L`acqua nella vallata di La Thuile

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L`acqua nella vallata di La Thuile
Introduzione
1. Definizione dello Heritage Tourism
Lo Heritage Tourism è "l'immersione nella storia naturale, nel patrimonio umano, nelle arti, nella filosofia e nelle
istituzioni di un'altra regione o paese"[1]. Questa definizione poliedrica, e per certi versi anche un po' complessa, è
tuttavia, in qualche modo, riduttiva, in quanto limita gli aspetti da inglobare nel concetto di Heritage Tourism. I
confini di tale ideologia, infatti, sono molto flessibili, e dipendono dai valori che la società giudica degni di essere
conservati e trasmessi alle generazioni future.
Per certi versi lo Heritage Tourism potrebbe essere inteso, nella sua accezione più ampia, come la valorizzazione
delle caratteristiche riguardanti gli aspetti peculiari di una località turistica, appartenenti ad ogni dominio della
conoscenza umana.
Lo Heritage Tourism è una nuova tendenza del turismo, sviluppatasi negli ultimi anni come alternativa valida e
concreta alla pratica del turismo di massa. Dopo anni in cui le comodità e l'abitudine l'hanno fatta da padrone,
facendo sì che il turista decidesse di andare in vacanza per "staccare" dalla routine quotidiana, ma in realtà si
discostasse ben poco da ciò che faceva tutti i giorni, qualcosa sta realmente cambiando. Grazie alle varie forme di
turismo alternativo, di cui lo Heritage Tourism è uno degli esponenti di spicco, chi viaggia sta scoprendo un mondo
tutto nuovo. Un mondo nuovo che, in realtà, così nuovo non è: come già detto lo Heritage Tourism tende a mettere
in risalto le caratteristiche della storia naturale e del patrimonio culturale di una determinata zona. Di
conseguenza, questi elementi sono già presenti nella località turistica, ma sono tuttavia offuscati (per non dire
dimenticati) a causa delle diverse priorità del turismo di massa.
All'interno del dibattito attuale heritage indica un bene ereditario, pubblico, connotato da un'idea di possesso[2]. E
infatti lo Heritage Tourism vuole guardare alle origini, alle tradizioni, in modo da trarne la loro importanza e
applicarla al presente.
Oggi lo Heritage Tourism si colloca ancora in una posizione marginale del panorama turistico, anche se sta
guadagnando terreno molto rapidamente. E, forse, negli anni a venire assisteremo ad una sorta di piena
rivalutazione di tale concetto. In questo processo la società avrà un ruolo centrale, in quanto sarà proprio il legame
tra la società attuale, con le sue priorità e le sue particolarità, a determinare quanto centrale dovrà essere il ruolo
dello Heritage Tourism.
2. Lo Heritage Tourism e l'acqua
Lo Heritage Tourism ha tra i suoi obiettivi la valorizzazione, la rivalutazione e la riscoperta delle risorse già
esistenti. Nella progettazione di questo lavoro ci siamo interrogate su quale potesse essere una risorsa importante
nella vita di tutti i giorni. La risposta è stata immediata e quasi scontata: l'acqua. L'importanza di questa risorsa,
però, non viene riconosciuta a sufficienza. L'acqua è utilizzata quotidianamente da milioni di persone per gli scopi
più vari e disparati, ma soltanto poche persone sono veramente coscienti del suo ruolo fondamentale nella nostra
esistenza. Pur essendo una risorsa esauribile, la maggior parte delle persone oggi tende a farne un uso smodato,
quasi irresponsabile, senza tener presente il suo carattere temporaneo e senza riconoscere la fondamentale
importanza di questa risorsa.
Il legame tra acqua e Heritage Tourism appare dunque evidente: l'acqua è fonte di vita, è l'elemento da cui
discendiamo e che ha avuto ed ha tutt'ora un ruolo essenziale nelle operazioni quotidiane. Essa è un bene che, a
causa della troppa irresponsabilità delle persone, è in pericolo al giorno d'oggi; è un bene che deve essere
salvaguardato a tutti i costi; è un bene che deve essere salvaguardato per il bene dell'umanità.
Anche la connessione tra passato e presente è lampante: l'acqua esiste dalla notte dei tempi, ed è molto difficile,
per non dire impossibile, determinare un'epoca storica in cui l'acqua non fosse utilizzata, nelle sue funzioni più
banali, come l'atto di dissetarsi, o in quelle più complesse, come la produzione di energia idroelettrica. Ed è
proprio dal passato che le persone dovrebbero imparare come si utilizza questa risorsa, senza farne spreco.
Nella realizzazione di questo progetto abbiamo analizzato il ruolo dell'acqua nella vallata del Piccolo San
Bernardo. Come in molte valli alpine, infatti, anche qui l'acqua ha avuto un ruolo molto importante nella storia, sia
sotto il profilo economico, sociale e relazionale.
Ci è parso dunque interessante analizzare più da vicino questa enorme ricchezza, nella sua maestosità ma al
tempo stesso nella sua semplicità, riscoprirne il fascino e la sua importanza.
3. Metodologia utilizzata
Al fine di analizzare più da vicino il ruolo dell'acqua e comprenderne la relazione con la società e, ancor più, con lo
Heritage Tourism, siamo partite dalle origini, immaginando il percorso di una goccia d'acqua.
Il nostro lavoro consta di due parti: una prima parte in cui si parla dell'acqua in relazione al territorio, ponendo così
l'accento sulla sua componente "naturale". La seconda parte, invece, parla dei suoi utilizzi, sia nel passato che nel
presente, al fine di sottolinearne le dinamiche economiche.
Le due parti sono, ovviamente, strettamente connesse, in quanto se non ci fosse la risorsa a livello naturale
sarebbe impossibile immaginare un ipotetico sviluppo economico.
Nella prima parte la nostra goccia d'acqua ha attraversato diversi stadi, facendo parte prima delle nevi eterne dei
ghiacciai e delle acque incontaminate dei laghetti alpini, scendendo poi a valle nelle ripide cascate e attraverso la
turbolenta Dora. Ed è proprio a valle che avviene la sua trasformazione principale: da risorsa "allo stato brado"
l'acqua diventa un bene prezioso ed essenziale per la vita del villaggio. Ed ecco che vengono analizzate le diverse
modalità di utilizzo dell'acqua: i ru, le fontane e le centrali idroelettriche non sono che le principali. Pensando al
passato ci siamo chieste l'uso che gli antichi romani facevano dell'acqua; in particolare, abbiamo voluto analizzare
come sono nati i primi impianti termali e come questi si siano sviluppati fino ad arrivare a strutture come quelle,
appunto, di Pré Saint Didier.
4. Conclusione[3]
Alla luce di tutto quello che è stato detto, appare ora più che mai evidente il ruolo e l'importanza dell'acqua, anche
e soprattutto nella società globale in cui viviamo. Per poter procedere con lo sviluppo tecnico e tecnologico è
fondamentale avere delle basi solide su cui poggiare: lo Heritage Tourism e l'acqua ne sono, per certi aspetti, le
due colonne portanti.
L'acqua è un elemento che esiste da sempre, che fa parte del nostro patrimonio culturale comune. Attraverso un
attento e preciso sviluppo dello Heritage Tourism sarà dunque possibile salvaguardare ciò da cui proveniamo e,
nella migliore delle ipotesi, riscoprire sotto un altro punto di vista le nostre tradizioni, sotto un punto di vista più
"autentico".
Nell'ottica dell'Heritage Tourism "tradizione", comunque, non significa più qualcosa di vecchio, desueto,
sorpassato; al contrario, è qualcosa di estremamente attuale, un elemento dal valore inestimabile che ci
permetterà di comprendere come siamo arrivati ad essere ciò che siamo. Lo Heritage Tourism permette,
insomma, di disegnare il passato nel presente attraverso una miscela fra tradizione e modernità.
Certamente, quella dello Heritage Tourism è una sfida grandissima, in quanto si tratta di abbandonare gli stereotipi
comuni per lasciar spazio ad un'ottica completamente diversa. Diversa, ma non meno importante; diversa, ma
autentica; diversa, ma profondamente necessaria.
La re-interpretazione del passato è, insomma, un passaggio fondamentale al fine di una valutazione del presente
che possa essere coerente con le tradizioni del luogo turistico da visitare. Il tutto per definire aspetti fondamentali
della società appartenente a quel luogo.
La tutela dei patrimoni culturali e, nel caso del progetto da noi realizzato, dell'acqua, non è fine a se stessa; al
contrario, essa deve tendere ad un'ottica di tipo turistico. Ecco perché si parla di turismo culturale. Un turismo che
vuole valorizzare le risorse più importati che la natura ci regala; un turismo che vuole far tesoro del passato in
funzione del presente; un turismo che vuole dare un'opportunità in più ai luoghi turistici, un'opportunità che
consiste nel renderli più "autentici" agli occhi del visitatore. L'autenticità dell'assistere con i propri occhi alla
nascita di una goccia d'acqua, al suo percorso lungo i laghetti, le cascate e infine la Dora; l'autenticità di potersi
rilassare grazie alle acque termali; l'autenticità di riscoprire una risorsa fondamentale della natura, l'acqua. Questa
autenticità è da ritrovare nello Heritage Tourism.
[1] http:// www.sociologia.unimib.it/v2/.../pstt%20-%206%20-%20heritage.pdf
[2] http://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/argomenti/heritage-tourism
[3] Per una rielaborazione del pensiero di miscela tra tradizione e modernità si terranno presenti le prospettive
delineate nel sito www.fidapasardegna.com.
5. Bibliografia e sitografia riassuntiva
Sitografia relativa alla parte introduttiva e conclusiva
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http://www.sociologia.unimib.it/v2/.../pstt%20-%206%20-%20heritage.pdf
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htto://www.fidapasardegna.com/L'Albergo%20difuso%20a%20Cagliari.doc
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http://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/argomenti/heritage-tourism/
Bibliografia relativa al progetto sull'acqua
Opere monografiche
•
Berguerand L., 2008, La Thuile dal Neolitico ai giorni nostri. Cristalli di storia tra miti e leggende, Genova,
Grafica KC
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Boccazzi-Varotto A., 1978, I racconti della stalla. Le conte di baou, Ivrea, Priuli&Verlucca editori
•
Lunardon A., 2007, La Thuile e l'eterno armonioso scorrere della Dora, Como, Edizioni Eldorado
•
Vauterin G., 2007,Gli antichi rû della Valle d'Aosta. Profilo storico, agricolo, tecnico e ambientale dei
canali irrigui in una regione di montagna, Aosta, Le Château
Parti di opere monografiche
•
Vaglienti F.M., Le terme di Pré-Saint-Didier e di Courmayeur, in Peretti A., 2000, Sorgenti e terme in
Valle d'Aosta. Un percorso tra storia religiosità immaginario scienza, Aosta, Musumeci editore: 62-88
•
Favre S., Éve: les mots de l'eau en francoprovençal, in Gorris Camos R. et al. (eds), 2007, Eau Acqua
Éve entre littérature, science et histoire, Aosta, Arti Grafiche Duc: 91-94
•
Berger R., Collomb L., Roulet A., Roulet B., I villaggi e la montagna, in Saluard R. et al. (eds), 1987, La
Thuile 1860-1960, Torino, S.G.S. : 15-19
Articoli
•
Berton R., 1995, Origine des noms de lieux de la Commune de La Thuile,
•
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«...et voilà La Thuile», IV/1: 27-32
Berton R., 1989, Les Rutorines, «Le Messager Valdôtain», 78 : 47-48
Comune di Pré-Saint-Didier, 2006, Le terme di Pré-Saint-Didier, «Le Messager Valdôtain», 95 : 118-119
Collomb L., 1995, Le fontane, «...et voilà La Thuile», IV/2: 3-5
Collomb L., 1998, Una nostra ricchezza: l'acqua!!!, «...et voilà La Thuile», VII/1: 7-10
Frassy L., 2006, Il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, «...et voilà La Thuile», XV/1: 27-32
Pession E., 1965, Il lago che fu crudele: quello del Rutor, «Le Messager Valdôtain», 54: 41-42
Sitografia relativa al progetto sull'acqua
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www.arpa.vda.it
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www.comune.pre-saint-didier.ao.it
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www.flintstones.it
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www.lathuile.it
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www.sociologia.unimib.it
•
http://www.montagnaonline.com/pm/pm91_file/pM91_Inn_Snowstar.pdf
•
http://www.arpa.piemonte.it/upload/dl/Pubblicazioni/Controllo_ambientale_agenti_fisici/Agnesod1.
pdf
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http://www.regione.vda.it/Territorio/via/progetti/via_progetti_i.asp?a=2007
http://www.regione.vda.it/NotizieAnsa/details_i.asp?id=80062 del 17/12/2009
Il percorso di una goccia d'acqua
L'evoluzione di una gocciolina d'acqua lungo il percorso fino a valle.
Link
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Il percorso di una goccia d'acqua
Tutto inizia così: il Ghiacciaio del Rutor
L'origine del nome Rutor, la leggenda popolare che racconta la formazione del ghiacciaio e il suo stato attuale. Un
viaggio nel fascino delle nevi eterne.
L'origine del nome Rutor
Secondo Robert Berton, uno studioso della toponomastica valdostana, l'origine del nome Rutor è il risultato della
fusione di due termini:
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Ruise, che nel patois francoprovenzale significa ghiacciaio, distesa di ghiaccio;
•
Tor, parola di origine celtica il cui significato è punta, monte a guglia.
Il Rutor sarebbe, dunque, per estensione, una roccia che emerge dal ghiacciaio.
Sono da segnalare le due grafie di questo nome: "Rutor", nella versione italiana, e "Ruitor", nella versione
francofona. Inoltre, in alcune carte topografiche risalenti al 1800 e al Regno Sardo si trovano anche alcune varianti
come "Rhutor", "Ruitord" o "Rutors".
La leggenda della formazione del Ghiacciaio del Rutor
"C'era una volta un'immensa prateria là dove oggi sorge il Rutor.
Il clima era caldo e le mucche, a centinaia, pascolavano.
Un giorno Gesù Cristo, vestito da Povero, bussò alla Porta di un ricco proprietario dell'alpeggio e chiese una
ciotola di latte per intriderci il pane, il ricco, dal cuore di pietra, gli disse: «Tieni, piuttosto che dare una ciotola di
latte a un vagabondo come te, preferisco versare l'intera caldaia sull'erba».
E ordinò ai suoi servitori di spargere il latte sul prato, davanti alla porta dello stabile.
Il povero osservò il Prato inondato di latte e disse tristemente: «Guarda fin dove i prati biancheggiano».
Enormi nubi bianche avanzarono nel cielo.
Durante tutta la notte nevicò.
Il giorno dopo i prati erano tutti bianchi e continuò a nevicare notte tempo per parecchi giorni.
L'uomo ricco fu sepolto sotto la neve con tutti i suoi beni e i suoi servitori.
Da quel giorno, per maledizione divina, il bell'alpeggio divenne ghiacciaio del Rutor."
La leggenda, tra l'altro, parrebbe trovare fondamento nel ritrovamento di torba alla base dei ghiacciaio, torba che
testimonierebbe l'esistenza in passato di grandi praterie.
Lo stato attuale del Ghiacciaio
Malgrado il surriscaldamento globale abbia fatto sì che la superficie del ghiacciaio diminuisse considerevolmente,
oggi il Ghiacciaio del Rutor ricopre ancora circa 9 km2, per una lunghezza di approssimatamente 8 km. Si stima
che, negli anni a venire la sua superficie diminuirà ancora drasticamente, come conseguenza del cambiamento
climatico e del surriscaldamento globale.
I laghi
Il Ghiacciaio del Rutor
Una panoramica dei bacini lacustri più importanti di La Thuile.
La Thuile è il comune valdostano con il maggior numero di laghi: sono circa 70, alcuni d'origine naturale, altri
artificiali, per un totale di circa 77,8 ettari di superficie lacustre, pari al 14,5% del territorio comunale. Data questa
grandissima estensione, il comune di La Thuile è stato particolarmente analizzato dal punto di vista limnologico.
I principali sono:
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I laghi del Vallone dell'Orgère (Laque de l'Ordjire);
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Il lago Verney (Laque Verney)
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I laghi del Ghiacciaio d'Arguerey;
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I laghi di Bella Comba (Laque de Bella Comba);
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I laghi del Berrio Blanc (Laque del Bèrio Blan);
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I laghi del Ghiacciaio del Brueil;
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I laghi del Vallone di Chavannes;
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Il lago del Mont-Fortin (Laque de mon Forteun);
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Il lago del Mont-Freduaz;
•
I laghi del Rutor (Laque de Rutoù); da notare la differenza cromatica delle acque dei laghi, in uno
verdastre, nell'altro quasi bianche: per questo i due laghi si chiamano il Lago Verde e il Lago Grigio;
•
I laghi del Usselettes (Laque de l'Ouchelé);
I laghi più famosi nell'immaginario comune sono il lago Verney e il lago del Rutor, ma anche il lago artificiale di
recente costruzione è degno di nota.
Gallery
Un lago del Vallone dell'Orgère
Il lago Verney
Un lago del Ghiacciaio d'Arguerey
Un lago del Vallone di Chavannes
Il lago del Mont Fortin
Il lago Verde e il Lago Grigio del Ghiacciaio del Rutor
Il lago del Usselettes
Il lago artificiale
Uno specchio d'acqua in mezzo alle montagne: il lago Verney
Il lago Verney si trova a pochi chilometri dal confine di Stato con la Francia: per questo è un passaggio obbligato e
una meta molto rinomata per i numerosi turisti.
Formato dall’opera lenta e minuziosa dei ghiacciai, il lago Verney è l’esempio tipico di laghetto alpino. È
caratterizzato da un ecosistema particolare e quasi unico, che permette alla flora di svilupparsi incontaminata.
Situato a 2085 m di altitudine, è quasi cinque volte più grande di quello del Gran San Bernardo. Ma il lago Verney
non è soltanto questo.
Qui, nonostante la superficie del lago non sia gelata solo per quattro mesi all'anno (indicativamente da giugno a
ottobre), si effettuano immersioni subacquee, principalmente nei mesi di agosto e settembre.
Questa è la location ideale per illustrare le diverse tecniche di fotografia subacquea e per poter ammirare larve,
ninfe e piccoli crostacei nel loro ambiente naturale. E poi, chissà, intravedere i carri armati tedeschi della Seconda
Guerra Mondiale, come dice la leggenda…
Link
•
Alcune immagini dal fondale del Lago Verney
Un lago che fu crudele: quello del Rutor
...a cavallo tra storia e leggenda.
La sua leggenda...
Fino al 1600 il lago del Rutor rappresentava una calamità per la popolazione di La Thuile perché sovente le sue
acque rovinavano a valle causando terribili inondazioni.
Un giorno un cacciatore, di nome Pantaleon, decise di andare a caccia proprio nella zona del lago. Mentre
camminava sul sentiero vide spuntare all'improvviso una lepre bianca, prese il fucile e fece fuoco ma non la colpì,
sparò una seconda volta ma di nuovo il colpo andò perso. Stupito per il doppio errore, era infatti considerato un
tiratore molto bravo, si mise a inseguire la lepre che, direttasi verso il lago, si infilò in una tana e non ne uscì più.
Pantaleon, ansante per la corsa, posò infuriato il fucile a terra, poi scese alla sponda del lago e messo un segno
per poter controllare se il livello delle acque era in aumento, mangiò un boccone e si appisolò.
Sognò la lepre bianca: era quasi certo di averla colpita ma questa non aveva versato una goccia di
sangue...strana storia.
Al risveglio andò a controllare il livello del lago e vide che questo era salito di un dito. Si diresse allora verso il
punto da cui le acque defluiscono a valle per vedere se c'era qualcosa che ne impedisse la corsa. Mente compiva
queste operazioni, doverose perché un avviso tempestivo avrebbe permesso ai Thuileins di mettere in salvo se
stessi e i beni dalla furia delle acque, si sentì chiamare. Si voltò e vide un vecchio amico che seduto
tranquillamente su una pietra lo guardava sorridendo.
Si avvicinò e riconobbe l'uomo che gli stava parlando e con il quale aveva spesso banchettato, parlando di caccia
e ricordò che era morto qualche anno prima.
Fu immediatamente colto da grande spavento e fatto un passo indietro, stava per mettersi a scappare a gambe
levate quando il "revenant", parlando con molta dolcezza, gli disse: "Non aver paura, non ti porterò alcun danno,
non mi riconosci dunque più?" "Si, rispose il cacciatore, ma non immaginavo di rivedervi sapendo che siete morto
da tanto tempo". E dicendo quelle parole tremava sempre di più.
Il fantasma lo incaricò di portare un messaggio alla sua famiglia, facendosi promettere che non lo avrebbe ripetuto
a nessun altro e infine Pantaleon, preso il coraggio a due mani, chiese al fantasma, in cambio del servigio, di
rivelargli se il lago avrebbe provocato ancora grandi disastri.
"Questo è un segreto al di sopra delle mie capacità, ma se tu prenderai l'impegno di non usare più il tuo
archibugio, qualunque animale ti si pari davanti, fossero pure camosci, volpi argentate o galli cedroni, il lago non
sarà più nemico".
Si salutarono e il cacciatore, che aveva resistito fino ad allora, scappò e si mise a correre quanto le gambe glielo
permettevano. Dopo aver percorso qualche centinaio di metri, prima di inforcare il sentiero che, ripido, scende su
La Thuile, si girò un attimo e vide la lepre bianca salire verso la cima del Rutor.
Giunto in paese si mise a letto e vi restò ammalato per due settimane. Nel frattempo aveva mandato a chiamare la
famiglia dell'amico morto e aveva riferito il messaggio che gli era stato affidato.
Non mancò alla promessa fatta e non svelò mai a nessun altro ciò che il fantasma gli aveva confidato; mise
l'archibugio nell'armadio e non lo usò più. Quando, andando in montagna, incontrava qualche magnifico animale,
girava il viso dall'altra parte e continuava per la sua strada.
Sarà un caso, ma da allora il lago del Rutor non è mai più straripato. Nel luogo in cui avvenne l'incontro tra
Pantaleon e il "revenant" sorge oggi una cappella dedicata a San Grato e Santa Margherita.
...e la sua storia
Il lago del Rutor, per molti secoli, fu il terrore di La Thuile e di tutta la Valdigne. Era molto esteso e ricopriva
completamente la superficie dove ora si trovano, distinti, tre laghi. Essendo una vera e propria minaccia per la
popolazione, si studiarono svariati rimedi "tecnici", tutti troppo costosi.
Nel 1603 si tentò un'altra via, quella spirituale: partì una processione da Aosta per esorcizzare le alluvioni,
autorizzata dal vescovo, con le spoglie di San Grato. Dopo 7-8 ore di processione, il corteo giunse a La Thuile e
proseguì verso il lago, dove furono deposte le spoglie del Santo. In quel luogo, nel 1606, fu costruita una cappella
intitolata a San Grato e Santa Margherita.
Le inondazioni non cessarono, ma furono se non altro meno funeste. Ciò nonostante, nel 1646 il lago del Rutor e il
lago Combal, in Val Veny, tracimarono simultaneamente, arrecando nuovi gravi danni alla popolazione. Studi
recenti hanno valutato che le esondazioni del lago del Rutor potevano variare da 5 a 15 milioni di metri cubi
d'acqua. Il fenomeno si esaurì quando il ghiacciaio iniziò a ritirarsi per effetto dei cambiamenti climatici.
Il bacino più grande d'Europa
Il lago del Rutor
Un lago artificiale realizzato per assicurare l'innevamento artificiale, con un occhio di riguardo all'ambiente.
Nel febbraio 2006 la Funivie Piccolo San Bernardo SpA, società di gestione degli impianti di risalita e delle piste
da sci del comprensorio di La Thuile, indiceva una gara d'appalto per la realizzazione di un nuovo bacino nei
pressi della Gran Testa, a 2270 metri di altitudine . Il suo scopo è quello di assicurare risorse sufficienti per
alimentare l'impianto di innevamento artificiale, fondamentale per la stazione sciistica in caso di precipitazioni
scarse, rispettando però l'ambiente circostante.
Oltre alla sua funzione tecnica, questo lago artificiale è importante anche per le sue dimensioni, essendo
attualmente il bacino più grande d'Europa. Ma ecco alcuni dati tecnici: per produrre 2 m3 di neve è necessario 1 m3
di acqua; le "piste strategiche" del comprensorio sciistico di La Thuile che necessitano più frequentemente
dell'innevamento artificiale raggiungono circa i 25 km. Nelle fasi di progettazione e realizzazione si è tenuto
presente tutto questo, oltre ai possibili ampliamenti futuri. Si è quindi deciso che il bacino dovesse avere una
capacità massima di acqua di 120.752 m3, con una superficie totale di ben 20.100 m2.
Dopo aver vagliato le numerose proposte, la Funivie Piccolo San Bernardo SpA ha deciso di aggiudicare l'appalto
alla società Snowstar di Brescia, che aveva sottolineato, nella sua offerta, il "valore tecnico e funzionale dei
componenti idraulici da fornire". Un progetto molto ambizioso, quasi fantascientifico, che ha però portato vantaggi
enormi sia alla società che al comprensorio sciistico di La Thuile, sia nell'immediato che in un'ottica futura.
Les Rutorines
Una breve descrizione delle tre cascate del Rutor, che costituiscono un'attrattiva unica per migliaia di turisti.
Si vous disposez d'une belle journée
Et vous montez vers les confins,
Arrêtez vous pour visiter
Ce que vous proposent les Thuiliens.
Une chose qui mérite,
Quoi qu'il faudra un peu marcher ; [...]
Vous quitterez votre voiture
À La Joux près des prairies ;
Il est beau, je vous l'assure,
Monter aux pieds du Grand Assaly.
Tout à l'ombre des sapins
Vous ferez la promenade,
En montant sur le chemin
Vous trouverez les trois cascades[4]
Simbolo del comune di La Thuile sono anche le tre cascate naturali che scendono dal Ghiaccaio del Rutor. Si
trovano in un luogo spettacolare e maestoso: questo fa sì che si possano catalogare tra le cascate più belle
d'Europa. Sono, infatti, meta di molti turisti durante le escursione nella stagione estiva. Nonostante il loro ingente
volume d'acqua (27 m3/sec.), non sono mai state utilizzate per la produzione di energia idroelettrica. Questo
costituisce un vantaggio, poiché, ancora oggi, sono incontaminate e possono essere ammirate senza il
deturpamento causato dalle strutture per la produzione di energia idroelettrica.
La prima cascata (a 1700 m di altitudine) si raggiunge dopo appena 15 minuti di cammino, mentre per le altre due
cascate l'escursione è un po' più impegnativa. Ciò nonostante, il panorama che si può apprezzare ripaga tutti gli
sforzi effettuati. Una volta giunti alla terza cascata, per i più temerari, la camminata può proseguire verso i laghi di
Bella Comba, il Rifugio Deffeyes e, infine, maestoso, il Ghiacciaio del Rutor.
[4] Cfr. Gal 1995: 21
Gallery
La prima cascata
La seconda cascata
La terza cascata
Scendendo a valle: la Dora
Il corso d'acqua principale che attraversa il villaggio di La Thuile è chiamato genericamente Dora, ma bisogna
tener presente che la sua origine non è così "semplice", ma è il risultato di un percorso abbastanza complesso.
Quella che viene comunemente chiamata Dora Verney nasce in realtà in quattro località diverse:
1.
Dal torrente che nasce dal lago Verney, che attraversa la località Entre le-dave-j-éive;
2.
Dal torrente che scende dal Vallone di Chavannes e che nasce dal ghiacciaio detto Lechaud;
3.
Dalla Dora che scende dal Rutor;
4.
Dal torrente che scende dai Laghi di Bella Comba.
Gli ultimi due corsi d'acqua si uniscono sopra la terza cascata e scendono a valle, confondendosi e originando la
Dora Rutor, che si unirà alla Dora Verney al centro del paese. È curioso vedere come nel loro punto d'incontro la
colorazione delle due dore è diversa. Una è infatti più scura e l'altra più chiara: ci vogliono una cinquantina di metri
prima che si mescolino...
Gallery
La Dora Verney
La Dora di Chavannes
La Dora Rutor
Il punto d'incontro delle due Dore
I ru
...una testimonianza concreta del lavoro e del sacrificio dei nostri avi.
Fin'ora abbiamo analizzato l'acqua allo stato naturale, nelle sue diverse varianti: prima nelle nevi eterne del
ghiacciaio, poi nei laghi e infine nella Dora, senza dimenticare le cascate. Ma ora questo viaggio è giunto al
termine. È il momento di analizzare questa risorsa da un altro punto di vista, non meno interessante: le funzioni
pratiche dell'acqua nella vita di tutti i giorni.
Con il termine ru si vuole indicare un solco tracciato nel terreno dall'uomo, al fine di deviare una parte di un
torrente o di una grossa sorgente per facilitare l'irrigazione dei campi. Questo termine veniva e viene utilizzato
tutt'ora principalmente nel patois franco-provenzale dell'alta e media valle, mentre nella bassa valle si utilizzano
piuttosto i termini riva, rivo e roggia.
Le ragioni che spiegano la costruzione dei ru nel territorio valdostano sono molteplici: innanzi tutto queste
costruzioni venivano realizzate per far fronte ai periodi di siccità, soprattutto durante la stagione estiva. La scelta
dei corsi d'acqua da incanalare non era, perciò casuale: si selezionavano i corsi d'acqua al tempo stesso più
pratici e dalla portata più regolare.
Dal punto di vista tecnico, il ru aveva delle semplici sponde scavate nel terreno durante il lavoro delle corvéi,
piuttosto deboli e soggette a continui smottamenti. La costruzione d'opere in muratura avrebbe potuto, in qualche
modo, diminuire questo pericolo, ma i costi da sostenere erano decisamente troppo elevati.
L'inizio della realizzazione di queste opere si può collocare all'incirca intorno al XIII secolo; nello succedersi dei
secoli vi sono state, ovviamente, epoche in cui questo fenomeno era più rilevante ed altre in cui venne quasi
totalmente abbandonato. Sta di fatto che però, almeno negli ultimi duecento anni, i ru hanno avuto un ruolo
fondamentale nella vita agricola e sociale dei nostri antenati.
Ecco i principali ru che erano utilizzati nel territorio di La Thuile:
Nome del
ru
Corso d'acqua
dove sono
ubicate le
opere di presa
o di
derivazione
Prelievo
teorico
litri al
secondo
Superficie
Comuni
irrigata
interessati
(ettari)
dal tracciato
dei ru
Canale dal
nome non
attribuito
Dora Verney
75
48,7800
La Thuile
Il riconoscimento di antico
diritto di irrigazione,
compreso tra il 1° luglio e
il 30 settembre, era stato
a suo tempo richiesto dal
proprietario Giuseppe
Jacquemod.
Ru de
Cossin
Dora Verney
11
10,3496
La Thuile
Oltre al diritto di
derivazione per usi irrigui
nel periodo compreso tra
il 1° maggio e il 30
settembre, vi erano
anche 2 lt/sec per usi
civici tutto l'anno.
Ru Alpe
Chavanne
Torrente
Chavanne
85
76,6748
La Thuile
Diritti di irrigazione
compresi tra il 1° giugno
e il 30 settembre.
Ru des
Orgères
Torrente des
Orgères
70
35,1888
La Thuile
Diritti di irrigazione
compresi tra il 1° giugno
e il 30 settembre.
Ru d'Arpy
La Thuile
Ru de
l'Adret
Inférieur
La Thuile
Ru de
l'Adret
Supérieur
La Thuile
Ru de La
Culaz
La Thuile
Ru de La
Joux
La Thuile
Ru de Plan
Veylé
La Thuile
Annotazioni
Canale a servizio di
alpeggio sito a quota
2086 mt.
Ru des
Oyos
La Thuile
Ru du Loir
La Thuile
Ru du
Moulin
La Thuile
Ru Pré
Bertey
La Thuile
Il mulino era situato a
Faubourg.
Le fontane
Un'analisi del loro ruolo, tra passato e presente.
In passato, le fontane erano un luogo indispensabile per la vita del villaggio: fornivano l'acqua a tutti gli abitanti e
servivano anche da lavatoio, visto che non c'era la comodità dell'acqua corrente in casa.
Accanto a questo ruolo "tecnico", le fontane avevano anche una funzione, per così dire, "sociale": i bambini si
incontravano per giocare con la scusa di "andare a prendere l'acqua", i giovani si davano appuntamento, gli
anziani scambiavano due parole per sentirsi meno soli. E accanto alle fontane le donne si tenevano al corrente
delle ultime novità. Non per niente l'Abbé Henry scriveva: "La fenne au bueille lavon pà maque le patteun de
méijon, ma la reputachon de totta la popolachon!" ("Le donne, alla fontana, non lavano solo i panni di casa ma la
reputazione di tutta la popolazione!").
Presso le fontane si compivano anche tanti gesti di bontà ed altruismo: c'era chi lavava la fontana, chi cambiava
l'asse per lavare senza aspettarsi niente in cambio, chi lasciava spazzola e sapone affinché chi passasse potesse
servirsene... Certamente, c'era anche chi dimenticava la "buona educazione" e lavava qualcosa di grasso o molto
sporco senza pensare a chi sarebbe venuto dopo... ma in fondo questo accade anche oggi!
A La Thuile si può contare almeno una fontana in ogni villaggio, a testimonianza del ruolo che essa ha sempre
avuto nella vita dei nostri antenati. Spesso, però, una sola fontana non era sufficiente: ecco allora che si
sfruttavano i ru o, dove possibile, ci si recava direttamente in Dora per attingere l'acqua.
Oggi, le fontane hanno perso gran parte delle loro funzioni e del loro fascino: sono solamente un punto dove
fermarsi a bere durante la stagione estiva, ma non sono più un punto centrale della vita del villaggio e dei suoi
abitanti. Esse rimangono però come una sorta di trait d'union tra passato e presente, testimoni silenziose del
passare del tempo.
Fontane del tempo passato
Quanto siete state preziose,
non dovrebbe essere dimenticato!
Vecchie fontane di pietra, di legno poi di cemento
Costruite a "corvé", pian piano, tutte a mano...
Oggi siete belle nuove; ma senza di voi la vita si muove!
In tutte le case lavatrici ci sono ed è un gran dono
E' un vantaggio, ma nel villaggio
Non dovrebbe scomparire la comunità,
anche se ciascuno l'acqua corrente in casa ha![5]
[5] Cfr. Collomb 1995: 5
Gallery
La fontana della Piccola Goletta
La fontana del Capoluogo
La fontana di Entreves
La fontana vicino alla cappella di San Rocco
La fontana del Thovex
La fontana dell'ex hotel Dora
L'altra fontana della Piccola Goletta
La fontana del Faubourg
Le centrali idroelettriche
Un investimento per il futuro
Uno dei modi in cui l'acqua viene sfruttata è, infine, attraverso la costruzione di centrali idroelettriche. Tramite una
serie di macchinari in intuba l'acqua, la si fa passare attraverso delle turbine al fine di produrre, dopo un lungo e
delicato processo, dell'energia elettrica.
Data la grande disponibilità di questa risorsa, La Thuile negli ultimi anni ha deciso di dotarsi di centrali
idroelettriche. Le due principali sono situate entrambe in località Promise. Ciascuna ha, tuttavia, delle
caratteristiche proprie: una è situata fuori terra, in un contesto urbanizzato, con turbina esterna su canale di presa
d'acqua; l'altra è sempre situata fuori terra, ma in un contesto boschivo, con turbina interna e condotta forzata
interrata.
Queste due strutture sono ormai avviate, ma sono presenti anche altri progetti in corso d'opera: sono infatti
presenti delle tubazioni che partono dalla località Chavanne per arrivare fino al centro del paese, proprio nel punto
di incontro delle due Dore, dove dovrebbe sorgere nei prossimi anni una nuova centrale idroelettrica.
Anche se i costi da sostenere sono piuttosto elevati, sia a livello economico, ambientale che paesaggistico,
attraverso l'utilizzo della risorsa acqua nelle centrali idroelettriche si potrà, in futuro, proporre una valida alternativa
al combustibile fossile per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, fondamentale nelle nostre vite.
Gallery
Veduta aerea della centrale in contesto urbanizzato
Veduta aerea della centrale in contesto boschivo
La centrale idroelettrica in contesto boschivo
Le turbine della centrale idroelettrica
Le terme di Pré Saint Didier
Un viaggio nel favoloso mondo termale, dai Romani ai giorni nostri.
Il villaggio termale di Pré-Saint-Didier
E' ai piedi del monte Crammont che sorge il comune di Pré-Saint-Didier. All'epoca romana, questa zona ricca di
miniere d'oro e d'argento era meta di passaggio per coloro che intraprendevano il passo del Piccolo San
Bernardo. Alcuni ritrovamenti archeologici rinvenuti in quella zona (tombe romane, strutture murarie romane),
fanno pensare che essa potesse essere sede di un presidio militare, seppure di piccole dimensioni.
Un po' di storia
Gli antichi romani già apprezzavano le acque ricche di ferro provenienti dalla Dora Verney e fu così che iniziarono
a sfruttarle.
A partire poi dalla metà del ‘600 quelle stesse acque divennero fonte del turismo termale. A quell'epoca, infatti, già
si conoscevano gli effetti benefici dei sali minerali.
Fu grazie, infatti, ad una donna dotata di un'intelligenza straordinaria che le terme di Pré-Saint-Didier diventarono
celebri: Maria Giovanna Battista di Nemours, vedova di Carlo Emanuele II di Savoia. Ella cercò di rendere note le
proprietà curative delle acque della Valle d'Aosta. Nel 1687 incaricò, dunque, il medico torinese Ravetti e il chimico
Campeggio di studiare e analizzare le proprietà benefiche e terapeutiche delle acque di Pré-Saint-Didier. A quei
tempi, però, era necessario un grande lavoro di ristrutturazione dei bagni di Pré-Saint-Didier, in quanto le
condizioni degli stessi erano a dir poco disastrose, soprattutto per quanto concerneva, ad esempio, le vasche di
immersione. Soltanto a partire dal 1740, a seguito di un avvallamento del monte da cui la sorgente scaturisce
(essa riapparve poi dopo che furono eseguiti lavori di scavi) il "Conseil des Commis" cercò di impegnarsi a fondo
al fine di sfruttare in modo intelligente e sistematico il patrimonio termale di Pré-Saint-Didier. Vennero dapprima
costruite delle vasche in una grotta e, poi, si procedette con la costruzione di un edificio di piccole dimensioni in
pietra e legno, il quale venne poi ampliato nel 1770. Lo stabilimento non si trovava, comunque, in una posizione
ottimale, in quanto posto a pochi metri dal punto di affioramento della sorgente. In ogni caso, a seguito dei lavori di
ristrutturazione, i Savoia di impegnarono per migliorare le vie di accesso, in ragione soprattutto del forte richiamo
esercitato dall'impianto sui fruitori in Piemonte. Fu così che fu costruita la nuova strada di Montjovet. A quei tempi,
le acque venivano utilizzate per massaggi, docce generali e locali, bagni a immersione e vapore. Fu nel 1780 che
venne curato con queste acque Pietro Bernardo Guasco, nominato da Xavier de Maistre come "lebbroso della
città di Aosta".
Nel 1834 fu costruita una nuova struttura termale nei pressi del paese, molto più funzionale rispetto alla
precedente. Questa divenne di proprietà dell'avvocato di Pré-Saint-Didier Perrod, per poi essere acquistata in
seguito dalla Società Generale Anonima Termominerale italiana. Nel 1958 le due sorgenti furono acquisite dalla
regione Valle d'Aosta e rimasero in attività per circa venti anni. L'impianto è stato ristrutturato recentemente dopo
30 anni di inattività del complesso.
Le terme oggi : fenomeno di valorizzazione del patrimonio culturale
l progetto di ristrutturazione rappresenta per la regione una sfida dal punto di vista economico-turistico. Si cerca di
offrire un prodotto completo ed adatto all'integrazione con l'offerta turistica già presente sul territorio.
Inoltre, questo parco termale è facilmente accessibile e questo rappresenta un vantaggio non indifferente.
L'autostrada, infatti, dista solo alcune ore dalle principali città del Nord-Italia.
Infine, al fine di valorizzare il patrimonio artistico e culturale, la Giunta regionale ha stanziato un milione di euro per
realizzare un sentiero che collega lo stabilimento termale con la gola dell'Orrido. Verranno inoltre create delle
terrazze panoramiche. Una riqualificazione che permetterà di sottolineare il valore dell'acqua nella Valle d'Aosta.
La composizione delle acque
Le acque delle terme di Pré Saint Didier sgorgano dall'Orrido di Pré Saint Didier ( la "Gouffre de Pré Saint Didier")
ad una temperatura di circa 37°C, e la loro composizione è di tipo salino acidulo arsenico ferruginosa e
moderatamente radioattiva. Sono inoltre presenti silici, acidi arsenicali, ossido di ferro e carbonato di calcio. Grazie
alla loro composizione, queste acque sono famose per rendere morbida la pelle, facilitare la circolazione
sanguigna, oltre ad aumentare il benessere fisico e morale.
Un giro alle terme
La prima stanza, "Tiepidarium dei Romani" è dotata di panche riscaldate sulle quali ci si può sedere, e farsi
massaggiare i piedi con un delizioso pediluvio. La seconda stanza, invece, si chiama "Saune di Bozo", in onore di
Bozo di Leaval, signore di Morgex del 1400; non è consigliabile rimanere in questa stanza per più di cinque minuti
e sarebbe necessario fare una doccia fredda quando si esce. Ci sono poi tre tappe delle quali non si può proprio
fare a meno: idromassaggio energizzante dell'Argentier, il percorso Kneipp e, infine, l'idromassaggio Turner. C'è
poi la vasca di Desiderio, la quale è posta all'esterno e dalla quale è possibile godere di una magnifica vista del
Monte Bianco. All'esterno si trovano anche "la vasca di acqua ferma" e "Il Fiore di De Saussure", composta da vari
idromassaggi. Continuando, poi, all'interno, si trovano anche gli "Idrogetti a seduta", la "Cascata dell'Orrido" ed il
bagno turco. Prima di passare alle due saune (Sauna Chalet e Sauna di Cirmolo) si può fare una piccola tappa
nella "sala relax". Per finire, ci sono altre quattro stanze: una zona riservata al "relax panoramico", la sauna
aromatizzata all'essenza di pino, la sala relax cromoterapico e la sala sensoriale.
Gallery
La struttura delle Terme vista dall'esterno
Una delle saune
La nuova vasca esterna
Link
•
Le terme di Pré Saint Didier
Un viaggio unico nel mondo magico delle terme di Pré Saint Didier.
•
Mappa interattiva delle Terme di Pré Saint Didier
Una mappa completa dello stabilimento termale, con una descrizione dei vari ambienti.
Piccolo dizionario italiano-patois
I principali termini relativi all'acqua nel dialetto franco-provenzale.
Acqua
Éve, éva, eve, aivie a seconda del patois considerato
Dora
Nome che deriva dal latino duria; oltre ad essere un toponimo, e quindi un nome proprio, questo termine è spesso
utilizzato, specie nell'alta Valle, per indicare i vari affluenti della Dora o di qualsiasi corso d'acqua di una certa
importanza. Si hanno perciò i termini djouée, djouie, djouire, djouéye, gouine, djouine.
Cascata
Accanto al termine cascada, che è la variante più diffusa, si trovano anche i termini tséte, tsèite, tchéita, una vera
e propria "caduta d'acqua", oppure pezón, pijón, verosimilmente dal latino pissiare, "pisciare".
Fontana (nell'accezione di bacino per abbeverarsi a per lavare)
Il ceppo lessicale quasi universalmente diffuso è boueuill,boueuille, beuill, beui, probabilmente da una radice del
latino volgare bulli-,"recipiente". Si trovano anche le varianti batsé, batchas, dal gallico bacca, "recipiente per
l'acqua", e abrévioù, abérioù, dal latino popolare abbiberare, abbeverare.
Ruscello per l'irrigazione
Il termine più usato è ru, ri, rui, ruc, o oriù, con il fenomeno dell'agglutinazione dell'articolo, dal latino rivus, dalla
stessa base etimologica che ha dato origine alle varianti riva, riana, arian-a.
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Innovazione didattica