11 ottobre 2010 - Terminal Intermodale Mortara
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11 ottobre 2010 - Terminal Intermodale Mortara
www.ship2shore.it BULK Direttore Responsabile: Angelo Scorza Anno VII, N.38 - Genova, 11 Ottobre 2010 TERMINAL OPERATOR Un’altra kamsarmax per Gestion Maritime Diventano due le newbuildings in costruzione presso il cantiere sudcoreano Sungdong Nel momento in cui l’intero armamento italiano sembra fermo in attesa di capire in quale direzione muoversi, qualcuno nel Principato di Monaco coglie l’occasione per piazzare nuove commesse. Il soggetto in questione è la società Gestion Maritime presieduta dall’armatore Francesco Corrado che, secondo quanto riportano i broker internazionali (e confermano anche fonti della piazza monegasca), ha appena firmato con il cantiere sudcoreano Sungdong un altro ordine per una kamsarmax da 82.000 dwt. La stessa società aveva avviato la scorsa primavera (S2S n.15/2010) un programma di sviluppo che prevedeva per la prima volta una diversificazione rispetto al size tradizionale delle panamax (la flotta è composta da sette navi di portata compresa fra 64.000 e 77.000 tonnellate), con la firma di una commessa per una newbuilding presso lo stesso cantiere coreano. Nonostante l’accordo prevedesse un’opzione per una seconda nave gemella, formalmente la commessa appena firmata risulta essere un ordine nuovo e quindi diverso rispetto al precedente. Il prezzo pagato, secondo quanto riportano i broker, dovrebbe aggirarsi intorno ai 37 milioni di dollari, per cui leggermente superiore rispetto ai 35 milioni dello scorso mese di aprile, ma comunque interessante e in linea con l’andamento di mercato attuale. Il leggero rialzo dei prezzi per le nuove costruzioni sembra essere confermato anche dai 38 milioni di dollari pagati dalla compagnia armatoriale asiatica Sinokor Merchant Marine, che ha commissionato proprio in questi giorni a Sungdong Shipbuilding & Marine Engineering una coppia di bulkcarrier kamsarmax. Dall’inizio dell’anno ad oggi solo in questo cantiere sudcoreano sono state ordinate 26 navi portarinfuse di questo size da 82.000 dwt. TOP THREE Gli articoli più letti della settimana scorsa 1°- MSC stravolge gli equilibri societari sulle banchine italiane 2°- Nasce a Genova un nuovo consorzio di riparatori 3°- Grande suspence alla notte genovese degli ‘Oscar’ dello Shipping 2010 Una veduta aerea del cantiere sudcoreano Sungdong www.ship2shore.it Pu non avendo conferme dirette dalla società, che preferisce rimanere dietro le quinte per lavorare con tranquillità, sembra che la scelta di Gestion Maritime di tornare a commissionare un’altra nave sia stata dettata dalla necessità di aumentare la propria offerta di stiva per il 2012 (anno in cui sono previste le consegne delle nuove costruzioni), alla luce di accordi di lungo periodo già raggiunti con primari caricatori internazionali. Nicola Capuzzo www.ship2shore.it 2 CANTIERI Lunedì 11 Ottobre 2010 Dichiarato il fallimento del Cantiere Navale di Pesaro Ge Capital Interbanca non accetta la vendita della prima newbuilding; secondo Synergas l’asta è regolare Un altro cantiere navale italiano è costretto a chiudere. Il tribunale di Pesaro nei giorni scorsi ha emesso la sentenza con la quale ha dichiarato fallita la Cantiere Navale di Pesaro Spa, controllata dalla famiglia Careri, nota anche per altre iniziative imprenditoriali in ambito armatoriale e ferroviario. Dopo diversi mesi di promesse rimaste vane, le vicende relative al cantiere marchigiano hanno subito un’improvvisa accelerata soprattutto su iniziativa della Ge Capital Interbanca, una delle aziende che hanno presentato istanza di fallimento. Nella sentenza emessa dal Tribunale viene indicato un ammontare del debito nei confronti dei creditori (fra i quali figurano anche i 49 dipendenti ed altri fornitori) pari a 24 milioni di euro. L’istituto finanziario aveva concesso al cantiere un finanziamento complessivo pari a 17,5 milioni di euro per costruire la prima di due navi etileniere commissionate dalla società armatoriale italiana Synergas (joint venture tra CaFiMa e Marco Polo Seatrade B.V.). Tra fine 2008 ed inizio 2009 le cose hanno iniziato a complicarsi per il cantiere che, accumulando sempre più ritardi sui tempi di costruzione, non è riuscito a rispettare la data di consegna prevista innescando la cancellazione della commessa da parte del committente (S2S n.46/2009). Da quel momento la situazione è andata progressivamente peggiorando fino a quando, la scorsa primavera, la Cantiere Navale di Pesaro Spa è stata posta in liquidazione. Nonostante sembrasse che durante l’estate dovessero arrivare nuovi soci o investitori intenzionati a rilanciare il cantiere, la situazione si è protratta fino ad oggi con un colpo di scena che ha preso in controtempo proprio Ge Capital, che aveva un’ipoteca di primo grado sulla prima nave in costruzione. “La stessa Synergas a febbraio aveva concesso al cantiere la possibilità di utilizzare un deposito cauzionale da 9 milioni di dollari in cambio dell’iscrizione di un’ipoteca di secondo grado a proprio favore” spiega Gianpaolo Alessandro, responsabile Il fumaiolo di una nave di Synergas dell’ufficio legale di Ge Capital Interbanca. “Forte di questo titolo la società armatoriale veneziana ha tentato di acquistare all’asta la nave, completata ormai quasi al 90%, al prezzo di 6 milioni di dollari contro un valore di mercato attuale di almeno 30 milioni”. Il valore della commessa originariamente firmata da Synergas con il cantiere marchigiano era di 45 milioni di dollari per ogni nave. “Ci siamo opposti a questa procedura ritenendola poco trasparente – prosegue Alessandro – perché è fondata su una perizia della stessa Synergas che poneva la base d’asta a 6 milioni di dollari. Se questa operazione (resa possibile dal diritto polacco che contempla una procedura semplificata di Motia vende Payal Secondo quanto riportano diversi broker internazionali, la compagnia armatoriale veneziana Motia di Navigazione avrebbe appena venduto la nave cisterna Payal per un prezzo vicino ai 30 milioni di dollari. L’unità in questione, una products chemical tanker da 37.159 tonnellate di portata lorda consegnata dal cantiere coreano Hyundai Mipo Dockyard nel 2007, era stata acquistata dalla shipping company italiana nei primi mesi del 2008, per una cifra appena superiore ai 50 milioni di dollari. vendita all’asta) fosse andata in porto, la nave in costruzione sarebbe passata di proprietà e tutti i creditori non si sarebbero più potuti rivalere sul bene per i propri crediti”. Da qui l’urgenza per l’istituto di credito di arrivare in tempi rapidi ad una sentenza di fallimento che fa esplicito riferimento al diritto internazionale e ha dichiarato sospeso ogni provvedimento esecutivo che interessi beni facenti capo al Cantiere Navale di Pesaro. L’ambito di applicazione di questa sentenza deve andare oltreconfine perché la nave si trova materialmente a Danzica, in Polonia, dove il cantiere marchigiano aveva subappaltato la costruzione materiale dello scafo. Synergas, da parte sua, “conferma di aver partecipato all’asta giudiziaria tenutasi in Polonia risultando legittima aggiudicataria della nave in costruzione presso il Cantiere di Danzica”. In una nota la società armatoriale aggiunge che “ha intenzione di completare la costruzione della nave mantenendo i previsti programmi di impiego”. Dopo la sentenza emessa dal tribunale di Pesaro, si aprirà ora un nuovo, lungo capitolo affidato al curatore fallimentare Giorgio Gragnola (un commercialista di Fano) che, in occasione della prossima udienza fissata per il 12 gennaio 2011, dovrà esaminare bilanci e stato patrimoniale dell’azienda per individuare la strada migliore per la liquidazione dei passivi. Anche la seconda nave, che faceva parte della commessa originaria e per la quale Unicredit aveva concesso un finanziamento al cantiere da 18 milioni di euro, è stata cancellata da Synergas ma praticamente la sua costruzione non è mai iniziata. Nel corso della passata primavera, la famiglia Careri ha venduto a Deiulemar il proprio 40% nella joint venture Dilca Srl che le due società avevano costituito nel 2008 divenendo proprietaria di due LPG Tanker (Eleonora Lembo e Margherita Iuliano), costruite nel 2007 proprio presso il Cantiere Navale di Pesaro. Nicola Capuzzo I cantieri navali di Pesaro www.ship2shore.it 3 FERRY GNV cede alle lusinghe di Aponte? Tre navi di SNAV offerte per acquisire il controllo della società genovese GNV è contesa da Moby e SNAV Pian piano si stringe il cerchio intorno a GNV Grandi Navi Veloci. La società di traghetti genovese (ma con sede legale a Palermo), pesantemente esposta e ormai da tempo priva di una componente industriale nella sua compagine dopo l’addio definitivo di Aldo Grimaldi (S2S n. 24/2009), con il recente cambiamento di manico – la nomina di Roberto Martinoli a nuovo numero uno, a far data dallo scorso 1° agosto (S2S n. 27/2010) - sembra avere imboccato una rapida strada verso una nuova rivoluzione dell’assetto societario, che fa seguito a quello del 2006. In sostanza gli attuali azionisti, i fondi Investitori Associati (67%), Idea Capital (20,1%) e Charme (9,2%) – il resto del capitale (3,7%) è in mano al management – avrebbero alla fine acconsentito ad una lenta ma inesorabile fuoriuscita da un settore che ha dimostrato di non amarli mai troppo, tradendo le loro aspettative di successo, vuoi per la congiuntura sfavorevole vuoi per una obiettiva difficoltà ad entrare nei complessi meccanismi dello shipping. Per converso, citando una massima proprio di Aldo Grimaldi, che sostiene di avere dell’acqua salata nel sangue come tutti i membri delle famiglie di armatori, si potrebbe infatti anche dire che sono stati i Fondi incapaci a far rendere a dovere una creatura societaria bene architettata, almeno sulla carta. Quale sia stata l’evoluzione recente di GNV, il futuro prossimo, che potrebbe presto trasformarsi in presente, recita dell’ingresso di un nuovo armatore a tessere le fila della società, ormai maggiorenne (venne fondata nel 1991). Si sa da tempo dell’interessamento della Moby di Vincenzo Onorato, sollecitato dal sistema bancario, il quale però, malgrado una corte di lunga data, non sembra avere alla fine trovato la chiave di volta per arrivare al cuore degli investitori (Associati). Mentre a suonare la serenata giusta, fino a lusingare il venditore al punto da indurlo alla cessione, potrebbe essere Gianluigi Aponte, pronto a mettere in campo un’offerta che contempla il passaggio di proprietà di tre navi della flotta SNAV (esattamente le unità Toscana, Lazio e Sardegna), utili a rimpinguare una flotta ormai cristallizzata visto che le casse non permettono nuovi investimenti in naviglio. In cambio di questo tonnellaggio, non modernissimo ma collaudato, che sarebbe valutato ad un valore complessivo di circa 80 milioni di euro, il tycoon di MSC pretenderebbe di acquisire il controllo della società genovese – difficile pensare che Aponte, già solitamente restio a rilevare società non cresciute a sua immagine e somiglianza, rinunci a comandare - la cui guida ordinaria rimarrebbe peraltro affidata a Martinoli, manager stimato e gradito, per vari motivi, anche alla nuova proprietà. Queste sono, in sintesi, le voci che rimbalzano insistentemente da radiomercato, che addirittura pronostica una conclusione dell’affare in tempi relativamente rapidi, mentre le due parti direttamente interessate, da noi contattate, hanno preferito rilasciare il classico “No comment”, che invero non mette fuori gioco la nostra supposizione, anzi. Valutazioni economiche e quote azionarie oggetto della transizione possono non essere esattamente quelle ipotizzate, ma la pista esplorata sembra più che plausibile. Per certo GNV si sta guardando intorno, sta parlando con vari operatori, sia industriali che anche con fondi, allo scopo di finalizzare al più presto (entro novembre) e dunque sapere quali carte (navi) potersi giocare (impiegare) e su quali tavoli verdi (rotte) per la incipiente stagione 2011, la cui programmazione è quasi agli sgoccioli. Va notato che fonti vicine alle piazze finanziarie già la scorsa estate davano per certa un’alleanza tra la MSC ed il fondo AXA Private Equity con obiettivo planare proprio su GNV. E così, deposte le ambizioni di crescita tramite l’acquisizione di società terze all’epoca di Cassano si era parlato di mettere nel mirino la spagnola Trasmediterranea, l’ex-Tirrenia iberica, ora privatizzata, di cui da tempo il gigante Acciona intende sbarazzarsi - toccherebbe a GNV la parte della preda nella ‘savana’ del cabotaggio tricolore in cui (è periodo di siccità) l’acqua scarseggia e solo i più aggressivi sopravvivono. Angelo Scorza Lunedì 11 Ottobre 2010 www.ship2shore.it 4 FINANZA Lunedì 11 Ottobre 2010 CROCIERE L’armamento italiano incontra la finanza cinese Ellevi Shipping ‘presta’ la Vistamar I vertici di Confitarma hanno accolto a Roma i rappresentanti della Export Import Bank of China Confermare l’intesa di cooperazione tra la Confitarma e la Export Import Bank of China (EXIM) per lo sviluppo di futuri investimenti di armatori italiani in nuove costruzioni da commissionare a cantieri cinesi. la delegazione dell’armamento italiano guidata da Paolo d’Amico, Presidente della Confederazione Italiana Armatori, nel corso del quale è stato firmato l’accordo volto a facilitare l’instaurazione e lo sviluppo di relazioni di lungo termine Angelo D’Amato, Gennaro Fiore, Paolo D’Amico e Ruogu Li Con questo scopo si è tenuto a Roma, presso la sede di Confitarma, un incontro tra una folta delegazione cinese guidata da Li Ruogu, Presidente della Export Import Bank of China (Eximbank), e per promuovere la cooperazione tra Cina ed Italia nel settore dell’industria marittima e cantieristica. Exim si impegna a facilitare i contatti tra i principali cantieri cinesi e gli armatori associati a Confitarma che, a sua volta, favorirà i rapporti delle shipping company italiane con la banca cinese. “Quando nel gennaio 2008 fu firmato in Cina il primo importante accordo di cooperazione tra Confitarma ed Eximbank – ha affermato Paolo d’Amico – l’industria dello shipping e della cantieristica stava attraversando un momento di grande sviluppo. Da allora, a causa della crisi finanziaria ed economica che ha colpito tutto il mondo e soprattutto le economie dei paesi occidentali, lo scenario è molto cambiato. Sono quindi molto fiero che gli armatori italiani, nonostante il difficile periodo che stiamo vivendo, si impegnino a mantenere vivi i contatti con l’industria cantieristica cinese confermando la loro volontà di guardare oltre la crisi. Nell’attuale contesto economico tale accordo è molto importante perché prepara il terreno per una migliore futura cooperazione con la cantieristica cinese in vista di nuovi progetti armatoriali per lo sviluppo della nostra flotta”. Il Presidente della Exim ha partecipato all’incontro accompagnato da numerosi esponenti della banca e dal Vice Presidente della China Railways International, dal direttore del Dipartimento Finanze della China State Shipbuilding Corp., dal Presidente della China National Heavy Machinery Corp. e dal Vice Presidente della China Ship Trading Corp.. Il Presidente Paolo d’Amico ha guidato la delegazione Confitarma composta, oltre che da Gennaro Fiore, Direttore generale di Confitarma, dagli armatori Angelo D’Amato (Perseveranza), Valeria Novella (Ca.Li.Sa.), Francesca Romana Barbaro (PB Tankers), Salvatore Lauro e Vincenzo Bertucci (Gruppo Lauro), Gabriele Rosati d’Amico (Fr.li d’Amico Armatori), Mariano Caccioppoli (in rappresentanza del Gruppo Grimaldi). La francese Plein Cap, venduta la Adriana, riparte dal charter della nave di Ligabue e Visentini, che termina lo storico noleggio con i tedeschi di Plan Tours zincaf_55x11 Manca l’ufficializzazione da parte delle due controparti direttamente interessate, ma i broker internazionali danno per concluso l’affare. La Vistamar, elegante unità da crociera da 7.478 GT e da 299 passeggeri, una costruzione del 1989 quattro anni fa divenuta proprietà di Ellevi Shipping – la joint venture tra Ligabue Catering di Venezia e l’armatore Giovanni Visentini (Levantina Trasporti, S2S nn. 39 e 42/2006) - è stata noleggiata in long time charter, a far data dal gennaio 2011, dalla società francese Plein Cap. Quest’ultima si era appena disfatta della ben più antica nave di proprietà Adriana, che da fine ottobre tornerà a svolgere crociere con un inedito itinerario nei Caraibi sotto le insegne del suo nuovo ‘padrone’, l’inglese Tropicana Cruises Ltd (S2S n. 37/2010). In precedenza la Vistamar, nave molto gradita al mercato nordeuropeo, era stata a lungo tempo operativa sotto contratto con il tour operator tedesco Plan Tours, anche sotto la precedente proprietà di un gruppo alberghiero spagnolo. Si ignorano le motivazioni che hanno portato gli armatori italiani a terminare lo storico noleggio con i partner di Brema. 5-03-2009 14:30 SHIP REPAIR MECHANICS PIPEWORK STEELWORKS s i n ce 1 9 4 8 Molo Guardiano 16128 Genova (Porto) Tel. +39 010 2461131/32 - +39 010 2461217 Fax +39 010 2461037 e-mail: [email protected] www.zincaf.com Pag www.ship2shore.it 5 BUNKER Lunedì 11 Ottobre 2010 Il gruppo Cirilli di Ravenna punta 5 milioni ‘sul verde’ Doppia iniziativa di Petrokan: Secomar vara la bettolina Ronco mentre Ambiente Mare inaugura un innovativo impianto per la depurazione delle acque di sentina Secomar, società del gruppo Cirilli di Ravenna attiva nel bunkeraggio e nel ritiro di acque di lavaggio, accoglie in flotta la nuova bettolina Ronco, frutto di un investimento di oltre 4 milioni di euro. La nave cisterna, costruita dai cantieri Costruzioni Navali di Cremona con doppio scafo e capacità di 1.250 metri cubi, è stata recentemente battezzata nello scalo romagnolo alla presenza delle autorità locali ed entrerà ora nella flotta di Secomar affiancando le altre due bettoline Savio (1989, 749 mc) e Senio (1990) e le tre unità per la bonifica dell’inquinamento marino Secomar Due, Secomar Tre e Secomar Quattro. “La Ronco – spiega Fabrizio Lorenzetti, direttore di Secomar – andrà a sostituire la Assunta Ravenna, unità ormai datata (1966) che è stata venduta a demolitori esteri, e sarà operativa nel porto di Ravenna per il servizio di bunkeraggio e per il ritiro di rifiuti di sentina ed acque contenenti idrocarburi leggeri”. Le acque di lavaggio, contaminate da residui di carburante, verranno quindi raccolte nei nuovi impianti dello stabilimento di Ambiente Mare, altra società del gruppo che gestisce una struttura per la lavorazione dei rifiuti Manlio Cirilli, presidente di Petrokan affacciata sulle banchine di Ravenna: “Grazie ad un investimento di circa 800.000 euro – prosegue il manager – ci siamo dotati di 4 nuovi serbatoi capaci di lavorare i rifiuti separando gli idrocarburi e reimmettendo in mare la componente acquosa depurata. Siamo gli unici a poterlo fare in Adriatico”. L’impianto di Ambiente Mare occupa complessivamente una superficie di 9.000 metri quadrati e tratta circa 100.000 tonnellate all’anno tra rifiuti liquidi e fangosi, provenienti sia da attività portuali che industriali. Secomar (costituita nel 1986) ed Ambiente Mare sono entrambe controllate da Petrokan, società fondata nel 1957 a Ravenna dalla famiglia Cirilli, oggi attiva in diversi settori dell’attività portuale. Le altre entità che compongono la ‘galassia’ Cirilli – un fatturato complessivo che raggiunge i 50 milioni di euro e circa 100 dipendenti – sono Pk Dry Cargo, compagnia attiva nel trasporto marittimo di rinfuse secche con due unità di proprietà ed altre a noleggio, e Italterminal, terminalista portuale che opera nel Canale Piombone scaricando ed insaccando rinfuse secche e fertilizzanti. L’organigramma si conclude con Navenna, agenzia marittima specializzata anch’essa nel traffico di carichi secchi alla rinfusa. “Navenna – aggiunge Lorenzetti – ha lavorato per molto tempo con Enel nel settore petrolifero, ma oggi la compagnia pubblica non opera più nel nostro porto. Ci stiamo però attrezzando per l’ingresso in un settore per noi inedito: quello dei passeggeri. A partire dal prossimo anno, quando sarà pienamente operativo il nuovo terminal crociere di Ravenna (situato a Porto Corsini; S2S n.32/2010) Navenna rappresenterà infatti alcune delle compagnie crocieristiche che porteranno qua le loro navi”. Francesco Bottino L’ affaire Castalia I recenti fatti di cronaca ‘chiamano’ anche una domanda su Castalia Ecolmar, consorzio creato nel 1986 dai principali armatori ed operatori marittimi italiani – tra cui Secomar – per intervenire in caso di danni ambientali marini in prossimità delle coste della penisola. La convenzione con il governo per svolgere questo servizio è scaduta lo scorso 5 ottobre e, attualmente, la possibilità di un rinnovo pare quantomeno complicata. Lorenzetti ricostruisce la situazione: “Castalia operava dall’inizio dell’anno (quando era stata sospesa la convenzione ottenuta tramite gara nel 2005, ndr) in forza ad un contratto privato con il Governo, in attesa che venisse preparata una nuova gara. Il bando è uscito a febbraio, ma nel capitolato il Ministero dell’Ambiente richiedeva servizi molto superiori rispetto al passato e navi con equipaggiamenti ad oggi inesistenti, almeno nella flotta italiana, a fronte di un corrispettivo che, nella migliore delle ipotesi, non sarebbe neanche bastato a sostenere la costruzione di eventuali nuove unità corrispondenti ai parametri indicati”. Una situazione insostenibile, per Castalia come per chiunque altro: il 9 settembre scorso, data individuata per l’apertura delle buste con le offerte, di buste da aprire non ce n’era neanche una. “Abbiamo fatto presente al Governo che le richieste erano irricevibili ed ora siamo in attesa di un nuovo bando (che dovrebbe essere pubblicato entro il 25 ottobre, ndr), ma se non ci saranno modifiche sostanziali sarà molto difficile sbloccare la situazione”. Per evitare di lasciare ‘scoperte’ troppo a lungo le coste italiane, il Ministero “sta valutando la proroga del contratto ponte. Ma – conclude Lorenzetti – anche ammesso che questa sia una soluzione legalmente percorribile, rimanderebbe solo il problema senza risolverlo”. www.ship2shore.it 6 AUTOMOTIVE Wallenius Wilhelmsen cerca casa nel Mediterraneo Oltre al nuovo ufficio di Savona si lavora al progetto di un terminal portuale dedicato Un grande player internazionale del trasporto marittimo di auto e veicoli mette radici in Italia. Si tratta del colosso svedese Wallenius Wilhelmsen, che ha appena celebrato l’apertura a Savona del nuovo centro direzionale per il Mediterraneo in occasione del V Meeting degli agenti marittimi rappresentanti per la compagnia nei porti del sud Europa e del Nord Africa. madre svedese, sembra dunque essere solo un primo step che rientra in un più ampio progetto di sviluppo nell’area del Mediterraneo e in Italia. “Savona è stata scelta come base per la sua vicinanza geografica al nostro cliente Fiat e per l’accessibilità via strada agli stabilimenti della casa automobilistica torinese. Attualmente le nostre navi scalano regolarmente i porti di Livorno, Genova “La sede sarà materialmente nella palazzina Sviluppo Italia dell’Autorità Portuale di Savona” spiega Luca Barbera, direttore della neonata Wallenius Wilhelmsen Italia, precisando che “l’ufficio avrà funzioni di controllo dell’operatività nei 32 porti toccati dalle navi del gruppo nel Mediterraneo e seguirà da vicino i futuri progetti d’investimento sul versante terminalistico. Al momento le funzioni di agenzia marittima restano nelle mani dell’agenzia Modev, che da anni lavora per Wallenius Wilhelmsen”. Il nuovo presidio in Italia, controllato direttamente e al 100% dalla casa Voltri e Gioia Tauro; non escludo che un domani il porto di Savona possa aggiungersi al network di scali toccati dalle car carrier di Wallenius” prosegue Barbera, spiegando più in dettaglio le intenzioni future del Gruppo. “La nostra società controlla e gestisce direttamente cinque terminal portuali in giro per il mondo, mentre non ha ancora un presidio terminalistico nel Mediterraneo. Riteniamo che la crisi durerà ancora per diverso tempo, ma i suoi effetti si concluderanno nel 2013: per quella data si saranno sviluppati nuovi mercati e nuove rotte e noi vorremo farci trovare pronti”. Il processo di ricerca e valutazione delle possibili alternative è partito: “Posizionarsi in Nord Africa sarebbe interessante per le prospettive di sviluppo dell’economia locale, ma la merce che noi trasportiamo passa nel Mediterraneo per giungere al cuore dell’Europa, per cui inevitabilmente guardiamo al range portuale del sud Europa” aggiunge il direttore di Wallenius Wilhelmsen Italia. “Oggi, ad esempio, imbarchiamo i veicoli Fiat in esportazione dall’Italia nel porto belga di Zeebrugge, presso il quale gestiamo un terminal di nostra proprietà dove le macchine arrivano dal Nord Italia via strada. Un domani, coerentemente con le strategie del Gruppo che guardano attentamente al tema dell’ecologia, l’obiettivo sarebbe quello di imbarcare i veicoli in un terminal più vicino agli stabilimenti di produzione”. Nei porti di Livorno, Genova e Gioia Tauro arrivano invece auto e veicoli commerciali prodotti in estremo oriente dalle case automobilistiche giapponesi, coreane e cinesi. L’Italia sembra essere dunque in competizione prevalentemente con la Spagna “dove viene riconosciuto alle nostre navi uno sconto del 3% per ogni toccata sulle tariffe portuali, grazie alle certificazioni che la nostra flotta può vantare in tema di rispetto ambientale”. Questo aspetto, riconducibile all’interesse di un porto nel voler investire in un terminal ‘green’, verrà tenuto attentamente in considerazione dai vertici del Gruppo svedese, che hanno fatto dell’ecologia la propria filosofia di condotta aziendale. Nel corso del meeting degli agenti Wallenius Wilhelmsen tenutosi a Savona si è discusso prevalentemente delle iniziative rivolte alla riduzione dei costi operativi, argomento must del 2010 per ogni azienda, ma anche di strategie di sviluppo e riduzione dei costi sulla base di un impegno per la salvaguardia dell’ambiente. Nicola Capuzzo Lunedì 11 Ottobre 2010 www.ship2shore.it 7 OBITUARY Ultimo saluto all’Ingegnere dello shipping italiano Se n’è andato Giuseppe d’Amico, titolare della Fratelli d’Amico Armatori di Roma, impegnato in quasi 80 anni di carriera armatoriale ai massimi livelli All’età di 97 anni è mancato, evoluto. Lo stesso rispetto di morte naturale, l’armatore che nutriva per la flotta Giuseppe d’Amico, lo aveva per il personale, di origine salernitana, che non considerava capostipite dell’omonimo ‘dipendente’ ma fatto di gruppo fondato insieme ‘collaboratori’, una sorta di al padre Massimino Ciro famiglia allargata”. (importatore di legname) a Da un anno, metà anni ’30 (e poi scisso comprensibilmente vista in due distinte compagnie di la veneranda età raggiunta, navigazione). aveva allentato il suo Il ricordo, da tutti condiviso, impegno; l’ultima visita in è quello di un uomo di forte azienda l’aveva compiuta ingegno e di grandi ‘visioni’ quest’estate, ed anche sul futuro dell’industria allora non aveva mancato Giuseppe d’Amico dello shipping. Si deve il solito giro per tutti gli proprio a lui l’aver uffici: “parlava con tutti, intuito l’importanza dello sviluppo delle si preoccupava del benessere dei suoi telecomunicazioni e la conseguente idea di marittimi e del personale di terra, per i far costruire la posacavi Salernum presso quali aveva sempre un pensiero affettuoso, il cantiere Navalmeccanica di Castellamare insomma non era certo un imprenditore di di Stabia. quelli che spremono le risorse umane senza Primo di nove fratelli e sorelle - Vittorio, tra i sette maschi, fu l’ultimo ad andarsene quattro anni fa – ha speso trequarti di secolo lavorando alacremente. Laureato in ingegneria navale, era sempre affascinato dallo sviluppo della tecnica e si può considerare, a ragione, un armatore ‘vero’, sul campo, di quelli ormai in via di “La sua scomparsa è motivo di grande estinzione. Tra le sue prerogative, il controllo tristezza per tutto lo shipping italiano; con quasi maniacale dei dettagli; sapeva tutto, lui se ne va uno dei grandi protagonisti leggeva molto ed era sempre informato di dell’industria armatoriale italiana, quanto accadeva nello shipping. Questo rappresentante di una generazione lo aiutava a prendere decisioni, insieme di imprenditori validi e coraggiosi al suo fidato top management, cui sempre nell’intraprendere nuove iniziative ed partecipava in prima persona. “Come lui investimenti” afferma Paolo d’Amico, ne sono rimasti davvero pochi; andava a Presidente di Confitarma e nipote del bordo, si interessava della nave, insomma defunto armatore. “Mio zio Giuseppe è l’armamento ce l’aveva proprio nel rimasto fino all’ultimo alla guida della sangue!” raccontano i suoi collaboratori Fratelli d’Amico Armatori di cui era più stretti. “Voleva sempre operare naviglio Presidente ed Amministratore Delegato, all’avanguardia e tecnologicamente pudore…” Dotato di una propria interiore elevata religiosità, era personaggio assai schivo, non amava la ribalta e rifiutava sistematicamente le interviste, in breve lasciava parlare i fatti, che oggi recitano di una flotta aziendale in piena salute. Non amava granché la vita associativa – la partecipazione in Confitarma era delegata ai manager - ma non certo per snobismo, solo preferiva dedicarsi al 100% alla propria azienda. La sua successione è assicurata dalla terza generazione, quella dei trentenni, i nipoti guidati da Gabriele Rosati d’Amico, 38 enne vicepresidente dei Giovani Armatori, dall’Avv. Carlo Galdo, figlio di una delle sue sorelle, responsabile legale e vicepresidente, dal top management, il General Manager Carlo Cameli, membro di una famiglia da sempre molto vicina a quella dei d’Amico. Il ricordo del Presidente di Confitarma (nonchè nipote) con lui la società ha superato momenti difficili grazie alla sua capacità di saper comprendere le trasformazioni dettate dal mercato e dalle diverse situazioni congiunturali che si sono alternate nel corso della sua lunga vita. Nonostante l’età avanzata, aveva mantenuto il carattere e la vivacità di sempre. Mancherà anche a chi, pur senza averlo conosciuto, conosceva coraggio e valore di questo imprenditore del mare che ha saputo trasmettere agli eredi l’amore per la sua grande azienda”. Lunedì 11 Ottobre 2010 Sette fratelli per due società La Fratelli d’Amico Armatori nasce agli inizi degli anni ‘30 ad opera di Massimino Ciro d’Amico e del figlio Giuseppe con funzione marginale rispetto alla principale attività di famiglia: importazione e commercio di legname. Successivamente si fa strada la consapevolezza che disporre di una propria flotta avrebbe significato l’affrancamento nel trasporto di legname da Yugoslavia e Mar Nero e quando arrivano le prime navi all’azienda gradualmente si uniscono i sei fratelli maschi di Giuseppe (altre due sorelle non saranno mai attive nell’impresa di famiglia). Durante la campagna d’Albania la Fratelli d’Amico rifornisce le milizie e foraggio per gli animali, ma la seconda guerra mondiale ne decima la flotta che rimane con sole due unità. Nel 1947 il Piano Marshall le assegna 2 navi Liberty con cui rilancia l’attività armatoriale, continuando il commercio del legname. L’ordine ai Cantieri Breda di Marghera di 2 motonavi da 5.000 dwt segna l’inizio di una linea merci dall’Italia al Mediterraneo orientale, mentre la flotta cresce acquistando navi liberty, fino a possederne 20. Ad inizio anni ‘50 i sette fratelli decidono consensualmente di dar vita a due distinte società: Giuseppe, Oronzo, Vittorio e Carlo continuano ad operare come Fratelli d’Amico Armatori, che ordina ai Cantieri Riuniti dell’Adriatico 2 turbocisterne supertankers; Ciro, Salvatore ed Antonio costituiscono la d’Amico Società di Navigazione. Lo sviluppo maggiore arriva negli anni ’50 e ‘60: le agevolazioni finanziarie delle leggi Tambroni e Cappa consentono di costruire 8 navi frigorifere e 6 bulkcarrier a Italcantieri e Cantieri del Tirreno, finchè la grande crisi degli anni ‘70 costringe Fratelli d’Amico Armatori a ridimensionare la flotta di carico reefer e secco, peraltro sviluppandosi in altra direzione, con l’acquisto delle cisterne Aframax della Almare, che faceva capo alla statale Finmare. Da quel momento si sviluppa una expertise settoriale tuttora perdurante con un programma di 7 moderne tanker (di cui 2 LRII costruite a Mitsui Engineering Shipyards) consegnate tra 2003 e 2009. Un secondo programma avviato lo stesso anno con la consegna della Mare Doricum, prima di 4 Suezmax ordinate ai cantieri Samsung Heavy Industry, terminerà nel 2012 portando la flotta a 12 navi di proprietà. www.ship2shore.it 8 BULK Lunedì 11 Ottobre 2010 BULK Una Capesize da record per RBD Armatori Lošinjplov torna ad ordinare Consegnata dai cantieri Shanghai Waigaoqiao l’ultima newbuilding che porterà il nome del presidente della compagnia napoletana Grazia Bottiglieri È stata consegnata nei giorni scorsi alla società armatoriale RBD Armatori la Cavaliere Grazia Bottiglieri, una bulkcarrier capesize da 180.000 dwt che godrà del primato come più grande nave da carico della Marina Mercantile Italiana. A questa unità, costruita presso i cantieri Shanghai Waigaoqiao, è stato dedicato il nome del Presidente Cavaliere del Lavoro Grazia Bottiglieri Rizzo, madrina della nave. Durante i discorsi ufficiali, il Presidente del cantiere Mr. Chen Minjun ha espresso grande soddisfazione per gli eccellenti rapporti tra RBD Armatori e i Cantieri Shanghai Waigaoqiao, che fanno prevedere ulteriori sviluppi futuri. L’Amministratore Delegato e Direttore Generale Giuseppe Mauro Rizzo ha ricordato le tappe dell’importante crescita della compagnia RBD Armatori, che in soli 12 mesi ha portato alla flotta già 12 navi di ultima generazione, a metà di un progetto che entro il 2012 si completerà con 20 nuove costruzioni stabilendo un primato che non è da meno rispetto al primato di crescita di tante realtà industriali cinesi. “La fiducia ben riposta nella crescita e nello sviluppo infrastrutturale dei paesi dell’area del BRIC e in particolare di Cina e India – ha affermato l’Ing. Rizzo – si è confermata vincente. Essa ha ispirato una strategia di sviluppo diversificato della nostra flotta, da noi confermata nella sua totalità e con successo, nonostante gli ultimi 2 anni siano stati particolarmente difficili per l’economia del mondo”. Il presidente del gruppo, Grazia Bottiglieri Rizzo, ha espresso la sua grande fiducia personale e quella del board della RBD nel gruppo cantieristico cinese, facendo riferimento ai valori di elevata professionalità e di antica tradizione che sono alla base di questo ottimo rapporto. Nel suo discorso, Grazia Bottiglieri Rizzo ha parlato dell’importanza delle antiche relazioni culturali tra Cina e Italia, evidenziate anche dall’Expo di Shanghai 2010, un evento straordinario, che ha coinciso con le attività di sviluppo della flotta RBD. La cerimonia di consegna svoltasi secondo i canoni classici previsti dalla lunga tradizione della compagnia armatrice italiana, alla presenza delle autorità tra le quali il Commissario Straordinario Beniamino Quintieri, il Direttore del Padiglione Italiano Expo Ernesto Miraglia, e degli ospiti intervenuti dall’Italia, si è conclusa con il pranzo augurale al Dongjiao State Guest House di Shanghai. Con questa unità la RBD Armatori si situa ai vertici europei delle compagnie armatoriali per il trasporto delle merci alla rinfusa, con una capacità di stiva della flotta di proprietà di oltre 1.700.000 tonnellate di portata lorda che diverranno circa 3.000.000 a completamento del programma di costruzioni. A queste navi si aggiungono altre 50 unità mediamente operate a noleggio, che generano un fatturato annuo medio di oltre 400 milioni di Euro. concentrandosi sul dry cargo Per l’armatore di Lussinpiccolo una nuova rinfusiera commissionata in Cina con opzione per la seconda Venduta anche l’ultima delle 4 con-ro di 3. Maj Rijeka (Croazia) – Confermando i piani che avevamo anticipato (S2S n. 15/2010), la storica compagnia di navigazione Lošinjska plovidba (Lošinjplov) di Lussinpiccolo è tornata sul mercato dopo due anni di assenza accaparrandosi una newbuilding in Cina ed opzionandone un’altra, come ci rivela l’amministratore delegato dell’omonima holding, il cap. Marinko Dumanić. “Si tratta di una rinfusiera da 57.000 dwt in costruzione in un cantiere di Shanghai, dotata di 5 gru da 36 tonnellate ciascuna, la cui consegna è prevista per settembre 2011. Per quanto riguarda la gemella opzionata, al momento stiamo ancora trattando gli aspetti finanziari”. Il Cap. Marinko Dumanić Prezzo top secret, per accordi con il cantiere, ma i bene informati stimano che sia di poco inferiore ai 30 milioni di dollari. Alcuni mesi fa Lošinjplov aveva ceduto ad un operatore turco l’ultima delle 4 ro-ro portacontainer gemelle consegnate dal cantiere quarnerino 3. Maj entro la prima metà degli anni ’80 – la Rijeka (4,000 dwt, 347 TEU, del 1984) – per concentrarsi sul dry bulk. Le due nuove navi saranno così le ammiraglie in una flotta composta da 7 rinfusiere tra 28,467 e 42,609 dwt e impiegata in long time charter o spot gestito direttamente dalla compagnia. La Rijeka subito prima della partenza definitiva M.A.B. 9 www.ship2shore.it Lunedì 11 Ottobre 2010 EVENTI Grimaldi lancia tre nuovi servizi sulle rotte di Schumpeter Alla XIV Euromed Convention annunciati due collegamenti di short sea e uno di deep sea Patrasso (Grecia) – Le novità principali riguardanti il Gruppo Grimaldi Napoli sono arrivate in coda alla prima sessione della XIV Euromed Convention, organizzata a Patrasso a bordo della nuovissima Cruise Olympia, ma, svelate direttamente dall’armatore Manuel Grimaldi, non hanno deluso le aspettative, confermando la costante intraprendenza – testimoniata anche da risultati e numeri – del colosso armatoriale partenopeo. “Approfitto di questa occasione” ha concluso la propria prolusione Grimaldi “annunciando l’avvio di tre nuovi servizi”. Il più innovativo è quello di deep sea: “Questa settimana partirà il nuovo collegamento Mediterranean Express Service, pensato per integrare il nostro network di relazioni con la west coast africana, fino ad oggi servita da Regno Unito, Stati Uniti e Sud America, ma non ancora dal Mare Nostrum”. La linea sarà operata da alcune delle nuove unità con-ro multipurpose (capaci di trasportare 800 containers e dotate di 2.500 metri lineari di garage) prodotte in Croazia (Uljanik) e Corea (Hyundai Mipo) e nel Mediterraneo toccherà sicuramente i porti di Genova, Marsiglia, Barcellona e Valencia, mentre in Africa scalerà quantomeno Dakar e Lagos. Novità però anche in ambito di Short Sea Services: “La relazione fra Livorno e Valencia, oggi settimanale e solo cargo, sarà potenziata con l’inserimento del ro-pax Ikarus Palace e prolungata fino a Tangeri, per rispondere alla crescente esigenza di mobilità fra Marocco e sud Europa”. Sempre Livorno, come anticipato da Ship2Shore (n.35/2010), protagonista dell’ultima nuova tratta: “Il Tommaso Affinita, Manuel Grimaldi e Luciano Canepa collegamento Livorno – Catania – Malta unirà direttamente il porto toscano a Sicilia e Malta e, di qui, alla Grecia via Patrasso e alla Libia”. Ancora allo stato di ambizione, ancorché pubblicamente ammessa, una rotta fra alto Adriatico e Sicilia orientale, “per la quale non so se vi siano abbastanza volumi finché vi opererà Tirrenia”. Nella parte iniziale del meeting l’armatore, visibilmente toccato per l’emozione di svolgere la prima Euromed Convention dopo la morte del padre Guido (S2S n.34/2010), aveva esordito riallacciandosi all’edizione dell’anno scorso, con il riferimento alle teorie del “ciclo della distruzione creativa” dell’economista Joseph Schumpeter, a proposito della necessità di rottamare le navi più anziane: “L’eliminazione di unità inefficienti è necessaria per aiutare lo sviluppo economico portato dalle compagnie più innovative, grazie alla liberazione di risorse che sarebbe un errore utilizzare per tenere artificialmente in vita società improduttive”. Citando il percorso intrapreso dal suo Gruppo – la cui flotta ha un’età media inferiore ai 10 anni, contro gli oltre 20 della media delle flotte mondiali – Grimaldi, suggerendo un approccio normativo piuttosto che di incentivazione, ha spiegato i vantaggi in termini di economie di scala e di scopo dello scegliere unità più ‘pulite’ e capienti: “Sulla rotta fra Salerno e Valencia, ad esempio, dagli anni ottanta abbiamo ridotto del 70% le emissioni di CO2 e, a livello di Gruppo, quest’anno, a parità di carburante consumato, abbiamo segue a pag.10 www.ship2shore.it 10 Lunedì 11 Ottobre 2010 segue da pag.9 incrementato i volumi del 10%”. Dopo aver parzialmente criticato le previsioni IMO in materia di riduzione delle percentuali di zolfo nel carburante, ritenute controproducenti, l’ex presidente di ECSA (European Community Shipowners Association) ha concluso mostrando i frutti della propria strategia imprenditoriale, basata su “solidità finanziaria (rapporto capitale proprio/ indebitamento superiore alla media; finanziamento del 40% dei nuovi ordini con risorse proprie contro una media del 20%), investimenti selezionati, studio e promozione di nuove linee e ottimizzazione dei costi. Una ricetta che nell’annus horribilis dello shipping ci ha permesso di realizzare un profitto netto di circa 120 milioni di euro. In particolare un ottimo lavoro è stato condotto nel rilancio di Finnlines e risultati molto buoni sono stati conseguiti nel servizio Euromed. Minoan ha scontato il contesto recessivo in cui ha operato, realizzando numeri tuttavia migliori di quelli della concorrenza, mentre ACL, che non è stata in linea con le altre compagnie del gruppo, nel corso del 2010 è tornata ad essere profittevole”. In cauda venenum: “Non offriremo nulla per Tirrenia, perché non vale nulla. Peraltro chi la compra corre un grosso Prima del dibattito condotto da Alfons Guinier, segretario generale di ECSA, è intervenuto il presidente dell’Autorità Portuale di Salerno Andrea Annunziata, limitandosi, con una vena polemica più tipica nei dibattiti politici nostrani che in un incontro fra operatori di calibro internazionale, a ricordare ad Affinita come l’Ecobonus sia stata una misura promossa dal precedente Governo e non rifinanziata da quello attuale. Non casuale, infine, la presenza in platea di un altro presidente di Autorità Portuale, Paolo Piro, numero uno di Olbia e Porto Torres, giunto a Patrasso rischio: infatti gli armatori interessati non vogliono la compagnia, ma i sussidi statali. Che però sono illegali, ragion per cui ho già pronte le carte per un ricorso alla Corte di Gustizia Europea, ricorso che sono sicuro di vincere. Dopodiché il Governo avrà una buona giustificazione per rifiutarsi di versare gli aiuti, lasciando il compratore di Tirrenia con il cerino acceso in mano”. Prima di Grimaldi, Luciano Canepa, presidente dell’Autorità Portuale di Ancona (da cui Cruise Olympia è partita alla volta di Patrasso), ha sottolineato il ruolo dei porti nel processo di riduzione delle emissioni dovute al trasporto di merci, chiamando però in causa i governi in quanto responsabili della dotazione infrastrutturale e citando ad exemplum il caso di Ancona come scalo congestionato per l’assenza di adeguate modalità di entrata/uscita dal porto. Tommaso Affinita, direttore generale di RAM – Rete Autostrade Mediterranee, si è invece concentrato sui risultati ottenuti dall’Ecobonus, ricordando come l’Unione Europea stia vagliando l’ipotesi di elaborare uno schema simile per incentivare l’uso delle autostrade del mare e auspicando il rifinanziamento della misura da parte del Governo. per cercare di rimediare alla decisione di Grimaldi di interrompere il collegamento Civitavecchia – Porto Torres – Barcellona (S2S n.35, 26/2010): “Ho organizzato per i prossimi giorni un incontro con l’armatore e i rappresentanti della Regione. Ritengo ci sia la possibilità di trovare un punto di incontro per aiutare Grimaldi a mantenere la linea rendendola profittevole anche d’inverno e per non privare i sardi, già frustrati dall’indegno trattamento di Tirrenia, di un collegamento così importante”. Andrea Moizo www.ship2shore.it 11 INTERPORTi Lunedì 11 Ottobre 2010 Le ambizioni continentali del Gruppo Barletta Superato l’impasse per la realizzazione di ISE, la società casertana guarda alla Germania (due nuove piattaforme) e potenzia i branches ferroviari (Rail Italia e RSI) Marcianise – Maddaloni (Caserta) – La doppia collocazione geografica dell’articolo è una sintesi perfetta dell’evoluzione del progetto ISE - Interporto Sud Europa, colossale opera logistica pensata quasi vent’anni fa da Giuseppe Barletta, presidente dell’omonimo gruppo, a latere dello scalo merci RFI locale, uno dei più grandi d’Europa (circa 2 milioni di mq), e poi incappata in una complicata spirale di veti politico-giudiziari tali che oggi, sugli oltre 4 milioni di mq di superficie a disposizione, solo una parte, meno di un milione, è effettivamente stata edificata e utilizzata a scopo logistico-trasportistico. Come già raccontato (S2S n.1 e 4/2010), infatti, una controversia con Regione e Comune di Marcianise, su cui insiste circa metà dell’area, bloccò per lungo tempo lo sviluppo di ISE. Meno di un mese fa, tuttavia, la nuova giunta comunale ha adottato – non senza polemiche da parte della minoranza – un nuovo PUA (Piano Urbanistico Attuativo) propedeutico alla prosecuzione dei lavori (se non vi saranno altri intoppi giudiziari) anche nella parte riguardante Marcianise. Un’occasione per il Gruppo Barletta per fare il punto sulla situazione e annunciare numerose novità, sia per quanto riguarda l’Interporto che per le attività di corollario, ancorché primarie, quali quelle dell’impresa di trazione Rail De Biasio, Cangiano, Barletta e Berti Italia e quelle di costruzione di mezzi rotabili di Rail Services International (l’ex CostaRail acquisita nel 2008, S2S n.32/2008). “La nostra idea è creare un hub a servizio dei grandi imprenditori logistici in un punto strategico per l’Italia e l’Europa, dove si incrociano i traffici con il Far East e quelli con il nord Africa” ha spiegato Barletta, puntualizzando come ISE non abbia una vocazione immobiliare – “costruiamo capannoni solo laddove vi sia un cliente che li richieda e secondo le specifiche indicate, e non li vendiamo, ma li noleggiamo” (gli affari più recenti sono l’ingresso di MoviModa e l’ampliamento da 30.000 a 60.000 mq della superficie del corriere SDA, ma fra i clienti vi sono anche DHL, Ceva Logistics, il gruppo Dechatlon, che da qui serve tutto il sud Italia, e altri) – quanto piuttosto di gestore di un’area logistica. Tanto da aver previsto la realizzazione di svariati servizi all’uomo (centri commerciali, palestre, e anche residenze) ad uso dell’ingente numero di persone che a regime lavoreranno nell’area (15.000, oggi sono circa 2.000), e alla merce, a partire dallo scalo intermodale: “Ai tre binari da 650 metri se ne aggiungeranno prima due e poi sei di pari lunghezza, che saranno serviti da carri ponte (oggi sono utilizzate due reach stacker)”. “Senza dimenticare” ha aggiunto Salvatore De Biasio, presidente di ISE, “l’intenzione di svolgere in proprio le manovre ferroviarie e l’ambizione di gestire direttamente lo scalo merci di Marcianise, qualora RFI decidesse, dopo averne ridimensionate le potenzialità, di abbandonarlo”. Un’ipotesi non così remota, se si pensa che in quindici anni i carri smistati al giorno sono passati da 1.100 a 100-150, secondo quanto riferito dal responsabile dello scalo Gennaro Piantedoso. Numerose novità anche per Rail Italia, oggi unica utente, insieme a Trenitalia, del terminal intermodale, annunciate dall’amministratore delegato Nicola Berti: “Entro fine anno contiamo di ricevere i primi tre nuovi locomotori dei dieci ordinati a Siemens (S2S n.8/2010), che segue a pag.12 www.ship2shore.it 12 segue da pag.11 ci serviranno a potenziare i collegamenti che già operiamo (con mezzi a nolo) – la linea fra l’ISE e Villach in Austria in collaborazione con Linea – e a supportare quelli che abbiamo in mente di lanciare”. A cominciare dal nuovo servizio avviato sperimentalmente in estate e ora consolidatosi: “Per il momento facciamo un treno a settimana nelle due direzioni fra Lamezia e Parma (terminalizzato al Cepim) via ISE, ma vogliamo portarlo a tre corse, perché abbiamo avuto ottimi riscontri sul mercato e anche il bilanciamento del carico sta migliorando di viaggio in viaggio”. A integrazione di quanto riportato le iniziative di Rail Services International. “Accanto alla commessa per la Ferrovia Circumetnea (quattro carrozze passeggeri, cui potrebbero aggiungersene altre sei, S2S n.5/2010)” ha illustrato Berti (ai vertici anche di questa società) “abbiamo avviato un’attività di studio di nuovi carri cargo, che avranno la peculiarità di poter trasportare anche merce reefer. Speriamo di poter cominciare entro fine anno la produzione prototipale di 40 unità commissionate da Rail Italia; nel frattempo il nostro nuovo ufficio commerciale provvederà a cercare clienti a livello nazionale ed europeo”. La dimensione continentale, del resto, è un cardine dell’intero progetto del Gruppo Barletta, come dimostra l’ultima sorprendente novità comunicata dal suo chairman: “Abbiamo avviato - sono a buon punto - le pratiche amministrative per la realizzazione di due piattaforme terminalistiche intermodali in Germania, che gestiremo direttamente e con le quali effettueremo con i nostri treni collegamenti diretti dall’Interporto. Per il momento posso solo dire che una sarà vicino Monaco e l’altra nel nord del paese”. Conclusione inevitabilmente incentrata sulla potenziale concorrenza con l’Interporto Campano di Nola, anche se sul rapporto fra le due strutture i vertici di ISE (Barletta è affiancato oltre che da De Biasio e Berti da Giancarlo Cangiano, genero e imprenditore in proprio, essendo titolare della società fornitrice di servizi di sicurezza Codime e del produttore e trader di frutta secca Besana), non senza rimarcare gli antitetici atteggiamenti tenuti dalla politica locale negli ultimi 15 anni (pro Nola e avverso MarcianiseMaddaloni), preferiscono tuttavia non approfondire: “Quello che succede a Nola ci interessa relativamente, perché noi abbiamo una visione più ampia, non limitata alla distribuzione regionale. Il potenziale, anche nella speranza che il porto di Napoli assurga presto, con i lavori della Darsena di Levante, al ruolo che gli compete, è elevato: con il motto 24 ore per l’Italia, 48 per l’Europa, guardiamo ben oltre i confini campani”. Andrea Moizo Lunedì 11 Ottobre 2010 www.ship2shore.it 13 INTERMODALE Lunedì 11 Ottobre 2010 A breve il collegamento tra Bologna Interporto e Bari Lo promette Alessio Muciaccia, Amministratore Delegato di GTS, che ha appena acquistato 2 nuovi locomotori Bombardier Piacenza – L’acquisto di due nuove locomotive elettriche, continue richieste di trazione per l’impresa ferroviaria e l’imminente apertura del collegamento tra Bologna Interporto e Bari. Nonostante la crisi economica pare non abbia lasciato indenne nessuno, la GTS General Transport Service Spa prosegue spedita nel suo piano di sviluppo. A presentare il nuovo piano di investimenti e acquisizioni è l’amministratore delegato Alessio Muciaccia partendo da un breve excursus storico. “La GTS, nata nel 1977, rimane completamente a capitale familiare. Ad essa si affianca la GTS Rail srl che è la nostra impresa ferroviaria, operativa in Italia da gennaio (S2S n. 41/2009). L’azienda ha sempre fatto dell’intermodalità il proprio core business, investendo moltissimo in attrezzature ed organizzazione e arrivando ad avere la propria impresa ferroviaria con locomotive di proprietà. Elemento di successo è stato la verticalizzazione totale del processo produttivo non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche della marginalità. I servizi offerti sono di due tipi, il primo “door to door”: con una flotta di 1.500 casse mobili da 45’ viene offerto un servizio intermodale completo. Il secondo è “terminal to terminal”. Nel primo caso, ad esempio, per una spedizione che parte da Londra con destinazione Atene noi provvediamo ad organizzare via camion la presa della merce a casa del cliente, trasferirla via nave a Zeebrugge, imbarcarla sui nostri treni per Piacenza, a Piacenza mettere la cassa sui nostri treni per Bari, trasferire la cassa mobile non accompagnata sui traghetti per la Grecia, curare la consegna con nostri mezzi sino a Atene, a casa del destinatario, il tutto in 5 giorni. Altre aziende di spedizione o compagnie di navigazione affidano i loro container o casse mobili di qualsiasi dimensione al nostro network internazionale, che conta anche sulla disponibilità di 250 carri ferroviari bimodulo e 3 locomotive elettriche”. Come coprite il mercato a livello nazionale ed internazionale? “A livello nazionale tutti i treni sono prodotti con la nostra impresa ferroviaria, mentre sulla parte internazionale sono realizzati in collaborazione con Crossrail. I Paesi coperti dai nostri servizi sono Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Francia e Grecia; dove non arrivano i servizi intermodali è attiva, presso il nostro ufficio di Milano, una struttura che si occupa di trasporti esclusivamente camionistici. L’azienda ha chiuso il 2009 con 43,5 milioni di euro di fatturato e prevede, per il 2010, di chiudere a 49,5 milioni di euro. La crisi ha pesato con una contrazione del 2009 sul 2008 del 6%, mentre la crescita dell’anno corrente – nonostante di ripresa ancora non si possa parlare - dimostra la bontà dei nostri servizi ed il rapporto vincente qualità-prezzo”. A oggi GTS ha in portafoglio oltre 350 clienti collocati in tutta Europa, ha uffici distribuiti in Italia ed all’estero, partendo da Bari a Piacenza e poi a Bologna, Milano e Londra, occupa 110 persone di cui 25 negli uffici periferici. “In termini di prospettive di investimento, in occasione dell’Innotrans di Berlino abbiamo siglato il contratto con la canadese Bombardier per l’acquisto di 2 nuove locomotive elettriche Traxx 483 DC per un valore di 6,8 milioni di euro. La nostra impresa ferroviaria conta di chiudere il 2010 con 704 treni intermodali svolti per una percorrenza complessiva di 502 mila chilometri ed organico di 40 addetti. Le nuove locomotive verranno consegnate nel dicembre 2011, nel contempo si procederà a noleggiarne un paio per far fronte alla crescente domanda; per il 2011 TS Rail conta di attestare la propria produzione a 1.050 treni completi per un totale di 750 mila chilometri percorsi e di assumere 25 nuovi collaboratori. L’impresa ferroviaria continua a ricevere richieste di trazione che oggi facciamo fatica ad evadere; l’intermodale è sempre più richiesto per gli innumerevoli vantaggi rispetto al tutto strada, per cui ci aspettiamo una crescita dei volumi per il 2011. Di prossima apertura sarà il collegamento tra Bologna Interporto e Bari”. Sabina Terzoni Alessio Muciaccia www.ship2shore.it 14 INTERMODALE Lunedì 11 Ottobre 2010 Diventa realtà l’accordo fra il porto di Savona e il Polo di Mortara Manovre e ‘navettamento’ saranno gestite dal sistema Autorità Portuale - Serfer - Fer.Net Prende concretamente forma l’alleanza fra l’Autorità portuale di Savona e l’Interporto di Mortara. L’obiettivo strategico che muove l’accordo, deliberato nella riunione di Comitato lo scorso mese di luglio, è quello di sviluppare le indispensabili sinergie fra il porto e le aree retroportuali esistenti, anche attraverso l’impostazione di servizi di navettamento ferroviari per favorire il rapido inoltro di grandi volumi di merce alleggerendo la pressione sulla rete stradale. Dopo la visita ai due bacini portuali di Savona e Vado Ligure e alle aree logistiche del VIO, l’amministratore delegato del Polo logistico integrato di Mortara, Andrea Astolfi, il presidente dell’Autorità portuale di Savona, Rino Canavese, e, quale garante delle attività di promozione e sviluppo, il presidente della Camera di Commercio di Pavia, Giacomo De Ghislanzoni Cardoli, hanno definito le prossime attività sinergiche che si concretizzeranno, come primo passo, con il trasferimento via treno di merci da Vado già a partire dal prossimo novembre. “Costruire un sistema che integra porto, logistica e ferrovia consente la crescita dei traffici garantendone efficienza e sostenibilità” ha spiegato il presidente Canavese, aggiungendo che “l’interporto di Mortara rappresenta uno dei più importanti impianti per la logistica integrata presenti in Lombardia, e più in generale nel Nord Italia, con una produttività che tocca il milione e mezzo di tonnellate di traffico intermodale l’anno. Il fattore decisivo di questa eccellenza è rappresentato dalla prossimità strategica con le principali strutture viarie che intercettano i traffici lungo le direttrici Nord-Sud ed Est-Ovest Italia”. Ritenendo il trasporto ferroviario uno strumento indispensabile in considerazione alle prospettive di crescita dei traffici con la realizzazione della piattaforma Maersk, l’Autorità Portuale ha da tempo avviato un percorso di riorganizzazione e potenziamento del comparto ferroviario, sfociato a fine luglio con l’accordo siglato tra Trenitalia Cargo, Autorità portuale di Savona e Fer.Net (società partecipata da Interporto di Vado Ligure, Gruppo Gavio e Rivalta Terminal Europa). Per la prima volta, tutti insieme, i soggetti hanno definito l’intesa per una gestione del settore ferroviario tra il porto di Savona e la retroportualità che mette insieme per le brevi distanze la manovra portuale e il navettamento ai retroporti. In primo piano, nell’accordo, ci sono, infatti, le realtà retroportuali di Rivalta Scrivia e Mortara verso le quali il servizio sarà condotto dal sistema Autorità Portuale – Serfer - Fer.Net. Gara per lo scalo ferroviario in area ex-Montefibre a Venezia Nell’ambito del progetto dell’Autorità Portuale di Venezia per la riconversione dell’area industriale di Montefibre, è stato lanciato il bando di gara per l’esecuzione del Progetto Preliminare e Definitivo dello “Scalo – Stazione merci a servizio del terminal container previsto sull’isola della chimica e suo collegamento con la rete ferroviaria nazionale”. La progettazione è stata finanziata per il 50% dall’Unione Europea (1 milione e 250 mila euro), segno tangibile che anche l’Ue crede nel piano di riconversione delle aree dismesse. In particolare si tratterà di pianificare tutte le operazioni e le attività che verranno intraprese al fine di migliorare l’accessibilità del Porto di Venezia e le connessioni con le reti TEN-T, trasformando l’area in una nuova infrastruttura portuale e logistica a servizio del Nord-est. Si tratterà quindi di realizzare un sistema ferroviario connesso al nuovo terminal e al centro logistico, migliorando i collegamenti a mezzo ferrovia. “Esprimo la mia soddisfazione per il lancio del bando di gara” ha afferma il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa. “È la testimonianza che la strategia del nuovo porto di Venezia sta proseguendo. L’intervento infrastrutturale oggetto del bando consentirà di bypassare il nodo ferroviario di Mestre e connettere il porto con la rete italiana ed europea”. 15 ASSOCIAZIONI www.ship2shore.it Lunedì 11 Ottobre 2010 TERMINAL OPERATOR Venezia alla conquista del summit mondiale di agenti e broker marittimi Comincia a prendere forma la nuova TDT Questa settimana verrà ufficializzata la candidatura italiana per il meeting FONASBA 2012 Dopo la battaglia per le candidature in vista delle Olimpiadi estive del 2020, Roma e Venezia sono nuovamente tornate a fronteggiarsi, ma questa volta per l’evento che riunisce tutti gli agenti marittimi e i broker del mondo. Ed è stata una rivincita dal momento che la Laguna ha già prevalso sulla Capitale (o meglio sul porto di Civitavecchia) e pare non abbia di fronte a sé altri ostacoli che possano impedirle di essere eletta come location per l’annual meeting 2012 di Fonasba, l’associazione che riunisce le ‘Federagenti’ di tutto il mondo. I numeri non saranno quelli delle Olimpiadi estive, ma almeno 150 presidenti delegati delle rispettive associazioni di categoria nazionali rappresentano un ottimo biglietto da visita per la città e soprattutto per lo shipping italiano. I vertici della Federation of National Associations of Ship Brokers and Agents ratificheranno questa candidatura proprio in occasione dell’assemblea 2010, che si tiene questa settimana in Bulgaria, a Varna. Anche se ci sarebbero in corsa altre due contendenti straniere, si può già dare quasi per certo che il fascino di Venezia prevarrà sulle possibili alternative rappresentate da Messico, Cipro e forse anche Israele. In questo piccolo (per l’opinione pubblica) successo italiano hanno avuto sicuramente un ruolo di primo piano sia i vertici nazionali di Federagenti, sia i rappresentanti locali dell’Associazione Agenti Raccomandatari e Mediatori Marittimi del Veneto. Nicola Capuzzo Definite le cariche sociali: Raugei Presidente, Giannini Amministratore Delegato e Mannocci Consigliere Vicario designando Enzo Raugei “Occorre un periodo di (CPL) quale Presidente almeno sei mesi in cui del CdA ed Alessandro riscrivere certi automatismi Giannini (SECH) come per ripartire da zero. Amministratore Delegato, Ritengo che l’uomo con Vladimiro Mannocci giusto a comandare in (CPL) in vece di questa fase di transizione Consigliere Vicario. sia il nostro Alessandro Come premesso – ed anzi Giannini, un manager condizione essenziale da qualcuno definito per l’accordo sull’asse ‘duro’, la cui esperienza Alessandro Giannini Genova-Livorno – è stato nel governare società è deciso di dare subito certamente comprovata” ci aveva confidato, all’indomani della seguito alla creazione di una struttura formalizzazione dell’accordo con la CPL commerciale che agirà immediatamente, sulla Darsena Toscana, Luigi Negri, numero contattando i clienti attuali, informandoli uno del GIP, la cordata di imprenditori del nuovo assetto societario ed genovesi che ora condivide il manico della amministrativo della società. “Giannini analizzerà da subito tutti gli società TDT Terminal Darsena Toscana. Parola di Negri: e così è stato…La scorsa aspetti tecnico organizzativi con l’attuale settimana è arrivata l’ufficializzazione: il struttura dirigente e di staff al fine di avere nuovo Consiglio di Amministrazione della una visione di assieme ed entrare nel TDT, formato da 4 consiglieri di sponda pieno del suo incarico” recita una nota. genovese (Luca Becce, Marco Conforti, “In un’ottica di gestione collegiale della Alessandro Giannini, Mario Magillo) e 4 società avrà un ruolo centrale il CdA, di origine labronica (Riccardo Boccone, all’interno del quale verranno affrontate e Marco Dalli, Vladimiro Mannocci, discusse le questioni di maggiore rilevanza Enzo Raugei) ha espresso i suo vertici, per la vita e la conduzione societaria”. www.ship2shore.it 16 FINANZA Lunedì 11 Ottobre 2010 Porti e interporti non si parlano Uno studio prodotto da Unicredit-Mediocredito Centrale evidenzia notevoli criticità della logistica in Italia che si riflettono sulla scarsa competitività delle nostre aziende Scali portuali e strutture interportuali operano in maniera disgiunta, l’inefficienza della logistica in Italia si ripercuote sulla competitività delle aziende e le imprese ferroviarie private fino ad oggi non si sono dimostrate interessate ad entrare nel capitale degli interporti. Questi sono, in sintesi, alcuni dei punti fondamentali attorno ai quali si articola lo studio di ricerca intitolato “Movin’ on up” elaborato da UniCredit – MedioCredito Centrale. “Il peso della logistica nelle strategie industriali di un’impresa risulta particolarmente evidente considerando l’elevata incidenza che i costi connessi alle attività logistiche hanno sul prezzo dei prodotti finali – è scritto nello studio che specifica come - in Italia raggiunga una media del 20% contro una quota dei costi di trasporto che si aggira attorno al 6%”. Vittime di questa situazione sono in particolare le imprese, che vedono ridotta la propria capacità di stare sul mercato anche a causa dei costi di trasporto elevati e delle difficoltà commerciali connesse ad una logistica inefficiente. Fra le cause di questa arretratezza figura sicuramente un ricorso ancora limitato all’intermodalità ferroviaria per il traffico merci di medio-lunga percorrenza. “Tale circostanza – scrivono i ricercatori di UniCredit - che da un lato rappresenta la causa delle difficoltà di sviluppo della rete interportuale, dall’altro ne è l’effetto, perché fino a quando non sarà possibile attrarre negli interporti quote di traffico significative, sarà difficile formare treni completi in grado di garantire l’economicità del combinato strada-ferro. Inoltre la presenza di colli di bottiglia nei collegamenti terrestri e le difficoltà di connessione alle reti degli altri Paesi europei penalizzano fortemente la competitività del sistema logistico italiano nell’ambito del trasporto merci intra-UE”. Per individuare i punti di forza e le aree di miglioramento del sistema interportuale, lo studio in oggetto fa riferimento alla recente indagine condotta dal Censis sulle strutture attualmente in attività. “Dall’analisi emerge come gli interporti ad oggi operativi siano, in generale, ben posizionati e ben connessi alla rete autostradale. I principali limiti della rete viaria, infatti, non riguardano tanto i collegamenti, quanto la capacità e il grado di congestionamento. Anche nel caso della rete ferroviaria il problema della connessione riguarda una quota minoritaria di scali (4 su 18), mentre resta aperto il tema dell’adeguatezza delle reti destinate al traffico merci, in termini di capacità e funzionalità (disponibilità dell’infrastruttura h24) e della presenza di colli di bottiglia significativi”. La principale criticità che richiede interventi correttivi urgenti è quella relativa al rafforzamento dei collegamenti terra-mare: oggi il sistema interportuale e quello portuale, anziché agire come nodi della stessa filiera, operano troppo spesso in materia disgiunta. “La scarsa integrazione fra porti ed interporti – scrivono infatti Simona Camerano, Maria Elena Perretti e Laura Torchio, le autrici della ricerca - penalizza entrambe poiché da un lato non consente agli interporti di intercettare volumi significativi di traffico proveniente dal mercato internazionale, dall’altro riduce la competitività del sistema portuale italiano”. In conclusione sembra che gli interventi più urgenti a sostegno dell’intermodalità riguardino in gran parte la necessità di fare rete con il sistema nazionale dei trasporti al fine di aumentare la competitività dell’Italia, oggi fortemente penalizzata da una logistica inadeguata a sostenere volumi di traffico in rapida crescita. Proprio queste considerazioni hanno portato molti soggetti imprenditoriali a promuovere la realizzazione di poli intermodali e a partecipare al capitale delle società di gestione sia direttamente, sia attraverso le Camere di Commercio. La valenza strategica di queste infrastrutture per il territorio che le ospita, inoltre, appare evidente considerando l’elevato livello di coinvolgimento degli enti locali e delle Regioni. Resta, invece, ancora estremamente marginale la partecipazione al capitale degli interporti da parte delle società ferroviarie, segnalata soltanto in 7 interporti su 25 (operativi o in fase di avvio dell’attività) con quote che vanno da un minimo dell’1,1% ad un massimo del 4%. Questo testimonia, ancora una volta, quanto sia pressante il tema delle connessioni fra i nodi logistici e le reti. 17 IT www.ship2shore.it Lunedì 11 Ottobre 2010 TECNOLOGIE Telemar premia lo Yachting incorporandolo Dismessa la flotta posacavi tricolore La società di Viareggio dedicata alla maxinautica, controllata dal 2007, è ora una divisione del gruppo Telecom Italia cede a France Telecom due navi ed il 70% di di telecomunicazioni marittime e satellitari (che si espande in Norvegia e contrattualizza Rickmers) Elettra TLC (che aveva già ceduto la sua terza nave ad Acergy) Si compie il percorso evolutivo Questo ulteriore passaggio della Telemar Yachting Srl, la permetterà nuove sinergie ed società indipendente – prima offrirà opportunità per conseguire di assumere il nome attuale – successi futuri nell’ambito fino all’acquisizione tre anni fa dell’industria della maxinautica” da parte del Gruppo Telemar commenta l’Ing. Bruno Musella, di Roma, che opera a livello Amministratore Delegato di globale offrendo soluzioni Compagnia Generale Telemar, nel campo dell’elettronica, cui fa eco Andy Gifford, Bruno Musella telecomunicazioni e servizi Amministratore Delegato della satellitari, il quale ora ne ha deciso Telemar Yachting. “L’incorporazione l’incorporazione e trasformazione in una rappresenta la migliore conferma della divisione interna. fiducia che Compagnia Generale Telemar Nel 2007, allorquando la società madre ripone in noi e ribadisce l’impegno del americana Larry Smith Electronics, gruppo a continuare ad operare ed a specializzata nella creazione e integrazione rafforzarsi nel mercato degli yacht”. di sistemi e pacchetti elettronici a bordo Telemar Yachting realizza sistemi di di navi da diporto, era fallita a gennaio, navigazione, telecomunicazioni, audio/ Telemar, che già forniva a LSE Europe di video, sicurezza, antintrusione, reti Viareggio propri servizi ed apparecchiature, informatiche e fornisce servizi di telefonia e non si era lasciata sfuggire l’occasione, traffico dati via satellite agli yacht. acquisendo la filiale italiana e chiamandola Da quando è entrata a far parte di Telemar Telemar Yachting. tre anni fa, Telemar Yachting ha realizzato Compagnia Generale Telemar Spa ha progetti presso cantieri di elevato prestigio dunque decretato la fusione con l’azienda - quali: Perini Navi, Codecasa, Azimut, di Viareggio, trasformandola nella propria Benetti, IAG Cina, Wally, CRN, Arzanà divisione yachting – che manterrà la medesima denominazione presso cui verranno accentrate tutte le attività legate ai megayacht; alcuni dipendenti di altre divisioni interne di Telemar andranno ad unirsi agli attuali 28 membri di Telemar Yachting e il loro ufficio alla Darsena di Viareggio diventerà il nuovo ufficio commerciale della Telemar Yachting. “Siamo rimasti molto soddisfatti dai successi conseguiti in condizioni di mercato molto difficili da quando abbiamo La sede di Telemar Norge acquisito Telemar Yachting. navi, San Lorenzo, Baglietto, Oceanco e Westport – ed a livello internazionale ha avviato attività in Cina e USA, aprendo nei primi mesi di quest’anno l’ufficio di Ft.Lauderdale. Ultimamente Telemar Yachting ha aperto un ufficio ad Ancona per servire i cantieri sull’Adriatico. Dal suo canto Compagnia Generale Telemar la scorsa estate è entrata nel mercato norvegese dopo aver acquisito Polaris Norge Electronics, specializzata nella vendita di attrezzature, manutenzione e riparazione e radio comunicazioni via satellite per l’industria navale norvegese, che ha iniziato ad operare con il nuovo nome di Telemar Norge dalla seconda metà di agosto 2010. Attualmente Telemar opera in tutti i principali porti mondiali ed è direttamente presente con 13 filiali in 11 mercati: Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Russia, Finlandia, Cina, Hong Kong, Santo Domingo ed ora in Norvegia, con possibilità di nuove aperture in esame. A giugno l’armatore tedesco Rickmers aveva incaricato Telemar - attraverso la sua filiale tedesca Telemar GmbH - della fornitura dei sistemi di comunicazione via satellite a banda larga per la sua intera flotta di 102 navi. Il contratto comprende l’utilizzo dei sistemi del partner Vizada fino alla fine del 2014. Sarà Telemar, secondo un approccio ‘chiavi in mano’, a fornire ed installare una soluzione personalizzata hardware per terminali Thrane & Thrane FB500 secondo le specifiche Rickmers per consentire l’accesso alle arterie globali delle comunicazioni digitali in tempo reale attraverso la rete Inmarsat Fleet Broadband. Si dissolve la flotta italiana di navi posacavi dopo che Telecom Italia ha ufficializzato nei giorni scorsi la cessione a France Telecom del 70% di Elettra TLC, la compagnia armatoriale appositamente costituita per tali compiti operativi (posa e manutenzione di cavi sottomarini), per un importo di circa 20 milioni di euro. Dal suo canto France Telecom ha rilevato il restante 30% di Elettra dall’altro socio, l’olandese F.T.T. Investments BV, diventando così azionista unico di una società che disponeva di due navi posacavi, la cui cessione è peraltro oggetto dell’accordo (mentre la transazione non riguarda il personale): Certamen, utilizzata principalmente nel Mediterraneo, e Teliri, impiegata in tutto il mondo. Contestualmente si apprende che la terza nave posacavi di Elettra TLC era stata ceduta prima della vendita a France Telecom; Pertinacia, unità dedicata a progetti di posa e manutenzione di pipeline nel settore oil & gas, era infatti passata ad Acergy International Ltd. Secondo una nota societaria di Telecom la dismissione di questo particolare ramo operativo si inserisce nel processo di razionalizzazione del portafoglio delle partecipazioni del gruppo per concentrarsi sull’attività principale. Attualmente France Telecom, attraverso la controllata France Telecom Marine – erede di una società fondata nel 1860 ed acquisita dal gruppo statale transalpino nel 2000 opera una flotta di 4 unità posacavi, di cui tre impiegate per servizi di manutenzione in Mediterraneo, nell’Atlantico e nell’Oceano Indiano, mentre l’ammiraglia René Descartes viene utilizzata per la posa di nuovi cavi sottomarini in tutto il mondo. www.ship2shore.it 18 L’ANGOLO LEGALE Lunedì 11 Ottobre 2010 Lo shipping di fronte alla legge a Napoli Un originale convegno ideato dallo Studio Legale Lauro metterà a confronto gli operatori dell’industria con i loro interlocutori giuristi. Annunciate le presenze di numerosi armatori Nasce da una pregevole iniziativa dell’Avvocato Francesco Saverio Lauro, titolare dell’omonimo Studio Legale partenopeo, lo stimolante convegno dal titolo “Shipping and the law in the recent and current market” che lunedì 18 ottobre metterà a confronto a Napoli numerosi e qualificati operatori dell’armamento ed i loro interlocutori giuristi. “Ma ci saranno anche banche, assicurazioni, broker, insomma tutto il mondo che conta della nostra industria marittima” precisa un entusiasta Lauro, prodigatosi senza lesinare sforzi per radunare un panel davvero ricco e completo. Tra gli invitati in qualità di speaker – dalle 9 del mattino al tardo pomeriggio all’Hotel Excelsior sono indicati ben 52 relatori, probabilmente un record! – spiccano bei nomi della nostra industria armatoriale: Paolo d’Amico, Emanuele Grimaldi, Juan Riva (Suardiaz), Giuseppe, Umberto e Angelo D’Amato, Mimmo Ievoli, Giovanni Visentini, Giuseppe Rizzo, George Tsavliris, Mariella Bottiglieri, Carlo Cameli, Diego Pacella, Leonardo Lembo e Mario Mattioli. Tra gli ‘altri’, ovvero i non armatori, senza alcuna pretesa di esaustività citiamo: Prof. Francesco Berlingieri, Fotis Karamitsos (Commissione Europea), Alfons Guiner (ECSA), Umberto Masucci, Corrado Antonini, Mauro Iguera, Federico Deodato, Angelo Ansaldo, Francesco Saverio Poliseno, Furio Samela, Ettore Morace, Giuseppe Gori, Federico Barlozzetti, oltre naturalmente ad una pletora di legali specializzati, italiani e stranieri, sostanzialmente i ‘padroni di casa’. Alla sua prima esperienza del genere, quanto certamente impegnativa? “Mi capita spesso di essere chiamato a parlare a convegni internazionali, sovente anche negli USA, ma si tratta sempre di meeting settoriali, per i soli specialisti: o avvocati, o imprenditori, raramente figurano entrambe le sponde in contemporanea, così abbiamo provato a mettere insieme una sorta di tavola rotonda con partecipazione piuttosto eterogenea, grazie anche all’apprezzato apporto di alcuni sponsor”. Tra costoro, Bureau Veritas, Cambiaso & Risso, AXA Corporate Solutions, MPS Capital Services, Marshall Island Register, Ince & Co., Watson Farley Williams, Poliass, MFB, Unitramp, Scafi, Hill Dickinson, Fincantieri, Norton Rose, Marinter, Bentleys. l’Avv. Lauro si può ritenere già soddisfatto. “La nostra intenzione è rendere questo convegno un appuntamento fisso annuale, utile per approfondire temi delicati che non sempre trovano tempo e spazio durante la normale attività lavorativa. Manca, in sostanza, un momento di confronto tra i due ‘schieramenti’ – armatori ed avvocati, con in mezzo tante altre figure imprenditoriali e professionali dello shipping, ma anche soggetti relativamente nuovi al settore come SACE - che troverà appunto luogo e sede adeguata proprio nell’occasione di lunedì prossimo, che naturalmente diventa anche un appetibile appuntamento sociale per fare nuovi incontri e consolidare contatti già avviati”. Ma come è venuto in mente ad un avvocato marittimista l’idea di ‘imbarcarsi’ in una simile iniziativa, tanto encomiabile CROCIERE NCL riunisce l’Europa sotto un solo capo tedesco Razionalizzazione anche per la compagnia americana: Zengerle, da General Manager per il Continente ed il Regno Unito, diventa General Manager Europe NCL avvicina il Regno Unito all’Europa continentale colmando quella soluzione di continuità naturale che è il Canale della Manica. E così il mercato britannico, nello scacchiere commerciale della compagnia di crociere di Miami, diventa amalgamato con quello della Vecchia Europa, sotto un unico capo, il manager teutonico Michael Zengerle, il quale corona Michael Zengerle un percorso aziendale di otto anni diventando nuovo General Manager Europe (in precedenza era General Manager Continental Europe). Il rovescio della medaglia della promozione di Zengerle, entrato in NCL nel 2002, è il taglio del precedente capo della struttura di vendita albionica, il General Manager UK Stephen Park, che ha abbandonato la compagnia non appena avuta notizia della decisione di fondere i due uffici in uno solo con guida centralizzata in Germania. Difatti la nuova unica struttura europea sarà bicefala, con la sede principale Wiesbaden e quella secondaria di Londra. Zengerle, sposato con due figlie, ha studiato economia in Germania e Inghilterra; in precedenza ha lavorato quale Managing Director del canale di viaggi Sonnenklar presso Euvia Travel GmbH ed in Lufthansa aveva ricoperto varie posizioni di vertice in Germania, Stati Uniti e Sud America. www.ship2shore.it 19 PORTI Lunedì 11 Ottobre 2010 Taglio del nastro per il nuovo terminal container peruviano DP World Callao Il gruppo degli Emirati Arabi ha investito 500 milioni di dollari ottenendo una concessione trentennale per la struttura, che sarà capace di movimentare almeno 850.000 TEUs all’anno Per inaugurare il nuovo terminal container peruviano di DP World, la più grande struttura del suo genere su tutta la costa occidentale del Sud America, sono giunti a Callao – cittadina non lontana dalla capitale Lima – i massimi vertici di entrambe le parti: il Presidente del Perù, Alan García Perez, e il presidente di DP World, il sultano Ahmed bin Sulayem. Nel 2006 il gruppo di Dubai, tramite la newco DP World Callao, ottenne una concessione trentennale in cambio di un piano di investimenti da 500 milioni di dollari, a cui si sono aggiunti – ha rivelato l’Autoridad Portuaria Nacional (APN) del Perù – altri 144 milioni spesi per opere infrastrutturali utili a tutto il porto. I lavori sono durati 27 mesi: tanto c’è voluto per realizzare il terminal, che copre un’area di 225.000 metri quadrati, oltre 160.000 dei quali ‘strappati’ al mare per mezzo di tombamenti. Le due banchine del DP World Callao sono lunghe 350 metri ciascuna, con fondale da 16 metri, e ognuna può lavorare su due navi da 8.000 TEUs contemporaneamente, grazie a un equipaggiamento composto da 6 Super Post Panamax giant gantry cranes e a 18 gru a portale RTG (rubber tyred gantry cranes). Durante la cerimonia, a cui hanno preso parte tra gli altri anche il Ministro dello Stato degli Emirati Arabi Reem Al Hashimy e il CEO di DP World Mohammed Sharaf, lo sceicco Sulayem ha dichiarato: “Siamo molto soddisfatti che Callao sia entrata a far parte del nostro network internazionale. Crediamo che il Perù sia un ottimo esempio di stabilità, sia politica che economica, per tutto il resto del continente sudamericano”. Alla parole del presidente sono seguite quelle dell’amministratore delegato Sharaf, MEDICAL SUPPLIES WORLDWIDE MEDICINALI E MATERIALE SANITARIO, PRONTO SOCCORSO TABELLA C – WHO – MCA 1768 DESCRIZIONE MEDICINALI IN INGLESE WORLDWIDE SHIPPING 24/48 HOURS 19032 SAN TERENZO - LA SPEZIA ITALY TEL +39 (0)187 970991 - FAX+39 (0)187 971588 335 5613014 - 335 5613114 Alan García Perez che ha ribadito come “DP World, oltre a portare i container, nelle zone in cui opera favorisce da sempre lo sviluppo di nuove opportunità di lavoro e la crescita del benessere generale della comunità”. Se i risultati del nuovo terminal corrisponderanno alle aspettative, potrebbe arrivare un’ulteriore espansione con una nuova banchina da 250 metri (costo circa 200 milioni); la capacità complessiva raggiungerebbe così 1,5 milioni di TEUs all’anno. A margine dell’evento il governo peruviano ha poi ricordato che entro dicembre 2010 verrà assegnata la concessione per il terminal Muelle Norte, anch’esso situato nel porto di Callao. Sia DP World che APM Terminals, ‘braccio’ terminalistico di A.P. Møller-Mærsk, hanno già presentato un’offerta. www.farmaciaghigliazza.it [email protected] FINANZA Cambia capo la maggior banca tedesca per lo shipping Il veterano Harald Kuznik, dopo 32 anni di onorata carriera, consegna il timone di HSH Nordbank Shipping Business Unit al suo delfino Das HSH Nordbank AG ha nominato Robin Das come il nuovo capo della Shipping Business Unit succedendo a Harald Kuznik, che va in pensione dopo 32 anni con la banca tedesca, che ha due sedi principali ad Amburgo e Kiel. Il nuovo boss è stato impiegato con l’azienda tedesca dal 2005 e dallo scorso anno ha operato come vice di Kuznik, il quale ha ricevuto un vero e proprio tributo da suoi ormai ex colleghi: “Harald è uno degli esperti più noti del mondo della finanza per lo shipping, particolarmente stimato dai clienti ed all’interno della banca” ha detto Torsten Temp, membro del consiglio d’amministrazione e responsabile delle BU Shipping, Transportation, Energy. “Nel corso di oltre 32 anni spesi a Kiel, Londra ed Amburgo, Kuznik ha dato un contributo Harald Kuznik importante al successo del gruppo prima come LB Kiel e poi come HSH Nordbank. Il nostro consiglio di amministrazione è sicuro che, con il suo eccellente know-how e l’esperienza internazionale maturata, Robin Das sia il successore ideale come capo della Shipping Business Unit” Torsten ha concluso. www.ship2shore.it 20 INTERPORTI Lunedì 11 Ottobre 2010 Nuovo deposito per tanktainer a Est di Milano Al via la nuova struttura realizzata da Consert che si estende su 10.000 mq I container cisterna potranno ora trovare casa nella periferia est di Milano. È stato presentato nei giorni scorsi un nuovo deposito realizzato a Truccazzano dalla società Consert Srl, azienda specializzata nelle attività di gestione, vendita, acquisto e noleggio di container cisterna prevalentemente per il trasporto di prodotti liquidi e chimici. “Il nuovo complesso sorge su una superficie totale di circa 10.000 mq, all’interno dei quali trovano Ripartono i lavori di Hupac nel quartier generale a Chiasso L’azienda elvetica Hupac, specializzata nel trasporto combinato attraverso le Alpi, ha deciso di riprendere i lavori di ristrutturazione del proprio quartier generale a Chiasso che erano stati sospesi nella primavera dello scorso anno a causa della crisi economica. La società ha reso noto che i lavori ricominceranno nei prossimi giorni con l’obiettivo di rendere agibili i nuovi spazi, destinati ad uso uffici, per la fine del 2011 e permettere lo spostamento di alcuni reparti dall’adiacente sede storica al nuovo immobile. “Stiamo uscendo dalla crisi e dobbiamo essere pronti per la ripresa” ha spiegato il direttore di Hupac, Bernhard Kunz. “Durante la crisi, che ha pesantemente investito il settore dei trasporti, abbiamo mantenuto i posti di lavoro nella misura più ampia possibile. Ora abbiamo bisogno di nuovi spazi per poterci sviluppare e crescere”. Dalla sede di Chiasso, che ospita 115 dipendenti, l’azienda svizzera gestisce la propria rete di trasporti intermodali che si estende per tutta l’Europa con 120 treni merci al giorno. spazio anche un capannone, gli uffici e l’officina per il collaudo dei contenitori” spiega Sandro Lascioli, amministratore unico della società. “Con questo nuovo progetto Consert ha voluto arricchire la sfera di servizi offerti ai nostri clienti, che sono per la maggior parte trasportatori e industrie italiane. Oltre all’attività tradizionale di noleggio, la nostra azienda mettere ora a disposizione un ampio deposito dove offriremo altri servizi tra cui anche il lavaggio esterno delle cisterne”. Consert oggi vanta una flotta di almeno 880 tanktainers suddivisa tra swap body di capacità compresa tra 30.000 e 35.00 litri e da cisterne da 20 con una capacità compresa fra 20.000 e 26.000 litri. “Ad oggi lavoriamo prevalentemente nel settore dei liquidi e dei chimici ma un domani non escludiamo di allargare i nostri servizi anche al comparto dei gas” aggiunge Lascioli, precisando che “l’investimento per questo nuovo deposito, che rappresenta una delle strutture più moderne nel Nord Italia, si aggira intorno ai 3 milioni di euro”. Un passo importante e ambizioso per un’azienda relativamente giovane (nata nell’aprile del 1999) ma già in grado di ricoprire un ruolo di primo piano nel mercato nazionale del noleggio tanktainers, arrivando a un fatturato annuo che si aggira intorno ai 4 milioni di euro. Nicola Capuzzo Il nuovo deposito di Consert a Truccazzano www.ship2shore.it 21 FORNITORI LOGISTICA Workshop genovese di Wartsila sul futuro dei megayacht La multinazionale finlandese chiede il contributo di tutti gli operatori per analizzare le ultime tendenze commerciali in atto nel settore della grande nautica da diporto Genova - Tra i grandi megayacht e le piccole navi da crociera le differenze non sono poi così tante. Il convegno “Future of Megayachts”, organizzato a Genova da Wartsila in concomitanza con il 50° Salone Nautico, si è aperto all’insegna di questo concetto, illustrato dalla relazione di Nicola Camuffo della divisione Basic Design & Cost Estimation di Fincantieri Yachts, introdotto dal ‘padrone di casa’ Carl-Henrik Bjork, Vice-president Cruise&Ferry di Wartsila. “Tale accostamento non sarebbe stato possibile solo pochi anni fa – ha spiegato Camuffo – ma oggi vengono costruiti yacht sempre più grandi, talvolta anche sopra i 100 metri di lunghezza, mentre nel settore crocieristico si sta diffondendo, almeno nel segmento del lusso, il concetto di yachtlike cruising, che richiede navi piccole in grado di raggiungere mete esclusive e poco trafficate, dotate di interni che per cura dei dettagli sono sempre più simili a quelli delle grandi imbarcazioni da diporto”. Fincantieri risulta essere uno dei migliori punti d’osservazione per seguire il progressivo avvicinamento di questi due settori della navalmeccanica, essendo attivo su entrambi i fronti (grazie alla costituzione della divisione Yachts nel 2006). Camuffo mette quindi a paragone lo yacht da 134 Serene, prima creatura nautica del cantiere pubblico, varato lo scorso settembre (S2S n.36/2010) e la cruiseship Le Boreal, consegnata a marzo alla francese Compagnie du Ponant. “Le dimensioni sono molto simili: 134x18,4 metri lo yacht e 142x18 la nave, così come la stazza lorda che raggiunge rispettivamente 8.300 e 10.000 tonnellate”. Anche la velocità di crociera è quasi identica, con il Serene che fa segnare 19 nodi e Le Boreal 17, ma è sulle motorizzazioni, suppur entrambe diesel- Lunedì 11 Ottobre 2010 elettric, che si evidenzia la prima, sostanziale differenza: lo yacht ha una potenza che supera il doppio di quella della cruiseship, 10.000 Kw contro 4.300. “Il motivo – spiega il tecnico di Fincantieri – è semplice: un’imbarcazione da diporto deve essere innanzitutto versatile, per rispondere alle esigenze dell’armatore, che possono variare a seconda della circostanza, mentre una nave da crociera, che ha un utilizzo esclusivamente commerciale, deve puntare tutto sull’efficienza energetica e sull’affidabilità”. Nettamente divaricati risultano poi i tempi di consegna, altro ambito in cui il Serene ha doppiato Le Boreal, 50 mesi a 25. Anche in questo caso il motivo “risiede nella diversa destinazione delle due unità. Mentre per le navi da crociera si predilige uno schema progettuale composto da ‘moduli’ riproducibili, per favorire la rapidità in fase costruttiva e la facilità di manutenzione, lo yacht è il risultato di una customizzazione estrema basata sulla volontà e sul personale gusto dell’armatore, che richiede tempo per la ricerca dei materiali e per la loro lavorazione”. Il convegno è quindi proseguito con gli interventi di Barry Gilmure, executive president di Royale Oceanic, che ha illustrato le ultime tendenze nel mercato dei magayacht,e di Patrick Baan, Director Concepts and Solutions di Wartsila che, affiancato dal regional sales manager Panu Sorvisto, ha affrontato temi più strettamente tecnici relativi alle componenti ingegneristiche e motoristiche delle grandi imbarcazioni da diporto. Francesco Bottino La francese Staci varca le Alpi e si allea con la torinese DPV Nasce Staci Italia, filiale del gruppo transalpino dedicata alle gestione del marketing e del canale distributivo Staci, operatore logistico francese specializzato nella gestione del supply chain e del materiale promozionale, ha deciso di fare il suo ingresso in Italia alleandosi con la torinese DPV, società che fornisce ai suoi clienti consulenza in field marketing e gestione del canale distributivo. Da questa unione nasce Staci Italia, controllata per il 51% dall’operatore francese e per il restante 49% dall’azienda piemontese. “Siamo partiti lo scorso luglio – spiega Maurizio Benzoni, direttore commerciale della newco – e ci siamo posti l’obiettivo di chiudere il 2010 con un fatturato di 3 milioni di euro, per poi crescere e rafforzarci già l’anno successivo”. Staci Italia dispone di un magazzino da 8.000 metri quadrati a Settimo Milanese, “struttura che operava al servizio di DPV già da diversi anni”. La società torinese, specializzata nella gestione del supply chain, della forza vendita e nella progettazione di materiale promozionale e merchandising, occupa un totale di 300 persone per un fatturato che, nel 2010, dovrebbe raggiungere i 19 milioni di euro. Un bagaglio di competenze che si aggiungono al know-how del gruppo transalpino: Staci opera, oltre che in Francia, anche in Belgio, Spagna e Polonia, gestendo un totale di 230.000 mq di magazzini di ultima generazione in 18 diversi siti europei, utilizzati da 300 grandi clienti internazionali che impegnano l’azienda in circa 20 milioni di linee di ordine all’anno. Volumi che hanno permesso al logistic provider di raggiungere un fatturato consolidato di oltre 150 milioni di euro. Fondamenta solide quindi, che permetteranno a Staci Italia di offrire ai suoi clienti, tra cui spiccano già primarie multinazionali “come Renault, Danone, L’Oreal, Reckitt Benckiser e Mars”, un servizio completo e di concentrarsi su quella che Benzoni individua come mission della joint-venture italofrancese: “gestire la promozione e l’intero canale distributivo delle aziende che si affidano ai nostri servizi”. Il magazzino di Staci Italia a Settimo Torinese Francesco Bottino www.ship2shore.it 22 FORNITORI Lunedì 11 Ottobre 2010 PCS Italiana posa e ‘cura’ cavi sottomarini in tutto il mondo L’azienda torinese, capace di ritagliarsi una specializzazione di nicchia, ha siglato un contratto con ENEL per la manutenzione dell’intera rete elettrica subacquea italiana Oltre 4 milioni di fatturato nel 2009 (dato che secondo le previsioni verrà confermato anche quest’anno), una sede a Brandizzo, vicino a Torino, e una filiale nel lontano Qatar, a Doha. Sono queste le credenziali con cui PCS Italiana (Posa Cavi Sottomarini) si è ritagliata una posizione sempre più solida nel mercato dell’installazione e della manutenzione di fibre ottiche, cavi ombelicali e cavi elettrici sottomarini. A confermarlo anche i contratti: “Il più recente – spiega il responsabile commerciale Nicola Marino – è stato siglato lo scorso 21 luglio con Enel, che ci ha affidato la manutenzione dell’intera rete nazionale di cavi elettrici sottomarini. Appena due giorni dopo, il 23 luglio, si è verificato un guasto a un collegamento che fornisce la corrente alle isole dell’arcipelago campano. Siamo intervenuti immediatamente e in meno di un mese abbiamo portato a termine il lavoro”. PCS, che ha uno staff fisso composto da 12 impiegati a cui si aggiunge il personale operativo in relazione alle esigenze del momento, offre ai suoi clienti un servizio completo spaziando dalla progettazione e dall’esecuzione di interventi di installazione dei cavi fino al ‘pacchetto manutenzione’, che prevede un intervento diretto sul posto in caso di danneggiamento dei cavi. “Nel marzo 2009 è diventata operativa la nostra filiale di Doha – prosegue Marino – che si compone di un ufficio commerciale e di un magazzino logistico per lo stoccaggio dei materiali. La scelta è caduta sul Qatar perché si trova in ottima posizione rispetto alla regione mediorientale e ci permette di raggiungere rapidamente sia l’Arabia Saudita sia gli Emirati Arabi, zone in cui il nostro tipo di servizio è attualmente molto richiesto”. Avete in programma l’apertura di altre filiali estere? “Effettivamente stiamo valutando questa possibilità. Per ora siamo in fase di studio, ma un’area che commercialmente potrebbe essere molto promettente è quella del West Africa”. L’azienda torinese opera in tutto il mondo con le sue ‘squadre’ di pronto intervento: “Ci spostiamo appoggiandoci a spedizionieri e aziende di trasporto e portiamo sul posto i nostri uomini e i materiali”. PCS, infatti, produce in proprio bobinatori, argani, giunti e tutte le componenti necessarie per la realizzazione e la manutenzione degli impianti elettrici sottomarini, “a parte i cavi, che vengono acquistati sul mercato”. Tra gli interventi portati a termine recentemente, particolarmente significativa è stata la sostituzione di un cavo elettrico di collegamento tra la piattaforma Rospo Mare di Edison e l’unità di appoggio FSO Alba Marina, operanti al largo di Vasto, in Abruzzo. L’utility italiana dovrebbe sostituire a breve l’Alba Marina (S2S n.33-36/2010). Lavorerete anche per gli impianti della nuova unità? “Noi stiamo alla finestra. Se Edison ci chiamerà di nuovo, saremo pronti a intervenire”. Sempre in Adriatico PCS ha progettato e installato la rete di cavi sottomarini per le due piattaforme Izabela North e Izabela South, costruite dal cantiere italiano Rosetti Marino per conto di ED-Ina, joint-venture tra Edison e la società petrolifera pubblica croata Ina, e installate dalla Micoperi di Ravenna. “PCS è stata incaricata da Micoperi di realizzare l’impianto – precisa il manager – installato poi con nostri uomini che operavano a bordo dell’offshore vessel Botnica”. Nomi importanti e un settore in crescita: “Molti operatori dell’industria Oil&Gas e dell’offshore si stanno accorgendo che è meglio investire in una corretta manutenzione piuttosto che ritrovarsi poi a dover affrontare danni che, oltre a una pesante perdita economica, possono comportare anche conseguenze disastrose per l’ambiente marino”. In chiusura una domanda di stretta attualità: Telecom ha deciso di cedere in blocco la propria flotta di unità posacavi, operata tramite la controllata Elettra (su questo numero di S2S). Voi avete mai lavorato con l’operatore telefonico? “Non ci è mai capitato, principalmente per due motivi: innanzitutto, finché Telecom è rimasta nell’orbita Pirelli si è sempre affidata per la posa dei cavi a Prysmian, altra società del gruppo milanese e nostra diretta concorrente. Esiste poi un fatto di natura strettamente tecnica: i cavi telefonici coprono distanze notevoli e viaggiano a profondità molto elevate, mentre nel settore elettrico noi solitamente non scendiamo oltre i 100 metri”. Francesco Bottino www.ship2shore.it 23 EVENTI Lunedì 11 Ottobre 2010 Dibattiti a tutto campo alla conferenza WISTA 2010 Ad Atene le donne dello shipping discutono di ambiente, pirateria ed equipaggi al femminile Il Segretario generale dell’IMO Efthimios Mitropoulos ha ribadito, in occasione della WISTA International Conference 2010 di Atene, che “le donne sono una risorsa importante per arginare la carenza ormai cronica di marittimi”. Oggi, ha spiegato il segretario, solo il 2% del milione e mezzo di marittimi imbarcati in tutto il mondo sono donne: “Questa percentuale deve crescere ponendo una maggiore attenzione in fase di reclutamento, che va aperto in modo più massiccio al mondo femminile”. Un crescente inserimento delle donne come parte di una strategia più generale mirata “a rilanciare le carriere marittime rendendole più appetibili per giovani brillanti e qualificati”. Mitropoulos ha quindi aggiunto che “per il 2010 si attende un aumento dei traffici e una conseguente crescita delle opportunità di lavoro per i marittimi e spero che le donne possano trarre in questa fase la loro parte di benefici”. A chi, dalla platea della conferenza WISTA, sollecitava un commento circa l’eventualità che l’Unione Europea possa procedere autonomamente in materia di tutela ambientale qualora l’IMO non riesca a produrre in tempi brevi un sistema di norme condiviso, il segretario ha risposto che “sono stati fatti passi avanti su queste tematiche, che vanno in ogni caso affrontate con un approccio unitario a livello internazionale”. Sulla questione della sostenibilità ambientale è intervenuta al meeting di Atene anche Elisabeth Grieg, CEO di Grieg International e presidente di Grieg Shipping Group, che ha ribadito l’assoluta necessità “di una regolamentazione certa e precisa. Alcuni si lamentano di un eccesso normativo che bloccherebbe il business – ha ammonito l’armatrice scandinava – ma io ritengono che, guardando al lungo periodo, un intervento in questo ambito sia fondamentale”. L’industria marittima, da sola, è responsabile del 3% delle emissioni mondiali di CO2, “questo deve spingerci a un’assunzione di responsabilità. In Grieg Group stiamo già lavorando su standard ambientali più elevati rispetto a quelli stabiliti per legge, non perché siamo dei santi, ma perche riteniamo che questa sia la strada giusta per garantire una Elisabeth Grieg crescita del valore a lungo termine”. Altro tema delicato affrontato dalla Grieg è stato quello delle demolizioni, attività in cui “sulle coste del Bangladesh e del’India, vengono impiegati spesso bambini in età scolare, costretti a ritmi di lavoro disumani. Questo sfruttamento, che spesso avviene con il tacito avvallo di armatori con pochi scrupoli, deve terminare subito. L’adozione della convenzione IMO Ship Recycling del maggio 2009 è stata un passo in avanti, ma è solo un punto di partenza, anche perché ci vorrà del tempo prima che venga ratificata”. La conferenza di Atene è stata anche l’occasione per assegnare il premio Personalità dell’anno WISTA 2010, attribuito a Suzanne Williams, esperta nella negoziazione di ostaggi della pirateria. Nonostante la presenza ormai stabile delle marine militari europee, americana e cinese davanti alle coste africane, quello della pirateria resta un problema molto grave: ad oggi 17 navi e 354 marittimi sono tenuti in ostaggio. La Williams, che dal 1991 si occupa di negoziazione in situazioni di crisi per Scotland Yard (ha anche fatto parte del Royalty Protection Group al servizio di Buckingham Palace), gestisce una sua società, la Sue Williams International di Londra, “tramite la quale – ha ricordato Maria Dixon, presidente di WISTA UK - ha dato e continua a dare un contributo fondamentale nel garantire la sicurezza degli equipaggi in mare”. La altre candidate al premio Personalità dell’anno 2010 erano Karin Orsel, chief executive della compagnia olandese Management Facilities Group, Adamu Audu Biu, chief executive del Nigerian Shippers Council e l’armatrice Borgny Edervik. www.ship2shore.it 24 L’ANGOLO LEGALE Lunedì 11 Ottobre 2010 Per Legance si preannuncia un inverno caldo Lo studio legale di Milano e Roma specializzato nello shipping segue la nascita di parecchie nuove iniziative A discapito di quello che la crisi sembrerebbe suggerire, qualcosa fra gli armatori italiani sembra si stia muovendo. Nonostante le commesse o le attività di compravendita sembrino essersi praticamente bloccate, qualche nuovo progetto sta prendendo lentamente forma e potrebbe concretizzarsi entro la fine dell’anno. “Ci sono in cantiere alcune acquisizioni e nuove partnership – ammette Giuseppe Loffreda, responsabile del team dello studio legale Legance dedicato al settore shipping – pur non potendo rivelare dettagli ulteriori possiamo dire che qualcosa sul mercato si sta muovendo e questo non può che essere un segnale confortante Ma, alla fine, chi paga?Riccardo Fuochi, presidente di CONFAPI Trasporti, contro le multinazionali scorrette a danno delle PMI. Leggo che alcuni grossi colossi delle spedizioni hanno “accettato” di pagare ingenti somme quali sanzioni comminate dall’Antitrust USA per “comportamenti lesivi della concorrenza”. I nomi? Eccoli, con tanto di somme pagate: Panalpina: 11,9 milioni di dollari; Kühne+Nagel: 9,9 milioni di dollari; EGL (gruppo CEVA): 4,5 milioni di dollari; Geologistics (gruppo AGILITY): 700.000 dollari; Schenker: 3,5 milioni di dollari; BAX (acquisita da Schenker): 19,7 milioni di dollari. La domanda che ci si pone è come fanno queste aziende a pagare tali somme? Viene da pensare che, anche grazie al comportamento “scorretto”, hanno guadagnato somme elevatissime - a discapito di coloro che, operando correttamente, si sono trovati tagliati fuori dal mercato. Questo e’ successo in USA non in Italia, anche se ci siamo chiesti molte volte come certi gruppi possano proporre tariffe chiaramente sotto costo sentendoci assolutamente incapaci di fronteggiare questo tipo di concorrenza. Intanto FEDESPEDI (l’associazione italiana degli spedizionieri) sta stilando un “Codice Etico” che ,speriamo, venga adottato non soltanto dalle aziende piccole e medie ma anche da quelle multinazionali hanno già dimostrato di saper violare l’efficientissimo Antitrust USA. Per concludere, le casse del tesoro USA ringraziano ed incamerano 50 milioni di dollari. Perché non c’è mai nessuna PMI tra quelle “multate”? Forse perché le PMI sono le uniche a comportarsi correttamente? Ma la domanda finale è: vale la pena operare correttamente? Noi diciamo SI, anche se questi fatti porterebbero a pensare che chi agisce scorrettamente guadagna di più e sottrae traffici agli operatori seri. Giuseppe Loffreda per i prossimi mesi”. In questo momento sembra dunque esserci spazio non solo per ristrutturazioni aziendali e ri-contrattazione dei finanziamenti con le banche, bensì anche per qualche iniziativa che aiuti a far tornare la fiducia al mercato. “Il nostro staff – prosegue Claudia Gregori – di cui fanno parte anche Gabriele Capecchi e Iacopo Fontana, ha lavorato negli ultimi mesi a stretto contatto con Venice Shipping & Logistics che, in partnership con Perseveranza di Navigazione, ha portato alla nascita di Costanza Shipping (S2S n.26/2010)”. Altri primari clienti dello studio sono stati Mediterranea Holding, la cordata interessata all’acquisto di Tirrenia, e attualmente il gruppo Carnival che per anni ha affidato commesse in serie a Fincantieri. Il dipartimento dello studio legale Legance dedicato allo shipping segue ogni attività dell’industria armatoriale partendo dalle fasi del finanziamento, passando per la firma della commessa, la costruzione o l’acquisto di una nave, fino alla gestione, alla vendita e, in alcuni casi, arrivando a curare anche l’aspetto patologico del business. “L’andamento di mercato degli ultimi due anni ha complicato i piani di diverse società armatoriali, per le quali siamo intervenuti seguendo tutti gli aspetti legali connessi alla fase di ristrutturazione societaria e in altri casi di rinegoziazione dei covenant contrattuali con le banche” prosegue Loffreda, che tiene a sottolineare la necessità, in queste situazioni, di professionisti che conoscano bene le materia ed il business dello shipping. “Ci sono delle peculiarità tipiche di questo mercato che impongono una profonda conoscenza del settore: basti pensare al profilo d’internazionalità delle aziende, nonché alla tipicità dei contratti di noleggio, di finanziamento e di compravendita utilizzati. Possiamo dire che Legance è il primo studio in Italia ad aver aggregato un gruppo di professionisti con competenze nelle Claudia Gregori diverse aree del diritto marittimo, dell’M&A, tax, banking & finance”. Questo sembra essere ciò che distingue Legance dagli altri studi operanti nel settore. “Quanto sopra ha consentito al gruppo shipping di Legance – conclude Claudia Gregori – di traslare in un settore che tradizionalmente è stato meno interessato rispetto ad altri da operazioni di investimento, joint venture e partnerships, concetti propri del private equity, realizzando così strutture innovative in grado di adattarsi ad un mercato fortemente influenzato dalle caratteristiche e dalle peculiarità degli asset sottostanti (le navi), nonché dalla natura spiccatamente internazionale dell’attività svolta”. Nicola Capuzzo www.ship2shore.it 25 INTERMODALE Lunedì 11 Ottobre 2010 BUNKER L’anno dei trasporti si conclude al centro RAI di Amsterdam con Intermodal Europe 2010 L’IMO non fa passi avanti sul tema delle emissioni navali I principali esponenti europei del settore si ritroveranno nella città olandese dal 30 novembre al 2 dicembre per dibattere l’intermodalità e ‘fare network’ I paesi in via di sviluppo non accettano imposizioni e vogliono politiche fatte su misura per loro L’Intermodal Europe 2010 sarà “l’ultima occasione dell’anno” per fare network, siglare nuove partnership e più in generale informarsi sulle ultime novità del settore intermodale. Parola di Peter Wolters, vice segretario generale dell’European Intermodal Association (EIA), che ha anche raccomandato “a tutti i membri dell’associazione di partecipare all’evento”. La convention si svolgerà infatti dal 30 novembre al 2 dicembre, ospitata quest’anno dal porto di Amsterdam che metterà a disposizione il moderno centro fieristico Amsterdam RAI. Il programma è fitto di dibattiti e conferenze che affronteranno le diverse tematiche del trasporto combinato: container, strada, rotaia e attività logistiche, declinate nell’ottica di una ripresa che sta iniziando: “La situazione economica è molto cambiata dall’ultima conferenza – ha ricordato Philip Hunter, Event Director di Intermodal Europe 2010 – e l’evento può essere un ottima occasione per scambiarsi esperienze e far ripartire il business”. A fine novembre giungeranno ad Amsterdam tutti i principali esponenti dell’industria intermodale, tra cui Mats Nyblom, CEO di Hector Rail, Lord Berkley, presidente dell’European Rail Freight Association e Radu Marcovici, Transport and Integration Director di International Rail Systems Romania. Ci saranno poi rappresentanti dei porti – Rotterdam, Anversa, Koper e Göteborg – e delle compagnie di navigazione come Wim Blomme, Intermodal Division Director di P&O Ferrymasters, e Søren Toft, Vice President Maersk Line/Terminals Intermodal and Equipment. Non mancheranno i principali caricatori mondiali: sono attesi, tra gli altri, Chris Broadbent, European Logistics Development Director di Unilever Supply Chain Company, Jacques Poulet, Head of Logistics di Nestlé Waters, e Frank Arendt, Associate Director Western European Logistics Purchases di Procter & Gamble. Durante la Intermodal Europe, EIA conferirà anche il premio 2010 per soluzioni intermodali innovative e best practice del settore e presenterà il documento ‘Intermodal Yearbook 2010; Strategies, Statistics, Terminals and Players’. Quella che si è appena conclusa potrebbe definirsi la settimana dell’ambiente. Quasi in contemporanea si è tenuta a Montreal la trentasettesima sessione dell’ICAO (organizzazione mondiale dell’aviazione civile) e a Londra la sessantunesima del MEPC, Comitato ambientale dell’IMO. Su entrambi i tavoli le opzioni per porre sotto controllo e contenere le emissioni di gas serra (GHG) rispettivamente di aerei e navi entro limiti di eco-sostenibilità. “Dopo una settimana di duro confronto il 61° Comitato IMO/MEPC si è dovuto arrendere di fronte all’impossibilità di raccogliere consenso unanime su un sistema di misure regolatorie delle emissioni navali di GHG” spiega Stefano Rocca, esperto della materia e titolare di 3B Consulting. “I principi di obbligatorietà ed universalità su cui si fonda il progetto di miglioramento di efficienza dei vettori risulta irrinunciabile per i Paesi proponenti (Usa, Giappone e Norvegia), mentre è stato definito inaccettabile da quelli in via di sviluppo (Cina, India e Brasile) che reclamano la volontarietà di qualsiasi misura onerosa sulla base della common but diversified responsability ambientale”. Ad allargare la divisione fra i due fronti anche la contestazione, per gli uni strumentale mentre per gli altri sostanziale, che non sia l’IMO-Marpol VI la sede competente a varare misure di efficienza globali mentre sarebbe più opportuna l’Onu-UNFCCC (U.N. Framework Convention on Climate Change). “Tornano dunque nuovamente al pettine – prosegue Rocca - tutti i nodi non risolti da Copenhagen in avanti e si allunga la minaccia che lo stallo ad un’intesa in ambito ‘shipping industry’ svuoti l’IMO del suo ruolo e conduca verso discipline anti GHG regionali (UE, Nord America), nazionali (Giappone, Australia, Singapore) e addirittura locali (singoli porti) formula ed imposte d’autorità”. N.C.
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