Operazione San Francesco

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Operazione San Francesco
novembre-dicembre 2013
Flora e fauna
Operazione San Francesco
Intervista del naturalista Enrico Migliaccio a Franco Tassi,
responsabile del Gruppo Lupo Italia.
I
l completamento del periplo alpino da
parte dell’instancabile Lupo appenninico, e il suo “incontro pacifico” con
i cugini dell’Europa orientale, segna finalmente il successo definitivo del suo salvataggio, intrapreso tra enormi difficoltà
circa mezzo secolo fa. Enrico Migliaccio,
naturalista romano testimone storico delle principali vicende faunistiche dal dopoguerra ad oggi, e collaboratore per lungo
tempo del Centro Studi Ecologici Appenninici del Parco Nazionale d’Abruzzo,
intervista il Direttore storico del Parco
Franco Tassi, ideatore nel 1970, e infaticabile realizzatore della famosa Operazione San Francesco, nonchè fondatore
nel 1974, e tuttora attivissimo coordinatore, del Gruppo Lupo Italia.
Quando nel 1969 assumesti la Direzione di un Parco Nazionale d’Abruzzo in
completa rovina, corresti al soccorso
del lupo ormai al limite dell’estinzione.
Qual era l’atteggiamento della gente verso quest’animale?
Paura, diffidenza, ignoranza e spesso odio
assoluto. Si puntava semplicemente a
sterminarlo, a cancellarlo dalla faccia
della terra.
Ma nessuno lo difendeva? La cultura e
il mondo accademico non impedivano
le stragi?
Il lupo era considerato il diavolo, la zoologia approvava la sua progressiva eliminazione, lo stesso Parco premiava le uccisioni, spesso effettuandole con le proprie
Guardie. Il film Uomini e Lupi, girato nel
1956 tra Pescasseroli e Scanno, rende
bene il clima culturale dell’epoca.
Quali furono allora le vostre prime
azioni?
Anzitutto sfatammo la leggenda del lupo
cattivo. Richiamando la cultura pellerossa, diffusi un manifesto con una splendida immagine del carnivoro, e questa
semplice frase: “Con tutti gli esseri, e con
tutte le cose, noi saremo fratelli”.
Ricordo che all’epoca circolava una foto
in cui giocavi con Ezechiele, il lupo salvato e poi custodito nel Parco Faunistico.
Molti credevano si trattasse di un fotomontaggio…
Era essenziale superare le favole di Esopo,
Cappuccetto Rosso e i Tre Porcellini, e la
psicosi del lupo mangiatore di uomini,
che dominavano l’immaginario colletti-
Uno splendido Lupo grigio europeo, ripreso nel Parco
Nazionale della Foresta Bavarese (Foto Herbert Grabe).
In alto a sinistra, Il ricercatore Enrico Migliaccio
accanto al guardiano Germano Palozzi, che ha in
braccio il celebre lupetto Oscar.
L’Area Faunistica del Lupo a Civitella Alfedena.
Vantaggi sicuri per chi ha contribuito al salvataggio
del Lupo appenninico.
vo. C’era molta disinformazione, e pochi
avevano visto un lupo, che le copertine
della Domenica del Corriere rappresentavano nero, famelico, in branchi sterminati
all’inseguimento di prede umane.
Un’impresa difficile, cambiare mentalità
radicate come questa. Otteneste concreti
risultati?
Cercammo appoggio dai giovani, dalla
società civile e dalle organizzazioni internazionali. Ottenemmo dapprima la
sospensione delle “battute” al lupo (di
solito guidate da sindaco, parroco e maresciallo dei carabinieri), e il divieto dei
“bocconi avvelenati” (sparsi per la “lotta
ai nocivi”).
Si può dire allora che la “missione im-
possibile” fu compiuta?
Sì, perché poi venne vietata la caccia al
lupo. La vera chiave del successo fu certamente l’Area Faunistica di Civitella Alfedena, dove la gente locale e i visitatori
stupefatti potevano ammirare da vicino,
e fotografare, la straordinaria vita di uno
splendido branco di lupi. Un’attrazione
formidabile, che rilanciò quel villaggio
sconosciuto, prossimo all’abbandono, e
lo fece balzare di colpo all’apice del benessere collegato alla visita e alla frequentazione naturalistica. Questo ecoturismo
pacifico fece capire a tutti che era molto
meglio salvare, anziché sterminare, una
risorsa unica come il tanto deprecato
Lupo appenninico.
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