Il Tirreno (ed. Cecina)

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Il Tirreno (ed. Cecina)
ANAAO TOSCANA
Sabato, 21 febbraio 2015
ANAAO TOSCANA
Sabato, 21 febbraio 2015
Anaao Toscana
21/02/2015 Corriere Fiorentino Pagina 8
Sanità Cura per l' epatite C gratis a 1.700 malati
21/02/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 5
Alt ai medicinali di fascia C nella Gdo, ma in farmacia entrano le...
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Cecina) Pagina 15
Pronti a chiedere i danni alla Società della salute
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Corsi Oss, pronte le graduatorie definitive
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Cecina) Pagina 16
SANITÀ Cure palliative, si cambia
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Cecina) Pagina 16
UNA CONQUISTA DI CIVILTÀ E LE PROMESSE DI MARZO
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Cecina) Pagina 16
Diagnostiche aperte 24 ore altro che accordi coi privati
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Cecina) Pagina 16
Primo incontro tra i sindaci e il dg Porfido
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Cecina) Pagina 16
Si rinnovano le Rsu seggi aperti il 3, 4 e 5 marzo
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Grosseto) Pagina 16
«Escrementi di topi in sala operatoria» Protesta in ospedale
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Grosseto) Pagina 16
Contratti illegittimi, la Asl deve risarcire la farmacista
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Grosseto) Pagina 16
Meno vaccinazioni, più rischi di malattie
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Grosseto) Pagina 16
Trasfusione sbagliata A giudizio due sanitari
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Lucca) Pagina 19
Asl, necessarie le proroghe approvate
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Lucca) Pagina 19
Comparto, l' Asl assegna sei incarichi
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Massa­Carrara) Pagina 15
Neonato morto, i consulenti mettono nei guai il medico
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Piombino­Elba) Pagina 17
IL DIRITTO DI NASCERE IN SICUREZZA
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Piombino­Elba) Pagina 21
«Rafforzare l' ospedale elbano senza accorparlo con Piombino»
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pisa) Pagina 16
«Borbotti non si sente bene ora dice cose inattendibili»
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pisa) Pagina 16
«Se avessi avuto dei sospetti sarei andato dai magistrati»
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 15
Fondazione Maic Appello dei sindacati alle istituzioni
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 17
Ceppo, demolizioni al via entro fine anno
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 17
L' Asl a caccia dei 18 milioni e il rebus dei conti economici
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 23
«Ospedale carente perché così è il...
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 23
La Regione promette letti e infermieri in più
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 23
Rassicurazioni sulla maxi­Asl, ma la preoccupazione è grande
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Pontedera) Pagina 31
«C' è bisogno di donatori» L' Asl 11 lancia l' appello
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Viareggio) Pagina 15
Azienda e sindacati trattano sui tagli
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Viareggio) Pagina 15
Liste d' attesa chiuse per visite ed esami Ma non si può dire
21/02/2015 Il Tirreno (ed. Viareggio) Pagina 15
La denuncia: «Ho la bronchite, ma mi visitano a luglio»
21/02/2015 La Repubblica (ed. Firenze) Pagina 11
Marroni: da dicembre i medici prescrivono il nuovo farmaco Sovaldi contro...
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Corriere Fiorentino
Anaao Toscana
Sanità Cura per l' epatite C gratis a 1.700 malati
In Toscana i pazienti affetti da epatite C
possono curarsi gratuitamente con il nuovo
farmaco Sovaldi. Il medicinale è disponibile da
dicembre (quando è stato autorizzato dall'
Aifa); i medici possono prescriverlo «senza
limitazione nelle quantità e nella disponibilità»
ha assicurato l' assessore regionale Luigi
Marroni. I pazienti dovranno rivolgersi ai centri
ospedalieri, una quindicina in Toscana. Un
ciclo di trattamenti costa 30.000 euro a
persona. La Regione stima che nel 2015 i
malati da curare possano essere 1.700; la
spesa, circa 50 milioni, sarà coperta dal fondo
previsto dalla Finanziaria 2015 per i farmaci
innovativi e attraverso una «riorganizzazione
del sistema sanitario» s p i e g a Marroni. L a
percentuale di guarigione con il Sovaldi è fra l'
80 e il 95%.
(Ivana Zuliani)
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Il Sole 24 Ore
Anaao Toscana
FARMACI.
Alt ai medicinali di fascia C nella Gdo, ma in
farmacia entrano le società di capitali
E alla fine la montagna partorì la tigre. Evitata
in extremis la perdita dell' esclusività della
vendita dei farmaci C con ricetta a favore
anche di parafarmacie e della Gdo, le farmacie
private convenzionate col Ssn devono ora
guardarsi da un nemico ben più insidioso: le
società di capitali, che potranno fare shopping
e acquistarle senza limite di licenze ­ che oggi
è di 4 al massimo anche per i singoli ­ purché
a dirigerle ci sia un farmacista. Pur senza
aumentare il numero di farmacie, insomma, l'
Italia va verso modelli già diffusissimi in
Europa. Con catene di vendita finale di farmaci
dalla formidabile forza finanziaria che potranno
fare incetta di farmacie in crisi al posto di chi
voglia cedere il passo e fare subito cassa. Una
chance che secondo il Governo permetterebbe
economie di scala «tali da consentire l'
abbassamento dei costi per i consumatori».
Quello sulle farmacie è stato tra i capitoli più
caldi del Cdm sulla concorrenza di ieri, con
due ministre contro ­ Federica Guidi pro
liberalizzazioni e Beatrice Lorenzin su sponda
opposta ­ e un testo d' ingresso che
confermava ancora i farmaci C con ricetta
anche fuori farmacia e l' improvviso ingresso
delle società di capitali. La mediazione finale arriva dopo un lungo confronto in Consiglio dei ministri.
Dove ciascuna delle parti ha ceduto qualcosa, anche se è chiaro che la partita sul Ddl (prevedibilmente
lunga e complicata) si sposta in Parlamento. «Vittoria dei cittadini, una garanzia per la salute» ha
twittato Lorenzin; «Non tocchiamo i farmaci, andiamo verso la modernità» la soddisfazione di Guidi.
Di mezzo le categorie, con tutti i pro e i contro del caso. I genericisti contestano il passo indietro sull'
ingresso rapido dei loro prodotti sul mercato che non accorcia i brevetti. I farmacisti titolari di
Federfarma che brindano amaro alla vittoria sulla conferma dell' esclusività dei farmaci C e che ora
temono gli effetti dell' ingresso dei colossi mondiali (e non solo) della distribuzione, quelle merger che
già «preoccupano» la categoria. Come preoccupano l' Ordine dei farmacisti: «Si trasformano le
farmacie in lavanderie. Di capitali», l' accusa a Renzi. Masticano amaro la Gdo con le Coop e le
parafarmacie: «Un' occasione persa per i cittadini, avrebbero risparmiato.
Premiato il capitale, non la professionalità». E il Codacons: «Un regalo alla casta dei farmacisti, un
danno enorme per i cittadini».
Il mercato in farmacia, secondo i dati di Ims Health, ha chiuso il 2014 con un fatturato totale di 24,8
miliardi (­0,3%), con la classe C con ricetta giù del 2% a quota 2,9 miliardi e +3% in libera vendita.
Una chiusura flat che secondo il general manager Sergio Liberatore «ha una valenza positiva se
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Il Sole 24 Ore
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confrontato con la situazione macroeconomica e con i risultati di altri settori». Va da sé che Credifarma,
la società che fa credito alle farmacie (sono circa 4.500 le associate su oltre 16mila private) è in grave
sofferenza e nel mirino per non essere in regola con Basilea 3. Il che significa una massa non piccola di
farmacie che potrebbero presto finire sotto scacco. Non mancano i colossi in campo, come quelli che
già hanno in gestione per 99 anni centinaia di farmacie comunali in tutta Italia su 1.600 totali.
Gestiscono, non possiedono. Ma ora potrebbero gettarsi nell' affare delle farmacie private, a partire
dalla Celesio­Admenta ora sotto la statunitense McKesson. Ma nel mondo ci sono catene come quelle di
Walmart o quella guidata dall' italiano Stefano Pessina, mister mille miliardi, il terzo uomo più ricco d'
Italia secondo Forbes, fondatore di Alliance Boots, collegata al colosso Wallgreen. Compratori motivati
non mancano insomma per le farmacie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Roberto Turno.
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Pronti a chiedere i danni alla Società della salute
Scoprono che dal 2010 avrebbero diritto a un assegno integrativo dell' Inps Nell' ambito
dell' Asl 6 sono esclusi solo i residenti nella Bassa Val di Cecina.
di Manolo Morandini wCECINA Lo scopre per
caso. Sua sorella che vive in Sardegna e si sta
occupando della mamma riceve dall' Inps un
assegno.
Una sorta di welfare integrativo, a costo zero
per gli enti locali, di cui possono beneficiare i
dipendenti o i pensionati del pubblico impiego.
Per accedere al beneficio però la Società della
salute deve aderire al bando dell' Istituto di
previdenza. E l' assurdo è che in tutta l' area
dell' Azienda sanitaria 6 di Livorno gli unici a
non essersi mai attivati sono i Comuni della
Bassa Val di Cecina. Dal 2010, moltiplicato
per quanti avrebbero potuto accedere al
beneficio, significa aver fatto perdere tanti
soldi, gli assegni in base all' Isee vanno dai
200 ai 1.200 euro. La signora chiama a
raccolta conoscenti nella sua stessa
condizione. Si attiva il passa parola e se ci
saranno le condizioni sono pronti a fare una
class action contro la Società della salute.
Più che la faccia a farli parlare sono la rabbia e
la delusione. Oltretutto anche per il prossimo
anno non potranno beneficiare dell' assegno
perché i termini per la Società della salute di
adesione al nuovo bando sono già scaduti.
Nel dettaglio il progetto si chiama Home Care
Premium ed è riservato ai dipendenti e i pensionati pubblici, per i loro conviventi, per i loro familiari di
primo grado, non autosufficienti. E quest' anno garantirà un assegno per nove mesi, da marzo a
novembre. In pratica, è una forma di intervento mista: da un lato la concessione di contributi economici
alla famiglia per pagare familiari o badanti, dall' altro l' ottenimento di prestazioni integrative e
complementari erogate dalla Società della salute (operatori socio­assistenziali, centro diurno, servizi di
accompagnamento e trasporto, consegna pasti a domicilio, percorsi di integrazione scolastica o di
inserimento lavorativo, servizi alla persona come parrucchiere, podologo e simili).
«Perdiamo un diritto ­ affermano ­ perché la Società della salute a cui i Comuni hanno delegato il settore
socio­sanitario in questi anni non si è mai attivata. Un' apparente distrazione gravissime e che è difficile
da comprendere». E aggiungono: «L' assurdo è che neppure all' interno della stessa azienda sanitaria
gli uffici si parlano. Il territorio della Bassa Val di Cecina è l' unico ad essere escluso dall' accesso a
questo beneficio».
L' effetto si traduce in sacrificio economico che almeno in parte avrebbe potuto essere alleviato. «Le
famiglie si impoveriscono per tenere i propri cari a casa ­ concludono ­ e ci troviamo anche a fare i conti
con l' istituzione competente che è distratta».
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Corsi Oss, pronte le graduatorie definitive
CHI CE L' HA FATTA.
CECINA. Sono state pubblicate sul sito dell'
Asl 6 ( w w w .usl6.toscana.it) le graduatorie
definitive degli idonei ai corsi per Operatore
Socio Sanitario (due i corsi: quello cosiddetto
Percorso Abbreviato e quello Percorso 1000
ore) banditi dall' Azienda Usl 6 di Livorno.
Come previsto dal bando, i candidati aventi
diritto sono i primi 30 della graduatoria.
L' unità operativa Formazione provvederà a
convocare, con lettera raccomandata, i
candidati collocati utilmente nelle graduatorie,
scorrendo in caso di rinuncia.
Sul sito internet del Tirreno www.iltirreno.it
sono pubblicati tutti i nomi in graduatoria.
Al corso 1000 ore hanno partecipato 197
candidati. Di questi sono risultati idonei in tutto
77, la graduatoria però è diventata definitiva
solo dopo la prova di italiano per i cittadini
stranieri risultati idonei.
Al corso abbreviato hanno partecipato 139
candidati. Di questi sono risultati idonei in 129.
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SANITÀ Cure palliative, si cambia
di Anna Cecchini CECINA Inaugurato l'
ambulatorio di Cure palliative al' interno dell'
ospedale cittadino. Ieri mattina la
presentazione ufficiale della nuova attività, che
g a r a n t i r à c o n s u l e n z e ospedaliere e
principalmente accoglierà pazienti esterni che
avranno necessità di avviare terapie del
dolore.
Il nuovo ambulatorio.
«Con questo nuovo servizio ­ spiega Eugenio
Porfido, direttore generale dell' Asl 6 ­
continuiamo il progetto di rafforzamento della
rete delle Cure palliative che, lo ricordo, si
struttura su tre livelli: un primo legato ai servizi
territoriali e domiciliari, portato avanti anche
con i medici di base. Un secondo come quello
appena attivato su Cecina che offre servizi sia
dentro che fuori dall' ospedale e un terzo
livello di gestione ospedaliera offerta tramite l'
hospice livornese».
Quello presentato ieri è quindi un servizio
ambulatoriale, al quale potranno ricorrere sia
gli specialisti interni all' ospedale che hanno in
cura, anche per un ricovero, pazienti che
necessitano di terapie del dolore.
Non un hospice, ma posti letto disponibili.
Quanto all' attivazione di un vero e proprio
hospice, durante la presentazione del nuovo servizio a cui erano presenti anche Giovanna Poliseno
(direttore dell' ospedale di Cecina e Paolo Lucchesi (direttore zona Bvc), Porfido sottolinea che in verità
«posti letto di questo tipo, ossia del terzo livello di Cure palliative, esistono in tutti i presidi ospedalieri. A
Cecina ci sono quattro posti letto all' interno dell' ospedale di comunità, come del resto ce ne sono a
Piombino e Portoferraio».
Undici i posti letto dell' hospice di Livorno, guidato dalla dottoressa Costanza Galli, responsabile del
servizio Cure palliative dell' Asl 6, a cui i pazienti della provincia possono accedere anche attraverso il
nuovo ambulatorio dell' ospedale di Cecina. «Abbiamo un continuo contatto con l' hospice livornese ­
sottolinea Giovanni Soldano, responsabile dell' ambulatorio di Cure palliative ­ in modo da capire se i
nostri pazienti possono accedere a quel servizio».
«Con questo nuovo ambulatorio ­ prosegue Porfido ­ il servizio diventa ancora più diffuso e capillare su
tutto il territorio dell' Asl 6. Questo non sarebbe possibile senza l' aiuto fondamentale dell'
associazionismo e in particolare del professor Aligi Carnicelli, in qualità di presidente dell' associazione
Cure palliative di Cecina che supporta e indirizza i nostri sforzi».
Oltre 250 malati oncologici ogni anno. Un servizio particolarmente importante quello dell' ambulatorio di
Cure palliative, se si considera, come spiega Franco Berti, coordinatore sanitario della zona Bvc, «che
ogni anno nella nostra zona ci sono oltre 250 malati oncologici, e che oltre la metà di questi ricorrono al
servizio di Cure palliative».
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L' ambulatorio offre principalmente l' attività di gestione della terapia del dolore, «sia di malati oncologici
che di pazienti con patologie non oncologiche», precisa Soldano.
Orario dell' ambulatorio e modalità di accesso. A parte le consulenze interne all' ospedale, potranno
utilizzare l' ambulatorio i pazienti esterni . Come? «Il medico curante deve fare un' apposita richiesta ­
spiega ancora Berti ­ e poi deve esser effettuata la prenotazione al Cord. Si può andare allo sportello o
telefonare (i numeri sono 0586­614328 e 0586­614369), attivo dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle
12,30». Dopo il primo accesso, il paziente viene in pratica preso in carica dall' ambulatorio, che gestirà
la terapia del dolore in modo specifico per ogni malato, restando in contatto anche con il medico di
base.
Quanto all' orario di attività dell' ambulatorio, situato al secondo piano dell' ospedale cittadino nell' area
del Cord, resta aperto il lunedì e mercoledì (10­13) e il venerdì (11­13), con possibilità di controllo del
funzionamento delle terapie anche in orari diversi. Anche perché in genere ­ prosegue Soldano ­ l' avvio
delle terapie prevede un controllo dell' andamento dopo 72 ore».
«Il progetto ­ dice ancora Soldano ­ è stato istituzionalizzato a fine gennaio, e da allora abbiamo in cura
alcuni pazienti, sui quali abbiamo registrato un buon risultato sul controllo del dolore, grazie all'
impegno delle dottoresse Fantei, Giannetti, Fraschi e della psicologa Smulizza».
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UNA CONQUISTA DI CIVILTÀ E LE PROMESSE DI
MARZO
di MARIA MEINI Ma alla fine non si è capito
quando sarà operativo il parto indolore all'
ospedale di Cecina. Sembrava che i corsi di
formazione fossero terminati e che a marzo,
con l' arrivo di un altro anestesista a
potenziare l' organico, si potesse attivare il
nuovo servizio. Nuovo per Cecina perché l'
epidurale è una pratica ormai sperimentata e
praticata da decenni in tutta Italia e nei paesi
del mondo occidentale. Nel nord Europa è una
prassi, la prima offerta che viene proposta alla
partoriente: lì, al contrario, è la donna che
chiede il parto naturale se non desidera
ricorrere all' epidurale.
Lo ripetiamo: è una scelta, nessuna forzatura.
Il parto è un atto talmente personale e naturale
che non ci devono essere interferenze con le
decisioni della donna. Ma se scelta dev'
essere devono coesistere entrambe le
opportunità.
Ed è anche una disposizione di legge: il
ministero della salute include infatti il parto
indolore nei Lea, i livelli essenziali di
assistenza. Quindi se l' ospedale di Cecina,
che oltretutto per i numeri ­ quasi 700 parti l'
anno e sarebbero di più se non ci fossero le
fughe proprio verso i centri in cui si pratica l'
indolore ­ è il primo punto nascita della provincia, vuole stabilizzare la propria posizione deve
necessariamente attivare l' epidurale. Invece l' Asl prima è partita dall' Elba, poco più di cento parti l'
anno, ma per ragioni organizzative ha detto: lì il personale era già formato. Poi sono stati attivati i corsi
per Cecina, buon ultimo Piombino. La direzione sanitaria locale ha annunciato che a marzo si può
cominciare. Ma il direttore generale Porfido in un fuori onda in commissione consiliare ha rimesso in
discussione tutto dicendo che a Cecina siamo dovuti partire da zero, formare gli operatori...
Unica certezza resta la data dell' 8 marzo, che guarda caso è la festa della donna, ma per la
presentazione del progetto epidurale. Presentazione, che ci auguriamo non sia solo uno spot con le
mimose; da lì all' applicazione potrebbero passare mesi.
Forse in estate le partorienti che scelgono di far nascere il proprio bambino a Cecina potranno usufruire
dell' epidurale.
Una riflessione a margine di una bella giornata per l' ospedale cecinese, con l' inaugurazione delle
nuove Cure palliative. La cura del dolore è una conquista di civiltà, che umanizza la medicina. È un
controsenso che per le donne si continui a pensare che devono per forza "partorire con dolore".
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Diagnostiche aperte 24 ore altro che accordi coi
privati
Camelli (Uil) sulle liste d' attesa: «Occorre investire, il ritorno sta nei ticket» L' ospedale?
«Insieme con Piombino e Elba, potenziando la medicina d' urgenza»
di Andrea Rocchi wCECINA Partiamo da un
problema che sta a cuore dei cittadini più di
tanti discorsi: le attese infinite per un'
ecografia, una Tac o un doppler. Più di sei
mesi, se va bene. Il diggì Eugenio Porfido ha
appena annunciato nuove convenzioni coi
privati da parte dell' Asl 6 per snellire le
agende.
Paolo Camelli, segretario Uil Fp, è netto:
«Pannicelli caldi, non è questa la cura». E
allora qual è?
«Quello che noi come Uil insieme a Cgil e Cisl,
andiamo ripetendo da tempo: occorre investire
nelle diagnostiche e nelle specialistiche
ambulatoriali, facendole viaggiare H24. L'
azienda dirà che è una spesa, ma la maggior
parte dei cittadini in lista d' attesa paga il
ticket. L' Asl recupererà questo investimento e
limiterà le fughe verso altri ospedali. Perchè
quando un cittadino va a fare un esame in un
altro ospedale poi è probabile che venga
preso in cura da specialisti di quella zona. Noi
proponiamo l' apertura diurna per gli esami, la
notte per l' attività interna». Però quello delle
liste d' attesa è uno dei problemi della sanità
locale che sconta un taglio (regionale) di
240milioni. E con l' ex decreto Balduzzi, più
che mai vegeto, che dice che sotto 150mila abitanti non esiste ospedale. A proposito Camelli spiega:
«Restano due strade, o diventiamo tutti una depandance di Livorno, oppure Cecina, Piombino e l' Elba
si mettono insieme e formano un bacino di 180mila abitanti. E questa è la soluzione che proponiamo.
Noi crediamo che i tre ospedali insieme possono costruire una rete partendo dall' emergenza­urgenza.
Cioè, potenziamento dei pronto soccorso e mantenimento delle specialistiche di secondo livello come la
chirurgia, l' ortopedia, l' oculistica, l' otorino....Il pronto soccorso, tuttavia, deve lavorare col metodo della
medicina e chirurgia d' urgenza per trattare i casi più frequenti di patologie legate all' ictus e all' infarto».
Camelli ricorda che per avere un' unità operativa complessa di pronto soccorso occorre superare i
60mila accessi all' anno. «Ecco perchè i tre ospedali devono stare insieme».
Il modello, per la Uil, potrebbe essere quello delle direzioni uniche "magari pensando a Cecina per la
direzione del materno infantile, a Piombino per la chirurgia, all' Elba per l' emergenza" .
Infine Camelli sostiene che le medicine "generiche" così come concepite non hanno più futuro ma
occorre andare verso specializzazioni, formando il personale capace di trattare malattie respiratorie,
diabete, malattie cardiologiche, ictus, patologie più frequenti nei degenti in queste aree.
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Primo incontro tra i sindaci e il dg Porfido
ipotesi unione con la val di cornia.
Doveva essere il primo faccia a faccia ufficiale
tra Asl, Regione e sindaci della Bassa Val di
Cecina e della Val di Cornia, per cominciare a
discutere dell' ipotesi di integrazione dei
servizi socio sanitari, compreso quelli in
ospedale, tra le due aree. L' assessore
regionale alla salute Luigi Marroni, però,
impegnato a Firenze, non è potuto intervenire.
E quindi l' incontro è stato rinviato (al 5 o al 12
marzo). Comunque, ieri pomeriggio, un primo
passo verso l' unione delle attività
socio­sanitarie tra bassa Val di Cecina (nella
foto l' ospedale cittadino)e Val di Cornia, è
stato fatto. All' appuntamento, che si è svolto in
ospedale, c' erano il direttore generale dell' Asl
Eugenio Porfido e i s i n d a c i ( o i l o r o
rappresentanti) di tutti i Comuni delle due aree
interessate da un' ipotesi di riorganizzazione
sanitaria su cui sembra puntare in particolar
modo il primo cittadino di Cecina Samuele
Lippi.
«Non sta a me ­ spiega Porfido all' uscita dall'
incontro ­ dare giudizi su ipotesi che i sindaci
possono ritenere di percorrere. Se quest' idea
va avanti, ho consigliato di prevedere un
percorso, definendo modalità e obiettivi
intermedi. L' idea alla base è l' unificazione
della parte socio­sanitaria di due zone in una sola».
Sulla proposta di Lippi di unire anche le attività ospedaliere suddividendole sui due presìdi, Porfido non
si sbilancia, limitandosi a dire che si tratta di una possibilità.
«L' incontro ­ spiega invece il sindaco di Cecina ­ è stata la prima vera riunione per confrontarsi sull'
idea di strutturare il territorio creando un bacino più ampio, con un ospedale unico su due presìdi, che
consenta d dare più servizi Una scelta di questo tipo significherebbe superare gli steccati, in una logica
di rete sicuramente migliore».
Vista la vastità del tema (attività e reparti ospedalieri da suddividere, servizi socio­sanitari territoriali da
integrare), «è stato deciso ­ sottolinea Lippi ­ di sintetizzare il progetto preparando un documento che
poi vorremmo discutere sul territorio, con le associazioni. Si tratta di un argomento su cui aprire un
confronto». La settimana prossima è in programma la Conferenza dei sindaci, e nei giorni successivi
dovrebbe prendere corpo il documento, che di fatto servirà a mettere nero su bianco la proposta politica
di unione tra le due zone sanitarie. (a.c.
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Si rinnovano le Rsu seggi aperti il 3, 4 e 5 marzo
CECINA. Si svolgeranno nei giorni 3, 4 e 5
marzo le elezioni delle Rappresentanze
sindacali unitarie (RSU) dell' Azienda USL 6 di
Livorno. I lavoratori potranno votare dalle 7 alle
18. Sul sito aziendale sono state caricate le
liste dei candidati.
Questo l' elenco dei seggi. È importante
ricordare che la Commissione consente, ad
ogni modo, all' elettore di votare in un seggio
diverso da quello stabilito, al fine di facilitare le
operazioni di voto.
Zona Bassa Val di Cecina : due seggi Dove si
vota: presidio ospedaliero di Cecina (Sala
Riunioni ­ ex Biblioteca) Chi vota: personale
P.O.
Cecina, Centro Direzionale, Sert e CSS
Donoratico Dove si vota: Css Rosignano
(locale al 2° piano nella sala corso
preparazione al parto).
Chi vota: personale Rosignano Zona livornese
(3 seggi) Dove si vota: P.O. di Livorno (stanza
n°3 al Terzo padiglione piano Terreno), Css di
via Impastato (via Impastato stanza n° 2 ­
stanza del medico distrettuale al piano terra);
Css Nord Fiorentina (via Fiera di Sant'
Antonino stanza n° 4 ­ stanza coordinatore
infermieristico al piano terra).
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
Anaao Toscana
«Escrementi di topi in sala operatoria» Protesta in
ospedale
Il problema segnalato al 3º piano del Misericordia L' Asl 9 si attiva: «Fatta ogni verifica
ma nessuna traccia»
di Elisabetta Giorgi wGROSSETO Escrementi
di topi in sala operatoria. La segnalazione
giunge dall' ospedale Misericordia di Grosseto
dove intorno ai primi di febbraio, come emerge
dal racconto di alcuni operatori sanitari,
qualcuno ha avvistato «tracce inequivocabili
dei roditori» nei pressi dei lettini operatori. La
notizia ha rapidamente percorso i corridoi dell'
ospedale creando scompiglio. Il giorno dopo l'
avvistamento sono state posizionate trappole.
Il fatto risale al 1º febbraio: era domenica
quando è arrivata la segnalazione dei
lavoratori del terzo piano, giunta dritta alla
direzione dell' Asl 9 e che puntava il dito sulla
presenza di feci di topi nel pavimento: in molti
si sono infuriati perché ­ se il giorno dopo sono
state posizionate trappole ­ nessun
provvedimento è invece scattato per la
chiusura della sala operatoria.
L' Asl 9 risponde illustrando l' esistenza di una
procedura interna, messa a punto dal
Dipartimento della Prevenzione e che viene
sempre attivata nel caso in cui vengano
segnalati elementi che facciano ipotizzare la
presenza di «animali infestanti» all' interno
delle strutture sanitarie. «Questa procedura ­
spiega l' Asl ­ si affianca a una serie di azioni
di prevenzione del fenomeno che, per quanto riguarda l' ospedale di Grosseto, tengono conto delle
difficoltà legate alla localizzazione del presidio (in campagna), agli innumerevoli accessi (per gli utenti e
di servizio) che mettono in comunicazione i piano terra e i seminterrati con i piani superiori, alla
presenza di cantieri dentro e fuori la struttura». La presenza di topi in ospedale ­ insomma ­ non
sarebbe del tutto ingiustificata, anzi è messa in conto dalla stessa direzione sanitaria pronta a scattare
nell' eventualità in cui spuntino topi in zona. Da qui, «la scelta dell' Asl 9 è stata quella di affidare il
servizio di eventuale disinfestazione, internamente, ai professionisti della Zoologia ambientale che
intervengono nel caso di segnalazioni con una procedura che prevede un protocollo ben preciso, ovvero
l' analisi del problema e la pianificazione del sopralluogo; il sopralluogo con la collaborazione di altri
servizi della Asl e della ditta di manutenzione o delle pulizie; il prelievo e l' analisi di eventuali campioni
biologici e ambientali; la verifica della necessità di effettuare un immediato intervento di bonifica
igienico­sanitaria e la comunicazione degli esiti del sopralluogo (o della bonifica igienico­sanitaria, se
necessaria ed effettuata) al responsabile della struttura richiedente e alla Direzione sanitaria. Tutto in un
tempo massimo di 48 ore».
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
Anaao Toscana
Fin qui la procedura e il protocollo che l' Asl contempla in casi del genere. Ma nel merito e nel caso
specifico?
Qui l' azienda risponde che c' è stata sì la segnalazione, ma che «non riguardava le sale operatorie
bensì i locali adibiti allo stoccaggio di materiale che proviene dall' esterno dell' ospedale. Come da
procedura aziendale ­ prosegue l' azienda ­ sono stati avvertiti i servizi competenti che hanno fatto le
verifiche negli stessi locali e in quelli immediatamente adiacenti (anche con apposite trappole)». Alla
fine «non sono state trovate tracce di topi», conclude l' Asl specificando che «ovviamente, se fossero
venuti meno anche i minimi requisiti di sicurezza, la sala operatoria sarebbe stata immediatamente
chiusa».
Questo è quanto risponde l' azienda, anche se gli operatori ­ cui non è andata giù la faccenda ­
sostengono che le trappole sono rimaste nei locali del 3º piano per alcuni giorni e che solo sul finire
della settimana è intervenuta una squadra di operatori, per toglierle e sanificare gli ambienti.
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
Anaao Toscana
Contratti illegittimi, la Asl deve risarcire la farmacista
GROSSETO È illegittima la successione di
contratti a termine intercorsi tra il 2002 e il
2012 tra la Asl e una farmacista. Lo ha stabilito
il giudice del lavoro Antonella Casoli, che ha
anche condannato l' azienda sanitaria a l
risarcimento della ex dipendente per un danno
pari a 20 mensilità dell' ultima retribuzione di
fatto, più interessi e rivalutazione. Compensate
le spese di lite.
Il giudice ha accolto il ricorso di Alessandra
Rispoli, un nome conosciuto perché è la
vedova di Niccolò Campo, il medico del 118
morto nella tragedia di Pegaso del 2001; dopo
la tragedia venne assunta dalla Asl 9 proprio
come farmacista. Assistita dall' avvocato
Alessio Scheggi, la farmacista ha chiesto al
giudice di accertare l' illegittimità del contratto
a tempo determinato rinnovato di biennio in
biennio, fino al 2012, quando l' azienda non ha
proceduto a ulteriori rinnovi. La Asl s i e r a
opposta portando vari argomenti. Il giudice ha
però accolto il ricorso di Rispoli, analizzando
la legislazione nazionale ed europea. «Non
può che rilevarsi ­ argomenta ­ la chiara
violazione della normativa applicabile, avendo
pacificamente l' amministrazione proceduto
alla stipula di un contratto a tempo determinato
avente durata complessiva decennale e in assenza di allegazione e prova della esistenza di esigenze
temporanee ed eccezionali che potessero costituire una ragione obiettiva per il ricorso al contratto a
tempo determinato». Perché per la dirigenza sanitaria il termine massimo dei contratti è quello di cinque
anni. Chi è assunto con contratto a termine illegittimo nel settore pubblico non può aspirare alla
conversione in un contratto a tempo indeterminato ma può «vantare il diritto al risarcimento del danno».
E così il giudice ha liquidato le 20 mensilità. (p.s.
)
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
Anaao Toscana
Meno vaccinazioni, più rischi di malattie
I numeri parlano di un calo del 3 per cento. Dai medici un appello ai genitori destinato ai
bambini.
GROSSETO Cala in maniera significativa,
anche in provincia, il numero dei vaccini
consigliati: quelli cioè non obbligatori, ma che
la comunità scientifica internazionale
raccomanda di fare ai bambini e, in alcuni
casi, agli adulti.
Nel 2014, la percentuale è stata del 92%, con
tre punti in meno rispetto al 2012. Un dato che
h a i n d o t t o i sanitari d e l l a Asl 9 , c h e s i
o c c u p a n o d i I g i e n e e sanità p u b b l i c a , a
lanciare un appello ai cittadini affinché si
rivolgano ai centri aziendali per far vaccinare i
propri bambini contro malattie infettive come
morbillo, varicella e rosolia. «L' obbligo di
legge ­ spiegano i medici della Asl 9 ­ è di far
vaccinare i neonati contro difterite, tetano,
poliomelite e, da alcuni anni, anche contro l'
epatite B. Sono invece non obbligatori, ma
raccomandati dalla comunità scientifica, i
vaccini per malattie infettive meno gravi, ma
che possono produrre complicanze molto
serie, come ad esempio il morbillo; o che
possono produrre conseguenze dannose per il
feto se contratte in gravidanza, come avviene
per la rosolia.
L' obiettivo principale dei programmi vaccinali
contro la rosolia, ad esempio, è proprio la
prevenzione dell' infezione in gravidanza e, di conseguenza, della rosolia congenita. La strategia della
vaccinazione di tutti i bambini al secondo anno di vita si è dimostrata efficace, ma si stima che per
eliminare la rosolia congenita a livello internazionale, la percentuale di donne in età fertile immune alla
malattia dovrebbe essere superiore al 95 per cento».
Il discorso può essere esteso al morbillo. «Purtroppo ­ aggiungono i sanitari della Asl 9 ­ una cattiva
informazione, i timori dei genitori verso i vaccini, alcune tesi, poi smentite dalla ricerca, sul collegamento
tra la somministrazione del vaccino trivalente MPR e l' insorgenza dell' autismo, possono avere indotto
un senso di sfiducia delle famiglie nei confronti dei vaccini. Eppure, per rimanere sullo stesso esempio,
il morbillo provoca danni permanenti in 1 caso su 1000, la morte in 1 caso su 10 mila».
In calco anche la somministrazione dell' antinfluenzale: a partire dalla stagione 2013­2014, in provincia
di Grosseto si è vaccinato circa il 60% della popolazione a rischio (l' obiettivo minimo secondo le
raccomandazioni del ministero della Salute è del 75 %). Nella campagna vaccinale 2014­2015, si teme
che il numero dei vaccinati sia anche più basso. In provincia, il numero delle persone colpite dall'
influenza nel 2014­2015 è allineato al dato toscano, con un picco di circa 10 casi su 1.000 abitanti, la
scorsa settimana, poi sceso intorno agli 8 su 1.000 abitanti. Per info: www.usl9.grosseto.it, dalla home
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
Anaao Toscana
cliccare su "Sapere dove e come", poi "Come fare per" ­ "vaccinazioni" (http://www.
usl9.grosseto.it/default.asp?
idlingua=1&idContenuto=4543).
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Trasfusione sbagliata A giudizio due sanitari
Medico e infermiera devono rispondere di cooperazione in omicidio colposo Sergio
Fiorini, 76 anni, morì in rianimazione nell' agosto di due anni fa
di Pierluigi Sposato wGROSSETO È un'
ipotesi di cooperazione colposa in omicidio
colposo, in termini giuridici, quella di cui
devono rispondere il dottor Alessandro Panella
e l' infermiera Giuliana Tondini, entrambi in
servizio nel reparto di rianimazione dell'
ospedale di Grosseto. In altre parole, sono loro
d u e i sanitari c h e p o t r e b b e r o a v e r e
responsabilità nella morte di Sergio Fiorini, 76
anni, deceduto il 25 agosto 2013 dopo una
somministrazione di sangue incompatibile:
oltre tutto una trasfusione erronea, secondo l'
accusa, perché Fiorini non ne aveva bisogno.
Il giudice dell' udienza preliminare Marco
Bilisari ha accolto la richiesta del sostituto
procuratore Laura D' Amelio e ha ritenuto
necessario il dibattimento, che si terrà a partire
dal 9 giugno davanti al giudice Andrea
Stramenga. Il giudice non ha accolto la
richiesta di perizia avanzata dai difensori dei
d u e sanitari (gli avvocati Luciano Giorgi e
Carlo Valle), finalizzata a comprendere in
termini di giorni le chances di sopravvivenza
del paziente ­ già dalla salute compromessa
per le complicazioni di una polmonite ­ se non
ci fosse stato l' errore: la richiesta sarà
rinnovata in dibattimento. Perché la richiesta?
Perché la consulenza del pm ha accertato una chance del 25%, mentre quella fatta eseguire dalla
difesa è arrivata a percentuali molto più basse, non superiori ai 2­3 giorni di vita. Tra l' altro la difesa
nota ­ leggendo la consulenza fatta eseguire dalla Procura ­ che Fiorini, pur essendo stato seguito
intensamente e professionalmente in altri reparti, aveva visto un aggravamento progressivo della sua
patologia. Chi ha ragione?
Il pm ha chiesto il processo per i due sanitari dopo che la consulenza e il supplemento avevano escluso
possibili responsabilità di altri sanitari inizialmente coinvolti, e la cui posizione è stata archiviata (erano
11 gli indagati complessivamente). Ciò che la Procura contesta è l' inosservanza del protocollo per le
trasfusioni.
Perché l' infermiera non avrebbe verificato l' identità del paziente mediante il braccialetto; non avrebbe
verificato la corrispondenza dei dati sulla sacca, come il gruppo sanguigno, con il modulo del paziente;
non avrebbe verificato la compatibilità del gruppo sanguigno di Fiorini con quello della sacca. In
particolare, l' infermiera avrebbe interrotto per un' emergenza la trasfusione a un paziente ­ vicino di
letto ­ e l' avrebbe poi iniziata erroneamente con Fiorini, non accorgendosi tra l' altro che quest' ultimo
non aveva lo stesso gruppo A­Rh positivo della sacca destinata al primo paziente. Sarebbero stati
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
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somministrati 50 millilitri, in circa quindici minuti. Al medico è contestata la mancata presenza congiunta
con l' infermiera all' inizio della trasfusione; la mancata verifica dell' identità; il mancato controllo della
corrispondenza tra dati della sacca e moduli del paziente; il mancato controllo della compatibilità; la
mancata sorveglianza per 10­15 minuti del paziente dopo l' inizio della trasfusione. Il comportamento
d e l medico, sempre secondo l' accusa, avrebbe agevolato l' errore commesso dall' infermiera,
lasciando che quest' ultima rimanesse da sola nella fase di osservazione; sarebbe così mancato il
supporto medico necessario a fronteggiare la reazione derivante dalla trasfusione erronea. La morte di
Fiorini era sopraggiunta dopo poche ore: già sofferente di una grave insufficienza respiratoria, il suo
quadro clinico era bruscamente peggiorato fino a una compromissione terminale gravissima.
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Il Tirreno (ed. Lucca)
Anaao Toscana
Asl, necessarie le proroghe approvate
LUCCA Le delibere all' esame della Corte dei
Conti sono legate a contratti adottati a seguito
di originarie procedure ad evidenza pubblica
per le quali l' azienda, alla luce del termine
contrattuale, ha adottato la proroga avendo già
chiesto ad Estav l' indizione della gara che è di
sua pertinenza.
Lo precisa la direzione dell' Asl 2 che replica
alle affermazioni dei consiglieri regionali di
Forza Italia Stefano Mugnai e Giovanni Santini.
«Da tempo ­ spiega l' Asl ­ le aziende sanitarie
non sono più titolari della funzione acquisti,
che è stata trasferita prima (dal 2002) ai
Consorzi di Area Vasta e poi (dal 2005) agli
Estav, subentrati ai primi con deliberazione
della giunta regionale.
«Da alcuni anni, quindi, l' azienda, poiché non
ha più al suo interno le specifiche competenze
visto che il personale adibito a tale funzione è
stato trasferito ad Estav, non può indire per
proprio conto procedure ad evidenza pubblica
per l' acquisizione di bene e servizi».
Da precisare, comunque, che la direzione
Estar ha condiviso formalmente l' approccio
s e g u i t o d a l l a Asl e s i è r e c e n t e m e n t e
impegnata ad attuare un percorso prioritario
per espletare in tempi rapidi le gare richieste
da tempo proprio dall' Asl 2.
L' azienda quindi sottolinea che i rilievi mossi dai revisori riguardano proroghe di attività socio­sanitarie
indispensabili.
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Il Tirreno (ed. Lucca)
Anaao Toscana
Comparto, l' Asl assegna sei incarichi
Dall' emergenza urgenza al dipartimento chirurgico, alle cure intermedie: ecco i nuovi
responsabili.
LUCCA La direzione generale dell' Asl ha assegnato gli
incarichi per la copertura di sei importanti posizioni
organizzative del comparto.
Si sono infatti concluse le selezioni che erano state
avviate per una serie di ruoli: l' assistenza infermieristica
ospedaliera al San Luca, il dipartimento attività
specialistiche, il dipartimento emergenza urgenza, il
dipartimento chirurgico e delle specialità chirurgiche, il
dipartimento cure primarie, intermedie e residenzialità;
la continuità assistenziale, cure domiciliari e Uvm Zona
Piana di Lucca. I lavori della selezione per l' attribuzione
degli incarichi delle posizioni organizzative e
coordinamenti si sono svolti nel mese di gennaio e si è
quindi arrivati alla redazione dei verbali con i vincitori.
Ecco l' esito: assistenza infermieristica ospedaliera
Luisa Natucci; dipartimento attività specialistiche Paola
Sacconi; dipartimento emergenza urgenza Sauro
Franceschini; dipartimento chirurgico e delle specialità
chirurgiche Antonella Palandri; dipartimento cure
primarie, intermedie e residenzialità Svaldo Sensi;
continuità assistenziali, cure domiciliari e Uvm zona
Piana di Lucca Laura Unti.
Roberto Locci, responsabile della struttura complessa amministrazione e gestione risorse umane ha
quindi deciso di prendere atto degli atti e dei verbali relativi alle selezioni, per titoli e colloquio, per l'
assegnazione dell' incarico nella posizione organizzativa e coordinamento e di procedere all'
assegnazione della titolarità delle posizioni stesse.
E' anche stato dato mandato alla struttura complessa amministrazione e gestione risorse umane di
procedere agli adempimenti relativi all' esecuzione dell' atto e inviata comunicazione ai settori di
appartenenza.
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Il Tirreno (ed. Massa­
Carrara)
Anaao Toscana
Neonato morto, i consulenti mettono nei guai il
medico
Secondo i periti di accusa e parte civile sono stati sottovalutati i tracciati Lo specialista
per il pm non si è accorto che il feto era in sofferenza
MASSA Dopo il primo tracciato, che già
evidenziava una situazione da tenere sotto
controllo, la donna era stata invitata dal
ginecologo di turno quella notte all' Opa a
tornare dopo qualche ora perché il bimbo non
era ancora pronto. Così lei insieme al marito è
tornata in auto e ha fatto una passeggiata
prima di ripresentarsi: nel secondo tracciato si
comincia a vedere una certa sofferenza, ma la
situazione era ancora al limite e quindi non c'
era bisogno, secondo il medico, di effettuare
un cesareo. Invece quel neonato stava
morendo prima ancora di lanciare il suo primo
vagito. Una gioia che si è trasformata in un
dolore tremendo per una mamma e un papà
che aspettavano quel momento da oltre
quaranta settimane. Per questo motivo lo
specialista Roberto Marrai è sotto processo.
Ieri il giudice Fabrizio Garofalo ha sentito due
consulenti, di accusa e parte civile. Tutto
verteva sui due tracciati effettuati quella notte
all' Opa. Decifrandoli il tribunale dovrà
decidere se Marrai è colpevole oppure no.
Ovvero il medico ha rispettato le linee guida
del protocollo di intervento? Quello che dicono
i periti è che c' era una lieve tachicardia che
doveva essere monitorata, senza dire alla
paziente di allontanarsi. Marrai, difeso dall' avvocato Andrea Verona, spiegherà quello che è accaduto
quella notte nella prossima udienza, venerdì 17 aprile. Quello che sostiene il ginecologo è che la
situazione è precipitata all' improvviso. Tanto che poi quando è stato fatto il cesareo ormai il piccolo
aveva smesso di vivere.
Per il pubblico ministero Massimo Pennacchi e per i legali che rappresentano le parti civili ­ i genitori, il
fratellino e i nonni ­ il processo sta tutto in quelle tre ore, dalle 3 a dopo le sei, in cui per la donna non è
scattato il ricovero. Ricovero che, secondo gli avvocati, sarebbe dovuto avvenire subito, visto che aveva
superato la quarantunesima settimana di gravidanza. Per il legale della difesa invece pesa l' incidente
probatorio che servirà anche al giudice Garofalo a chiarire molti aspetti della vicenda, ed eventualità e
ulteriori responsabilità in merito all' accaduto.
Il cesareo non è stato fatto da Marrai, ma dai colleghi del turno successivo al suo. Ma non sono stati
indagati. I consulenti hanno cercato di fare chiarezza, ora tocca all' imputato.
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Il Tirreno (ed. Piombino­
Elba)
Anaao Toscana
la questione dei reparti di maternitÁ.
IL DIRITTO DI NASCERE IN SICUREZZA
Sul Tirreno di oggi (ieri, ndr) a firma di Valeria
Parrini si leggono notizie che confermano la
validità dei punti nascita di
Portoferraio,Piombino e Cecina.
Tutti gli atti compiuti dalla Regione in questi
anni hanno risposto allo standard (oltre le 500
nascite), con l' innalzamento dei livelli di
sicurezza dei nostri punti nascita.
E' una scelta che abbiamo condiviso e
sosteniamo perché risponde al requisito di
territori lontani dai punti eccellenza, al diritto di
nascere in sicurezza,anche se tale requisito e
tale diritto alza i costi gestionali dei nostri punti
nascita in confronto a quelli di dimensioni più
grandi.
Non c' è nessun bisogno di integrare gli
ospedali di Cecina­Piombino­Elba per salvare
i punti nascita; quello che serve è avere una
buona e sufficiente squadra di infermieri,
ostetriche, ginecologi, pediatri, anestesisti,
associati a procedure sicure e adeguati mezzi
di trasporto dei parti a rischio.
Tutti requisiti che in questi anni abbiamo
costruito e che la nascita dell' ambito
ospedaliero C e c i n a ­ P i o m b i n o ­ E l b a p o t r à
rendere ancora più forti e solidi.
Quello che non si deve fare è confondere il
punto nascita con l' area materno­infantile che comprende anche la chirurgia ginecologica e la pediatria.
C' è ancora qualcuno che pensa di poter avere in bacini di popolazione piccoli servizi di eccellenza
quali l' emodinamica e la terapia intensiva neonatale.
Ricordo solo e nuovamente che per questi servizi la legislazione attuale impone una casistica
riscontrabile in ambiti di popolazione ben superiori a 300mila e che la loro presenza in ambiti più piccoli
rappresenterebbe un pericolo per la salute dei cittadini.
E' proprio il caso di Catania a ricordarcelo: la clinica privata di Catania, seppure accreditata, non
possedeva e non possiede i requisiti minimi che sono presenti a Portoferraio. La morte di quella
bambina, purtroppo, era annunciata proprio da questa imprudenza e la domanda viene spontanea: chi
può aver accreditato quella clinica che non possiede i servizi di supporto in presenta di un evento critico
qual è quello che si è manifestato?
In altre parole quella clinica in Toscana non avrebbe potuto essere accreditata perché se non c' è la
contemporanea presenza dell' anestesista non si può adottare un protocollo capace di fronteggiare
eventi critici di quel tipo.
Ecco perché Cecina­Piombino­Elba, unendo le loro forze, potranno consentire alla Regione di
accreditarci per i servizi di medicina e chirurgia di urgenza, di specialistiche mediche e chirurgiche di
secondo livello, e di un buon livello di tutta l' area materno­infantile che saranno garantite in tutti e tre i
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21 febbraio 2015
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Il Tirreno (ed. Piombino­
Elba)
Anaao Toscana
presidi ospedalieri in base alla domanda espressa da ciascuna popolazione.
Intanto l' azienda sanitaria,raccogliendo anche le nostre pressioni, ha appena bandito una nuova
delibera per assumere cinque ortopedici, due a Piombino, uno a Cecina, due all' Elba, necessari a
ristabilire la normalità di questa attività.
Paolo Camelli (segretario Uilfpl)
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21 febbraio 2015
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Il Tirreno (ed. Piombino­
Elba)
Anaao Toscana
«Rafforzare l' ospedale elbano senza accorparlo con
Piombino»
Bulgaresi spiega il progetto elaborato dalla conferenza dei sindaci in collaborazione con
i comitati «Siamo un' area disagiata, servono servizi adeguati». Ma Luciano Rossi frena:
«Ipotesi irrealizzabile»
di Stefano Taglione wPORTOFERRAIO No
alla rete con Piombino e Cecina, sì al
rafforzamento dell' ospedale dell' Elba in
quanto unico presidio di una zona disagiata.
Un' operazione che si potrebbe raggiungere
anche attraverso una sinergia con l' Azienda
ospedaliero­ universitaria pisana, che con la
nuova riforma sanitaria entrerà nella stessa
area amministrativa di Livorno (insieme a
Lucca, Viareggio, Massa Carrara e all' Asl di
Pisa). È quanto prevede il documento redatto
dal sindaco di Marciana, Anna Bulgaresi, dopo
aver ricevuto l' input dalla Conferenza dei
primi cittadini elbani ­ la cui riunione prevista
per mercoledì sera è stata rimandata ­ e l'
aiuto della responsabile dei Comitati elbani
riuniti, Marialuisa Chiappa.
Il documento ­ che dovrà essere condiviso ­ si
regge su tre punti: il secco no alla rete
ospedaliera Cecina ­ Piombino ­ Portoferraio,
il riconoscimento del nostro presidio come
struttura fondamentale e dai servizi
irrinunciabili per la popolazione, visto che è
situato su un' isola con tutti i problemi che
questo comporta, e la proposta di una
partnership con l' Aou pisana, che magari
possa portare all' Elba specializzandi e giovani
talenti della medicina. Al sindaco di Marciana non importa se l' ospedale di Portoferraio venga
classificato come «presidio di prossimità» o «di base». «Il nocciolo della questione ­ sostiene la neo
vicepresidente della Conferenza dei sindaci sulla sanità ­ sono i servizi erogati. E devono essere
adeguati a una realtà disagiata come la nostra».
Per questo viene bocciata la rete con Cecina e Piombino. «Se il piano sanitario regionale prevede che
noi isolani subiamo più disagi e sancisce quindi una nostra specificità, garantendoci più servizi ­
continua Bulgaresi ­ non vedo perché dovremmo farci utilizzare dai politici di Cecina e Piombino per i
loro scopi.
È chiaro che con una rete ospedaliera del genere sarebbero i nostri malati ad attraversare il canale.
Non certo il contrario».
L' obiettivo ­ secondo quanto spiegato nel documento ora al vaglio delle otto amministrazioni ­ è che la
Regione riconosca nel concreto i disagi patiti dagli elbani. «Per inseguire quest' obiettivo ci muoveremo
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21 febbraio 2015
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Il Tirreno (ed. Piombino­
Elba)
Anaao Toscana
su più livelli ­ commenta Bulgaresi ­: con l' Asl, la Regione e con il ministero della Salute. Siamo pronti a
lottare».
Il primo cittadino marcianese si dice soddisfatto della presa di posizione del Pd elbano, che vede «l'
accordo del 2012 come punto di partenza» e auspica «una Conferenza dei sindaci che avanza
unitariamente una proposta concreta, realistica e che si confronta con il proprio braccio tecnico
rappresentato dall' Asl». Con il primo cittadino di Marciana sono in sintonia i colleghi di Porto Azzurro,
Marciana Marina e Capoliveri, ma l' obiettivo della Conferenza sarà di unire e non di dividere. A
cominciare da Portoferraio, che è l' amministrazione più lontana da questo progetto. «A mio parere è
abbastanza irrealizzabile, ma è una mia opinione personale ­ spiega il consigliere delegato alla sanità,
Luciano Rossi ­. Noi da soli non possiamo più andare da nessuna parte. Sono dieci anni che giochiamo
la carta dell' insularità e dopo dieci anni ci troviamo un ospedale di prossimità. Ma se è i sindaci
giocheranno nuovamente questa carta, collaboreremo seppur poco entusiasticamente».
Ferrari, però, preferisce rimandare ogni commento. «Con la salute non si scherza, prima di esprimere
qualsiasi valutazione voglio incontrare tutti i sindaci ­ spiega ­ e stiamo lavorando per definire il giorno
della riunione». Probabile che il primo cittadino portoferraiese tenti in extremis di convincere i colleghi.
Intanto a Rio nell' Elba, Claudio De Santi, dice di «non aver alcuna certezza su quale sia la migliore
proposta» ma in ogni caso auspica «un' unità di intenti». «All' unanimità o a maggioranza ­ spiega ­ una
decisione va presa. Bisogna restare uniti e ognuno di noi piuttosto deve rinunciare a qualcosa». De
Santi non ha però ripensamenti sul ricorso al Tar. «Era da fare a prescindere da tutto il resto ­ conclude
il primo cittadino riese ­ perché qui all' Elba, fra una situazione e l' altra, siamo veramente disastrati».
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Anaao Toscana
«Borbotti non si sente bene ora dice cose
inattendibili»
L' avvocato Venturi difende l' ex responsabile dell' ufficio entrate e contratti «Inutile fare
dichiarazioni condizionate da uno stato di prostrazione fisica»
PISA «Il mio cliente non sta bene.
È stato dimesso dall' ospedale da due
settimane. Inutile fare ora dichiarazioni che
potrebbero essere inattendibili».
L' avvocato Giulio Venturi è il legale che
assiste Marco Borbotti, 47 anni, di Molina di
Quosa, indagato per truffa ai danni dello Stato
per un ammanco milionario ai danni dell'
Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa.
Ieri pomeriggio l' avvocato è stato contattato
dalla sorella di Borbotti per assumere la difesa
del 47enne che da diverse settimane versa in
uno stato di prostrazione psico­fisica che gli
impedisce di concentrarsi su quella che dovrà
essere la sua difesa davanti ai magistrati che
indagano sulla voragine aperta in pochi anni
nel bilancio dell' Ifc.
Borbotti è stato ricoverato in ospedale per lo
stress accumulato dopo il licenziamento dall'
Istituto di Fisiologia Clinica avvenuto il 10
gennaio dopo la scoperta della mancanza del
titolo di studio in economia e commercio
necessario per sostenere il concorso poi vinto
dall' ex responsabile dell' ufficio entrate e
contratti.
Da due settimane è tornato a casa. Mercoledì
ha subìto una perquisizione domiciliare oltre a
ricevere la notifica dell' atto che lo trasforma in indagato.
«Non abbiamo ancora affrontato quella che sarà la difesa ­ prosegue il legale ­. Il mio assistito al
momento non è in grado di prepararsi in modo adeguato. E anche quello che potrebbe dire o ha detto
va attribuito a una persona prostrata fisicamente e psicologicamente che potrebbe rivelarsi inattendibile.
Per questo motivo preferiamo attendere che si ristabilisca e poi risponderemo a tutto ciò che ci verrà
chiesto».
Nell' impossibilità di fare affermazioni sensate e coerenti, Borbotti segue la cura prescritta dai medici al
momento delle dimissioni.
Sulle condizioni di salute dell' indagato, la Procura si riserva di nominare un consulente per prendere
conoscenza del quadro clinico.
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parla l' ex direttore eugenio Picano.
«Se avessi avuto dei sospetti sarei andato dai
magistrati»
d i G i a n l u c a C a m p a n e l l a w P I S A Dottor
Eugenio Picano, lei è stato direttore dell'
Istituto di fisiologia clinica fino al 2014. Ha mai
sospettato che Marco Borbotti non fosse
laureato o potesse commettere quelle
irregolarità contabili che oggi gli vengono
contestate?
«No. Lo avessi saputo, sarei corso in
procura».
Al passaggio delle consegne nel 2014 lei
fece presente che i 40 milioni di debito
erano diventati 4?
Che tipo di risposta le è stata data dalla
direzione di Roma? «L' istituto aveva raccolto
nel 2008 un macigno amministrativo di debiti
per oltre 40 milioni di euro che sono stati ridotti
in 6 anni a poco più di 4. Lo zoccolo duro di
debiti dal recupero problematico era stato
sostanzialmente identificato a pochi mesi dal
mio insediamento e comunicato
tempestivamente agli uffici romani».
Se l' ufficio entrate risponde alla segreteria
amministrativa, era quella la figura che
doveva accorgersi delle presunte
irregolarità? Ed è un incarico fiduciario:
quindi lei si è fidato di una persona non all' altezza?
«Si utilizzano le risorse umane che ci sono, spesso in assenza di alternative, cercando di metterle in
condizione di operare al meglio. La complessità dell' istituto (per la massacrante attività di recupero del
macigno dei vecchi crediti e il volume di nuovi contratti acquisiti) è stato un vero stress test per un
sistema con risorse umane comunque limitate rispetto ai volumi di attività».
Si sente investito dal principio di responsabilità oggettiva?
«Sono la persona meno indicata a rispondere. Voglio però ricordare che l' istituto nei miei quasi 6 anni
di mandato ha triplicato la sua produttività scientifica, quintuplicato le attività di trasferimento
tecnologico e decuplicato (da 2 a 20) il numero dei progetti europei acquisiti.
Non sarebbe stato possibile acquisire, gestire e rendicontare questi progetti senza una segreteria
amministrativa efficiente in tutti i suoi uffici».
C' è un articolo scientifico firmato anche da lei in cui si evidenzia la presunta inappropriatezza
di alcuni trattamenti medici svolti in Fondazione Toscana Gabriele Monasterio. Se il direttore di
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un istituto del Cnr firma un articolo che parla male di una Fondazione collegata al Cnr,
dimostra l' indipendenza della ricerca. Ma è opportuno partecipare a quella ricerca?
«L' articolo di cui si parla descrive che l' appropriatezza era al 70­80% in molte tecniche di immagine
cardiologiche, dalle più semplici alle più complesse.
Non parlava male di nessuno, perché la appropriatezza risultava in linea con quella riportata nelle
maggiori istituzioni mondiali. E i ricercatori non descrivevano l' inappropriatezza altrui ma la propria,
visto che all' epoca erano i coautori dell' articolo a svolgere attività clinica come responsabili nei
principali servizi diagnostici dell' istituzione».
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il caso.
Fondazione Maic Appello dei sindacati alle istituzioni
PISTOIA Il futuro della Fondazione Maria
Assunta in Cielo preoccupa il sindacato. Cgil,
Cisl e Uil Funzione Pubblica hanno incontrato
ieri Luigi Bardelli, presidente della
Fondazione, che aveva annunciato nei giorni
scorsi un ridimensionamento del personale
come conseguenza degli ulteriori tagli previsti
dall' Asl 3 al sociale. Terminato l' incontro, i
sindacati lanciano un appello all' Asl perché
insieme alla Fondazione provi a trovare le
soluzioni che scongiurino una riduzione di
personale o dei servizi alle famiglie.
Sollecitano inoltre le istituzioni locali e la
Regione a farsi carico del problema per
salvaguardare appunto l' occupazione e
servizi così delicati come quelli rivolti alle
persone con handicap.
La Fondazione Maic dà lavoro a 120 persone e
cura l' assistenza di circa 2.000 disabili. La
convenzione con l' Asl 3 ammontava fino a
qualche tempo fa a 5,7 milioni di euro per tutte
le attività di seminternato e ambulatoriali svolte
nelle varie strutture della Fondazione. I tagli
imposti negli ultimi tre anni dalla Regione alle
Asl e da queste "girati" alle strutture del
territorio hanno ridotto la convenzione di
500.000 euro.
Adesso l' annuncio di nuove sforbiciate da parte dell' Asl ha fatto traboccare il vaso. «Non abbiamo più
niente da tagliare ­ spiega il presidente Bardelli ­ Finora ci siamo riorganizzati e ingegnati per poter
garantire gli stessi servizi, da ora in poi non è più possibile andare avanti se non intervenendo sull
personale. Da lunedì prossimo bisognerà cominciare a ragionare col sindacato in termine di riduzione
di orari, di contratti di solidarietà e, se non bastasse, di riduzione del personale».
Il termine imminente di lunedì ha certo anche il tenore dell' ultimatum per smuovere le acque.
Messaggio raccolto dal sindacato che infatti chiede alla Regione e all' Asl di dare risposte urgenti, dopo
aver verificato anche il bilancio della Fondazione che Bardelli è pronto a mettere a disposizione.
«Sarebbe grave ­ dice Fabrizio Baldi, Cgil Fp Sanità ­ penalizzare una realtà che potrebbe addirittura
creare nuova occupazione, considerando le liste d' attesa e la richiesta autentica di servizi da parte dei
cittadini. L' unica realtà, tra l' altro, che fa sociale davvero, perché in questo settore abbondano gli enti
che si definiscono no profit, ma che in definitiva operano sul mercato come imprenditori».
L' Asl potrebbe trovarsi a dover fare una scelta. Decidere se chiedere alla Fondazione di trattare più
casi semplici e meno casi complessi (quelli che richiedono maggiore professionalità e l' impiego di più
specialisti), penalizzando però in questo caso i pazienti; o chiedere al contrario un maggior impegno
proprio sui "casi complessi" riducendo quelli semplici, una sorta di riconoscimento di specializzazione
della Fondazione. Ma qualsiasi soluzione non sarà comunque indolore in presenza di nuovi tagli.
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Ceppo, demolizioni al via entro fine anno
Saranno le ruspe a cambiare per prime il volto all' ex ospedale: destinati all'
abbattimento oltre 5.000 mq di edificiLA MAPPA.
di Fabio Calamati wPISTOIA Prima ancora
che dalle nuove costruzioni, il vecchio Ceppo
cambierà volto attraverso le demolizioni. E
sarà proprio questo il primo grande cantiere
che i pistoiesi vedranno aprirsi nei dieci ettari
tra piazza Giovanni XXIII e viale Matteotti, sede
per sette secoli dell' ospedale cittadino prima
che, nel 2013, aprisse i battenti il nuovo San
Jacopo. In base alle bozze dell' accordo di
programma, oltre 5.000 metri quadri di
superficie saranno liberati dalle costruzioni
attualmente presenti. Il tutto verrà a costare
circa cinque milioni di euro: soldi che metterà
la Regione (anche questo è previsto nell'
accordo di programma) e che spenderà
direttamente la Asl.
Ad essere abbattuti saranno sostanzialmente
tre blocchi di costruzioni. Guardando il vecchio
ospedale dal lato di viale Matteotti, intanto
verranno demoliti gli edifici cosiddetti "del
Piloto", che ora ospitano strutture tecniche e le
cucine del vecchio ospedale. Lì il piano
Cervellati prevede la costruzione di nuove
abitazioni.
Proseguendo verso il centro dell' area del
Vecchio Ceppo, c' è la cosiddetta "Piastra
operatoria", cioè l' edificio moderno realizzato
subito alle spalle dell' ingresso moderno, di fianco all' anatomia patologica. Anche qui le ruspe avranno
da lavorare per abbattere tutto: l' idea è di lasciare qui una grande piazza, che sarà un po' il cuore del
nuovo quartiere del Ceppo. Proseguendo ora in direzione dell' antico ospedale, quello che si affaccia su
piazza Giovanni XXIII, si incontrano le cosiddette "maniche ospedaliere" cioè quei collegamenti a più
altezze, che uniscono il padiglione Lazzereschi al Cassa di risparmio, all' ex radiologia. Anche tutte
queste strutture sono destinate alla demolizione.
Infine, sono destinati a sparire gli edifici del laboratorio di analisi, che si affaccia su via del Ceppo dall'
antico ospedale fino alla palazzina dell' Avis, e quelli dell' ex radiologia, alle spalle di quell' ala dell' ex
convento di Santa Maria delle Grazie che si affaccia direttamente su piazza San Lorenzo. Sarà questa,
forse, la novità più spettacolare: ora, camminando per via del Ceppo, si vede solo una cortina di edifici:
domani da lì si potrà entrare nel nuovo quartiere e l' occhio sarà libero di spaziare fino al padiglione
Lazzereschi. Lì ci saranno alloggi e uffici. Sull' altro lato della piazza che nascerà dalla demolizione
della piastra operatoria ci saranno i nuovi alloggi del Piloto. Accanto all' ex convento, invece, al piano
terra i negozi di vicinato che saranno introdotti nelle previsioni urbanistiche, al primo piano alloggi e
uffici come previsto. Il tutto costituisce la parte "profit" del Ceppo, che l' Asl metterà sul mercato per
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ricavarne 18 milioni di euro.
Ma torniamo alle demolizioni: quando cominceranno?
Ipotizzando una sigla dell' accordo entro marzo­aprile, in Comune sono convinti che l' Asl possa iniziare
subito a predisporre le demolizioni, con i progetti, le gare e quant' altro. Per questa fase il tempo stimato
è di 5­6 mesi.
Tirando le somme, dunque, la stima è quella di un' apertura dei cantieri di demolizione entro la fine dell'
anno. Questa è anche l' ipotesi descritta dal sindaco Samuele Bertinelli nel corso della riunione della
commissione 2 in cui i contenuti dell' accordo di programma sono stati illustrati per la prima volta ai
consiglieri comunali.
Ma per vedere del movimento nell' area dell' ex ospedale non bisognerà attendere fino ad allora. L' Asl
ha infatti assunto l' impegno ­ che attende solo di essere formalizzato ­ di liberare i locali del padiglione
Cassa di risparmio entro il 31 maggio. Si tratta del grande edificio (10.000 metri quadri) che si incontra
subito dopo aver lasciato l' antico ospedale: lì il Comune vorrebbe trasferire progressivamente una
buona parte dei suoi uffici, dalla sicurezza sociale (ora a Villa Benti, destinata alla dismissione) alla
pubblica istruzione (ora a Villa Baldi Papini), dall' ufficio tecnico all' annona.
In più, la succursale del liceo artistico. Il tutto, naturalmente, se non prenderà consistenza l' idea di
spostare lì spazi e uffici del tribunale, ipotesi lanciata dall' Ordine degli avvocati e attualmente
sottoposta a verifica tecnica.
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L' Asl a caccia dei 18 milioni e il rebus dei conti
economici
PISTOIA I conti economici sull' operazione
vecchio Ceppo è uno dei temi che sicuramente
animerà il dibattito cittadino dei prossimi mesi.
Dalla vendita delle parti che non passeranno al
Comune e non resteranno all' Asl per scopi
sanitari, l' azienda sanitaria deve ricavare i 18
milioni previsti come suo contributo alla
realizzazione del nuovo ospedale. Se in sei
anni non raggiungerà l' obiettivo, il Comune si
è impegnato a versarle fino a due milioni. Ma
quei soldi potranno venire solo dagli oneri di
urbanizzazione che i privati dovranno versare
allo stesso Comune al momento di costruire (o
ristrutturare), oneri stimati in 3,8­4 milioni. Se l'
operazione saprà camminare sulle sue
gambe, insomma, genererà da sola i fondi che
il Comune potrebbe essere chiamato a
versare all' Asl.
La Regione stima poi in 36­37 milioni le risorse
messe a disposizione, tra edifici regalati al
Comune (ma 16,6 sono il valore dell' antico
ospedale che, di fatto, non ha mercato) e soldi
spesi direttamente (ad esempio i 5 milioni per
le demolizioni). Il Comune, da parte sua,
spenderà direttamente i 7,2 milioni per lavori
di urbanizzazione.
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biancalani.
«Ospedale carente perché così è il territorio»
PRATO Una sanità sottodimensionata quella
pratese, già a partite dalle risorse assegnate:
ogni pratese riceve ogni anno 1.403 euro,
contro i 1.477 dei pistoiesi, 1.523 dei lucchesi
e 1.564 dei fiorentini. Si potrebbe continuare
ma basta aggiungere che Prato è fanalino di
coda in Toscana e che la media nazionale è
fra i 1600e i 1700 euro. I dati sono stati riportati
durante il convegno di ieri dall' assessore
comunale alla salute Luigi Biancalani che non
ha mancato di presentare a Maroni la lista
delle richieste e delle cose che non vanno. A
partire dal nuovo ospedale. «Sia i cittadini che
gli operatori hanno sempre la sensazione che
sia insufficiente ai bisogni della popolazione ­
ha detto Biancalani ­ Ci rendiamo conto che il
problema principale nasce dall' assistenziale
territoriale carente , in particolare la carenza di
strutture importante per le cure intermedie. I
12 posti­letto trovati all' ospedale non bastano:
i locali ad ospitarne di più ci sarebbero, manca
il personale». Altro punto dolente, il pronto
soccorso: «Si va avanti con la buona volontà
degli operatori, ma oltre 300 persone al giorno
è un accesso davvero difficile da poter gestire.
La risposta è ottima sui casi acuti, meno sui
codici inferiori, per i quali si ha la sensazione
che il ponto soccorso sia una sorta di poliambulatorio ove tutti possono andare. Questo perché la sanità
territoriale non è in grado di intercettare questa ampia fascia di persone». Sorprendendo la platea,
Maroni ha detto che «il fatto che gli accessi al pronto soccorso sono aumentati del 20­25% è un segnale
positivo, perché significa che il nuovo ospedale attira più di prima e ci sono meno fughe di pazienti
verso altre strutture».
(f.a.)
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La Regione promette letti e infermieri in più
L' assessore Marroni ha assicurato che i 3 milioni destinati a Prato arriveranno
«Saranno fuori bilancio e destinati al potenziamento delle cure intermedie»
PRATO La sanità pratese riceverà i 3 milioni in
più accordati con il "Progetto Prato" fuori
budget, ovvero al riparo dai tagli già previsti
per i minori trasferimenti statali alle Regioni.
Lo ha detto l' assessore toscano alla sanità
Luigi Marroni durante il convegno che si è
tenuto ieri in sala consiliare e organizzato dall'
associazione Arsa che si occupa di anziani e
residenze assistite. "I 3 milioni ­ ha detto
Marroni ­ in parte già impegnati per il progetto
della sicurezza sul lavoro nelle imprese cinesi,
per il quale sono al lavoro decine di tecnici,
hanno però come destinazione prevalente
quella del potenziamento delle cure intermedie
e dell' assistenza territoriale».
Il direttore generale dell' Asl 4 Edoardo Maino
ha tradotto in posti­letto e infermieri in più
questo potenziamento delle cure intermedie,
ovvero dell' assistenza a pazienti cronici e non
abbastanza gravi da essere assistiti nei reparti
ospedalieri di urgenza, con un aggravio sull'
ospedale. Maino ha provato a quantificare
questa iniezione di nuovo personale: «I posti
letto ­ ha detto ­ non si possono fare se non c'
è personale a supportarli. Tre milioni
sembrano pochi, ma sono abbastanza se si
considera che un milione equivale all'
assunzione di 25 infermieri».
Le carenze dell' ospedale Santo Stefano, pur in quadro generale di miglioramento rispetto al
Misericordia e dolce, sono state al centro del dibattito, così come il sottodimensionamento di risorse
assegnate, seppure in parte migliorate negli ultimi anni ­ ha tenuto a precisare Marroni ­ che ancora la
sanità pratese è costretta a subire. Il presidente dell' associazione Arsa, Paolo Migliorini, ha parlato
della situazione dei fondi destinati alle residenze per anziani e alla non­autosufficienza: 500 quote
assegnate a Prato contro le 800 della media regionale. «Ci troviamo di fronte a una situazione di bisogni
crescenti a causa dell' invecchiamento della popolazione, che a Prato è meno sensibile rispetto ad altre
realtà ma presente e inevitabile. La nostra associazione raccoglie 150 posti­letto con un età media che
si attesta sugli 85 anni . Siamo in presenza di anziani con multipatologie, alcuni ne sopportano tre fi
estrema gravità. Questo quadro deve convivere con una contrazione delle risorse sia pubbliche che
private, con rette che diventano poco remunerative per i gestori e insopportabili per i cittadini. Vanno
trovate modalità innovative di assistenza o il problema nei prossimi anni diventerà esplosivo». Migliorini
parla di grande disomogeneità fra realtà territoriali della Toscana: in alcuni casi il cittadino può scegliere
la Rsa dove ricoverarsi, in altri no. Ci sono diversità nelle modalità di accesso al servizio fra province
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Montecatini)
Anaao Toscana
toscane.
E poi una distribuzione delle risorse che penalizza, tradizionalmente Prato: «Il fatto che Prato abbia
meno anziani non giustifica l' assegnazione di 500 quote contro le 800 della media toscana». Migliorini
ha poi dato una tirata d' orecchie all' Asl, quando ha chiesto alla Regione solo 30 quote (cioè soldi)
aggiuntive per la non­autosufficienza. L' assessore Marroni ha ricordato che il fondo sociale per le Rsa
nel 2011 fu quasi azzerato con i vari tagli operati in successione dai governi: «Nonostante questo la
Regione ha supplito a questa carenza cercando di recuperare il gap con il fondo per la non
autosufficienza. Parte della manovre fatte negli ultimi anni sulla sanità sono dipese proprio dalla volontà
di recuperare quel fondo».
Francesco Albonetti.
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Il Tirreno (ed. Pistoia­
Montecatini)
Anaao Toscana
Rassicurazioni sulla maxi­Asl, ma la preoccupazione
è grande
L' altro grande tema trattato nel convegno di
ieri è stato quello dell' imminente
riorganizzazione della sanità toscana. Una
vera rivoluzione, come l' ha definita l'
assessore regionale, dopo l' ultima che portò
all' attuale ripartizione delle Usl che risale
esattamente a 20 anni fa, il 1995. Entro la fine
dell' anno, con due step successivi di
approvazione di legge in sede regionale (una
prima bozza a metà marzo, una legge di
dettaglio in autunno), verranno create delle
macro­Asl, f r a c u i q u e l l a d e l l a T o s c a n a
centrale che comprende le attuali aziende
sanitarie di Firenze (esclusa Careggi che farà
parte dell' azienda universitaria), Prato, Pistoia
e Empoli. Prato avrà una sua divisione,
autonoma dal punto di vista operativo, che
avrà a capo un vice­commissario nella fase
transitoria e successivamente un direttore.
Molte le preoccupazioni da parte dei presenti
che Prato possa perdere importanti funzioni e
livelli decisionali.
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Il Tirreno (ed. Pontedera)
Anaao Toscana
emergenza sangue.
«C' è bisogno di donatori» L' Asl 11 lancia l' appello
EMPOLI C' è urgente bisogno di sangue
gruppo A e gruppo Zero. L' Asl 11 rivolge un
appello ai cittadini, che sempre hanno
dimostrato un forte spirito solidale e altruistico,
affinché si rechino quanto prima nei centri
trasfusionali del territorio o prendano contatto
tramite le associazioni dei donatori di sangue
per effettuare la propria donazione. I gruppi
sanguigni A e Zero (Rh positivo e Rh negativo)
sono i più necessari, ma l' invito è rivolto
anche a tutti gli altri donatori, qualunque sia il
loro gruppo. I donatori, e tutti coloro che
volessero compiere questo indispensabile
gesto di umanità, sono invitati a recarsi ai
centri trasfusionali dislocati negli ospedali
"San Pietro Igneo" di Fucecchio, "Santa
Verdiana" di Castelfiorentino e "San Giuseppe"
di Empoli.
E' possibile donare sangue dal lunedì al
sabato dalle ore 7.30 alle ore 11 e plasma
dalle ore 7.30 alle ore 12. L' età minima per
donare sangue è 18 anni, quella massima 65
anni, il peso corporeo deve essere superiore a
50 Kg. Si ricorda, inoltre, che è anche
possibile prenotare il giorno e l' ora in cui
effettuare la propria donazione grazie ad
AgenDona, il sistema informatico che gestisce
le donazioni. Per prenotare la donazione basta telefonare alla propria associazione di appartenenza
(Avis, Fratres, Anpas, Cri) oppure al Centro trasfusionale.
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21 febbraio 2015
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Il Tirreno (ed. Viareggio)
Anaao Toscana
il confronto.
Azienda e sindacati trattano sui tagli
VIAREGGIO Sindacati Cgil Cisl e Uil, azienda
sanitaria e Società della salute a confronto sui
tagli alla sanità pubblica in Versilia con l'
obiettivo di contenere il più possibile le
conseguenze per gli utenti, in particolare gli
anziani. «L' incontro ­ fanno sapere le
organizzazioni sindacali ­ ha affrontato i temi
della riorganizzazione del sistema socio
sanitario del territorio della Versilia, anche alla
luce delle ricadute della normativa ragionale di
riferimento in approvazione. La
preoccupazione è che i tagli legati alla
decisione della Corte dei Conti uniti alla
riduzione dei trasferimenti dallo Stato alle
Regioni, dalla nuova normativa regionale
possa ridurre pesantemente i livelli di servizio
ed aumentare i carichi di lavoro. I tagli è
emerso che non sono ancora quantificabili nei
dettagli, mentre alcune prime risposte la
direzione Asl l e h a c e r c a t e n e i p r e
pensionamenti volontari, e quindi nella
riduzione degli organici, oltre che nella
ottimizzazione con tagli alla sanità privata, ma
con un conseguente di aumento liste attesa e
aumento dei carichi di lavoro a livelli non
sempre accettabili».
«Le parti ­ continuano i sindacati ­ hanno
espresso forti preoccupazioni sulla possibilità di realizzare un assetto completo e rispondente ai bisogni
dell' utenza di servizi a livello territoriale, che sia complemento ai servizi offerti dall' ospedale ad alta
intensità di cure, così come previsto dal sistema regionale della sanità, che realizzi appieno l'
integrazione socio sanitaria. È stato esaminato quindi lo stato di realizzazione delle case della salute e l'
attività svolta dalla società delle salute. È stato concordato di proseguire il confronto, attivando tre tavoli
, aventi per oggetto i seguenti argomenti: i progetti in corso e la non autosufficienza, il territorio,
integrazione socio sanitaria, l' ospedale».
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Il Tirreno (ed. Viareggio)
Anaao Toscana
Liste d' attesa chiuse per visite ed esami Ma non si
può dire
La direzione invia una nota agli operatori del Cup: «Non si deve rispondere che non
sono imprenotabili»
VIAREGGIO Liste di attesa chiuse per visite
ed esami. Lo hanno denunciato i comitati in
difesa della salute dei cittadini di tutta la
Toscana. Succede anche in Versilia per certi
tipi di visite specialistiche ed esami diagnostici
dove la richiesta dell' utenza è particolarmente
elevata. Ma questo, almeno i cittadini che
chiamano il Cup dell' azienda sanitaria della
Versilia, non lo devono sapere. Tanto che gli
operatori del servizio che si occupa delle
prenotazioni hanno ricevuto dalla direzione
una nota piuttosto chiara sull' argomento.
La nota è del 12 febbraio ed è inviata allo
scopo di «uniformare le risposte degli
operatori del Cup all' utenza». In particolare
«nel caso in cui non esistano posti disponibili
per alcune prestazioni ­ si legge nella
comunicazione dell' Asl ­ n o n s i d e v e
assolutamente rispondere che sono
imprenotabili ma si deve prendere il
nominativo del paziente, dopo aver creato un
elenco specifico, assicurando che verrà
richiamato appena possibile». L' azienda
suggerisce anche cosa rispondere a fronte di
eventuali proteste o richieste di spiegazioni
dell' utenza. «La spiegazione eventuale da
dare ­ dice ancora la nota ­ è che l' azienda sta
provvedendo all' apertura di nuove agende allo scopo di soddisfare la richiesta ricevuta.
Non sono ammessi altri tipi di commenti».
La nota dell' azienda si chiude con una raccomandazione agli operatori: se ci saranno lamentele sulle
risposte degli operatori veranno attivate delle verifiche «con conseguente eventuale richiamo scritto dell'
operatore implicato».
Perché in effetti di lamentele dell' utenza nel tempo ne sono arrivate in buon numero.
All' Asl ma anche ai giornali. Lamentele, per la verità, più legate al fatto di non poter accedere allo visite
e agli esami richiesti che al tono con il quale rispondono gli operatori del Cup. Il problema dell'
impossibilità di fissare una data per la prestazione sanitaria richiesta da questo o quell' utente, infatti,
non si risolve creando una lista d' attesa parallela, quella appunto deI "fuori lista".
Va detto che l' azienda sanitaria sta lavorando, con uno specifico progetto, al contenimento delle liste di
attesa. Di più: non si parla, o meglio, non si deve parlare di liste bloccate, ma è vero che è in corso una
revisione delle agende finalizzata a dare risposte anche a chi, nell' immediato, non può averne. Detto
questo la coperta, come si suol dire, resta corta. Da un lato c' è l' esigenza, imposta dalla Corte dei
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Il Tirreno (ed. Viareggio)
Anaao Toscana
Conti, di tagliare sul personale: ad esempio non verranno confermati sei tecnici a tempo determinato in
un reparto strategico come radiologia. Dall' altro c' è quella, derivante da minori stanziamenti statali e
quindi regionali, di contenere i costi della sanità pubblica sul territorio. E in questo senso va, ad
esempio, il recente taglio del 10% circa della spesa per le prestazioni presso privati convenzionati.
Cosa succederà all' utente che chiede una visita o un esame e non riesce ad ottenere in Versilia?
Se può permetterselo alzerà la cornetta per chiamare un privato e ottenere la stessa prestazione.
Altrimenti dovrà aspettare. Quanto? Dipenderà dal bilancio dell' Asl.
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21 febbraio 2015
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Il Tirreno (ed. Viareggio)
Anaao Toscana
La denuncia: «Ho la bronchite, ma mi visitano a
luglio»
«Ho la bronchite da un mese circa, non mi
passa. E ho avuto anche qualche
complicazione con l' asma così il mio medico
mi ha detto di fare un esame più dettagliato
dal pneumatologo. Sapete cosa mi hanno
risposto? Il primo appuntamento disponibile è
il 14 luglio. Per quella data spero di essere
guarito, se così non fosse o sono morto o mi
devono ricoverare. E a quel punto quanto
costerei alla sanità p u b b l i c a ? » . S o n o l e
considerazioni di un pensionato
settantaquattrenne di Massarosa che ha
contattato il Cup per un esame specialistico e,
come accade a tanti di questi tempi, si è visto
dare un appuntamento in tempi estremamente
lunghi: poco meno di cinque mesi. Visto i
tempi e le polemiche degli ultimi giorni sulle
liste di attesa chiuse verrebbe da dire che che
il paziente in questione comunque una
risposta l' ha avuto. La segnalazione, però,
rientra in un quadro generale di difficoltà.
Come confermano i numeri pubblicati sul sito
dell' Asl relativi alle liste di attesa (l' elenco è
aggiornato al 27 gennaio scorso). Se per
prestazioni importanti come la visite
chirurgiche, dematologiche, ginecolociche o
oculistiche l' attesa è ampiamente al di sotto
dei dieci giorni. Soffrono invece nefrologia (45 giorni) neuropsichiatria infantile (101), pneumologia (49)
e alcune tipologia di radiografia, tac e risonanza magnetica.
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21 febbraio 2015
Pagina 11
La Repubblica (ed.
Firenze)
Anaao Toscana
LA REGIONE.
Marroni: da dicembre i medici prescrivono il nuovo
farmaco Sovaldi contro l' epatite C
«DALLO scorso dicembre i nostri medici
possono prescrivere il nuovo farmaco contro l'
epatite C, il Sovaldi, senza limitazioni».
L' assessore alla salute Luigi Marroni spiega
che la Toscana non è tra le regioni in difficoltà
nella somministrazione del costosissimo
medicinale. Per ora ne ha consegnati solo 19,
perché si attende l' approvazione di nuovi
farmaci da associare al Sovaldi. Sono stati
però ben 216 quelli dati ai malati fino a
novembre, in base al principio delle cure
compassionevoli.
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