MK 56 luglio 2015
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MK 56 luglio 2015
MAX KEEFE STORIE ED AVVENTURE IMMAGINARIE THE LAST numero 56 § 21 luglio 2015 ! fotografia di Alexander Khokhlov MAXKEEFECINQUANTASEI21LUGLIO2015 Messaggio da Max Last but not least Max cambia colore della pelle. Cambia idee. Gira intorno alla boa e torna indietro. Max vende tutto a prezzi di fabbrica. I suoi tappeti finti persiani. Le sue lampade finte IKEA. I suoi teli colorati appesi alle braccia di ambulanti senegalesi. ! Nell’agosto 2011 ho cominciato con Max Keefe. A luglio 2015 finisco. In mezzo cinquantacinque numeri. 240 pagine, più o meno. Storie. Idee. Libri. Racconti. Fotografie. Una bella avventura. Erano anni che scrivevo e avevo voglia di andare allo scoperto sul campo di battaglia.! Grazie a Max Keefe ho scoperto gente preziosa. Come gli autori e le scrittrici dell’Undici, lungo una catena impressionante di coincidenze. Lettori che si sono affezionati. Non ci sarebbe nessun motivo per non andare avanti.! Eppure qui mi fermo.! Beh, sapete che vi dico? Arriva un momento in cui scrivere diventa una prigione. Quando si scopre che le righe delle frasi sono le sbarre di una cella. ! Quello che manca è la voglia di sedersi davanti ad un computer, isolati, cercando di comunicare un’emozione, un’immagine, un volto, mentre intorno a me cresce una sottile parete di parole che nasconde un gruppo di volti, un groppo di emozioni, un grappolo di immagini.! Nausea del computer. ! Se potessi trovare una penna suffi- cientemente veloce per la mia testa, scriverei a mano. Era bello scrivere e cancellare, trovare i segni dei propri ripensamenti, i solchi dei pensieri nati, cresciuti e trasformati in altro. Anche così scorreva una sorta di vita primitiva. Le parole nitide e precise del computer non lasciano tracce; veloci e superficiali come un SUV su un’autostrada. ! Sarebbe divertente tornare a riempire quaderni come cominciai a fare nella primavera 1978, quando c’erano le mezze stagioni e ci parlavamo faccia a faccia.! Magari litigavamo e non ci capivamo. Ci prendevamo a pugni per una parola di troppo. Ma se dovevamo dire qualcosa non c’era la mail per nascondere i propri sentimenti offesi.! Eravamo costretti a dirlo in faccia che stavamo male. Oppure a tacere per sempre.! Chi non sapeva parlare ma non poteva tacere, scriveva.! Max Keefe era un messaggio in una bottiglia lasciata in un lavandino. Invece finiva nell’Oceano Pacifico, sterminato ed indifferente. Ogni bottiglia era un po’ più gonfia per farsi riconoscere. Seguiva una rotta precisa e inequivocabile, preceduta da segnali luminosi, guardata con curiosità dalle navi a vela che la incoraggiavano ad arrivare a riva. ! Dove ogni bottiglia si fermava delicatamente nella baia luminosa con un tocco di cristallo. Una davanti all’altra. Intatte davanti alla riva circondata da palme colorate e succose, i cui frutti erano secchi.! Se qualcuno fosse stato alto abbastanza per raggiungerli lo avrebbe scoperto.! Max aveva sbagliato destinazione.! La rotta per arrivarci era un’altra. ! I marinai delle navi che veleggiavano sul mare di diamante lo avevano avvertito che le rotte del primo mattino sono dolorose. Sarebbe stato meglio inseguire l’ossessivo tramonto ad occidente.! Sapete, il desiderio di scrivere non è mica finito. Ho ancora un mucchio di storie in mente, che aspettano di trovare la loro forma definitiva. Più di quante riuscirei a fare nei prossimi trent’anni: storie per ragazzi, racconti assurdi, romanzi fantastici, forse anche di amore, e un giallo ambientato a Roma da concludere a quattro mani.! Non abbandono la scrittura. Continuerò a farlo con l’Undici, dove ho trovato una casa confortevole e gente con cui condividere una passione.! Tornerò, un giorno, anche con la sua rivista, che ripartirà dal numero 57, come se niente fosse accaduto.! Quando non avrò più bisogno di lanciare messaggi in bottiglia. Le prove presentate a questo tribunale sono inequivocabili. La giuria non ha bisogno di entrare in camera di consiglio. In tutta la mia carriera da giudice, non mi è mai capitato di vedere qualcuno che meritasse di sentire tutto il peso della legge. Il modo come li hai fatti soffrire, le tue splendide moglie e madre, mi riempie del bisogno di defecare! Dato che tu, ragazzo mio, hai rivelato le tue più profonde paure, ti condanno ad essere consegnato ai tuoi pari. Buttate giù il muro!