Fr. Prati di Mezzanego - Via Capitano Francesco
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Fr. Prati di Mezzanego - Via Capitano Francesco
Gianni Montalenti Governatore 2010-11 Azione di interesse pubblico: Coordinatore - Attilio Ferrero (R.C. La Spezia) SOTTO-COMMISSIONE ARTE E BENI CULTURALI Giovanna Mastrotisi, Presidente - (R.C. Orta San Giulio) Progetto: “Censimento dei Beni Culturali-Artistici esposti all’aperto – Apriamo le porte ai Beni Culturali del nostro Territorio” CONCORSO PER LE SCUOLE “Caccia al tesoro: cerco un affresco, se lo trovo … lo conosco, lo amo, lo difendo e …. lo salvo” SCHEDA DI SEGNALAZIONE COMUNE DI Mezzanego FRAZIONE Prati di Mezzanego VIA Capitano Francesco Gandolfo 117 PROV. GE CAP 16046 DESCRIZIONE DEL LUOGO L’oratorio di San Rocco, sulla cui parete sinistra si trova un interessante e poco conosciuto affresco raffigurante il santo pellegrino, sorge nella frazione di Prati di Mezzanego, un piccolo borgo antico della Valle Sturla, nel Parco Naturale Regionale della Val d’Aveto. Il nome romano di Mezzanego, Vicus mezzanicum, deriva dall’ubicazione del paese, posto fra due antiche strade, una sottocosta e una a fondovalle, che delimitano il territorio comunale. Prati (da “Prèe”: praterie) è attualmente sede della casa comunale e di tutti i maggiori servizi. Nel Medioevo e in Età Moderna Prati era tappa dell’antico percorso del Bocco, che a Chiavari si staccava dal ponte della Maddalena, toccava Carasco e, dopo essersi biforcato a Borgonovo, si riuniva al valico dirigendosi al passo dell’Incisa, da cui raggiungeva le località del Parmense e del Piacentino per proseguire il cammino sulla via Francigena interna. Questa direttrice viaria era di grande importanza ai fini del tracciato sicuro, sia i pellegrini diretti a Santiago, che, dopo aver percorso parte del tracciato costiero, intendevano immettersi in quello che i diari di viaggio dei pellegrini sei e settecenteschi definiscono il vero “cammino diritto di S. Giacomo”. L’Oratorio presenta una semplice facciata a capanna, sormontata da un campanile a vela con cinque pinnacoli e delimitata lateralmente da due lesene, un portale in marmo bianco e un rosone quadrilobato. L’interno, costituito da un’unica navata rettangolare coperta da una volta a botte lunettata, termina con un’abside semicircolare. La storia dell’oratorio di San Rocco e quella dell’adiacente chiesa di Nostra Signora del Carmine sono legate alle vicende della famiglia Gandolfo, che alcuni studiosi ritengono essere di origini autoctone o genovesi, altri tedesche o del borgo di Triora, nel ponente ligure. Questa famiglia, insediatasi a Prati agli inizi del XVI secolo, nel 1545 diede un importante contributo economico al rifacimento di un edificio preesistente intitolato a San Rocco, la cui gestione fu assegnata ai fratelli e Disciplinanti della Casaccia di S. Antonio di Chiavari (G.M. Pozzo, La chiesa di N. S. del Carmine di patronato della famiglia Gandolfo ai Prati di Mezzanego, Genova, 1902, pp. 7-8). Seppur utilizzato dai Gandolfo per le proprie esigenze di preghiera, l’oratorio ebbe quindi una destinazione “assistenziale”: le compagnie dei Disciplinanti, o Battuti, sorte intorno alla metà del XIII secolo, si dedicavano infatti al completamento della pratica penitenziale, alla cura dei malati, dei moribondi, dei poveri e dei pellegrini. La Confraternita di Prati si dedicò a tale attività fino agli anni Cinquanta del ’900, quando fu dichiarata ufficialmente estinta da don Cogorno. L’edificio, sottoposto a sostanziali modifiche strutturali tra il XVIII e il XIX secolo, è stato oggetto di un intervento di restauro conservativo nel 2001. (Le notizie relative all’oratorio sono tratte dal saggio di A. Molinari, Mecenatismo in Valle Sturla: la famiglia Gandolfo e l’oratorio di San Rocco a Prati di Mezzanego, in B. Bernabò (a c. di), Mezzanego in Valle Sturla, Mezzanego, 2008, pp. 123– 162). DESCRIZIONE DELL’AFFRESCO Il dipinto murale raffigurante San Rocco, collocato all’esterno dell’oratorio di San Rocco a Mezzanego, non è stato finora oggetto di uno studio specifico. L’opera - realizzata da un ignoto pittore, presumibilmente tra la fine del 1700 e l’inizio dell’800 sulla base di una valutazione stilistica - sarebbe stata staccata dalla sua primitiva sede e murata nella parete sinistra dell’edificio, sopra il portale d’ingresso originario (dato emerso durante l’intervento di restauro effettuato nel 2001 da Roberta Landi e riferito oralmente dal parroco on Luigi Olivieri). Dalle indagini condotte da Alessandra Molinari sulla storia dell’oratorio, sembra possibile che esso sia stato traslato per sostituire una lastra cinquecentesca in ardesia di forma triangolare, simile a quella che sovrasta il portale dell’Oratorio di Nostra Signora del Soccorso di Levaggi, nel Comune di Borzonasca. Allo stesso autore è, infatti, riconducibile la mensola in ardesia, sottostante l’affresco in esame, che raffigura quattro coppie di disciplinanti inginocchiati, che alzano, in segno di offerta, il flagello (la disciplina) verso il monogramma di Cristo, che in origine fungeva da architrave del portale d’accesso. (A. Molinari Mecenatismo in Valle Sturla: la famiglia Gandolfo e l’oratorio di San Rocco a Prati di Mezzanego, in B. Bernabò (a cura di), Mezzanego in Valle Sturla, Mezzanego, 2008, pp. 129-131). L’iniziale funzione di sovrapporta dell’affresco è venuta meno, quando, agli inizi del Novecento, l’ingresso è stato trasferito nell’attuale facciata dell’edificio, sotto il rosone quadrilobato. L’affresco raffigura San Rocco all’interno di una cornice a trompe l’oeil, elegantemente ornata, nella parte superiore, con alcuni simboli dell’Eucarestia, come il calice delle ostie consacrate e le spighe di grano. San Rocco è raffigurato con i suoi tipici attributi, ovvero il tabarro e del pellegrino, su cui è applicata una conchiglia (simbolo del pellegrinaggio a Santiago di Compostela), il bastone e il cane che, secondo il racconto agiografico, lo avrebbe curato leccandogli ferite e nutrito portandogli il pane sottratto alla mensa di Gottardo Pallastrini. Sulla muscolosa gamba destra, che fuoriesce dalla tunica, reca una piaga provocata dalla peste, dalla quale fu colpito dopo aver prestato assistenza ai malati. Un particolare piuttosto curioso dell’abbigliamento è costituito dai calzari che lasciano scoperte le punte dei piedi, secondo un’usanza antica. Sul piano stilistico, l’immagine del santo è caratterizzata da una certa semplificazione formale – riscontrabile, soprattutto, nella resa di alcuni particolari della figura e dello sfondo - e da una gamma cromatica ridotta a poche tinte calde come il giallo, l’ocra, il marrone e il grigio. Sulla superficie dell’intonaco è possibile riconoscere le incisioni realizzate dall’autore per trasferire il disegno dal cartone alla parete col metodo del ricalco, che consisteva nel ripassare con una punta i contorni di vari particolari del disegno appoggiato al muro. La tecnica fu adottata dapprima da Luca Signorelli nella cappella di San Brizio, dove sono tuttora visibili le incisioni che segnano i contorni delle figure, e dal Cinquecento in poi diverrà il procedimento più usato. DATE/ISCRIZIONI Nessuna SEGNALATORI: CLASSE III C indirizzo Turistico (Prof.ssa Nicoletta Bressan) e-mail ([email protected]) CLASSE II D indirizzo Grafico (Prof. Pier Luigi Novelli) e-mail ([email protected]) Referente organizzativa e docente Classe IIIC indirizzo Turistico (Prof.ssa Annalisa Fornasari) e-mail ([email protected]) SCUOLA Istituto Professionale per i Servizi Commerciali “Giovanni Caboto” – Chiavari e-mail ([email protected]) I docenti sono in contatto con la Dott.ssa A. Molinaro storica e saggista che ha gentilmente offerto la propria collaborazione per la buona riuscita del progetto di censimento e salvaguardia dei Beni Culturali-Artistici del nostro territorio proposto dal Rotary International Distretto 2030 Liguria-Piemonte-Valle d’Aosta e con la Dott.ssa B. Bernabò ricercatrice e storica. In allegato si inviano n. 3 fotografie dell’affresco. E’ in fase di realizzazione una presentazione PowePoint di contenuto didattico che tratta notizie sui seguenti argomenti: - Agiografia di San Rocco - Attributi iconografici del santo - Diffusione del culto di San Rocco di Liguria - Tecnica dell’affresco Inoltre la scuola è in grado di stampare pannelli 50x70 e 100x70. (Le notizie relative all’oratorio sono tratte dal saggio di A. Molinari, Mecenatismo in Valle Sturla: la famiglia Gandolfo e l’oratorio di San Rocco a Prati di Mezzanego, in B. Bernabò (a c. di), Mezzanego in Valle Sturla, Mezzanego, 2008, pp. 123– 162). La scheda di segnalazione compilata può essere inviata alla Sotto commissione Distrettuale Arte e Beni Culturali al seguente indirizzo postale: [email protected] – Per comunicazioni Giovanna Mastrotisi tel. 335 243457