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UNA COMUNITA’ E UNA SOCIETA’ ALL’OMBRA DEL BRIC DI FILIA a cura di Gino Giorda INTRODUZIONE Tutti noi, ogni tanto, quando siamo incerti, soli, tristi, torniamo a casa. Quello è il luogo che ci ristora, ci dà sicurezza, che ci consente di riprendere il cammino; il luogo in cui ci si sente protetti dal calore del focolare, della famiglia e dai ricordi. Non si tratta solo di ritrovarsi con i propri cari ma di rientrare in un vero e proprio mondo fatto di certezze, di oggetti,luoghi, abitudini che ridanno senso alla nostra dimensione umana. Qualsiasi filiese, ad esempio, non può ignorare la piazza centrale, il cuore pulsante della frazione con la Chiesa, la Società, l’ex scuola elementare ed i loro riferimenti di fede, di solidarietà, di cultura, di gioia, di condivisione. La Piazza è il punto nevralgico per tutti gli abitanti. E’ il posto dove ci si incontra nella quotidianità per fare due chiacchiere, per il caffè, per il bicchiere di vino, per incontrare l’amico, per cenare e per stare insieme vecchi, adulti e bambini. Qui, si sono condivise e si condividono tuttora i fatti più importanti della nostra vita :le nascite, i matrimoni, le feste ed i saluti per quelli che non ci sono più, che se ne sono andati. Qui, cento anni fa, è nata la Società Operaia di Mutuo Soccorso, voluta dai nostri antenati e noi tentiamo, in queste note, di raccontarvi la sua storia fino ad oggi, attraverso i verbali scritti da loro. Si tratta del nostro passato, di ciò che con fatica, litigi, riconciliazioni, ci è stato tramandato, dell’impegno alla condivisione, alla mutualità, all’aiuto reciproco indipendentemente dal pensiero politico e dal credo religioso. E’ indispensabile e doveroso conoscere le nostre radici, testimoniarle ed essere grati a chi ha creato, difeso e conservato questo grande patrimonio. La Piazza, muto testimone attraverso gli anni, sa che ancora oggi, in un periodo caratterizzato dal tecnicismo, dalla fretta e dall’isolamento, qui si può ancora vivere secondo una vera dimensione umana nel rispetto del tempo e degli altri. Non è cosa da poco ed i filiesi ne possono essere veramente orgogliosi. Chi scrive queste note ha avuto modo di seguire da vicino la vita della Società, prima come segretario con il Cavaliere Santaguida e, da qualche anno come Presidente con l’aiuto e la collaborazione di valenti ed impegnati Consiglieri che ringrazia sentitamente. Il resoconto cronologico è forzatamente succinto ed essenziale, per fortuna, grazie al contributo personale di alcuni Soci è stato arricchito da note di colore che ci auguriamo possano essere gradite perché questo testo è dedicato a tutti i loro. FILIA STORIA RELIGIOSA La chiesa più antica è sicuramente la cappella di San Martino “in Pellas “ situata ai confini tra Filia e Spineto. Secondo alcuni storici, ma senza il supporto di nessun documento, sarebbe stata addirittura contitolare della parrocchia assieme a quella del capoluogo (sec. XIV). Viene comunque citata nel catasto del 1492 e poi in documenti del 1595 . Nel 1698 viene interdetta dal Vescovo mons. Alessandro Lambert perché sepolta sotto un enorme castagno che ne distrusse la struttura muraria . 1 Successivamente, sui resti, verrà costruito l’attuale edificio. La chiesa che sorge nel centro di Filia, dedicata a San Defendente, protettore dai lupi,risale all’inizio del ‘600. Viene visitata e descritta nel 1647 dal Vescovo Ottavio Asinari di Bernezzo. Tra l’altro, viene ricordato un quadro con la Madonna ed i Santi Rocco, Bernardo e Sebastiano. Alla fine del ‘600 viene dedicata anche all’Assunzione di Maria Vergine. Vi si celebrava la Messa tutte le domeniche. Da questo fatto si può dedurre che Filia godeva di un benessere tale da consentirle di mantenere in loco un cappellano. Verso la fine del ‘700, il Vescovo mons. De Villa trova la Chiesa ben provvista di arredi e paramenti e cita una tavola con l’immagine di San Defendente. Denuncia inoltre che un frondoso albero di noce, cresciuto proprio dietro all’abside, può causare dei danni alla stessa. Il prelato accenna pure ad alcune usanze locali per i funerali e le collette nonché ad una certa ingerenza dei fabbricieri nelle questioni ecclesiastiche. Attualmente, la Chiesa di Filia è adornata da un piccolo quadro dell’Assunta dall’apparenza piuttosto antico e da una grande pala di San Defendente dipinta agli inizi del ‘900 da un certo Sinaia. Nel 1957, in occasione di una tinteggiatura dell’interno, fu acquistata dal santuario di Belmonte un’elegante balaustra di marmo Dal 1902 al 1958 la cappella di Filia fu officiata da don Primo Bertini che si rese benemerito anche come maestro. Di lui torneremo a parlare per la nascita della Società di Mutuo Soccorso di cui fu, senza dubbio, uno dei più convinti fondatori. A lui succedette, per qualche anno don Salvatore Paparo,attualmente prevosto di Cintano. Nel 1978, arrivò don Oberto che vi rimase fino alla morte (2002). Tutti i filiesi lo ricordano con molto affetto per la sua disponibilità e, soprattutto , per la sua capacità di stare con gli altri e di integrarsi. . Attualmente funge da cappellano il salesiano don Sergio Saddi. Un'altra chiesetta, costruita negli anni trenta,dedicata alla Madonna della pace, sorge lungo la provinciale per Castelnuovo Nigra, nei pressi delle Case Musso. Venne eretta negli anni trenta su iniziativa di Emma Marchello (Emmi dal “Grij”) ed osteggiata dal parroco di Castellamonte Don Bronzini. Filia ha un rilievo particolare nei tristi fasti dell’Inquisizione: si parla di due streghe bruciate nel 1530 e poi ancora di una certa Atonia Polletto ,ritenuta “regina delle streghe”, che venne arsa sul rogo nella zona di Croce di Verna, dove da secoli sorgevano le forche per i criminali. Da notare che alcuni filiesi ritengono che le forche sorgessero, vicino ad una grande quercia, nel cosiddetto “Pian dei Girbi”. Non si sa, per ora, nulla di sicuro se non il nome dell’inquisitore. Trattasi di un certo don Garino originario di Castellamonte. La nostra chiesetta, sempre molto ben curata, costituisce tuttora un prezioso strumento di coesione per tutti: battesimi, matrimoni, funerali e feste tradizionali richiamano sempre giovani e vecchi, indigeni, immigrati ed emigrati. Ricordo di Don Oberto tratto da “ Castellamonte oggi “ Natale 2002 Il mio primo incontro con Don Oberto fu quando, 25 anni fa, io ragazzino andai con lui per la benedizione pasquale nelle abitazioni della frazione. Le prime cose che mi colpirono furono il suo grande interesse per scoprire luoghi, case, persone e l'accoglienza che ci riservavano tutte le case 2 visitate dal nuovo Sacerdote. Iniziò così un bellissimo rapporto , interrotto alcune settimane fa per volontà del Signore. Con Don Oberto ha vissuto un momento di vita lungo 25 anni fatto di vari momenti, più o meno intensi …… Le cose che amo più ricordare di lui non sono quelle, seppur importanti e necessarie, come la ristrutturazione delle due chiesette di Filia, della casa parrocchiale, ma ben altre. Per me filiese è il ricordo del suo attaccamento, il suo impegno e l'immenso amore che aveva nei confronti della nostra frazione. Giunto da noi già minato nelle salute, non seppe star fermo "far poco", ma si lasciò trasportare dall'entusiasmo e con impegno e costanza seppe far uscire la gente da un certo torpore e l'avvicinò alla chiesa sia nelle preghiera, sia nei momenti di festa, occasioni per stare insieme in fraterna amicizia. Filia era per lui un punto fermo ed ogni momento era buono per risaltarne l'appartenenza. Far capire che un filiese si era fatto onore nella vita. Il suo ringraziamento alle "personalità" che salivano in chiesa fin da noi, le visite dei Vescovi ,i rimbrotti a qualche Amministratore comunale per lo stato di abbandono in cui versava la frazione, erano tutti gesti di amore nei confronti della frazione e dei suoi abitanti. Penso a quando, saputo che qualche persona aveva acquistato una casa sulla nostra collina o era un semplice villeggiante, Lui si recava a fargli visita e li incoraggiava a fermarsi e diceva : “Meno male un'altra famiglia è venuta ad abitare da noi, la comunità così si “ripopola”e si vedeva che il suo cuore si riempiva di gioia. Quante volte lo abbiamo visto in giro a piedi con il suo bastone far visita alle persone sole o ammalate…. Lo ricordo negli ultimi tempi, quando già non stava bene, far visita ai miei genitori e incoraggiarli, quando era lui ad avere bisogno di conforto e preghiere….. Un'altra realtà alla quale il nostro Don era molto affezionato era la locale Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso, della quale fin dal suo arrivo era sempre stato socio; sei anni fa fu festeggiato come Socio emerito. Il suo pensiero a tale proposito era molto sincero. Egli diceva :"Purtroppo, con la chiusura della scuola, la Chiesa e la Società rimangono le uniche realtà rimaste a Filia che possono mantenere vive le tradizioni, promuovere manifestazioni religiose e non, trovare modo e momenti per stare insieme ed unire gli abitanti. Cerchiamo tutti insieme di fare il possibile perché ciò si possa realizzare". Credo in ultimo che la stima ottenuta da Don Oberto in tutti questi anni trascorsi a Filia si possa evidenziare nel fatto che non si è mai sentito una parola contraria alla sua persona, dico mai , neanche da coloro che non entravano in chiesa; infatti mi ha colpito molto quando, davanti alla sua salma hanno sostato a lungo e commosse persone molto distanti dalla vita religiosa. Grazie Don Oberto per tutto ciò che hai fatto per Filia e per i suoi abitanti Un filiese 16.11.2002. STORIA CIVILE DELLA FRAZIONE. La frazione di Filia si trova sulle colline a Nord di Castellamonte, in bellissima posizione panoramica, tra vigneti, frutteti, castagneti e dista dal capoluogo circa quattro chilometri. Oltre alla tradizionale suddivisione tra Filia alta (attorno alla Chiesa) e Filia bassa (lungo la strada provinciale per Castelnuovo Nigra ) i nuclei più importanti sono i “cantoni” o “Ca’” Chiantaretto, Paletto, Villa, Nigra, Morozzo, Reano, Nigro, Galasso, Tira, Musso, Marchello, Brunero, Salto, Bertot, Bioletto, Tocco ed anche Capriolo che gravita di più sulla frazione Preparetto. La Società di Mutuo Soccorso fu fondata nel 1907, nel salone dei soci sono ricordati, oltre ai 104 fondatori, 12 onorari, 165 benemeriti e 15 presidenti. Attualmente i soci sono 120 di cui più di trenta ultrasettantenni, dichiarati emeriti. La Società dispone di un’ottima sede, costruita dai soci nel 1935, situata sulla piazzetta centrale, a poca distanza dalla Chiesa e dall’exscuola. 3 L’esercizio pubblico, ristorante e bar, è gestito da una giovane ed attiva coppia e gode di notevole rinomanza non solo locale. La Società ha aderito nel 2002 al progetto regionale “il filo d’acqua. Con il sostegno della Regione ha effettuato una ristrutturazione ed un restauro dei vecchi locali nonché la costruzione di nuove sale e la creazione di una confortevole foresteria. Questa sarà inaugurata in occasione dei festeggiamenti per il centenario della Società. Da sempre la Società costituisce il motore ed il sostegno delle iniziative locali: ospita riunioni, sostiene le istanze dei frazionisti con l’amministrazione comunale, organizza feste tradizionali, gite sociali, mostre, ecc. con la cordiale partecipazione dei concittadini. Partecipa alle attività delle consorelle e, quando è opportuno aiuta e sostiene, come in passato i soci in difficoltà mantenendo vivi i forti vincoli di solidarietà che sempre hanno caratterizzato gli abitanti delle colline. E gli abitanti di Filia, anche se sono scesi in pianura o trasferiti ad Ivrea o a Torino, anche se dai cinquecento di un tempo si sono ridotti a circa 197 sono molto affezionati alla loro Società e rinnovano ogni anno l’iscrizione e sono sempre presenti alle manifestazioni. Le origini di Filia, come nucleo abitato ed abbastanza definito, risalgono al tardo Medioevo, probabilmente al 12001300. In un documento del 1200 viene citato un Nigro de fornace con i toponini Murro e Rio Mora, ma bisogna arrivare ad un censimento del 1423 per rilevare cognomi molto tipici come "Figia" (sic), Brunero, Giughello, Marchello, Tira , tuttora ben presenti. Nel "catasto vecchio" del 1492 – esistente presso l'Archivio storico comunale di Castellamonte – sono citati con precisione molti proprietari di terreni e le cosiddette "valbe", sub regioni medioevali del territorio castellamontese. Per Filia sono ricordate "Riva del Pitot ( abitazioni dei proprietari Ricca e Viola), Tetto (Giurumello e Gattinotta), Donne (Locanda), Capra (Giurumello, Bertolino, Graneia), Buffa Bo (Filia, Chiesa, Poletto, Morozzo, Reano), Carbonera (Nigro, Besso,), Ronco del Galasso) (Galasso, Bertot, Batajn, Brunero), Capriolo (Lunatto, Vallunga), Pianezza (Pazzetto, Torrizzano, Patusera, Valentino, Tocco), Bioletto (Musso, Romana,Re, Tira, Salto),S. Martino (Tira). In documenti di archivio si dice che in regione Beoleto vi sono cave di argilla ottima, in parte utilizzata dagli artigiani locali, ma notevoli quantità vengono inviate alle ferriere di Leini'. Non a caso, gli abitanti di Filia, vengono soprannominati “peilet” (tegamini di terracotta). Nel 1545 viene citata la Croce di Verna, punto di incontro tra i confini dei comuni di Castellamonte, Cintano e Colleretto, ove sorgevano le forche per i condannati alla pena capitale. Questa era o sulla sommità del Bric di Filia o più probabilmente sulla selletta a Nord. Ancora nel 1620 fu bruciata sul rogo una "Antonia Polletto" detta la Regina delle streghe”. Alcuni anziani ritengono però che, al “Pian dei Girbi”, sul sentiero che dalla strada provinciale, poco prima del bivio per il Santuario di Piova, sale verso il Bric di Filia, vi fosse un grande albero, riservato alle impiccagioni. E’ tuttora viva la tradizione della “Giustizia di Filia” ovvero di un comitato di saggi che giudicava i malfattori locali con funzioni che dalle frustate arrivavano alla forca. Nel 1622 un'ordinanza del Consiglio comunale tra i “bandi campestri” vieta a tutti i castellamontesi di acquistare e allevare i montoni prima del 15 agosto, " tranne i particolari (proprietari) di Filia”: evidentemente le caratteristiche delle coltivazioni erano diverse dalla pianura oppure ancora meno floride. Nel 1752, dopo ripetute suppliche, Filia ottiene di essere rappresentata ufficialmente nel Consiglio comunale da un delegato eletto direttamente. Nel 1790 la frazione conterebbe 750 abitanti. Come quasi tutte le frazioni di Castellamonte, nonostante le poche risorse economiche , già nella prima meta dell'800, Filia ha la sua scuola e verso il 1870 vi sono classi sia maschili che femminili. Nelle sue "Passeggiate nel Canavese", Volume V°, Ivrea 1870, il Bertolotti così descrive la nostra frazione: 4 " Ad un terzo della deliziosa e fertile collina che si eleva dietro Castellamonte, dove confina con Cintano e Villa Castelnuovo, si vede da lungi la cappella della frazione Filia con il suo piccolo campanile…. Le sta vicina una comoda casa con giardino per il suo cappellano che è pure maestro comunale. I vini di questa frazione sono rinomati, la frutta è eccellente e numerosi sono i castagneti Si scava molta terra per le fabbriche di terraglie. Le famiglie Poletti e Nigro hanno ottimi sacerdoti” Agli inizi del '900 viene costruito un decoroso edificio scolastico, abbandonato, per scarsità di alunni nel 1987. Gli insegnanti che si sono susseguiti nel secolo scorso sino alla chiusura sono tuttora ricordati con stima e riconoscenza e rimpianti. Uno dei primi fu il teologo Paletto che insegnava nella Cà ‘d Nando. . Don Primo Bertini, maestro e cappellano per quaranta anni dal 1902, è tuttora ricordato con molta simpatia. Personaggio caratteristico e poco conformista, sovente in disaccordo con le gerarchie ecclesiastiche adottava metodi pedagogici piuttosto convincenti. Era un abile cacciatore e raccoglitore di vipere. Considerato buon compagnone, cordiale e sempre disponibile, fu tra i fondatori della Società di Mutuo Soccorso che gli ha dedicato una lapide. Con eguale stima e rimpianto viene ricordata la maestra Pia Giachino, ottima insegnante , che durante il triste periodo 1943 –1945, si distinse per il costante e premuroso aiuto ai partigiani ed ai prigionieri inglesi fuggiti dal campo di concentramento di Spineto. DON PRIMO BERTINI, IL MAESTRO Ricordo di Beppe Sassoè Don Primo Bertini nacque a Lombardore il 19 marzo 1873. Nel 1896 fu ordinato sacerdote e dopo una breve permanenza in altre sedi venne a Filia nel 1902, provenendo dal Berchiotto, sperduta frazione di Frassinetto, sui monti della Val Soana ; i nostri padri ricordavano che si portò personalmente le sue masserizie a dorso di mulo. Filia , la nostra ridente e amata borgata era a quei tempi uno scenario di abitazioni sparse, circondate da vigne, prati, frutteti e boschi ordinati e ben coltivati. Vivevano quassù oltre 500 persone che traevano dalla coltivazione di queste terre la maggior parte del loro sostentamento. La scuola elementare era frequentata da una cinquantina di ragazzi che, nel tempo libero, giocavano e correvano sulla piazza antistante. Don Bertini giunto quassù iniziò la sua attività come sacerdote e contemporaneamente come maestro . Ed è "Maestro" il titolo con cui a lui si rivolgevano quelli di Filia e "Maestro" lo chiamava, già avanti negli anni, Giulia, la sua collaboratrice famigliare. Lo ricordiamo presente e partecipe nei momenti di gioia e di dolore di tutti i filiesi, lo ricordiamo, nei tristi cortei funerari, recitare il rosario da Filia alla chiesa di S. Rocco o dal Capriolo alla chiesa di S.Grato, a seconda dell'abitazione del defunto e, di lì avevano poi inizio i funerali solenni. Come maestro viene ricordato premuroso, valente, severo ma paziente nel fare apprendere le materie di studio; rimane a suo onore aver insegnato a fare la firma ad alcuni handicappati che di tale fatto andavano ,da adulti, molto fieri: Amava i suoi scolari, forniva ai più lontani il pasto del mezzogiorno in occasione di nevicate o forti piogge. Negli anni trenta aveva istituito una scuola serale in cui insegnava, fra altre cose, utili nozioni pratiche di agraria. Lo ricordiamo coltivare umilmente il suo orto, con saltuarie pause durante le quali si affacciava dal muro di cinta per vigilare sui giochi dei ragazzi in piazza. Un particolare ricordo quando sull'altare intonava con la sua voce soave e imperiosa il canto del Kirie eleison, dell' Osanna in exelcis Deo e dell'Ite Missa est. Sarebbe stata bello e ne sarebbe davvero valsa la pena, poterlo registrare in modo da consentire ai posteri l’ascolto delle sue celebrazioni. 5 Altri miei ricordi diretti sono i seguenti : maestro di vita, serio, semplice ma persuasivo nel dare a tutti i suoi esempi di laboriosità e rettitudine Fuori della scuola non perdeva occasione di avvalersi di osservazioni pratiche per elargire proficue lezioni su ogni fatto che capitava attorno. Non ricordo di Lui alcuna critica o polemica rivolta a presenti o assenti . Nel periodo pasquale portava la benedizione di Dio nelle case : in questa occasione era usanza regalare le uova che Lui conservava con cura nel latte di calce in un vaso di terracotta per la lunga conservazione o nella crusca per una media conservazione. All'epoca della vendemmia si effettuava in tutte le case la questua dell'uva che diligentemente veniva scelta per qualità al fine di produrre dei vini prelibati. In autunno lo si aiutava a portare la legna nella legnaia. Tutte queste prestazioni fatte da noi ragazzi, compreso il servizio da chierichetto durante la Messa o il Vespro venivano da Don Bertini puntualmente ricompensate con cilindretti di monetine, arrotolate nella carta, che noi ragazzi accettavamo orgogliosi come giusta ricompensa. Nel 1907 , cento anni fa, gli abitanti di Filia unitamente a quelli della cosiddetta "Cantlà (case Giacotin, Gianarro, Ponzetto e Verretto) dove vivevano circa 12 famiglie che salivano a Filia per la Messa, la scuola e la spesa, unendosi in sodalizio diedero vita alla Società agricola operaia di mutuo soccorso. La Società che, attraverso varie traversie e vicissitudini , è tuttora ben viva. Di questo possiamo essere fieri e certi che con la sua continuazione abbiamo scelto il modo migliore per ricordare i nostri padri e nonni, i loro sacrifici e le loro speranze, perché hanno creduto e lavorato per un futuro migliore. Ebbene fra di loro sempre vi fu Don Bertini che sempre li appoggiò e offrì la sua collaborazione come segretario, amministratore e amico fino alla sua morte avvenuta nel 1958. Filia, aprile 2007 Beppe Pognetto Sassoè. Elenco degli insegnanti che hanno svolto la loro attività presso la Scuole elementare di Filia: Don Primo Bertini 1902 – 1934. Pia Topazio Giachino 1933 – 1946. Bianco Eraide 1935 1943. Nigro Marisa – 1962 – 1990 Stoppioni Stella – 1952 – 1955. e , per qualche anno, il filiesi Chiantaretto Attilio, Ponzetto Attilio, Ricca Libero, nonché Borsetti Vittorio, Bianchetta Eraldo, Cerato Stefania, Ghione Margherita, Giampriamo Eraldo, Orso Rosina, Saracco Emma, Troja Elda, Angina Mddalena, Valdannini Ada, De Marco Luciana, Mattioda Carlotta, Rosso Secondina e Tira Alida. LA SCUOLA DI FILIA. Ricordo della maestra Marisa Nigro. Quando ero piccola mi capitava di passare vicino alla scuola. Mi incuriosiva quell’edificio, lì in mezzo alle case di Filia. Sembrava fin troppo grande per avere solo due piani. Una porta d’ingresso non era affacciata sulla piazza della frazione ma si apriva in un viottolo tranquillo quasi a voler proteggere quegli alunni che dalle scuole escono sempre di corsa. A volte le due maestre che insegnavano a Filia vedevano spuntare dietro i vetri delle finestre due occhi che 6 scrutavano incuriositi quel mondo fatto di libri e di racconti, di parole e numeri scritti in ordine con il gesso su di una lavagna nera. Erano gli occhi di una bambina di nove anni. E quella bambina ero io. “voglio insegnare anch’io in questa scuola” dicevo a mio padre (Socio fondatore della Società). Lui mi sorrideva senza parlare. Ma io non mi arrendevo e a bassa voce ripetevo a me stessa:” Un giorno insegnerò anch’io in questa scuola. Così è stato dal 1962, per quasi trent’anni. Nell’unica piazza della piccola frazione la scuola stava proprio in mezzo: a destra c’era la Chiesa, a sinistra la “Società Operaia di Mutuo Soccorso”. Sotto gli occhi di tutti la vita scolastica ha viaggiato in parallelo a quella della frazione. Ne ha scandito gli stessi tempi, percorso lo stesso solco tracciato dalle vicende che hanno coinvolto la comunità. Nei primi anni Sessanta le insegnanti erano due e gli alunni venticinque. Poi la gente ha cominciato ad andarsene da Filia per cercare lavoro in fabbrica e dieci anni dopo gli alunni erano soltanto sei. Ma non per questo la scuola ha smesso di essere al centro dell’attenzione e dell’affetto di tutti. C’era chi come il “Bep”, proponeva scherzosamente un gemellaggio con la scuola di Santolussurgio. C’era chi, come il prof. Rino Lamarca, che ogni anno ci portava i regali. E c’era chi, come lo “lo Sceriffo”, accoglieva ogni mattina gli allievi e la maestra con una parola da scambiare. E c’era la Società che della scuola era una specie di anticamera per me e per i genitori. Un luogo di ritrovo per il primo caffè della mattina, per scambiare qualche parola, per sapere come andavano le cose, per decidere la meta della prossima gita scolastica da organizzare di domenica affinché tutti –genitori compresi potessero partecipare. I gestori della società hanno sempre dato una mano alla scuola. Ricordo Ricca, Ketty, Petracchi e tanti altri. Si studiava a Filia. Sui libri, come in tutte le scuole d’Italia. Ma non solo. Ho sempre cercato di far capire ai miei ragazzi i valori dello stare insieme, del condividere. Valori che ti servono per crescere e che non sempre trovi scritti nei sussidiari. Erano i tempi in cui si accoglieva il Direttore Didattico in visita alla scuola con un “buongiorno” in coro seguito da un silenzio figlio del timore reverenziale. Erano tempi in cui si era ceramisti senza saperlo solo perché si imparava a lavorare la “terra rossa di Castellamonte” grazie alle indicazioni di Angelo Posterla ed ai panetti che Bruno Chiantaretto dell’Oriente teneva da parte e regalava alla scuola. Erano tempi in cui i ragazzi si disponevano in fila indiana fuori dalla porta della scuola per andare a raccogliere le castagne nei boschi. Castagne che poche ore più tardi sarebbero diventate caldarroste per tutti. Osservavamo la fioritura degli alberi da frutto e la potatura delle viti. Imparavamo a conoscere i nomi delle piante e degli animali. Intrecciavamo i vimini seguendo le indicazioni di Ricca. Prima del Natale cercavamo il muschio per fare il presepio e modellavamo con le nostre mani le statuine d’argilla. Così il presepe lo sentivamo nostro e ne eravamo orgogliosi. E quando il nuovo anno portava l’allegria del Carnevale i ragazzi sapevano che dalla Società sarebbero arrivate le “bugie” ancora calde. Sapevamo che avrebbero fatto visita a Fulvio, il figlio della nostra bidella Ines. Sapevamo anche che c’era molto da fare perché i lavori che preparavamo alla sera con l’aiuto dei genitori per il carnevale sarebbero stati osservati e giudicati: nel 1971 abbiamo anche vinto il primo premio alla sfilata dei carri dei ragazzi a Cuorgnè. Era anche un modo per consolidare le amicizie tra i ragazzi, sempre un po’ timidi, che arrivavano a Filia da tante piccole borgate e che, non esistendo la scuola materna, erano fino ad allora vissuti nel perimetro protettivo delle loro case. Poi, nel 1987, quell’ edificio in mezzo alle case di Filia ha deciso di mostrare i segni dell’età. O forse non si voleva adattare ai tempi:era abituato ad aprire la sua porta agli alunni con la cartella e vedere comparire i primi zainetti l’ha fatto sentire troppo vecchio. 7 Per poter continuare la vita scolastica nelle sue aule ci sarebbero voluti costosi lavori di manutenzione. Un timbro con scritto “inagibile” e lo spostamento nella scuola di Sant’Anna è stata la soluzione immediata. Trasloco in blocco: alunni, insegnante, libri, carte geografiche. Tre anni dopo, l’accorpamento delle attività didattiche in valle ha messo la parola fine alla storia di una scuola costruita lì, in mezzo alle case di Filia, fin troppo grande per avere solo due piani e troppo al centro della vita di una comunità perché potesse chiudere senza segnare i ricordi con un po’ di nostalgia. Ringrazio per la collaborazione i miei exalunni Bruno Ricca ed Andrea Tinetti. La prima Guerra Mondiale 19151918 provoca ben diciotto vittime ricordate su una lapide. Nei tragici anni della seconda guerra, tra il 1943 e 1945, Filia partecipa molto attivamente alla vicende burrascose successive all'otto settembre. I prigionieri di guerra inglesi, detenuti a Spineto, fuggono sulle colline dove sono generosamente nascosti, ospitati e protetti. Diversi di loro, mentre cercavano di rientrare in Patria nel novembre 1944, accompagnati dai partigiani , furono travolti ed uccisi dalle valanghe, dopo aver attraversato il difficile colle della Galisia. Le vittime furono 14 partigiani e 24 inglesi. . Nel 1936 Filia conta ancora 552 abitanti, ridotti nel 1951 a 329, nel 1971 a 207 ed oggi (2007 )a 197 I rappresentanti della frazione in Consiglio Comunale. All’inizio della seconda metà del settecento, dopo ripetute suppliche, quale riconoscimento dell’importanza della frazione, Filia ottiene di essere regolarmente rappresentata in Consiglio Comunale da un proprio delegato. Dagli inizi del 1900 il Consiglio Comunale è composto da 20 consiglieri che rappresentano il capoluogo e le frazioni. Secondo quanto stabilito dalle leggi provinciali in base al numero degli abitanti, Filia era rappresentata da tre Consiglieri. Si ricordano Morozzo Martino e Paletto Giacomo. Non ci è stato possibile, per mancanza di tempo, fare un accurata ricerca nell’archivio Comunale. Tra il 1925 ed il 1945, nel periodo fascista, Filia fu validamente rappresentata, dal presidente della Società Michele Marchello Galasso. Dopo il 1945 sono stati presenti nel Consiglio Comunale i seguenti Soci della Società: 1945 – Giunta C.L.N. – Cola Pierino – Ricca Michelangelo. 1946/’47 – Cola Pierino – Tarditi Guido. 1951 – Reano Domenico. 1956/’60 – Cola Lorenzo. 1964 – Marchello Carlo – Gay Mario. 1970 – Girino Giovanni. 1980 – Ricca Adriana. 1985 –Ronchetti Mauro. 1994 – Giorda Gino. 2002 – Mazza Pasquale. 2007 – Mazza Pasquale. Negli ultimi anni si assiste ad un discreto miglioramento ambientale: molte abitazioni sono state decorosamente ristrutturate e sono sorte diverse nuove villette sia per iniziativa di qualche emigrato che di un gruppetto di affezionati villeggianti che hanno potuto constatare ed apprezzare la salubrità che la tranquillità e la bellezza della nostra frazione. 8 Oggi Filia è, per diversi aspetti, una comunità discretamente omogenea e vitale, esistono alcune aziende artigianali di buon livello ed aziende agricole aperte a nuovi indirizzi di gestione ed alle richieste del mercato. I vigneti e frutteti, un tempo assai apprezzati sono stati reimpiantati e curati con attenzione Nelle zone più boscose compaiono, qualche volta, i cinghiali. La frazione è discretamente servita da due strade provinciali, ma manca un servizio pubblico regolare di comunicazione con il capoluogo. Per fortuna, vi sopperisce la disponibilità dei possessori di auto e qualche lodevole iniziativa privata. La Società di Mutuo Soccorso cerca non solo di mantenere vive le vecchie tradizioni ma anche di stimolare iniziative e favorire il miglioramento dell'ambiente. CRONOLOGIA DELLA SOCIETA’ AGRICOLA OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO Il primo verbale del Registro delle Assemblee generali dei Soci, in data 9 marzo 1907, redatto dal segretario Don Primo Bertini, cappellano e maestro in Filia, ricorda il nome degli amministratori : Ricca Domenico e Mattioda come vicepresidenti . Nei successivi verbali sono citati il Presidente Antonio Giachetti. Da questo documento ufficiale e da altre successive annotazioni risulta chiaramente che la Società esisteva gia da qualche tempo ed aveva già una struttura ben definita (verbale del 906, 1907 ) con uno Statuto scritto che purtroppo non è stato ritrovato. Nel mese di aprile vi è una richiesta di alcuni amministratori per indire una nuova Assemblea generale dei Soci per eleggere una nuova amministrazione "poiché la presente è stata formata alla carlona". L' Assemblea viene tenuta il 12 aprile , sono presenti 42 soci che di fatto confermano il precedente Consiglio ovvero Giachetti Antonio, Domenico Ricca, Carlo Mattioda, Michele Marchello di Giacomo,Luigi Mattioda, Agostino Martin Perolin,Giuseppe Ubertallo, Martino Poletto, Giacomo Poletto, Giovanni Marchello Galasso, Ludovico Morozzo, , Giovanni Musso, Michele Salto, Carlo Poletto, Francesco Pognetto, Ignazio Poletto, Battista Reano, Giovanni, Marchello Galasso, Ludovico Morozzo, Carelo Martino Morozzo . Nel marzo 1907 si decide di rinviare il pranzo di inaugurazione perché fa troppo freddo, e di invitare anche il deputato locale, on.Goglio di Muriaglio, presidente onorario e grande sostenitore delle Società di Mutuo Soccorso e si conferma il Presidente Giacchetti e i vice Ricca e Mattioda. . Il Consiglio era molto numeroso ( 21 membri) ma quasi tutti avevano un incarico specifico : vi era un direttore del magazzino, due provveditori, due verificatori dei conti, due o tre sindaci, un cassiere e un segretario con relativi sostituti. Si dovevano tenere almeno due riunioni al mese, al mattino della domenica, e vi erano diverse incompatibilità tra parenti ad esempio non potevano essere nominati nel Consiglio due fratelli o coloro che erano imparentati con il magazziniere. Chi si assentava dalle riunioni per tre volte senza giustificazioni, era dichiarato decaduto. Ipotesi sulle origini Al di fuori dei verbali, sempre abbastanza interessanti e chiari ma succinti, non vi sono altri documenti che possano fornire indicazioni interessanti. Sulla base di una buona conoscenza della situazione locale e dei ricchi documenti della Società di Mutuo Soccorso di Castellamonte, esistente sin dal 1850 e ispiratrice di tutte le associazioni locali fino all' inizio del '900, ritengo che proprio i dirigenti della medesima tra cui il deputato locale Goglio ed in particolare i molti abitanti di Filia,ad essa regolarmente iscritti tra cui risultano esservi diversi Marchello, Morozzo, Ricca, Reano, Brunero, Tira ed altri siano stati i sostenitori ed i promotori della nuova Società. Non ho notizie sul primo Presidente Antonio Giacchetti, credo che fosse un impresario di Cintano, certamente molto autorevole come pure il Commendatore Agostino Martin Perolin di Villa Castelnuovo, imparentato con il famoso diplomatico Costantino Nigra. 9 Questi notabili, ma forse ancora più di loro il maestro e cappellano Don Primo Bertini, segretario della Società, molto stimato da tutti, favorirono la nascita della Società. La Società era allora un'istituzione molto importante per la frazione, poiché non solo assicurava con il medico sociale un minimo di assistenza sanitaria, ma con il "magazzino", provvedeva a tutte le famiglie i generi alimentari più indispensabili e con la cantina metteva a disposizione un luogo di ritrovo pubblico e altre piccole e meno piccole cose che si potevano reperire solo nel capoluogo distante più di quattro chilometri con un percorso abbastanza lungo e faticoso. La Società appaltava un servizio di "conducente" per il trasporto di merci da e per Castellamonte due o tre volte alla settimana. La Società non aveva allora una sede propria , fu spostata, almeno quattro volte, in diverse case nei pressi della Chiesa. Inizialmente era nella “Cà ‘d Lela” sulla piazza con un solo locale per lo smercio del vino, poi nella “Cà ‘d Clot Taran” sulla destra dietro la Chiesa, quindi nella “Cà ‘d Nando” attuale casa Bigando ed infine nella “Cà d’ Margritin” (moglie ‘d Barbarussa) in Cà Paletto. La sede di proprietà sarà costruita solo nel 1935. Il magazzino forniva il vino, che veniva comprato solo dai soci per disposizione di Statuto, pane, olio, formaggio, salumi, farina, pasta, zucchero, sale, spezie ed ancora fiammiferi, candele, olio e petrolio per i lumi, solfato di rame e zolfo e quasi tutto quanto poteva servire alla sobria e magra economia sia casalinga che agricola di quei tempi. Quasi tutte le famiglie avevano una mucca, capre, galline, qualche po' di viti per il vino e l'orto; erano da secoli abituati ad accontentarsi di poco , a considerare i centesimi( di lire e non di euro), con molto rispetto quando c'erano. Le dispute su pochi centesimi in più o in meno per l'acquisto del vino, quasi unico prodotto commerciabile, occupavano parecchio tempo nelle riunioni degli amministratori. Gli incarichi sociali avuti dal Consiglio erano presi molto sul serio; il controllo sulle spese e sul rendiconto del magazziniere erano stretti e gli inventari sulle merci esistenti venivano effettuati con frequenza Le decisioni importanti venivano prese dopo discussioni sovente molto animate, con votazioni segrete perché ognuno potesse esprimere la sua opinione senza timori. È saggio ricordare, che l'ambiente, non solo di Filia, era molto ristretto, tutti si conoscevano, sovente erano parenti o vicini di casa in località anche isolate: quando era necessario si aiutavano, perché l'assistenza e la previdenza pubblica non esisteva. Il concetto dei propri diritti, della proprietà privata e della dignità personale era molto sentito e difeso con calore e talora asprezza Queste consuetudini e condizionamenti emergono anche dai verbali delle riunioni del Consiglio di amministrazione. Il gestore del magazzino è scelto con votazione dal Consiglio, mediante un appalto pubblico,a offerta segreta, e con un dettagliato e preciso "capitolato" ovvero un elenco di tutti gli obblighi: deve tenere un preciso registro delle spese e dei ricavi, controllato almeno due volte al mese dai verificatori dei conti, dal presidente, dal segretario e dai sindaci; ritira le quote mensili dei Soci ed è responsabile delle merci e dei denari che riceve. È ancora obbligato a portare o far portare la bandiera sociale ai funerali dei soci defunti . In questa pubblicazione, forzatamente con spazi limitati per i costi di stampa., non possiamo ricordare in dettaglio tutte le vicende , per lo più molto abituali e ordinarie che emergono dai verbali e neanche il nome di tutti i soci che si avvicendano nel Consiglio, se ci sarà possibile, potremo ricordarli in un elenco che speriamo di poter presentare in seguito. Al momento ci limitiamo ad individuare i dirigenti principali, i presidenti, i segretari, i cassieri , i magazzinieri e i collaboratori più impegnati. Inizialmente, tra il 1907 e il 1920, con i presidenti Antonio Giachetti (190708),Giacomo Poletto (190910), Carlo Mattioda (1914) , Arnolfo Besso (191415) e Michele Carlevato (191620) vi sono i Vicepresidenti Domenico Ricca, Marchello Galasso Antonio, Giacomo Poletto ed i segretari Don Primo Bertini che viene eletto presidente nel 1914 ma che rifiuta l’incarico perché "prete" e probabilmente consigliato ad agire in questo modo dai suoi superiori, e Martino Morozzo. Tra l'altro, già nel 1913 il Consiglio di Amministrazione propone di costruire una propria sede 10 sociale ma non essendoci i fondi sufficienti l’iniziativa non viene realizzata. Durante il tragico periodo della prima guerra mondiale, che causò tra i filiesi ben 18 vittime, la Società, senza le quote dei molti soci alle armi, riduce al minimo la sua attività , cercando comunque di aiutare i più poveri. A seguito di una lite con il daziere rimane praticamente chiusa tra il 1916 e il 1920. Passata la bufera bellica , nel 1920 viene eletto presidente il comm. Agostino Martin Perolin di Villa Castelnuovo che è anche Consigliere provinciale, sostituito nello stesso anno da Carlo Marchello, che con Michele Carlevato , Giovanni Musso e Don Bertini rimettono in attività la Società fino all'avvento del regime fascista , nettamente avverso a tutte le associazioni di lavoratori: in particolare le Società di mutuo soccorso sono rigidamente disciplinate e inquadrate nella Federazione Fascista delle Cooperative. Anche Filia subisce restrizioni e condizionamenti: la sede sociale dovrebbe essere trasformata in "Casa littoria", affittata per la somma "simbolica" di. una lira all'anno, ma, grazie agli Amministratori, riesce a conservare la sua denominazione ed una certa autonomia. Non ho potuto approfondire la mia ricerca al di fuori dei verbali , ma ritengo che grazie al suo Presidente Michele (Clot) Marchello Galasso ed ai suoi collaboratori la Società riesce a sopravvivere, con le frequenti lamentele dei Consiglieri contro le imposizione dell'Ente Nazionale e gli "ordini" dei Segretari Politici del capoluogo. RICORDO DI MICHELE MARCHELLO GALASSO (Clot) Tratto da “Castellamonte oggi” – 1986 – Per tutti era nonno Clot. Tra qualche giorno avrebbe segnato il traguardo dei 95 anni. Una lunga esistenza dedita pure al bene della comunità. Una figura caratteristica, difficile da sostituire, impossibile dimenticare! Ai solenni funerali don Oberto tradusse con commozione la generale partecipazione al dolore del figlio Antonio e di tutta la parentela; interpretò la riconoscenza di tutti i Filiesi, sintetizzando le molteplici attività e benemerenze del defunto in campo sociale. Cavaliere di Vittorio Vento; Presidente della locale Società Agricola ed Operaia per 52 anni, curando con passione ed entusiasmo gli interessi del Sodalizio. Ebbe il riconoscimento di Presidente onorario con medaglia d’oro. Per oltre sessanta anni Amministratore della Chiesa; fu amico sincero e collaboratore attivo del Cappellano Maestro don Bestini e di tutti i sacerdoti che si avvicendarono nella frazione. Talora con accento burbero, ma sempre con intenti retti si adoprò per il decoro del sacro edificio e per la riuscita di ogni manifestazione religiosa. Contemporaneamente per settanta anni svolse la mansione di campanaro e per quarantotto anni fu solerte regolatore dell’orologio pubblico. Rappresentò e tutelò con vigore gli interessi di Filia per ventidue anni nel Consiglio Comunale. Ancora per ventenni fu Fiduciario dei coltivatori diretti della zona, meritando il Diploma di fedeltà al lavoro agricolo. Si potrebbe richiedere maggior impegno ad un singolo individuo, sia pure nel vasto arco di novantacinque anni ? E i Filiesi seppero ancora nell’ “estremo addio” esprimere il sentimento cordiale di stima e di gratitudine al degno cittadino. 11 Nel 1935 , per l'inaugurazione della nuova e propria Sede sociale, il Segretario Federale Fascista Glarey di Aosta , della cui provincia allora facevamo parte, onora la Società con una sua visita e scrive sulla prima pagina del Registro dei verbali : " Mentre all'orizzonte della Patria sale l'astro dell'Impero fascista, Filia fedele e rurale scende in linea con la barca del Fascio, con tutta la volontà e tutta la promessa". Ma forse il Consiglio di Amministrazione non era poi molto soddisfatto se in diverse occasioni contesta, come può, l'obbligo di abbonarsi al Popolo d'Italia e di adeguarsi alle circolari dell' Ente Nazionale Fascista delle cooperative. In questo non facile periodo affiancano il Presidente Clot Marchello Galasso,Carlo Marchello, Violante Ponzetto, Battista Reano, Guido Tarditi, Giovanni Tira, Paolo Topazio, Domenico Pognetto, Michele Carlevato e il segretario Giovanni Chiantaretto. E’ vanto di questo gruppo la tanto desiderata costruzione della Sede sociale, progettata dal geometra Carlo Marchello e finanziata da un prestito a lunga scadenza dai fratelli Cola, proprietari di un'antica fornace in Filia bassa. Già proposta fin dal 1913 e sempre rinviata per mancanza di soldi, finalmente grazie alla generosa proposta dei Cola, dopo molte discussioni e perplessità,viene nel corso del 1935 rapidamente ultimata e ufficialmente inaugurata con una grande festa il 15 novembre. La spesa inizialmente prevista in £.37.400 alla fine salirà a £.62.527, dopo le rifiniture e l'acquisto di terreno sul lato ovest e per il campo di bocce. È concordato il pagamento entro 40 anni con rate annuali che si spera di coprire con gli utili della gestione e l'aiuto dei Soci. Sempre nello stesso anno la Società, sinora solo di fatto, viene riconosciuta legalmente come Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso e si aggiorna lo Statuto. L'appalto per la nuova sede viene concesso a Costante Poletto per 3000 lire annue. Costante è stato uno dei protagonisti della vita sociale per molti anni , sino al 1954,con molti contrasti con gli amministratori ma anche notevole impegno e diverse iniziative. Nel 1937, mentre i gruppo dirigente viene confermato, sorgono diversi contrasti con le autorità fasciste e la Società non partecipa al grande raduno indetto a Torino. In effetti le casse sono vuote e incominciano purtroppo le difficoltà per il pagamento delle rate di mutuo ai fratelli Cola, vengono emesse obbligazioni di £ .100 e ripetutamente i Soci sono invitati a contribuire con oblazioni volontarie. Peraltro i fratelli Cola concedono diverse proroghe e dopo un'ultima sottoscrizione volontaria dei Soci di quasi 50.000 lire, in pratica i quattro quinti della cifra totale, il debito viene totalmente saldato nel maggio del 1945. Dai verbali si rilevano le preoccupazioni degli amministratori e dei Soci e le ripetute richieste di interventi volontari che non vengono mai disattese, pur tra le traversie del periodo bellico. Teniamo presente che siamo nel pieno della seconda guerra mondiale che, dalla fine del '43 coinvolge sovente proprio la frazione, con i fatti della Resistenza armata e delle rappresaglie nazifasciste . Nel 1949 viene nominato Presidente Lorenzo Cola con Clot Marchello Galasso come Vice presidente, con Tarditi cassiere ed il nuovo segretario Peppino Marchello. Nel 1954 il magazziniere Costante Poletto dà le dimissioni e propone un sostituto, ma i Consiglieri ed i Soci contestano vivacemente la trattativa privata. Dopo un successivo pubblico appalto viene incaricato Giuseppe Ricca e, solo dopo molte beghe, il Poletto promette di rinunciare alla licenza della privativa tabacchi .Nel 1954 il Consiglio di Amministrazione viene riconfermato con Lorenzo Cola come Presidente, ma permangono forti contrasti per la gestione al punto che, nel 1955, forse per la prima volta , non viene approvato il bilancio per gli scarsi utili ottenuti dal magazziniere. Nel 1956 viene eletto Presidente Ettore Oberto Besso con Accossato come Vicepresidente e con Giovanni Galasso Poletto come cassiere. Dopo molte trattative Costante Poletto cede praticamente la privativa nominando come collaboratore Maddalena Sciaccero moglie del gestore Giuseppe Ricca. Da ricordare che, nello stesso anno, arriva a Filia un'illuminazione elettrica più valida (duecentoventi Volt) fornita dalla Società Val Piova e viene nominato Socio onorario il Comm. Angelo Morchio per una cospicua donazione. 12 Nel 1964, per un anno, ritorna Presidente Clot Marchello Galasso. La gestione del magazzino, mediante pubblico appalto, viene affidata a Giuseppe Ricca per la durata di cinque anni ed un canone di duecentosessantacinquemila lire più le tasse. Da un controllo amministrativo risulta che la Società è titolare delle seguenti licenze: Esercizio pubblico; Carni insaccate, Laboratorio carni (salumi ed insaccati); Generi alimentari compreso scatolame, Pane, Droghe e coloniali, Salumi, Dolciumi, Chincaglierie, Ferramenta; Generi per fumatori, Cancelleria, Zolfo, Solfati ed affini per uso agricolo, Crusche ,farina e granaglie, Tessuti, Lanerie, Maglierie, Mercerie, Frutta e verdura ; Osteria, Trattoria, Superalcolici. Nei suoi limiti, il nostro " magazzino " era, per quei tempi, un vero e proprio supermercato. Nel 1965, viene fatta una proposta di ampliamento della Sede sociale sul lato Nord ,con progetto del Geometra Riccardo Chiantaretto per ottenere due locali ad uso cucina e servizi igienici, mentre nel sottostante seminterrato, sono previsti una cantina ed un garage. Dopo qualche dubbio, sono aggiudicati i lavori all'Impresa del Socio Mario Morozzo per una spesa di 800.000 lire e successivamente altre 560.000 lire per lavori di finiture, serramenti, ecc.. I lavori sono ultimati nel giugno 1966 , con una spesa totale di lire 1.588.000. Purtroppo la buona gestione dei coniugi Ricca si interrompe bruscamente nel 1966 per la morte prima di Giuseppe Ricca e poi della moglie Maddalena Sciaccero e vengono sostituiti dal fratello Fortunato con un affitto di £.327.000 più il 5% degli incassi. Nell'Assemblea dei Soci del 1970 viene eletto il cav:Teodoro Santaguida calabrese, ma da anni residente in Filia, già funzionario di pubblica sicurezza, per anni scorta del Presidente della Repubblica onorevole Gronchi. E’ il primo presidente della Società che non è indigeno. Con lui collaborano Renzo Bigando, Pasqualino Ponzetto, Giuseppe Chiantaretto, Giuseppe Morozzo, Gino Nigra, Beppe Sassoè, Domenico Reano , Gino Giorda segretario e Gianfranco Sassoè, cassiere. Il benemerito Michele Marchello Galasso viene nominato Presidente onorario e festeggiato con una medaglia d'oro. I Soci sono 112 di cui 30 emeriti e 10 nuovi. Con appalto segreto il magazzino viene assegnato a Sergio Petracchi., con un canone annuo di £. 250.000. L'assemblea dei Soci del 1973 conferma il cav.Santaguida che, con gli stessi collaboratori, sarà presidente della Società fino al 1986, dando vita a notevoli iniziative . Il Consiglio di Amministrazione decide di ampliare la sala della trattoria sul lato ovest su progetto donato dal socio geometra Girino con un preventivo di tre milioni. Il socio accostato offre un cospicuo contributo per l’impiamìnto elettrico: il direttore dei lavori è il geometra Aldo Mattioda. Per la sistemazione dell’impianto idrico i soci contribuiscono direttamente con settecentocinquanta mila lire. La copertura dei nuovi locali e la sistemazione del tetto comportano una spesa di oltre due milioni. Il gestore Petracchi ne anticipa una parte in conto affitto e l’intera spesa viene saldata con contributi dei soci, di oltre 1.200.000 lire, della Banca C.R.T. e del Senatore Eugenio Bozzello. I soci Morozzo e Pietro Galasso regalano una striscia di terreno. La nuova sala viene inaugurata nell’aprile del 1974. Nel 1976 la Società non ha più alcun debito e tutte le licenze commerciali sono state regolarizzate. Si decide di costruire, con la spesa di oltre un milione, un servizio igienico al primo piano nonché altre migliorie al fabbricato. La gestione Petracchi, a causa anche di inadempienze amministrative, suscita diverse proteste: mediante appalto pubblico, viene sostituito prima da Giancarlo Allabatre e poi da Rosalba Maffei. Purtroppo le scelte dureranno poco e subentreranno altri gestori. Nel 1977, nonostante contestazioni ed accese divergenze di opinioni, anche sulla costruzione dei nuovi locali viene confermata l’Amministrazione del cav. Santaguida. Vi sono continue discussioni e contrasti e si dimettono i Consiglieri Valentino Billia e Renzo Bigando. Le spese per la costruzione della nuova sala, della sistemazione del tetto, degli impianti e del muro di sostegno ad 13 ovest risultano di circa 4.000.000 di lire. Nello stesso anno ricordando le antiche tradizioni di solidarietà con le Società consorelle di tutta Italia, viene deliberato un contributo per i terremotati del Friuli. Nel 1980 vengono nominati soci onorari Domenico Sassoè e il popolare “Sherif”, Giuseppe Paletto, fedele e puntuale alfiere portabandiera nelle ricorrenze ufficiali. L’Assemblea dei Soci conferma ancora una volta l’Amministrazione del cav. Santaguida; con appalto pubblico la gestione viene affidata alla Sig.ra Ketty Barengo, molto apprezzata da tutti, che risolleva la buona fama della cucina locale, ma purtroppo non dura molto. RICORDO DI TEODORO SANTAGUIDA “TRATTO DA “Castellamote oggi” 1986 – “L’otto luglio si è spento, all’età di 76 anni, il cav. Teodoro Santaguida. Nativo di Satriano (Catanzaro) aveva raggiunto il grado di maresciallo di P.S. ed aveva ricoperto mansioni di rilievo in campo sociale. Coniugato alla sig.ra Domenica Vigo, aveva avuto la possibilità di conoscere la Valle Sacra, si era affezionato alla nostra terra, in particolare a Filia, divenendone presto gradito ospite. Per la sua competenza in campo organizzativo meritò la carica di presidente della locale Società di Mutuo Soccorso. Per quattordici anni disimpegnò con passione ed entusiasmo tale ruolo curando con intelligenza gli interessi della Società. Una delle realizzazioni più significative fu l’ampliamento dello stabile con il nuovo salone. Naturale quindi il lutto del Consiglio di Amministrazione, dei Soci e di tutti i filiesi che diedero pubblica attestazione partecipando al dolore dei famigliari. Nei locali della Società fu allestita la camera ardente dalla quale si snodò il grandioso corteo funebre alla Chiesa per la Messa esequiale resa più maestosa per la partecipazione della Cantoria. Don Oberto con commozione interpretò i sentimenti di stima e di riconoscenza per il cav. Santaguida, per tutto il bene operato nella nostra frazione. La venerata salma è stata tumulata nel cimitero di Castellamonte. Il cav. Teodoro Santaguida resta ancora vicino a noi !” Nel 1983 vince l’appalto la sig.ra Perotti Bono che, dopo molte contestazioni, abbandonerà ben presto l’incarico. Nel 1986 vede la scomparsa di parecchi benemeriti Soci: il presidente onorario Michele Galasso Paletto, il cav. Teodoro Santaguida, Renato Ponzetto e altri vecchi amministratori. L’Assemblea dei Soci rinnova in buona parte il Consiglio di Amministrazione: viene nominato Presidente il rag. Mario Gay e segretario l’architetto Piero Monteu Cotto. Tra i problemi che debbono affrontare emergono numerose ed astiose liti con i gestori PerottiBono che, per fortuna, si dimettono .Si continuano gli interventi per la manutenzione della sede: vengono ripristinati il tetto, l’impianto idrico e parte dei serramenti. Nel 1989 si rinnova l’Amministrazione e subentrano Valentino Billia Presidente, Walter Cavallari Segretario e Bruno Ricca cassiere; con loro Gualtiero Cobianchi, Giandomenico Ponzetto, Vittorio Botticelli, Giovanni Musso, Guido Tarditi e Rosanna Ricca, prima donna eletta nel Consiglio. La quota annua sociale sale da dieci a ventimila lire. Nel 1992 il Comune propone alla Società di acquistare l’edificio dell’exscuola elementare per 170.000.000 di lire: la proposta, dopo accese 14 discussioni, viene rifiutata per mancanza di fondi e per il giustificato timore di dover sostenere ulteriori eccessive spese per la ristrutturazione. Le elezioni del 1992 confermano l’Amministrazione del presidente Billia che si caratterizza anche per parecchie attività sportive e ricreative. E’ indubbio merito suo l’aver costretto i vari gestori, purtroppo poco affidabili, a rispettare i contratti e pagare le penalità previste. FESTE. DIVERTIMENTI E ATTIVITA’ SPORTIVE IN FRAZIONE a cura di Bruno Ricca Dal dopoguerra sino alla fine degli anni sessanta la popolazione filiese ha ben altre preoccupazioni che pensare ai divertimenti. Le uniche occasioni di svago sono per lo più legate ai giorni della Festa patronale in onore della Madonna dell’Assunta a Ferragosto, la cui cerimonia religiosa è seguita dalla processione con la statua della Madonna, portata su robuste spalle al suono della campana “tribaudata” con in testa i priori della festa. In tale occasione si balla nei locali della Società e si ricordano memorabili sfide a scopa, a tresette ed alle bocce. Da ricordare inoltre le cerimonie religiose per le feste del Santo Patrono San Defendente, di Sant’Antonio, con la benedizione degli animali, degli automezzi e delle attrezzature agricole, della Madonna della Pace (Madunina), e l’Anniversario del IV Novembre, in ricordo dei numerosi caduti della frazione nella prima guerra mondiale, i cui festeggiamenti sono organizzati dai Priori. Senza grandi sussulti si arriva alla fine degli anni sessanta, caratterizzati da un generale senso di novità, in cui sono principali protagonisti i giovani. Anche nella nostra piccola realtà un gruppo di ragazzi si attiva e con notevoli capacità ed intelligenza organizzano il 1° ferragosto filiese in occasione della Festa patronale dell’Assunta. Si svolgono gare bocciofile, corse podistiche, giochi di piazza per bambini, ballo a palchetto, con una notevole partecipazione popolare. Questo gruppo di giovani, povero finanziariamente ma ricco di idee, organizza collette tra la gente della frazione (inaspettatamente generosa verso queste manifestazioni) e anno dopo anno realizza un crescendo di eventi sportivi e culturali sempre più seguiti ed apprezzati. Vogliamo ricordare corse podistiche con la partecipazione dei migliori talenti del momento: Montersino, Borinato, Liberini (vincitore della TOSt. Vincent), Pizzo, Morello. Gare bocciofile con in palio ricchi premi, che attiravano numerosissimi praticanti, con finali terminate all’alba. Mostre di pittura i cui espositori erano i maggiori artisti locali. Il gruppo organizzatore denominato “Sportiva Filiese”, sviluppa col passare degli anni sempre più i suoi programmi sino alla creazione nell’anno 84/85 del 1° Carnevale filiese i cui personaggi principali sono chiamati “Peilet” e “Peilota”, antico soprannome dato ai filiesi. In tale occasione avvengono sfilate di carri allegorici, distribuzione di fagioli e cotiche, veglioni in maschera in sana allegria. Col tempo i giovanotti sono diventati adulti, le nuove leve scarseggiano, ma lo spirito di fare festa è immutato, e pur con qualche difficoltà si cerca sempre di organizzare momenti di aggregazione e spensieratezza che possano unire gli abitanti della frazione. In riferimento alla “Sportiva filiese” si rammenta che tale sodalizio non ha mai avuto Statuti, organigrammi societari, cariche o altro, ma è sempre stato un gruppo di amici che ha accolto tutti coloro che apportavano entusiasmo e voglia di fare. 15 Nell’ ambito sportivo la frazione non è mai stata una fucina di campioni nelle varie discipline, ma si ricordano lo stesso con piacere alcuni risultati. BOCCE: negli anni è stato senz’altro lo sport più popolare e seguito dagli abitanti della frazione, anche perché l’attrezzatura costava poco e poteva essere praticato ovunque. Si ricordano accese sfide nella piazza della Società e nelle vie vicine, quando erano ancora da asfaltare, o nei giochi della Locanda. Ricordare i maggiori interpreti di questa disciplina si corre il rischio di far torto a qualcuno, in quanto quasi tutti i giocatori filiesi hanno raggiunto discreti risultati, ma senz’altro nessuno avrà da ridire se menzioniamo: Salto Domenico (Al Barber), Pazzetto Ubertino (Bertin) che purtroppo non sono più con noi mai di cui tutti ricordano doti boccistiche ed umane eccezionali, Marchello Piero (Pierin del Baciulet), Tarditi Guido (Guido Batain). In questi anni ha raggiunto addirittura la serie B Monville Piero e la serie A Gianaro Michele (Michel d’la Lucanda) che pur non essendo filiese lo consideriamo uno di noi in quanto la Borgata Locanda è sempre stata una propaggine della nostra frazione. La nostra Società inoltre si è classificata al 1° posto nel 2005 del Torneo bocciofilo tra le Società di Mutuo Soccorso Canavesane. CALCIO: la mancanza di un campetto e l’esiguo numero di abitanti sono sempre stati un freno per questa attività, comunque molto popolare. I ragazzi si sono sempre dovuti arrangiare su campetti improvvisati (principalmente la piazza) ed i mezzi di trasporto per arrivare ai campi di Castellamonte o Colleretto erano le biciclette! A volte comunque è arrivato qualche risultato come il 1° posto al Torneo di Colleretto Castelnuovo nel 1972 ed al Torneo del Palasot nel 1973, la partecipazione al Palio Sportivo di Castellamonte del 1976 e 77 dove per formare una squadra di 11 giocatori parteciparono atleti (si fà per dire!) dai 13 ai 50 anni. CICLISMO E CORSA PODISTICA: gli interpreti di queste discipline che hanno avuto qualche apprezzabile soddisfazione sono stati Tira Roberto e Tarditi Guido, quest’ultimo classificato ai primi posti del Trofeo “Ezio Gai”, gara ciclistica molto impegnativa con partenza da Castellamonte ed arrivo a St. Elisabetta negli anni settanta e, giunto sul podio in numerose gare podistiche. Le bocce, ma soprattutto la pesca sportiva ed il biliardo hanno avuto nel compianto Vigliaron Franco (a cui è intitolato il “Memorial” bocciofilo di ferragosto) un atleta di buon valore, vincitore di numerose gare e tornei nazionali. Nel 1995, in un Assemblea poco numerosa, viene eletto il nuovo Presidente Giulio Musso, il Vicepresidente Sandro Chiantaretto e Pasquale Mazza Segretario con buona parte dei precedenti amministratori. La situazione economica è buona con un capitale sociale di oltre 13.000.000 di lire. Nel 1997 si rinnova l’impianto elettrico della cucina, si acquistano nuove apparecchiature con il bancone del bar e si rinnova il bagno con circa 5.000.000 di spese. Nel 1998 avviene un tournover amministrativo con la nomina di Gino Giorda Presidente, Rita Salto segretario e Bruno Ricca cassiere. Con loro Rossana Reano, Rosanna Ricca, Guido Tarditi, Adriano Musso, Piero Bigando e Beppe Sassoè (Vicepresidente). La presenza di ben tre donne conferma il definitivo superamento delle preclusioni del vecchio Statuto. Questo Consiglio di Amministrazione dedica in particolar modo la sua attenzione al ripristino dei locali e delle attrezzature. Si tenta, senza per altro riuscire, di riaprire il negozio di generi vari. Vengono presi contatti con l’Assessorato regionale alla cultura nella persona del funzionario dott.sa Bianca Gera che fa restaurare la vecchia bandiera e si prodiga per attivare i rapporti con le altre Società canavesane di Mutuo Soccorso. La nostra Società collabora attivamente ai festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario della Società di Mutuo Soccorso di Castellamonte. 16 Nel 1999 subentra alla gestione BarengoLa Caria la Società “La Crota “ di Lucilla e Mauro Goria con cui si avvia una valida collaborazione a tutto oggi attiva. Proseguono i cordiali contatti con la Regione e con la Fondazione per le Società di Mutuo Soccorso. Le politiche regionali, che in precedenza prevedevano degli interventi una tantum per la ristrutturazione degli edifici sociali, cambiano e si orientano verso un programma finalizzato ad un preciso rilancio dell’attività sociale nel settore turistico. Questo programma, denominato “Il filo d’acqua” prevede “una rete di ospitalità per un turismo di cultura e ambiente: un lungo filo che leghi luoghi di soggiorno e di svago per chi vuole approfondire la conoscenza del Piemonte e scoprirne qualche aspetto incompleto” Sin dall’inizio aderiscono a questo programma oltre 50 S.O.M.S. e Filia è tra le prime. Nel 2002 viene firmata la convenzione con la Regione Piemonte per un finanziamento pari all’ottanta per cento delle spese previste; per il restante venti per cento la Società ottiene dalla Banca Sella un mutuo trentennale e la Regione si impegna a pagarne anticipatamente gli interessi. Si decide la ristrutturazione dell’intero edificio sociale su progetto del socio architetto Piero Monteu Cotto. Nel seminterrato verrà consolidata la struttura portante e si ricaveranno una cantina, un locale per il ristorante ed i servizi complementari igienici e di servizio. Exnovo è prevista una foresteria idonea ad ospitare quattro persone composta da due vani completi di tutti i servizi compreso l’angolo cucina. Al piano terreno verranno rifatti i servizi, la cucina con tutti i relativi impianti ed il cambio delle serramenta. Nel 2004 l’Assemblea conferma all’unanimità il Consiglio di Amministrazione. Nel 2005 viene indetta un’Assemblea straordinaria per l’aggiornamento dello Statuto, secondo le ulti norme legislative, alla presenza di un notaio e con una grande partecipazione dei Soci. Nel 2006 I PRESIDENTI 19071909 : Giacchetti Antonio. 1909 : Paletto Giacomo. 1910 1914 : Mattioda Carlo 1914 : Bertini don Primo (rifiuta la nomina) 1914 – 1916 : Oberto Besso Arnolfo. 1916 – 1919 : Carlevato Michele. 1920 : Mattioda Carlo. 1921 – 1945 : Marchello Galasso Michele (Clot). 1946 – 1954 : Cola Lorenzo. 1955 – 1964 : Oberto Besso Ettore. 1964 – 1971 : Marchello Galasso Michele. 1972 – 1982 : Santaguida Teodoro. 1983 – 1987 : Gay Mario. 1988 – 1995 : Billia Valentino. 1996 – 1998 : Musso Giulio. 1999 – 2007 : Giorda Gino. SEGRETARI 1907 –1908 : Bertini don Primo. 1909 – 1915 : Morozzo Martino. 1916 1920 : Bestini don Primo. 17 1921 : Marchello Firmino. 1922 – 1924 : Ponzetto Umberto. 1925 – 1929 : Sassoè Pognetto Domenico 1930 1931 : Forma Giuseppe. 1932 – 1936 : Chiantaretto Giovanni. 1937 – 1940 : Cola Pierino. 1941 1946 : Zucca Rinaldo. 1947 : Bianchetti Eraldo. 1948 – 1954 : Marchello Peppino. 1955 – 1971 : Sassoè Pognetto Giuseppe. 1971 – 1986 : Giorda Gino. 1987 – 1988 : Monteu Cotto Piero 1988 – 1995 : Cavallari Walter. 1996 – 1998 : Mazza Pasquale. 1999 – 2007 : Salto Rita. LE DONNE DI FILIA Immagino, con piacere, le donne di Filia nel lontano 1907. Sono sulla piazza e discutono animatamente tra di loro. Sono tutte vestite di scuro,(probabilmente perché il lutto veniva portato molto a lungo ed i vestiti “della festa” erano unici), con la gonnellina lunga, la camisa, il fichu sulle spalle, il grembiule allacciato in vita, i calzettoni di lana o cotone e gli zoccoli ai piedi. Tutte le domeniche viene celebrata la Messa e loro, quando possono, partecipano alla funzione e con l’occasione salutano e si fermano un po’ in piazza con le amiche. Gli uomini invece, vestiti con pantaloni di velluto o di fustagno,con giacca e mantello giocano o chiacchierano a lato dei campi di bocce situati dove ora c’è lo stabile della Società. Oggi parlano, in modo particolare, della Società operaia di mutuo soccorso che è stata creata nella frazione. Sanno, che già nel secolo scorso, sono nate delle sezioni femminili autonome che, benché affiliate a quelle maschili, si differenziano da queste per le diverse esigenze di carattere fisiologico delle femmine e soprattutto per i diversi contratti di lavoro. Le donne infatti, a parità di impegno orario e di attività, hanno paghe sempre molto inferiori. Sanno anche che a Castellamonte , nel 1905, è stata fondata una Sezione femminile per le operaie che lavorano nelle fabbriche locali e che il suo statuto prevede (mediante un contributo mensile) un sussidio in caso di malattia , una quota di maternità, un sussidio di cronicità dopo dieci anni, e, quando i fondi lo permetteranno, un assegno di vecchiaia”. Purtroppo, in Filia, le donne sono prevalentemente contadine e alla Società locale possono aderire solo gli uomini. Loro sono comunque contente perché finalmente possono comprare, in loco, il pane, il sale, lo zucchero, i fiammiferi, ecc. senza scendere in paese. La loro vita è molto dura. Fanno tutti i lavori di casa, quelli dell’orto, della campagna e integrano i bilanci familiari andando a vendere al mercato del lunedì di Castellamonte i latticini, la frutta e tutto ciò che riescono a produrre. Qualche volta si limitano a fare degli scambi in natura, a comprare il pezzo di tela, di stoffa o della lana. In quasi tutte le case ci sono delle mucche, degli animali da cortile, dei conigli e , raramente, qualche ovino. L’alimentazione è costituita essenzialmente dal latte sfiorato, (la panna serve per fare il burro che viene venduto), dalla polenta, dalle castagne, dai tomini, dalle rape, dalle patate, dai cavoli, dall’insalata, dalle cipolle e, raramente, da qualche vecchia gallina. Solo per i matrimoni e per qualche altra ricorrenza,in genere limitata ai famigliari più stretti, si uccidono i polli e si consumano degli insaccati da loro prodotti i con i propri maiali. Non dispongono di tempo libero. Alla sera, quando si ritrovano nelle stalle, mentre gli uomini giocano a carte, lavorano a maglia, all’uncinetto e, preparano così, le maglie, le calze, i maglioni per tutta la famiglia chiacchierando e 18 scherzando tra di loro. Al mattino presto, danno da mangiare a tutta la famiglia, provvedono alle necessità degli animali, mandano i figli a scuola. Questi, fino alla IV° elementare, frequentano la Scuola di Filia che è stata costruita nel 1905 ( in precedenza andavano nella “ Ca ‘d Nandu”), mentre, per la V°, scendono in paese e, prima di risalire la “crosa”, vanno a mangiare un piatto di minestra con pane da “Neli” a San Rocco. Durante il giorno, oltre ai soliti lavori , fanno le lenzuola unendo i teli di canapa. Sono state loro a coltivarla, a metterla a mollo nelle pozze (gui), a sfibrarla ( rompendo le fibre), a filarla ed infine, a portarla a Canischio per la tessitura. Si può dire che fanno veramente di tutto e che tengono in piedi la famiglia con le sole risorse delle loro mani e del loro cuore. Purtroppo, la loro situazione diventa drammatica, nel periodo della prima guerra mondiale, perché in Filia, in quel periodo, rimangono solo donne e bambini e nessuno porta più soldi a casa. Il ritorno ad una vita più normale avviene solo negli anni ventitrenta. Si racconta che allora c’era una pianola e si ballava in una stanza. Era piccola, si faceva a turno. Una parte dentro e gli altri fuori a fare la “coa” ed a guardare che cosa facevano le coppiette. Le operaie, che lavoravano al lanificio o in conceria , cominciavano a scendere in bicicletta a Castellamonte. Intanto, nel 1935, la Società operaia aveva finalmente una sua sede nell’edificio costruito sulla piazza centrale. Alla fine degli anni trenta gli alpini del VI° Reggimento, di stanza a Castellamonte, venivano a ballare nel salone della Società e, per non rovinare il pavimento in legno, si toglievano i chiodi dagli scarponi. Solo dopo gli anni quaranta le donne possono far parte della Società, pagando la loro quota di adesione, ma senza la possibilità di assumere incarichi sociali. Negli anni successivi la vita per loro non cambia molto. Si può dire che, solo nel dopoguerra, anzi, dopo il boom economico degli anni sessanta, si comincia a vivere dal più al meno come adesso. Una caratteristica particolare però viene loro offerta dalla stessa Società di Filia dove, per esigenze locali, le donne hanno di fatto un vero e proprio antenato degli attuali supermercati in quanto nel negozietto si vendeva veramente di tutto. Nel tempo cambiano le esigenze di vita, aumentano le possibilità di spostamento, le spese si vanno a fare altrove e la Società diventa Bar, Ristorante, luogo di ritrovo. Si dice che le donne, da quando hanno acquisito il diritto di voto, hanno assunto una posizione di parità con gli uomini, ma forse non è ancora del tutto vero. Nella Società di Filia viene eletta e nominata una donna con l’incarico di Sindaco, solo nel 1990, ma oggi sono tre le componenti del Consiglio d’Amministrazione. In ogni caso e per nostra fortuna le donne sono sempre state presenti ed hanno contribuito, in maniera significativa, anche se non comparendo di persona, a mantenere salde le nostre famiglie, a dare suggerimenti e consigli che hanno contribuito non poco alla nascita ed al mantenimento delle istituzioni a noi care. LE FESTE In tutti i rioni dei paesi, dove c’è una Chiesa ed un prete officiante, i fedeli si ritrovano alle feste comandate per dire la Messa, scambiarsi saluti ed opinioni, prima e dopo le funzioni . In Filia questo è un momento d’incontro anche per i non praticanti che si fermano in piazza o vanno alla Società a prendere una consumazione. L’incontro nel “salotto” è apprezzato da tutti e continua a costituire positivo elemento di aggregazione e di scambio per la popolazione locale. Gli altri giorni in cui, per tradizione, si festeggia sono quelli legati ai matrimoni, battesimi, comunioni ecc. che coinvolgono il parentado, gli amici ed i vicini da casa. “La festa”, in questi casi, si svolge prevalentemente nello specifico Cantone (sono circa una decina). 19 Anche le festività di Natale, di Pasqua ecc. vengono trascorse quasi sempre tra le mura domestiche. Le feste tradizionali a cui partecipano quasi tutti i filiesi sono: 1) S. Antonio Abate, protettore degli animali. 2) “La fagiolata” 3) La festa dei Soci emeriti della Società. 4) L’Assunzione di Maria Vergine in Cielo. 5) “La castagnata”. A gennaio si festeggia S. Antonio Abate, protettore degli animali e ed è giorno in cui vengono benedette le macchine agricole e, per estensione, anche quelle da trasporto. E’ primariamente una festa religiosa in cui i priori offrono un rinfresco a tutti i presenti. In coincidenza con il periodo di carnevale, anche la S.A.O.M.S. di Filia prepara la “fagiolata”. Sono tutti gli Amministratori (Rita, Rosanna,Cico e Piero) che si impegnano in prima persona per realizzarla con la sovrintendenza di Beppe per gli acquisti, di Guido e Bruno per la preparazione e per la cottura, in un colorito e divertente scambio rituale di opinioni culinarie. In primavera, ed in coincidenza con l’Assemblea Ordinaria dei Soci, si svolge presso la Società la festa di quelli “emeriti”, ossia gli ultrasettantenni. Per festeggiarli viene celebratala Messa, consegnato dal Presidente un piatto ricordo e offerto loro un pranzo a cui partecipano parenti, amici e Soci e, sulla piazza, un rinfresco per tutti. La festa “per eccellenza” cade a ferragosto. La patrona di Filia è infatti l’Assunta. Tutti i filiesi,in questo caso,sono coinvolti. La S.A.O.M.S., in particolare, da anni organizza tutta una serie di festeggiamenti collaterali a quelli propriamente religiosi. Si gioca dappertutto: a bocce per le strade, a carte, alla tombola, alla lotteria presso la Società ed in piazza si fa la festa per i bimbi e si balla alla sera. All’interno della Società si effettuano esposizioni : di attrezzi agricoli, di terraccotte, di quadri, ecc. Da alcuni anni viene proposta una passeggiata per i Cantoni di Filia che gradualmente è diventata un vero e proprio pranzo sociale all’apert Nell’autunno, a settembreottobre, i filiesi si ritrovano nuovamente in piazza per la “castagnata”. Sovente le donne della frazione offrono a tutti torte preparate da loro. Il clima di questi festeggiamenti è semplice, genuino e coinvolge veramente tutti. Ulteriori svaghi promossi dalla Società sono le gite sociali. IL PROGETTO “IL FILO D’ACQUA”. Già verso la fine del 2001 gli amici della Segreteria regionale, Bianca Gera e Sebastiano Solano ci hanno segnalato la possibilità di ottenere dei consistenti contributi. La Regione ci assicurava un contributo a fondo perduto, senza interessi, pari all’ottanta per cento dell’importo per la realizzazione di un progetto di ristrutturazione della Sede sociale e, qual’ora fosse necessario contrarre un mutuo, il pagamento degli interessi. 20 La nostra Sede vero monumento delle capacità dei nostri padri, risale comunque al 1935, per taluti aspetti è obsoleto e non più adatto alle nuove, accresciute esigenze, richiede continui lavori di manutenzione e di adeguamento. Gli ultimi interventi di rilievo risalgono al 1973 con l’ampliamento della zona ristorante. Le nostre entrate abituali se ci hanno consentito alcuni interventi di ordinaria manutenzione non ci permettono indubbiamente consistenti lavori di miglioria. Il Consiglio di Amministrazione ha discusso molto e valutato con attenzione i vantaggi che offriva la proposta ed il carico economico che ci saremmo assunti. Alla fine del gennaio 2000 si decide all’unanimità di presentare la richiesta alla Regione e di affidare la redazione del progetto di ristrutturazione al socio ed exsegretario architetto Piero Monteu Cotto. Nel febbraio successivo si ottengono, dal Comune di Castellamote, le opportune deroghe ed autorizzazioni e la richiesta viene inoltrata alla Regione. Già nell’agosto del 2002 la dr. Gera ci comunica che la Società di Filia avrà un primo contributo di 55.000 euro: Filia è una delle prime Società del Canadese ad aderire al progetto “Il filo d’acqua”. “Il filo d’acqua” a cui si allude è il Po con i suoi affluenti dove il progetto è già in pieno sviluppo da Fossano a Villata nel Vercellese. Un secondo progetto analogo è collocato nel Verbano e coinvolge le Società della Valle di Ossola e del Sesia con concreti agganci con analoghe Società della contigua Svizzera. In pratica i vecchi edifici delle Società dovranno essere radicalmente ristrutturati secondo precise e tassative nome imposte dalla Regione e dovrebbero sei servizi, ritenuti indispensabili per impostare e sviluppare un circuito regionale e, se possibile, anche internazionale, con le regioni limitrofe. I sei servizi preferenziali sono: ristorazione ( trattoria – ristorante ); esercizio pubblico ( bar – cantina con vini tipici ); foresteria ( una o più camere con servizi anche per disabili ); negozio di prodotti tipici della zona, alimentari, agricoli e di artigianato; punto informativo ( notizie utili comunque agli utenti ), computer, internet ecc. e servizi vari per i turisti. Sono previsti collegamenti con le agenzie turistiche, iniziative economiche di agriturismo e inserimenti nei circuiti nazionali e regionali con adeguata pubblicità. Ovviamente si prevede un potenziamento , secondo i principi originali del mutuo soccorso, dell’assistenza integrativa, previdenziale e sanitaria ed ogni altra iniziativa di solidarietà. Si tratta di un progetto di ampio respiro a cui la Regione assicura adeguati fondi ed una accurata e costante assistenza tecnica e finanziaria. Con la Regione è stato firmato un capitolato d’intesa che ci impegna a seguire con precisione le indicazioni tecniche e di qualità di un architetto regionale. A tutt’oggi la Regione ci ha concesso nel 2002 un contributo di 55.000 euro, nel 2003 di 120.000 euro, nel 2005 di 14.800 euro in conto interessi per i prestiti bancari. Nel 2004 sono stati ultimati i lavori nel piano interrato con tutte le autorizzazioni necessarie. Nel 2006 sono state sostituite parte delle serramenta con un contributo del Gruppo di Azione Locale di Locana per interessamento del nostro socia Pasquale Mazza. E’ stato presentato un progetto di rifacimento del dehors e della pavimentazione che sarà ancora finanziato dalla Regione e si spera realizzato entro il corrente anno. Su tutti i lavori la Regione, tramite l’architetto Fré ha esercitato un attento e meticoloso controllo. Sono state altresì perfezionate tutte le certificazioni per la conformità degli impianti elettrici ed idrosanitari. L’Orco buono. Sempre nell’ambito del progetto “un filo d’acqua” nel 2004 la Società ha partecipato molto attivamente ad una seconda iniziativa denominata “L’orco buono” e destinata alle Scuole puntando l’attenzione sulla conoscenza del torrente Orco che percorre tutto il Canadese da Ceresole a Chiasso. Filia ha aderito di buon grado ed ha partecipato sia alla elaborazione ed all’attuazione di 21 questo interessante progetto. Nel 2005 abbiamo accompagnato alla cima del Bric di Filia, attraverso l’interessante percorso botanico predisposto dalla Comunità Montana della Valle Sacra, 160 bambini delle Suole elementare Medie di Cuorgnè, Valperga e Pont. Oltre alle informazioni turistiche, botaniche e ambientali sono state presentate le Società di Mutuo Soccorso, descritti i loro compiti istituzionali e precisata l’importanza che hanno avuto per il miglioramento e l’istruzione dei ceti popolari. PROGETTO DELL’ARCH. PIERO MONTEU COTTO PER LA RISTRUTTURAZIIONE DELLA SEDE SOCIALE. Dati e planimetrie essenziali. Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso di Filia. Manutenzione straordinaria e risistemazione interna. Nell’anno 2000 l’Amministrazione della Società decide di effettuare lavori di ristrutturazione del suo fabbricato, di aderire al progetto “Un filo d’acqua” e di chiedere i finanziamenti regionali ai sensi della Legge N° 24/90. I lavori eseguiti sono stati: Consolidamento della struttura portante al piano seminterrato; Manutenzione parziale della copertura, grondaie, canne fumarie, comignoli; Manutenzione e sostituzione serramenti. Al piano terreno: Risistemazione della cucina, locale lavaggio stoviglie e servizi igienici. Al piano seminterrato: Consolidamento statico della struttura; Costruzione intercapedine areata verso la muratura interrata e sottopavimento; Costruzione foresteria composta da soggiorno /cucina, camera, antibagno e bagno, predisposto anche per disabili; Costruzione sala di degustazione con due servizi di cui uno predisposto per disabili; Costruzione spogliatoio e servizi per il personale; Costruzione cantina; Costruzione dispensa; Costruzione locale caldaia. I lavori sono stati eseguiti secondo le normative vigenti per gli impianti di riscaldamento, idrico/sanitario e della fornitura gas alla cucina ubicata al piano terra. Per l’impianto di riscaldamento ed idrico/sanitario sono stati predisposti i collegamenti anche per i piani terra e primo. I lavori sono terminati nell’anno 2006. TAVOLE PLANIMETRICHE E PROSPETTI DELLO STATO INIZIALE ED ATTUALE. 22 LO STATUTO Lo Statuto è in certo qual modo il Vangelo, il Libro sacro per eccellenza, il Codice delle Società di Mutuo Soccorso che ne definisce gli intenti , ne organizza la struttura , precisa gli organi e le norme che la fanno funzionare correttamente e soprattutto i diritti e i doveri dei Soci. Tutti i gruppi di persone che si uniscono per un qualche interesse comune accettano un codice normativo. Oggi è una evenienza del tutto normale ma, questo "diritto" di riunirsi e di fare le cose in compagnia, fu riconosciuto legalmente solo nel 1848 con la costituzione di Carlo Alberto. Prima di allora non era lecito riunirsi in più di tre persone ed erano tollerate unicamente le manifestazioni delle associazioni cattoliche. Infatti gli Statuti delle prime Società di Mutuo Soccorso, ad esempio di Pinerolo, di Tortona, di Castellamonte capoluogo fanno un preciso riferimento alla Costituzione di Carlo Alberto. Lo Statuto della nostra Società, è derivato chiaramente dalla Società "madre" di Castellamonte, "Unione e fratellanza – Società degli artisti (artigiani) e operai “. Purtroppo non siamo riusciti a trovare una copia originale del primo Statuto, distribuito largamente a tutti i Soci fondatori : nel secondo verbale del Consiglio di Amministrazione, nel marzo 1907, il segretario Don Primo Bertini, maestro e cappellano della frazione, annota diligentemente l'incarico al consigliere Giacomo Poletto di "distributore dei libretti”ed il 9 giugno fa riferimento all'art. 21 dello Statuto . Ad ogni Socio che aderisce , dopo approvazione del Consiglio di Amministrazione , viene consegnato il libretto dello Statuto. Praticamente, in quasi ogni verbale, vi sono riferimenti allo stesso e già nel 1915 e, poi ancora in seguito, vengono ristampati dalla Tipografia Chiantaretto. In occasione di questo centenario sarà ristampato ancora una volta con l'aggiornamento del 2004 e sarà dato a tutti i Soci. L'articolo fissa i compiti principali della Società che ha come base l'unione e la fratellanza, ha per scopo il mutuo soccorso, mira a promuovere ed aiutare l'istituzione di quelle opere di previdenza meritevoli di appoggio morale e materiale , con l'attuare magazzini cooperativi e, in caso di decesso, l'accompagnamento funebre dei Soci". In edizioni successive, proposte dal Consiglio di Amministrazione e approvate dall'Assemblea dei Soci, viene puntualizzato il compito di “cooperare all'educazione e al miglioramento morale e materiale, di promuovere tutte le possibili migliorie per l'incremento dell'agricoltura locale e di esercitare gli uffici propri dell'istituzione di previdenza economica e di mutuo soccorso". Gli organi della Società sono: 1) L'Assemblea Generale dei Soci, che elegge a voto segreto. 2) Il Consiglio di Amministrazione, formato inizialmente da 21 membri, poi ridotto a 15 ed attualmente a 9. 3) Il Collegio dei Sindaci, con funzioni di controllo amministrativo e statutario ed un Comitato di Probiviri. I Consiglieri eleggono nel loro ambito un Presidente, uno o due Vicepresidenti , un cassiere , un segretario e tutti gli altri incarichi. Il Consigliere che è assente per tre riunioni consecutive senza giustificazione , può decadere dall'incarico. Il magazziniere , personaggio chiave per la gestione degli esercizi pubblici, viene scelto dal Consiglio mediante appalto pubblico, con offerta segreta e con un preciso e dettagliato "capitolato" che ne fissa diritti e doveri. Tutti possono essere Soci, divisi in tre categorie : Soci effettivi, con tutti i diritti e doveri, Soci “benemeriti e onorari, cittadini benemeriti "zelanti e generosi che in qualsiasi modo prendono vivo interessamento per la Società". Rientrano in questa categoria i "notabili locali" particolarmente autorevoli, i Consiglieri Provinciali, il comm:Martin Perolin , il notaio Forma, i deputati: l'on:Goglio di Muriaglio, gran protettore delle 23 Società operaie, con meriti particolari sia per attività pubbliche, sia per generosità di interventi economici . Dal 1992 sono previsti i soci "emeriti", ultrasettantenni, esentati dal pagamento della quota annuale e premiati con un ricordo , diploma, medaglia o piatto di ceramica. Possono essere ammessi alla Società tutti i cittadini di ogni arte e mestiere, purché non abbiano subito condanne infamanti o attentato ai buoni costumi. La tutela , almeno formale, della morale pubblica era prescritta e il Socio aveva diritto all'accompagnamento funebre con la bandiera. I verbali del Consiglio evidenziano una particolare limitazione, imposta dal severo Arciprete di Castellamonte, Don Bronzini, che, per quanto mi risulta, non esiste in Statuti di altre Società : la bandiera della Società non poteva essere portata nei funerali civili. Disposizione ovviamente non più osservata da molti anni. Gli iscritti nuovi non possono avere più di sessanta e meno di diciotto anni. Tutti i Soci godono dell'assistenza sanitaria del medico sociale almeno fino al 1940, poi evidentemente usufruiscono della legislazione pubblica e tutti hanno diritto a servirsi del magazzino e frequentare la cantina. I soci debbono versare una quota , inizialmente mensile poi annuale , possono venire sospesi o espulsi se "offendono la reputazione del Presidente o di altri amministratori, con false accuse, allusioni o insinuazioni.” Le donne possono iscriversi, ma hanno diritto unicamente all'assistenza sanitaria, non possono votare né essere elette tra gli amministratori ( preclusione che sarà rimossa solo da una decina di anni), possono sostituire un parente stretto defunto senza pagare la tassa di ingresso. Non mi pare , in questa sede, il caso di approfondire l'esame dettagliato dello Statuto , ogni socio potrà averne una copia aggiornata. Segnalerei, tra le caratteristiche peculiari, l'obbligo (1935) di comperare, per la cantina, il vino locale. Soci e amministratori non possono percepire alcun utile dalle entrate sociali. La Società sarà valida e non potrà essere sciolta finché vi faranno parte almeno tre Soci. Lo statuto, specie nelle versioni antecedenti al 1935, pone precise limitazioni per gli incarichi sociali tra famigliari in primo grado e tra persone con particolari rapporti economici. Lo statuto è stato aggiornato, secondo la legislazione attuale, nel 2005. LE FONTI Le fonti utilizzate per la redazione di questa pubblicazioni sono state tratte soprattutto da : 1) I registri dei verbali dell’Assemblea dei Soci ; 2) I registri dei verbali del Consiglio d’Amministrazione delle Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso di Filia. Questa documentazione è raccolta in falconi, registri ed è, in successione quasi completa, dal 1907 al 2007 nell’archivio della Società. 3) Dai seguenti volumi: 4) “ Cent’anni di solidarietà” Le Società di Mutuo Soccorso in Piemonte – vol. 1° e 2°, a cura di Bianca Gera e Diego Robotti; Torino, Regione Piemonte, 1989. 5) Paviolo Angelo, “L’importanza di una stretta di mano”; Cuorgnè, Lyons Club Alto Canavese; 1997. 6) Autori vari, “Un insegnamento per tutti. 150 anni di mutua istruzione nelle Società Operaie piemontesi” a cura di Bianca Gera; Torino, Regione Piemonte; 2000 ( E’ compreso un testo di Gino Giorda, “Società degli Artisti ed Operai di Castellamonte”.) Le notizie di storia civile e religiosa sono state tratte da. 1) Giorda Michelangelo, “Storia civile , religiosa ed economica di Castellamonte”; Ivrea, Giglio Tos, 1953. 24 2) Perotti Giuseppe, “Castellamonte e la sua storia”; Castellamonte, Baima e Ronchetti,1980. 3) Bertolotti Antonino, “Passeggiate nel Canavese”, vol. V°, Curbis, Torino, 1871. 4) Champagne Emilio, “Il Comune di Castellamonte nell’Italia repubblicana”; Castellamonte Baima e Ronchetti, 2005. 5) Champagne Emilio e Perotti Attilio, “Il Novecento castellamontese”; Castellamonte, Baima e Ronchetti, 2007. Ed inoltre da: Archivio Storico Comunale di Castellamonte. Archivio della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Castellamonte. Archivio della Direzione Didattica di Castellamonte. Archivio della Parrocchia di Castellamonte. Archivio personale di Gino Giorda. Ed infine dai periodici locali “ Castellamonte oggi” e “Castellamote notizie”. Oltre alla fonti documentarie sono risultati indispensabili e vivi i contributi verbali o scritti dei Soci. Chiantaretto Pierino e Signora, Cola Genoveffa, Sassoè Pognetto Giuseppe, Ricca Bruno, Morozzo Domenico, Nigro Marisa e Musso Maria Rosa che ringraziamo vivamente. RINGRAZIAMENTI Questa monografia è opera non tanto del curatore quanto di tutti quegli amici che lo hanno aiutato. Il più vivo ringraziamento va a mia moglie. Senza il suo sostegno e la sua concreta partecipazione non avrei potuto concludere nulla. Con lei debbo ringraziare tutti i colleghi del Consiglio d’Amministrazione Mauro Baima. Piero Bigando, Adriano Musso, Bruno Ricca, Rosanna Ricca, Rita Salto, Beppe Sassoè Pognetto e Guido Tarditi.Un ringraziamento particolare a Pierino Chiantaretto e Signora Alma, vere memorie storiche di Filia, Domenico Morozzo, Maria Rosa Musso, Genoveffa Cola, Marisa Nigro e tutti coloro che mi hanno raccontato “storie “ della Società. Un ringraziamento profondamente sentito va agli amici Bianca Gera, al Sebastiano Solano ed a Stefano Minardo della Regione Piemonte e della Fondazione per le Società di Mutuo Soccorso che sempre mi sono stati vicini. INDICE Introduzione Storia religiosa della frazione: Ricordo di don Michele Oberto Storia civile : I Consiglieri Comunali Ricordo di don Primo Bestini Ricordo della Scuola di Filia Cronologia della Società dal 1907 al 1905: Ricordo di “Clot” Cronologia dal 1935 al 1980: Ricordo del cav. Santaguida Cronologia dal 1980 al 1995: Feste, divertimenti ed attività sportive. Cronologia dal 1995 al 2007 Le feste 25 Il filo d’acqua e l’orco buono. Il progetto dell’arch. Monteu Bibliografia Ringraziamenti 26