COOPERAZIONE GAL REVENTINO INTEGRATA
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COOPERAZIONE GAL REVENTINO INTEGRATA
Allegato 2 SCHEMA DI PRESENTAZIONE DEI PROGETTI DI COOPERAZIONE PSR Calabria 2007-2013 TITOLO DEL PROGETTO DI COOPERAZIONE INTERTERRITORIALE R.E.D. – Rete d’Eccellenza dei Distretti rurali SOGGETTO CAPOFILA: GAL MONTI REVENTINO SOCIETA’ COOPERATIVA 1 REGIONE CALABRIA PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007 – 2013 ASSE 4 “Approccio LEADER “ Misura: Cooperazione interterritoriale e transnazionale Cod. 4.2.1 Azione: Cooperazione Intervento : Cooperazione interterritoriale Progetto: “ R.E.D. – Rete d’Eccellenza dei Distretti rurali” Cod. Cod. Cod.. 4.2.1.1 4.2.1.1.1 Beneficiario: G.A.L. Monti Reventino società cooperativa a r.l. Codice Fiscale Partita IVA Cod. 01 03011100793 03011100793 ione II 1. SOGGETTI COINVOLTI GAL Capofila Denominazione completa: GAL MONTI REVENTINO Soc. Coop. (Calabria) Indirizzo: via Miguel Cervantes, 10 – 88040 Soveria Mannelli (CZ) Telefono/fax: +039 0968 662364 – fax +39 0968 662380 Posta elettronica: [email protected] – [email protected] Referente: Maria Antonietta Sacco, cell +39 3283083208 Partner n. 01 denominazione completa: GAL TERRE SHARDANA (Sardegna) indirizzo: Loc. Losa, S.S. 131 km 124 , 09071 Abbasanta (OR) Telefono/fax : +39 0785 896401 – fax +39 0785 890298 posta elettronica: – [email protected] Referente: Salvatore POLO – Direttore tecnico, [email protected], cell.: +39 3497846907 Partner n.02 denominazione completa: GAL ELORO (Sicilia) indirizzo: Via Ruggero Settimo,9 - 96017 Noto (SR) telefono/fax: +39 0931 836108 - fax +39 0931 8361199 posta elettronica: [email protected] Referente: Sergio Campanella – Direttore, [email protected], cell.: +39 339 7836022 2 Partner n. 03 denominazione completa: GAL INNOVA PLUS (Molise) indirizzo: Via Luigi Sturzo 22 – 86035 Larino (CB) telefono/fax: +39 0874 824627 – fax +39 0874 833755 posta elettronica: [email protected] Referente: Giovanna Lepore – Direttore Tecnico, [email protected], cell.: +39 329 9364337 Partner n.05 denominazione completa: GAL VALLE DEL CROCCHIO (Calabria) indirizzo: C.da Pedecandela – 88051 Cropani (CZ) telefono/fax: +39 961 965615 – fax +39 961 9652709 posta elettronica: [email protected] Referente: nome, e-mail, numero di telefono Partner n. 06 (extra-Leader, non beneficiario) denominazione completa: DISTRETTO RURALE Franciacorta-Sebino-Valtrompia indirizzo: c/o GAL GOLEM - Via Roma, 41 25057 Sale Marasino (BS) Telefono/fax: +39 030-6391464 / +39 030-6391462 Referente: Marco Pennacchio (animatore), [email protected], cell.: + 39 345 0199671 Partner n. 07 (extra-Leader, non beneficiario) denominazione completa: DISTRETTO RURALE DELLA MONTAGNA REATINA indirizzo: c/o ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – Via R. Lanciani 38 – 00162 Roma telefono/fax: +039 06 86273484 – fax +039 0686273270 posta elettronica: [email protected] Referente: Claudio Di Giovannantonio, Responsabile area tecnica, [email protected] , cell.: +39 333 3699003 3 2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO 2.1 Motivazioni all’origine dell’idea di progetto di cooperazione; Nell’ambito dell’ampio dibattito che sta accompagnando l’attuale fase di riforma della PAC dopo il 2013, per ciò che riguarda lo sviluppo rurale, alcuni orientamenti appaiono ormai chiari e condivisi. Le aree rurali dovranno concentrarsi su strumenti più efficaci per assicurare quella concentrazione tematica e territoriale in grado di apportare un contributo più incisivo all’efficacia delle politiche applicate dal livello nazionale e sovranazionale a quello locale. L’approccio LEADER è stato e continua essere l’esperienza più originale e in molti casi la più appropriata a mettere in moto dei meccanismi di innovazione e partecipazione collettiva ai processi di sviluppo dei contesti locali. Tuttavia le modalità e i mezzi con cui detto approccio Leader è stato applicato, hanno mostrato spesso dei limiti e sempre più spesso l’impossibilità a intravederlo come nuova via di lungo termine per un reale cambiamento. È infatti implicita nella sua origine e nella sua dipendenza dal quadro politico-finanziario in cui si inserisce, la caratteristica di strumento “a scadenza” che mal si sposa con il bisogno di pianificazione ad orizzonte ampio e prolungato. La maggior parte dei grandi Paesi dell’Unione Europea (Germania, Francia, Spagna), su questo fronte, già da anni sta lavorando all’individuazione di percorsi di convergenza tra organizzazioni che hanno gestito iniziative LEADER e soggetti che hanno competenze o gestiscono funzioni di agenzie di sviluppo locale. In molti casi tali tentativi hanno già trovato una formula di sintesi (es.: i Landkreis tedeschi, i Pays francesi, e i Consejos Territoriales Rurales spagnoli) e anche in Italia esiste questa concreta possibilità, stante l’esistenza di esperienze e strumentazioni analoghe. Nello specifico il riferimento è alla tipologia aggregativa del Distretto Rurale, un modello di agenzia di sviluppo delle aree rurali che sta facendo i primi passi nel nostro Paese ma che per caratteristiche e struttura, ha tutti gli elementi per affermarsi come organismo ottimale per realizzare tutte quelle sinergie tanto attese e sempre più spesso reclamate. Il presente progetto prende quindi in esame la possibilità di modellizzare e sperimentare un percorso progettuale compartecipato per la creazione di un distretto rurale quale obiettivo di capitalizzazione di esperienze LEADER e/o di altre esperienze di progettazione integrata eventualmente esistenti nei territori coinvolti. Il distretto rurale e’ un modello innovativo di organizzazione territoriale che dopo una fase di stasi, sta rapidamente guadagnando considerazione, nell’intero panorama sia nazionale sia (seppur con denominazioni diverse ma sostanzialmente simili) europeo. Si tratta di si un tipo di organizzazione a dimensione territoriale direttamente derivato da precedenti tipologie distrettuali concepite negli anni ’90 per le aree industriali italiane (Legge 317/1991, poi aggiornata con la Legge 140/1999), in cui più soggetti (istituzioni, imprese, associazioni) interagendo tra loro in una logica di area-sistema, attuano una politica di rafforzamento a 360° di un determinato ambito locale, di diversificazione produttiva in chiave multifunzionale, di integrazione economica, di valorizzazione delle tradizioni culturali e delle vocazioni territoriali, ponendo l’attenzione su aspetti sociali, di gestione e di identità del territorio. All’interno di una complessa norma in sostegno della modernizzazione del settore agricolo (il Decreto Legislativo 228/2001), uno specifico articolo definisce due nuove forme di distretto per il settore primario (distretto rurale e distretto agroalimentare di qualità) ed ha affidato 4 alle Regioni i successivi compiti per l’individuazione, il riconoscimento e l’attivazione delle nuove aggregazioni. Seppure, ad oggi, non tutte le Regioni1 hanno recepito la normativa statale e la traduzione operativa dei relativi dettati non ha ancora raggiunto la sua completezza, alcuni recenti interventi legislativi sia a livello nazionale (decreti attuativi collegati alla Finanziaria) che regionale, determinano con chiarezza un rafforzamento delle potenzialità indubbiamente superiori ad ogni altro strumento tra quelli noti e utilizzati per la cooperazione aggregata a scala territoriale, e inducono oramai a considerare la tipologia distrettuale, e nel caso specifico il distretto rurale, più che una possibilità o un’opportunità, una scelta più che raccomandabile e di massima convenienza, soprattutto se si tiene conto di quanto sopra accennato sul futuro delle politiche europee per lo sviluppo rurale dopo il 2013. Se si tiene conto che per contenuti e modalità applicativa, il distretto rurale ha grandi analogie con l’approccio LEADER, tale opzioni va vista con maggiore interesse proprio dalle aree interessate da quest’ultimo programma e che dopo l’ulteriore impegno indirizzato alla sollecitazione di un nuovo capitolo di sviluppo locale in chiave multifunzionale e sostenibile, si troveranno a dover dare risposte ai rispettivi territori in merito a quali siano i futuri scenari, oltre il termine dell’attuale programmazione 20072013. Il set di argomenti per la nuova fase di sviluppo rurale, è già pre-definito e fanno riferimento agli orientamenti su cui si struttura la nuova Strategia dell’U.E. EUROPA 2020 (competitività territoriale e dei settori agroalimentari; sicurezza quali-quantitativa, salubrità e sostenibilità del cibo prodotto; lotta e adattamento al cambiamento climatico globale; migliore utilizzo in chiave di sostenibilità delle risorse naturali; diversificazione economica, confort, qualità e nuova vitalità delle aree rurali; inclusione sociale; potenziamento della governance; sviluppo delle reti di relazione e cooperazione; promozione dell’innovazione e sostegno ai processi di ammodernamento dei mezzi di produzione e dei servizi). Tutte tematiche che trovano una perfetta compenetrazione con la struttura programmatoria e progettuale del distretto rurale, prospettiva organizzativa che rappresenta quindi per le aree Leader, soprattutto per le più mature, la naturale evoluzione e lo strumento privilegiato per permanentizzare tutto il lavoro e l’impegno profuso negli anni, in grado di sostenere obiettivi di sviluppo a lungo termine. Il distretto, tra l’altro, consente di creare una dimensione operativa in gran parte svincolata da dipendenze di sostegno economico settoriale, essendo possibile l’attivazione di tutta una serie di vantaggi fiscali e finanziari peculiari, i quali sommati ad accessi diretti e numerose opportunità previste per strutture aggregate, rendono possibile un approvvigionamento autonomo di risorsa economica, al di fuori del rapporto con la propria Regione o di altri strumenti statali. Il distretto rurale dunque diviene al contempo il risultato e il promotore dell’integrazione del contesto territoriale di riferimento che individua in esso un quadro di convergenza operativa permanente, l’occasione per un virtuoso percorso 1 La Calabria è una delle prime Regioni italiane ad aver recepito il D.lgs. 228/2001, attraverso una propria norma, la L.R. n. 21/2004 (poi aggiornata con la L.R. 6/2009), consentendo ad oggi l’avvio di diverse esperienze tutte derivate da iniziative sostenute da volontà locali, con due distretti agroalimentari e tre distretti rurali riconosciuti e molte altre candidature in costruzione su tutto il territorio regionale. 5 d’integrazione tra tutti i momenti progettuali presenti. Un percorso capace di realizzare quelle sinergie tra differenti esperienze maturate, costantemente raccomandate da tutti, in grado di configurare un orizzonte a lungo termine dove l’organizzazione distrettuale diviene momento di capitalizzazione di impegni pluriennali svolti e sintesi di governance permanente in grado di rispondere a tutti i bisogni di operatori e popolazioni del territorio coinvolto. L’intervento progettuale proposto prevede la sperimentazione di una serie di attività basate sul concetto degli strumenti compartecipativi, tesi a verificare l’ipotesi di Distretto Rurale coincidente con l’area GAL eventualmente riconfigurata secondo specifiche esigenze e obiettivi di coerenza e tenuto conto di eventuali esperienze dello stesso tipo già svolte connesse alle diverse forme di progettazione integrate sia esplicitamente riferite alla tipologia distrettuale sia collegabile a iniziative portate nelle varie tornate di programmazione dei fondi europei. L’attività preordinata coinvolgerà soggetti pubblici e privati, nonché gli operatori privati singoli e associati, le organizzazioni di categoria e tutti gli altri soggetti interessati. 2.2 Competenze maturate da ciascun partner in materia di cooperazione e con riferimento ai temi della cooperazione Il Gal Reventino è un nuovo Gal del territorio calabrese, pertanto non può far valere della specifica esperienza nell’ambito della cooperazione e tuttavia tra i partner del Gal stesso ci sono soggetti che invece hanno portato avanti delle esperienze di cooperazione in particolare la Comunità montana dei Monti Reventino Tiriolo e Mancuso, i comuni di Cicala e Tiriolo. Nello specifico, il progetto di cooperazione a cui questi tre enti partner del Gal Reventino hanno preso parte, era denominato “MEDITERRITAGE” “Valorizzazione economica del patrimonio naturale e culturale delle montagne Mediterranee” ed inserito nel Programma comunitario Interreg IIIC ovvero una delle iniziative dell’Unione Europea riguardante la cooperazione trans europea volta ad incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato dei propri territori. Il sottoprogetto che più direttamente ha visto impegnati i partner calabresi, coinvolgeva Francia, Bulgaria, Marocco e la regione Liguria. I soggetti titolari sono stati: per la Francia: l’ufficio regionale di sviluppo agricole e rurale della Corsica, per la Bulgaria il Dipartimento regionale di Vrasta di sviluppo agricolo, per il Marocco la direzione Regionale delle foreste della Regione di Marrakech. Il progetto, della durata di 2 anni, si è positivamente concluso nell’anno 2008. 2.3 Idea progettuale come risposta alle specificità locali evidenziando la coerenza con i Piani di Sviluppo Locale; L’idea progettuale prevede la sperimentazione di una serie di attività basate sul concetto della compartecipazione alla definizione di strumenti di governante locale, tesi a verificare l’ipotesi di Distretto Rurale coincidente con ciascuna delle aree GAL eventualmente riconfigurate secondo specifiche esigenze e obiettivi di coerenza con i rispettivi PSL e che coinvolgerà, conformemente ai più consolidati percorsi propri dell’approccio LEADER, soggetti pubblici e privati, nonché gli operatori privati singoli e associati, le organizzazioni di categoria e tutti gli altri soggetti interessati. 6 Per ciò che riguarda l’area del Reventino quale territorio capofila del progetto di cooperazione, la proposta di istituzione del Distretto Rurale (DR), corrisponde ai comuni inclusi nell’area Leader e coincide con un’iniziativa già configurata e risultata da un processo di maturazione di lunga durata (Por Calabria 2000/2006 : PIT 14 Lamezia – PIAR Valle dell’Amato - PIAR dei Monti Reventino Tiriolo Mancuso – Piani Integrati di Filiera - Piani di Sviluppo Territoriali – Piani di Marketing ), che ha registrato il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali del comprensorio lametino, enti locali, operatori e tecnici, nonché il sostegno dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro e della Camera di Commercio della Provincia di Catanzaro, i quali, a loro volta, hanno sempre garantito il sostegno a tale iniziativa e gradualmente riportare a sintesi le diverse istanze che dal territorio sono state avanzate. Già nel 2001 infatti, le due proposte di PIAR che interessavano l’intero comprensorio lametino (area dei Monti Reventino Tiriolo Mancuso e area della Valle dell’Amato) presentavano un obiettivo strategico comune, corrispondente alla promozione di un sistema di gestione delle risorse locali assimilabili a un modello di distretto agricolo e rurale, anticipando i contenuti della citata L.R. 21 del 2004, con la quale la Regione Calabria ha poi definito il quadro normativo regionale per lì istituzione dei distretti agro-alimentari e/o rurali di qualità. Attraverso tale graduale processo ha preso corpo la strategia d’area del lametino, fino alla recente sottoscrizione (novembre 2009) formale, nell’ambito della Programmazione 2007/2013, del Patto per lo Sviluppo relativo alle aree urbane di valenza regionale; tale risultato appare ancora più significativo alla luce della composizione variegata del sistema locale del lametino, che si presenta, al proprio interno, articolato in diverse componenti territoriali: area interna montana (a nord), area costiera, polo urbano comprensoriale di Terme, ambito di pianura, area interna rurale (a sud). Il Patto per lo sviluppo, in una visione integrata e coerente degli interventi volti alla valorizzazione delle potenzialità locali, ha individuato nel contesto della Progettazione Integrata dello Sviluppo Regionale, tra le varie azioni strategiche di intervento, anche la realizzazione del “Polo regionale di Innovazione e Ricerca sull’Agro-alimentare c/o il Centro Agro alimentare di Lamezia Terme”; appare evidente come la sinergia tra ricerca, innovazione e produzione locale pone i presupposti per un moderno rilancio della filiera agro-alimentare ed una compiuta coesione integrata territoriale, in una logica di sistema produttivo locale caratterizzata da una forte integrazione tra attività agricole ed altre attività locali, nonché dalla produzione di beni e servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali del territorio. Il nuovo ciclo della programmazione comunitaria per il periodo 2007-2013 ha ridato slancio al dibattito sulle politiche di sviluppo in ambito regionale, ponendo particolare attenzione alla “centralità del territorio”, inteso sia come ambito di applicazione dei programmi, sia come fattore propulsivo dal quale si genera, sulla base dei fabbisogni locali, la vera domanda di sviluppo e di cambiamento. Dal punto di vista generale le politiche di sviluppo per "aree di intervento" e/o per “distretti” servono per attivare e governare i fattori locali dei processi agricoli, agroindustriali e di valorizzazione dell’ambiente rurale: fattori infrastrutturali, imprenditoriali, finanziari, relazionali sia all'interno che verso l'esterno, fattori di successo e/o di insuccesso delle iniziative, considerate individualmente o come sistema. L’identificazione del DR sia per l’area del Reventino che per tutte le altre zone coinvolte nella rete di GAL del presente progetto, contribuisce alla realizzazione di un disegno strategico d’area orientato verso la costruzione dello strumento operativo di 7 governance (DR) all’interno del quale concentrare ed integrare gli sforzi organizzativi verso il cambiamento, in termini di innovazione gestionale delle risorse disponibili, da parte dei territori e dei soggetti pubblici e privati rappresentati dai diversi partenariati locali. La distrettualizzazione delle aree LEADER coinvolte s’interpreta come scelta determinata verso una capitalizzazione delle esperienze e delle capacità sviluppate e consolidate dai vari GAL nell’attuazione dei rispettivi PSL e punta all’identificazione delle potenzialità disponibili sul territorio, in termini di risorse economiche, sociali, culturali, ambientali, etc. In concreto la distrettualizzazione permette di: • attivare relazioni di integrazione tra le fasi agricole, industriali e terziarie delle filiere agricole ed agro-alimentari, ed articolare territorialmente le manovre di politica agricola ed agro-alimentare (incentivazione, strumentazione urbanistica, criteri di ammissibilità ai fondi UE, dotazione di servizi reali etc.); • fornire l'identificazione di obiettivi, di azioni specifiche sul territorio e di soggetti gestionali locali; • implementare percorsi di concertazione programmatica locale, in grado di garantire coerenza nelle iniziative produttive e stretta connessione tra il momento infrastrutturale con il momento produttivo, finora sostanzialmente separati con effetti negativi sulla produttività degli investimenti. 2.4 Obiettivo generale e Obiettivi Specifici Il progetto si inserisce in un contesto temporale dove è certamente auspicabile che a provvedimenti legislativi che “danno gambe” a ciò che in Italia chiamiamo distretti rurali e in altre nazioni europei con denominazioni diverse, si possano accompagnare anche opportune riflessioni di migliore organizzazione del quadro regolatorio a livello nazionale, ed una più incisiva attenzione da parte delle Regioni e delle categorie interessate. La sollecitazione dovrebbe anche correttamente ricordare l’esigenza di un supporto chiaro e consistente dell’Unione Europea che da tempo richiama la necessità di innovare le strumenti aggregativi delle realtà locali in funzione della competitività territoriale soprattutto di quei contesti meno favoriti, e che invece a tutt’oggi, a parte attività di osservazione e autorizzazione ad interventi specifici degli Stati Membri, non ha ancora messo in campo una propria politica esplicita per il sostegno alle varie forme di “cluster”. Resta il fatto che, alla luce delle questioni poste dalla prossima evoluzione delle politiche comunitarie, risulta quantomeno opportuna una riflessione sul ruolo che i Distretti e le forme di aggregazione similari, possono svolgere nell’implementazione delle politiche nelle aree rurali, con particolare riguardo proprio alla loro formula di strumento di governance innovativo e flessibile che rappresenta ad oggi la configurazione più interessante e di concreta realizzazione. L’obiettivo principale della presente idea progettuale consiste nella costituzione di una rete relazionale per confronti e scambi di buone pratiche, strutturata su due livelli operativi (territoriale e interterritoriale), dove ciascun soggetto (GAL o altra aggregazione analoga, in primis, alcuni distretti rurali già istituiti) svolge una serie di azioni a doppia valenza: locale e interregionale e/o transnazionale. Il complesso di azioni svolte è finalizzato alla creazione di un sistema coordinato tra forme di sviluppo 8 locale “sostenibili” e la valorizzazione di tutti i capitali sia materiali sia immateriali presenti in ciascun ambito geografico e ha come scopo finale concreto quello di costituire un equipaggiamento strumentale individuale ben attagliato alle caratteristiche e ai bisogni di ogni partner facente parte della rete. Tale equipaggiamento servirà infatti ad ogni gruppo per poter intraprendere o perfezionare più rapidamente e con maggiori margini di successo, un processo di distrettualizzazione rurale ovvero mettere in atto singoli segmenti progettuali comunque coerenti con le proprie necessita e le proprie strategie. In particolare il progetto si propone di far diventare fondamentale l’utilizzo sostenibile delle risorse locali che esistono da sempre e che possono essere finalmente individuate come base costruttiva per raggiungere un rafforzamento consolidato del livello socioeconomico di ciascun ambito territoriale coinvolto. All’interno del progetto si intende sviluppare, altresì, una serie di interventi e iniziative di sviluppo sostenibile legate alle vocazionalità locali nonché attuabili nel breve termine anche indipendentemente alla loro collocazione in un quadro distrettuale e soprattutto indirizzate alla valorizzazione dei patrimoni materiali e immateriali dei diversi territori coinvolti. Le azioni implementate prevedono lo scambio di esperienze e la condivisione di strategie legate ai processi di sviluppo delle aree rurali, il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle popolazioni nelle varie forme di rappresentanza, lo sviluppo degli attori locali, la realizzazione di iniziative di pubblicità e di riconoscibilità dell’offerta di prodotti, patrimoni immateriali e servizi locali, fuori dall’area di origine e in un’ottica di sistema a rete. Gli scopi che caratterizzano in ogni caso ogni elemento costituente del progetto, tendono a: superare l’isolamento, rendendosi visibili nel mercato globale sperimentare un approccio a rete ispirato ai criteri dello sviluppo sostenibile trasferire know how opertativo agli attori privati e pubblici dei territori coinvolti. Il Progetto proposto intende perseguire un Obiettivo generale e 3 Obiettivi specifici. L’Obiettivo generale è quello di elevare il livello dell’economia e dei redditi in ambito locale. Questo Obiettivo si persegue, essenzialmente, attraverso 3 Obiettivi specifici: 1. Lavorare al miglioramento e ampliamento delle Reti di relazione quindi del livello di condivisione degli Obiettivi tra attori locali impegnati nell’attuazione delle politiche europee in materia di sviluppo rurale; 2. Superare quelle condizioni critiche che comportano il rischio di arretramento se non di scomparsa di molte aziende (non solo agricole) e micro-imprese artigianali, di servizi e di altri settori presenti nei territori rurali, particolarmente in quelli marginali e deboli, attraverso una forte azione sulle filiere produttive, le facilitazioni all’operatività d’impresa, le azioni di alla creazione di reti tra operatori, il rafforzamento e la crescita del capitale umano, il miglioramento delle dotazioni infrastrutturali; 3. Elevare e migliorare la posizione e l’immagine identitaria dei territori rurali, impostando un percorso di riqualificazione globale dei contesti geografici coinvolti, in funzione della qualità della vita delle comunità residenti e dell’accoglienza nei confronti di visitatori e turisti, aumentando l’offerta e l’organizzazione dei servizi e facilitando l’assimilazione della consapevolezza di quanto sia importante “comunicare bene il territorio all’esterno”. 9 Gli obiettivi citati saranno attuati attraverso una strategia che prevede, nell’arco di tempo 2011-2013, la realizzazione di una serie di azioni di sistema a prevalente carattere immateriale, e di azioni/progetti puntuali di carattere strutturale, sia di tipo materiale che di tipo immateriale: - le azioni di sistema a prevalente carattere immateriale, sono orientate agli Enti Pubblici, alle Agenzie territoriali di sviluppo locale, agli Enti e gli organismi di ricerca e di formazione, alle Associazioni del territorio, comprese le no-profit; - le azioni e i progetti puntuali di tipo strutturale vedranno protagonisti diretti gli Enti pubblici e i privati aderenti. Gli Enti Pubblici saranno chiamati a scenari che preordinano la realizzazione di iniziative finalizzate a migliorare le condizioni per lo sviluppo integrato locale; gli operatori privati dovranno identificare progetti specifici, sia carattere materiale sia carattere immateriale, coerenti con il percorso di pianificazione concordemente scelto e condiviso da tutto il partenariato di ciascun gruppo. Per questi ultimi in particolare si tratterà di preordinare percorsi facilitati di attivazione e/o potenziamento dell’offerta di prodotti e/o servizi legati alle filiere produttive strettamente connesse alle vocazioni e alle capacità del territorio: agricole e dell’allevamento di piccola scala, dell’artigianato, dell’accoglienza e dei servizi, ecc. 2.5 Attività di animazione che hanno portato alla costruzione del partenariato. Il primo nucleo di partner si è costituito a livello regionale dove alcuni GAL calabresi si sono ritrovati attorno all’idea e hanno manifestato interesse nel progetto sin dalle sue fasi preliminari, riconoscendone le caratteristiche innovative in termini di aggregazione e di sviluppo. Essi hanno quindi approfondito la conoscenza del progetto attraverso acquisizione di documentazione specifica e la partecipazione a riunioni e incontri (a Roma, Castiglione di Sicilia, sul territorio calabrese) finalizzati ad approfondire obiettivi, contenuti e metodologie attivati dal progetto medesimo, al fine di verificare le caratteristiche intrinseche e le validità per ciascuno nonché le possibii modalità di partecipazione all’iniziativa. Successivamente, attraverso la società MORUS ALTI CAMPI S.r.l. di Roma che supporta tecnicamente ANDRI, l’Associazione Nazionale Distretti Rurali Italiani, costituita nel 2008 con ruoli di network collaborativo, sono state contattate altre realtà di diverse Regioni italiane e nella seconda metà del 2009, una scheda progettuale appositamente confezionata, è stata fatta circolare sia tra GAL sia tra alcuni soggetti che erano impegnati in specifici percorsi di distretto rurale. Tra la fine del 2010 e i primi mesi del 2011, i contatti tra i vari gruppi sono stati via intensificati sino a concretizzare la configurazione di partenariato come indicata al precedente punto 1. 10 3. FINALITÀ E OBIETTIVI OPERATIVI DEL PROGETTO 3.1 Descrizione delle attività/azioni previste per il conseguimento degli obiettivi operativi Trovare una forma quanto possibile definitiva e stabile di uno strumento organizzativo consono con la dimensione e le caratteristiche delle aree rurali europee e in funzione dell’esercizio del ruolo di agenzia di sviluppo locale, è la finalità principale del progetto. Stante il fatto che a livello italiano, il distretto rurale, quale forma aggregativa territoriale, è ancora uno strumento da considerare agli esordi e anche a livello europeo, organizzazioni similari non sono ancora completamente collaudate e ciascuna di esse si colloca in un quadro normativo e di configurazione diverso, gli obiettivi operativi presi in considerazione nel presente progetto, riguardano; - l’analisi accurata e approfondita delle diverse norme di livello nazionale e regionale che hanno implementato o stanno per consentire, la diffusione del distretto rurale in Italia e delle aggregazioni similari nei Paesi Europei inclusi nel progetto; - le tecniche di progettazione e di coinvolgimento sociale necessarie alla definizione della candidatura di un distretto rurale e forme aggregative assimilate (individuazione geografica, modalità di costruzione della base progettuale, animazione territoriale e processi compartecipativi); - l’approccio integrato della progettazione territoriale e le prassi di rispetto della coerenza interna ed esterna nonché l’ottimizzazione delle strutture organizzative e funzionali dei soggetti gestori in funzione della massima operatività dei distretti rurali e forme assimiliate, quali agenzie di sviluppo locale; - la costruzione della struttura e dei contenuti del documento programmatorio primario (Piano di distretto o documenti analoghi), in funzione delle vocazioni, delle capacità e dei punti di forza del contesto locale e tenuto conto degli obiettivi di competitività territoriale e di elevazione della qualità complessiva delle zone rurali interessate; - la scelta e l’allestimento degli strumenti di comunicazione per l’interazione con il contesto operativo, la facilitazione dei processi compartecipativi progettuale e decisionali, la condivisione delle responsabilità e degli impegni, le fasi di osservazione dei risultati e degli obiettivi raggiunti, la rendicontazione pubblica e l’ascolto della collettività locale; - i metodi di avvio dell’organizzazione distrettuale e dell’attuazione della sua progettualità iniziale in ragione delle capacità e delle condizioni di contesto, tenuto conto delle risorse disponibili e/o attivabili e dei bisogni prioritari del partenariato di distretto. - l’osservazione dei casi studio territoriale presi in esame nel network di progetto e l’identificazione, attraverso analisi SWOT appositamente tarata, di tutti quegli elementi che possono migliorare, correggere e velocizzare (normativi, tecnici, procedurali, socio-comunicativi, finanziari, ecc.) il percorso di costruzione di un distretto rurale. 11 3.2 Modalità di gestione e ripartizione dei ruoli tra i partner La struttura gestionale del progetto si basa su due livelli di coordinamento: - uno generale interterritoriale con una cabina di regia unitaria formata da un gruppo ristretto di delegati dei vari soggetti partecipanti (core team) e amministrata dal GAL capofila; - uno locale per ciascuno dei territori partecipanti dove il responsabile di attuazione dell’iniziativa nel proprio ambito specifico (es. GAL), organizza un gruppo di lavoro composto da soggetti emblematicamente rappresentativi della comunità dell’area coinvolta e appositamente scelti in funzione delle caratteristiche e delle esigenze del percorso progettuale individualmente configurato. Alcune attività hanno impronta collettiva e vengono replicate specularmente sia a livello interterritoriale che locale; altre sono portate avanti a livello locale e poi analizzate dal gruppo di lavoro di livello superiore; altre ancora appartengono specificamente al livello di coordinamento generale e sono prevalentemente a responsabilità del coordinatorecapofila. Fatta salva una specificazione successiva, rinviata al momento della progettazione esecutiva del presente progetto dove ogni compito e attività verranno puntualmente attribuite a ciascun partner, le principali fasi attuative previste e comunemente ricorrenti, sono le seguenti: - costruzione di una base documentale adeguata alle esigenze e agli scopo del progetto e appoggiata a sistemi di rete per l’implementazione e consultazione da parte dei partner del network; - elaborazione di uno strumento di indirizzo operativo (linee guida) per la definizione e l’attuazione di un percorso distrettuale, dove vengano messe a sistema le buone pratiche delle esperienze locali (es. approccio LEADER), con quelle della progettazione integrata territoriale e la strumentazione normativa specifica disponibile nel quadro di riferimento di ciascuno sia a livello nazionale che regionale; - simulazione di un processo compartecipativo per la definizione della struttura e dei contenuti del Piano di distretto, attraverso la progettazione e attuazione di incontri aperti, riunioni, seminari, workshop, iniziative pubbliche, non solo con i soggetti residenti nell’area, ma anche con quelli che a vario titolo possono essere interessati allo sviluppo di questa iniziativa (stakeholders); - pianificazione della fase di start-up del distretto con puntuale indicazioni delle esigenze di primo periodo e scelta del modello organizzativo-gestionale con coinvolgimento simulato preliminare dei vari soggetti coinvolgibili; - ideazione e gerarchizzazione di iniziative progettuali definite in funzione di condizioni e aspetti vocazionali del contesto temporale locale e tenuto conto di eventuali iniziative svolte e direttamente o indirettamente da ciascun partner e ricollegabili alle potenzialità della dimensione aggregativa considerata (distretto e simili); - analisi della congruità del modello distrettuale così evidenziato in relazione al quadro normativo delle autonomie locali con verifica della possibilità che il distretto rurale possa essere considerato come tipologia di strumento di cooperazione interistituzionale per piani e progetti integrati di sviluppo locale con obiettivi di 12 sintesi e semplificazione dei rispettivi quadri amministrativi a livello di enti subprovinciali e in funzione di un’ottimizzazione gestionale di tutte le risorse destinato da Stato e/o Regioni a detti territori. 3.3 Modalità di attuazione di ciascuna attività/azione con particolare riferimento al partner attuatore; Per sviluppare i contenuti e gli obiettivi del progetto si evidenzia che il piano di lavoro preliminare prevede un doppio livello organizzativo (generale, con capofila responsabile della gestione tecnica e amministrativa d’insieme; locale con il GAL di ciascun territorio o soggetto analogo (es. Autorità gestionale di distretto), impegnato nell’attuazione della propria parte di progetto) e strutturato in <<pacchetti di attività>> (Work Pakages = WP-1…WP-2…WP-n) e Gruppi di Lavoro operanti su due dimensioni: quella d’insieme (GdL-1, GdL-2…GdL-n) e quelli locali (GdL-A, GdLB…GdL-X…GdL-Y…), successivamente esplicitati e che sostengono ciascuno ben definiti compiti. L’architettura progettuale si può articolare, con particolare riferimento a ciascun partner attuatore, nelle seguenti attività/azioni, esemplificabili essenzialmente in 5 W.P.: WP-1: ATTIVITÀ PROPEDEUTICA E ALLESTIMENTO SERVIZI DI BASE - - - - configurazione della rete con individuazione delle strutture target presenti nelle aree da coinvolgere nell’iniziativa nonché dei focal point principali e attribuzione di ruoli e responsabilità di primo livello [GdL-0; GdL-A]; costruzione delle basi documentali primarie e degli strumenti di comunicazione preliminari (incluso sito web con funzioni intranet-extranet e social network); con individuazione di parallele figure (animatori) incaricate dell’attuazione di detti strumenti [GdL-1; GdL-B]; costituzione di un osservatorio tecnico-collettivo che sulla base delle diverse normative presenti ai diversi livelli ed analizzate nonché la selezione di buone pratiche ricorrenti in ciascun contesto, elabori delle linee guida di indirizzo generale finalizzate all’attuazione di percorsi omogenei verso medesimi obiettivi, seppur in condizioni di contesto specifiche e differenziate [GdL-2]; creazione di un gruppo di monitoraggio e reporting che si occupi della supervisione e rendicontazione in continuo degli aspetti tecnici del progetto, mettendo in luce gli esiti delle singole fasi ed eventualmente suggerendo modifiche e riorientamenti dei moduli progettuali [GdL-3; GdL-C]. WP-2: SIMULAZIONE DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA E COSTRUZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANIFICAZIONE (Piano di Distretto e simili) - elaborazione di uno studio preliminare che contenga tutti gli elementi caratteristici di un strumento programmatorio a scala pluricomunale e vada a costituire il documento di base per le successive fasi di discussione e confronto circa l’ipotesi distrettuale a scala locale [GdL-4]: 13 - per ciascun territorio della rete, attivazione di un processo partecipato per la definizione della struttura e dei contenuti del Piano di distretto (o documento simile se riferito a realtà extra-nazionali), attraverso la progettazione e attuazione di incontri aperti, riunioni, seminari, workshop, iniziative pubbliche, non solo con i soggetti residenti nell’area, ma anche con quelli che a vario titolo possono essere interessati allo sviluppo di questa iniziativa (stakeholders); lo scambio congiunturale permetterà la realizzazione di un successivo progetto reale con maggiori possibilità di successo e che permarrà nel tempo in mod più duraturo [Gd-D]. WP-3: SCELTA E ADATTAMENTO DEL MODELLO ORGANIZZATIVOGESTIONALE - in base a quanto emerso dalla fase di simulazione dell’elaborazione del Piano di Distretto e tenuto conto dei dispositivi giuridici e normativi presenti in ciascun contesto operativo, individuazione del modello organizzativo-gestionale ritenuto maggiormente idoneo alla situazione specifica con eventuale adattamenti e implementazioni, nei limiti consentivi dagli strumenti legali nazionali e regionali [GdL-2; GdL-A] - consultazione e condivisione del modello prescelto attraverso momenti collettivi e confronto con l’insieme degli stakholders locali [GdL-B]. WP-4: PROGETTUALITÀ PRIORITARIA - tenuto conto dei principali contenuti del Piano emerso con l’elaborazione simulata del pacchetto di attività precedente, ciascun partner della rete, opererà una selezione di progetti giudicati prioritari, di maggiore valenza per il territorio e soprattutto cantierabili a breve termine, con o senza la presenza di un organismo distrettuale operativo [GdL-C]; - considerate forze e risorse disponibili in ciascun contesto, i progetti scelti, sulla base di tematiche preventivamente condivise all’interno della rete (vedi esempi in Alleato 3), saranno attuati nell’ottica di un inserimento a regime, in un quadro operativo distrettuale [GdL-A]. WP5: COORDINAMENTO, GESTIONE E AMMINISTRAZIONE - animazione per la definizione del partenariato e progettazione delle azioni comuni; Interventi connessi alla corretta attuazione del progetto comune: direzione e coordinamento, supporto tecnico, promozione, monitoraggio, controllo operativo, ecc. [Capofila + GdL-0]. 3.4 Destinatari finali delle attività della cooperazione; Operatori dei diversi settori dei prodotti e dei servizi connessi al mondo rurale, popolazione locale, enti locali e soggetti rappresentanti dell’interesse pubblico e collettivo del territorio. 3.5 Risultati attesi e valore aggiunto che il progetto apporterà ai territori coinvolti; Il progetto offrirà ai GAL partecipanti, l’opportunità di uno scambio approfondito di informazioni sulle specifiche situazioni di analisi e valorizzazioni della ruralità del proprio ambito di appartenenza, sulle politiche di sviluppo e sugli strumenti organizzativi (a partire dal modello di distretto rurale) di possibile utilizzazione per un 14 approccio integrato in funzione di una nuova governance di medio-lungo periodo. Le conoscenze acquisite avranno anche una valenza pratica per il bree periodo poiché consentiranno alle comunità locali e dei beneficiari intermedi, nuovi spazi di interazione e cooperazione capaci di attivare e/o rafforzare iniziative che dipendono dall’esistenza di reti di relazione (es. filiere sovra-regionali, scambi di flussi turistici, educational tour, ecc.). 3.6 Descrizione degli strumenti da adottare per valutare e superare le criticità che dovessero emergere durante l’attuazione; attivazione di un sistema di monitoraggio a doppio livello: uno generale interno alla cabina di regia unitaria per l’intera iniziativa; uno per ciascuno dei gruppi aderenti al progetto. L’attività in continuo, riguarderà la puntuale osservazione di tutte le fasi realizzative del progetto, sia nella sua dimensione complessiva sia relativamente a ciascun caso studio e prevederà la supervisione e il rapporto periodico circa l’andamento del lavoro nonché l’eventuale proposta di correttivi e riorientamenti per possibili necessità in corso d’opera. 4. CRONOPROGRAMMA DI ATTIVITA’ E DI SPESA CRONOPROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ2 FASI 2011 2012 2013 2014/ 2015 I FASE – Analisi e prima ipotesi di piano operativo II FASE Start up III FASE Attività sperimentale IV FASE Entrata a regime V FASE – Operativa vs. Break Even Point 2 Il cronoprogramma è costruito stimando la partenza del progetto nel periodo settembre 2010 15 Allegato 3 Esempi di progettualità prioritaria (WP-4) Es. 1VALORIZZAZIONE AGOALIMENTARI TIPICHE E PROMOZIONE DELLE PRODUZIONI La valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche, non può prescindere dalla consapevolezza che essa può svolgere un ruolo importante, non solo con riferimento agli aspetti socio-economici e culturali, ma anche dal punto di vista della salubrità e della tutela dell’ambiente. Per ciascuna delle aree eleggibili si prevede la definizione di particolari menù che utilizzino prodotti locali di stagione, da proporre, a cura degli operatori della ristorazione e presso le aziende agrituristiche, ai visitatori. Tale modalità si pone l’obiettivo più generale di sensibilizzare i cittadini in senso lato i quali, mediante l’utilizzo ed il consumo consapevole dei prodotti agroalimentari di provenienza locale, possono fattivamente contribuire alla riduzione dell’emissione di inquinanti in atmosfera. Mediante la realizzazione di una serie di eventi promozionali potranno essere presentati i menu tipici locali delle diverse aree di riferimento, con l’obiettivo di creare tra di esse un importante interscambio culturale. Il “Menù a km zero” è una filosofia di vita che coinvolge produttori agricoli, ristoranti, mense, scuole e consumatori per contribuire alla tutela dell’ambiente e al risparmio energetico. "Menù e Turismo a Km Zero” sono un collegamento ideale fra i prodotti tipici (appartenenti al Menù a Km Zero) e il territorio. Costituisce la premessa per lo sviluppo di itinerari turistici tematici a km zero, che possono essere usati come base per l’elaborazione di alcune proposte di visite culturali e paesaggistiche del territorio collegate alle strutture che offrono il Menù a Km Zero. Acquistare “prodotti a Km Zero”, diventa un’opportunità sia per i turisti ma anche per gli abitanti locali che si avvicinano agli acquisti consapevoli, quindi sviluppare un progetto che coinvolga anche il mondo del commercio, con la creazione di spazi all’interno della grande e piccola distribuzione per l’acquisto di prodotti a Km Zero o comunque tipici del territorio, con la possibilità di uno scambio di prodotti dei paesi che aderiscono al progetto transnazionale. Es. 2 - CREAZIONE DI ITINERARI DI TURISMO SOSTENIBILE Si prevede la creazione di una “rete” Transnazionale di operatori della ricettività turistica (aziende agrituristiche, bed&breakfast, albergatori, ristoratori,) che si caratterizzano per aver adottato azioni di sostenibilità ambientale e di valorizzazione delle tipicità del territorio. La rete fungerà da supporto per la visitazione del territorio mediante forme di mobilità “lenta” (quali cicloturismo) integrando specifici itinerari tematici di natura culturale/storica e archeologica (ville, musei, chiese, …) o naturalistica (biotopi, aree protette, siti Natura 2000, …). Adesione e promozione alla rete delle Greenways Europea. Si prevede la promozione congiunta e l’integrazione di tali itinerari nelle diverse aree eleggibili. 16 Es. 3 - EVENTI DI PROMOZIONE E DIFFUSIONE DEI PRODOTTI TIPICI E DELLE TRADIZIONI POPOLARI Si prevede la realizzazione di vari Meeting seminari, workshop, iniziative pubbliche, a cadenza periodica, in ognuno dei Paesi partner della durata variabile a seconda della tipologia di incontri. Gli eventi, da realizzarsi nelle piazze principali o in parchi/aree verdi cittadine, prevederanno altresì la presenza di bancarelle con produttori/espositori di prodotti tipici dell’enogastronomia di tutti i Paesi partner, degustazioni guidate (“laboratori del gusto”) e vendita dei prodotti locali dei diversi territori coinvolti nell’iniziativa. Contemporaneamente, presso i ristoratori locali, verranno proposti menù “a tema” basati sull’utilizzo di tali prodotti. Tali eventi saranno animati da gruppi folcloristici dei diversi Paesi che si esibiranno nelle vie cittadine, intrattenendo e coinvolgendo il pubblico con danze popolari della tradizione rurale, al fine di favorire anche da questo punto di vista l’integrazione culturale tra i diversi territori. 17