La svergognata. Diario di una donna palestinese. di Caterina

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La svergognata. Diario di una donna palestinese. di Caterina
La svergognata. Diario di una donna palestinese.
di Caterina Maccarone
La svergognata. Diario di una donna palestinese è un libro della scrittrice
araba Sanar Khalifah pubblicato nel 1986 a Beirut, con il titolo
Mudhakkirat imrah ghair waqi'iyah, ed è anche la sua prima opera
pubblicata in Italia, da Giunti Editore. L'autrice, nata a Nablus, in
Cisgiordania, nel 1941, è diventata famosa soprattutto per i suoi romanzi
Il fico d'India e Il girasole, romanzi tradotti in molti paesi europei, in cui
affronta e illustra in modo appassionato e allo stesso tempo deciso la
"questione palestinese", con tutte le sofferenze da essa implicate.
Tuttavia Sahar Khalifah ha a cuore anche un'altra tematica: la condizione
della donna nella società araba. Quest'ultimo aspetto della sua attività
l'ha portata, verso la fine degli anni Ottanta, all'istituzione di un "Centro di
studi sulle donne" con doppia sede, a Nablus e a Gaza. Infatti se la
maggior parte dei suoi romanzi si collocano su un piano strettamente
politico non si può dire altrettanto de La svergognata, libro in cui storia
collettiva e storia individuale si intrecciano, determinando il destino, le
lotte e la vita di Afàf, una giovane donna la quale si trova a vivere
prigioniera di un luogo e di una cultura che non le appartengono.
Repressi i suoi atteggiamenti considerati immorali così come la sua
passione per l'arte e la creatività fin dall'infanzia e soprattutto durante
l'adolescenza da un padre burbero e una madre fin troppo severa, viene
costretta ad un matrimonio con un uomo violento. Afàf tenta di adeguarsi
a quella che dovrebbe essere la sua cultura, una cultura che le impone di
diventare un essere subalterno, totalmente dipendente dal marito,
accondiscendente nei suoi confronti ma questo la porterà solo a soffrire.
Dopo un aborto e un periodo di isolamento e di sevizie, supportata anche
dall'amore per la gattina Anbar, "la sua bimba", e dall'amicizia nata con
una donna di nome Nawàl, inizia il suo percorso di liberazione dal marito,
ma non solo: attraverso il ritorno fisico e psicologico alle sue origini,
riscoprendo e conoscendo meglio persone importanti del suo
passato,riesce a liberarsi anche dalla sensazione dolorosa di essere
stata sempre sbagliata.
Sullo sfondo la guerra, con cui Afàf e la sua famiglia si trovano a
convivere. Apprezzabile l'andamento incalzante del racconto, in cui
passato e presente si alternano nella mente della protagonista, perfetta
riproduzione dell'intrico dei ricordi individuali così come la scelta di
raccontare le vicende in prima persona, dalla "voce" della protagonista
che coinvolge, commuove e lascia a volte, persino sgomenti. La tematica
centrale, l'emergere della donna palestinese in un contesto sociale,
politico e culturale complesso, credo renda questo libro attuale. Saranno
passati anni, ci saranno stati dei cambiamenti ma la situazione della
donna e di tutte le vittime della guerra nel mondo palestinese, e non solo,
necessitano di essere urlate al mondo, per trovare una soluzione.
Potrebbe essere definito un intento utopistico, ma quando si parla di
diritti e della vita di essere umani non reputo possibile un nesso con la
parola utopia. Nel nostro periodo, in cui vi sono ancora persone come i
militanti dell'Isis che uccidono spietatamente e rapiscono delle donne
trattandole come schiave, in cui il nostro mare ospita migliaia di migranti,
che fuggono dalla loro terra in cerca di una nuova vita, una vita migliore,
in cui i femminicidi dilagano, ritengo che la storia di Afàf porti ad una
duplice riflessione: innanzitutto su quanto davvero possa essere
migliorata la condizione delle donne o quanto possano essere tutelate
oggi e, in secondo luogo, quella sulla discriminazione, su quanto davvero
possa essere considerato diverso lo straniero, dal momento che è un
essere umano che soffre come chiunque altro e la sofferenza colpisce
tutti rendendoci uguali.
In conclusione, posso affermare che ritengo questo libro un
incoraggiamento alla ribellione, unica via che conduce alla libertà. E oggi
che regna l'indifferenza sociale, ribellione è anche tendere la mano ad un
fratello che chiede un lavoro dignitoso o ad una donna sola, che urla in
silenzio le violenze subite, proprio come Afàf.
Autore: Khalifah, Sahar
Titolo: La svergognata: diario di una donna palestinese
Città: Firenze
Editore: Giunti
Anno: 1989