RE C E N S I O N I

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RE C E N S I O N I
RE C E N S I O N I
D omenico R occia, « Il G iellism o
c e lle se » , V ercelli, La Sesia, 1949.
ver­
U na raccolta così densa ed accurata,
q uesta sul G iellism o vercellese di D o­
m enico R occia, d i dati, di docum en ti e
di notizie da fa r pensare che se ogni
fo rm azione o m ovim ento che ha ope­
rato n ella guerra di L iberazione curas­
se u n a cronaca a ltrettan to com pleta
d elle sue operazioni, la tram a d ella in te ­
ra storia della R esistenza in Italia (a n ­
cora oggi p e r m olteplici ragioni ben
lu n g i
d a ll’essere esau rien tem en te in ­
tessuta) p o treb b e dirsi com pleta.
I docum enti storici sugli a lb o ri e sul­
lo sviluppo clandestino ed in su rre zio ­
n ale del giellism o vercellese si a lte r­
nano agli elenchi organizzativi ed alle
n otizie dettagliate sui vari setto ri d ’a t­
tività d el m ovim ento (m ilita re, fem m i­
nile, stam pa, p ropaganda, inform azioni),
il diario perso n ale alla testim onianza.
I m anifesti, le circo lari ed i p roclam i
nazifascisti sono c o rre d a ti con i ra p ­
p o rti e con le relazio n i della P re fe ttu ­
ra e della Q uestura rep u b b lica n a , e tu t­
ti q u e sti c o n fro n ta ti con la cronaca spes­
so giornaliera d elle o perazioni partigiane o delle sq u a d re « so tterra n ee » in
città. In tere ssa n ti m ate ria li di valore
d ocum entario su l’atteggiam ento e la
posizione d ella M agistratura, d el Cle­
ro e d ella Scuola vercellesi, aggiungono
a tu tta questa già copiosa fo n te d i n o ­
tizie storiche il m ate ria le p e r delle
considerazioni anche di pro sp ettiv a so­
ciologica; finché chiude in com pletez­
za il volum e, la raccolta del docum en­
to p iù schiettam ente um ano, in d iv id u a ­
le : la poesia, il diario, la le tte ra ; il
cenno biografico.
D all’am pia docum entazione, n o n p ri­
va di una certa sua o rd in azio n e logica
(che p erm ette sia p u re n ella fram m en ­
tarietà di scorgere or qua or là il tes­
suto connettivo di u n certo disegno si­
stem atico) escono p e r lo storico fu tu ro
della R esistenza i singoli q u a d ri delle
v arie m anifestazioni della lo tta clande­
stina e guerrig liera condotta dal giel­
lism o nel vercellese.
D el resto non è certo la fram m en ta­
rietà che si deve im p u tare ai lavori di
raccolta com e q u e sti; i q u a li lav o ri
(com e è in effetti nel nostro
caso)
quando m iran o ad una certa com ple­
tezza ed im p a rzia lità n ella scelta delledocum entazioni, q u ando alle esigenze
del tem a lo ro p ro p rio aggiungono la
cura d e ll’inserim en to della tram a più
p a rtico la re (anche se solo o p re v alen ­
tem ente docum entaria) n el disegno più
generale degli avvenim enti, q u ando in ­
som m a l ’econom ia lo ro tien e conto di
tu tti questi interessi, a llo ra si può d ire
che l ’A u to re ab b ia v irtu a lm e n te rag­
giunto il suo risu lta to o q uanto m eno
u n risu lta to positivo.
P e rc h è anche in questo genere di
docum entazioni il le tto re avveduto (a
alm eno interessato) può tro v are anche
solo n el sem plice accostam ento di due
docum enti a p e rtu re spesso in so sp e tta te
a p iù vaste considerazioni.
Il G iellism o vercellese è u n episo­
dio del m ovim ento giellistico italiano
che m olto ha pesato n ella con d o tta d e l­
la guerra di L ib e raz io n e ed il lavoro
d el R occia ci p o rta in quel p a rtico la ­
re e contrastato setto re della guerra
clandestina che è il setto re della p ia ­
n u ra. T ra l ’arte d e ll’in su rrezio n e citta­
dina e la tecnica d ella g u erriglia partigiana in regioni m ontagnose o c o lli­
nose, la condotta di azioni di resisten za
in p ian u ra è certo p iù d iffic ile ; la p iù
difficile a p re p ara rsi e la p iù difficilea p o rsi in atto.
L ’azione del giellism o vercellese ci
ap p are n ella docum entazione d el R oc­
cia com e u n in teressan te esem pio di
lo tta p a rtig ian a con d o tta al di fu o ri di
q u e lle sedi che sono state sem pre l e
p iù n o rm ali e p ro p izie p e r il sorgere
ed il crescere d ella guerriglia.
C’è poi in fin e l ’interesse di certe do­
cum entazioni di avvenim enti lo ca li che
possono sco p rire e fa r luce su avveni­
m en ti di p iù vasta riso n a n za ; d e l resto
n e p p u re u n a sovrabbondanza di in fo r­
m azioni di valore locale si può im p u ­
tare a questi lav o ri di raccolta, p erch è
in fo n d o , in una guerra di resisten za
che necessariam ente si svolge in com ­
p a rtim e n ti stagni, cioè con operazioni
il p iù spesso di valore locale o p e r lo
m eno regionale (a ltrim e n ti vien sna­
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tu ra ta la n atu ra di g u erriglia partigiana) anche il resoconto locale può ap rire d elle in teressan ti prospettive di
v alutazioni ed esperienze.
In defin itiv a il volum e del Roccia
di p e r sè interessante, sarà di u tilità
anche p e r lo storico fu tu ro della re si­
stenza.
F il ip p o B arbano
E dgardo Sogno, Guerra senza bandiera.
R izzoli, M ilano, 1950.
La cronaca di Sogno non è di q u e l­
le che si possono leggere a bocco n i; o,
p e r d irla francam ente, non si lascia
c e n te llin a re com e una pulita n arrazio ­
ne di vicende clandestine che abbia i
suoi m om enti di req u ie, le sue pause
anche brev i, sospese già su ciò che do­
vrà accadere m a p u r vagam ente disten ­
sive. Si legge tutta d ’u n fiato, si resta
p resi nel m eccanism o pazzesco di q u e l­
le avventure e poi, giunti alla parola
« fine », ci si chiede se le trecentocinq u an ta pagine del volum e non siano
state u n salto n e ll’im possibile, una fan­
tastica scorazzata n e l m ondo d e ll’im m a­
ginazione rom anzesca che popolava cer­
te n o stre passioni d e ll’adolescenza,
a
m età strada fra la leggenda di una im ­
peccabile « p rim u la rossa » e l’oscura
realtà del L ew rance asiatico. E invece
la storia di « F ran ch i » e d ella sua o r­
ganizzazione è sacrosanta verità di fa t­
ti accaduti in questa Italia, dal settem ­
b re caotico d e ll’arm istizio alla lib e ra ­
zione, storia genuina della
resistenza
com e la fece uno spericolato ten e n te di
cavalleria di vecchia n o b iltà p iem o n te ­
se, u n giovanotto nè alto nè basso che
m i capitò di conoscere a P a rig i, l’an­
no passato, n e ll’om bra discreta d ’una
sala consolare e di cui allo ra am m irai
la p erfetta taille diplom atica, rin u n cian ­
do a pensarlo l’incarnazione di « F ra n ­
chi », com andante partigiano, capo del
p iù pe rfe tto servizio di info rm azio n i e
di sabotaggio che l ’esercito p artigiano
del n o rd abbia avuto, fantom atico in ­
d ividuo due v olte finito n elle m ani dei
nem ici e d u e v olte fuggito con in cre ­
d ib ile audacia, l’uom o che all’atto delF arm istizio se ne va bellam en te incon­
tro agli a lleati passando le lin e e
di
co m b attim en to d el sud, q u in d i viene
paracad u tato n el biellese, m ette sossop ra T o rin o sequestrando la figlia del
console tedesco p e r b a ratta rla con al­
cuni com pagni deten u ti, gira in lungo
e in largo tre regioni cam biando do­
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cu m enti ad ogni passo, sguscia ai bloc­
chi fascisti con le a rm i in tasca, passa
in Svizzera e rito rn a in Italia e ripassa
in Svizzera p e r to rn are ancora una vol­
ta e im barcarsi su u n m otoscafo, con
tre com pagni, alla volta d ella Corsica, lo
trovi a R om a e n e lle m ontagne d e ll’Ossola, a B erna e in un a ero p o rto francese
e subito dopo in una cam era sinistrata
a M ilano, intento a p re p a ra re il piano
fenom enale p e r la lib e raz io n e di F e r­
ruccio P a rri, l ’u ltim o colpo che gli
v arrà la p rig io n ia e gli ch iu d erà la sua
c arriera di in affe rrab ile in uno scenario
da film giallo : il co rrid o io degli a b b ai­
ni d’u n caseggiato po p o lare, dove rin ­
tronano n e l b uio le raffiche d elle m a­
chine p istola tedesche, a pochi m etri
da San V ittore. Sogno è n a rra to re fe li­
ce, dalla prosa sciolta e im m ediata a
cui giova grandem ente l ’assoluta assen­
za di pigli re to rici, d i to rsio n i d escrit­
tive così com uni ai len o cin i d el « colo­
re » che di rado non in ducono in pec­
cato il cronista o ccasionale; il raccon­
to ha tin te vivacissim e, in questa sua
m an iera contro llata, e riesce di una
spon tan eità avvincente, tu tto
anim ato
d alla nervosa c o n tin u ità degli episodi e
da u n a sorta di scanzonato gusto sp o r­
tivo che s’in dovina a fio r di p e lle n e l­
l ’autore. D al lib ro escono fu o ri le im ­
pazienze del dinam ico F ra n c h i d i fro n ­
te ai len ti « p o litici », le sue insoffe­
renze p e r i contrasti che tu rb av an o
q u alche volta i ra p p o rti all’in te rn o dei
com itati, la sua diffidenza di m ilita re
schietto n ei ra p p o rti con gli a lle a ti; m a
c’è q u i l ’uom o su fficientem ente a p erto
alla com prensione d elle tan te in ev ita ­
b ili m agagne e, in sostanza, lon tan o
d alle accidiose e pignolesche lungaggini
d el C adorna. E avverti il com battente
che ha soltanto fretta di o p e rare e ope­
ra re p e r il m eglio, dando se stesso a p ­
pieno alla causa cui si è votato, con en­
tusiasm o e adesione senza riserve. Al
trabocchetto d elle afferm azioni « ap o li­
tic h e » (m a che cosa significa « a p o li­
tico »?) non sfugge, qua e là, lu i lib e ­
ra le confesso e q u in d i m alato di m alcom une a tu tti gli a ltri, cioè atten to alle
cose della sua pa rte ideale e agli in te ­
ressi id ea li di quella p a rte n e l calde­
rone d elle dispute p o litic h e : e il p rim o
trabocchetto lo ingoia al tito lo , « G uer­
ra senza b a n d ie ra », davvero e rro n e a ­
m ente ciranesco perchè, salvo il c o n tra­
rio, non m ancava in q u ella guerra nè
la ba n d ie ra della p a tria nè lo ste n d ar­
do di una fede politica p e r ciascuno di
coloro ad essa v en u ti in pien a coscien­
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r e c e n s io n i
za (e certo Sogno fu di questi), che
n o n fosse cioè la v ittim a di u n eq u iv o ­
co disastroso o d i uno sp irito
m era­
m ente d ’avventura.
A lcuni episodi si stendono n el rac­
conto con un tratto robusto e sono ese m p la ri deH’atniosfera d el tem po e
d elle stesse crisi che attraversava non
tan to il paese q uanto u o m in i, p o si­
zio n i, concezioni, c o stu m i; si veda l ’im ­
p a g ab ile
scena d ell’arrivo di Sogno,
P a rri, P a jctta a N apoli, in m issione, r i ­
cevuti dopo u n b e l p o ’ d ’anticam era
d a ll’eterno pre fe tto im becille che tr a t­
ta gli a rriv a ti alla stregua di noiosi p o ­
stu la n ti di nessun conto o la p a rte con­
clusiva d el lib ro , venata di am arezze,
davvero b ella nella so ttile angoscia che
rivela. In conclusione, u n a cristallin a
m em oria di im prese p e r cui l ’aggettivo
e roiche non suona sicuram ente in ch ia­
ve falsa ma, direi, crea u n term in e di
dim ensione fin tro p p o sem plice con la
bolsa p ro d u zio n e degli
in n u m erev o li
« a lti strateghi » vissuti n el rischio d e l­
le celle conventuali e oggi così solle­
c iti autoincensatori d elle ’p ro p rie m il­
lan ta te « ferm ezze », dove vigliaccheria
e m iseria m orale si contendono il de­
m erito dei lo ro atteggiam enti.
M ario G iovana
E. L u s s u , T eoria d e ll’insurrezione. Sag­
gio critico. D e C arlo, R om a, 1950.
A lle ra d ic i del fatto in su rre zio n ale
sta una « situ a z io n e riv o lu z io n a ria » : la
rivoluzione è il tu tto , l ’insu rrezio n e una
p a rte . Il saggio del L ussu, considera so­
lo l ’insu rrezio n e, cioè una « sola fase,
m a la p iù im p o rta n te e la fo n d a m e n ta ­
le d el ciclo politico cui si dà il nom e
di riv o lu zio n e ». L ’in su rrezio n e è altra
cosa dal colpo di sta to : tip ic i co lp i di
stato sono state le cosiddette « riv o ­
lu zio n i » d elle re p u b b lich e d e ll’A m erica
latin a e degli stati balcanici n e l prim o
dopo-guerra. « Q uesto studio considera
solo la riv o lta p o p o lare , e v uole fissare
i p rin cip i che reggono la sua azione
v itto rio sa ; n o n con la borghesia alla
sua testa (com e n e l X V III sec.), m a con
il p ro letaria to , avanguardia d e lla n a ­
zione. La nostra in su rre zio n e, cioè, è
la in su rrezio n e classica del nostro se­
colo ». L’ideologia m ilita re in su rre zio ­
n ale è il p rolungam ento necessario di
u n a ideologia politica
riv o lu zio n aria :
se q u ella m anca non si h a n è in su rre ­
zione nè rivoluzione.
In questo o rdine di id ee la tra d iz io ­
ne del pen siero m arxista-leninista in
fatto di teo ria d e ll’in su rrezio n e non
può non avere il m assim o interesse e
la p iù grande rilevanza scientifica:
d all’opuscolo
engelsiano
« R ivo lu zio ­
ne e c o n tro riv o lu zio n e in
G erm a­
n ia » d el 1851, allo scritto di L e n in :
« L ettera ai C om pagni », d el 1917,
il
Lussu esam ina lo sv ilu p p arsi d ella teo ­
ria in su rre zio n ale del m arxism o-lenini­
sm o ; L enin fece sua la m assim a di E n ­
gels (il « g e n e ra le » d ella rivoluzione
m arxista, a detta d ello stesso M arx)
d ella « in su rre zio n e com e arte », ed elab o rò quella tecnica in su rre zio n ale che
ebbe il suo riscontro pratico n ella ri­
v oluzione bolscevica d ’otto b re. L’antib lan q u ism o di L enin in su rrezio n ista è
noto, ma il L ussu c o nsiderandolo più
che tu tto una posizione polem ica lo
im p u ta al fatto che « L en in doveva d i­
fe n d ersi d alle accuse d e ll’ala rifo rm ista
leg a litaria del p a rtito socialdem ocratico
ru s s o » : « l a teo ria le n in ista della in su r­
rezione n o n è la negazione d el b la n ­
quism o m a la sua continuazione. G ia­
cobinism o, bebuvism o, blan q u ism o , b o l­
scevism o, sono tap p e d ello stesso cam ­
m in o : è il com plotto che si in n e ­
sta n e lla in su rre zio n e p o p o lare ». Il
p ensiero e la prassi m azziniana in fat­
to di in su rrezio n e furono invece nega­
tiv i: il L ussu critica il cieco insurrezionism o m azziniano ; a spiegarne i san­
guinosi insuccessi b asti rico rd a re l ’inca­
pacità da p a rte d ella tattica in su rre zio ­
n ale m azziniana d i co m p ren d ere il va­
lo re m ilita re d ella « ritira ta » e della
« difensiva ».
Sulla questione del n um ero — affer­
ma l ’A. — n o n si capirà m ai n ien te se
n o n la si m ette in ra p p o rto con gli o b ­
b iettiv i p rin c ip a li da raggiungere. Già
in « R iv o lu z io n e e con tro riv o lu zio n e in
G erm ania », E ngels aveva d etto : « Le
forze c ontro le q u a li voi vi u rtate h a n ­
no tu tto il vantaggio della organizzazio­
ne, della d isciplina, della g erarch ia; se
voi non opponete lo ro u n a fo rte supe­
rio rità num erica, voi siete v in ti e p e r­
d u t i» ; tu ttav ia se la legge della supe­
rio rità n u m erica è fondam entale, essa
n o n è assoluta. P e r vincere una in ­
su rrezio n e a volte può b astare u n « n u ­
m ero n a p o le o n ic o » (fondato sulla su­
p e rio rità relativa). A l di sotto di questa
però non si può andare, pena il rip e ­
tersi di m ancate in su rre zio n i tipo q u e l­
la dei com unisti estoni di R evai del
1924, e . di q u e lli di A m burgo del 1923.
Sostanziale è anche a questo rig u ard o
la form a d e ll’attacco, che p o trà essere
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p e r lin ee distese o con cen trato : m a a n ­
che qui tutto d ip en d e d all’o bbiettivo
p rin cip ale (posto che si debbano d isar­
m are e n eu tralizzare delle forze di p o ­
lizia attaccherem o
p rim a le caserm e
cen trali o i com m issariati p e rife ric i? Le
esperienze di R evai e di A m burgo scon­
sigliano quest’u ltim a alternativa). Ad
ogni m odo strettam en te collegati in q u e ­
sto ord in e di p ro b lem i sono, o ltre che
la scelta d e ll’obbiettiv o prin cip ale, la
considerazione d elle v a ria b ili psicolo­
giche p o p o lari, e l ’elem ento so rp resa:
«La vera sorpresa non consiste n el fatto
che si possa p io m b a re su u n nem ico che
dorm a, m a - n ella iniziativa che dà a l­
l ’attaccante il vantaggio di scegliere il
p unto di attacco e di co ncentrare su di
esso il n e rb o p rin cip ale delle sue fo r­
ze ».
La su p e rio rità num erica relativa
(che, con un o p p o rtu n o im piego delle
sue organizzazioni arm ate, il p ro le ta ­
riato può o tten ere n e ll’attacco in su rre ­
zionale contro le forze avversarie) è
necessario sia spinta subito a diventa­
re su p e rio rità n u m erica assoluta. N ella
term in o lo g ia insurrezional.e « popolo »
ha il significato di m assa popolare, di
cui il p ro letario non è che l ’avanguar­
d ia : u n a in su rrezio n e senza la m aggio­
ranza del pop o lo con il solo p ro le ta ­
riato o viceversa, è inconcepibile. Ed
anche qui la co nsiderazione di psicolo­
gia in su rre zio n ale c ollettiva è d e te rm i­
n a n te : « L a p a u ra è spesso contagiosa:
m a anche il coraggio non lo è di m e­
no ». Se u n m ovim ento politico doves­
se in precedenza essere certo di avere
con sè una m aggioranza insu rrezio n ale
— nota il Lussu — di in su rre zio n i se
ne capeggerebbero poche n e lla sto ria ;
questa m aggioranza non può d u n q u e es­
sere che p re su n tiv a : dalla presunzione
alla p artecipazione reale non vi è che
la via della « ripercussione im m ediata
del prim o successo ». Con, l ’entusiasm o
del p rim o successo si ra d d o p p ia il fa­
v o r i d e ll’opinione p o p o lare : « e sso re n ­
de decisi gli incerti, coraggiosi i tim i­
di, attivi gli spettatori ». Da u n ’avan­
guardia arm ata insu rrezio n ale (FA. la
chiam a « G uardia rossa ») che attacca in
u n dato setto re verso un o b biettivo de­
term in ato , la partecipazione della m as­
sa, cioè della sua su p e rio rità num erica,
deve c ostituire il prim o im m ediato so­
stegno : questo accordo è il risu ltato di
una agitazione p revalentem ente p o liti­
ca. Si possono dare in generale tre ca­
si: l ’insu rrezio n e è preced u ta da uno
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sciopero g e n era le ; ne è seg u ita; sorge
senza scioperi nè p rim a nè dopo. La
p artecipazione di m assa non si im p ro v ­
visa nè si crea artificialm en te : essa è il
risu lta to di uno sforzo costante, m eto ­
dico, voluto : le « p aro le d ’o rd in e » vi
rap p resen tan o una p a rte decisiva.
D ifensiva, offensiva, scelta del m o­
m ento x p e r l ’azione insurrezionale. La
difensiva — afferm a l ’A. — è la nega­
zione d i una vitto rio sa riuscita in su rre ­
zio n ale: egli p o rta e com prova una p e r
tu tte l ’esperienza in su rre zio n ale d ello
S chutzbund austriaco. L ’offensiva n e ­
cessita di una d irezione u n ita ria : lo d i­
m ostra una v olta ancora la riv o lta dei
m in a to ri d elle A sturie. Q uanto alla scel­
ta d el m om ento : « Il m om ento non è
di u n ’ora. Esso può essere di u n gior­
no o di una settim ana, di u n m ese o di
m esi ». (M azzini invece con anim a p iù
di apostolo che di tecnico m ilita re dice­
v a: «A d esso o m ai più, p e r forse 10
anni »). « C erto è che essó passa sem ­
p re fulm ineo risp etto alla lentezza del
giudizio d ella m aggior parte... ». L’oc­
cupazione relativam ente facile ed in ­
cruenta al P alazzo d’inverno che d ette
l’avvio alla rivoluzione bolscevica d’ot­
to b re fu dovuta al tem pism o in su rre zio ­
nale di L en in che p ro p rio in quei gior­
ni, c o n trariam en te al p a rere generale,
avvertì essere giunta l’ora x d ella sua
insurrezione.
Il com plotto, il p ian o e l ’azione, le
b a rric ate , l’insu rrezio n e in cam pagna,
sono i m om enti centrali del fatto in­
surrezionale. D ata una situazione in su r­
rezionale (rile v ab ile p e r segni psicolo­
gici, econom ici, fisiologici: fam e, in d i­
genza) il com plotto sta a ll’in su rrezio n e
com e il piano d ’operazioni sta alla b a t­
ta g lia » . P rim o re quisito d el com plotto
è il segreto. Il Lussu
(che scrivendo
queste pagine, esule in Isvizzera, nel
1936, aveva di m ira la situazione d el­
l ’Italia, p e r la quale so p ratu tto scriveva
questo « sa g g io » ) a questo pun to dice:
« I l pro b lem a (quello del segreto n el
com plotto) p e r noi ita lia n i è m olto gra­
ve, a b itu a ti com e siam o p e r tem p e ra ­
m ento p iù a p a rla re che a tacere. In Italia p arlano anche i frati trappisti... i
m arescialli della m assoneria. La sola
m assoneria ove il segreto è. davvero
u n a cosa seria, è quella dei G esuiti. M a
la sua origine e la sua d irezione sono
stra n ie re ». Il piano d e ll’azione non può
essere form ulato che in quel b reve e
rapido p e riodo di agitazione che p re ce ­
de la insurrezione stessa, ed è su b o rd i­
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nato a tu tte q u elle situ azio n i che sa­
ran n o create n el frattem po. L’A. sostie­
n e il valore d elle ba rric ate com e m ez­
zo tecnico m ilita re p e r l ’in su rrezio n e
cittad in a sia in fase offensiva che d i­
fensiva. « I l tem po delle b a rric ate è tutt ’a ltro che fin ito » egli afferm a. P e r la
cam pagna si im pongono invece speciali
n orm e tattiche. P e r il com pim ento p o ­
sitivo della in su rrezio n e bisogna ten e ­
re conto finalm ente (com e anche nella
guerra) del cosidetto « sfru ttam en to del
successo ». Così succintam ente le lin e e
d ejla teo ria in su rrezio n ale d el Lussu.
U n a nnotatore affrettato o forse poco
in tro d o tto a questo genere di le tte ra tu ­
ra « p olitico-insurrezionale », annotando
recentem ente sul volum e del Lussu (1)
c o n clu d e: « Q uanto alla tecnica d e ll’a­
zione insu rrezio n ale in sè, il capitolo
d ella
in su rrezio n e classica a base di
b a rric ate e di assalti alla caserm a, è d e ­
finitivam ente chiuso. Il « p ro le ta ria to »
p e r co nquistare il p o tere , non ha b iso ­
gno di fa r ricorso ai vecchi m etodi. H a
u n esem pio recen te che è u n capolavo­
ro : si chiam a Praga-marzo-1948 ». O ra
qualificare to u t court il Lussu com e un
« b a rric ad e ro » non ci pare esatto. I n ­
tanto bisogna distin g u ere fra quella che
è una concezione b a rric ad e ra d ella in ­
su rrezio n e (il b lanquism o classico o tto ­
centesco), e la considerazione d el valo ­
re della « b a rric ata » com e m ezzo ta t­
tico-insurrezionale. A bbiam o di già ri­
p o rtato u n passo del L ussu, decisivo
p e r d e te rm in a re la posizione d ella sua
teo ria in su rrezio n ale di fronte al «blan­
quism o». E se p reced en tem en te l ’A.
im p u ta
l’antib lan q u ism o di L enin a
contingenze di polem ica po litica, non
è p e r trascin are a viva forza il pensiero
del riv o lu zio n ario russo ad una tesi in ­
su rre zio n a le « b lan q u ista » sic et sim p li­
citer, o q uanto m eno non è p e r confor­
tare un « blan q u ism o » p reconcetto b e n ­
sì p e r m o strare il grado di integ razio ­
ne teorico-pratica che la trad izio n e in ­
su rrezio n ale « b lan q u ista » ha avuto con
le successive esperienze del bolscevi­
sm o: «G iaco b in ism o , babuvism o, b lan ­
quism o, bolscevism o, sono tap p e d el­
lo stesso cam m ino: è il com plotto che
si innesta nella in su rrezio n e popolare».
In secondo luogo, se p e r « b la n q u i­
sm o » si in ten d e, com e si deve in te n ­
dere, il fatto insu rrezio n ale disorganiz­
zato ed anarchico, il m oto rivoltoso m a­
gari spontaneo m a senza una direzione
ed uno svolgim ento u n ita ri, ancora la
teo ria dei L ussu si m ostra lo n tan a dal
« b la n q u is m o » p uro e sem plice. Q uan­
to poi questa teo ria si sia avvicinata ad
una vera e com piuta tecnica della in ­
su rrezio n e, aggiornata alle esperienze
p iù recenti in m ateria questo è un a ltro
discorso. Q uando in fin e sul piano ta t­
tico in su rrezio n ale l’A. si fa so sten ito re
del m ezzo tecnico, « b a rric a ta » , su q u e ­
sto terre n o n o n si può p iù p a rla re di
« b lanquism o » nel senso sopradetto.
P o trà invece sorgere ap p u n to sul te rre ­
no tattico la qu estio n e se la « b a rric a ­
ta » risp o n d a o m eno ancora alle situ a ­
zioni d elle fu tu re in su rre zio n i (com e
può sorgere questione sui p ro b lem i d è l­
ia neu tralizzazio n e d ella polizia, d e l­
l ’assalto alle caserm e c en trali p iu tto sto
che ai com m issariati p e rife ric i, della
conquista d elle arm i p e r l ’esercito riv o ­
lu zio n a rio e così via di a ltri problem i).
Il nostro A. insom m a è un b a rric ad e ro
in tattica non in strategia. (Q uanto ai
fa tti di P raga del m arzo 1948, se li m i­
suriam o col m etro della d istinzione fat­
ta nel volum e in esam e è agevole sco­
p rire che q u e lli furono la sequenza di
u n p e rfe tto colpo di stato).
D i a ltra n a tu ra sono p iu tto sto le m an ­
chevolezze d el saggio in esam e. In ta n ­
to si deve n o tare che del term in e « in ­
su rre zio n e » vien data una accezione
tro p p o estensiva. In questa m ateria non
vi è p u rtro p p o ancora una term inologia
scientificam ente p ro b a n te in u n senso
p iu tto sto che in un altro, tuttavia se­
guendo una certa trad izio n e di studi e
di esperienze che orm ai ha p iù di un
secolo (la trad izio n e del p ensiero e d e l­
la prassi m arxista-leninista) si scorge lo
afferm arsi sem pre p iù chiaro della con­
cezione di un d uplice o rd in e nei fatti
in su rre zio n ali, con co rrisp o n d en ti te r­
m inologie che si fanno di uso sem pre
p iù costante: l’o rd in e dei fatti in su rre ­
zionali in città cui viene lim ita to il no­
m e di « in su rrezio n e » e l’o rd in e
dei
fatti in su rrezio n ali fu o ri d alla città, di
cam pagna o di m ontagna, cui viene d a ­
to il nom e di « g u e rrig lia » . O ra (a p a r­
te che questa distinzione possa convin­
cere ed e sau rire o m eno l ’ord in e dei
fa tti in su rrezio n ali) u n a critica della
teo ria in esam e non sarebbe tanto di
n a tu ra term inologica m a do v reb b e p iu t­
tosto toccare quella che ci pare u n a ve­
ra e p ro p ria lim itazio n e so stanziale:
cioè la rid u zio n e, in cui in co rre l ’A.
di tutto l ’o rd in e dei fatti in su rre zio ­
n ali alla riv o lta cittadina. P oche p a ­
gine dedica il Lussu alla « in su rre zio ­
ne di cam pagna » com e egli dice ; e non
R E C E N S IO N I
«è n e p p u re sostenibile che la teo ria gè123
n e ra le d e ll’insu rrezio n e valga p e r l ’in ­
su rre zio n e cittad in a com e p e r la g u e rri­
glia di cam pagna o d i m ontagna.
Q uesta lim itazio n e (p e r q uanto la
trad izio n e teorico-pratica delle riv o lu ­
zioni m arxiste-leniniste, che il L ussu d i­
m ostra p e r il verso direm m o « c ittad i­
no » di conoscere a fondo, non siano
prive di b u o n e esperienze di guerriglia)
si deve im p u tare al fatto che il saggio
fu scritto p rim a d elle esperienze d ei re ­
centi « m ovim enti - di resistenza ». Q ue­
ste esperienze h anno spesso'"portato la
g u errig lia di cam pagna o di m ontagna
in prim o p ia n o ; anzi la g u erriglia ha il
p iù delle volte preced u to di m esi e di
m esi l ’azione in su rrezio n ale delle «ar­
mate* so tterran ee » cittadine. Insiem e a l­
l ’im p ortanza ed al peso della guerriglia
n ella teo ria e nella prassi rivoluziona­
ria nasce q u in d i il pro b lem a dei ra p ­
p o rti fra « g u erriglia » ed « in su rrezio ­
ne ». P o i è sorto anche il fenom eno
d ella « resistenza » : p erchè ad u n dato
pun to si è trattato non p iù di sovverti­
re riv o lu zio n ariam en te u n o rd in e in te r­
no di cose, m a di « resistere » tem p o ra ­
neam ente ad una invasione che era ve­
nula d a ll’esterno. E la « resistenza » ha
spostato
necessariam ente
l ’econom ia
strategica-rivoluzionaria verso i fa tto ri
di g u erriglia di m ontagna:
resistenza
che noi chiam erem m o attiva, in con­
trap p o sto alla resistenza passiva che in ­
vece dovettero a d o ttare le forze clan­
d estine della città. O ra una com piuta
tecnica insu rrezio n ale non può p iù ignorare il fondam entale problem a dei
ra p p o rti strategici e tattici fra « g u e rri­
g lia » ed « in s u rre z io n e » : l ’insurrezione
p re m a tu ra rispetto allo sviluppo della
g u erriglia può p o rta re a dei v eri disa­
stri (in questo caso si può veram ente
p a rla re di « b lanquism o ». P erchè, cerne
notavam o a ltra volta su queste stesse
p agine (2) sem bra che la g u erriglia su­
bisca una vera legge di gravitazione che
la trascina, spesso intem pestivam ente,
•dai luoghi riposti in cui è nata verso i
« e n tri a b itati sem pre p iù grandi.
Il Lussu poi più che una teo ria m ili­
tare ci ha dato una teo ria politica d e l­
l ’insurrezione m ilitarizzata. L’A. non lo
55
nasconde del re sto : vuol dare da esule
un s - o co n trib u to alla risu rrez io n e d e l­
la p a tria, e com e tale il suo saggio ri­
vela tu tte le intem p eran ze, le inesattez­
ze, il calore n o n sem pre sereno p ro p rii
a i chi n e l suo stato p a rla di cose della
sua terra. C erto che la com m istione di
una perso n ale ideologia p o litica con
gli elem en ti di una p u ra tecnica in su r­
rezionale, è spesso grave e nociva alla
scien tificità ed al rig o re d elle tesi: il
p ro b lem a schiettam ente
m ilita re
del
ra p p o rto n um erico delle forze opposte
in una situazione in su rre zio n ale è q u in ­
di contam inato col p ro b lem a tip icam en ­
te politico della partecip azio n e di tu tto
il popolo e di alcune classi alla in su r­
re z io n e ; com e il p ro b lem a d ella d ifen ­
siva è confuso con q u estio n i di tattica
politica di p artito . P a rtito da Clause­
witz che form ulò la nota tesi: la p o li­
tica genera la guerra, e la guerra è la
continuazione con m ezzi v io len ti della
politica) il Lussu tende a d ila tare la
ideologia anche nelle q uestioni p iù
schiettam ente m ilita ri.
I risc o n tri storici, con cui copiosa­
m ente l ’A. cerca avalli p e r la teo ria, so­
no invece di grande giovam ento ed u ti­
lità p e r il le tto re curioso a ltrettan to
che p e r, il ricercato re interessato, più
p e r la scelta esperta e docum entata che
p e r l ’esposizione spesso b rilla n te . In
u n tem po in cui si pa rla della « guerra
partig ian a » com e di una vera e p ro p ria
« atom ica strategica te rre stre » (3); u n
lavoro com e questo non può che in te ­
ressare ed essere u tile, non fosse altro
che com e base p e r le nuove in tegrazio­
ni rese necessarie dopo q u a tto rd ici an­
ni di esperienze.
F il ip p o B arbano
(1) Si veda la rassegna b ibliografica
« L ’Italia che scriv e» , A nno 33° n. 7,
pag. 103.
(2) Cfr. sulla rassegna « Il M ovim en­
to di lib e raz io n e in Italia » N. 4, G en­
naio 1950, pag. 26 il n ostro articolo su
« I fatti m ilita ri di A lba ».
(3) Si legga l’interessan te volum e di
F. O. M iksche: « S e cret F o rc e s», F a b e r
and Faber, L o n d ra 1950. A nche recen­
sito nel N. 7 di questa Rassegna.
56
F.
K E C E N S ÍO N I
A ntonicelli - G. Salvem ini - G.
Y accakino - G. R oveho - M. G iovana
P. G reco ed a ltri : A sp e tti della R e ­
sistenza in P ie m o n te a cura d ell’« Isti­
tuto Storico d ella R esistenza in P ie ­
m onte » N. 1 dei « q u a d ern i d e ll’Isti­
tu to N azionale » p e r la storia del M o­
vim ento di lib e raz io n e in Italia, M i­
lano, 1950, p. XVI-181, 8° gr.
Q uesta p ubblicazione curata da giova­
n i studiosi d e ll’Istitu to storico della
R esistenza in P iem onte, m erita d ’esser
segnalata p e r il m etodo e p e r il con­
tenuto.
P e r il m etodo in quanto in te n d e fa­
re della storia criticam en te valida di av­
ven im en ti che sono vicinissim i a noi,
col distanziam ento d alle passioni che li
so llecitarono e collo sforzo di c om pren­
sione psicologica anche d e ll’altra p a r­
te. E tale storia in ten d e fa rla dov’è pos­
sib ile col « saggio » m onografico, che
p resu p p o n e già una raccolta di docu­
m enti ed una precedente e la b o raz io n e;
e dove questo n o n è colla « testim o­
nianza » d el p artecip e d iretto degli av­
venim enti.
P e r il contenuto in quanto p re n d e in
co nsiderazione aspetti tip ic i se non esclusivi d ella lotta p e r la lib e raz io n e
nel P iem onte : « G li scioperi d el m ar­
zo 1943 » (G. V accarino) p. 3/40 di
grande im p o rtan za in una città in d u ­
striale conte T o rin o e prova generale
della volontà com battiva d ella m assa op eraia. « I l clero p iem o n tese nella R esi­
ste n za » (G. R overo), (p. 41/76) dove è
m esso in lu ce l ’im pegno deciso d el bas­
so clero n e ll’assistenza ai resisten ti, sen­
za m ai d im en ticare le fun zio n i p re ci­
p u e di carità e assistenza che gli sono
p ro p rie , m en tre l ’episcopato ap p are più
attivo n el m itig are le conseguenze di
u n a guerra senza regole, in te rp o n en d o ­
si p e r scam bi di p rig io n ie ri, m itigazio­
ni di condanne ecc.; « L e p o polazioni
alpine nella guerra partigiano d e l C u­
n é e s e » (M. G iovana) (p. 77/106) le q u a ­
li appaiono flu ttu a n ti, se non n ella loro
so lid arie tà coi p a rtig ian i, nel lo ro im ­
pegno p e r essi, p e r ragioni che vengo­
no acutam ente circostanziate ed analiz­
zale, offrendo così elem en ti p e r una più
vasta sintesi sui ra p p o rti tra com bat­
ten ti e popolazione. P a rtic o larm en te si­
gnificativa ci ap p are poi « la cronaca
d e l C om itato piem o n tese d i L ib era zio ­
ne nazionale » re d atta da P. G reco su
a p p u n ti conservati (p. 107/1541: essa
p e rm e tte di cogliere d a ll’in tern o com e
si è costituito e organizzato un CLN
regionale, q u ali p ro b lem i è stato ch ia­
m ato a risolvere, q u a li ten sio n i ha vi­
sto n e l p ro p rio am bito, q u a li crisi d i
m ezzi, di divergenze, di uo m in i, ha do­
vuto su p erare, q u ale la vita rischiosa,,
sem inata di vittim e. È p ro b a b ilm en te
questa « cronaca » q u ella che in teresse­
rà di più i le tto ri, specie q u e lli
che
non h anno p a rte cip a to alla lo tta della
R esistenza in posizioni di com ando e
di responsabilità. Si presen ta n a tu ra l­
m ente com e « te s tim o n ia n z a » ; il G re­
co, ch’era ed è professore a ll’un iv ersità
di T o rin o , rappresentava n el CLN p ie ­
m ontese il p a rtito L ib e ra le ; però n e l­
la schem aticità d ella n o tazione tele g ra ­
fica n o n c’è che la preoccupazione di
inform arsi.
U n com plesso di testim onianze, com e
« resoconti e m em o rie » rievocano l ’ec­
cidio di Boves del settem b re 1943, de­
stinato p u rtro p p o a tro v ar
im itaz io n i
anche fu o ri di P ie m o n te (p. 155/181).
A nche queste appaiono diligentem ente
com m entate ed a rric ch ite d egli o p p o r­
tu n i rife rim e n ti d ai d ilig e n ti co m p ila­
to ri del volum e.
Esso ha una d uplice
presentazione
politica di F ranco A n to nicelli , già
p re sid en te del CLN P iem ontese, che d el
volum e vuol m ettere in rilievo le fin a ­
lità insiem e sto rich e e m em orative con
u n accenno di deplo razio n e alla crisi
che stanno subendo n elle coscienze gli
id ea li che hanno anim ato la lo tta p e r
la L iberazione, e storico-tecnica d i G.
Salvem ini che caratterizza la lo tta dei
p a rtig ian i com e ' « guerra p e r b an d e »,
rico rd a n d o com e M azzini l ’avesse p re ­
vista ed auspicata e com e questi n e avesse già indicate le c o n d iz io n i: la so­
lid a rie tà tra cam battenti e popolo.
È da ram m aricare che il volum e non
sia c orredato da u n -in d ic e dei nom i e
d ei luoghi che ne avrebbe reso p iù fa ­
cile la consultazione ed aum entato l ’in ­
teresse. Il volum e risu lta p ro n to fin dal
1948 e so rp ren d e che sia uscito con ta n ­
to rita rd o .
M. B endiscioli
B ianca C eva, Storia d i una passione G arzanti, M ilano, 1948.
D u ran te e specialm ente dopo la guer­
ra di L iberazione l ’attenzione di m olti
ita lia n i e p a rtico la rm e n te di q u elli, che­
le dure prove del recente passato e l e
U E C E N S IO N l
m olte p reoccupazioni p e r il prossim o
avvenire hanno reso p iù attentam ente
pensosi alle sorti del p ro p rio paese, si
è rivolta con sguardo critico al v e n ­
ten n io fascista. Su quel p erio d o è stato
scritto parecchio, ma quasi sem pre con
o b iettiv i p a rtic o la ri o con pan o ram i l i ­
m ita ti a singoli p ro b lem i o a personali
esperienze ed è p iù difficile inco n trare
q u alche studio che intenda
rivolgere
uno sguardo al com plesso degli avveni­
m en ti p e r ten ta re una sintesi di quel
p erio d o e, se si tolgono le
« storie »
sc ritte da fascisti al tem po della d itta ­
tu ra,
che in quanto storie di p artito
non sono storie, m anca ancora una vera
storia d ’Italia p e r gli anni, che vanno
dal 1919 al 1943.
Il lib ro d ella Ceva non p re te n d e di
colm are questa lacuna con un esam e
am pio e particolareggiato di quel p e ­
rio d o , m a desid era alm eno recare il
suo co n trib u to in dicando un filo d ire t­
tivo, che le esperienze e le m ed itazio ­
n i hanno suggerito a ll’autrice, di fro n ­
te al com plesso degli avvenim enti, che
la recente m em oria e le recenti passio­
ni p ortano spesso a in te rp re ta re in m o­
di diversi e facilm ente contrastanti. Nel
b rev e spazio di 54 pagine la Ceva ha
v oluto ab b racciare la vita in te ra di q u e ­
gli anni, cercando di fo rm u la re u n giu­
dizio storico, che è il vero obiettivo del
volum etto, anche se esso è scritto in
form a « epigrafica », com e la definisce
il Croce nella breve lettera di com m en­
to, che egli h a v oluto p re p o rre a ll’o­
pera.
D escrive il lib ro com e le d u re b a tta ­
glie della p rim a guerra m ondiale, san­
guinosam ente com battute sui fro n ti d e l­
la V enezia G iulia e del T ren tin o , la
b ru c ia n te rotta di C aporetto, i sacrifici
lu n g h i ed estenuanti delle trin cee sono
stati p e r gli italiani il c rollo delle fa­
cili speranze sorte n e ll’atm osfera eroica
d elle radiose giornate del maggio 1915
e se a pochi d ettero u n a p iù chiara co­
scienza d ella base retto rica, sulla quale
aveva poggiato il nostro p re cip ita to in ­
tervento, ai m o lti lasciarono n e ll’anim o
soltanto stanchezza e delusione, re n ­
d endoli facile p reda di una m inoranza
v iolenta e decisa, p ro n ta a servirsi d e l­
l ’avversione alle classi operaie dei b e n ­
pensanti di destra com e p u re dei m o ti­
vi enfatici del nazionalism o, rito rn a ti
di m oda dopo le delusioni di V ersail­
les. Q uando il giorno 28 otto b re 1922
questa m inoranza « consapevole e d e li­
b erata diede l ’assalto alla diligenza d el­
lo Stato, il popolo italiano in gran
57
p arte a p p la u d ì salutando in quegli u o ­
m in i i salvatori d ella cosa p u b b lic a , in
p a rte consentì tacitam ente, perplesso in
attesa ». Si oppose e rim ase costante­
m ente c o n tra ria al nuovo regim e una
piccola schiera, che vide p e r l’Italia, in
q u e l giorno, il tram onto della lib e rtà :
« S entim m o allo ra q uanto frag ile e va­
go fosse il concetto di lib e rtà , p aro la
vuota di co ntenuto p e r la grande m ag­
gioranza della nazione, che ad un giu­
dizio spietato p arv e allo ra alla lu ce di
una realtà c ru d ele u n p o ’ com e T acito
sentenziava d ei P a rti, che n o n erano li­
beri, ma erano senza p a d ro n e ».
L ’opera di quei pochi, che sostenne­
ro p rim a a p ertam e n te e p o i n ella co­
spirazione e m antennero p e r lu n g h i an­
ni con ferm ezza e con passione l ’oppo­
sizione al fascism o, ra p p resen ta l ’unica
storia d ’Italia, p erchè l ’acquiescenza dei
più , soddisfatti di servire chi li solle­
vava dalla fatica di pensare e di p ro v ­
v edere al p ro p rio benessere m ateriale,
e la vuotezza dei bo rio si p a d ro n i ra p ­
presentano soltanto l’arid a
m ateria, a
vincere la quale si esercitò l ’azione di
coloro i qu ali, com battendo il fascism o,
cercarono di rid a re al paese e di con­
servare in se stessi dignità civica : « La
vera storia d ’Italia dal 1922 al 1945 è la
storia m isconosciuta e d ram m atica di
questa nobilissim a schiera ».
A dare una traccia schem atica d e ll’o­
pera di questi uom in i si sofferm a, ap­
p u n to , lo scritto della Ceva, che rievo­
ca n o n senza pathos la costanza e le
delusioni, i sacrifici e le incertezze dei
tenaci c ospiratori. F u la lo ro non solo
opera fatta di viva azione m a anche di
atten ta critica, che fu azione anch’essa,
in quanto d iretta a sco p rire il vero nel
m ezzo alle m enzogne, a conservare vive
e vitali le trad izio n i del R isorgim ento
e so p rattu tto a riv elare la n a tu ra del
fascism o, che l ’Italia im m iserita a p ­
p lau d iv a : « II fascism o in fondo non aveva m ai saputo b ene che cosa voles­
se ; era sem pre andato avanti cosi, gior­
no p e r giorno com e capitava con pessi­
m i consiglieri e pessim i sistem i ; q u e l­
lo che m olti dei suoi fau to ri defin iv a­
no a v olte com e sapiente m ira stra te g i­
ca, in realtà non era altro che u n gros­
solano c o p rire il vuoto clic abitava n e ­
gli in te lle tti e si rifletteva n elle azio­
ni, che spesso non avevano altro fine
che d ifen d e re con form e o dem agogiche
od oppressive la vita stessa della d it­
tatu ra ».
Fu una riserva di uo m in i pensosi,
che l ’antifascism o conservò attraverso
58
R E C E N S IO N I
alla difficile lo tta, ai q u a li dovevano r i ­
volgersi q u an ti v idero e soffersero n ei
se tte m b re d el 1943 il crollo della
p a tria e delle stesse ragioni
della
lo ro vita, p e r tro v are in essi nuovo
e p iù vero indirizzo. E tra questi n ’eb­
b e ro giovam ento specialm ente i giova­
ni, che il fascism o aveva allevato nelle
p iù tris ti condizioni di ignoranza e di
p re su n zio n e e p e r i q u ali gli uom ini
d e ll’antifascism o avevano sentito le p iù
angosciose
preo ccu p azio n i:
« Q u e sti
giovani n e lla loro enorm e m aggioran­
za ig n ari d e ll’esistenza d i quei b e n i che
sono il vitale n u trim e n to dello sp irito ,
u n p o ’ com e il cieco nato che non può
d e sid era re la luce che n o n
conosce,
q u e sti giovani che a volte avevano il
coraggio di afferm are com e la cosa più
n a tu ra le , che essi erano perfettam en te
lib e ri e che non sentivano affatto il b i­
sogno di quella lib e rtà di cui qualche
m alinconico vanam ente sognava, quando
v ennero chiam ati alla guerra e si tr o ­
varono p e r la p rim a v olta di fro n te ai
p iù gravi pro b lem i, n e l c rollo di ogni
illusione, si sentirono a ll’im provviso
p e rd u ta m e n te soli ».
Il lib ro si ferm a all’8 sett. del 1943;
poi venne la G uerra di L ib erazio n e, che
l ’a u trice non descrive. Con essa la sto­
ria d ’Italia, alla q u a le fino a llo ra ave­
vano dato il con ten u to i po ch i a n tifa ­
scisti, divenne sto ria di p iù vaste schie­
re e fu il logico sviluppo d i q u ella p re ­
cedente.
C erto che, considerando il giudizio
della Ceva, che id entifica la storia d ’I ­
talia d e l p e rio d o che sta fra le due
guerre e in p a rte le co m p ren d e con la
storia d e ll’antifascism o, sorge il desi­
derio o p iu tto sto il bisogno di v edere
il giudizio estendersi e sofferm arsi più
precisam ente sulle idee, sui fatti e sugli
u o m in i d e ll’antifascism o, così che lo
studio risu lti storia p iù am pia che non
q u ella d i u n a passione. M a forse, p ro ­
p rio n el p o rre questa esigenza, sta il
m aggior valore dello scritto, che con
p a ro le com m osse e com m oventi di chi
reca ancora vive n e ll’anim o le ferite
d e lla grave lo tta sostenuta contro la
d itta tu ra , spinge a m e d ita re p iù p ro ­
fo n d a m e n te su fa tti e p ro b lem i, che d e ­
vono essere a tten tam en te g iudicati spe­
cialm ente oggi, q u ando u n certo rito r­
no d i fiam m a d el fascism o conferisce
a questo lib ro p a rtico la re c arattere di
attu alità.
T ullio L u ssi
N o n d istru g g e te e non la sc ia te d isp e rd e re d o c u m e n ti d e l m o v im e n to d i li­
b e ra zio n e in v o stro p o ssesso . I n v ia te li a ll’I s titu to N a z io n a le p e r la S to r ia
del
M o v im e n to d i L ib e ra zio n e in Ita lia che n e cu re rà la c u sto d ia , la c o n se rv a z io n e
e lo stu d io .
I g e n tili le tto r i sono v iv a m e n te p r e g a ti d i in v ia re l ’in d ir iz z o d i p e rso n e a lle
q u a li p o ss a in te re ss a re la p re se n te ra sse g n a e l ’a ttiv ità
d e ll’I s titu to ; co sì c o n ­
trib u ira n n o a d iffo n d e r e il più la r g a m e n te p o ssib ile la vo ce d e lla re siste n za .