MARZO 2016
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MARZO 2016
Voce dalla Comunità GIORNALINO PARROCCHIALE Anno XV N. 3/2016 M A R Z O Piazza E. Cesaro, 27 - 80058 TORRE ANNUNZIATA (NA) - Telefono e Fax 0815362771 Responsabile Editoriale: Il Parroco - Redazione: Gruppo Comunicazioni Sociali Resurrexit Dominus …. Alleluja! Carissimi fratelli, sorelle e amici, per il sesto anno consecutivo ho la gioia di vivere in mezzo a voi la Pasqua di Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. È un’esperienza bellissima perché la gratuità dell’Evento pasquale, dono prezioso di Dio agli uomini richiede, per essere accolto, la disponibilità a percorrere con il Signore la via crucis della sua beata passione, condividendo con lui la sua croce e la nostra. Solo quando avremo compreso questo mistero profondo che risponde alla richiesta di Gesù «se qualcuno vuole venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua» (Lc 9,18-24), comprenderemo il mistero della sequela del Signore. Dunque per andare dietro il Maestro, cioè per essere suoi autentici discepoli, non possiamo abbandonare la nostra “croce” ma dobbiamo sorreggerla con la libertà di Lui, attraversando, in Sua compagnia, i solchi della vita. La Risurrezione che Gesù condivide con i suoi fratelli si rivela nello Spirito Santo, primo dono ai credenti (IV preghiera eucaristica), che Egli trasmette la sera di Pasqua: «ricevete lo Spirito Santo . . . .» (Gv 20,22). Nel dono dello Spirito i cristiani avvertono quella nuova vita, gorgoglio dell’acqua viva che, a torrenti, sgorga dal fianco perforato del Crocifisso - Risorto. L’Evento pasquale induce i credenti in Cristo a rinnovare le abitudini e gli stili di vita non coerenti con la dinamica di morte e risurrezione del mistero di Cristo, riscoprendo l’origine della propria vocazione nella chiamata alla santità, implicita nella ricezione del dono dello Spirito. Per tutti noi, dunque, si schiude un orizzonte di rara bellezza che permette di guardare alla vita di ogni giorno, nostra e dei fratelli, sotto una luce rinno- vata che ci fa riscoprire le bellezze presenti e ci aiuta a cancellare le brutture del peccato, sostenendo lo sforzo di rinnovamento di chi il Signore, nella famiglia, nella comunità amicale, in quella parrocchiale, in quella lavorativa, ci ha posto accanto. Pasqua significa allora lasciarci alle spalle la vita vecchia, rivestendoci di Cristo, uomo nuovo, come insegna San Paolo nel suo epistolario, nel perseguimento di nuovi progetti esistenziali, inimmaginabili senza la luce del Risorto. Sostenuti da questa prospettiva potremo ricercare e sforzarci di raggiungere i concreti obiettivi che, come comunità ecclesiale e singoli membri, potremo assegnarci come tappe di un cammino che invita, tutti e ciascuno, ad essere luce per il mondo, sale della terra, lievito per il cambiamento. La lotta alla povertà, all’illegalità, alla distruzione del creato, alla ingiustizia sociale, alla discriminazione, all’emarginazione, al pregiudizio e a quanto di negativo in genere esiste nella città degli uomini e nella stessa chiesa diventerà un compito evangelico di autentico annuncio profetico del messaggio di Pasqua. Ciò eviterà di relegare il mistero pasquale nel ritualismo, facendo emergere la forza della Liturgia che, autenticamente celebrata e vissuta, diventa profezia, evangelizzazione, catechesi, carità operosa. Auguro a tutti voi e a me stesso questo autentico rinnovamento nel Signore Risorto, perché chi ha sete, venga a noi, come a Gesù, e beva trovando autentica acqua viva di fede, speranza e carità. Buona Pasqua a tutti, specialmente ai più sfortunati e soli. il vostro amantissimo don Ciro MARZ O Ritiro di Quaresima Come per l’Avvento anche per la Quaresima le Comunità di S. Teresa, dello Spirito Santo e Immacolata Concezione, il giorno 28 febbraio u.s. si sono ritrovate per un ritiro di Quaresima, tangibile è stata come sempre l’accoglienza del Parroco Don Ciro Esposito, insieme a Don Pasquale Paduano, relatore di un tema molto profondo: quello del perdono, “Dio perdona perché ama e noi amiamo perché siamo perdonati”. Momenti veramente di grazia, molto fruttuosi, soprattutto quando regna l’unione e la condivisione dei propri progetti, divenendo forza e tassello quasi indispensabile l’uno per l’altro. L’incontro ha avuto inizio alle ore 9,30 con la partecipazione di circa una trentina di persone, numero sempre esiguo di fronte a due Comunità con alta densità demografica, purtroppo, nonostante gli inviti ripetuti dai rispettivi parroci, la partecipazione rimane sempre molto debole, così anche per la Lectio Divina che si è tenuta ogni lunedì di Quaresima, con relatori di alto spessore teologico. L’esigenza della partecipazione dovrebbe essere sentita, desiderata ,soprattutto per quelle persone che hanno dei ruoli all’interno delle Comunità. Questi incontri ci aiutano a crescere, riflettere, alimentando le nostre vite e il nostro spirito per donare agli altri con gratuità, amore e umiltà; “solo innaffiando una pianta e concimandola porterà a maturazione buoni e abbondanti frutti”. Don Pasquale, dopo l’accoglienza e la preghiera iniziale, ci ha introdotti nel tema del “perdono di Dio”, attraverso le parole dell’Evangelista Luca (7,36-8,3) dove si parla di un fariseo che apre le porte della sua casa a Gesù, bandendo una vera festa con banchetto ma tra gli invitati s’intrufola una peccatrice che con vero pentimento si getta ai piedi di Gesù, lavandogli con lacrime i piedi e asciugandoli con i suoi capelli; al vedere questo il fariseo si infastidisce a tal punto che incomincia a mormorare dentro di sè e con gli altri invitati, indignato si rivolge a Gesù suggerendogli di metterla alla porta, rimanendo turbato nel vedere il comportamento del Maestro che ascolta la peccatrice con tranquillità. Gesù non guarda fuori ma legge nel cuore di questa donna, scoprendo che, con grande pentimento e soprattutto con la massima umiltà, si dichiara davanti a tutti peccatrice, prostrandosi ai piedi del Maestro supplicando il suo perdono, ma soprattutto il suo amore e l’amore di tutte quelle persone presenti in quella casa e non più l’isolamento e l’emarginazione da tutti. Gesù apre il Suo cuore accogliendola nel suo abbraccio paterno, ammonendo il fariseo per il suo severo comportamento e giudizio. 2 Un passo del Vangelo veramente molto forte che entra come un uragano nelle nostre vite, toccando il profondo dei nostri cuori e del nostro vivere, mettendo in crisi il nostro essere figli di Dio, tante volte all’acqua di rose, costruendoci un Dio a nostra immagine con nostre regole, ma quante volte nelle nostre esistenze siamo stati capaci di mettere in luce le nostre povertà? Chiedendo il perdono, il chiarimento e fare un passo indietro se ne è necessario? Quante volte ci siamo comportati come il fariseo ? Vestendoci da giudici, puntando il dito e mettendo in risalto ciò che siamo, il ruolo che abbiamo, il posto che occupiamo, senza retrocedere di un passo e rimanendo chiusi nelle nostre roccaforti? Esperienza veramente molto sentita e sviscerata da tutti i partecipanti, dividisi poi in tre gruppi per una riflessione più approfondita sul tema trattato. Alle ore 14,30, dopo una gioiosa agape fraterna, ci siamo riuniti per condividere le riflessioni fatte nei gruppi ed è emerso forte che non solo fuori le Chiese ma tante volte anche chi è dentro, anziché essere di esempio, è pronto a classificare e vestirsi da giudice, poco favorevoli all’accoglienza,al perdono, per timore di spodestamenti di ruoli, rinchiudendoci nei limitati territori parrocchiali, non aprendo le porte dei nostri cuori a chi bussa e mettendo a disposizione i nostri orticelli, per paura di perdere terreno e innumerevoli volte con la presunzione di essere quasi santi, nascondendo nei crepuscoli delle nostre esistenze tutte le povertà e i nostri limiti . Certamente la peccatrice del Vangelo, chiedendo l’aiuto e l’abbraccio di Gesù e dei fratelli per divenire unico Pane che si spezza, che sazia, che ama, sarà stata con tutte le sue miserie, veramente un’umile figlia di Dio. Santa Teresa di Gesù Pina BALZANO MARZ O Insieme per lodare Gesù Come ormai è consuetudine, da qualche anno, le parrocchie di Santa Teresa, Immacolata Concezione e Spirito Santo, condividono alcuni momenti forti dell’anno liturgico: ritiri di Avvento, Quaresima, Lectio Divina e altro. I parroci, don Ciro Esposito e don Pasquale Paduano, hanno intuito, inoltre, che la Domenica delle Palme merita un'attenzione pastorale maggiore di quella che normalmente ha, considerandola come processione in onore di Cristo, con forza celebrativa ed anche catechetica, di pedagogia della fede pasquale, molto grande. Acclamare Cristo in questo giorno, mentre percorre il suo itinerario pasquale, ha sensibilizzato i due sacerdoti verso il ruolo dei bambini che frequentano le due parrocchie, anche se il canto ed il protagonismo dei bambini che acclamarono Gesù a Gerusalemme, è sicuramente antica tradizione della chiesa. Così, la Domenica delle Palme, i bambini, accompagnati da catechisti ed educatori, si sono ritrovati tutti nello spazio antistante l’ingresso della parrocchia di Santa Teresa, dove si sono benedetti i rami d’ulivo e si è partiti in processione, con palme e rami nelle mani, intonando preghiere e il canto “Osanna al Figlio di Davide”, fino a raggiungere la chiesa dello Spirito Santo dove si è celebrata l’Eucaristia. Progetto N. I. P. (Nuova Immagine di Parrocchia) Questo mese il progetto Nuova Immagine di Parrocchia ha dedicato alla giustizia della quale tutti noi avvertiamo spesso la mancanza - una riflessione particolare. Cos’ è la giustizia? Troppo spesso vorremmo farci giustizia da soli per affermare una nostra verità; in effetti la verità è solo uno strumento per poter raggiungere un obiettivo più alto: riconciliarsi. La giustizia umana cerca di riparare dei torti, quella divina mira al recupero della persona, è frutto della Misericordia ed è questa verità, intrisa di divino, che dobbiamo affermare con forza. Per raggiungere tale scopo, siamo partiti dal capire con alcuni ragazzi ed adulti quali sono i diritti dell’uomo e come fare perché siano rispettati. Abbiamo proiettato un breve film sui diritti umani e sulle ingiustizie che tante persone subiscono nel mondo. Magistralmente guidati da una catechista, soprattutto i ragazzi si sono espressi su alcuni diritti ad essi presentati, in particolar modo al diritto ad avere una famiglia: è venuto fuori un mondo di gioie e di sofferenze al quale ci siamo accostati con tanta delicatezza ed abbiamo concluso questo “momento magico” con una sentita preghiera di condivisione. Gli ANIMATORI Nella speranza della Risurrezione hanno raggiunto la casa del Padre: Inutile dire che la processione ha suscitato una grande emozione, ha testimoniato la volontà di don Ciro e di don Pasquale per una proficua collaborazione e condivisione, e ha dato fondamento alle parole di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me”. • • CONCETTA MATRONE CARMELA MARESCA «I nostri cari che ci precedono nel segno della fede non sono assenti, non sono lontani: sono vicini a noi, ci amano, ci proteggono dal cielo» (Sant’Agostino). Fosca CIATTI Santa Teresa di Gesù 3 MARZ O MISERICORDIA: carta d’identità di Dio Il 5 marzo scorso, la fraternità di Torre Annunziata ha partecipato al “Giubileo della Misericordia e del perdono” dell’Ordine Francescano Secolare della Diocesi di Napoli. Padre Eduardo SCOGNAMIGLIO Ministro Provinciale dell’o.f.m.c. ha guidato la riflessione sul tema: ”Diventare misericordiosi come il Padre Nostro”. La Bolla d’indizione di Papa Francesco Misericordiae Vultus si apre con le parole: ”Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre” e, tra l’altro, invita a ”tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segni efficaci dell’agire del Padre”. Dobbiamo, cioè, guardare al volto umano-divino di Gesù e conformarci ai suoi insegnamenti. La Sua misericordia è stata rivolta a tutti gli uomini, nessuno escluso, ed è stata offerta gratuitamente prima ancora che fosse richiesta, perché essere misericordiosi è anticipare la richiesta di perdono del fratello amato, come nella parabola del Padre buono. Il Padre, infatti, aspetta sempre il ritorno del figlio che ha lasciato libero di andare; appena lo vede tornare, gli va incontro si muove per primo, lo abbraccia, non lo rimprovera né gli ricorda il suo tradimento: la sua misericordia anticipa il pentimento del figlio. La sua amorevole accoglienza fa sentire il figlio amato ed accolto e lo aiuta a superare la “difficoltà del ritorno”. L’amore del Padre si fa tenerezza e medicina per noi figli che, sul Suo esempio, saremo spinti ad aprirci gratuitamente ai fratelli, perché chi si sente amato diventa misericordioso con gli altri. L’amore di Dio viene prima di ogni nostro pentimento. Egli perdona perché ama e noi crediamo perché siamo perdonati. La Misericordia è bontà, va oltre la giustizia, non è buonismo, né un semplice lasciar correre o falsa pietà, ma come viene definita nella Bolla, essa è “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa e la credibilità di questa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole”. Il Papa pensa ad una “chiesa in uscita” che apra le porta dei cuori, va verso gli ultimi e gli emarginati e se ne prende cura come si fa in un “ospedale da campo”, una Chiesa che riscalda i cuori delle persone con la vicinanza, la prossimità e l’accoglienza amorevole. Nelle relazioni con i nostri fratelli, l’unica regola da seguire è quella del cuore; saremo perfetti nella misura in cui saremo misericordiosi versi gli altri. Sull’esempio di Gesù che è il “volto della misericordia del Padre”, il cui amore è più grande di qualsiasi nostro miseria, saremo pronti ad offrire e ricevere perdono. San Francesco, nella lettera ai fedeli raccomanda: «Coloro che hanno ricevuto la potestà di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vorrebbero essere giudicati». Dobbiamo AMARE, AMARE ….. AMARE con cuore sincero, aprire la porta del nostro cuore ed accogliere, senza giudicarli, i nostri fratelli soprattutto quelli in difficoltà perché, come diceva san Giovanni della croce: ”alla sera della nostra vita, saremo giudicati solo sull’amore”. La FRATERNITÀ 4 Santa Teresa di Gesù MARZ O La nostra PASQUA “Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:”Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto” (Gv 20: 1-2). C'è uno stringente interrogativo che bussa alle nostre coscienze; una domanda che le scuote fin nelle fondamenta facendosi più pressante ed ineludibile proprio con l'approssimarsi della Santa Pasqua di Resurrezione. Se con la Pesach gli Ebrei ricordavano il passaggio attraverso il mar Rosso dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione, per i cristiani essa segna un evento ancora più profondo e radicale perché celebra e rinnova il “passaggio” dalla morte alla vita di Gesù Cristo, dalla corruzione della carne alla luminosità della gloria eterna. Con quali occhi e con quale animo ci si chiede allora, possiamo accostarci oggi al sepolcro di Gesù? Resta ancora intatta in noi la capacità di intravedere nelle pieghe di quel sudario abbandonato e nel vuoto solo apparente del sepolcro, l'innocenza della sofferenza di chi si è caricato di tutti i nostri peccati? O forse, molto più probabilmente, come per Maria di Màgdala, i nostri occhi e il nostro cuore, distratti da altro, non colgono immediatamente i segni dell'avvenuta resurrezione? Eppure la Pasqua, ancor più del Natale, è l'essenza della nostra fede, è il pressante invito che Cristo ci fa a non essere indifferenti alla sofferenza del mondo, al male che attraversa la Storia impigliandosi nella vita di tanti innocenti. Come gli Ebrei in fuga dall'Egitto, milioni di esseri si stanno muovendo spinti dalla necessità di affrancarsi dalla schiavitù del bisogno, dal predominio dell'odio, dalla mancanza di futuro per sé e per i figli. Il Mediterraneo si è trasformato in un enorme sepolcro punteggiato di salvagenti colorati e miseri stracci che ne sono i sudari fluttuanti. È questa una condizione rispetto alla quale non possiamo restare indifferenti lasciando che l'egoismo narcotizzi le nostre coscienze. L'auspicio che la comunità M.A.S.C.I. partendo da queste considerazioni, fa a se stessa nell'imminenza della Pasqua, è quello di riflettere ancor più sul senso di responsabilità di ciascun credente, sul valore fondamentale della preghiera, sulla necessità di un rinnovato impegno verso il prossimo. Le ricette della nonna (a cura del gruppo Simeone e Anna) Pastiera di grano Ingredienti: Sfoglia: 3 uova 500 gr.. di farina 200 gr. di zucchero 200 gr. o margarina Un pizzico di sale Buccia di limone grattugiata Ripieno: 700 gr. di ricotta 700 gr. di zucchero 600 gr. di grano 8 uova di cui 6 intere e 2 tuorli ½ l. di latte 50 gr. di margarina Buccia di limone Fiori d’arancio e canditi a piacere Procedimento: Cuocere il grano con il latte, 50 gr. di margarina e la buccia del limone fino a che non si asciuga il latte. Metterlo a raffreddare. Unire la ricotta allo zucchero e amalgamare bene. Farla riposare un po’. Aggiungere alla ricotta il grano cotto in precedenza e raffreddato. Unire una alla volta 6 uova intere e 2 tuorli, gli aromi e i canditi. Amalgamare bene e far riposare tutta la notte. Preparare la sfoglia e farla riposare in frigo almeno un’ora. Tirare la sfoglia con il matterello, foderare lo stampo e riempire con la crema. Coprire con strisce di pastafrolla e cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa un’ora. A piacere si può spolverare con zucchero a velo. Biagio SOFFITTO (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) Santa Teresa di Gesù Maria 5 MARZ O 3ª parte Le donne nella genealogia di Gesù Ruth, la Moabita Ruth è la terza donna che compare nella genealogia terrena di Gesù, riportata da Matteo all’inizio del suo Vangelo. Prima di lei abbiamo incontrato Tamàr, da cui Giuda, figlio di Giacobbe, ebbe Peres, e Rahab, di Gerico, al tempo di Giosuè, che sposò Salmon, discendente di Giuda. E l’elenco degli antenati così continua: “Salmon generò Booz, da Rahab, Booz generò Obed, da Ruth, Obed generò Jesse, Jesse generò il re Davide”. Notiamo che tre sole generazioni coprono il tempo che passa fra Salmon, vissuto al tempo della conquista di Gerico (verso il XIII sec. a.C.) e Davide (XI sec.). Come abbiamo già osservato per i primi componenti della genealogia secondo Matteo, anche qui l’Autore deve aver saltato alcuni anelli intermedi, per cui il termine “generato” talvolta va inteso nel senso più lato di “discendente”. Booz, che sposerà Ruth, probabilmente non era figlio, ma discendente di Salmon. “Al tempo in cui governavano i Giudici, ci fu una carestia nel paese e, da Betlemme di Giuda, un uomo andò, per un breve soggiorno, nella campagna di Moab, con la moglie e due figli”. Così inizia un libro, di poche pagine, della Bibbia, che racconta una gradevole storia d’amore. E’ intitolato “Ruth”, dal nome della protagonista. Una famigliola ebrea, dunque, in un periodo di carestia, si trasferisce da Betlemme verso la regione transgiordanica di Moab, a sud-est del Mar Morto. I Moabiti, come del resto tutti gli altri popoli confinanti con Israele, erano idolatri. Ciò avveniva “al tempo dei Giudici”, in quel periodo, cioè, che va dalla morte di Giosuè (inizio XII sec. a.C.) fino alla metà circa dell’XI sec., quando gli Ebrei ebbero finalmente un re. E il primo re fu Saul (1030 a.C.). Periodo non facile, corrispondente ai primi tempi dell’esistenza di Israele nella terra promessa, in cui gli Israeliti si trovarono a far fronte sia ai nemici interni (Cananei e Filistei), mai completamente domati, sia agli attacchi dei popoli confinanti, nemici perenni degli Ebrei. Per cui spesso le varie tribù dovettero riunirsi sotto un capo comune detto “giudice”, in realtà un “governatore” o “difensore”, con poteri militari e civili, per difendersi dai nemici comuni. (“Giudici” famosi furono Deborah, Gedeone, Sansone, Samuele). 6 L’uomo che si era trasferito nelle campagne di Moab, con la moglie e due figli, si chiamava Elimelech, e la moglie si chiamava Noemi. Ma, poco tempo dopo, Elimelech moriva, lasciando Noemi sola con i due figli. Questi presero in moglie due donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Ruth. Passarono circa dieci anni, poi i due figli morirono anch’essi, e rimase la donna sola con le due nuore, che non avevano avuto figli. Noemi allora decise di ritornare a Betlemme, ma prima disse alle nuore: “Figlie mie, tornate ciascuna alla casa delle vostre madri, ove il Signore possa concedervi di trovare ancora un marito, poiché io non ho più figli che possano diventare vostri mariti”. Una delle due, dopo un po’, cedette alle insistenze della suocera e se ne partì, mentre l’altra, Ruth, non volle assolutamente abbandonarla. “Io andrò dove tu andrai; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio!” disse. Un inaspettato atto di fede nel Dio degli Ebrei, che quasi ricalca le parole, che forse ricorderete, rivolte da Rahab di Gerico agli esploratori di Giosuè. E Noemi cessò di insistere e, assieme a lei, tornò a Betlemme e andarono ad abitare nella vecchia casa che essa aveva lasciata, tanti anni prima. Era il tempo della mietitura e, poiché erano molto povere, Ruth disse a Noemi: “Voglio andare in campagna a spigolare dietro ai mietitori”. (Secondo l’usanza, non dolo ebraica, i proprietari di un terreno permettevano ai poveri di raccogliere le spighe cadute durante la mietitura). Avuto il permesso dalla suocera, Ruth entrò in un campo a spigolare, dopo essersi presentata ai mietitori. Quel campo apparteneva a un uomo di nome Booz (che vuol dire “forte”). Costui era parente di Elimelech, il defunto marito di Noemi, ma Ruth non lo sapeva. Santa Teresa di Gesù MARZ O Dopo un poco, anche Booz venne al campo, e vide la ragazza che lavorava con impegno, e chiese ai mietitori chi fosse. Saputo chi era, le si avvicinò e la trattò con molta benevolenza perché, le disse, aveva saputo chi era, e ciò che ella aveva fatto per la suocera, e come non aveva avuto paura di venire da straniera presso un popolo che ella non conosceva. Ma non le parlò della parentela. Poi, all’ora del pranzo, la invitò a sedersi a mangiare insieme ai mietitori. E le disse che poteva tornare nel campo a spigolare, ogni giorno, fino alla fine della mietitura. Forse era più di una semplice simpatia per la bella moabita. Ruth tornò a casa e raccontò tutto alla suocera, e le disse il nome dell’uomo presso il quale aveva lavorato, e come costui l’avesse trattata benevolmente. E Noemi si rallegrò molto dell’accaduto, e ringraziò ad alta voce il Signore, e rivelò alla nuora che Booz era parente del marito, e che, perciò, poteva essere un suo “riscattatore”. Con questo termine, ella intendeva riferirsi alla cosiddetta “legge del levirato” (di cui abbiamo già avuto occasione di parlare,in vigore presso parecchi popoli dell’antico Vicino Oriente) che obbligava il fratello di un uomo morto senza figli o, in mancanza, il parente più prossimo, a sposarne la vedova; e il primogenito era considerato legalmente figlio del morto, con tutti i diritti, compresi quelli ereditari. E il matrimonio con la vedova era detto appunto “riscatto”. Ma, probabilmente, Noemi sapeva che quello non era il parente più prossimo, per cui non poteva rivolgersi direttamente a lui per chiedergli di compiere il dovere del “riscatto”. D’altro lato ella aveva sempre molto a cuore l’avvenire di Ruth, per l’amore filiale che essa le aveva dimostrato, e Booz, forse, le sembrava l’uomo adatto per lei. Allora, con astuzia tutta femminile, mette a punto un piccolo piano per favorire l’incontro decisivo della nuora con l’uomo. Sa che Booz, quella sera, con tutta la servitù, “vaglierà” l’orzo e il grano sull’aia, secondo la maniera antica di separare i chicchi dalla paglia gettandoli all’aria al levarsi del venticello della sera; a cui seguirà, secondo le usanze, una festa paesana, sul posto. Consiglia, quindi, alla nuora di acconciarsi per bene, non dimenticando il velo, profumarsi, in modo da far risaltare la sua gioventù e la sua bellezza, e di presentarsi sull’aia, ma cercando di non farsi riconoscere da Booz, prima di sera. Quando, alla fine della festa, egli sarebbe andato a dormire, all’aperto nella tiepida notte estiva, ella avrebbe dovuto sdraiarsi ai suoi piedi. “Penserà, poi, lui a dirti cosa devi fare”, aggiunse. È chiaro che, per scegliere un gioco così rischioso (il gesto poteva essere male interpretato), Noemi doveva conoscere bene la virtù della nuora, e inoltre sapeva che anche Booz aveva avuto modo di apprezzarla. La giovane fece come la suocera le aveva detto. A metà della notte, l’uomo si svegliò e vide, nell’ombra, la donna ai suoi piedi. “Chi sei?”, le chiese. “Sono Ruth, la tua serva” - rispose lei - “Stendi su di me il lembo del tuo mantello, perché tu sei il mio riscattatore”. Sono gesti e linguaggi propri di un paese orientale. Stendere il lembo del mantello equivaleva, secondo il costume del tempo, a una promessa di nozze. E Booz, cui forse la cosa non dispiaceva, mostrò di avere ben compreso, perché rispose: “So che sei una donna di virtù, perciò non temere, farò ciò che dici. Ma c’è un riscattatore più prossimo di me. Vedremo se intende sposarti. Se non vorrà, ti riscatterò io”. La piccola Ruth, umile e sottomessa, in realtà è la vera vincitrice in questa schermaglia amorosa con il “forte” Booz. Cosa che, come è noto, accade (quasi) sempre. Il giorno dopo, Booz salì alla porta del paese per incontrare quel parente più prossimo di Noemi, di cui la Bibbia non dice il nome. E, incontratolo, gli disse: “La vedova del nostro parente Elimelech vende quel pezzo di terra che apparteneva al marito. Se vuoi, puoi acquistarlo perché ne hai il diritto, e io vengo dopo di te”. E l’altro si disse disposto ad acquistarlo. “E quando lo avrai comprato” – continuò Booz – “avrai anche il diritto di sposare Ruth, la Moabita, moglie del defunto figlio di Elimelech, e i figli nati da lei conserveranno (secondo la legge) il diritto sulla sua eredità”. È una scena tutta orientale: una proposta apparentemente lusinghiera, con tranello finale. E, infatti, quel parente, visto che poteva perdere quello che avrebbe acquistato, rifiutò la proposta. Così Booz sposò Ruth, ed essa generò un figlio che chiamò Obed, che vuol dire “servo” (del Signore). E Obed sarà il padre di Jesse, che sarà il padre di Davide. E Ruth, la Moabita, ancora una donna straniera, entrerà nella genealogia (terrena) del Messia. Santa Teresa di Gesù dr. Gaetano IOVINO (continua nel prossimo numero) 7 Agenda di APRILE • Nel tempo di Pasqua, da martedì 29 marzo viene completata la benedizione delle famiglie. • Dal 4 aprile la S. Messa vespertina è alle ore 19.00 ► VENERDÌ 01 Primo venerdì del mese. Dopo la S. Messa serale adorazione eucaristica. ► DOMENICA 03 II Domenica di PASQUA o della DIVINA MISERICORDIA - Celebrazioni: Ore 08.30 - 10.00 - 12.00 (11.50) - 18.00 La S. Messa delle ore 12.00 (11.50) viene celebrata in onore di Gesù Misericordioso. ► LUNEDÌ 04 ANNUNCIAZIONE del SIGNORE SUFFRAGIO PARROCCHIALE MENSILE La S. Messa delle ore 19.00 viene celebrata in memoria di tutti i fratelli defunti appartenuti alla famiglia parrocchiale. ► DOMENICA 10 III Domenica di PASQUA - Celebrazioni: Ore 08.30 - 10.00 - 12.00 (11.50) - 19.00 Giornata del Seminario. ► DOMENICA 17 IV Domenica di PASQUA - GESÙ BUON PASTORE - Celebrazioni: Ore 08.30 - 10.00 - 12.00 (11.50) - 19.00 La S. Messa delle ore 12.00 (11.50) viene celebrata in Lingua Latina. ► LUNEDÌ 25 San MARCO EVANGELISTA (Anniversario della Liberazione) ► VENERDÌ 29 S. CATERINA da Siena patrona d’Italia. Pellegrinaggio al santuario diocesano del Buon Consiglio in Leopardi. Vi giungano i nostri più sentiti auguri di una serena Pasqua di Risurrezione, da vivere nella gioia e nella pace donata da Cristo. La Redazione ORARIO delle CELEBRAZIONI SANTE MESSE FERIALE: Ore 19.00 Celebrazione S. Messa vespertina. FESTIVO: Ore 08.30 - 10.00 - 12.00 (11.50) - 19.00 Terza domenica del mese la S. Messa delle ore 12.00 viene celebrata in Lingua Latina Una Comunità che prega Puoi pregare con la comunità ogni giorno feriale Ore 18.15 S. Rosario. A seguire i Vespri Ore 19.00 S. Messa vespertina Ultimo Martedì, ore 19.00 Celebrazione del SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE Ogni Giovedì, ore 19.30 Adorazione Eucaristica Il Parroco riceve tutti i giorni: ore 17.00/20.00 CATECHESI PARROCCHIALE 2015/2016 SACRAMENTO DEL BATTESIMO Si celebra ogni quarta Domenica del mese (prenotarsi in segreteria 15 giorni prima) CATECHISMO DEI RAGAZZI Ha luogo il LUNEDÌ ore 17.00 / 18.15 e il Sabato ore 16.30/18.30 nell’ambito dell’A.C.R. CATECHESI DEGLI ADULTI Ha luogo il Lunedì alle ore 19.40 LECTIO EVANGELII Lettura - Meditazione - Confronto Esistenziale Ha luogo il: 2° e 4° Venerdì alle ore 19.40 SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE (Cresima) Il corso di preparazione ha luogo il Venerdì ore 20.00 e la Domenica ore 11.00 SACRAMENTO DEL MATRIMONIO Ha luogo il Lunedì alle ore 20.00 La Segreteria Parrocchiale è aperta nei seguenti giorni e orari: LUNEDÌ, MERCOLEDÌ e SABATO ore 18.00 / 19.00 Seguici su Visita il nostro sito weeb: www.parrocchiasantateresatorrea.it Posta elettronica della parrochia: [email protected] Mensile a diffusione interna - Composizione e stampa in proprio - Copia gratuita Il Bollettino mensile e tutte le informazioni Parrocchiali sono redatte grazie al prezioso contributo del GRUPPO COMUNICAZIONI SOCIALI per riceverle invia una Email a: [email protected]
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