Il Laudes Creaturarum fu composto da Francesco d`Assisi
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Il Laudes Creaturarum fu composto da Francesco d’Assisi intorno al 1225. Dopo le prime testimonianze in volgare, si inserisce a buon diritto questo testo, in quanto presenta termini latini e volgari, e anche francesismi e influssi dal dialetto umbro. Francesco fonda l’Ordine dei Frati Minori, che si inserisce nella corrente filosofia del Misticismo. Critici e studiosi, suddividono il testo in questa maniera: Prima parte (vv.1-22): lode e ringraziamento al Signore per le opere da lui create. Descrizione naturale. Seconda parte (vv.23-33): esaltazione del perdono, accettazione dei dolori e delle sofferenze della vita; elogio di coloro che muoiono nella grazia di Dio. Descrizione umana. In questa seconda parte, il testo appare più “cupo”, cosa che portò molti critici ad affermare che il testo si fermasse al v. 26, e che la sezione finale sia stata aggiunta da Francesco in seguito, in punto di morte. Testo: Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual'è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate. Parafrasi: Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l’onore e ogni benedizione. A te solo, Altissimo, si addicono, e nessun uomo è degno di pronunciare il tuo nome. Osservazioni: -u = terminazione umbra. La reiterazione del polisindeto amplifica e inserisce in una dimensione totalizzante i salmi da offrire a Dio. In questa introduzione costituita da tale coppia di distici, si apprende che l’essere degno di lode è Dio, che l’uomo non è degno di nominare. Allora, non potendo lodare Dio direttamente, Francesco Lo loda nelle Sue creature, appartenenti al Signore quanto le lodi stesse. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, insieme con tutte le tue creature, specialmente il signore fratello Sole, il quale è la luce del giorno, e illumini noi per mezzo di lui. Ed esso è bello e raggiante con grande splendore: di te, Altissimo, porta il segno. Osservazioni: “messor; allumini” = francesismi. Tutte le creature sono degne di ricever lodi e di rappresentare agli occhi dell’uomo quel Dio che le parole non possono nominare esplicitamente. “Frate e Sora” indicano la fratellanza universale tra le creature e la loro dignità l’una al fianco dell’altra che disegna un mondo armonioso e riscattato dal peccato. Inoltre, il “cum tucte le tue creature” è volto a identificare delle entità materiali mosse da Dio. E’ una visione che nel Medioevo non è affatto scontata: si riscopre dignità anche in ciò che è considerato materiale e deprecabile, in quanto, non potendo, come si è detto, lodare Dio direttamente né conoscerLo in se stesso, Lo si loda attraverso la bellezza del Creato. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create luminose, preziose e belle. Osservazioni: Si noti la reiterazione del polisindeto, il cui uso è già stato motivato. Argomento di rilievo è la preposizione “per”, che vede molti studiosi in disaccordo. Le principali interpretazioni sono: “per” come preposizione causale: Lodato sii… a causa di/per sorella luna… “per” come “par” alla francese, cioè volto a introdurre un complemento d’agente: Lodato sii…da sorella luna… “per” col valore latino, cioè come preposizione mediale: Lodato sii…in/attraverso sorella luna. In linea con quanto detto finora, tornerebbe utile parafrasarlo con “in”, ma per tener buone tutte le interpretazioni, si è preferito mantenere “per”. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, per fratello vento e per l’aria e per il tempo nuvoloso e sereno e per ogni stagione, per mezzo delle quali dai vita alle tue creature. Osservazioni: Reiterazione del polisindeto. Da ora, il componimento prosegue con i quattro elementi che formano il mondo secondo la concezione classica e medievale. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e preziosa e pura. Osservazioni: Reiterazione del polisindeto; enumerazione di aggettivi che connotano “sora acqua” in positivo. Si noti l’assonanza “utile ↔ humile” che, con la partizione degli aggettivi enumerati, rappresenta l’indugio dello sguardo contemplativo. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, per mezzo del quale illumini la notte: ed esso è bello e giocondo e robusto e forte. Osservazioni: Si noti come per ogni elemento vengano definite le caratteristiche favorevoli. Non si tratta di un fuoco che distrugge, ma di un fuoco che illumina le tenebre e che porta “iocunditas” al cuore. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, per nostra madre terra, la quale ci mantiene e nutre e produce vari frutti insieme con fiori colorati ed erba. Osservazioni: “Sora” in quanto creatura, “madre” perché ci nutre. Reiterazione del polisindeto. L’aggettivo “bello” è usato per descrivere con una parola semplice qualcosa di “grande”, sulla base dell’umiltà. L’aggettivo “coloriti” rappresenta un valore intrinseco ed estetico, volto a dare pacificazione allo spirito. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore e sopportano malattie e sofferenze. Beati quelli che le sopporteranno serenamente, perché da Te, Altissimo, saranno incoronati. Osservazioni: Coppia di distici che pone fine alla prima parte, dando inizio alla seconda, relativa all’esaltazione del perdono, all’accettazione dei dolori e delle sofferenze della vita, oltre all’elogio di coloro che muoiono nella grazia di Dio. Dio può quindi essere lodato anche lodando l’uomo retto che ne segue la lezione e segue l’esempio e il modello di Cristo, attraverso il perdono del prossimo e la sopportazione delle sofferenze. S. Francesco riprende il costrutto biblico attraverso il “beati quelli che…”. Parafrasi: Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun vivente può fuggire: guai a coloro che moriranno trovandosi nei peccati mortali; beati quelli che la morte troverà nella tua santissima volontà, perché la morte dell’anima non li tangerà. Osservazioni: “Peccata” = ascendenza latina. Questo richiamo cupo all’inesorabilità della morte può apparire strano e ben lontano dalla serenità che avvolge la prima parte, tant’è che, come accennato, alcuni filologi suppongono che dal v.27 in poi Francesco abbia ripreso la scrittura del suo componimento in punto di morte. Tuttavia, quest’ultima parte dev’essere considerata unitamente, poiché non mette in discussione le acquisizioni positive e gioiose che precedono, ma caratterizzano la condizione umana secondo un criterio preciso, estraneo al resto del creato: mentre le altre creature sono segno divino e perciò degne di Dio, l’uomo, essendo dotato di libero arbitrio, della volontà e della possibilità di scegliere, deve meritare tale appartenenza all’armonia universale, tramite l’osservazione della legge divina e del modello di Cristo, oltre che alla accettazione della morte e alla sopportazione delle sofferenze. “Morte secunda” è un’espressione neotestamentaria utilizzata da Giovanni nell’Apocalisse per indicare la morte dell’anima, la dannazione che colpisce l’uomo che viene colto dalla morte corporale (cioè dalla morte prima) nel peccato. Parafrasi: Lodate e benedite il mio Signore e ringraziatelo e servitelo con grande umiltà. Osservazioni: Con questo distico si conclude il componimento. Tale conclusione è rivolta ai fedeli tramite esortazioni. L’invito a lodare Dio si ricollega all’apertura del testo come il richiamo, questa volta esplicito, all’umiltà. Da qui emerge il principio del Cantico: dedicarsi alle lodi del Signore con grande umiltà significa riconoscere la grandezza del Creatore nelle sue creature e lodare Dio attraverso queste, dichiarandole fratelli e sorelle al fine di “sentirsi realmente in piedi sulla Terra, per non aver paura della morte, […] per essere confortati dall’Universo, dalle sue bellezze, dai suoi tesori, dalla sua grande pietà e generosità.” {cit. Paolo Volponi - Sperimentalismo e tradizione, in “Allegoria” n.s., V, 1993, 14, pp. 104-105}; ringraziare Dio ed essere al Suo servizio significa accettare con gioia la condizione umana nell’Universo e dedicarsi con coerenza, sull’esempio di Cristo, a questo impegno. Indubbiamente, l’autore, in assenza di un modello linguistico diretto su cui basarsi, ha fatto riferimento a più modelli letterari; tra questi: Salmo 148 e 150, Daniele, III 51-86; Matteo, V 10 e 25; Luca, 6-20… Fonti: Il quadrato magico - La letteratura - ed. Fabbri Editori - Rosetta Zordan La scrittura e l’interpretazione vol. 1 (ed. blu); il medioevo latino e lo sviluppo delle letterature europee dalle origini al 1380 - ed. Palumbo - Luperini, Cataldi, Marchiani
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