b e dirsi com pleta. I docum enti storici sugli a lb o ri e sul lo sviluppo clandestino ed in su rre zio n ale del giellism o vercellese si a lte r nano agli elenchi organizzativi ed alle n otizie dettagliate sui vari setto ri d ’a t tività d el m ovim ento (m ilita re, fem m i nile, stam pa, p ropaganda, inform azioni), il diario perso n ale alla testim onianza. I m anifesti, le circo lari ed i p roclam i nazifascisti sono c o rre d a ti con i ra p p o rti e con le relazio n i della P re fe ttu ra e della Q uestura rep u b b lica n a , e tu t ti q u e sti c o n fro n ta ti con la cronaca spes so giornaliera d elle o perazioni partigiane o delle sq u a d re « so tterra n ee » in città. In tere ssa n ti m ate ria li di valore d ocum entario su l’atteggiam ento e la posizione d ella M agistratura, d el Cle ro e d ella Scuola vercellesi, aggiungono a tu tta questa già copiosa fo n te d i n o tizie storiche il m ate ria le p e r delle considerazioni anche di pro sp ettiv a so ciologica; finché chiude in com pletez za il volum e, la raccolta del docum en to p iù schiettam ente um ano, in d iv id u a le : la poesia, il diario, la le tte ra ; il cenno biografico. D all’am pia docum entazione, n o n p ri va di una certa sua o rd in azio n e logica (che p erm ette sia p u re n ella fram m en tarietà di scorgere or qua or là il tes suto connettivo di u n certo disegno si stem atico) escono p e r lo storico fu tu ro della R esistenza i singoli q u a d ri delle v arie m anifestazioni della lo tta clande stina e guerrig liera condotta dal giel lism o nel vercellese. D el resto non è certo la fram m en ta rietà che si deve im p u tare ai lavori di raccolta com e q u e sti; i q u a li lav o ri (com e è in effetti nel nostro caso) quando m iran o ad una certa com ple tezza ed im p a rzia lità n ella scelta delledocum entazioni, q u ando alle esigenze del tem a lo ro p ro p rio aggiungono la cura d e ll’inserim en to della tram a più p a rtico la re (anche se solo o p re v alen tem ente docum entaria) n el disegno più generale degli avvenim enti, q u ando in som m a l ’econom ia lo ro tien e conto di tu tti questi interessi, a llo ra si può d ire che l ’A u to re ab b ia v irtu a lm e n te rag giunto il suo risu lta to o q uanto m eno u n risu lta to positivo. P e rc h è anche in questo genere di docum entazioni il le tto re avveduto (a alm eno interessato) può tro v are anche solo n el sem plice accostam ento di due docum enti a p e rtu re spesso in so sp e tta te a p iù vaste considerazioni. Il G iellism o vercellese è u n episo dio del m ovim ento giellistico italiano che m olto ha pesato n ella con d o tta d e l la guerra di L ib e raz io n e ed il lavoro d el R occia ci p o rta in quel p a rtico la re e contrastato setto re della guerra clandestina che è il setto re della p ia n u ra. T ra l ’arte d e ll’in su rrezio n e citta dina e la tecnica d ella g u erriglia partigiana in regioni m ontagnose o c o lli nose, la condotta di azioni di resisten za in p ian u ra è certo p iù d iffic ile ; la p iù difficile a p re p ara rsi e la p iù difficilea p o rsi in atto. L ’azione del giellism o vercellese ci ap p are n ella docum entazione d el R oc cia com e u n in teressan te esem pio di lo tta p a rtig ian a con d o tta al di fu o ri di q u e lle sedi che sono state sem pre l e p iù n o rm ali e p ro p izie p e r il sorgere ed il crescere d ella guerriglia. C’è poi in fin e l ’interesse di certe do cum entazioni di avvenim enti lo ca li che possono sco p rire e fa r luce su avveni m en ti di p iù vasta riso n a n za ; d e l resto n e p p u re u n a sovrabbondanza di in fo r m azioni di valore locale si può im p u tare a questi lav o ri di raccolta, p erch è in fo n d o , in una guerra di resisten za che necessariam ente si svolge in com p a rtim e n ti stagni, cioè con operazioni il p iù spesso di valore locale o p e r lo m eno regionale (a ltrim e n ti vien sna R E C E N S IO N I tu ra ta la n atu ra di g u erriglia partigiana) anche il resoconto locale può ap rire d elle in teressan ti prospettive di v alutazioni ed esperienze. In defin itiv a il volum e del Roccia di p e r sè interessante, sarà di u tilità anche p e r lo storico fu tu ro della re si stenza. F il ip p o B arbano E dgardo Sogno, Guerra senza bandiera. R izzoli, M ilano, 1950. La cronaca di Sogno non è di q u e l le che si possono leggere a bocco n i; o, p e r d irla francam ente, non si lascia c e n te llin a re com e una pulita n arrazio ne di vicende clandestine che abbia i suoi m om enti di req u ie, le sue pause anche brev i, sospese già su ciò che do vrà accadere m a p u r vagam ente disten sive. Si legge tutta d ’u n fiato, si resta p resi nel m eccanism o pazzesco di q u e l le avventure e poi, giunti alla parola « fine », ci si chiede se le trecentocinq u an ta pagine del volum e non siano state u n salto n e ll’im possibile, una fan tastica scorazzata n e l m ondo d e ll’im m a ginazione rom anzesca che popolava cer te n o stre passioni d e ll’adolescenza, a m età strada fra la leggenda di una im peccabile « p rim u la rossa » e l’oscura realtà del L ew rance asiatico. E invece la storia di « F ran ch i » e d ella sua o r ganizzazione è sacrosanta verità di fa t ti accaduti in questa Italia, dal settem b re caotico d e ll’arm istizio alla lib e ra zione, storia genuina della resistenza com e la fece uno spericolato ten e n te di cavalleria di vecchia n o b iltà p iem o n te se, u n giovanotto nè alto nè basso che m i capitò di conoscere a P a rig i, l’an no passato, n e ll’om bra discreta d ’una sala consolare e di cui allo ra am m irai la p erfetta taille diplom atica, rin u n cian do a pensarlo l’incarnazione di « F ra n chi », com andante partigiano, capo del p iù pe rfe tto servizio di info rm azio n i e di sabotaggio che l ’esercito p artigiano del n o rd abbia avuto, fantom atico in d ividuo due v olte finito n elle m ani dei nem ici e d u e v olte fuggito con in cre d ib ile audacia, l’uom o che all’atto delF arm istizio se ne va bellam en te incon tro agli a lleati passando le lin e e di co m b attim en to d el sud, q u in d i viene paracad u tato n el biellese, m ette sossop ra T o rin o sequestrando la figlia del console tedesco p e r b a ratta rla con al cuni com pagni deten u ti, gira in lungo e in largo tre regioni cam biando do 51 cu m enti ad ogni passo, sguscia ai bloc chi fascisti con le a rm i in tasca, passa in Svizzera e rito rn a in Italia e ripassa in Svizzera p e r to rn are ancora una vol ta e im barcarsi su u n m otoscafo, con tre com pagni, alla volta d ella Corsica, lo trovi a R om a e n e lle m ontagne d e ll’Ossola, a B erna e in un a ero p o rto francese e subito dopo in una cam era sinistrata a M ilano, intento a p re p a ra re il piano fenom enale p e r la lib e raz io n e di F e r ruccio P a rri, l ’u ltim o colpo che gli v arrà la p rig io n ia e gli ch iu d erà la sua c arriera di in affe rrab ile in uno scenario da film giallo : il co rrid o io degli a b b ai ni d’u n caseggiato po p o lare, dove rin tronano n e l b uio le raffiche d elle m a chine p istola tedesche, a pochi m etri da San V ittore. Sogno è n a rra to re fe li ce, dalla prosa sciolta e im m ediata a cui giova grandem ente l ’assoluta assen za di pigli re to rici, d i to rsio n i d escrit tive così com uni ai len o cin i d el « colo re » che di rado non in ducono in pec cato il cronista o ccasionale; il raccon to ha tin te vivacissim e, in questa sua m an iera contro llata, e riesce di una spon tan eità avvincente, tu tto anim ato d alla nervosa c o n tin u ità degli episodi e da u n a sorta di scanzonato gusto sp o r tivo che s’in dovina a fio r di p e lle n e l l ’autore. D al lib ro escono fu o ri le im pazienze del dinam ico F ra n c h i d i fro n te ai len ti « p o litici », le sue insoffe renze p e r i contrasti che tu rb av an o q u alche volta i ra p p o rti all’in te rn o dei com itati, la sua diffidenza di m ilita re schietto n ei ra p p o rti con gli a lle a ti; m a c’è q u i l ’uom o su fficientem ente a p erto alla com prensione d elle tan te in ev ita b ili m agagne e, in sostanza, lon tan o d alle accidiose e pignolesche lungaggini d el C adorna. E avverti il com battente che ha soltanto fretta di o p e rare e ope ra re p e r il m eglio, dando se stesso a p pieno alla causa cui si è votato, con en tusiasm o e adesione senza riserve. Al trabocchetto d elle afferm azioni « ap o li tic h e » (m a che cosa significa « a p o li tico »?) non sfugge, qua e là, lu i lib e ra le confesso e q u in d i m alato di m alcom une a tu tti gli a ltri, cioè atten to alle cose della sua pa rte ideale e agli in te ressi id ea li di quella p a rte n e l calde rone d elle dispute p o litic h e : e il p rim o trabocchetto lo ingoia al tito lo , « G uer ra senza b a n d ie ra », davvero e rro n e a m ente ciranesco perchè, salvo il c o n tra rio, non m ancava in q u ella guerra nè la ba n d ie ra della p a tria nè lo ste n d ar do di una fede politica p e r ciascuno di coloro ad essa v en u ti in pien a coscien 52 r e c e n s io n i za (e certo Sogno fu di questi), che n o n fosse cioè la v ittim a di u n eq u iv o co disastroso o d i uno sp irito m era m ente d ’avventura. A lcuni episodi si stendono n el rac conto con un tratto robusto e sono ese m p la ri deH’atniosfera d el tem po e d elle stesse crisi che attraversava non tan to il paese q uanto u o m in i, p o si zio n i, concezioni, c o stu m i; si veda l ’im p a g ab ile scena d ell’arrivo di Sogno, P a rri, P a jctta a N apoli, in m issione, r i cevuti dopo u n b e l p o ’ d ’anticam era d a ll’eterno pre fe tto im becille che tr a t ta gli a rriv a ti alla stregua di noiosi p o stu la n ti di nessun conto o la p a rte con clusiva d el lib ro , venata di am arezze, davvero b ella nella so ttile angoscia che rivela. In conclusione, u n a cristallin a m em oria di im prese p e r cui l ’aggettivo e roiche non suona sicuram ente in ch ia ve falsa ma, direi, crea u n term in e di dim ensione fin tro p p o sem plice con la bolsa p ro d u zio n e degli in n u m erev o li « a lti strateghi » vissuti n el rischio d e l le celle conventuali e oggi così solle c iti autoincensatori d elle ’p ro p rie m il lan ta te « ferm ezze », dove vigliaccheria e m iseria m orale si contendono il de m erito dei lo ro atteggiam enti. M ario G iovana E. L u s s u , T eoria d e ll’insurrezione. Sag gio critico. D e C arlo, R om a, 1950. A lle ra d ic i del fatto in su rre zio n ale sta una « situ a z io n e riv o lu z io n a ria » : la rivoluzione è il tu tto , l ’insu rrezio n e una p a rte . Il saggio del L ussu, considera so lo l ’insu rrezio n e, cioè una « sola fase, m a la p iù im p o rta n te e la fo n d a m e n ta le d el ciclo politico cui si dà il nom e di riv o lu zio n e ». L ’in su rrezio n e è altra cosa dal colpo di sta to : tip ic i co lp i di stato sono state le cosiddette « riv o lu zio n i » d elle re p u b b lich e d e ll’A m erica latin a e degli stati balcanici n e l prim o dopo-guerra. « Q uesto studio considera solo la riv o lta p o p o lare , e v uole fissare i p rin cip i che reggono la sua azione v itto rio sa ; n o n con la borghesia alla sua testa (com e n e l X V III sec.), m a con il p ro letaria to , avanguardia d e lla n a zione. La nostra in su rre zio n e, cioè, è la in su rrezio n e classica del nostro se colo ». L’ideologia m ilita re in su rre zio n ale è il p rolungam ento necessario di u n a ideologia politica riv o lu zio n aria : se q u ella m anca non si h a n è in su rre zione nè rivoluzione. In questo o rdine di id ee la tra d iz io ne del pen siero m arxista-leninista in fatto di teo ria d e ll’in su rrezio n e non può non avere il m assim o interesse e la p iù grande rilevanza scientifica: d all’opuscolo engelsiano « R ivo lu zio ne e c o n tro riv o lu zio n e in G erm a n ia » d el 1851, allo scritto di L e n in : « L ettera ai C om pagni », d el 1917, il Lussu esam ina lo sv ilu p p arsi d ella teo ria in su rre zio n ale del m arxism o-lenini sm o ; L enin fece sua la m assim a di E n gels (il « g e n e ra le » d ella rivoluzione m arxista, a detta d ello stesso M arx) d ella « in su rre zio n e com e arte », ed elab o rò quella tecnica in su rre zio n ale che ebbe il suo riscontro pratico n ella ri v oluzione bolscevica d ’otto b re. L’antib lan q u ism o di L enin in su rrezio n ista è noto, ma il L ussu c o nsiderandolo più che tu tto una posizione polem ica lo im p u ta al fatto che « L en in doveva d i fe n d ersi d alle accuse d e ll’ala rifo rm ista leg a litaria del p a rtito socialdem ocratico ru s s o » : « l a teo ria le n in ista della in su r rezione n o n è la negazione d el b la n quism o m a la sua continuazione. G ia cobinism o, bebuvism o, blan q u ism o , b o l scevism o, sono tap p e d ello stesso cam m in o : è il com plotto che si in n e sta n e lla in su rre zio n e p o p o lare ». Il p ensiero e la prassi m azziniana in fat to di in su rrezio n e furono invece nega tiv i: il L ussu critica il cieco insurrezionism o m azziniano ; a spiegarne i san guinosi insuccessi b asti rico rd a re l ’inca pacità da p a rte d ella tattica in su rre zio n ale m azziniana d i co m p ren d ere il va lo re m ilita re d ella « ritira ta » e della « difensiva ». Sulla questione del n um ero — affer ma l ’A. — n o n si capirà m ai n ien te se n o n la si m ette in ra p p o rto con gli o b b iettiv i p rin c ip a li da raggiungere. Già in « R iv o lu z io n e e con tro riv o lu zio n e in G erm ania », E ngels aveva d etto : « Le forze c ontro le q u a li voi vi u rtate h a n no tu tto il vantaggio della organizzazio ne, della d isciplina, della g erarch ia; se voi non opponete lo ro u n a fo rte supe rio rità num erica, voi siete v in ti e p e r d u t i» ; tu ttav ia se la legge della supe rio rità n u m erica è fondam entale, essa n o n è assoluta. P e r vincere una in su rrezio n e a volte può b astare u n « n u m ero n a p o le o n ic o » (fondato sulla su p e rio rità relativa). A l di sotto di questa però non si può andare, pena il rip e tersi di m ancate in su rre zio n i tipo q u e l la dei com unisti estoni di R evai del 1924, e . di q u e lli di A m burgo del 1923. Sostanziale è anche a questo rig u ard o la form a d e ll’attacco, che p o trà essere R E C E N S IO N I p e r lin ee distese o con cen trato : m a a n che qui tutto d ip en d e d all’o bbiettivo p rin cip ale (posto che si debbano d isar m are e n eu tralizzare delle forze di p o lizia attaccherem o p rim a le caserm e cen trali o i com m issariati p e rife ric i? Le esperienze di R evai e di A m burgo scon sigliano quest’u ltim a alternativa). Ad ogni m odo strettam en te collegati in q u e sto ord in e di p ro b lem i sono, o ltre che la scelta d e ll’obbiettiv o prin cip ale, la considerazione d elle v a ria b ili psicolo giche p o p o lari, e l ’elem ento so rp resa: «La vera sorpresa non consiste n el fatto che si possa p io m b a re su u n nem ico che dorm a, m a - n ella iniziativa che dà a l l ’attaccante il vantaggio di scegliere il p unto di attacco e di co ncentrare su di esso il n e rb o p rin cip ale delle sue fo r ze ». La su p e rio rità num erica relativa (che, con un o p p o rtu n o im piego delle sue organizzazioni arm ate, il p ro le ta riato può o tten ere n e ll’attacco in su rre zionale contro le forze avversarie) è necessario sia spinta subito a diventa re su p e rio rità n u m erica assoluta. N ella term in o lo g ia insurrezional.e « popolo » ha il significato di m assa popolare, di cui il p ro letario non è che l ’avanguar d ia : u n a in su rrezio n e senza la m aggio ranza del pop o lo con il solo p ro le ta riato o viceversa, è inconcepibile. Ed anche qui la co nsiderazione di psicolo gia in su rre zio n ale c ollettiva è d e te rm i n a n te : « L a p a u ra è spesso contagiosa: m a anche il coraggio non lo è di m e no ». Se u n m ovim ento politico doves se in precedenza essere certo di avere con sè una m aggioranza insu rrezio n ale — nota il Lussu — di in su rre zio n i se ne capeggerebbero poche n e lla sto ria ; questa m aggioranza non può d u n q u e es sere che p re su n tiv a : dalla presunzione alla p artecipazione reale non vi è che la via della « ripercussione im m ediata del prim o successo ». Con, l ’entusiasm o del p rim o successo si ra d d o p p ia il fa v o r i d e ll’opinione p o p o lare : « e sso re n de decisi gli incerti, coraggiosi i tim i di, attivi gli spettatori ». Da u n ’avan guardia arm ata insu rrezio n ale (FA. la chiam a « G uardia rossa ») che attacca in u n dato setto re verso un o b biettivo de term in ato , la partecipazione della m as sa, cioè della sua su p e rio rità num erica, deve c ostituire il prim o im m ediato so stegno : questo accordo è il risu ltato di una agitazione p revalentem ente p o liti ca. Si possono dare in generale tre ca si: l ’insu rrezio n e è preced u ta da uno 53 sciopero g e n era le ; ne è seg u ita; sorge senza scioperi nè p rim a nè dopo. La p artecipazione di m assa non si im p ro v visa nè si crea artificialm en te : essa è il risu lta to di uno sforzo costante, m eto dico, voluto : le « p aro le d ’o rd in e » vi rap p resen tan o una p a rte decisiva. D ifensiva, offensiva, scelta del m o m ento x p e r l ’azione insurrezionale. La difensiva — afferm a l ’A. — è la nega zione d i una vitto rio sa riuscita in su rre zio n ale: egli p o rta e com prova una p e r tu tte l ’esperienza in su rre zio n ale d ello S chutzbund austriaco. L ’offensiva n e cessita di una d irezione u n ita ria : lo d i m ostra una v olta ancora la riv o lta dei m in a to ri d elle A sturie. Q uanto alla scel ta d el m om ento : « Il m om ento non è di u n ’ora. Esso può essere di u n gior no o di una settim ana, di u n m ese o di m esi ». (M azzini invece con anim a p iù di apostolo che di tecnico m ilita re dice v a: «A d esso o m ai più, p e r forse 10 anni »). « C erto è che essó passa sem p re fulm ineo risp etto alla lentezza del giudizio d ella m aggior parte... ». L’oc cupazione relativam ente facile ed in cruenta al P alazzo d’inverno che d ette l’avvio alla rivoluzione bolscevica d’ot to b re fu dovuta al tem pism o in su rre zio nale di L en in che p ro p rio in quei gior ni, c o n trariam en te al p a rere generale, avvertì essere giunta l’ora x d ella sua insurrezione. Il com plotto, il p ian o e l ’azione, le b a rric ate , l’insu rrezio n e in cam pagna, sono i m om enti centrali del fatto in surrezionale. D ata una situazione in su r rezionale (rile v ab ile p e r segni psicolo gici, econom ici, fisiologici: fam e, in d i genza) il com plotto sta a ll’in su rrezio n e com e il piano d ’operazioni sta alla b a t ta g lia » . P rim o re quisito d el com plotto è il segreto. Il Lussu (che scrivendo queste pagine, esule in Isvizzera, nel 1936, aveva di m ira la situazione d el l ’Italia, p e r la quale so p ratu tto scriveva questo « sa g g io » ) a questo pun to dice: « I l pro b lem a (quello del segreto n el com plotto) p e r noi ita lia n i è m olto gra ve, a b itu a ti com e siam o p e r tem p e ra m ento p iù a p a rla re che a tacere. In Italia p arlano anche i frati trappisti... i m arescialli della m assoneria. La sola m assoneria ove il segreto è. davvero u n a cosa seria, è quella dei G esuiti. M a la sua origine e la sua d irezione sono stra n ie re ». Il piano d e ll’azione non può essere form ulato che in quel b reve e rapido p e riodo di agitazione che p re ce de la insurrezione stessa, ed è su b o rd i 54 R E C E N S IO N I nato a tu tte q u elle situ azio n i che sa ran n o create n el frattem po. L’A. sostie n e il valore d elle ba rric ate com e m ez zo tecnico m ilita re p e r l ’in su rrezio n e cittad in a sia in fase offensiva che d i fensiva. « I l tem po delle b a rric ate è tutt ’a ltro che fin ito » egli afferm a. P e r la cam pagna si im pongono invece speciali n orm e tattiche. P e r il com pim ento p o sitivo della in su rrezio n e bisogna ten e re conto finalm ente (com e anche nella guerra) del cosidetto « sfru ttam en to del successo ». Così succintam ente le lin e e d ejla teo ria in su rrezio n ale d el Lussu. U n a nnotatore affrettato o forse poco in tro d o tto a questo genere di le tte ra tu ra « p olitico-insurrezionale », annotando recentem ente sul volum e del Lussu (1) c o n clu d e: « Q uanto alla tecnica d e ll’a zione insu rrezio n ale in sè, il capitolo d ella in su rrezio n e classica a base di b a rric ate e di assalti alla caserm a, è d e finitivam ente chiuso. Il « p ro le ta ria to » p e r co nquistare il p o tere , non ha b iso gno di fa r ricorso ai vecchi m etodi. H a u n esem pio recen te che è u n capolavo ro : si chiam a Praga-marzo-1948 ». O ra qualificare to u t court il Lussu com e un « b a rric ad e ro » non ci pare esatto. I n tanto bisogna distin g u ere fra quella che è una concezione b a rric ad e ra d ella in su rrezio n e (il b lanquism o classico o tto centesco), e la considerazione d el valo re della « b a rric ata » com e m ezzo ta t tico-insurrezionale. A bbiam o di già ri p o rtato u n passo del L ussu, decisivo p e r d e te rm in a re la posizione d ella sua teo ria in su rrezio n ale di fronte al «blan quism o». E se p reced en tem en te l ’A. im p u ta l’antib lan q u ism o di L enin a contingenze di polem ica po litica, non è p e r trascin are a viva forza il pensiero del riv o lu zio n ario russo ad una tesi in su rre zio n a le « b lan q u ista » sic et sim p li citer, o q uanto m eno non è p e r confor tare un « blan q u ism o » p reconcetto b e n sì p e r m o strare il grado di integ razio ne teorico-pratica che la trad izio n e in su rrezio n ale « b lan q u ista » ha avuto con le successive esperienze del bolscevi sm o: «G iaco b in ism o , babuvism o, b lan quism o, bolscevism o, sono tap p e d el lo stesso cam m ino: è il com plotto che si innesta nella in su rrezio n e popolare». In secondo luogo, se p e r « b la n q u i sm o » si in ten d e, com e si deve in te n dere, il fatto insu rrezio n ale disorganiz zato ed anarchico, il m oto rivoltoso m a gari spontaneo m a senza una direzione ed uno svolgim ento u n ita ri, ancora la teo ria dei L ussu si m ostra lo n tan a dal « b la n q u is m o » p uro e sem plice. Q uan to poi questa teo ria si sia avvicinata ad una vera e com piuta tecnica della in su rrezio n e, aggiornata alle esperienze p iù recenti in m ateria questo è un a ltro discorso. Q uando in fin e sul piano ta t tico in su rrezio n ale l’A. si fa so sten ito re del m ezzo tecnico, « b a rric a ta » , su q u e sto terre n o n o n si può p iù p a rla re di « b lanquism o » nel senso sopradetto. P o trà invece sorgere ap p u n to sul te rre no tattico la qu estio n e se la « b a rric a ta » risp o n d a o m eno ancora alle situ a zioni d elle fu tu re in su rre zio n i (com e può sorgere questione sui p ro b lem i d è l ia neu tralizzazio n e d ella polizia, d e l l ’assalto alle caserm e c en trali p iu tto sto che ai com m issariati p e rife ric i, della conquista d elle arm i p e r l ’esercito riv o lu zio n a rio e così via di a ltri problem i). Il nostro A. insom m a è un b a rric ad e ro in tattica non in strategia. (Q uanto ai fa tti di P raga del m arzo 1948, se li m i suriam o col m etro della d istinzione fat ta nel volum e in esam e è agevole sco p rire che q u e lli furono la sequenza di u n p e rfe tto colpo di stato). D i a ltra n a tu ra sono p iu tto sto le m an chevolezze d el saggio in esam e. In ta n to si deve n o tare che del term in e « in su rre zio n e » vien data una accezione tro p p o estensiva. In questa m ateria non vi è p u rtro p p o ancora una term inologia scientificam ente p ro b a n te in u n senso p iu tto sto che in un altro, tuttavia se guendo una certa trad izio n e di studi e di esperienze che orm ai ha p iù di un secolo (la trad izio n e del p ensiero e d e l la prassi m arxista-leninista) si scorge lo afferm arsi sem pre p iù chiaro della con cezione di un d uplice o rd in e nei fatti in su rre zio n ali, con co rrisp o n d en ti te r m inologie che si fanno di uso sem pre p iù costante: l’o rd in e dei fatti in su rre zionali in città cui viene lim ita to il no m e di « in su rrezio n e » e l’o rd in e dei fatti in su rrezio n ali fu o ri d alla città, di cam pagna o di m ontagna, cui viene d a to il nom e di « g u e rrig lia » . O ra (a p a r te che questa distinzione possa convin cere ed e sau rire o m eno l ’ord in e dei fa tti in su rrezio n ali) u n a critica della teo ria in esam e non sarebbe tanto di n a tu ra term inologica m a do v reb b e p iu t tosto toccare quella che ci pare u n a ve ra e p ro p ria lim itazio n e so stanziale: cioè la rid u zio n e, in cui in co rre l ’A. di tutto l ’o rd in e dei fatti in su rre zio n ali alla riv o lta cittadina. P oche p a gine dedica il Lussu alla « in su rre zio ne di cam pagna » com e egli dice ; e non R E C E N S IO N I «è n e p p u re sostenibile che la teo ria gè123 n e ra le d e ll’insu rrezio n e valga p e r l ’in su rre zio n e cittad in a com e p e r la g u e rri glia di cam pagna o d i m ontagna. Q uesta lim itazio n e (p e r q uanto la trad izio n e teorico-pratica delle riv o lu zioni m arxiste-leniniste, che il L ussu d i m ostra p e r il verso direm m o « c ittad i no » di conoscere a fondo, non siano prive di b u o n e esperienze di guerriglia) si deve im p u tare al fatto che il saggio fu scritto p rim a d elle esperienze d ei re centi « m ovim enti - di resistenza ». Q ue ste esperienze h anno spesso'"portato la g u errig lia di cam pagna o di m ontagna in prim o p ia n o ; anzi la g u erriglia ha il p iù delle volte preced u to di m esi e di m esi l ’azione in su rrezio n ale delle «ar mate* so tterran ee » cittadine. Insiem e a l l ’im p ortanza ed al peso della guerriglia n ella teo ria e nella prassi rivoluziona ria nasce q u in d i il pro b lem a dei ra p p o rti fra « g u erriglia » ed « in su rrezio ne ». P o i è sorto anche il fenom eno d ella « resistenza » : p erchè ad u n dato pun to si è trattato non p iù di sovverti re riv o lu zio n ariam en te u n o rd in e in te r no di cose, m a di « resistere » tem p o ra neam ente ad una invasione che era ve nula d a ll’esterno. E la « resistenza » ha spostato necessariam ente l ’econom ia strategica-rivoluzionaria verso i fa tto ri di g u erriglia di m ontagna: resistenza che noi chiam erem m o attiva, in con trap p o sto alla resistenza passiva che in vece dovettero a d o ttare le forze clan d estine della città. O ra una com piuta tecnica insu rrezio n ale non può p iù ignorare il fondam entale problem a dei ra p p o rti strategici e tattici fra « g u e rri g lia » ed « in s u rre z io n e » : l ’insurrezione p re m a tu ra rispetto allo sviluppo della g u erriglia può p o rta re a dei v eri disa stri (in questo caso si può veram ente p a rla re di « b lanquism o ». P erchè, cerne notavam o a ltra volta su queste stesse p agine (2) sem bra che la g u erriglia su bisca una vera legge di gravitazione che la trascina, spesso intem pestivam ente, •dai luoghi riposti in cui è nata verso i « e n tri a b itati sem pre p iù grandi. Il Lussu poi più che una teo ria m ili tare ci ha dato una teo ria politica d e l l ’insurrezione m ilitarizzata. L’A. non lo 55 nasconde del re sto : vuol dare da esule un s - o co n trib u to alla risu rrez io n e d e l la p a tria, e com e tale il suo saggio ri vela tu tte le intem p eran ze, le inesattez ze, il calore n o n sem pre sereno p ro p rii a i chi n e l suo stato p a rla di cose della sua terra. C erto che la com m istione di una perso n ale ideologia p o litica con gli elem en ti di una p u ra tecnica in su r rezionale, è spesso grave e nociva alla scien tificità ed al rig o re d elle tesi: il p ro b lem a schiettam ente m ilita re del ra p p o rto n um erico delle forze opposte in una situazione in su rre zio n ale è q u in di contam inato col p ro b lem a tip icam en te politico della partecip azio n e di tu tto il popolo e di alcune classi alla in su r re z io n e ; com e il p ro b lem a d ella d ifen siva è confuso con q u estio n i di tattica politica di p artito . P a rtito da Clause witz che form ulò la nota tesi: la p o li tica genera la guerra, e la guerra è la continuazione con m ezzi v io len ti della politica) il Lussu tende a d ila tare la ideologia anche nelle q uestioni p iù schiettam ente m ilita ri. I risc o n tri storici, con cui copiosa m ente l ’A. cerca avalli p e r la teo ria, so no invece di grande giovam ento ed u ti lità p e r il le tto re curioso a ltrettan to che p e r, il ricercato re interessato, più p e r la scelta esperta e docum entata che p e r l ’esposizione spesso b rilla n te . In u n tem po in cui si pa rla della « guerra partig ian a » com e di una vera e p ro p ria « atom ica strategica te rre stre » (3); u n lavoro com e questo non può che in te ressare ed essere u tile, non fosse altro che com e base p e r le nuove in tegrazio ni rese necessarie dopo q u a tto rd ici an ni di esperienze. F il ip p o B arbano (1) Si veda la rassegna b ibliografica « L ’Italia che scriv e» , A nno 33° n. 7, pag. 103. (2) Cfr. sulla rassegna « Il M ovim en to di lib e raz io n e in Italia » N. 4, G en naio 1950, pag. 26 il n ostro articolo su « I fatti m ilita ri di A lba ». (3) Si legga l’interessan te volum e di F. O. M iksche: « S e cret F o rc e s», F a b e r and Faber, L o n d ra 1950. A nche recen sito nel N. 7 di questa Rassegna. 56 F. K E C E N S ÍO N I A ntonicelli - G. Salvem ini - G. Y accakino - G. R oveho - M. G iovana P. G reco ed a ltri : A sp e tti della R e sistenza in P ie m o n te a cura d ell’« Isti tuto Storico d ella R esistenza in P ie m onte » N. 1 dei « q u a d ern i d e ll’Isti tu to N azionale » p e r la storia del M o vim ento di lib e raz io n e in Italia, M i lano, 1950, p. XVI-181, 8° gr. Q uesta p ubblicazione curata da giova n i studiosi d e ll’Istitu to storico della R esistenza in P iem onte, m erita d ’esser segnalata p e r il m etodo e p e r il con tenuto. P e r il m etodo in quanto in te n d e fa re della storia criticam en te valida di av ven im en ti che sono vicinissim i a noi, col distanziam ento d alle passioni che li so llecitarono e collo sforzo di c om pren sione psicologica anche d e ll’altra p a r te. E tale storia in ten d e fa rla dov’è pos sib ile col « saggio » m onografico, che p resu p p o n e già una raccolta di docu m enti ed una precedente e la b o raz io n e; e dove questo n o n è colla « testim o nianza » d el p artecip e d iretto degli av venim enti. P e r il contenuto in quanto p re n d e in co nsiderazione aspetti tip ic i se non esclusivi d ella lotta p e r la lib e raz io n e nel P iem onte : « G li scioperi d el m ar zo 1943 » (G. V accarino) p. 3/40 di grande im p o rtan za in una città in d u striale conte T o rin o e prova generale della volontà com battiva d ella m assa op eraia. « I l clero p iem o n tese nella R esi ste n za » (G. R overo), (p. 41/76) dove è m esso in lu ce l ’im pegno deciso d el bas so clero n e ll’assistenza ai resisten ti, sen za m ai d im en ticare le fun zio n i p re ci p u e di carità e assistenza che gli sono p ro p rie , m en tre l ’episcopato ap p are più attivo n el m itig are le conseguenze di u n a guerra senza regole, in te rp o n en d o si p e r scam bi di p rig io n ie ri, m itigazio ni di condanne ecc.; « L e p o polazioni alpine nella guerra partigiano d e l C u n é e s e » (M. G iovana) (p. 77/106) le q u a li appaiono flu ttu a n ti, se non n ella loro so lid arie tà coi p a rtig ian i, nel lo ro im pegno p e r essi, p e r ragioni che vengo no acutam ente circostanziate ed analiz zale, offrendo così elem en ti p e r una più vasta sintesi sui ra p p o rti tra com bat ten ti e popolazione. P a rtic o larm en te si gnificativa ci ap p are poi « la cronaca d e l C om itato piem o n tese d i L ib era zio ne nazionale » re d atta da P. G reco su a p p u n ti conservati (p. 107/1541: essa p e rm e tte di cogliere d a ll’in tern o com e si è costituito e organizzato un CLN regionale, q u ali p ro b lem i è stato ch ia m ato a risolvere, q u a li ten sio n i ha vi sto n e l p ro p rio am bito, q u a li crisi d i m ezzi, di divergenze, di uo m in i, ha do vuto su p erare, q u ale la vita rischiosa,, sem inata di vittim e. È p ro b a b ilm en te questa « cronaca » q u ella che in teresse rà di più i le tto ri, specie q u e lli che non h anno p a rte cip a to alla lo tta della R esistenza in posizioni di com ando e di responsabilità. Si presen ta n a tu ra l m ente com e « te s tim o n ia n z a » ; il G re co, ch’era ed è professore a ll’un iv ersità di T o rin o , rappresentava n el CLN p ie m ontese il p a rtito L ib e ra le ; però n e l la schem aticità d ella n o tazione tele g ra fica n o n c’è che la preoccupazione di inform arsi. U n com plesso di testim onianze, com e « resoconti e m em o rie » rievocano l ’ec cidio di Boves del settem b re 1943, de stinato p u rtro p p o a tro v ar im itaz io n i anche fu o ri di P ie m o n te (p. 155/181). A nche queste appaiono diligentem ente com m entate ed a rric ch ite d egli o p p o r tu n i rife rim e n ti d ai d ilig e n ti co m p ila to ri del volum e. Esso ha una d uplice presentazione politica di F ranco A n to nicelli , già p re sid en te del CLN P iem ontese, che d el volum e vuol m ettere in rilievo le fin a lità insiem e sto rich e e m em orative con u n accenno di deplo razio n e alla crisi che stanno subendo n elle coscienze gli id ea li che hanno anim ato la lo tta p e r la L iberazione, e storico-tecnica d i G. Salvem ini che caratterizza la lo tta dei p a rtig ian i com e ' « guerra p e r b an d e », rico rd a n d o com e M azzini l ’avesse p re vista ed auspicata e com e questi n e avesse già indicate le c o n d iz io n i: la so lid a rie tà tra cam battenti e popolo. È da ram m aricare che il volum e non sia c orredato da u n -in d ic e dei nom i e d ei luoghi che ne avrebbe reso p iù fa cile la consultazione ed aum entato l ’in teresse. Il volum e risu lta p ro n to fin dal 1948 e so rp ren d e che sia uscito con ta n to rita rd o . M. B endiscioli B ianca C eva, Storia d i una passione G arzanti, M ilano, 1948. D u ran te e specialm ente dopo la guer ra di L iberazione l ’attenzione di m olti ita lia n i e p a rtico la rm e n te di q u elli, che le dure prove del recente passato e l e U E C E N S IO N l m olte p reoccupazioni p e r il prossim o avvenire hanno reso p iù attentam ente pensosi alle sorti del p ro p rio paese, si è rivolta con sguardo critico al v e n ten n io fascista. Su quel p erio d o è stato scritto parecchio, ma quasi sem pre con o b iettiv i p a rtic o la ri o con pan o ram i l i m ita ti a singoli p ro b lem i o a personali esperienze ed è p iù difficile inco n trare q u alche studio che intenda rivolgere uno sguardo al com plesso degli avveni m en ti p e r ten ta re una sintesi di quel p erio d o e, se si tolgono le « storie » sc ritte da fascisti al tem po della d itta tu ra, che in quanto storie di p artito non sono storie, m anca ancora una vera storia d ’Italia p e r gli anni, che vanno dal 1919 al 1943. Il lib ro d ella Ceva non p re te n d e di colm are questa lacuna con un esam e am pio e particolareggiato di quel p e rio d o , m a desid era alm eno recare il suo co n trib u to in dicando un filo d ire t tivo, che le esperienze e le m ed itazio n i hanno suggerito a ll’autrice, di fro n te al com plesso degli avvenim enti, che la recente m em oria e le recenti passio ni p ortano spesso a in te rp re ta re in m o di diversi e facilm ente contrastanti. Nel b rev e spazio di 54 pagine la Ceva ha v oluto ab b racciare la vita in te ra di q u e gli anni, cercando di fo rm u la re u n giu dizio storico, che è il vero obiettivo del volum etto, anche se esso è scritto in form a « epigrafica », com e la definisce il Croce nella breve lettera di com m en to, che egli h a v oluto p re p o rre a ll’o pera. D escrive il lib ro com e le d u re b a tta glie della p rim a guerra m ondiale, san guinosam ente com battute sui fro n ti d e l la V enezia G iulia e del T ren tin o , la b ru c ia n te rotta di C aporetto, i sacrifici lu n g h i ed estenuanti delle trin cee sono stati p e r gli italiani il c rollo delle fa cili speranze sorte n e ll’atm osfera eroica d elle radiose giornate del maggio 1915 e se a pochi d ettero u n a p iù chiara co scienza d ella base retto rica, sulla quale aveva poggiato il nostro p re cip ita to in tervento, ai m o lti lasciarono n e ll’anim o soltanto stanchezza e delusione, re n d endoli facile p reda di una m inoranza v iolenta e decisa, p ro n ta a servirsi d e l l ’avversione alle classi operaie dei b e n pensanti di destra com e p u re dei m o ti vi enfatici del nazionalism o, rito rn a ti di m oda dopo le delusioni di V ersail les. Q uando il giorno 28 otto b re 1922 questa m inoranza « consapevole e d e li b erata diede l ’assalto alla diligenza d el lo Stato, il popolo italiano in gran 57 p arte a p p la u d ì salutando in quegli u o m in i i salvatori d ella cosa p u b b lic a , in p a rte consentì tacitam ente, perplesso in attesa ». Si oppose e rim ase costante m ente c o n tra ria al nuovo regim e una piccola schiera, che vide p e r l’Italia, in q u e l giorno, il tram onto della lib e rtà : « S entim m o allo ra q uanto frag ile e va go fosse il concetto di lib e rtà , p aro la vuota di co ntenuto p e r la grande m ag gioranza della nazione, che ad un giu dizio spietato p arv e allo ra alla lu ce di una realtà c ru d ele u n p o ’ com e T acito sentenziava d ei P a rti, che n o n erano li beri, ma erano senza p a d ro n e ». L ’opera di quei pochi, che sostenne ro p rim a a p ertam e n te e p o i n ella co spirazione e m antennero p e r lu n g h i an ni con ferm ezza e con passione l ’oppo sizione al fascism o, ra p p resen ta l ’unica storia d ’Italia, p erchè l ’acquiescenza dei più , soddisfatti di servire chi li solle vava dalla fatica di pensare e di p ro v v edere al p ro p rio benessere m ateriale, e la vuotezza dei bo rio si p a d ro n i ra p presentano soltanto l’arid a m ateria, a vincere la quale si esercitò l ’azione di coloro i qu ali, com battendo il fascism o, cercarono di rid a re al paese e di con servare in se stessi dignità civica : « La vera storia d ’Italia dal 1922 al 1945 è la storia m isconosciuta e d ram m atica di questa nobilissim a schiera ». A dare una traccia schem atica d e ll’o pera di questi uom in i si sofferm a, ap p u n to , lo scritto della Ceva, che rievo ca n o n senza pathos la costanza e le delusioni, i sacrifici e le incertezze dei tenaci c ospiratori. F u la lo ro non solo opera fatta di viva azione m a anche di atten ta critica, che fu azione anch’essa, in quanto d iretta a sco p rire il vero nel m ezzo alle m enzogne, a conservare vive e vitali le trad izio n i del R isorgim ento e so p rattu tto a riv elare la n a tu ra del fascism o, che l ’Italia im m iserita a p p lau d iv a : « II fascism o in fondo non aveva m ai saputo b ene che cosa voles se ; era sem pre andato avanti cosi, gior no p e r giorno com e capitava con pessi m i consiglieri e pessim i sistem i ; q u e l lo che m olti dei suoi fau to ri defin iv a no a v olte com e sapiente m ira stra te g i ca, in realtà non era altro che u n gros solano c o p rire il vuoto clic abitava n e gli in te lle tti e si rifletteva n elle azio ni, che spesso non avevano altro fine che d ifen d e re con form e o dem agogiche od oppressive la vita stessa della d it tatu ra ». Fu una riserva di uo m in i pensosi, che l ’antifascism o conservò attraverso 58 R E C E N S IO N I alla difficile lo tta, ai q u a li dovevano r i volgersi q u an ti v idero e soffersero n ei se tte m b re d el 1943 il crollo della p a tria e delle stesse ragioni della lo ro vita, p e r tro v are in essi nuovo e p iù vero indirizzo. E tra questi n ’eb b e ro giovam ento specialm ente i giova ni, che il fascism o aveva allevato nelle p iù tris ti condizioni di ignoranza e di p re su n zio n e e p e r i q u ali gli uom ini d e ll’antifascism o avevano sentito le p iù angosciose preo ccu p azio n i: « Q u e sti giovani n e lla loro enorm e m aggioran za ig n ari d e ll’esistenza d i quei b e n i che sono il vitale n u trim e n to dello sp irito , u n p o ’ com e il cieco nato che non può d e sid era re la luce che n o n conosce, q u e sti giovani che a volte avevano il coraggio di afferm are com e la cosa più n a tu ra le , che essi erano perfettam en te lib e ri e che non sentivano affatto il b i sogno di quella lib e rtà di cui qualche m alinconico vanam ente sognava, quando v ennero chiam ati alla guerra e si tr o varono p e r la p rim a v olta di fro n te ai p iù gravi pro b lem i, n e l c rollo di ogni illusione, si sentirono a ll’im provviso p e rd u ta m e n te soli ». Il lib ro si ferm a all’8 sett. del 1943; poi venne la G uerra di L ib erazio n e, che l ’a u trice non descrive. Con essa la sto ria d ’Italia, alla q u a le fino a llo ra ave vano dato il con ten u to i po ch i a n tifa scisti, divenne sto ria di p iù vaste schie re e fu il logico sviluppo d i q u ella p re cedente. C erto che, considerando il giudizio della Ceva, che id entifica la storia d ’I talia d e l p e rio d o che sta fra le due guerre e in p a rte le co m p ren d e con la storia d e ll’antifascism o, sorge il desi derio o p iu tto sto il bisogno di v edere il giudizio estendersi e sofferm arsi più precisam ente sulle idee, sui fatti e sugli u o m in i d e ll’antifascism o, così che lo studio risu lti storia p iù am pia che non q u ella d i u n a passione. M a forse, p ro p rio n el p o rre questa esigenza, sta il m aggior valore dello scritto, che con p a ro le com m osse e com m oventi di chi reca ancora vive n e ll’anim o le ferite d e lla grave lo tta sostenuta contro la d itta tu ra , spinge a m e d ita re p iù p ro fo n d a m e n te su fa tti e p ro b lem i, che d e vono essere a tten tam en te g iudicati spe cialm ente oggi, q u ando u n certo rito r no d i fiam m a d el fascism o conferisce a questo lib ro p a rtico la re c arattere di attu alità. T ullio L u ssi N o n d istru g g e te e non la sc ia te d isp e rd e re d o c u m e n ti d e l m o v im e n to d i li b e ra zio n e in v o stro p o ssesso . I n v ia te li a ll’I s titu to N a z io n a le p e r la S to r ia del M o v im e n to d i L ib e ra zio n e in Ita lia che n e cu re rà la c u sto d ia , la c o n se rv a z io n e e lo stu d io . I g e n tili le tto r i sono v iv a m e n te p r e g a ti d i in v ia re l ’in d ir iz z o d i p e rso n e a lle q u a li p o ss a in te re ss a re la p re se n te ra sse g n a e l ’a ttiv ità d e ll’I s titu to ; co sì c o n trib u ira n n o a d iffo n d e r e il più la r g a m e n te p o ssib ile la vo ce d e lla re siste n za .