ospedale e promozione della salute - progetto padova

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ospedale e promozione della salute - progetto padova
SOVRINTENDENZA SANITARIA
PRESIDIO OSPEDALIERO ULSS N. 21 - P A D O V A
COMPLESSO OSPEDALE - UNIVERSITÀ
OSPEDALE E PROMOZIONE
DELLA SALUTE
- PROGETTO PADOVA
International Network of Health Promoting Hospitals
A Multicity Action Plan - The Healthy Cities Project
W O R L D H E A L T H O R G AN I Z A T I O N
REGIONAL OFFICE FOR EUROPE
Padova, 1992
-
SOVRINTENDENZA SANITARIA
PRESIDIO OSPEDALIERO ULSS N. 21 - P A D O V A
COMPLESSO OSPEDALE - UNIVERSITÀ
OSPEDALE E PROMOZIONE
DELLA SALUTE
- PROGETTO PADOVA
-
L. Diana, C. Favaretti, R. Testolin
V. Alberti, A. Marcolongo, A. Orsini
R. Polato, C. Zanetti
M. G. Bonavina, M. Castoro, R. Haymar d'Ettory
L. Flor, A. Mariotto, V.Noventa
International Network of Health Promoting Hospitals
A Multicity Action Plan - The Healthy Cities Project
W O R L D H E A L T H O R G AN I Z A T I O N
REGIONAL OFFICE FOR EUROPE
Padova, 1992
INDICE
Quadro di riferimento concettuale
- La nuova sanità pubblica
- La promozione della salute
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International Network of Health Promoting Hospitals
A Multicity Action Plan
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Allegati
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- Il controllo delle infezioni ospedaliere nel Presidio
Ospedaliero di Padova
-Il sistema per il miglioramento della qualità dell'assistenza
sanitaria nel Presidio Ospedaliero di Padova
- La valutazione della tecnologia sanitaria nel Presidio
Ospedaliero di Padova
- Il sistema per il controllo microbiologico degli alimenti in
ambito ospedaliero
- Il programma di sicurezza e di medicina preventiva per i
lavoratori ospedalieri
- La formazione continua
- Gli stili di vita sani
- La protezione ambientale
- La cooperazione con l'assistenza sanitaria primaria
- II progetto Città Sane della città di Padova
APPENDICE
- La Carta di Ottawa
- La Dichiarazione di Budapest
- Le deliberazioni dell'ULSS n. 21- Padova
QUADRO DI RIFERIMENTO CONCETTUALE
LA NUOVA SANITÀ PUBBLICA
Il ruolo dell'Ospedale nella promozione della salute deriva dal moderno
concetto di sanità pubblica.
Nel 1977 l'Assemblea Mondiale della Sanità stabilì che il principale
obiettivo sociale degli Stati Membri e dell'OMS dovesse essere il
raggiungimento, entro il 2000, di un livello di salute, da parte della
popolazione mondiale, tale da consentire una vita socialmente ed
economicamente produttiva (Salute per tutti nell'anno 2000).
La Conferenza di Alma-Ata nel 1978 pose le basi tecniche di tale
sviluppo ed i suoi risultati (il rapporto e la dichiarazione di Alma-Ata)
furono recepiti dalla successiva Assemblea nel 1979, che lanciò una
strategia, cioè definì le linee d'azione generali per una moderna politica
orientata alla salute.
Nel 1981 la strategia fu precisata tecnicamente e nel 1984 l'Ufficio
Regionale per l'Europa definì 38 obiettivi specifici ed un sistema di 65
indicatori per valutarne il raggiungimento.
I primi 12 obiettivi fissano i risultati in termini di salute da raggiungere
entro il 2000. Essi hanno quattro dimensioni: (a) assicurare equità nei livelli
di salute oltre che nell'accesso ai servizi sanitari, (b) dare più vita agli anni,
(c) dare più salute alla vita e (d) dare più anni alla vita. Gli obiettivi dal 13°
al 31°, da raggiungere entro il 1990 o il 1995, identificano i cambiamenti
necessari per migliorare i livelli di salute, in termini di stili di vita sani, di
ambiente sano e di assistenza appropriata. Infine, gli obiettivi dal 32° al 38°
stabiliscono i supporti allo sviluppo della salute (ricerca, politica sanitaria,
processi manageriali, sistemi informativi, sviluppo delle risorse umane,
educazione di operatori di altri settori sociali, tecnologia appropriata).
L'Assemblea degli Stati Membri della Regione Europea dell'OMS ha
sostanzialmente confermato nel 1991 tali obiettivi, precisando comunque la
necessità che vengano sistematicamente valutati anche gli aspetti etici delle
azioni sanitarie.
Pertanto, la nuova sanità pubblica può essere definita come
l'organizzazione delle risorse, finalizzata alla promozione della salute, in
una prospettiva nella quale quindi l'obiettivo dei sistemi sanitari non è più
orientato solo alla riduzione delle malattie e delle disabilità ed alla loro assistenza.
LA PROMOZIONE DELLA SALUTE
Nel 1986 la Conferenza di Ottawa contribuì a precisare il concetto di
promozione della salute all'interno di una nuova sanità pubblica (v.
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appendice).
La promozione della salute è il processo che fornisce agli individui ed
alle comunità i mezzi per aumentare il proprio controllo sui fattori
determinanti la salute, migliorandola.
La salute è pertanto la misura entro cui soddisfare i propri bisogni ed
interagire positivamente con l'ambiente: essa è quindi più una risorsa che un
fine.
L'obiettivo della promozione della salute non è solo quello di fornire
servizi e programmi che migliorino la salute, ma anche quello di aiutare la
gente a rendersi conto che essa stessa può influenzare i fattori determinanti
la salute.
La pace, un'abitazione, il cibo, un reddito, la giustizia sociale e l'equità
sono comunque considerati prerequisiti per la salute.
Per il sistema sanitario promuovere la salute significa promuovere la
convinzione che la salute è influenzata da molteplici e complessi fattori di
tipo politico, economico, sociale, culturale, ambientale, biologico e
comportamentale; fornire i mezzi perché gli individui e le comunità
raggiungano il loro pieno potenziale di salute; servire da mediatore affinché
i diversi settori della società considerino, nelle proprie decisioni, i problemi
della salute.
D'altra parte l'intervento in promozione della salute significa: elaborare
una politica pubblica sana; creare un ambiente favorevole alla salute;
rinforzare l'azione della comunità; sviluppare le attitudini personali;
riorientare i servizi sanitari.
In particolare, riorientare i servizi sanitari in direzione della
promozione della salute implica che si vada oltre l'obiettivo di fornire
servizi clinici e curativi: il settore sanitario ha, insomma, l'obbligo di porsi
in una più ampia prospettiva di sanità pubblica, sensibile e rispettosa dei
bisogni culturali della popolazione, attenta al confronto con altri settori del
sistema sociale, orientata al miglioramento del livello di salute. Tale
prospettiva impone anche una particolare attenzione per i problemi della
ricerca valutativa e della formazione professionale di base e continua.
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INTERNATIONAL NETWORK OF HEALTH
PROMOTING HOSPITALS
A MULTICITY ACTION PLAN
La promozione della salute, logicamente, costituisce un obiettivo del
sistema sanitario e delle strutture sanitarie che sono al suo interno. Come
centri di cura, intervento ed assistenza le strutture sanitarie sono in
posizione favorevole per prendere parte al processo di promozione della
salute. Esse possiedono gli esperti e le risorse, e godono del rispetto della
popolazione. Esse possono assumere un ruolo di leadership culturale
all'interno del sistema sanitario ed all'esterno nei riguardi della popolazione.
Secondo il Ministero della Sanità canadese, la promozione della salute
costituisce una sfida ed un'opportunità per le strutture sanitarie. La sfida
consiste nell'accettare la promozione della salute come un valore e come
una parte importante dell'attività in una prospettiva di sviluppo, nonché
nell'integrarla in tutti gli aspetti dell'organizzazione e dell'amministrazione.
L'opportunità consiste nello stringere un'alleanza con la comunità per far
fronte ai bisogni sanitari degli individui, delle famiglie e della popolazione.
Nonostante quanto sopra riportato, vi è stata negli ultimi tempi la
verifica obiettiva che mentre le strutture sanitarie di assistenza primaria,
almeno in alcuni paesi diversi dall'Italia, stanno cercando di riorientarsi in
una prospettiva di promozione della salute, gli ospedali sono quasi ovunque
assenti dal processo.
Questo fatto viene ritenuto in sede internazionale meritevole di
iniziative di cambiamento. Infatti, si ritiene che l'ospedale potrebbe
assumere un ruolo importante almeno per i seguenti motivi:
a) esso è un "concentrato" di esperienze nel campo della malattia, e
potrebbe esserlo in quello della salute;
b) esso gode di un considerevole prestigio sociale nelle questioni legate
alla malattia, e potrebbe esserlo in quelle legate alla salute;
c) esso possiede già una rete di servizi sanitari e sociali rivolta alla
comunità;
d) esso è un grande consumatore nel mercato economico ed è
potenzialmente in grado di condizionarlo positivamente;
e) esso è una delle più importanti fonti di inquinamento ambientale.
Nel corso del 1990, l'Ufficio Regionale per l'Europa dell'OMS,
attraverso i Responsabili dei programmi per la Promozione della Salute, per
le Città Sane e per lo Sviluppo degli Ospedali, ha predisposto una prima
iniziativa tesa a creare una rete di ospedali interessati a svolgere un ruolo
positivo per la promozione della salute.
Il lancio dell'iniziativa si è avuto a Vienna nel mese di settembre 1990,
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nel corso di un meeting al quale il nostro ospedale ha preso parte per due
ragioni fondamentali: la prima è costituita dal fatto che la Città di Padova è
inserita nel programma Città Sane che costituisce il primo esempio pratico
degli sforzi finalizzati alla nuova sanità pubblica; la seconda riguarda la
partecipazione dell'Ospedale di Padova, fin dal 1987, alla rete di ospedali
che cooperano con il programma di sviluppo dell'OMS (a Padova si sono
tenuti due meeting dell'OMS sulla valutazione della tecnologia sanitaria e
sulla variazione della domanda di servizi ospedalieri dovuta
all'invecchiamento della popolazione).
Il meeting di Vienna ha delineato una serie di tappe da compiere nel
corso del 1991, finalizzate alla sperimentazione di iniziative locali e
coordinate, ove possibile integrate con il programma Città Sane.
Per l'Ospedale di Padova l'itinerario è iniziato con l'adesione formale
all'iniziativa dell'OMS, deliberata dal Comitato di Gestione con
provvedimento n. 208 del 23/1/1991 (v. appendice), e con la ricognizione
delle attività già in corso di svolgimento che configurano un primo
programma locale orientato alla promozione della salute.
Tale programma prevede iniziative classificabili come segue:
1. iniziative orientate ai pazienti;
2. iniziative orientate al personale;
3. iniziative orientate alla comunità.
In modo più specifico ed in funzione della classificazione sopra
riportata esse possono essere così descritte.
1. Iniziative orientate ai pazienti
Oltre alle tradizionali attività di diagnosi e cura che hanno sempre
caratterizzato l'ospedale (e che continueranno a caratterizzarlo in via
prioritaria nell'ambito del sistema sanitario allargato) si possono considerare
come attività di promozione della salute:
a) il programma per l'epidemiologia e la prevenzione delle infezioni
ospedaliere articolato in un piano di sorveglianza epidemiologica, nelle
azioni di profilassi generali e specifiche, nella formulazione di linee guida
per l'uso appropriato di disinfettanti ed antibiotici, nella promozione di
comportamenti professionali corretti;
b) il programma per la verifica e revisione di qualità dell'assistenza
ospedaliera, soprattutto per quanto attiene alle iniziative che interessano la
relazione tra processi assistenziali ed i risultati in termini di salute per il
paziente (l'appropriatezza dell'uso dell'albumina umana; il cateterismo
urinario a permanenza; osservazione dei comportamenti degli operatori
durante la manovra di inserimento e gestione dei pazienti cateterizzati; le
cadute dei pazienti durante il ricovero ospedaliero; la qualità dei dati
contenuti nella scheda nosologica; la strategia per lo sviluppo del sistema
informativo infermieristico; il gradimento del servizio ambulatoriale da
parte dei cittadini; la razionalizzazione e l'umanizzazione dei servizi erogati
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ai pazienti portatori di AIDS);
c) il programma di valutazione della tecnologia (processi decisionali
sull'introduzione di nuove tecnologie; analisi dell'uso dell'angiografia
coronarica, dell'angioplastica transluminale e del by-pass aorto-coronarico
in una popolazione definita; analisi dell'uso di servizi ospedalieri da parte
della popolazione anziana);
d) il programma per la tutela igienico-sanitaria degli alimenti distribuiti
in ambiente ospedaliero.
2. Iniziative orientate al personale
a) il programma per la sicurezza del personale ospedaliero
(radioprotezione fisica; controllo dell'esposizione ai gas anestetici;
sorveglianza e profilassi delle infezioni da HIV, HBV e TBC; sicurezza
elettrica; programma di ergonomia per gli operatori addetti ai video
terminali), ed attività di medicina preventiva;
b) i programmi di formazione continua del personale, con particolare
riferimento a quello infermieristico ed ausiliario.
3. Iniziative orientate alla comunità
a) promozione di stili di vita sani (programma "ospedale senza fumo";
consulenza nutrizionale);
b) tutela dell'ambiente (adeguamento alle norme per lo smaltimento dei
rifiuti speciali ospedalieri, radioattivi, tossici e nocivi; investimenti in
impianti tecnologici tendenti a ridurre l'emissione di inquinanti in atmosfera);
c) integrazione con i servizi socio-sanitari extra-ospedalieri: oltre alla
tradizionale attività ambulatoriale sono state avviate iniziative, quali:
l'estensione del servizio di nutrizione enterale e parenterale a domicilio;
l'assistenza domiciliare a pazienti affetti da gravi insufficienze respiratorie;
le consulenze specialistiche domiciliari; l'assistenza specialistica a portatori
di handicap in una grossa istituzione della zona;
d) integrazione con il Progetto Città Sane a cui partecipa la città di
Padova.
La descrizione dettagliata delle singole iniziative è riportata negli
allegati.
L'ospedale di Padova ha continuato la sua partecipazione al Programma
Internazionale Ospedali per la Promozione della Salute prendendo parte a
Budapest (Ungheria), nel giugno 1991, al primo meeting della rete europea
denominato International Network of Health Promoting Hospitals (INHPH)
dove si è delineata una serie di iniziative operative.
Tali iniziative sono state formalizzate nella Dichiarazione di Budapest
(v. appendice) e prevedono che i vari ospedali europei aderiscano
all'INHPH con tre diverse modalità:
a) adesione come "ospedale modello" (model hospital), attraverso una
serie di impegni e di atti formali quali quelli iniziati dall'ULSS 21 con la
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citata deliberazione n. 208 del 23/1/1991;
b) adesione come "potenziale ospedale modello" (potential model
hospital), attraverso l'espressione di una generica adesione, in attesa di un
inserimento operativo a livello di ospedale modello;
c) adesione come "progetto individuale" (individual project), da parte di
singoli reparti interessati al concetto di Ospedale e Promozione della Salute.
Il secondo meeting dell'INHPH, tenutosi a Barcellona (Spagna) nel
settembre 1991 nell'ambito del Simposio Annuale delle Città Sane, ha
stabilito operativamente che il programma Ospedali e Promozione della
Salute sia agganciato al Progetto Città Sane, come uno dei cosiddetti Multi
Cities Action Plan (MCAP). In quell'occasione si è fatto un particolare
riferimento agli aspetti operativi dell'applicazione della Dichiarazione di
Budapest e soprattutto ai criteri che devono essere soddisfatti per
partecipare al progetto come ospedale modello.
L'ospedale di Padova ha successivamente riconfermato la propria
adesione alla strategia "Ospedali e Promozione della Salute" con
deliberazione dell'Amministratore Straordinario n. 285 del 6/2/1992 (v.
appendice).
Nel marzo 1992 il terzo meeting dell'INHPH, tenutosi a Milano, ha
ulteriormente delineato il profilo operativo del programma e ha ridefinito,
per problemi giuridici, le modalità di adesione dei diversi ospedali prevedendo:
a) adesione come "ospedale pilota" (pilot hospital);
b) adesione come "ospedale potenzialmente pilota" (potential pilot
hospital);
c) adesione come "ospedali ed istituzioni associati" (associated
hospitals and istitutions);
d) adesione come "osservatori" (observers).
L'attuale posizione dell'Ospedale di Padova nell'ambito dell'INHPH è
quella di Potential Pilot Hospital.
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OSPEDALE E PROMOZIONE DELLA SALUTE
- PROGETTO PADOVA Allegati con la descrizione delle attività
I. Attività orientate ai pazienti
a) controllo delle infezioni ospedaliere
b) sistema per il miglioramento delta qualità dell'assistenza nel Presidio
Ospedaliero
c) programma per la valutazione della tecnologia sanitaria
d) igiene degli alimenti
2. Attività orientate al personale
a) programma di sicurezza e di medicina preventiva per i lavoratori
ospedalieri
b) formazione continua
3. Attività orientate alla comunità
a) stili di vita sani
b) protezione ambientale
e) cooperazione con l'assistenza sanitaria primaria
d) cooperazione con il progetto Città Sane del Comune di Padova
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IL CONTROLLO DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE
NEL PRESIDIO OSPEDALIERO DI PADOVA
Il controllo delle infezioni ospedaliere costituisce un tema di crescente
interesse per i suoi importanti e numerosi risvolti di ordine sanitario, sociale
ed economico.
Nel nostro paese il fenomeno, pur se in ritardo rispetto ai paesi di
lingua e cultura anglossassone. ha assunto negli ultimi anni una dimensione
scientifica rilevante, divenendo anche oggetto di una serie di atti legislativi
e normativi (Circolare Ministeriale n. 52/1985; D.M. 13/9/1988; P.S.S.R.
Regione Veneto 1989-1991 - L.R. n. 21/1989).
In linea con gli orientamenti della letteratura internazionale ed in
ottemperanza a quanto disposto nei documenti citati, anche nel Presidio
Ospedaliero di Padova è stato attivato con apposito atto deliberativo,
rinnovato nel 1989, un Comitato per il Controllo delle Infezioni Ospedaliere
che svolge un ruolo di coordinamento dei molteplici programmi e delle
attività condotte in questo campo.
Il Comitato, presieduto dal Sovrintendente Sanitario, è composto dai
Direttori Sanitari del Presidio Ospedaliero, dal Direttore del Dipartimento
di Epidemiologia Ospedaliera, dai Responsabili del Servizio di
Microbiologia e Farmacia, dai Primari/Direttori di unità mediche,
chirurgiche e specialistiche, da alcuni infermieri professionali, capisala e
capi dei servizi sanitari ed ausiliari.
La multidisciplinarità del Comitato assicura, attraverso l'integrazione e
l'apporto delle diverse competenze specialistiche, la completezza dei
programmi e la collaborazione ottenibile solo attraverso il coinvolgimento
allargato ed il consenso degli operatori interessati.
Alla pratica attuazione dei programmi elaborati provvede il Servizio di
Epidemiologia e Prevenzione delle Infezioni Ospedaliere, aggregato alla
Sovrintendenza Sanitaria ed inserito nel Dipartimento di Epidemiologia
Ospedaliera, cui compete la responsabilità delle attività di sorveglianza e
controllo, compresa la conduzione della centrale di sterilizzazione.
Il servizio, nel quale operano 2 infermieri professionali addetti alle
attività di sorveglianza, 1 infermiere professionale, 5 operatori tecnici e 3
ausiliari socio sanitari addetti alla centrale di sterilizzazione è
funzionalmente coordinato da 1 medico della direzione sanitaria.
In tutte queste attività viene regolarmente coinvolto personale in via di
formazione, sia nell'ambito dei programmi della Scuola di Specializzazione
in Igiene e Medicina Preventiva sia in quelli della Scuola per Infermieri
Professionali.
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Le attività finora svolte hanno, da un lato, riguardato il monitoraggio
continuo dei casi di infezione, dall'altro la conduzione di una serie di studi
mirati su specifici argomenti-problema.
La rilevazione dei casi di infezione in reparti a rischio elevato
(rianimazione, centro ustioni, patologia neonatale, degenze trapiantati ed
immunodepressi, ecc.) viene condotta attivamente dagli Infermieri
Epidemiologi attraverso l'analisi della documentazione sanitaria (cartella
clinica, cartella infermieristica, ecc.) ed attraverso colloqui-intervista con il
personale di assistenza.
Per tutti gli altri reparti la sorveglianza avviene, in stretta
collaborazione con il Servizio di Microbiologia, attraverso l'analisi
computerizzata dei referti.
Per quanto attiene agli studi ad hoc, l'attività del servizio ha finora
riguardato lo studio delle infezioni urinarie nei pazienti portatori di catetere
e permanenza, le infezioni da virus HIV e le relative norme di prevenzione,
l'epidemiologia delle resistenze agli antibiotici nel Presidio Ospedaliero, la
politica dei disinfettanti.
Su questi argomenti sono stati realizzati una serie di lavori, in parte
pubblicati ed in parte in via di pubblicazione, riportati nell'elenco che
segue.
ELENCO PUBBLICAZIONI
1) Orsini A., Castoro M., Mariotto A., Favaretto A., Favaretti C.: "Prevalenza di infezioni
urinarie nei pazienti portatori di cateteri a permanenza ". L'Igiene Moderna, 96, 362373, 1991.
2) Orsini A., Noventa D., Favaretti C.: "La pratica del cateterismo urinario in due
ospedali del Veneto". L'Ospedale, 8-9, 175-182, 1990.
3) Favaretti C., Cocconi R.: "Fonti di contaminazione nel settore ospedaliero". Atti del V
Congresso Nazionale A.S.C.C.A. Milano, 11-12 giugno 1991, 35-44.
4) Marcolongo A., Alberti V., Haymar d'Ettory R., Bonavina M. G., Castoro M., Selle V.,
Favaretti C.: "Incidenti occupazionali e rischio infettivo per gli operatori nel Presidio
Ospedaliero di Padova". L'Igiene Moderna, 97, 53-64, 1992.
IN CORSO DI STAMPA
5) Orsini A., Castoro M., Mariotto A., Favaretto A., Favaretti C.: "II cateterismo urinario
e le sue complicanze infettive: dati preliminari di uno studio di prevalenza condotto nel
Complesso Ospedale Università di Padova". Epidemiologia e Prevenzione.
6) Salmaso L., Orsini A., Toni M., Favaretti C., Tommasini M., Scaggiante R., Cattelan
A. M.: "Batteriemie da Serratia in pazienti con AIDS". L'Igiene Moderna.
7) Orsini A., Noventa V.: "Epidemiologia delle resistenze agli antibiotici: nuovi indirizzi
operativi per la pratica clinica". In: Atti IV Congresso Nazionale della Società Italiana
di VRQ. Pavia, 22-25 settembre 1991.
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IL SISTEMA PER IL MIGLIORAMENTO
DELLA QUALITÀ DELL'ASSISTENZA SANITARIA
NEL PRESIDIO OSPEDALIERO DI PADOVA
Negli ultimi anni il movimento per il miglioramento della qualità nei
sistemi sanitari ha ricevuto un notevole impulso.
In accordo col 31° obiettivo del documento dell'OMS "Salute per tutti
entro l'anno 2000", il Governo ed il parlamento hanno emanato alcune
norme, come ad esempio quelle sulla determinazione degli standards
ospedalieri, sul contratto di lavoro del personale dipendente del Servizio
Sanitario Nazionale e sulle convenzioni, che introducono misure tendenti a
migliorare la qualità dell'assistenza.
Il Presidio Ospedaliero dell'ULSS n. 21 di Padova per primo,
accogliendo le indicazioni provenienti dall'OMS e dalla nuova legislazione
nazionale, si è dotato di un sistema organizzato per la Verifica e la
Revisione della Qualità dell'Assistenza Sanitaria (VRQ).
Il Comitato di Gestione dell'ULSS n. 21, con deliberazione n. 197 del
19 aprile 1989, ha istituito tale sistema con lo scopo di facilitare alcune
iniziative di valutazione della qualità producendo. attraverso le opportune
azioni correttive. un miglioramento del livello assistenziale.
La deliberazione dell'allora Comitato di Gestione venne preceduta da
alcuni cambiamenti organizzativi: (1) ampliamento dell'organico della
Direzione Sanitaria, (2) interesse crescente da parte della Direzione
Sanitaria per le funzioni di controllo e pianificazione, (3) creazione di un
Dipartimento Ospedaliero di Epidemiologia, (4) istituzione di numerose
commissioni di lavoro, (5) finanziamento di una ricerca finalizzata da parte
della Regione Veneto.
Il sistema per la VRQ è strutturato su due livelli vedi figurai: il primo è
formato da un Comitato Tecnico presieduto dal Sovrintendente Sanitario
del Presidio Ospedaliero; al secondo livello sono costituiti numerosi Gruppi
di Lavoro che sviluppano alcuni programmi definiti dal Comitato Tecnico
secondo criteri di importanza e di fattibilità.
Il Comitato Tecnico è composto da una larga rappresentanza del
personale medico ed infermieristico, nonché dal Presidente del Centro per i
Diritti del Malato, perché possa essere favorito il consenso e la
collaborazione alle iniziative intraprese.
Le sue funzioni principali sono quelle di monitorare i problemi,
identificare le priorità di intervento e valutare i cambiamenti ed i
miglioramenti.
Quando viene identificato un problema, viene costituito uno specifico
Gruppo di Lavoro costituito 5-10 operatori esperti (clinici, epidemiologi ed
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infermieri).
La fase di valutazione viene attuata attenendosi a tecniche di revisione
critica della letteratura scientifica e di sviluppo del consenso.
I risultati della valutazione e le proposte per il miglioramento, che
comprendono il sistema di monitoraggio per la rivalutazione, vengono
discussi dal Comitato Tecnico e riferiti all'organo amministrativo dell'ULSS
per la loro ufficializzazione.
Al Sovrintendente Sanitario compete un ruolo estremamente importante
nell'implementazione delle opportune modifiche gestionali ed
organizzative. Egli, infatti, oltre a presiedere il Comitato Tecnico, è
consulente diretto dell'Amministratore dell'ULSS in qualità di responsabile
dell'organizzazione ospedaliera. Pertanto, la figura del Sovrintendente
Sanitario permette il collegamento tra la valutazione dell'assistenza e le
azioni, anche amministrative, necessarie al suo miglioramento.
A partire dal 1989 sono stati sviluppati diversi programmi. I più
importanti hanno riguardato:
1) l'appropriatezza dell'uso dell'albumina umana;
2)il cateterismo urinario a permanenza: osservazione dei
comportamenti degli operatori durante la manovra di inserimento e
gestione dei pazienti cateterizzati;
3) le cadute dei pazienti durante il ricovero ospedaliero;
4) la qualità dei dati contenuti nella scheda nosologica;
5) la strategia per lo sviluppo del sistema informativo infermieristico;
6) il gradimento del servizio ambulatoriale da parte dei cittadini;
7) la razionalizzazione e l'umanizzazione dei servizi erogati ai pazienti
portatori di AIDS.
Tali programmi hanno dato luogo ad una serie di pubblicazioni
scientifiche che vengono di seguito riportate.
ELENCO PUBBLICAZIONI
1) Diana L., Favaretti C., Alberti V., Marcolongo A., Selle V.: "II sistema per la VRQ nel
Presidio Ospedaliero dell'ULSS n. 21 di Padova". QA, 1, 33-35, 1900.
2) Selle V., Favaretti C., Alberti V., Marcolongo A., Orsini A.: "L'appropriato impiego di
albumina umana nell'Ospedale di Padova. Valutazione di un processo terapeutico:
approccio metodologico". QA, 3-4, 11-16, 1990.
3) Favaretti C., Mariotto A.: "The Quality Improvement System in the Hospitals of Padua
(Italy) ". European newsletter on Quality Assurance, 8, n. 3, 1991.
4) Alberti V., Havmar d'Ettory R., Padovan M., Franceschin L., Burattin B., Marcolongo
A.: "Strategia per la revisione del sistema informativo infermieristico nell'Ospedale di
Padova ". QA, 5-6, 50-55, 1990.
5) Orsini A., Castoro M., Mariotto A., Favaretto A., Favaretti C.: "L'approccio
assistenziale al paziente portatore di catetere urinario a permanenza: problematiche
per una corretta gestione". QA, 4-5, 31-35, 1991.
6) Orsini A., Castoro M., Mariotto A., Favaretto A., Toni M., Favaretti C.: "II cateterismo
urinario: studio condotto sui comportamenti degli operatori del complesso clinico-
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ospedaliero di Padova". QA, 4-5, 36-40, 1991.
7) Salmaso L., Orsini A., Favaretti C., Scaggiante R., Cadrobbi P.: "AIDS.
Razionalizzazione ed umanizzazione dei servizi: un equilibrio possibile". Prospettive
Sociali e Sanitarie, 2, 8-14, 1992.
8) Favaretti C., Selle V., Orsini A., Marcolongo A., Alberti V.: "L'uso appropriato
dell'albumina umana nell'Ospedale di Padova. Valutazione a breve termine
dell'efficacia di un intervento". QA, 1, 23-26, 1992.
IN CORSO DI STAMPA
9) Alberti V., Flor L., Saraceno C., Bonavina M.G.: "Studio sulla qualità di compilazione
della scheda di dimissione ospedaliera". L'Ospedale.
10) Alberti V., Flor L., Saraceno C., Bonavina M.G.: "La qualità di compilazione della
scheda di dimissione ospedaliera". L'Ospedale, 7, 124-128, 1992.
11) Favaretti C., Mariotto A.: "The Quality Improvement System in the Hospitals of
Padua (Italy)". Quality Assurance in Health Care, 4, 97-104, 1992.
12) Mariotto A., Bonavina M.G., Favaretti C.: "Le cadute dei pazienti durante il ricovero
ospedaliero: un indicatore della qualità dell'assistenza". L'Ospedale, 7, 3-8, 1992.
ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA PER LA VRQ
NEL PRESIDIO OSPEDALIERO DI PADOVA.
AMMINISTRATORE
STRAORDINARIO
Direzione Sanitaria
H 1*
Direzione Sanitaria
H2
SOVRINTENDENTE
SANITARIO
Direzione Sanitaria
H3
Direzione Sanitaria
H4
Sistema Informativo Locale
COMITATO TECNICO
**GL 1
GL 2
GL 3
* Ospedale - ** Gruppo di lavoro
14
GL n
LA VALUTAZIONE DELLA TECNOLOGIA
SANITARIA NEL PRESIDIO OSPEDALIERO
DI PADOVA
Ovunque nel mondo i sistemi sanitari organizzati si trovano a dover
rispondere ad un aumento crescente della domanda di prestazioni
assistenziali sempre più qualificate e sofisticate.
Se da un lato si assiste al progresso costante della ricerca scientifica e
tecnologica ed all'impegno per il miglioramento dell'organizzazione dei
servizi erogati, dall'altro la limitazione delle risorse disponibili rappresenta
una condizione fortemente vincolante per la gestione della sanità e per la
qualità dell'assistenza.
Da qui la necessità di sviluppare metodi scientifici per la valutazione
degli interventi sanitari di ogni tipo (preventivo, diagnostico, terapeutico e
riabilitativo).
Particolare interesse è stato in questo senso rivolto alla valutazione
della Tecnologia Sanitaria, della quale, nel 1978, l'Office for Technology
Assessment (OTA) degli Stati Uniti ha proposto una definizione complessa
che è stata accolta in sede internazionale. La Tecnologia Sanitaria
comprende i farmaci, i dispositivi, le procedure mediche e chirurgiche usate
nell'assistenza media, nonché i sistemi organizzativi e di supporto
all'interno dei quali tale assistenza è erogata.
Appare evidente che l'ambito proprio della valutazione della tecnologia
sanitaria diviene quanto mai vasto ed in esso si confrontano approcci
scientifici di vario genere: sono infatti da considerare aspetti di tipo non
solo clinico ed ingegneristico, ma anche epidemiologico, economico, organizzativo e politico.
L'interesse per la valutazione della tecnologia sanitaria non può essere
connesso solamente a criteri di mera efficienza, quali l'utilizzazione di
parametri basati esclusivamente sul numero delle prestazioni e sugli indici
tradizionali, ma deve essere principalmente correlato con la misura di
efficacia e con la dimostrazione della qualità degli atti medici.
Raccogliendo in questo senso anche l'invito proveniente dalla
Commissione delle Comunità Europee (Direzione Generale per le Scienze,
la Ricerca e lo Sviluppo), il Comitato di Gestione dell'ULSS n. 21, con
deliberazione n. 2227 del 16 novembre 1988, aveva richiesto alla Giunta
Regionale l'istituzione di un Servizio per la Valutazione della Tecnologia
Sanitaria, da aggregare alla Sovrintendenza Sanitaria del Presidio
Ospedaliero.
La Sovraintendenza Sanitaria svolge infatti un ruolo istituzionale
tecnico importante nel campo della valutazione della tecnologia, in quanto
essa rappresenta il collegamento tra le unità operative cliniche ed i settori
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tecnici ed amministrativi, nonché con l'amministrazione dell'ULSS ed i
competenti organi regionali.
Con il Piano Socio-Sanitario Regionale 1989/1991, Legge Regionale n.
21/1989, tale Sezione è stata istituzionalizzata.
Le attività della Sezione sono articolate su due livelli:
1) gestionale;
2) di analisi valutativa su specifiche procedure medico-chirurgiche.
Dal punto di vista gestionale, è stata adottata la procedura fissata dalla
Regione per gli acquisti di attrezzature con fondo sanitario regionale (FSR).
Essa prevede l'elaborazione delle richieste d'investimento corredate delle
necessarie notizie e valutazioni da pane dei responsabili delle diverse unità
operative. A supporto del processo decisionale, viene compilata una
"scheda di investimento". Per attrezzature che richiedono particolare
impegno professionale, organizzativo e finanziario, si procede alla
costituzione di gruppi di lavoro composti da esperti responsabili di servizi e
settori dell'ULSS che hanno il compito di effettuare delle valutazioni più
articolate e multidisciplinari.
L'adozione di queste procedure ha consentito una razionalizzazione dei
piani di investimento secondo precise priorità. tendenti ad assicurare il
mantenimento dei livelli assistenziali, o a migliorare l'accessibilità a
particolari tecnologie per fasce più vaste di popolazione, o per offrire
tecnologie innovative.
Per quanto attiene, invece, al secondo livello di attività è stato attuato
un progetto di integrazione tra processi di valutazione della tecnologia
sanitaria e di verifica e revisione di qualità, tramite uno studio pilota
sull'utilizzazione dell'angiografia coronarica, il by-pass e l'angioplastica
transluminale.
Lo studio ha riguardato i residenti nel Comune di Padova sottoposti ad
angiografia coronarica nel 1988 nei vari centri italiani di Emodinamica.
Sono stati calcolati i tassi di utilizzazione, gli intervalli di tempo tra la
decisione
clinica
e
l'esecuzione dell'esame,
la
valutazione
dell'appropriatezza delle indicazioni, il follow-up in termini di terapia
medica, chirurgica, parachirurgica e sulla base delle variazioni dello stato di
salute così come percepite dai pazienti. Avendo constatato che il 96% dei
residenti si è sottoposto ad angiografia coronarica nell'Ospedale di Padova e
nell'Ospedale di Cittadella, il 1° maggio 1992 ha avuto inizio uno studio
prospettico di popolazione sui pazienti che afferiscono a tali ospedali.
Un'ulteriore analisi è stata condotta stilla popolazione
ultrasessantacinquenne dell'ULSS n. 21 per quanto attiene all'utilizzazione
dei servizi ospedalieri.
Sebbene la popolazione anziana rappresenti il 13,8% del totale, essa
determina il 31% di tutte le ospedalizzazioni. In termini di individui, il 22%
degli anziani dell'ULSS n. 21 (11612 su 52232) ha avuto almeno
16
un'ospedalizzazione nel 1989. Si è osservato un ricovero nel 66,1% dei casi,
due ricoveri nel 21,1%. tre ricoveri nel 7,4% e quattro o più ricoveri nel
5,4%.
Per quanto attiene agli interventi chirurgici, nel corso del primo
ricovero, in ordine decrescente di frequenza, si sono avuti interventi di
chirurgia generale, ortopedia, urologia, oculistica e ginecologia.
I pazienti ricoverati 1 o più volte all'anno hanno avuto meno interventi
chirurgici nel primo ricovero. Essi hanno avuto inoltre una degenza più
lunga durante il primo ricovero.
La lunghezza della prima degenza potrebbe, quindi, essere predittiva di
ulteriori ospedalizzazioni.
L'esperienza, condotta attraverso una riorganizzazione per individuo del
data-base delle schede nosologiche, é estremamente utile per la
programmazione sanitaria e fornisce elementi per le iniziative di verifica e
revisione di qualità. L'identificazione dei "grandi utilizzatori" e la verifica
qualitativa dell'uso di differenti tecnologie sanitarie sono campi di analisi
estremamente rilevanti per il miglioramento dei servizi.
PUBBLICAZIONI
1) Favaretti C., Diana L..: "La valutazione della tecnologia diagnostica. Considerazioni
metodologiche e ruolo della direzione sanitaria". L'Ospedale, 11-12, 235-238, 1989.
2) Favaretti C., Mariotto A., Stritoni P., Bressan M., Razzolini R.: "Coronary
Angiographv, PTCA and CABG in a defined population: a pilot study on residents in
Padua (Italy)". In: Proceedings of the 7th Annual Meeting of the International Society
of Technology Assessment in Health Care. Helsinki (Finland), June 23-26, 1991, pag.
70.
IN CORSO DI STAMPA
3) Favaretti C., Mamon J., Castoro M., Orsini A.: "Technology use by elderly hospitalized
patients in Padova, Italy". In: Proceedings of the 8th Annual Meeting of the
International Society of Technology Assessment in Health Care. Vancouver (Canada),
June 14-17, 1992, pag. 26.
4) Favaretti C., Mariotto A., Stritoni P., Bressan M., Razzolini R.: "Uso ed indicazioni
all'angiografia, angioplastica e by-pass coronarici in una popolazione definita". In:
Atti IV Congresso Nazionale della Società Italiana di V.R.Q., Pavia 22-25 settembre,
1991.
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IL SISTEMA PER IL CONTROLLO MICROBIOLOGICO
DEGLI ALIMENTI IN AMBITO OSPEDALIERO
La ristorazione in ambito ospedaliero deve soddisfare standards igienici
particolarmente elevati poiché gli alimenti che vengono preparati e
distribuiti sono destinati a pazienti affetti da patologie di varia natura che
presentano, spesso, caratteristiche di maggior recettività alle infezioni.
Queste operazioni avvengono nel nostro ospedale in situazioni, in
alcuni casi, non ideali per quanto riguarda la disponibilità di impianti e la
situazione logistica delle cucine collocate anche a notevole distanza dai
luoghi di distribuzione degli alimenti.
Dal novembre 1990 è stato attivato, in collaborazione con la Sezione
Medico-Biotossicologica del Presidio Multizonale di Prevenzione, un
programma per il sistematico controllo microbiologico degli alimenti.
Nell'ospedale sono in funzione 6 cucine che provvedono alla
preparazione degli alimenti per 2500 pazienti distribuiti in 132 sezioni di
degenza e nei servizi mensa che confezionano 1500 pasti al giorno destinati
al personale ospedaliero e universitario.
II sistema è fondato in parte sul continuo controllo delle diverse fasi
delle attività di ristorazione, realizzato applicando il sistema HACCP, in
parte sul monitoraggio microbiologico degli alimenti già pronti al consumo.
Questi ultimi controlli non consentono di intervenire tempestivamente
sulla singola preparazione, ma forniscono ai responsabili gli elementi
necessari per mettere in atto idonei interventi di correzione dei processi di
produzione e di controllarne l'efficacia nel tempo.
I parametri microbiologici considerati nel protocollo di monitoraggio
sono la presenza di patogeni quali Salmonella, Staphylococcus aureus
enterotossico, Lysteria monocytogenes e Clostridium perfringens (per altro
mai rinvenuti), la ricerca di indicatori di inquinamento quali la Flora
aerobica ed i Coliformi totali, la ricerca di indicatori di contaminazione
degli alimenti quali i Coliformi fecali, l'Escherichia coli, e lo
Staphylococcus aureus non enterotossico.
La tabella allegata illustra i parametri microbiologici e i valori a cui
corrispondono giudizi di qualità. Ad un giudizio di livello "discreto"
corrisponde un'attenta sorveglianza, mentre ad un giudizio di livello
"scadente", corrisponde una revisione del processo di produzione.
Fino al marzo 1992 sono stati eseguiti oltre 700 campionamenti che
hanno permesso di intervenire in modo efficace, modificando le procedure
di confezionamento di alcuni alimenti risultati con cariche microbiche
eccedenti i livelli di riferimento.
Nella fattispecie si sono effettuati interventi sui sistemi di lavaggio
delle verdure crude e sulla preparazione della carne lessa, che hanno
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dimostrato una drastica riduzione della carica microbica dopo l'introduzione
di più igieniche modalità di confezionamento.
Infine, la consapevolezza della sistematicità delle verifiche sui prodotti
finali della lavorazione si è tradotta in una maggiore accuratezza delle
procedure di preparazione degli alimenti da parte degli operatori addetti ai
servizi di cucina.
ELENCO PUBBLICAZIONI
1) Orsini A., Haymar d'Ettory R., Canazza S., De Marzi L., Bandettini G., Castoro M.,
Favaretti C.: "Un sistema per il controllo microbiologico degli alimenti in ambito
ospedaliero". In: Atti del Congrcsso I Giornate Nazionali di Studio di Igiene
Ospedaliera, Bologna 5-8 giugno 1991, pag. 278.
IN CORSO DI STAMPA
2) Orsini A., Havmar d'Ettory R., Canazza S.. De Marzi L., Bandettini G., Castoro M.,
Favaretti C.: "Un sistema per il controllo microbiologico degli alimenti in ambito
ospedaliero". Igiene Moderna.
Giudizio
Ottimo
Buono
Discreto
Scadente
Flora Aerobica
UFC/gr a 32°
< 100
100-999
1.000- 100.000
> 100.000
Lieviti
UFC/gr a 22°
< 100
100 -999
1.000- 100.000
> 100.000
Ifomiceti
UFC/gr a 22°
< 100
100 - 999
1.000- 10.000
> 10.000
Coliformi Totali
MPN/gr
<3
3-9
11-110
> 110
Coliformi Fecal
MPN/gr
<3
3-11
>1l
Escherichia
Coli
MPN/gr
<3
3-4
>4
Stafilococchi enterotossici
UFC/gr
<10
10
> 10
Stafilococchi
non enterotossici
Uf'C/gr
<10
10-100
> 100
Clostridium
Perfringens
UF'C/gr
< 10
10
> 10
Salmonelle
in 25 gr
ASSENTE
Listeria
Monocytogenes
in 25 gr
ASSENTE
19
IL PROGRAMMA DI SICUREZZA E DI MEDICINA
PREVENTIVA PER I LAVORATORI OSPEDALIERI
L'ambiente di lavoro presenta caratteristiche che possono renderlo un
luogo particolarmente idoneo per le attività di promozione della salute e per
le prestazioni sanitarie a carattere preventivo. Nell'ambiente di lavoro, da un
lato la sorveglianza dei fattori di rischio è facilitata, dall'altro vi è una facile
possibilità di contatto con i lavoratori, che consente non solo il controllo del
loro stato di salute, ma anche di condurre iniziative volte al miglioramento
delle abitudini di vita, fattore questo non trascurabile ai fini della lotta
contro le malattie croniche. Infine, l'educazione sanitaria dei lavoratori può
contribuire a diffondere informazioni e comportamenti positivi anche tra i
membri delle loro famiglie.
L'ospedale in particolare è un luogo di lavoro privilegiato per il
conseguimento di obiettivi di promozione della salute, data l'ampia gamma
di competenze e servizi preventivi, diagnostici, curativi e riabilitativi che è
in grado di mettere a disposizione.
Nel 1986 è stato istituito nel Presidio Ospedaliero il Dipartimento di
Medicina Preventiva, che ha le caratteristiche peculiari del dipartimento di
tipo ospedaliero, cioè coordina l'attività dei Servizi di Medicina Preventiva
dei Lavoratori Ospedalieri e di Igiene Ambientale Ospedaliera, aggregati
alla Sovrintendenza Sanitaria, e del Servizio di Medicina Preventiva dei
Lavoratori, aggregato all'Istituto di Medicina (lei Lavoro dell'Università di
Padova; la direzione è stata affidata alla Cattedra Universitaria di Medicina
Preventiva dei Lavoratori, mentre il coordinamento è stato attribuito alla
Sovrintendenza Sanitaria.
I compiti di cui il Dipartimento è investito sono i seguenti.
SORVEGLIANZA AMBIENTALE
Viene effettuata attraverso sopralluoghi preliminari negli ambienti di
lavoro fatti dal personale medico e paramedico del Dipartimento,
congiuntamente a personale del Settore Tecnico, ed in alcuni casi anche del
Servizio di Fisica Sanitaria. Sono sempre presenti rappresentanti dei
responsabili organizzativi della struttura e dei lavoratori che operano nella
stessa.
Nei casi in cui ciò risulti necessario, vengono successivamente
effettuate anche misure di inquinanti ambientali specifici, in collaborazione
con il Laboratorio di Igiene Industriale dell'Istituto di Medicina del Lavoro
di Padova, ed in alcuni casi anche con il Presidio Multizonale di
Prevenzione.
A conclusione di ciascun intervento, vengono fornite ai Responsabili
delle strutture lavorative interessate indicazioni specifiche di igiene del
20
lavoro.
Questi interventi vengono svolti sia in maniera programmala, per
adempiere a specifiche disposizioni normative, sia su segnalazione di
situazioni incongrue da parte dei lavoratori e/o dei responsabili delle
strutture lavorative.
Gli interventi fino ad oggi realizzati in questo campo riguardano i
seguenti rischi ambientali lavorativi:
1. Amianto (Centrali Termiche, Sottostazioni tecnologiche), secondo
quanto richiesto dal D.L. 277/1991.
2. Rumore (Centrali Termiche, Sottostazioni Tecnologiche, Officine,
Lavanderie, Cucine, Sale Gessi, Centro Stampa, Microfilmatura Cartelle
Cliniche), secondo quanto richiesto dal D.L. 277/1991.
3. Anestetici volatili (Sale Operatorie), secondo quanto previsto dalla
Circolare del Ministero della Sanità n. 5/1989.
d. Formaldeide (Sterilizzazione, Laboratori di Istopatologia) secondo
quanto previsto dalla Circolare del Ministero della Sanità n. 57/1983.
5. Xilene (Laboratori di Istopatologia).
6. Ozono e VOCs (Archivio Cartelle Cliniche).
7. Radiazioni Elettromagnetiche non Ionizzanti - Radiofrequenze e
Microonde - (Fisioterapie).
8. Campi Magnetici Statici (Neuroradiologia - Risonanza Magnetica
Nucleare).
9. Manipolazione di Farmaci antiblastici (Reparti di Oncologia,
Pediatria, Ginecologia, ecc.).
10. Lavoro al Videoterminale, secondo quanto previsto dalla Circolare
del Ministero per la Funzione Pubblica n. 71911/10.0.296 del 22 febbraio
1991.
SORVEGLIANZA SANITARIA
Viene effettuata in maniera programmata, secondo le periodicità
previste dalle disposizioni normative vigenti, e con l'applicazione di
protocolli per lo screening specifici per ciascun rischio professionale.
In particolare sono sottoposti a sorveglianza sanitaria periodica tutti i
lavoratori esposti ai rischi professionali considerati al punto precedente. Per
tutti gli altri operatori sanitari i controlli sanitari hanno cadenza
quinquennale.
In un numero più limitato di casi gli accertamenti sanitari vengono fatti
al di fuori delle periodicità programmate, su richiesta del dipendente che
segnala problemi sanitari in possibile connessione con la sua attività
lavorativa.
Dal Dipartimento di Medicina Preventiva vengono effettuati in media
3000 controlli sanitari (visita medica ed esami) all'anno, nel corso dei quali
viene anche verificato l'adempimento degli obblighi vaccinali.
21
ELABORAZIONE DEI DATI AMBIENTALI E SANITARI
E' stato istituito un archivio sanitario informatizzato dei dipendenti
dell'ULSS 21, contenente, oltre ai dati anagrafici ed amministrativi, quelli
sanitari rilevanti ai fini specifici del Dipartimento di Medicina Preventiva.
In particolare, sono registrate le informazioni relative all'anamnesi
(lavorativa, fisiologica, familiare e patologica), ai fattori di rischio
individuati per l'attuale posizione lavorativa, ai risultati delle visite mediche
e degli esami laboratoristici effettuate dal dipendente a cura del
Dipartimento, le scadenze delle vaccinazioni obbligatorie, le conclusioni
cliniche e quelle sull'idoneità lavorativa fatte al termine di ciascun
accertamento periodico.
Questo archivio elettronico, che attualmente contiene tutte le
informazioni previste solo per una parte dei dipendenti sottoposti a
controllo, quando sarà interamente operativo consentirà da un lato la
produzione e stampa di un estratto del Libretto Personale Sanitario e di
Rischio da consegnare al lavoratore al termine degli accertamenti, dall'altro
l'elaborazione statistica dei dati per la produzione di mappe di rischio, dei
Registri dei Dati Biostatistici, per la ricerca di correlazioni fra ambiente di
lavoro e danni alla salute non precedentemente identificate, ed infine
l'elaborazione di indici su cui poter verificare nel tempo le modificazioni
indotte dalle attività di prevenzione adottate.
ATTIVITÀ MIRATE AL CORRETTO INSERIMENTO LAVORATIVO DEL
PERSONALE IN RELAZIONE ALLO STATO DI SALUTE
Queste attività consistono nell'effettuazione delle istruttorie sanitarie
preliminari (raccolta dell'anamnesi e della documentazione sanitaria
rilevanti, visita medica, invio all'effettuazione di esami e/o visite
specialistiche), e successivamente nella partecipazione del medico del
Dipartimento di Medicina Preventiva al Collegio Medico che accerta lo
stato di salute del dipendente, nel caso che dallo stesso o
dall'Amministrazione sia richiesta una verifica dell'idoneità lavorativa del
soggetto alle mansioni svolte.
Il Dipartimento di Medicina Preventiva svolge e coordina le attività
relative in media a oltre 100 visite mediche collegiali all'anno.
INFORMAZIONE SUI RISCHI LAVORATIVI ED EDUCAZIONE SANITARIA DEI
DIPENDENTI
Oltre all'attività di informazione e counselling svolte al momento dei
controlli sanitari periodici, sono stati realizzati interventi mirati su
argomenti specifici.
Recentemente è stato tenuto un corso di formazione per tutto il
personale del Settore Tecnico sul rischio amianto, nel rispetto degli
adempimenti previsti dal D.L. 277/1991. A breve scadenza è prevista
22
l'effettuazione di un analogo corso per quanto concerne il rischio rumore,
secondo quanto contemplato nella medesima normativa.
É inoltre in programma lo svolgimento di un corso di formazione rivolto
agli operatori addetti all'uso di VDT, sui rischi professionali specifici,
secondo le indicazioni della Circolare del Ministero della Funzione
Pubblica n. 71911/10.0.296 del 22 febbraio 1991.
SORVEGLIANZA SUGLI INCIDENTI OCCUPAZIONALI
Sulla scorta delle direttive del Ministero della Sanità, dal 1987 è stato
istituito un sistema di sorveglianza degli incidenti occupazionali al fine di
misurare il rischio infettivo ad essi connesso (con particolare riferimento
alle infezioni da HBV e HIV), e per poter adottare provvedimenti preventivi
e protettivi adeguati e razionali.
L'attività di sorveglianza implica la collaborazione di diverse strutture
operative: Direzione Sanitaria, Dipartimento di Medicina Preventiva,
Divisione Malattie infettive e Servizio di Microbiologia.
ATTIVITÀ SCIENTIFICA
Sui diversi aspetti del programma di sicurezza e di medicina preventiva
sono stati pubblicati i seguenti lavori.
ELENCO PUBBLICAZIONI
1) Saia B., Zanetti C., Osele G., Marcer G.: "Rischio da NIR in ambiente di fisioterapia
strumentale". In: Atti del 47° Congresso Nazionale delta Società Italiana di Medicina
del Lavoro e Igiene Industriale, Assisi 1984, pp. 1115-1119.
2) Saia B., Zanetti C.: "Un rischio emergente per la popolazione: le radiazioni non
ionizzanti". Ambiente Risorse Salute, 1 (35), 25-27, 1985.
3) Zanetti C., Saia B.: "Inquinamento da Radiofrequenze e Microonde in ambiente di
fisioterapia strumentale. Rischio per il personale professionalmente esposto e rischio
per il paziente". Ambiente Risorse Salute, 2 (61), IV-IX, 1987.
4) Zanetti C.: "La misura del campo magnetico statico". Ambiente Risorse Salute, 3 (62),
IX-XV, 1987.
5) Saia B., Zanetti C.: "Effetti biologici delle radiazioni non ionizzanti". In: Lezioni di
Radioprotezione. A cura di S. Lafisca. AIRM-Regione Veneto, 1987, pp. 140-147.
6) Zanetti C., Marcer G., Bizzotto R., Saia B.: "Dermatite da contatto da guanti
chirurgici". In: Atti del 51° Congresso Nazionale delta Società Italiana di Medicina del
Lavoro e Igiene Industriale, Firenze 1988, pp. 1075-1078.
7) Mastrangelo G., Ghirardello G., Zanetti C., Paruzzolo P., Scarpa A., Saia B.: "Modello
di prevenzione secondaria del rischio di asma bronchiale professionale". In: Atti del
Congresso Internazionale "Aspetti epidemiologici dell'Asma bronchiale", Padova 1988,
pp. 183-193.
8) Zanetti C., Ghirardello G., Ballarin M. N., Paruzzolo P., Saia B.: "Valutazione dei
fattori di rischio nella soggettività relativa al disturbo oculare in addetti a VDT". In:
Atti del 52° Congresso Nazionale delta Società Italiana di Medicina del Lavoro e
lgiene Industriale, Palermo 1989, pp. 1041-1046.
23
9) Zanetti C., Ballarin M.N., Ghirardello G.. Martin C., Marcer G., Saia B.: "Validità del
test Ergovision per la valutazione della funzione visiva in addetti a VDT". In: Atti del
52° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del I.avoro e Igiene Industriale, Palermo 1989, pp. 1047-1052.
10) Ballarin M. N., Zanetti C., Perrone S.. Bartolucci G.B., Saia B.: "Sintomi soggettivi
tra i lavoratori al VDT. Correlazioni con lo stato della funzione visiva e con le
caratteristiche ergonomiche del posto di lavoro". In: Atti del 53° Congresso Nazionale
della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, Stresa 1990, pp. 565570.
11) Zanetti C., Ballarin M. N., Perrone S., Ghirardello G., Saia B.: "Andamento del
tempo della funzione visiva in un gruppo di lavoratori al VDT". In: Atti del 53°
Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale,
Stresa 1990, pp. 571-576.
12) Zanetti C., Rosa I.: "Esposizione professionale ad anestetici volatili ed effetti sulla
salute". In: Atti del XVIII Congresso Nazionale "Ambiente e Risorse", Bressanone
1990, pp. 115-132.
13) Bartolucci G. B., Zanetti C.: "Inquinamento da agenti chimici in ambiente
ospedaliero". In: "Inquinamento ambientale e rischi per la salute". A cura di M. Crepet
e B. Saia. Editoriale Programma, ISBN 88-7123-097-3. Padova 1991, pp. 139-154.
14) Zanetti C., Saia B.: "Rischio da radiazioni ionizzanti ". In: "Inquinamento
ambientale e rischi per la salute". A cura di M. Crepet e B. Saia. Editoriale Programma,
ISBN 88-7123-097-3, Padova 1991, pp. 363-404.
15) Zanetti C., Saia B.: "Rischio da radiofrequenze e microonde". In: "Inquinamento
ambientale a rischi per la salute ". A cura di M. Crepet e B. Saia. Editoriale
Programma, ISBN 88-7123-097-3, Padova 1991, pp. 405-426.
16) Diana L., Zanetti C.: "La medicina preventiva dei lavoratori ospedalieri: principi ed
organizzazione". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri, Abano Terme (Padova) 1991, pp. 15-32.
17) Saia B., Priante E.: "Fattori di rischio in ambiente ospedaliero". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dci Lavoratori Ospedalieri, Abano Terme
(Padova) 1991, pp. 33-40.
18) Zanetti C.: "Effetti biologici dell'esposizione professionale ad anestetici volatili". In:
Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri,
Abano Termc (Padova) 1991, pp. 71-88.
19) Marcer G., Gemignani C., Zanetti C.: "Rischio allergologico". In: Atti del I°
Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri, Abano Terme
(Padova) 1991, pp. 155-170.
20) Polato R., Marcato A.: "Informatizzazione della sorveglianza sanitaria". In: Atti del
I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri, Abano
Terme (Padova) 1991, pp. 197-208.
21) Favaretti C.: "Ruolo dell'ospedale nella promozione della salute". In: Atti del I°
Congresso Nazionale di Medicina preventiva dei Lavoratori Ospedalieri, Abano Terme
(Padova) 1991, 235-244.
22) Gori G., Trevisan A., Calzavara V., Saia B.: "Rischio da disinfettanti e sterilizzanti
in ospedale". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei
Lavoratori Ospedalieri, Abano Terme (Padova) 1991, pp. 263-270.
23) Ghirardello G., Zanetti C., Tessari M. P., Polato R., Olmeda A., Turra S.: "Patologia
del rachide lombo-sacrale in lavoratori ospedalieri addetti a mansioni diverse". In:
Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri,
Abano Terme (Padova) 1991, pp. 287-298.
24
24) Rosa I., Tessari M. P., Zanetti C., Bartolucci G. B., Polato R., Ghirardello G.:
"Studio di parametri clinici relativi ai sistemi emopoietico, epatico e renale, in esposti
a gas anestetici e controlli". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina
Preventiva dei lavoratori Ospedalieri, Abano Terme (Padova) 1991, pp. 315-320.
25) Polato R., Pinamonti L., Zanetti C.: "Adesione alla campagna di vaccinazione anti
HBV". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori
Ospedalieri, Abano Terme (Padova) 1991, pp. 331-336.
26) Cafà A., Sarto F., Gori G., Saia B., Bartolucci G. B.: "Inquinamento da ossido di
etilene e formaldeide nella sterilizzazione ospedaliera". In: Atti del I° Congresso
Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri, Abano Terme (Padova)
1991, pp. 337-344.
27) Priante E., Marcuzzo G., Gori G., Zanetti C., Bartolucci G. B.: "Esposizione a gas
anestetici in sala operatoria". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina
Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri, Abano Terme (Padova) 1991, pp. 369-376..
28) Marcuzzo G., Priante E., Gori G., Zanetti C., Saia B., Bartolucci G. B.:
"Disinquinamento di due reparti operatori con un sistema di turboevacuazione dei gas
anestetici ". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori
Ospedalieri, Abano Terme (Padova) 1991, pp. 377-384.
29) Rosa I., Polato R., Boetto C., Zanetti C.: "Infortuni in ambiente ospedaliero". In: Atti
del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri, Abano
Terme (Padova) 1991, pp. 403-408.
30) Trevisan A., Gori G., Maso S., Saia B.: "Monitoraggio biologico del protossido di
azoto". In: Atti del I° Congresso Nazionale di Medicina Preventiva dei Lavoratori
Ospedalieri, Abano Terme (Padova} 1991. pp. 421-426.
31) Marcolongo A., Alberti V., Haymar d'Ettory R., Bonavina M. G., Castoro M., Selle
V., Favaretti C.: "Incidenti occupazionali e rischio infettivo per gli operatori sanitari
del Presidio Ospedaliero di Padova". L'Igiene Moderna, 97, 53-64, 1992.
IN CORSO DI STAMPA
32) Roncato F., Brosolo A. M., Mastropasqua G.. Tagariello G., Zanetti C., Saia B.:
"Rischio professionale di infezione da HBV in personale ospedaliero".
33) Rosa I., Zanetti C., Saia H.: " Livelli di campo magnetico statico attorno ad
apparecchiature per RMN di uso sperimentale e clinico".
25
PROGRAMMI DI FORMAZIONE
La Sovrintendenza Sanitaria del Presidio Ospedaliero di Padova ha
predisposto numerosi interventi di formazione per il personale ospedaliero
rivolti sia alla formazione di base che alla formazione permanente.
Per quanto riguarda la formazione di base gli interventi hanno
riguardato sia gli allievi infermieri professionali che gli allievi del corso
A.F.D. (capo sala).
Per gli allievi infermieri professionali l'obiettivo era quello di correlare
gli obiettivi educativi con la definizione del ruolo, delle attività e dei
compiti degli infermieri, che si volevano ottenere per l'assistenza, nonché
quello di rendere maggiormente pertinenti i contenuti educativi teorici con
quelli applicativi.
A tale scopo si è costituita nel novembre 1988 una commissione
interdisciplinare composta da rappresentanti della Scuola Infermieri, della
Direzione Sanitaria e dei Capo Sala, che ha elaborato proposte di modifiche
organizzative dei tirocini e che ha individuato gli obiettivi educativi
specifici dei diversi anni di corso e delle diverse specialità.
Per quanto riguarda il corso di formazione di base per Capo Sala lo
spazio di cooperazione con la Scuola Infermieri ha riguardato
principalmente la definizione del ruolo di questa importante figura
professionale e del suo conseguente bisogno formativo.
Anche nell'organizzazione dei tirocini pratici di tali figure si è posta
particolare attenzione all'acquisizione di conoscenze ed abilità specifiche
inerenti importanti aspetti della professionalità quali le infezioni
ospedaliere, la gestione dei conflitti, i modelli di assistenza personalizzata.
Per quanto riguarda la formazione continua i programmi attivati hanno
avuto diverse finalità.
Un primo programma avviato circa due anni fa riguardante tutto il
personale infermieristico del Presidio Ospedaliero, tratta essenzialmente il
profilo professionale, i programmi di assistenza individualizzata, gli
atteggiamenti professionali e i problemi legati all'assistenza dell'anziano in
ospedale.
L'obiettivo di questo programma che ha prevalenti caratteristiche di
trasversalità è quello di "riprendere" in modo diffuso alcuni dei terni più
rilevanti per l'assistenza infermieristica.
Un secondo programma ha riguardato in modo specifico tutti i Capo
Sala del Presidio Ospedaliero. Tale corso ha avuto l'obiettivo di sviluppare
le conoscenze e le capacità nella gestione delle risorse di questi operatori.
Questo programma si inserisce nella più generale necessità di valorizzare i
ruoli organizzativi all'interno del sistema ospedaliero come passo
indispensabile per dare maggiore efficienza ed incisività all'organizzazione
26
dell'assistenza in ogni singola struttura.
A questo corso hanno partecipato tutte le figure infermieristiche che
operano nell'ambito dell'assistenza (assistenza diretta, insegnamento,
organizzazione dei servizi infermieristici) al fine di favorire la crescita di
una cultura organizzativa comune ed una maggior integrazione.
Un ulteriore programma è stato centrato sul sistema informativo
infermieristico in collegamento con il progetto di introduzione della cartella
infermieristica in tutti i reparti del Presidio Ospedaliero. Questo progetto si
prefigge di qualificare gli interventi di assistenza attraverso l'adozione di
un'adeguata documentazione dell'attività infermieristica. Tale supporto
informativo è infatti requisito indispensabile per avviare processi di
valutazione della qualità dell'assistenza infermieristica.
ELENCO PUBBLICAZIONI
1) Alberti V.: "Il progetto assistenziale nel presidio ospedaliero di Padova: implicazioni
organizzative". In: Atti del Convegno Regionale: "Lo sviluppo dell'assistenza
infermieristica nella Regione Veneto", Abano Terme (Padova), 4-5 ottobre I991, pp.
11-15.
2) Zanella G.: "La formazione degli allievi della Scuola per Infermieri Professionali:
esperienze di revisione delle modalità di effettuazione del tirocinio. Obiettivi formativi
ed aspetti organizzativi". In: Atti del Convegno Regionale: "Lo sviluppo dell'assistenza
infermieristica nella Regione Veneto", Abano Terme (Padova), 4-5 ottobre 1991, pp.
64-67.
3) Negrisolo A., Zulian V., Fanton S., Molena M.: "Relazione su programmazione anno
scolastico 1991-92 Scuola II.PP., Padova". In: Atti del Convegno Regionale: "Lo
sviluppo dell'assistenza infermieristica nella Regione Veneto ", Abano Terme
(Padova), 4-5 ottobre 1991, pp. 71-72.
4) Alberti V., Marcolongo A.: "La formazione del Caposala: alcune esperienze nella
formazione di base e nella formazione continua ". In: Atti del Convegno Regionale:
"Lo sviluppo dell'assistenza infermieristica nella Regione Veneto ". Abano Terme
(Padova), 4-5 ottobre 1991, pp. 71-72.
5) Rossato B., Malachin V.: "Il ruolo dell'Infermiere Professionale nella prevenzione
delle infezioni ospedaliere". In: Atti del Convegno Regionale: "Lo sviluppo
dell'assistenza infermieristica nella Regione Veneto ", Abano Terme (Padova), 4-5
ottobre 1991, pp. 55-62.
6) Burattin B., Franceschin L., Padovan M.: "Ripensare al Sistema Informativo
infermieristico: la revisione rapporto/consegna e l'introduzione della scheda
infermieristica". In: Atti del Convegno Regionale: "Lo sviluppo dell'assistenza
infermieristica nella Regione veneto", Abano Terme (Padova), 4-5 ottobre 1991, pp.
21-36.
7) Burattin G., Tiso A., Negrisolo A.: "Processo di nursing e cartella infermieristica:
sperimentazione di un nuovo modello di assistenza infermieristica". In: Atti del
Convegno Regionale: "Lo sviluppo dell'assistenza infermieristica nella Regione
Veneto". Abano Terme (Padova), 4-5 ottobre 1991, pp. 37-54.
8) Forzan G., Campanello L., Capuzzo V.: "La cartella infermieristica nelle Terapie
Intensive". In: Atti del Convegno Regionale: "Lo sviluppo dell'assistenza
infermieristica nella Regione Veneto", Abano Terme (Padova), 4-5 ottobre 1991, pp.
86-95.
27
GLI STILI DI VITA SANI
In una situazione epidemiologica in cui prevalgono condizioni morbose
di tipo cronico-degenerativo, i fattori determinanti la salute sono in gran
parte legati agli stili di vita.
Gli stili di vita sono correlati a comportamenti fortemente influenzati da
fattori sociali e culturali che non possono essere affrontati dal sistema
sanitario con azioni prescrittive.
Anche quando è possibile introdurre norme di tipo legislativo per
influenzare i comportamenti, esse sono destinate a non essere rispettate se
non si costruisce un consenso.
L'azione dell'ospedale nella costruzione di questo consenso è di tipo
indiretto, ma di grande rilevanza. L'ospedale e chi vi lavora, prima di tutto i
medici, svolgono un ruolo culturale di nodello forse non ancora
sufficientemente percepito all'interno.
E' proprio sul concetto che l'ospedale svolge, comunque, questo ruolo
di modello che poggiano le iniziative in corso nel campo della nutrizione e
del fumo di tabacco.
Nel campo della nutrizione le iniziative hanno riguardato da un lato la
revisione del menu dietetico, impostato d'intesa con il Servizio di Dietetica
e Nutrizione Clinica, finalizzato ad un equilibrato apporto di principi
nutritivi nella dieta del degente, migliorando anche la qualità della
preparazione dei cibi ed aumentando le possibilità di scelta da parte dei
pazienti.
Dall'altro hanno riguardato il potenziamento del counselling
nutrizionale, con l'ampliamento delle attività dell'ambulatorio di dietetica e
nutrizione clinica.
Inoltre, specialisti in scienza della nutrizione collaborano con il Centro
di Educazione alla Salute dell'ULSS n. 21 per le campagne di educazione
sanitaria rivolte particolarmente agli insegnanti ed agli studenti.
Per quanto attiene al problema dell'abitudine al fumo di tabacco, fino al
1991 ci si era limitati al tradizionale approccio tendente all'applicazione
delle norme che vietano di fumare negli edifici pubblici.
Dal 1990, comunque, si era collaborato con la Lega italiana Tumori,
ospitando corsi di disassuefazione al fumo.
Dal 1991 si sta sviluppando una strategia globale, inserita nel Progetto
Città Sane, denominata "La Città di Padova contro il Fumo di Tabacco",
grazie alla collaborazione tra Ospedale, Centro per l'Educazione alla Salute,
Lega Italiana Tumori, Comune di Padova, Provveditorato agli Studi.
Tale strategia è coerente con il programma dell'OMS, intitolato "It can
be done. A smoke-free Europe", e mira a costruire un consenso alle
28
iniziative di controllo dell'abitudine al fumo di tabacco.
Per il settore ospedaliero, il comitato tecnico preposto dal Comitato di
Gestione alla programmazione del progetto "Un Ospedale senza Fumo" sta
portando avanti una serie di iniziative tendenti a ridurre i luoghi e le
situazioni in cui è possibile fumare all'interno dell'Ospedale, a costruire
un'immagine positiva dell'istituzione vista conte modello di
comportamento, ad offrire ai fumatori che vogliono smettere di fumare (in
particolare ai dipendenti) il necessario aiuto attraverso sistematici corsi di
disassuefazione condotti con una metodologia che è stata elaborata da
gruppi di esperti grazie al lavoro di coordinamento di alcuni Dipartimenti
della Giunta Regionale del Veneto.
L'Ospedale senza Fumo è l'obiettivo finale, da raggiungere costruendo
il consenso dei professionisti della sanità e della popolazione.
29
LA PROTEZIONE AMBIENTALE
La promozione della salubrità ambientale è un elemento portante di
qualsiasi strategia di nuova sanità pubblica.
L'ospedale, come struttura di produzione di servizi ad elevata intensità
tecnologica, può costituire un importante fattore di inquinamento
ambientale.
Vi è la necessità, quindi, di assicurare la tutela dell'ambiente attraverso
azioni finalizzate al rispetto sostanziale e formale delle norme esistenti in
materia, inquadrandole in un contesto culturale di promozione della salute.
Infatti, il ruolo di modello, che l'ospedale e le altre strutture sanitarie
hanno per l'opinione pubblica, richiede la massima attenzione per evitare
che i luoghi dove si tende a far recuperare salute siano essi stessi causa di
insalubrità dell'ambiente generale di vita.
In questa sede si vuole, in particolare, descrivere sinteticamente la
strategia di protezione dell'ambiente impostata nell'Ospedale di Padova.
La Sovrintendenza Sanitaria ha disposto ad esempio una complessa
organizzazione al fine di assicurare sia il rispetto dell'ambiente che la
protezione dei lavoratori addetti alle varie fasi di smaltimento dei rifiuti.
Tale organizzazione può essere così sintetizzata:
1) I rifiuti solidi assimilabili agli urbani (comuni immondizie - rifiuti
alimentari, carta, ecc.) fin dal momento della loro produzione nei reparti e
servizi, vengono raccolti in modo differenziato in robusti sacchi neri in
polietilene e trasportati nel luogo di raccolta, in ogni singolo stabilimento
ospedaliero, dove vengono prelevati dall'Azienda Municipalizzata.
2) I rifiuti speciali ospedalieri (rifiuti di medicazione, sacche di raccolta
urine, deflussori, drenaggi vari, rifiuti biologici dei laboratori, non tossici e
nocivi, ecc.) fin dalla loro produzione nei reparti e servizi, vengono raccolti
in snodo differenziato in robusti sacchi gialli in polietilene e trasportati al
centro di raccolta dell'Ospedale Civile. Essi vengono sterilizzati con
autoclave a vapore o disinfettati prima del conferimento all'Azienda
Municipalizzata per lo smaltimento.
Le parti anatomiche (arti, grossi organi, ecc.) vengono avviate al
Cimitero Comunale.
3) I rifiuti tossici e nocivi.
a) Nei singoli laboratori sono in funzione sistemi di raccolta con sensori
per la segnalazione del "troppo pieno" e vasche di contenimento di
eventuali perdite.
Solo in alcuni laboratori minori i liquidi vengono ancora raccolti in
taniche in plastica, in attesa del completamento dei sistemi di raccolta sopra
descritti.
30
È attivo un centro di raccolta per tutto il Presidio Ospedaliero dove
viene tenuto un registro di carico e scarico ed il trasporto e lo smaltimento
sono affidati a ditte specializzate;
b) nei servizi di radiologia i liquidi di fissaggio e sviluppo vengono
raccolti in contenitori sul luogo di produzione da dove vengono prelevati
per il trasporto e riutilizzo come materia prima (recupero dell'argento) da
ditta specializzata.
4) I rifiuti radioattivi vengono smaltiti sotto il controllo dell'esperto
qualificato del Servizio di risica Sanitaria:
a) urine e feci di pazienti trattati con sostanze radioattive liquide nella
sezione protetta di radioterapia vengono eliminate attraverso la rete fogna
ria dopo il periodo di decadimento in apposite vasche in cemento: tale
smaltimento è, comunque, sottoposto a valutazione della concentrazione
degli isotopi nei pozzetti fognari di ispezione, prima di essere immessi in
rete;
b) scarti delle sostanze radioattive, materiali impiegati per la
manipolazione (es. siringhe) vengono stoccati temporaneamente in unico
centro di raccolta- prima di essere affidati a ditta autorizzata;
c) radioisotopi a breve periodo di decadimento vengono smaltiti come
rifiuto speciale, dopo il prescritto periodo di stoccaggio.
A tali attività gestionali si deve aggiungere il piano di investimenti per il
rinnovo della centrale termica, tendenti anche a ridurre le emissioni in
atmosfera degli inquinanti dei prodotti di combustione, nonché il piano di
affidamento a terzi delle attività di lavanderia con conseguente riduzione
dell'inquinamento idrico.
31
LA COOPERAZIONE
CON L'ASSISTENZA SANITARIA PRIMARIA
In un sistema sanitario moderno, l'ordinata suddivisione del lavoro tra i
diversi livelli di assistenza e la loro cooperazione, in una logica di
continuità dell'assistenza per gli individui e la comunità, sono diventate
condizioni imprescindibili per dare efficacia ed efficienza alle iniziative di
sanità pubblica: questo indipendentemente dal sistema istituzionale,
organizzativo e finanziario.
In un contesto di servizio sanitario nazionale, nel quale per iniziativa di
leggi regionali una serie di servizi sociali è integrata con quelli sanitari,
come nel Veneto, il ruolo dell'ospedale non può essere limitato
all'erogazione di prestazioni diagnostico-terapeutiche ambulatoriali o in
regime di day hospital.
Esse devono essere, comunque, offerte migliorandone l’appropriatezza,
l'efficacia e la tempestività, ma devono essere arricchite con programmi
centrati sul concetto di offrire supporto (senza finalità di sostituzione) ai
servizi di assistenza sanitaria primaria e finalizzati, appunto, all'obiettivo di
assicurare la continuità dell'assistenza.
Le iniziative che anche sul piano istituzionale sono state formalizzate e
si sono sviluppate negli ultimi anni sono le seguenti:
a) l'estensione del servizio di nutrizione enterale e parenterale a
domicilio, coordinato a livello ospedaliero dal Servizio di Dietetica e
Nutrizione Clinica, che consente la dimissione precoce di numerosi pazienti
ed il trattamento a domicilio di pazienti con gravi patologie croniche anche
a lungo termine; tale organizzazione ha consentito, tra l'altro, l'eliminazione
di pratiche amministrative che costituivano per i familiari elemento di
disturbo;
b) l'assistenza ambulatoriale e domiciliare a pazienti affetti da forme
gravi di insufficienza respiratoria, coordinata a livello ospedaliero dal
Servizio di Fisiopatologia Respiratoria, che consente di evitare o ridurre la
degenza ospedaliera di pazienti che in tal modo vedono migliorata la qualità
della propria vita;
c) la dialisi peritoneale domiciliare, coordinata a livello ospedaliero
dalla Divisione di Nefrologia II, che insieme con l'emodialisi e l'attività di
trapianto, completa la gamma di prestazioni assistenziali offerte ai pazienti
affetti da insufficienza renale cronica;
d) le consulenze specialistiche a domicilio, che offrono al medico di
Medicina Generale un contributo professionale tempestivo nei casi in cui il
trasporto del paziente sia difficile e/o non opportuno per le condizioni clini
che dello stesso; tali consulenze consentono il trattamento domiciliare
anche di casi complessi che altrimenti dovrebbero essere ospedalizzati;
32
e) l'assistenza odontostomatologica a soggetti portatori di handicap
residenti presso una Istituzione operante nell'ULSS n. 21; nelle strutture
sanitarie dell'Opera della Provvidenza S. Antonio, specialisti
odontostomatologi ed anestesisti svolgono attività anche per soggetti non
istituzionalizzati; tale organizzazione assistenziale, lungi dall'essere una
forma di ghettizzazione, consente il trattamento appropriato in un ambiente
facilmente accessibile ai pazienti che normalmente vivono in famiglia e non
costringe i pazienti residenti nell'Opera a difficili spostamenti in ospedale.
Come si è detto, le iniziative descritte si fondano su di un'impostazione
di sanità pubblica nella quale il ruolo dell'ospedale è visto in chiave di
supporto, e non di sostituzione, dell'assistenza sanitaria primaria che, in
accordo con la Dichiarazione di Alma-Ata, è comunque il fulcro di un
moderno sistema sanitario.
Le iniziative del Presidio Ospedaliero non vanno, quindi, nella
direzione dell'ospedalizzazione a domicilio, ma in quella della continuità
dell'assistenza.
33
IL PROGETTO CITTÀ SANE DELLA CITTÀ DI PADOVA
Il progetto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, denominato
Progetto Città Sane, è svolto da un gruppo di 34 città europee tra le quali
Padova, ed è seguito da un movimento internazionale di oltre 400 città che
hanno riconosciuto l'interesse e l'importanza del progetto deliberando di
associarsi. Il Comune di Padova ha aderito al progetto cori deliberazione
della Giunta Municipale n. 2600 del 9/6/1987.
Gli obiettivi generali dell'iniziativa sono stati formulati dall'OMS con
l'intenzione di rivalutare il ruolo chiave delle municipalità per quanto
riguarda la sanità pubblica, in particolare la sanità urbana, affrontando nel
modo più appropriato e corretto i grandi problemi urbani di fine secolo.
Il principio fondamentale è quello di considerare e vagliare con la
massima attenzione l'impatto sulla salute di ogni scelta decisionale
valutando, anche in via preliminare, gli effetti indotti dalle scelte sulla
qualità della vita urbana.
Il progetto Città Sana di Padova è caratterizzato dal coinvolgimento
partecipativo delle comunità locali interessate e dall'azione intersettoriale
nella risoluzione di problemi urbani. Tali azioni di intersettorialità
coinvolgono non solo t servizi comunali, ma anche i servizi di altri enti e
dell'ULSS 21.
L'ULSS 21 ha proposto alcune azioni specifiche nella ridefinizione
degli obiettivi ai quali finalizzare le azioni del Progetto Città di Padova.
Ha infatti previsto la collaborazione del Centro di Educazione alla
Salute, istituito con deliberazione n. 550 del 27/2/1991, all'azione di
diffusione di informazioni corrette alla comunità nei riguardi delle relazioni
tra ambiente e salute.
Lo stesso Centro realizza interventi diretti al miglioramento degli stili
di vita e dello stato di salute della comunità (migliorare i comportamenti
alimentari, prevenire il tabagismo tra il personale sanitario ed insegnante).
Il Settore Materno-Infantile ed Età Adulta dell'ULSS hanno dato la loro
disponibilità a collaborare per la realizzazione di questi ultimi programmi
nell'ambito delle proprie attività di istituto.
Il Presidio Ospedaliero collabora soprattutto con il programma
l'Ospedale senza Fumo, nell'ambito del Multi-Cities Action Plan Ospedale e
Promozione della Salute.
È inoltre prevista la partecipazione dei Settori Materno-Infantile ed Età
Adulta, Sociali e Sanitari, e del Centro di Educazione alla Salute alla
realizzazione delle azioni dirette allo sviluppo delle strutture di supporto
sociale e sanitario nella comunità. In quest'ambito il Presidio Ospedaliero
può collaborare attraverso i programmi di assistenza domiciliare medicospecialistica a favore degli anziani, già approvati con relative deliberazioni,
e con le iniziative a supporto dell'assistenza sanitaria primaria già descritte.
34
APPENDICE
35
Organizzazione Mondiale Sanità e Benessere
della Sanità
Sociale - Canada
Associazione Canadese
di Sanità Pubblica
CARTA DI OTTAWA
PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE
COSTRUIRE UNA POLITICA PER LA SALUTE
La Promozione della Salute è la base delle nuove politiche verso
programmi organici di prevenzione. Un primo importante documento,
"la Carta di Ottawa", è stato elaborato nella prima Conferenza
Internazionale tenutasi a Ottawa (Canada) il 17-21 novembre 1986
assieme alla "Dichiarazione di Alma Ata" sull'Assistenza Sanitaria di
base (1978) e i successivi elaborati sugli "Stili di vita", costituisce un
punto di riferimento concreto per gli operatori di tutti i Paesi.
36
CARTA DI OTTAWA
La prima Conferenza Internazionale per la Promozione della Salute,
riunita a Ottava addì 21 novembre 1986, formula la presente CARTA per
condurre un'azione mirante alla salute per tutti nell'anno 2000.
Questa Conferenza era prima di tutto una risposta all'attesa, sempre più
chiara, di un nuovo movimento di sanità pubblica nel mondo. Le
discussioni si sono concentrate sui bisogni dei Paesi industrializzati, pur
tenendo conto dei bisogni di tatti gli altri.
La Conferenza ha assunto come base di partenza i progressi compiuti
per merito della Dichiarazione di Alma-Ata sulle cure primarie, del
documento "Il fine della salute per tutti" e del recente dibattito sull'azione
intersettoriale per la salute, nell'ambito dell'Assemblea Mondiale della
Sanità.
PROMOZIONE DELLA SALUTE
La promozione della salute è il processo che conferisce alle popolazioni
i mezzi di assicurare un maggior controllo sul loro livello di salute e di
migliorarlo. Questo modo di procedere deriva da un concetto che definisce
la salute come la misura in cui un gruppo o un individuo possono, da un
lato, realizzare le proprie ambizioni e soddisfare i propri bisogni e dall'altro,
evolversi con l'ambiente o adattarsi a questo.
La salute è dunque percepita come una risorsa della vita quotidiana e
non come il fine della vita; è un concetto positivo che mette in valore le
risorse sociali e individuali, come le capacità fisiche. Cosi, la promozione
della salute non è legata soltanto al settore sanitario: supera gli stili di vita
per mirare al benessere.
CONDIZIONI PRELIMINARI DELLA SALUTE
In materia di salute, le condizioni e le risorse preliminari sono: la pace,
un tetto, il nutrimento e un reddito. Ogni miglioramento del livello di salute
è necessariamente e solidamente legato a questi elementi di base.
PROMUOVERE LA CONVINZIONE
Una buona salute è una ricchezza fondamentale per il progresso sociale,
economico e individuale e, nello stesso tempo, costituisce un aspetto
importante della qualità della vita.
FORNIRE I MEZZI
La promozione della salute mira all’uguaglianza in materia di salute. Le
sue azioni hanno il fine di ridurre le differenze attuali che caratterizzano il
livello di salute e di offrire a tutti gli individui le stesse possibilità e gli
37
stessi mezzi per realizzare pienamente le loro potenzialità nel campo della
salute. Questo comprende solide fondamenta in un ambiente che oltre il suo
appoggio, l'informazione, le attitudini e le possibilità per fare scelte sane.
Le persone non possono realizzare le loro possibilità di raggiungere urna
salute ottimale se non si fanno carico degli elementi che determinano il loro
stato di salute. Inoltre, ciò dev’essere possibile per gli uomini e per le
donne.
FARE OPERA DI MEDIAZIONE
Il settore sanitario, da solo, non potrebbe offrire queste condizioni
preliminari e prospettive veramente favorevoli alla salute. Inoltre, la
promozione della salute esige un'azione concertata fra le varie parti: i
governi, il settore sanitario, il campo economico e sociale, considerato
unitariamente, le organizzazioni di volontariato, le autorità regionali e
locali, l'industria e i mezzi di comunicazione di massa. Persone di tutti i
livelli vi prendono parte, come individui, come famiglie, come collettività.
Le organizzazioni professionali e sociali, come il personale sanitario, sono
particolarmente responsabili della mediazione fra gli interessi divergenti, in
favore della salute.
I programmi e le strategie di promozione della salute devono essere
adattati ai bisogni ed alle possibilità locali dei Paesi e delle regioni e tener
conto dei diversi sistemi sociali, culturali, economici.
PROMUOVERE LA SALUTE SIGNIFICA CHE SI DEVE:
Elaborare una politica pubblica per la salute
La promozione della salute va molto al di là delle cure: essa pone la
salute all'ordine del giorno dei responsabili politici dei diversi settori,
illuminandoli sulle conseguenze che le loro decisioni possono avere sulla
salute e mettendo in rilievo la loro responsabilità in proposito.
Una politica di promozione della salute esige l'apporto di metodi diversi
ma complementari, in particolare: la legislazione, la politica fiscale, i
mutamenti organizzativi. E' un'azione coordinata che conduce alla salute,
sono le politiche fiscali e sociali che favoriscono una maggiore
ugualglianza. L’azione comune contribuisce a garantire prodotti e servizi
più salubri e sicuri, servizi pubblici più sani e ambienti più igienici e
accoglienti. La politica di promozione della salute richiede di individuare
gli ostacoli che impediscono l’adozione di una politica pubblica che tuteli la
salute in tutti i settori non sanitari e i modi migliori per rimuoverli. Occorre
far sì che anche per i responsabili politici la scelta della tutela della salute
divenga la scelta più vantaggiosa.
38
Creare ambienti favorevoli
Le società moderne sono complesse e interdipendenti e non è possibile
separare la salute dagli altri obiettivi. Il legame che unisce in maniera
inestricabile i singoli al loro ambiente costituisce la base di un approccio
socio ecologico della salute. Il grande principio direttivo che guida il
mondo, i continenti, le nazioni e le comunità è il bisogno di incentivare
l'assistenza reciproca, di vegliare gli uni sugli altri, partendo dalle nostre
comunità e dal nostro ambiente naturale. Bisogna attirare l'attenzione sulla
conservazione delle risorse naturali, vista come una responsabilità
mondiale.
L'evoluzione degli stili di vita, di lavoro, del tempo libero dev’essere
una fonte di salute per la popolazione e la maniera in cui la società
organizza il lavoro dev’essere tale da renderla più sana. La promozione
della salute fa scaturire condizioni di vita e di lavoro sicure, stimolanti,
piacevoli, gradevoli.
La valutazione sistematica degli effetti dell'ambiente sulla salute - e più
particolarmente nel campo della tecnologia, dell'energia e
dell'urbanizzazione, che cambiano rapidamente - è indispensabile: inoltre la
valutazione dev’essere seguita da un intervento che garantisca il carattere
positivo di questi effetti. La protezione degli ambienti naturali ed artificiali
e la conservazione delle risorse naturali devono ricevere un'attenzione
prioritaria in ogni strategia di promozione della salute.
Rinforzare l'azione comunitaria
La promozione della salute procede dalla partecipazione effettiva e
concreta della comunità alla definizione delle priorità, all'assunzione delle
decisioni e all'elaborazione delle strategie di pianificazione, per raggiungere
un miglior livello di salute.
La promozione della salute attinge alle risorse umane e fisiche della
comunità per stimolare l'indipendenza dell'individuo e l'appoggio della
società e per instaurare sistemi flessibili, capaci di potenziare la
partecipazione ed il controllo della popolazione nelle questioni di carattere
sanitario. Ciò esige l'accesso illimitato e permanente alle informazioni sulla
salute, alle possibilità di salute e all'appoggio finanziario.
I fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali,
comportamentali e biologici possono intervenire tutti in favore o a danno
della salute. L'azione di promozione della salute tenta di rendere queste
condizioni favorevoli tramite la promozione delle idee.
SVILUPPARE LE ATTITUDINI PERSONALI
La promozione della salute appoggia lo sviluppo individuale e sociale,
offrendo informazioni, assicurando l'educazione sanitaria e perfezionando
le attitudini indispensabili alta vita. In tal modo, essa permette alle persone
39
di esercitare un maggior controllo sulla loro salute e di fare scelte
favorevoli ad una vita sana.
E' d'importanza cruciale che le persone imparino per tutta la vita e
possano prepararsi ad affrontare le diverse tappe. Questa pratica dev’essere
seguita a scuola, nella famiglia, negli ambienti di lavoro e nell'ambito
comunitario, dagli organi professionali, commerciali e dal volontariato,
nonché nelle istituzioni medesime.
RIORIENTARE I SERVIZI SANITARI
Nell'ambito dei servizi sanitari, il compito di promuovere la salute è
diviso tra i privati, i gruppi comunitari, gli operatori sanitari, le istituzioni
che assicurano i servizi ed i governi. Tutti devono operare insieme per la
creazione di un sistema sanitario che serva gli interessi della salute.
Il ruolo del settore sanitario dev’essere sempre più orientato nel senso
della promozione della salute, al di là del compito preciso che esige la
prestazione di cure mediche. Questo settore deve incaricarsi di un altro
compito, quello di sostenere una politica sanitaria multisettoriale e di
appoggiare anche i singoli ed i gruppi nell'espressione dei loro bisogni
sanitari e nell'adozione di stili di vita sani.
L'aggiornamento dei servizi sanitari esige anche una maggiore
attenzione per la ricerca sanitaria e cambiamenti a livello dell'educazione e
della formazione del personale. Tutto questo deve portare ad un
cambiamento nell'atteggiamento e nell'organizzazione dei servizi sanitari,
incentrati sul complesso dei bisogni dell'individuo considerato nella sua
globalità.
ENTRARE NEL FUTURO
La salute è costruita e vissuta in diversi ambiti della vita quotidiana: nei
luoghi dove si studia, si lavora, si gioca, si ama. Essa deriva dalle cure
dedicate a noi stessi ed agli altri, dalle attitudini a prendere decisioni ed a
controllare le proprie condizioni di vita, dalla sicurezza che la società offra
a tutti i suoi componenti la possibilità di godere di un buon livello di salute.
L'interesse per gli altri, l'approccio olistico e l'ecologia sono elementi
indispensabili per la concettualizzazione e l'elaborazione delle strategie di
promozione della salute. Perciò i creatori di queste strategie devono
adottare come principio direttivo il fatto che, a tutti i livelli della
pianificazione, della realizzazione e della valutazione della promozione
della salute, uomini e donne sono parti associate e uguali.
L'IMPEGNO PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE
I partecipanti a questa conferenza si impegnano:
- ad intervenire nel campo delle politiche pubbliche per la salute e a
sostenere un impegno politico chiaro nel campo della tutela della salute e
40
dell'uguaglianza di tutti i cittadini in ogni settore;
- a contrastare le pressioni esercitate in favore dei prodotti pericolosi,
degli ambienti e delle condizioni di vita malsane o di una nutrizione
inadeguata; s'impegnano anche ad attirare l'attenzione sulle questioni di
sanità pubblica quali l'inquinamento, i rischi lavorativi, gli alloggi e la
sovrappopolazione;
- a colmare le differenze del livello di salute nelle varie società ed a
lottare contro le disuguaglianze prodotte in questo campo dalle norme e
dalle pratiche della società;
- a riconoscere che le persone costituiscono la maggior risorsa sanitaria,
a sostenerle e a dar loro i mezzi affinché si conservino in buona salute, con i
familiari e gli altri soggetti che le attorniano; s'impegnano anche ad
accettare la comunità come il principale portavoce in materia di salute, di
condizioni di vita e di benessere:
- ad aggiornare i servizi sanitari e le loro risorse a profitto della
promozione della salute ed a dividere il loro potere con altri settori, altre
discipline e, cosa ancor più importante, con la popolazione stessa;
- a riconoscere che la salute ed il suo mantenimento costituiscono un
investimento sociale prioritario e ad affrontare il problema ecologico
globale rappresentato dai nostri stili di vita.
I partecipanti alla Conferenza pregano insistentemente tutte le persone
interessate di unirsi a loro nell’impegno, al fine di costituire un'alleanza
potente in favore della sanità pubblica.
APPELLO PER UN'AZIONE INTERNAZIONALE
La Conferenza demanda all'Organizzazione Mondiale della Sanità ed
agli altri organismi internazionali il compito di caldeggiare la promozione
della salute, nell'ambito di tutte le manifestazioni adatte a questo scopo e di
aiutare i Paesi a stabilire programmi e strategie per la promozione della
salute. I partecipanti alla Conferenza sono fermamente convinti che se le
persone di ogni provenienza, gli organismi non governativi, le associazioni
di volontariato, i Governi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità e tutti gli
altri soggetti interessati, si unissero per lanciare strategie di promozione
della salute conformi ai valori morali e sociali su cui si basa questa Carta, la
salute per tutti nell'anno 2000 diventerebbe una realtà. Questa Carta per
un'azione in favore della promozione della salute è stata elaborata ed
accettata da una Conferenza Internazionale organizzata congiuntamente
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal Ministero della Sanità e del
Benessere Sociale del Canada e dall'Associazione Canadese di Sanità
Pubblica: 212 delegati di 38 Paesi si sono incontrati dal 17 al 21 novembre
1986 a Ottawa (Canada) per uno scambio di conoscenze e di esperienze di
promozione della salute. La Conferenza ha stimolato un dialogo aperto fra
profani ed operatori sanitari o operatori di altri settori, fra rappresentanti
41
governativi, di comunità, di associazioni di volontariato, fra politici,
amministratori, universitari, medici di base. I partecipanti hanno avuto
l'occasione di coordinare i loro sforzi per meglio definire i problemi
maggiori, rinnovando nello stesso tempo il loro impegno individuale e
collettivo nei confronti dell'obiettivo comune della "salute per tutti nell'anno
2000". Questa Carta riflette lo spirito di quelle che l'hanno preceduta e che
riconoscevano e trattavano i bisogni dei popoli; essa presenta le strategie ed
i metodi fondamentali della promozione della salute, che i partecipanti
considerano indispensabile per il compimento di grandi progressi. Il
rapporto dei lavori della Conferenza tratta dettagliatamente le questioni
affrontate, offre esempi concreti e suggerimenti pratici sul modo in cui
possiamo fare reali progressi e precisa l'impegno richiesto alle nazioni ed ai
gruppi interessati. Il cammino verso una nuova sanità pubblica è ormai
manifesto in tutto il mondo. Esso è stato confermato non soltanto dalle
esperienze, ma anche dall'impegno dei partecipanti alla conferenza. Questi
sono stati invitati a titolo personale, in funzione della loro specializzazione,
in rappresentanza dei seguenti Paesi: Inghilterra, Antigua, Australia,
Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Scozia, Spagna, Stati Uniti,
Finlandia, Francia, Ghana, Ungheria, Islanda, Israele, Italia, Giappone,
Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Olanda, Galles, Polonia, Portogallo,
Repubblica Democratica Tedesca, Repubblica Federale Tedesca, Irlanda,
Romania, St. Kitts-Nevis, Sudan, Svezia, Svizzera, Cecoslovacchia, l'Aster,
URSS e Jugoslavia.
42
DICHIARAZIONE DI BUDAPEST SU OSPEDALI
E PROMOZIONE DELLA SALUTE
FINALITÀ ED OBIETTIVI DEGLI OSPEDALI MODELLO CHE PARTECIPANO
WHO-NETWORK
OF
HEALTH
PROMOTING
ALL'INTERNATIONAL
HOSPITALS
Oltre ad assicurare servizi medici e di assistenza sanitaria di buona
qualità, un Ospedale della Rete Ospedali e Promozione della Salute
dovrebbe:
1. fornire opportunità di sviluppare in tutto l'ospedale indirizzi, obiettivi
e strutture orientati alla salute;
2. sviluppare una comune consapevolezza all'interno dell'ospedale sugli
obiettivi di un Ospedale che persegua la Promozione della Salute;
3. accrescere l'attenzione sull'impatto che l'ambiente ospedaliero ha
sulla salute dei pazienti, del personale e della comunità; l'ambiente
fisico degli edifici ospedalieri dovrebbe supportare, mantenere e
migliorare il processo terapeutico;
4. incoraggiare un ruolo attivo e partecipativo dei pazienti in funzione
del proprio specifico potenziale di salute;
5. incoraggiare in tutto l'ospedale iniziative di partecipazione orientate
al miglioramento della salute;
6. creare condizioni di lavoro salubri per tutto il personale;
7. sforzarsi di far sì che l'Ospedale orientato alla Promozione della
Salute diventi un modello per servizi e luoghi di lavori salubri;
8. mantenere e promuovere la collaborazione tra iniziative di
promozione della salute centrate sulla comunità ed amministrazioni
locali;
9. migliorare la comunicazione e la collaborazione con i servizi sociali
e sanitari esistenti nella comunità;
10. aumentare le opportunità offerte dall'Ospedale ai pazienti ed ai loro
parenti attraverso i servizi socio sanitari della comunità e/o gruppi ed
organizzazioni di volontariato;
11. identificare e riconoscere gli specifici bisogni sanitari di determinati
gruppi (es. anziani. affetti da patologie di lunga durata, ecc.);
12. riconoscere le differenze di valori, bisogni e condizioni culturali tra
individui e tra differenti gruppi di popolazione;
13. creare all’interno dell'ospedale un ambiente di vita favorevole,
umano e stimolante specialmente per i pazienti lungodegenti e cronici;
14. migliorare la salubrità e la varietà della nutrizione per i pazienti ed
il personale;
43
15. dare impulso e qualità all'informazione, comunicazione ed
educazione dei pazienti e dei familiari;
16. dare impulso e qualità alla formazione continua del personale;
17. sviluppare nell'ospedale un "data base" epidemiologico
particolarmente orientato alla prevenzione delle malattie e degli
incidenti, con un sistema di comunicazione delle informazioni agli
amministratori e ad altre istituzioni presenti nella comunità.
CRITERI
PER
GLI
ALL'INTERNATIONAL
HOSPITALS
OSPEDALI
MODELLO
CHE
PARTECIPANO
WHO-NETWORK
OF
HEALTH
PROMOTING
1. Criteri generali
1.1. Accettazione dei principi dichiarati nella "Carta di Ottawa per la
Promozione della Salute".
1.2. Accettazione del documento "Finalità ed obiettivi della
partecipazione degli Ospedali Modello all'International Network of
Health Promoting Hospitals".
2. Criteri specifici
2.1. Adesione al progetto come ospedale modello, attraverso atti
formali
dell'Amministrazione.
successivamente
trasmessi
all'Organizzazione Mondiale della Sanità ed al Coordinatore
Internazionale del Progetto.
2.2.1. Manifestazione della volontà di cooperare al progetto,
assicurando un finanziamento per consentire in modo adeguato la
pianificazione, la consulenza, la documentazione, il monitoraggio e la
valutazione; tali funzioni possono essere anche affidate ad una
istituzione esterna nel caso in cui la struttura non intenda svolgerle in
proprio;
2.2.2. Valutazione annuale del progetto.
2.3. Volontà di sviluppare strutture e processi organizzativi appropriati,
supportati dal coordinamento dei progetto e finalizzati al
raggiungimento degli obiettivi dell'Ospedale orientato alla Promozione
della Salute.
2.4.1. Istituzione di un Comitato Tecnico, in cui siano inseriti
rappresentanti dell'Ospedale e del nucleo o dell'istituzione incaricati
delle funzioni di cui al punto 2.2.1.
2.1.2. Nomina di un Coordinatore del Progetto, che faccia parte dei
Comitato Tecnico.
2.5. Identificazione del personale e delle risorse finanziarie necessarie,
sulla scorta del parere del Comitato Tecnico.
2.6. Capacità di sviluppare almeno cinque progetti innovativi di
promozione alla salute, relativi all'Ospedale, al personale che vi lavora
44
ed alla popolazione servita, con identificazione di finalità, obiettivi
generali e gruppi bersaglio per ciascun progetto. I progetti dovrebbero
essere complementari con le iniziative di promozione della salute svolte
nell’assistenza sanitaria primaria.
2.7. Volontà di sviluppare una discussione pubblica sui problemi della
promozione della salute e sulle possibili attività promozionali
all'interno dell'Ospedale attraverso un bollettino interno e presentazioni
pubbliche in Ospedale.
2.8. Fornitura di informazioni valutative almeno annuali al Comitato
Tecnico, alla Sovrintendenza Sanitaria, ai lavoratori, al pubblico ed agli
eventuali finanziatori, ed altre organizzazioni locali, nazionali ed
internazionali inclusa l'OMS ed il Coordinatore Europeo del Progetto.
2.9. Scambio di esperienze con altri ospedali, con la rete europea degli
ospedali, e con un'eventuale rete nazionale.
2.10. Legame del Progetto Ospedale e Promozione della Salute con
programmi locali, specialmente con quelli del Progetto Città Sane.
2.11. Assicurazione che l'adesione al progetto durerà 5 anni.
45
LE DELIBERAZIONI DELL'ULSS N. 21 - PADOVA
DELIBERAZIONE N. 208 DEL 23 GENNAIO 1991
Oggetto: L'Ospedale per la Promozione della Salute: adesione al progetto
dell'Ufficio Regionale per l'Europa della Organizzazione Mondiale della
Sanità denominato "Healthy Hospitals".
Il Consigliere F.R. Donà riferisce:
L'Organizzazione Mondiale della Sanità, nell'ambito della strategia "Salute
per tutti nell'anno 2000", ha sviluppato precisi programmi per la promozione della
salute, intesa come il processo che consente alle persone ed alle comunità di
aumentare il proprio controllo sui fattori determinanti la salute, migliorandola.
A tale scopo l'Ufficio Regionale per l'Europa ha istituito un apposito Ufficio
per la Promozione della Salute ed ha lanciato un'iniziativa intersettoriale,
denominata Progetto "Città Sane", che tende a promuovere stili di vita sani,
elaborare politiche pubbliche di sviluppo orientate alla salute ed a creare
condizioni ambientali urbane, sia fisiche che sociali, più sane.
La stessa OMS ha, tuttavia, notato che da questa azione intersettoriale sono di
fatto esclusi gli ospedali, i quali costituiscono nei sistemi sanitari nazionali un
settore quantitativamente e qualitativamente molto influente per la salute. E’ nota
tra l'altro a tutti la percezione che ovunque il pubblico ha del ruolo degli ospedali
nei riguardi della tutela della salute.
L'Ufficio Regionale per l'Europa considera prioritario il coinvolgimento del
settore ospedaliero nei programmi di promozione della salute.
A tal fine i Regional Officers preposti agli Uffici di Health Promotion,
Healthy Cities ed Hospital Program hanno promosso un meeting che si è tenuto a
Vienila (Austria), nei giorni 30 -31 agosto e 1 settembre 1990 in collaborazione
con il Ludwig Boltzmann Institut ed il Krankenstalt Rudolfstiftung.
Poiché la Sovrintendenza Sanitaria del Presidio Ospedaliero ha istituito
rapporti formali di collaborazione scientifica con l'Hospital Program dell'Ufficio
Regionale dell'OMS, a tale meeting sono stati invitati il Dott. C. Favaretti,
Direttore Sanitario, ed il Dott. A. Marcolongo, Vice Direttore Sanitario.
Nel corso del meeting è stata condotta una prima analisi delle attività svolte
nei diversi ospedali rappresentati ed è stata delineata una strategia operativa per
sviluppare, realizzare e disseminare modelli di promozione della salute a livello
ospedaliero.
La prima fase di questa strategia consiste nell'adesione formale ad una rete
europea di ospedali interessati al programma OMS nonché alla formulazione, da
parte di ogni ospedale, di un piano operativo costituito da una serie di progetti per
la promozione della salute.
L'OMS prevede che nel corso del 1991 si svolgano tre ulteriori riunioni: la
prima che, sulla scorta dei risultati del meeting di Vienna e sulla base dei piani
operativi formulati dagli ospedali aderenti al progetto, precisi in dettaglio gli
obiettivi specifici della strategia OMS per gli "Ospedali Sani"; la seconda, da
svolgersi in contemporanea all'Healty Cities Symposium che si svolgerà a
46
Barcellona in Spagna, che esamini i problemi dell'integrazione della strategia
ospedaliera con il programma "Città Sane": la terza, che fissi le linee operative per
l'azione.
Si deve notare che, da quanto emerso nel meeting di Vienna, nel presidio
Ospedaliero dell'ULSS 21 già vengono svolte molte attività che per le loro
caratteristiche si prestano a configurare un primo programma locale orientato alla
promozione della salute.
In linea generale tali attività possono essere classificate come segue:
1. attività orientate ai pazienti;
2. attività orientate al personale;
3. attività orientate alla comunità.
In modo più specifico ed in funzione della classificazione sopra riportata esse
possono essere descritte nel modo seguente.
1. Attività orientate ai pazienti
Oltre alle tradizionali attività di diagnosi e cura che hanno sempre
caratterizzato l'ospedale (e che continueranno a caratterizzarlo in via prioritaria
nell'ambito del sistema sanitario allargato) si possono considerare come attività di
promozione della salute:
1.1 Il programma per l'epidemiologia e la prevenzione delle infezioni
ospedaliere (articolato in un piano di sorveglianza epidemiologica, nelle azioni di
profilassi generali e specifiche, nella formulazione di linee guida per l'uso
appropriato di disinfettanti e di antibiotici).
1.2 II programma per la verifica e revisione della qualità dell'assistenza
ospedaliera. soprattutto per quanto attiene alle iniziative che interessano la
relazione tra processi assistenziali ed i risultati in termini di salute per il paziente
(ulcere da decubito; il sistema della comunicazione infermieristica; le cadute
accidentali dei pazienti ricoverati; la valutazione del gradimento dei servizi da
parte dei pazienti).
1.3 I1 programma di valutazione della tecnologia (sicurezza elettrica delle
tecnologie biomediche; uso appropriato dell'albumina umana; analisi
dell'utilizzazione dell'angiografia coronarica, dell'angioplastica trasluminale e del
by-pass aorto-coronarico in una popolazione definita; analisi dell'utilizzazione dei
servizi da parte della popolazione anziana).
1.4 Il programma per la tutela igienico-sanitaria degli alimenti distribuiti in
ambiente ospedaliero.
2. Attività orientate al personale
2.1 Il programma per la sicurezza ospedaliera del personale (radioprotezione
fisica: controllo nell'esposizione ai gas anestetici; sorveglianza e profilassi delle
infezioni da HIV, HBV e TBC; sicurezza elettrica; programma di ergonomia per
gli operatori addetti ai video terminali).
2.2 Il programma di screening selettivi rivolti a particolari fasce di lavoratori
e ad esposti a radiazioni ionizzanti.
2.3 I programmi di formazione continua del personale, con particolare
riferimento a quello infermieristico.
47
3. Attività orientate alla comunità
3.1 Promozione di stili di vita sani (programma "Ospedale senza Fumo";
consulenza nutrizionale).
3.2 Tutela dell'ambiente (adeguamento alle norme per lo smaltimento dei
rifiuti speciali ospedalieri, dei rifiuti tossici e nocivi, radioattivi; investimenti su
impianti tecnologici tendenti a ridurre l'emissione di inquinanti in atmosfera).
3.3 Integrazione con servizi socio-sanitari extra-ospedalieri: oltre alla
tradizionale attività diagnostico terapeutica per pazienti ambulatoriali sono state
avviate iniziative quali l'estensione del servizio di nutrizione enterale e parenterale
a domicilio: l'assistenza ambulatoriale-domiciliare a pazienti affetti da gravi
insufficienze respiratorie: le consulenze specialistiche a domicilio per pazienti che
non possono raggiungere l'ospedale; l'assistenza ai soggetti portatori di handicap
presso l'Opera della Provvidenza S. Antonio.
Si propone, pertanto, che il Presidio Ospedaliero dell'ULSS 21 entri a far
parte della rete europea degli ospedali interessati a svolgere un ruolo significativo
nella strategia per la promozione della salute, prendendo altresì atto che le
iniziative sopra descritte ed in corso di svolgimento nel Presidio costituiscono un
primo nucleo di attività che dimostrano fin d'ora il pratico interesse al programma
dell'OMS.
IL COMITATO DI GESTIONE
Udito il Relatore incaricato per il Presidio Ospedaliero ai sensi dell’art. 10 del
regolamento di funzionamento del Comitato dì Gestione, il quale dà atto che la
struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica, anche
in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione regionale e statale; con
votazione unanime resa nei modi di legge
D E L IB E R A
1) di aderire formalmente alla rete europea degli ospedali interessati alla
strategia dell'OMS - Ufficio Regionale per l'Europa, denominata Healthy
Hospitals, prevedendo fin d'ora che il Sovrintendente Sanitario o suoi delegati
prendano parte a tutte le fasi dello sviluppo di tale rete;
2) di incaricare il Sovrintendente Sanitario di dare corso alle iniziative
promozionali già iniziate e riportate in premessa e di sviluppare, anche attraverso
l'istituzione di un apposito gruppo di lavoro, altre iniziative nell'ambito del
programma europeo;
3) di trasmettere il presente atto all'Ufficio Regionale per l'Europa dell'OMS a
titolo di adesione formale al programma Healthy Hospitals, portando a
conoscenza dell'iniziativa anche la Giunta Regionale del Veneto ed il Ministero
della Sanità-Divisione degli Ospedali ed Ufficio Relazioni Internazionali;
4) di dare atto che il presente atto non comporta spesa dal momento che tutte
le singole iniziative che si svilupperanno saranno oggetto di separati
provvedimenti che terranno conto degli eventuali impegni di spesa.
48
DELIBERAZIONE N. 285 DEL 6 FEBBRAIO 1992
Oggetto: L'ospedale e la Promozione della Salute: ulteriori iniziative
operative per l'adesione all'International Network of Health Promoting
Hospitals.
Il Sovrintendente Sanitario riferisce:
Con deliberazione n. 208 del 23/1/1991 (Prot. CO.RE.CO. N. 7200 del
7/2/1991, esecutiva) il Comitato di Gestione ha approvato l'adesione formale alla
rete europea degli ospedali interessati alla strategia dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) denominata "Ospedali e Promozione della Salute", dando
mandato alla Sovrintendenza Sanitaria di prendere parte alle attività internazionali
finalizzate allo sviluppo della citata rete di ospedali.
Il Dr. Adriano Marcolongo, Vice Direttore Sanitario, è intervenuto al primo
business meeting della rete europea ufficialmente denominata International
Network of Health Promoting Hospitals (INHPH) tenutosi a Budapest (Ungheria,
dal 31/5 al 1/6/1991).
Nel corso di tale meeting è stata delineata una serie di iniziative operative.
Tali iniziative sono state formalizzate nella Dichiarazione di Budapest. Queste
prevedono che i vari ospedali europei aderiscano all'INHPH con tre diverse
modalità:
a) adesione come "ospedale modello" (model hospital), attraverso una serie di
impegni e di fatti formali quali quelli iniziati nell'ULSS n. 21 con la citata
deliberazione n. 208 del 23/1/1991;
b) adesione come "potenziale ospedale modello" (potential model hospital),
attraverso l'espressione di una generica adesione, in attesa di un inserimento
operativo a livello di ospedale modello;
c) adesione con "progetti individuali" (individual projects), da parte di singoli
reparti interessati al concetto di Ospedale e Promozione della Salute.
Gli ospedali che finora hanno aderito come ospedali modello (model hospital)
sono i seguenti:
- Krankenstalt Rudolfstiftung, Vienna, Austria
- Stobhill Hospital, Glasgow, Scozia
- Klinik St. Irmingard, Prien, Germania
- Ospedale V. Buzzi, Milano, Italia
- Presidio Ospedaliero, Padova, Italia
A questi si aggiungeranno tra breve altre strutture ad Atene (Grecia),
Budapest (Ungheria), Dublino (Irlanda) e Amburgo (Germania).
Nella Dichiarazione di Budapest sono stati definiti anche i criteri che devono
essere rispettati dagli ospedali che vogliono acquisire e/o mantenere lo status di
ospedale modello.
Il Dr. Carlo Favaretti, Direttore Sanitario, ha preso parte al secondo business
meeting dell'INHPH, tenutosi a Barcellona (Spagna) il 29/9/1991.
Il meeting si è svolto nell'ambito del Simposio Annuale delle Città Sane, il
progetto di nuova sanità pubblica cui aderisce anche il Comune di Padova.
Il meeting di Barcellona è stato particolarmente importante perché ha stabilito
49
operativamente che il programma Ospedali e Promozione della Salute sia
agganciato al Progetto Città Sane, come uno dei cosiddetti Multi-Cities Action
Plan.
Nel corso del meeting si sono discussi gli aspetti operativi dell'applicazione
della Dichiarazione di Budapest, con particolare riferimento ai criteri che devono
essere soddisfatti per partecipare al progetto come ospedale modello.
Tali criteri sono i seguenti:
1. Criteri generali
1.1. Accettazione dei principi dichiarati nella 'Carta di Ottava per la
Promozione della Salute"
1.2. Accettazione del documento "Finalità ed obiettivi della partecipazione
degli Ospedali Modello all'International Network of Health Promoting Hospitals".
2. Criteri specifici
2.1. Adesione al progetto come ospedale modello, attraverso atti formali
dell'Amministrazione, successivamente trasmessi all'Organizzazione Mondiale
della Sanità ed al Coordinatore Internazionale del Progetto.
2.2.1. Manifestazione della volontà di cooperare al progetto, assicurando un
finanziamento per consentire in modo adeguato la pianificazione, la consulenza, la
documentazione, il monitoraggio e la valutazione (tali funzioni possono essere
anche affidate ad una istituzione esterna, nel caso in cui la struttura non intenda
svolgerle in proprio).
2.2.2. Valutazione annuale della progressione del progetto.
2.3. Volontà di sviluppare strutture e processi organizzativi appropriati,
supportati dal coordinamento del progetto e finalizzati al raggiungimento degli
obiettivi dell'Ospedale orientato alla Promozione della Salute.
2.4.1. Istituzione di un Comitato Tecnico, in cui siano inseriti rappresentanti
dell'Ospedale e del nucleo o dell'istituzione incaricati delle funzioni di cui al
punto 2.2.1.
2.4.2. Nomina di un Coordinatore del Progetto, che faccia parte del Comitato
Tecnico.
2.5. Identificazione del personale e delle risorse finanziarie necessarie, sulla
scorta del parere del Comitato Tecnico.
2.6 Capacità di sviluppare almeno cinque progetti innovativi di promozione
della salute, relativi all'Ospedale, al personale che vi lavora ed alla popolazione
servita, con identificazione di finalità, obiettivi generali e gruppi bersaglio per
ciascun progetto. I progetti dovrebbero essere complementari con le iniziative di
promozione della salute svolte nell'assistenza sanitaria primaria.
2.7. Volontà di sviluppare una discussione pubblica sui problemi della
promozione della salute e sulle possibili attività promozionali all'interno
dell'Ospedale attraverso un bollettino interno e presentazioni pubbliche in
Ospedale.
2.8. Fornitura di informazioni valutative almeno annuali al Comitato Tecnico,
alla Sovrintendenza Sanitaria, ai lavoratori, al pubblico ed agli eventuali
finanziatori, ad altre organizzazioni locali, nazionali ed internazionali inclusa
l'OMS ed il Coordinatore Europeo del Progetto.
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2.9. Scambio di esperienze con altri ospedali, con la rete europea degli
ospedali, e con un'eventuale rete nazionale.
2.10. Legame del Progetto Ospedale e Promozione della Salute con
programmi locali, specialmente con quelli del Progetto Città Sane.
2.11. Assicurazione che l'adesione al progetto durerà 5 anni.
L'AMMINISTRATORE STRAORDINARIO AVV. GIULIO OLIVI
- vista la relazione del Sovrintendente Sanitario;
- ritenuto di dover adottare in merito i provvedimenti necessari;
- vista la deliberazione del Comitato di Gestione n. 208 del 23/1/1991 (Prot.
CO.RE.CO. n. 7200 del 7/2/1991, esecutiva);
- accertato che la struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare
istruttoria della pratica anche in ordine alla compatibilità con la vigente
legislazione nazionale e regionale;
- acquisito il parere favorevole dei tre Coordinatori Sanitario, Amministrativo
e Sociale per quanto di rispettiva competenza;
- in base ai poteri conferitigli dalla L. 4/4/1991 n. 111;
DELIBERA
1. di confermare l'adesione del Presidio Ospedaliero dell'ULSS n. 21
all'International Network of Health Promoting Hospitals (INHPH) come Ospedale
Modello dichiarando di accettare i principi della "Carta di Ottawa per la
Promozione della Salute" e del documento "Finalità ed Obiettivi della
Partecipazione degli Ospedali Modello all'INHPH";
2. di accettare in particolare i criteri specifici, riportati in premessa, che
devono essere rispettati per acquisire e mantenere lo status di ospedale modello,
precisando quanto segue:
2.1. il presente atto costituisce l'adesione formale al progetto in questione;
2.2.1. le funzioni di pianificazione, consulenza, documentazione,
monitoraggio e valutazione sono affidate al Dipartimento di Epidemiologia
Ospedaliera che si potrà avvalere di tutte le strutture ospedaliere ed universitarie,
ai sensi della vigente convenzione Regione-Università e ULSS n. 21 - Università;
2.2.2. il citato Dipartimento produrrà annualmente una valutazione della
progressione del progetto;
2.3. sulla scorta delle indicazioni del Comitato Tecnico di cui al successivo
punto 2.4.1., saranno sviluppati strutture e processi organizzativi appropriati al
raggiungimento degli obiettivi del Progetto;
2.4.1. è istituito un Comitato Tecnico per la gestione del progetto, così
composto:
Prof. Luigi Diana, Sovrintendente Sanitario;
Dr. Carlo Favaretti. Direttore Sanitario;
Dr. Adriano Marcolongo, Vice Direttore Sanitario;
Prof. Bruno Paccagnella, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia
Ospedaliera;
Dr. Giovanni Pilati, Responsabile del Presidio Poliambulatoriale e del Centro
di Educazione alla Salute;
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Dr. Proc. Gianfranco Parolin, Responsabile Ufficio Rapporti con il Pubblico;
Dr. Mario Cerulli, Coordinatore Sociale;
Dr. Raffaele Polato, Aiuto Corresponsabile, Dipartimento Medicina
Preventiva dei Lavoratori Ospedalieri.
2.4.2. il Dr. Carlo Favaretti, Direttore Sanitario, coadiuvato dal Dr. Adriano
Marcolongo, Vice Direttore Sanitario, è incaricato di svolgere le funzioni di
Coordinatore del Progetto;
2.5. il Comitato Tecnico ha il compito di elaborare proposte per identificare il
personale da coinvolgere e le risorse finanziarie da impiegare per raggiungere gli
obiettivi del Progetto;
2.6. il Comitato Tecnico ha altresì il compito di sviluppare almeno 5 progetti
di promozione della salute secondo i principi stabiliti dall'OMS;
2.7. il bollettino dell'ULSS n. 21 è reso disponibile per la diffusione delle
informazioni sul Progetto ed il Comitato Tecnico ha mandato di impostare la
complessiva strategia comunicativa di coinvolgimento del personale e della
comunità;
2.8. il Coordinatore del Progetto è incaricato della diffusione delle
informazioni valutative secondo gli indirizzi riportati in premessa;
2.9. il Dr. Carlo Favaretti ed il Dr. Adriano Marcolongo sono incaricati di
mantenere i contatti internazionali con l'OMS ed il Coordinatore Internazionale
del Progetto;
2.10. viene confermato il legame del presente Progetto con quello denominato
"Città Sane" cui aderisce il Comune di Padova, precisando che il nominativo dei
sanitari di cui al precedente punto è stato comunicato al Sig. Sindaco di Padova,
con nota n. 11682 del 22/11/1991. ai fini della loro partecipazione anche al
Comitato Tecnico del Comune di Padova per lo sviluppo del Progetto Città Sane;
3. di trasmettere il presente atto all'Organizzazione Mondiale della Sanità Ufficio Regionale per l'Europa, al Coordinatore Internazionale del Progetto
Ospedali e Promozione della Salute, al Ministero della Sanità (Divisione Ospedali
ed Ufficio Relazioni Internazionali), alla Giunta Regionale del Veneto ed al
Sindaco di Padova;
4. di dare atto che il presente provvedimento non comporta impegni di spesa
dal momento che essi sono rinviati a successivi atti da adottare sulla scorta delle
proposte formulate dal Comitato Tecnico;
5. di rendere il presente provvedimento immediatamente esecutivo.
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