L`invenzione si fa vera e la verità è invenzione Il

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L`invenzione si fa vera e la verità è invenzione Il
16
LIBRI
RAFFAELE CROVI
Appennino
Mondadori
pagine 250 - euro 15,00
Giuseppe Amoroso
«Spiare la vita fa venire voglia di
raccontarla»: l’io narrante di Appennino di Raffaele Crovi si appresta a mettere in scena un «politico»,
un manipolo di storie contrapposte,
fatte ruotare intorno alla vita del fratello Fabio, avvocato e scrittore, ma
senza cedere alle lusinghe di un taglio esclusivamente intimistico. L’obiettivo è il racconto sul quale aprire e chiudere il sipario «con curiosità, piacere e malizia». Scenario è
quell’«alone fantasioso» dell’Appennino emiliano che è stato lo sfondo
della Valle dei cavalieri (’93).
Ed ecco, rispondendo a un ordine
di presentazione tanto naturale da
insinuare un fermento di mistero,
un non dichiarato invito a saperne
di più, scorrere i sette personaggi
che guideranno le vicende insieme
con i fantasmi del diario di Fabio.
Dall’epigrafica schedatura i volti
sembrano subito staccarsi per mi-
SUSAN MAUSHART
Il mestiere di moglie
Baldini & Castoldi
pp. 344 - euro 14,40
Maria Gabriella Scuderi
Per strutturare una corretta opinione sulla fisionomia di una relazione è
fondamentale conoscere la definizione
delle due parti coinvolte nel rapporto;
e ciò anche per metterne a fuoco le complementarietà o le eventuali contraddizioni. Tuttavia, quando si parla di
matrimonio o di «relazione coniugale»,
tale semplice e logica premessa sembra
perdere di significatività e il compito di
«definire» risulta così arduo e faticoso.
È indubbio che l’istituzione del matrimonio attraversi oggi una crisi
profonda, più accentuata in alcuni paesi del mondo, meno drammatica in altri; ma ovunque presente come dato sociologico allarmante. Lo stato di crisi in
atto fa sì che ogni qualvolta si pensi alla coniugalità, o si tenti di offrire un’analisi oggettiva e chiara dei possibili
vantaggi e svantaggi da tale condizione
derivati, sembra intervenire una sorta
di blocco psicologico collettivo che impedisce di «andare oltre» nell’espressione di un giudizio sull’argomento. È
come se ciascuno, assumendo a riguardo una posizione «agnostica», volesse evitare di venire a conoscenza di
qualcosa che preferisce ignorare.
Susan Maushart, ricercatrice presso
l’università di Curtin in Australia, attraverso i suoi numerosi scritti di sociologia «al femminile» tenta di mettere a fuoco le motivazioni profonde di
tale atteggiamento difensivo, partendo
dalla constatazione della diversità tra
i «ruoli agiti» al maschile e al femminile, fino a giungere a evidenziare le
profonde contraddizioni inerenti la relazione tra le due parti.
Nella sua più recente pubblicazione
«Il mestiere di moglie», la studiosa rompe il circolo ricorsivo dei timori e delle contraddizioni, giungendo a dare una definizione di «matrimonio» rispettosa della diversità tra i sessi, e nel contempo amaramente ironica nella sua aderenza alla vita reale: «Non potremo
farci una corretta opinione sul matrimonio fino a quando non avremo riconosciuto che le versioni di entrambe le
parti coinvolte in una stessa relazione
sono fondamentali e, forse, inconciliabilmente divergenti tra loro. E, per arrivare al nocciolo della questione, non
siamo ancora stati capaci di riconoscere, forse neppure con noi stessi, che il matrimonio funziona per Lui, non per Lei».
Quindi il «matrimonio di Lei» contro
il «matrimonio di Lui», come termini
di una contrapposizione di difficile soluzione. E tale divario sembra paradossalmente aumentare di proporzione ai giorni nostri, quando cioè un secolo di lotte femminili per la parità dei
diritti avrebbe già dovuto portare alla
parità dei «doveri» e delle mansioni anche all’interno della famiglia. Ma non
è così. «A dispetto della rinnovata seducente facciata, l’interno del matrimonio odierno è tanto polveroso, limitante
e sovra-strutturato quanto un vecchio
salotto vittoriano». Non dovrebbe sorprendere quindi che in molti alla fine
facciano i bagagli e abbandonino il focolare domestico.
Un dato che sorprende, però, è che
gran parte dei divorzi (fino a tre quarti del numero globale) viene chiesto dalle donne, dopo vari e ripetuti sforzi per
salvare la relazione. Un’indagine che
copre un periodo di trent’anni, svolta
grare verso i loro destini, verso appuntamenti di inquietudine. Pur definiti con perentoria precisione (un
architetto, un ex dirigente d’area
commerciale, un’attrice, un agronomo, una insegnante, uno psichiatra, un cantante) hanno nella vocazione creativa che li anima come un
punto di propulsione e di inganno.
Dalle poche righe delle loro schede
sembra espandersi a raggiera l’infinita imprevedibilità dell’esistere.
In disparte l’io, «archivista di eventi», che vive fin dalla fanciullezza su una sedia a rotelle, seleziona e
scarta le cose, le sottopone al proprio
personale «montaggio», cerca gli
strumenti adeguati per comporre in
un disegno di ambientazione unitaria (una mappa distesa dal «reticolato arterioso» delle strade del fondovalle a quello «venoso» dei monti)
gli otto itinerari cha affida a un’elaborazione romanzesca, puntellata di
referenti concreti, razionalizzazioni, costruzioni organiche di fatti. Ed
è momento di forza del libro (che
sarà in libreria il 22 aprile), l’incontro equilibrato dell’informazione
con il guizzo fantastico che l’accerchia e la riporta al centro, mischiando le parti, le funzioni.
Un’anteprima: «Appennino» di Raffaele Crovi
L’invenzione si fa vera
e la verità è invenzione
L’invenzione si fa vera, la verità
mostra quanta invenzione sia alla
radice di quell’armatura che la sostiene.
Tenuto a freno, forse perché in controluce possa maggiormente fiorire,
il magnetismo proprio dei ricordi
sciorina i fatti con immediata lucentezza. Il segno lessicale e stilistico non è mai inquinato da un rialzo
di febbre nell’indagine psicologica.
Sicuro, si libera, con la sua asciuttezza, dalla pericolosa vischiosità
sentimentale di una pagina attrezzata per il recupero di passioni e sogni vissuti in comune, di anni trascorsi insieme, negli stessi paesaggi. Il distacco «divertito» dell’io è l’in-
Susan Maushart: «Il mestiere di moglie»
Il matrimonio sacrifica
le “aspettative” di lei
Renato Guttuso, «Figure, tavola e balcone», 1942
dalla sociologa Janice Steil ha rivelato, infatti, che le donne sposate sono più
esposte a strutturare sintomi psicologici o psichiatrici, rispetto alle non sposate: si ammalano più facilmente di depressione, sono ansiose e si sentono sole, nonostante il marito.
Centrato principalmente sulla cura
e il benessere fisico e mentale dell’uomo, «il mestiere di moglie» è un lavoro
che viola ogni principio delle pari opportunità, spesso in maniera spudorata, in nome «dell’amore» e include ciò
che Virginia Woolf chiamava «dare a
un uomo il riflesso del doppio di se stesso». Prendendo in considerazione la
«psicologia dell’amore», infatti, si do-
KRESSMAN TAYLOR
Senza ritorno
Rizzoli
pagine 435 - euro 16,00
Titti Calfapietra
Il romanzo di Kathrine Kressman Taylor apparve
per la prima volta nel 1941, confermando l’incredibile sensibilità dell’autrice nel cogliere, in anticipo,
le tragiche trasformazioni del proprio tempo.
Il protagonista decide di seguire gli studi all’Università di Berlino. I nazisti avevano preparato un’abile manovra per assumere il controllo della chiesa
luterana a cui appartenevano il protagonista e il padre. È un progetto solido quello dei seguaci di Hitler
che vogliono impossessarsi della chiesa luterana,
per diffondere la dottrina nazista.
Sin dalle prime pagine le capacità descrittive si evidenziano: l’autrice è molto abile nel mostrare i luoghi di Magdeburgo, i viali larghi, i rettilinei che contrastano con le strade strette e tortuose della città
vecchia e le ville quadrate ben separate e circondate da giardini all’inglese. Il protagonista Karl incomincia a capire la crudezza della guerra sin da bambino; i suoi genitori lo allevavano secondo le usanze del passato molto severe. Il padre è molto legato
alla sua religione, rimpiange l’antica monarchia del
Kaiser; mentre Karl si lega con affetto a una ragazzina di nome Erika di cui da grande si innamorerà.
La famiglia è molto unita, il padre di Karl ama molto i bambini dando modo ai parrocchiani di sparlare di lui. Il protagonista come tutti i ragazzi della
vrebbe capire cosa abbia da spartire l’amore con la «funzione di moglie».
L’amore, secondo l’opinione della
Maushart, non è cieco, tuttavia offre una serie di alibi eccezionali e non insegna di certo ad essere marito e moglie. L’amore può essere una cosa meravigliosa, ma è mono-variabile, e ciò
che lo rende spesso diverso e mutevole non è il sentimento in sé, ma le modalità e i comportamenti che vengono
messi in atto per esprimerlo. Il «mestiere di moglie» è un assortimento di
comportamenti che potrebbe essere,
più o meno, messo in relazione con uno stato affettivo chiamato amore. Nella realtà, però, è stato provato che le in-
Dalla Germania di Hitler
Una partenza
senza ritorno
sua età ha un amico del cuore con cui condivide gli
stessi interessi. Karl decide a diciannove anni di diventare pastore luterano. Tutto il secondo capitolo
è dedicato al rapporto di amicizia che lega i ragazzi
che frequentano il Gymnasium.
Si inserisce nella trama della storia la figura di Adolf Hitler con tutte le atroci conseguenze dell’Olocausto; nonostante la dittatura nazista nuove idee
trasformavano la vita della nazione e gli studenti avevano in ciò un ruolo molto importante. La vita studentesca di Karl scorre normalmente; «I professori
privano le porte del loro domicilio agli studenti che
seguivano i loro seminari, i quali erano in realtà
classi di discussioni». Nelle prime pagine del libro
Karl racconta la sua vita di studente universitario
i suoi incontri con Erika che sarà la sua futura sposa; a mano a mano come una piovra il nazismo allunga i suoi tentacoli coinvolgendo quasi tutta la
Germania.
Il romanzo è molto interessante in quanto ci fa par-
N.B:
dicatore della elegante serenità della scrittura impassibile e repentina
nell’impedire al discorso eccessive
dilatazioni (nonostante la spinta centrifuga degli excursus: come quello
relativo alle interpretazioni della
Pietra di Bismantova); dotata delle
pieghe necessarie per rappresentare tutta la drammaticità di un eccidio (la «sacca di orrore» di una rappresaglia dei nazisti); accurata, ma
non puntigliosa, nel rintracciare documenti, fonti, nell’indicare una
piattaforma storica a una vicenda
che prende l’avvio dagli anni Cinquanta.
Dal gioco intellettuale, che interessa cinema, dialettologia, teatro,
terpreti più coscienziose del ruolo di
«moglie» sono proprio quelle che col
tempo provano per i loro coniugi un
sentimento affettivo assai rassomigliante al disprezzo. E il fatto che gli uomini non esprimano l’amore per le proprie donne mettendo in pratica gli stessi servizi, dimostra forse che non amino veramente? Può sembrare assurdo,
eppure questa è proprio la logica che
sottende il pensiero di quelle donne che
difendono e razionalizzano lo stato quo
nel quale sono impantanate.
Inoltre, si è fatto sempre un gran parlare di «istinto materno» come dato biologico specifico dell’essere donna ed è
stata offerta una giustificazione scientifica al comportamento di accudimento della prole come elemento caratterizzante il femminile. Ma, riguardo al matrimonio, non è mai stato spiegato perché tale comportamento debba
essere traslato sugli adulti in modo
spontaneo.
Concomitatamente, i risultati ottenuti da alcune ricerche su donne sposate, mogli a tempo pieno, hanno dimostrato che la maggior parte di esse
non sono in grado di aver cura di se
stesse. Oltre che essere biologicamente predisposta all’accudimento, la donna è, infatti, storicamente condizionata ad esprimere il proprio affetto dedicandosi agli altri e al proprio uomo più
che a se stessa, per poi essere costretta
a rinunciare a lui per un surplus di lavoro.
Infine, una riflessione accurata sul
«mestiere di moglie» non può fare a meno di evidenziare che esso contiene al
suo interno altri «mestieri», non certo
meno impegnativi. Ad esempio, il sesso nell’ambito di un matrimonio si rivela per la donna spesso qualcosa di
molto lontano da ciò che dovrebbe essere e diventa un lavoro, anche molto
stressante, perché praticato il più delle volte a fine giornata, dopo una serie
di ulteriori logoranti impegni. Una famosa attrice del passato a tale proposito aveva affermato: «Non so nulla del
sesso... Sono stata solo una moglie per
tutta la vita». In queste parole eccentriche ogni donna sposata può facilmente riconoscersi, almeno in parte, a
testimonianza del fatto che spesso più
una relazione sembra stabile, più problematica risulta l’area sessuale per il
partner femminile.
Comunque, è anche legittimo chiedersi perché il matrimonio, pur rivelandosi talvolta una sorta di «illusione» o solo una promessa di felicità, rimanga un obiettivo importante anche
per le nuove generazioni. E quindi, come aggiustare il tiro per cercare almeno di avvicinarsi alla realtà di una «gestione paritaria»? Si potrebbe rispondere richiamando alla memoria una celebre sequenza del film «Via col vento»,
e precisamente la scena in cui Rhett Butler cerca di conquistare la già due volte vedova Scarlett, dicendole con sguardo provocante: «Hai mai pensato di sposarti per divertimento?». «Matrimonio?
Divertimento? Sciocchezze! Intende dire
divertimento per voi uomini!», ribatte
la Scarlett, che ha il senso della realtà.
Adottando l’acuta osservazione contenuta nella sequenza filmica, si potrebbe quindi tentare di stabilire che
l’istituzione del matrimonio può sopravvivere solo se «l’essere coniuge»
diventa «un divertimento» anche per le
donne. E quindi ridefinire i termini del
contratto matrimoniale, perché riflettano i grandi cambiamenti che le pari
opportunità hanno offerto in altri ambiti della società; altrimenti le donne
«non si sposeranno più».
tecipi di un pezzo di storia della Germania e della
volontà di Hitler di unificare le varie religioni tedesche; non c’è libertà neanche nella chiesa luterana, chi non aderiva alla religione luterana veniva
considerato un eretico.
I nazisti minacciano il padre di Karl perché si vogliono impossessare delle chiese luterane per fare i
loro comizi; il giovane fonda un «Fronte di lotta cristiana» e per questo sarà processato. In questo periodo storico in cui viviamo la storia del romanzo si
inserisce bene; sfilano per le strade della Germania
le camicie brune che occupano la chiesa del pastore luterano padre di Karl, che issano sul campanile
della chiesa luterana la bandiera con la svastica simbolo del potere nazista.
Karl cerca di fare di tutto per liberare il padre che
viene rinchiuso in un carcere preventivo perché, anche se minacciato dalle S.S. celebra la messa che nei
riti somiglia molto alle nostre funzioni cristiane.
Il pastore Franz Hoffmann, padre di Karl, non aveva mai predicato persecuzioni contro gli ebrei cosa che farà il suo sostituto con grande sdegno del giovane Karl; Franz viene rinchiuso in un campo di
concentramento con costernazione della moglie e
del figlio che fa di tutto per far tornare il padre a casa.
E l’uomo ritorna provato sia fisicamente che moralmente poi viene ucciso nella sua casa dai nazisti,
che lo perseguitano e osano entrare nella chiesa pastorale per sistemare una borsa piena di dinamite.
Il romanzo è relativamente a lieto fine perché i due
ragazzi Karl ed Erika partiranno per Parigi e si sposeranno, partiranno per gli Stati Uniti, mentre la
madre di Karl decide di restare in Germania.
Gazzetta del Sud
MARTEDÌ 15 APRILE 2003
alla paziente ricognizione di usi e costumi della vita di campagna; da tematiche squisitamente letterarie –
citazioni di versi e di prose, note critiche, improvvise incursioni nel
mondo dei classici – ad altre relative alla musica, all’igiene mentale, ai
cibi, Appennino tende a trasformare
gli eventi in memorie culturali vivacizzandole fino a impossessarsi
delle loro più intriganti risorse di
racconto: esche di intrecci infiammano esperienze di personaggi che
si definiscono «romanzeschi», dislocano qua e là nervature politiche, inducono tecniche settoriali a comportarsi come schegge di affabulazione.
Crovi assesta avvenimenti privati su quelli pubblici, raccoglie una
rassegna di schizzi, impressioni estemporanee, figurine d’album, riflessioni morali, allunga lo sguardo
fino a stabilire contatti con culture
diverse distribuendole in spazi e
tempi diversi; interroga il ferrigno
Medioevo e perlustra luoghi risonanti di gesta auscultandone gli echi più volatili; s’impegna in ritratti di straordinaria efficacia (esemplare è Carmen che promuove il quotidiano a palcoscenico): una materia
talora incandescente sempre sciolta
in sequenze concatenate; fluida, coesa e accorpata da chi scrive per indagare la vita e prolungarla. Per esorcizzarla e cantarla, tra appunto
diaristico e promemoria, epica popolare e favola, tentazioni del saggio
e del plot ricco di motivi e una multicolore gamma di curiosità.
Ville e castelli, teatri all’aperto, interni e borghi, monti e laghi si presentano nell’interpretazione del narratore, «uomo dilettante», che oscilla tra una partecipazione totale alla
vita degli altri e una chiusura dolorosa dalla quale è spinto a tirarsi le
lenzuola sul capo per impedirsi di
vedere i contorni della stanza con gli
addobbi natalizi.
Incalzato dal diario di Fabio, prende le storie, le «proietta su uno schermo» dove divengono i fotogrammi di
una pellicola svolta «secondo un piacere un po’ esibizionista». Probabilmente vuole recuperare una adolescenza «non goduta per eccesso di ansia». Calandosi in questa figura Crovi mostra le sue tecniche di scrittore, i ferri del suo laboratorio e dà alle avventure di un universo «affollato» gli stimoli strutturali del metaromanzo.
Marzo 1944: pagine di un diario
Il sottotenente Ciampi
marcia verso la libertà
ne di Taranta e quindi uscire nella terra
di nessuno. Arrivati quasi a valle, attraverso una neve che, in parte fresca e in
parte non gelata, regge poco, la tormenta cessa e vediamo sotto di noi un paesetto quasi completamente distrutto. A vederci siamo assai mal ridotti. I piedi li
Carlo De Biase
sento gelati, specialmente il destro, dato
«Lasciai Sulmona, lasciai coloro che che si è scucito il tallone della scarpa; le
mi avevano accolto come un fratello, la mani pure, perché i guanti di lana basera del 24 marzo del 1944. In quelle gior- gnati dalla neve sono diventati rigidi, unate, in quei mesi di tragedia e di gloria, gualmente buona parte della maglia che
le popolazioni di queste regioni diedero ho in testa; alle sopracciglia e ai capelli
prova di straordinario eroismo. In verità, sulla fronte si è attaccata la neve che poi
i sentieri della libertà attraversarono tut- si è ghiacciata: non posso toglierla altrita l’Italia, da Nord a Sud, di montagna menti strapperei tutto».
in montagna, di paese in paese, di casoPoi la via crucis degli interrogatori,
lare in casolare, percorsi da migliaia di la sosta forzata nel campo di concentrauomini e donne».
mento vicino Casoli.
Negli anni della seconda guerra monQuindi l’attesa del treno per Bari dodiale il sottotenente Carlo Azeglio Ciam- ve arriva il 2 aprile: «Mi sento assai popi, come tanti ex prigionieri alleati, op- co bene: forse è il frutto dei disagi della
positori, giovani renitenti alla leva del- settimana passata che si fa sentire». È a
la Repubblica di Salò e perseguitati po- bari che Ciampi inizia a farsi un’idea
litici, ha percorso quel sentiero della li- «di quella che è la situazione politica inbertà che da Sulmona raggiungeva le terna dell’Italia cosiddetta liberata»: «I
truppe alleate, oltre la linea Gustav, va- partiti e il governo si sono irrigiditi fino
licando il massiccio della Maiella.
a pochi giorni fa per la soluzione del proUn libro raccoglie i ricordi di Ciam- blema interno».
pi, il diario di quel viaggio insieme ai
Ciampi descrive l’atteggiamento desuoi compagli alleati
gni nell’Itache preferilia del ’44.:
scono che
«Il sentiero
rimanga su
della memoil governo
ria» è il frutBadoglio e
to di un lunil re «perché
go lavoro di
delle persoricostruzione così comne storica
promesse
che da più
dal passato
di dieci anregime non
ni impegna
possono ceril
Liceo
to avanzare
Scientifico
pretese». I
Statale Fergiorni scormi di Sulrono via, armona. In coriva una Papertina una
squa carica
fotografia
di malincoin bianco e
nia, e le ore
nero ritrae
si consumail filosofo
no anche
Guido Calonell’amgero
e
biente del
Ciampi che
IX raggrupne era stato
pamento
l’allievo alAutieri dola Normale
ve è stato
di Pisa a
assegnato,
Scanno do«è un covo di
ve i due si efascisti e di
rano ritroretrivi convati.
servatori o
«Sono staal meglio di
ti ricordati –
scettici
ha afferma100%». Nelto il presila città pudente il 23
gliese assisettembre
ste al susse1999 nella
guirsi dei
sua visita
fatti: il proufficiale in
clama del re
Abruzzo – i
che annunrapporti
cia il promiei, antiprio ritiro e
chi e recenti,
la luogotecon la terra
nenza al fid’Abruzzo.
glio UmberVissi qui alto.
cuni mesi
La vita
particolarpolitica itamente intenliana lo assi. Posso tesorbe
e
stimoniare
Ciampi racdi persona,
Carlo Azeglio Ciampi in divisa
conta la liper esserne
nea di instato beneficiario, di quello che fu l’at- transigenza del Partito D’Azione a parteggiamento degli abruzzesi nei confronti tecipare al governo dopo il regio prodi coloro che si trovavano in condizioni clama: «Certo non comprendo questa indi bisogno, fossero essi prigionieri allea- transigenza che, seppure è giusta in sede
ti, fossero essi ebrei, fossero ufficiali o sol- di principi, non è opportuna nella situadati dell’esercito italiano. Qui passai al- zione presente; e in politica ritengo che si
cuni mesi con alcuni amici, in particola- debba a volte dare la preferenza all’opre con un amico ebreo, un vecchio amico portuno».
livornese. E un episodio, in particolare,
Finalmente, scrive, l’annuncio del
mi è rimasto impresso nella mente. Quan- nuovo governo dopo le dimissioni di Bado, camminando una sera per una pic- doglio. Il diario riporta l’elenco del micola via di Scanno, da una finestra un’an- nistero al quale partecipano tutti i parziana mi fece un cenno, mi invitò a sali- titi del congresso di Bari: «Si è quindi in
re nella sua casa e mi offrì un pezzo di equilibrio: i ben cinque ministri senza
pane e un pezzo di salame».
portafoglio sono dovuti al voler dare la
La fame, la paura, il coraggio, l’al- più larga base possibile al gabinetto. Di
truismo, piccoli gesti eroici sono rac- nomi noti mancano: Cianca, come era precontati con semplicità nelle pagine del visto dopo le sue ultime dichiarazioni (mediario di un ragazzo come gli altri alle no male, non si è portato dietro l’intero
prese con un viaggio che segnerà la sua Partito d’Azione); De Nicola, che aveva
vita e il suo futuro. In mezzo alla neve, fatto l’intermediario fra il re e i partiti
fra i compagni sfiniti, racconta: «Al quin- (forse sarà tenuto da parte come un canto vallone iniziamo la discesa: le guide didato alla Presidenza del ministero che
stesse non sanno neppure loro dove pre- succederà all’attuale), e il capo del particisamente si vada a finire! Io, dalla dire- to socialista Longobardi: non capisco perzione tenuta e dalla strada fatta, penso ché». Così finisce il diario di Carlo Azeche al peggio dovremmo essere nel vallo- glio Ciampi, il nucleo centrale del libro.
AA.VV.
Il sentiero della memoria
Laterza
pagine 137 - euro 10,00
Ciano Magenta Giallo Nero