Christus Nascens Christus Patiens Christus Iudex
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Christus Nascens Christus Patiens Christus Iudex
VOL. 8 MONUMENTA HISTORICA SOCIETATIS IESU • NOVA SERIES Stephanus Tuccius S.J. Christus Nascens Christus Patiens Christus Iudex Tragoediae Edizione, Introduzione Traduzione di Mirella Saulini Le tragedie Christus Nascens, Christus Patiens, Christus Judex del padre Stefano Tuccio, S.J., (1540-1597) sono inedite, eccezion fatta per la terza, della quale non esistono però edizioni recenti, ma soltanto edizioni dell’epoca. Il Tuccio, nato a Monforte, presso Messina, è personalità significativa nella storia della Compagnia di Gesù; fu docente di teologia, oratore papale e, soprattutto, fu chiamato dal generale Acquaviva, nel 1583, a far parte della commissione incaricata di redigere la Ratio atque institutio studiorum Societatis Iesu. Se imprescindibile fu la sua opera di teologo, le sue tragedie cristologiche sono tra le opere più interessanti dei primi decenni del teatro gesuitico, e non soltanto per l’impegno drammaturgico. Esse costituiscono un vero e proprio progetto concluso, una trilogia che occorre conoscere nella sua completezza, e si situano tra le rappresentazioni sacre e il teatro che aspira a inserirsi nell’eredità del dramma classico. I testi qui pubblicati sono quelli delle versioni più antiche, conservati manoscritti dalla Biblioteca Regionale Universitaria di Messina. Altri codici rivelano successive modifiche al Christus Nascens e al Christus Judex; si può dire anzi che del Christus Judex esistano due versioni, la messinese e la romana. Per l’esame di quest’ultima si è utilizzato il codice 739, conservato dalla Biblioteca Casanatense di Roma, mentre per le modifiche al Christus Nascens si è esaminato il codice Mss. gesuitici 24, conservato dalla Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma. L’introduzione fornisce la biografia di Stefano Tuccio uomo e intellettuale; fa altresì il punto sugli studi fin qui condotti sul teatro dei Gesuiti e colloca la produzione del teologo monfortese all’interno dello sviluppo di questo teatro, evolutosi da semplice recitazione di poesie e dialoghi a rappresentazione teatrale vera e propria. In particolare l’introduzione puntualizza sulla novità, già individuata a suo tempo da Jean-Marie Valentin, della tragedia cristologica tucciana: dopo anni d’assenza, dovuta certo al rispetto per la sua figura divina, Gesù torna sulla scena. La tragedia sacra, dal Tuccio legittimata nei prologhi, si solleva dunque, in un periodo nel quale gli autori del teatro gesuitico attingevano all’Antico Testamento, al contenuto più alto: il Cristo stesso, nel Christus Patiens il Cristo che muore. L’altezza del contenuto corrisponde all’importanza di tale tragedia, e dell’intera trilogia, nella storia del teatro sacro, dunque del teatro tutto. Questo fa di Stefano Tuccio un drammaturgo dall’opera del quale non si può prescindere.
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