Analisi della colonizzazione di un nuovo territorio da parte

Transcript

Analisi della colonizzazione di un nuovo territorio da parte
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO
FACOLTA’ DI MEDICINA VETERINARIA
CENTRO RICERCHE SULLA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA
FONDAZIONE UNIVERSITARIA
A.A. 2005/2006 - 2006/2007
MASTER DI PRIMO LIVELLO IN:
“ECOLOGIA E GESTIONE DEI GRANDI MAMMIFERI SELVATICI SULLE ALPI”
TITOLO TESI
Analisi della colonizzazione di un nuovo territorio da parte di un nucleo di cervo Cervus
elaphus reintrodotto in Valle Varaita.
RELATORE
Prof. Pier Giuseppe Meneguz
DOCENTE DI RIFERIMENTO
Dott. Paolo Tizzani
CANDIDATO
Dott.ssa Elisa Tosco
INDICE
1. Introduzione
2. Descrizione dell’area di studio
3. Materiali e metodi
3.1. Raccolta delle segnalazioni esistenti ed archiviazione su foglio elettronico
3.2. Georeferenziazione delle segnalazioni
3.3. Suddivisione dell’area di studio in aree di campionamento (grigliati)
con differenti dimensioni;
3.4. Calcolo delle distanze di dispersione negli anni dal punto di rilascio
3.5. Calcolo della superficie colonizzata negli anni
3.6. Descrizione dell’utilizzo ambientale e valutazione della selezione di habitat
3.7. Materiali utilizzati
4. Risultati
4.1. Descrizione delle griglie di campionamento
4.2. Descrizione dei dati di base
4.3. Descrizione delle modalità di dispersione
4.4. Descrizione dell’areale colonizzato
4.5. Descrizione della selezione di habitat
5. Discussioni e conclusione
6. Bibliografia
2
3
6
6
7
7
7
7
8
10
11
11
12
14
15
16
17
19
1
1. INTRODUZIONE.
I documenti storici che testimoniano la presenza del cervo (Cervus elaphus) nelle vallate cuneesi
risalgono al periodo storico compreso tra il 1400 ed il 1500. In quest’epoca le comunità piemontesi
si dotano di strumenti legislativi definiti “Statuti”, contenenti ampie raccolte di norme
comportamentali e regolamentazioni dell’attività venatoria. In tali documenti il cervo viene elencato
tra le specie presenti sul territorio.
Notizie successive relative alla presenza del cervo sono contenute nell’opera “Relazione dello stato
presente del Piemonte del Monsignor F.A. della Chiesa.
Gli ultimi documenti in cui si testimonia la presenza del cervo in provincia di Cuneo risalgono alla
prima metà del 1700; in particolare nel 1734 una ordinanza sulle licenze di caccia nel territorio di
Genola permette l’esercizio di attività venatoria nei confronti del cervo, in conseguenza del
riscontro di danni causati dall’animale alle coltivazioni.
La specie in seguito declina gradualmente sino ad estinguersi localmente a causa della persecuzione
diretta, del disboscamento e dell’incremento delle popolazioni umane alpine e pedemontane.
Nell’ultimo decennio alcune operazioni di reintroduzione nella provincia di Cuneo e in territori
contigui hanno permesso alla specie di rioccupare una parte dell’antico areale.
La ricolonizzazione in Valle Varaita, oggetto del presente lavoro di tesi, è in gran parte dovuta ad
una operazione di reintroduzione condotta nel febbraio 2002 dal Comprensorio Alpino CN2 “Valle
Varaita” con la consulenza scientifica del Dipartimento di Produzione Animale, Epidemiologia ed
Ecologia dell’Università di Medicina Veterinaria di Torino (Meneguz e Dematteis, 2000). Nel corso
di tale operazione sono stati rilasciati 40 cervi così suddivisi in classi di sesso ed età: 24 femmine
(16 adulte, 2 sottili, 6 vitelle) e 16 maschi (7 adulti, 2 fusoni e 7 vitelli). Si ricorda che per sottili e
fusoni si intendono soggetti di un anno di età e per vitelli soggetti sotto l’anno.
I soggetti, rilasciati nel comune di Bellino località Posterle superiore, provenivano dal comune di
Gurktal (Carinthia - Austria). Tutti i soggetti, secondo quanto previsto dalle Linee Guida dell’Infs
(Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) sulle immissioni faunistiche, erano sottoposti ad analisi
sanitarie per escludere la presenza di malattie infettive quali la brucellosi ed erano controllati dal
punto di vista genetico (A.A.V.V., 1997).
Al fine di rendere possibile la identificazione individuale dopo il rilascio, a tutti gli animali
venivano applicate marche auricolari; cinque femmine erano state inoltre dotate di radiocollare al
fine di seguirne gli spostamenti mediante la tecnica di radio-tracking .
Il monitoraggio post-rilascio di una popolazione di cervo è una operazione fondamentale, pari per
importanza all’operazione di rilascio in sé. Un buon monitoraggio permette, infatti, di verificare il
successo dell’operazione e acquisire dati importanti sulla popolazione immessa (cfr. ad esempio
Mattiello et al., 2004).
Scopo della presente tesi è stato quello di archiviare ed analizzare i segni di presenza della specie
raccolti dal 2002 ad oggi al fine di:
• verificare il successo del progetto di reintroduzione a 6 anni dalle operazioni di rilascio;
• verificare l’efficacia del monitoraggio condotto in questi anni dagli Enti coinvolti
(Comprensorio Alpino CN2 “Valle Varaita” e Cerigefas);
• descrivere le modalità di espansione del cervo in Valle Varaita attraverso parametri quali:
“velocità di espansione annuale” ed ”estensione del territorio progressivamente occupato”;
• descrivere l’influenza delle tipologie ambientali sulla selezione del territorio da parte della
specie.
2
2. DESCRIZIONE DELL’AREA DI STUDIO.
L’area di studio interessa il territorio dei 14 comuni della Comunità Montana Valle Varaita, una
parte del comune di Manta e la porzione montana del comune di Busca, pertinente al bacino
orografico del fiume Maira (Figura 1).
La struttura di paesaggio prevalente della zona è quella della media montagna; gli ambienti
caratteristici dell’alta quota sono limitati al gruppo del Viso ed ai versanti nord del Pelvo d’Elva e
del Mongioia.
Lo spartiacque di frontiera separa il bacino del fiume Varaita da quelli dell’Ubaye e del Guil.
La valle presenta un profilo ad U continuo da Piasco a Brossasco e si alterna, nella parte centrale e
superiore della valle , a scorci di profilo a V.
La struttura orografica è semplice e ben centrata sull’asse del Varaita che, a monte di Casteldelfino,
si biforca in due rami,trovando il suo massimo sviluppo nel ramo che scende dall’alto vallone di
Sustra.
Gli apporti laterali sono modesti e danno luogo (nella parte bassa della valle) a valloni secondari e
di limitato sviluppo.
Lo spartiacque di frontiera unisce la punta Gastaldi al monte Maniglia descrivendo un ampio
semicerchio. Le due dorsali che si dipartono dagli estremi di questa catena danno luogo aglii
spartiacque Valle Po-Valle Varaita e Valle Varaita-Valle Maira.
A partire da Sampeyre e in corrispondenza di Casteldelfino, il versante sinistro si corruga
abbondantemente, raggiungendo l’orizzonte del piano alpino e subnivale con abbondanti
affioramenti rocciosi superficiali, e si innalza gradualmente verso il massiccio del Monviso. Su
questo versante si sviluppa il “Bosco dell’Alevè”, la cebreta più vasta delle Alpi, formazione
forestale che complessivamente supera i 2000 ha di estensione (circa 800 ha di cembreta pura e
1200 ha in associazione con il larice). Al di sopra del bosco si sviluppa un complesso montuoso che
raggiunge il limite altimetrico superiore dell’area di studio (Monviso 3841 m. s.l.m.).Sullo stesso
versante, proseguendo verso Ovest si attraversa il vallone di Vallanta che collega al vasto bacino
orografico superiore di Chianale.
Sulla destra orografica le prime formazioni rocciose imponenti si trovano oltre l’abitato di
Casteldelfino con il gruppo dei monti Pelvo e Marchisa; tale versante raggiunge l’estremità sud
occidentale dell’area di studio in corrispondenza del monte Maniglia che sovrasta il bacino
sommitale di Bellino.
L’altezza media della valle è di 1707 m. s.l.m., il 2% del territorio si estende al disopra dei 3000 m.
s.l.m., il 33% supera i 2100 m. s.l.m. ed il 57% oltrepassa i 1500 m. s.l.m (Ottonelli, 1979).
La complessità della struttura geologica della Valle Varaita contribuisce alla varietà degli ambienti
ecologici.
Verso la testata della valle (bacini di Chianale e Bellino) il substrato è costituito prevalentemente da
calcescisti che danno luogo ad un paesaggio ricco di pascoli e relativamente poco accidentato.
La dorsale tra Chianale e Bellino ed il massiccio Pelvo-Marchisa presenta un substrato di rocce
silicatiche con formazioni di quarzite grigia.
Il gruppo del Monviso ed il territorio posto sulla sinistra orografica presentano una struttura
geologica caratterizzata dalla presenza di elementi della serie dei calco-micascisti e di serpentiniti,
metabasalti e cloritoscisti. Questa zona è inoltre caratterizzata da imponenti formazioni moreniche e
laghi glaciali.
La media e bassa valle (comuni di Frassino, Melle e Venasca) è una zona compattamente gneissica
con intercalazioni di micascisti.
Il fondo valle presenta invece formazioni di micascisti con pochi gneiss minuti,calcari cristallini e
pietre verdi.
3
Figura 1. Immagine satellitare dell’area di studio. In rosso sono indicati i confini del Comprensorio Alpino
Cuneo 2.
Tra le specie di latifoglie che partecipano alla costituzione forestale del piano collinare della Valle
Varaita ricordiamo la Quercia (Quercus robur) ed il Castagno (Castanea Sativa).
Nelle zone ecologicamente favorevoli alle aghifoglie resinose le specie principali sono: l’Abete
Bianco (Albies Alba) ed il Larice (Larix Europea); tra le latifoglie troviamo il Faggio (Fagus
Procera) e la Betulla (Betulla Alba).
La zona subalpina è il regno, oltre che del larice, dei vari pini tra cui primeggia il Pino Cembro
(Pinus Cembra)
Alle altitudini superiori la vegetazione forestale, scompare e la flora impoverisce rapidamente.
Per quanto concerne l’uso del suolo, le superfici occupate dalle diverse tipologie (desunte dai Piani
Forestali Territoriali) sono riportate in tabella 1.
La carta raggruppa tutta l’area alpina della Regione Piemonte in 22 tipologie forestali, 6 tipologie
pastorali, 5 tipologie agricole, 4 tipologie di formazioni erbacee seminaturali e 6 tipologie che
esulano dalle precedenti (43 tipologie totali). Il livello di dettaglio di tale carta è maggiore rispetto a
quella del Corine Land Cover (Coordination de l’Information sur l’Environnement). Il progetto
Corine è stato varato nel 1985 dalla Comunità Europea per il mappaggio dell’uso del territorio ed è
una fonte di dati ampiamente utilizzati per studi ambientali. Il maggior dettaglio dei PFT permette
di ottenere dati di uso suolo molto attendibili. Entrambe le mappe sono scaricabili liberamente dal
sito cartografico della Regione Piemonte all’URL http://www.gis.csi.it.
4
Categoria
Abetine
Acero-tiglio-frassineti
Acque
Alneti planiziali e montani
Arbusteti planiziali, collinari, montani
Arbusteti subalpini
Aree urbanizzate, infrastrutture
Aree verdi urbane Totale
Boscaglie pioniere di invasione
Castagneti
Cespuglieti
Cespuglieti pascolabili Totale
Coltivi abbandonati
Faggete
Formazioni legnose riparie
Frutteti e vigneti
Greti
Impianti per arboricoltura da legno
Lariceti e cembrete
Pinete di Pino silvestre
Praterie
Praterie non utilizzate
Praterie rupicole
Prato-pascoli
Querceti di rovere
Querceti di roverella Totale
Querco-carpineti
Rimboschimenti
Robinieti
Rocce e macereti
Seminativi
Ettari
172
2084
116
200
74
2455
932
4
1424
6738
685
1
20
3869
47
686
10
111
3685
69
5629
7
3595
2791
706
15
36
655
79
8799
1711
Tabella 1 Categorie di uso suolo presenti nel Piano Forestale Territoriale della Regione Piemonte e loro
estensione in ettari.
5
3. MATERIALI E METODI.
Al fine di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti sono state condotte le seguenti operazioni:
3.1. Raccolta delle segnalazioni esistenti ed archiviazione su foglio elettronico.
La maggior parte dei dati di presenza della specie provenivano da due enti:
• Il Comprensorio Alpino CN2 Valle Varaita, titolare e finanziatore del progetto, che ha
messo a disposizione il seguente materiale:
- segnalazioni dei cacciatori soci del Comprensorio, raccolte durante le attività di
censimento mediante le metodiche ”osservazione diretta su transetto diurno”,
”osservazione su transetti notturni con il faro” e “censimento in battuta su aree
campione” (in figura 2 è indicata la rete dei transetti di monitoraggio che raggiunge uno
sviluppo di 343 chilometri);
- verbali di abbattimento: dal 2005 il Comprensorio Alpino ha autorizzato l’attività
venatoria alla specie con l’obbligo per il cacciatore di segnalare la zona di abbattimento;
- segnalazioni di danni da cervo all’agricoltura: la L.R. 70/96 prevede un risarcimento per
i danni arrecati all’agricoltura da fauna selvatica. Il Comprensorio è l’ente addetto alla
verifica del danno, della specie e della località interessata. I danni attribuiti alla specie
cervo sono stati introdotti nel database;
- denunce di investimento: sono raccolti i dati relativi ai cervi investiti sulla strada
provinciale della Valle Varaita (SP8);
- segnalazioni di varia provenienza: sono state infine raccolte tutte le segnalazioni casuali
effettuate da persone di comprovata esperienza nel campo faunistico.
• il Cerigefas (Centro Ricerche sulla Gestione della Fauna Selvatica - Fondazione
dell’Università degli Studi di Torino) incaricato dal Comprensorio Alpino CN2 di
monitorare l’evoluzione della popolazione sul lungo periodo; la maggior parte delle
segnalazioni dell’Ente si rifanno all’attività di radiotracking e ad avvistamenti casuali
raccolti durante le varie attività di ricerca sul campo.
Tutte le segnalazioni sono state archiviate su un foglio elettronico Microsoft Excel®.
Figura 2. Area del Comprensorio Alpino CN2 (in grigio), con la rete dei transetti di monitoraggio (in rosso).
6
3.2. Georeferenziazione delle segnalazioni.
Le osservazioni sono state georiferite utilizzando come base cartografica la Carta Tecnica
Regionale (CTR) 1:10.000 della Regione Piemonte in formato raster (Datum UTM European
1950). La gestione delle CTR e degli shapefile (file vettoriali) contenenti le segnalazioni georiferite
è stata effettuata utilizzando software Gis (Geografical Information Sistem).
3.3. Suddivisione dell’area di studio in aree di campionamento (grigliati) con differenti dimensioni;
Una delle maggiori difficoltà che si incontrano nel georiferire segnalazioni di varia natura e
precisione consiste nel determinare un’appropriata unità di campionamento. La scelta di utilizzare
differenti scale di osservazione/archiviazione dei dati, può influenzare la descrizione del fenomeno
studiato (Graaf et al., 2005). La ricerca bibliografica condotta sull’argomento ha evidenziato che la
scelta della scala con cui descrivere un fenomeno spaziale è molto variabile tra gli autori (Bizzotto
et al,2003; Rigo et al.,2003; Campi,2000).
Nella nostra analisi abbiamo dunque deciso di analizzare le osservazioni con un approccio
multiscalare (Graaf et al., 2005; Cushman e McGarigal, 2004) valutandone l’influenza sui risultati.
L’espansione del cervo è stata descritta a due livelli:
o Livello puntuale (utilizzato come gold standard): ad ogni singola osservazione è stato
attribuito un valore di coordinate UTM X e Y. Il livello puntuale rappresenta il livello di
massima precisione descrittiva, a cui verranno paragonati i risultati ottenuti con gli altri
livelli;
o Livello di cella (utilizzato per valutare l’approssimazione del dato): l’area di studio è
stata suddivisa con un grigliato a celle quadrate di tre dimensioni differenti: 250, 500 e
1000 metri. La presenza di una o più osservazioni all’interno di una cella portava a
considerare questa come unità positiva (la cella diventa l’unità campionaria).
I grigliati di campionamento sono stati creati con l’ausilio dell’estensione “repeating shape” del
software ArcView 3.2®. La valutazione della dimensione di maglia più adatta per descrivere
l’espansione del cervo è stata effettuata confrontando attraverso il test di Spearmann il livello
puntuale (gold standard) con il livello di cella (approssimazione).
3.4. Calcolo delle distanze di dispersione negli anni dal punto di rilascio;
La dispersione dei cervi è stata calcolata valutando le successive distanze delle osservazioni,
suddivise per anno, dal punto di rilascio. A livello puntuale il calcolo è stato effettuato su ogni
singola osservazione; a livello di cella è stato fatto calcolando la distanza dal centroide (baricentro)
delle celle positive.
Le analisi sono state condotte mediante la tecnica denominata “spider distance analysis”
implementata nell’estensione “Animal Movement Analysis” per il software ArcView (Diggle, 1983).
L’Animal Movement Analysis è un tool sviluppato dall’Alska Science Center, provvisto di numerose
funzionalità per l’analisi spaziale dei movimenti degli animali (Hooge e Eichenlaub, 1997).
La distanza di dispersione è stata calcolata come valore medio delle singole dispersioni su base
annuale.
3.5. Calcolo della superficie colonizzata negli anni.
L’estensione della superficie colonizzata è stata valutata in due maniere:
- come area di osservazione (numero di celle positive): è stata calcolata la variazione nel numero di
celle occupate nel corso degli anni. Da questo primo valore abbiamo calcolato l’estensione dell’area
di osservazione moltiplicando il numero di celle occupate per la loro superficie (cella di 250 metri =
7
6,5 ettari; cella di 500 metri = 25 ettari; cella di 1000 metri = 100 ettari), approcciandoci anche in
questo caso ad una descrizione multiscalare del fenomeno (Graaf et al., 2005).
- come home range occupato: considerando il fenomeno a livello puntuale, ogni segnalazione è
stata considerata come centro di attività di un home range medio (dominio vitale). La definizione
della estensione di un home range medio si è rivelato un compito particolarmente arduo in quanto il
suo valore varia in funzione dei seguenti parametri (Szmethy et al., 2003; Mustoni et al., 2002):
• caratteristiche ambientali;
• disponibilità alimentare;
• periodo dell’anno;
• sesso e età
Secondo la letteratura le dimensioni degli home range annuali possono variare da un minimo di
1000 ed un massimo di 20000 ettari (Bizzotto et al,2003)
Nell’isola di Rum (Scozia) sono stati registrati valori di 400 ettari per la femmina e di 800 per il
maschio, nel nord-est della Scozia invece le superfici occupate sono sensibilmente maggiori
(Mitchell et al., 2002)
Per quanto riguarda l’ambiente alpino, nelle Alpi bavaresi Georgici (1980) ha riscontrato
dimensioni relativamente limitate, con valori medi di 171 + 20 ettari; estensioni maggiori sono state
rilevate in Italia sia sulle Alpi Occidentali (Luccarini e Mauri,2000) che su quelle Orientali
(Chiarenzi et al., 2002). Per Mustoni (2002) il dominio annuale del cervo sulle Alpi varia tra 400
(femmina) e 800 ettari (maschio).
Utilizzando i dati bibliografici disponibili e rifacendoci al comportamento dei soggetti radiocollarati
monitorati in Valle Varaita, abbiamo utilizzato un valore medio di home range pari a 600 ettari. Ad
ogni osservazione è stato quindi applicato un buffer con raggio pari a 1100 metri.
3.6. Descrizione dell’utilizzo ambientale e valutazione della selezione di habitat.
Descritta la variazione dell’estensione degli home range negli anni, abbiamo infine valutato come le
caratteristiche ambientali (classi di uso del suolo) abbiano influenzato l’espansione della specie.
Le classi di uso suolo considerate sono quelle contenute nei Piani Forestali Territoriali della
Regione Piemonte. La Regione raggruppa tali categorie in 43 classi di cui 31 presenti nell’area
distudio. Per semplificare l’analisi abbiamo accorpato queste categorie in nove classi: seminativi,
frutteti e vigneti, conifere, latifoglie, arbusti, prato-pascolo, rocce e macereti, acque e urbanizzato,
come descritto in tabella 2.
8
Categoria desunta dai Piani Forestali
Territoriali
Abetine
Acero-tiglio-frassineti
Acque
Alneti planiziali e montani
Arbusteti planiziali, collinari, montani
Arbusteti subalpini
Aree urbanizzate, infrastrutture
Aree verdi urbane Totale
Boscaglie pioniere di invasione
Castagneti
Cespuglieti
Cespuglieti pascolabili Totale
Coltivi abbandonati
Faggete
Formazioni legnose riparie
Frutteti e vigneti
Greti
Impianti per arboricoltura da legno
Lariceti e cembrete
Pinete di Pino silvestre
Praterie
Praterie non utilizzate
Praterie rupicole
Prato-pascoli
Querceti di rovere
Querceti di roverella Totale
Querco-carpineti
Rimboschimenti
Robinieti
Rocce e macereti
Seminativi
Categorie
riclassificate
conifere
latifoglie
acque
latifoglie
arbusti
arbusti
urbanizzato
urbanizzato
latifoglie
latifoglie
arbusti
arbusti
arbusti
latifoglie
latifoglie
frutteti e vigneti
greti
latifoglie
conifere
conifere
prato-pascoli
prato-pascoli
prato-pascoli
prato-pascoli
latifoglie
latifoglie
latifoglie
conifere
latifoglie
rocce e macereti
seminativi
Tabella 2. Accorpamento delle categorie desunte nei Piani Forestali Territoriali della Regione Piemonte in
nove classi semplificate.
Si sono quindi confrontate le frequenze di utilizzo delle diverse categorie di uso suolo rispetto alla
loro disponibilità nell’area di studio.
-
-
Per tali analisi sono stati utilizzati:
Il test del chi quadro: test statistico non parametrico atto a verificare se i valori di
frequenza osservati siano diversi in maniera significativa dalle frequenze attese. La soglia di
significatività statistica è stata considerata per p < 0,05.
L’indice di selezione di Manly (Pennings,. 1990; Heisey 1985): le classi di uso suolo
risultate significative al test del chi quadro sono state analizzate con l’indice di Manly per valutare
in che misura fossero effettivamente selezionate rispetto alle altre.
L’indice di Manly è un test utilizzato in ecologia per valutare l’utilizzo delle risorse in base alla loro
disponibilità, secondo la formula:
9
αi = (ri /ni )/Σkj=1 (rj /nj )
dove:
- αi è il valore del test
- ri: = numero di ettari utilizzati della classe i
- ni = numero ettari disponibili della classe i (Chesson, 1983).
con valori di i che variano da 1 a k, essendo k il numero delle categorie disponibili.
Il valore dell’indice varia da 0 a 1; per α uguale a zero la risorsa non è utilizzata, per α uguale a 1 la
risorsa è selezionata al massimo della sua disponibilità.
Il valore che discrimina la soglia di selezione/non selezione delle risorse è pari a 1/k. Per α minore
di 1/k la risorsa non è selezionata; α maggiore di 1/k indica selezione della risorsa; α uguale a 1/k
indica che la selezione è casuale ossia la risorsa è selezionata in base alla sua disponibilità.
3.7. Materiali utilizzati:
• Basi cartografiche:
• Ctr numerica Regione Piemonte, Datum UTM European 1950;
• Piani Forestali Territoriali della Regione Piemonte
• Software:
• Microsoft Excel®.
• Arcview 3.2®
• Epinfo 6
• Envision software per la visualizzazione tridimensionale di dati spaziali
• Test statistici:
• Chi quadro
• Test non parametrico di Spearman
• Indice di selezione di Manly
10
4. RISULTATI.
4.1. Descrizione delle griglie di campionamento.
Le aree di campionamento (figura 3) ottenute suddividendo l’area di studio con griglie di differenti
dimensioni (figura 4) sono composte rispettivamente da:
-
Griglia 250 metri: 7936 celle
Griglia 500 metri: 2065 celle;
Griglia 1000 metri: 556 celle;
9000
8000
7000
6000
5000
4000
3000
2000
1000
0
250
500
1000
Figura 3. numero di celle di cui sono composte le griglie con maglia di 250, 500, 1000 metri.
Figura 4. Suddivisione dell’area di studio in aree di campionamento con una griglia di 500 metri di lato.
11
4.2. Descrizione dei dati di base.
Nel corso dei sei anni di monitoraggio sono state effettuate 401 segnalazioni distribuite su gran
parte del territorio della valle Varaita (figura 5), per un totale di 1899 cervi avvistati. Il numero
delle osservazioni/anno oscilla da un minimo di 35 (2003) ad un massimo di 65 (2004), con una
media di 52,2 osservazioni all’anno (figura 6). Discorso a parte deve essere fatto per il 2002, anno
in cui risultano 140 segnalazioni; un numero così elevato è dovuto al fatto che nel primo anno postrilascio il monitoraggio è stato particolarmente intensivo, con una elevata pressione di osservazione
(incarico del Comprensorio Alpino al Cerigefas per il monitoraggio della specie).
Figura 5. Distribuzione delle osservazioni di cervo (in rosso) sul modello digitale di elevazione (DEM) della
Valle Varaita.
160
140
120
100
80
60
40
20
0
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Figura 6. Distribuzione del numero di osservazioni negli anni.
12
In base alla loro origine, i dati sono stati raggruppati in 11 diverse categorie, come mostrato in
tabella 3 e figura 6.
Provenienza
Monitoraggio e radiotracking
Censimento su transetto diurno
Censimento su transetto notturno con faro
Osservazioni varie
Danni all'agricoltura
Abbattimenti
Ritrovamento palchi
Censimento in battuta
Investiti
Morti per altre cause
Bracconati
Numero di Percentuale
sul totale
osservazioni
213
53,1
57
14,2
57
14,2
26
6,5
11
2,7
10
2,5
9
2,2
6
1,5
6
1,5
4
1,0
2
0,5
Tabella 3. Raggruppamento delle osservazioni in base alla loro provenienza.
Ritrovamento
palchi
Osservazioni
Abbattimenti varie
Censimento in
battuta
Censimento su
transetto
notturno con
faro
Censimento su
transetto diurno
Monitoraggio e
radiotracking
Danni
all'agricoltura
Morti per altre
cause
Bracconati
Investiti
Figura 6. Grafico a torta rappresentante la distribuzione percentuale delle osservazioni per gruppo di
provenienza.
Ulteriore suddivisione delle osservazioni è stata fatta su base mensile, evidenziando un massimo nel
mese di aprile ed un minimo nel mese di luglio (figura 7).
13
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
Figura 7. Distribuzione delle osservazioni di cervo su base mensile.
4.3. Descrizione delle modalità di dispersione.
In figura 8 è rappresentata la dispersione post rilascio, calcolata utilizzando differenti scale spaziali
(livello puntuale o di cella). La distanza media delle osservazioni dal punto di rilascio, nei cinque
anni, risultata essere di 8398 + 2252 metri a livello puntuale, di 9.140 + 2.045 per le celle di 250
metri, di 9.460 + 1.529 per le celle di 500 metri e di 10.420 + 2.283 per le celle di 1.000 metri.
Il test di correlazione di Spearmann evidenzia una correlazione positiva statisticamente significativa
tra la dispersioni post-rilascio descritta a livello puntuale e gli anni successivi alla reintroduzione
(rho=0,83; p<0,05). Tale correlazione resta significativa anche quando descritta a livello di celle di
250 metri (rho=0,81; p<0,05) mentre perde di significatività a livello di celle di 500 e 1000 metri.
Le descrizioni della dispersione a livello puntuale e a livello di celle di 250 metri risultano
significativamente correlate (rho=0,90: p<0,05), mentre ciò non accade con le celle di 500 e 100
metri.
14000
12000
10000
8000
6000
4000
2000
0
2002
2003
2004
tutti
centroidi_250
2005
centroidi_500
2006
2007
centroidi_1000
Figura 8. Tendenza della dispersione post-rilascio dal 2002 al 2007, analizzata a differenti scale di
campionamento (livello puntuale e livello di cella).
14
4.4. Descrizione dell’areale colonizzato.
L’areale colonizzato, come già indicato nei materiali e metodi, viene indicato sia come areale di
osservazione (numero di celle positive per la presenza del cervo), sia come areale occupato
(utilizzando il concetto di home range medio della specie).
- Areale di osservazione.
In figura9 viene indicata la progressiva espansione dell’areale di osservazione dal 2002 al 2007. Il
test di Spearmann ha evidenziato una elevata correlazione tra aumento dell’areale ed anni postrilascio sebbene non si raggiunga la soglia della significatività statistica.
7000
6000
5000
4000
3000
2000
1000
0
2002
2003
2004
ettari_250
2005
ettari_500
2006
2007
ettari_1000
Figura 9. Espansione dell’areale di osservazione dal 2002 al 2007, analizzato a differenti scale di
campionamento (celle di 250, 500 e 1000 metri).
- Areale occupato.
Gli ettari occupati dalla specie passano dai 7977 del 2002 (circa il 16% della superficie dell’area di
studio) ai 19643 del 2007 (41,4% della superficie dell’area di studio) con una media di 3273 ettari
colonizzati all’anno (figura 10). Anche in questo caso la correlazione con gli anni post rilascio è
elevata ma non significativa.
20000
18000
16000
14000
12000
10000
8000
6000
4000
2000
0
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Figura 10. Tendenza dell’estensione dell’areale del cervo in Valle Varaita dal 2002 al 2007.
15
4.5. Descrizione della selezione di habitat.
L’applicazione del test del chi quadro evidenzia che le categorie dei seminativi, frutteti-vigne,
conifere, latifoglie e prato-pascolo vengono utilizzati a livello statisticamente significativo. Anche
l’urbanizzato risulta significativamente utilizzato, ma ciò sarebbe dovuto ad un fattore di
confondimento, dovuto al fatto che buona parte dei seminativi si trova in prossimità di strade o
centri abitati (colinearità del dato). In figura 11 vengono rappresentati i valori di odds ratio relativi
alle classi di uso suolo. Tali valori sono rappresentati con e senza l’anno 2002, per testare l’ipotesi
che nel 2002 il sito di rilascio possa avere influito sulla selezione ambientale (nel 2002 le classi di
uso suolo disponibili erano differenti rispetto a quelle degli anni successivi). Il confronto tra le due
serie di dati, effettuato con il test di Wilcoxon, non ha però evidenziato differenze statisticamente
significative.
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
arbusti
conifere
Frutteti e
vigneti
latifoglie
prato-pascoli
con 2002
Rocce e
macereti
urbanizzato
seminativo
senza 2002
Figura 11. Valori di odds ratio dell’utilizzo delle singole classi di uso suolo con e senza la presenza dell’anno
2002.
L’indice di selezione di Manly, pone in evidenza che tra le categorie che risultano
significativamente utilizzate in base al test del chi-quadro, sono effettivamente selezionate i
seminati ed i frutteti-vigneti. L’urbanizzato anche in questo caso risulta selezionato per la sua
associazione spaziale con i seminativi (figura 12).
0,25
0,20
0,15
0,10
0,05
0,00
Seminativi
Frutteti e
vigneti
urbanizzato
conifere
latifoglie
categorie
pratopascoli
Acque
arbusti
Rocce e
macereti
random
Figura 12. Valori dell’indice di selezione di Manly, in rosso è indicato il valore discriminante 1/k.
16
5. DISCUSSIONI E CONCLUSIONE.
Per una corretta gestione di una specie animale è importante un suo monitoraggio continuo che ci
permetta di conoscere la sua distribuzione spaziale, la struttura di popolazione, i suoi rapporti con le
altre specie, con la vegetazione e con le attività antropiche (Bazzotto et al., 2003). In questa
accezione la grande mole di dati raccolti a partire dal 2002 indica un forte sforzo gestionale per
garantire il buon successo del “progetto cervo Valle Varaita”.
La presenza di soggetti radiocollarati nel gruppo di rilascio, operanti come “animali spia”, si è
dimostrato uno strumento fondamentale per acquisire dati importanti nel primo periodo postrilascio; il 53% dei dati analizzati provengono infatti dalle sessioni di radiotracking. Nel periodo
successivo al rilascio (fase di esaurimento dei radiocollari) diventano poi fondamentali le
tradizionali attività gestionali (censimento notturno con il faro, censimento in battuta, censimento da
transetti diurni) che nel nostro caso rappresentano la seconda fonte di dati (32% delle osservazioni),
in virtù della rete di transetti di osservazione diurni e notturni ben distribuiti nell’area di studio.
Non ultima per importanza ai fini del successo del monitoraggio è stata l’attiva collaborazione tra
due Enti che si occupano di gestione della fauna selvatica, presenti sul territorio (Comprensorio
Alpino CN2 e Cerigefas).
La distribuzione mensile delle osservazioni indica come i momenti di maggiore contattabilità della
specie siano il periodo primaverile (ricaccio vegetativo nel fondovalle) ed il mese di settembre
(periodo degli amori), a differenza di altre aree alpine dove il periodo di massima visibilità risulta
essere a cavallo dei mesi di giugno e luglio (Mattiello et al., 2004).
Da un punto di vista metodologico, il confronto effettuato tra il livello puntuale ed il livello di cella
ai fini della descrizione della colonizzazione dell’area di studio, indica come una griglia con lati di
250 metri rappresenti un buon compromesso tra la precisione del livello puntuale e l’agilità
operativa necessaria ad uno strumento da adottare nella gestione di campo. Si conferma quindi
l’importanza che un approccio multriscalare può avere nella descrizione di un fenomeno biologico
(Graaf et al., 2005). Un grigliato di 250 metri che suddivida il territorio della Valle Varaita in aree
di campionamento omogenee, potrà dunque essere utilizzato come strumento per il monitoraggio
della popolazione di cervo sul lungo periodo.
I dati sulla espansione del cervo in Valle Varaita, valutata sia come distanza dal punto di rilascio sia
come aumento dell’areale, indicano che dopo sei anni dal rilascio la specie continua ad espandersi e
colonizzare via via nuove aree della valle. Come descritto in altri lavori, si può ipotizzare che il
cervo abbia colonizzato le aree a maggiore vocazionalità ambientale e stia ora espandendosi in aree
subottimali ancora libere (Acevedo et al., 2005)
Come evidenziato dall’indice di Manly infatti le aree contenenti le categorie di uso suolo
maggiormente selezionate (seminativi, frutteti e vigneti) e quindi a maggiore vocazionalità per la
specie sono ormai in gran parte colonizzate, mentre sono ancora libere ampie porzioni di territorio.
L’areale della specie si estende infatti ad oggi su circa il 43,1% dell’area di studio.
Le conclusioni cui siamo giunti riguardo le categorie di uso suolo maggiormente selezionate nella
nostra area di studio (seminativi) concordano con quelle di altri autori (Pandini e Cesaris, 1997) ma
differiscono da quelle di altri. Campi (2001) riscontra infatti una forte selezione per le praterie
d’alta quota e per le faggete mature, mentre Latini e collaboratori (2003) documentano una
preferenza per ambienti con buona biodiversità (ambienti di transizione). Questi risultati non fanno
altro che confermare che la selezione di habitat, così come già visto per la dimensione degli home
range, è fortemente influenzata dalla disponibilità ambientale specifica di ogni zona.
17
La velocità media di espansione della popolazione (1,8 chilometri all’anno) risulta essere molto
maggiore rispetto a quella di altri autori (0,85 chilometri/anno) (Mattiello et al., 2004) ed è
anch’essa indice di una popolazione in buone condizioni di salute e del successo dell’operazione di
reintroduzione.
La prosecuzione del monitoraggio della popolazione di cervi della Valle Varaita con il livello quali
- quantitativo dimostrato in questi anni permetterà di continuare ad acquisire informazioni
importanti ai fini di una corretta gestione della specie.
18
6. BIBLIOGRAFIA.
AA.VV. (1997). Documento sulle immissioni faunistiche: linee guida per le introduzioni,
reintroduzioni e ripopolamenti di Uccelli e Mammiferi. In: Spagnesi et al. (eds), Atti del III
Convegno Nazionale dei Biologi della Selvaggina.
Acevedo P., Delibes-Mateos M., Escudero M. A., Vicente J., Marco J., Gortazar C.(2005).
Environmental constraints in the colonization sequence of roe deer (Capreolus capreolus
Linnaeus, 1758) across the Iberian Mountains, Spain. Journal of Biogeography, 32: 16711680.
Bizzotto J., Bottazzo M., Busatta S., Cadamuro A., De Bon F., De Stefani G., Facchin G., Filippin
D., Luise R., Scussat M., Sommavilla G.(2003). Il Cervo Cervus elaphus nel comprensorio di
gestione del Consiglio.
Campi C. Tesi di laurea (2000/2001) “Uso dell’habitat da parte degli ungulati selvatici nell’alto
Appennino Reggiano”
Chesson J. (1983). The estimation and analysis of preference and its relationship to foraging
models. Ecoligy 64: 1297-1304 pp.
CHIARENZI B., MACCONI P., CARMIGNOLA G., PEDROTTI L. e MUSTONI A., 2002. Studio sulle
capacità di spostamento e dispersione del Cervo in Val Venosta. Istituto Oikos, Varese
Cushman S.A. and McGarigal K. 2004. Patterns in the species-environment relationship depend on
both scale and choice of response variables. Oikos 105: 117-124 pp.
Diggle P.J. (1983). Statistical analysis of spatial point patterns. Academic Press, New York.
GEORGII B., 1980 - Home range patterns of female red deer (Cervus elaphus) in the Alps.
Oecologia, 47: 278-285.
Graf R.F., Bollmann K., Suter W., Bugmann H. (2005). The importance of spatial scale in habitat
model: capercailliein the Swiss Alps. Landscape Ecology, 20: 703-717.
Heisey D: H. (1985), Analyzing Selection Experiments with Log-Linear Models. Ecology, 66 (6):
1744-1748 pp.
Hooge P.N.,Eichenlaub B.(1997). Animal Movement Extension to ArcView ver 1.1. Alaska
Science Center – Biological Science Office, U.S. Geological Survey, Anchorage, AK, USA.
Latini R., Pizzol I., Ferrera G., Kleuser H. (2003) Selezione invernale dell’habitat e densità del
cervo (Cervus elaphus) e del capriolo (Capreolus capreolus) nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
Hystrix Italian Journal of Mammalogy: 180.
LUCCARINI S. e MAURI L., 2000 - Il cervo in Alta Val di Susa. Comportamento spaziale e uso
dell'habitat. Ed. ANANKE s.r.l., Torino.
Meneguz P.G., Dematteis A. (2000). Progetto per la reintroduzione del cervo Cervus elaphus L.
1758 in Valle Varaita. Relazione dell’Università degli Studi di Torino: 60 pp.
MITCHELL B., STAINES B.W. e WELCH D., 1977 - Ecology of red deer. A research review relevant to
their management in Scotland. Institute of Terrestrial Ecology, Graphic Art (Camb.) Ltd.,
U.K.
Mustoni A., Pedrotti L., Zanon E., Tosi G. (2002). Ungulati delle Alpi: biologia, riconoscimento,
gestione. Edizione Nitida Immagine: 538 pp.
Ottonelli S. (1979). Guida della Valle Varaita. Centro Studi Valados Usitanos (Ed.), Gaiola (CN):
56 pp.
Pandini W. Cesaris C. (1997). Home range and habitat use of roe deer (capreolus capreolue) reare
in captivity and released in the wild. Hystrix 9 (1-2) 45-50 PP.
19
Pennings S. C. (1990), Predator-prey interactions in opisthobranch gastropods: effects of prey body
size and habitat complexity. Marine Ecology Progress Series,62: 95-101 pp.
Rigo V.,Azzolini S., Biancardi C.M., Gnoli C., Mariani P. (2003) Scelta dell’habitat del Tasso
(Meles Meles ) in un area dell’Oltrepò Pavese.
SZEMETHY L., HELTAI M., PETO Z. e RITTER D., 2003 - Home ranges of two red deer populations
living in different habitats. Reperibile presso: http://www.vvt.gau.hu/sciencie/deer.htm
(accesso: 05/06/2003).
20