Tutto ebbe inizio…

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Tutto ebbe inizio…
ERICO MENCZER
Tutto ebbe inizio…
Erico Menczer
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erico-menczer.blogspot.com
© 2008 Erico Menczer
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Introduzione
E’ una storia vera? Forse
Oppure è inventata in parte? Può essere
Forse c’è qualcosa di vero, penso di sì
Forse è solo ispirata a un fatto realmente accaduto. Chissà
Comunque mi sono divertito a scriverla.
Erico Menczer
Marzo 2008
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Quando il potere dell'amore avrà
superato l'amore del potere
allora il mondo conoscerà la pace.
Hendrix
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Tutto ebbe inizio quando incontrai Valentina, una mia ex compagna di
liceo che non vedevo da vent’anni. Il mio matrimonio era un po’ in crisi. Le
cose non vanno sempre come si vorrebbe, con Luciana ci volevamo ancora
bene, ma talvolta piccole cose mi davano fastidio, per esempio le piaceva
spostare i mobili in casa, senza interpellarmi e quando rientravo mi
sembrava di avere sbagliato porta di casa, i quadri ai quali tenevo molto
avevano cornici nuove e mi sembravano diversi, come non bastasse
comperava cose nuove che a me non piacevano e per il quieto vivere facevo
finta di non essermene accorto, e questo le dispiaceva al punto che metteva
il broncio e non mi parlava fino al giorno dopo. Essendo laureata in storia
dell’arte era convinta di poter fare tutti quei cambiamenti che io non
ritenevo necessari né utili, anzi, disturbavano il mio equilibrio, ero e sono
ancora un abitudinario e non amo i cambiamenti, sarà perché sono stato
educato così e ho vissuto con i miei genitori per tanti anni con le cose
sempre allo stesso posto e nello stesso ordine. Preferivo che mi considerasse
noioso piuttosto che continuasse a spostare i mobili. Sentivo che anche lei
era spesso seccata per piccoli screzi inevitabili dopo tanti anni di
convivenza. Da una parte aveva accettato di non spostare mobili e quadri,
ma per ripicca aveva cominciato a uscire spesso con le amiche e cercava di
farmi ingelosire raccontandomi di sconosciuti che le avevano fatto la corte e
l’avevano invitata a cena o a visitare delle mostre. Forse anche perché non
abbiamo avuto la gioia di avere dei bambini, il nostro matrimonio è calato di
tono, non abbiamo più quei momenti di effusione che erano la linfa del
nostro rapporto. “Il matrimonio deve combattere un mostro che divora tutto:
l’abitudine” diceva Balzac. Ripenso a quando ci siamo conosciuti. Ero
laureato da poco e lavoravo già in uno studio di progettazione. Luciana
collaborava a un giornale per ragazzi. Ci eravamo conosciuti a una cena in
casa di amici e ci scambiammo il telefono. Dopo un paio di giorni mi aveva
chiamato proponendomi di andare al cinema a vedere un film che lei aveva
scelto, non a caso era una storia d’amore abbastanza erotica. Dopo il cinema
avevamo fatto una lunga passeggiata attraversando Villa Borghese, poi
Luciana mi aveva invitato a salire a casa sua che casualmente era molto
vicina, abitava in una garconniere molto carina, all’ultimo piano di un
palazzo del centro, un monocamera angolo cottura ma arredato con cura
meticolosa e con un caminetto circondato da tanti cuscinoni. Mi ero messo a
guardare ogni piccolo particolare dell’arredamento, facendo finta che mi
interessasse più la casa che lei, finchè mi accorsi che aveva preparato uno
spuntino e una bottiglia di vino vicino al caminetto acceso. Si sdraiò sui
cuscini, sarebbe stato assurdo che rimanessi in piedi a girare nel poco spazio
libero, alla fine mi arresi e mi sdraiai vicino al fuoco e cominciammo a
mangiare quello che lei aveva preparato, focaccia genovese, alta e morbida,
un po’ unta d’olio, sottaceti e tanti tipi di salumi, dal più semplice salame
ungherese fino ai più rari affettati altoatesini. E vari formaggi, le tipiche
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caciotte toscane e marchigiane e qualche formaggio francese. Il vino era
ottimo anche se dei colli romani. E poi, finito di mangiare, cosa doveva
succedere se non ore di baci e carezze e poi tanto sesso piacevole e
tranquillo, un’estasi. Giorni dopo mi confessò che già allora aveva pensato
al matrimonio, le piacevo veramente. Mi disse che ero proprio il tipo
d’uomo che lei aveva sperato sempre d’incontrare. E’ stato un bel
matrimonio il nostro, in chiesa, come lei desiderava, il viaggio di nozze a
Venezia per vedere la Biennale e la Scuola di San Rocco, più che San
Marco che già conoscevamo.
Ora, dopo quasi vent’anni il sesso, sempre più raro, sembra quasi un
dovere. Sempre la stessa minestra, “Toujours perdrix” esclamava un famoso
re di Francia stanco di mangiare pernice tutti i giorni. Lo direi anch’io, alle
bistecchine, alle insalatine, bisogna alternare una minestra di pasta e fagioli
con le cotiche, o magari con l’osso di prosciutto o meglio ancora con le
costine di maiale affumicate. “Ma tu non ti senti la notte quando hai
mangiato i fagioli.. non mi fai dormire!” mi dice Luciana, e non posso darle
torto perché lei le puzze a letto non le fa o perlomeno io non le sento. Ci
sono altre cose che minano il nostro matrimonio, la televisione, per
esempio, lei non vede mai i telegiornali, dice che sono sempre i soliti bla bla
dei politici che parlano tanto ma non concludono niente, lei ama le storie
d’amore, meglio se sullo sfondo di cliniche e ospedali, vanno tanto di moda
le storie d’amore tra medici e infermiere, gli incidenti con tante vittime,
accoltellamenti, e così via. Io vedo lo sport anche se non sono un tifoso
accanito della mia squadra, e vedo le notizie che sono comunque utili per il
mio lavoro. Abbiamo deciso un giorno di comperare un secondo televisore
ma questo ci ha allontanati ancora di più. E poi le telefonate interminabili
con le amiche, ore di chiacchierate misteriose sottovoce, mi danno un po’
noia.
“Ma che vi dovrete dire, da stare tanto al telefono”
“Niente d’importante, le solite cose, Francesca dopo tre mesi di dieta è
calata appena un chilo, è disperata, si era ridotta a mangiare poco e niente,
carote e pane azzimo, sarà andata da un dietologo che probabilmente la
laurea se l’è comperata. Sara è andata a trovare i genitori che hanno avuto
un brutto incidente con la macchina, sono finiti in un fosso e stavano per
annegare, li hanno salvati i pompieri in extremis.”
“Meglio il treno a quell’età, vogliono fare i giovanotti.. e poi..vedi..”
“Valeria, la nipote di Paola ha avuto un bambino di oltre quattro chili,
pensa, lei così mingherlina”
“Chissà quanto avrà sofferto”
“Macchè, erano pronti a farle il cesareo, lo sai che oggi, per
guadagnare di più ti fanno il cesareo anche se non serve, ma lei si è opposta
e in dieci minuti era tutto finito, mamma e bimbo stanno benissimo,
Giacomo lo voleva chiamare Gerundio come suo padre, invece Valeria si è
opposta, lo chiameranno Domenico perché è nato di domenica, carino, no?
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“E se fosse nato di mercoledì?
Direi che da 1 a 10, siamo più o meno a 6 o 7, che non è neanche male
se penso che tanti dei nostri amici sono separati o single o divorziati o
risposati o decisamente infelici. Io non potrei dire di essere infelice, solo un
po’ scontento, insoddisfatto, vorrei ritrovare il piacere delle telefonate che
Luciana mi faceva spesso dicendomi “Mi manchi, quando torni?, ti ho
preparato il couscous come piace a te e poi potremmo andare a vedere quel
nuovo film con Depardieu del quale si parla tanto, “Carta verde - mi pare”.
Ora mi aspetta a casa in camicia da notte con la minestrina e le verdure. “Ti
fa bene mangiare leggero la sera”. Spesso lei ha già mangiato e si mette a
letto per non perdere qualche suo telefilm preferito. E’ un cancro la
televisione che ci allontana sempre di più, beati i tempi in cui vedevamo
insieme gli sceneggiati, mano nella mano, con tanto piacere. E anche tanti
altri programmi che ora sono sostituiti da trasmissioni assurde che servono
solo a fare “audience” per la pubblicità. Andavamo anche spesso al cinema,
ci siamo visti o rivisti per anni i più bei film italiani e stranieri, Antonioni,
Fellini, Godard, Altman, Salce, coi primi Fantozzi abbiamo riso fino alle
lacrime. Ultimamente mi ha fatto trovare vicino al televisore un DVD
erotico e penso che prima o poi troverò un porno di Siffredi come segnale
della sua insoddisfazione a letto. Non posso negare che l’attrazione tra noi
sia un po’ in ribasso come succede a tante coppie che poi finiscono per
separarsi. Per chi ha figli le cose sono diverse, ci sono tante ragioni per stare
insieme, i problemi dell’educazione, della scuola, delle amicizie e del loro
futuro. Sognavo alle volte di avere un rapporto con una donna immaginaria
che mi assalisse, mi strappasse i vestiti di dosso, mi obbligasse a fare le cose
più impensate, sesso violento fino all’esaurimento di ogni mia forza, sesso
in tutti i modi e posizioni, senza alcun limite, fino all’orgasmo e oltre. Ma
erano proprio sogni.
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Quando incontrai Valentina in quel momento della mia crisi
coniugale, non avevo pensato per niente ad un’altra donna reale, con
Valentina avevamo avuto un piccolo flirt ai tempi della scuola, quelle
piccole cose che iniziano con un bacio e finiscono in nulla. Ma il primo
bacio si ricorda sempre. Tra le compagne di liceo era quella che preferivo,
era bella, dolce, spiritosa e simpatica. Mi piaceva passare con lei l’ora di
ricreazione e qualche volta l’accompagnavo fino a casa per poi tornare
verso casa mia. Ci eravamo persi di vista, ma da un ex compagno avevo
saputo anni fa che si era sposata e aveva avuto due gemelli. Il nostro
incontro è stato assolutamente casuale. Era una di quelle belle giornate di
gennaio col sole e l’aria tersa e asciutta, che sembrano un inizio di
primavera. Mentre stavo aspettando il bus che mi portava a casa mi sembrò
di riconoscerla. Era seduta su una panchina sotto la tettoia e stava leggendo
uno di quei giornaletti che ormai si trovano dappertutto, ottimi per aspettare
alle fermate. Mi sembrava Valentina, anche se non era più un giunco come
la ricordavo. Era una bella signora piuttosto elegante in un classico tailleur e
ben truccata. Mi fermai quasi davanti a lei, alzò la testa per vedere chi era
questo individuo che la stava fissando e le parve di riconoscermi. Io la stavo
guardando per essere certo che fosse lei, mi ricordai quegli occhi di un blu
profondo.
“Renato Desantis.. sei tuu ?
Aveva una voce vellutata, profonda
“Si, Valentina, sono proprio io, ma tu che ci fai da queste parti?
La solita domanda per rompere il ghiaccio. Lei si alzò e ci demmo un
fuggevole bacio. Si risedette e io sedetti accanto a lei.
“Non ci vengo spesso da queste parti, oggi è un caso e guarda un po’
chi ti incontro, ma come stai, sono passati quasi vent’anni...ti trovo bene..”“ Sto bene, prendo sempre qui il bus per andare a casa.., eccolo che
arriva..”
mi alzai, avevo tanta voglia di rimanere lì, ma ebbi un attimo di
indecisione..
“Sentiamoci,
telefonami, per piacere, Tommaso Tomasi, ciao
Renato”
e salii sul bus. Mentre ci allontanavamo la vidi alzarsi e andare verso
un altro bus che stava arrivando.
“Ho incontrato una mia vecchia compagna di scuola, Valentina, dopo
vent’anni ci siamo riconosciuti quasi subito” dissi a Luciana appena tornato
a casa.
“Com’è questa compagna, sarà una quarantenne come te”
“Certo, una quarantenne come me, è ancora una bella donna,
elegante, è stata gentile, peccato che il mio autobus sia arrivato quasi subito,
altrimenti mi sarei fermato volentieri a parlare, mi ha chiesto di telefonarle,
forse lo farò, so che ha un marito e due gemelli, non so altro.
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“Peccato, potevi prendere l’autobus successivo, poteva essere
divertente vedere qualcuno dei tempi della scuola”
“Ci ho pensato, ma avrei fatto tardi, con gli autobus non si sa mai”
“Com’era vestita?”
“Un tailleur classico, grigio, mi pare”
“I capelli?”
“Scuri, ondulati, ben pettinati”
“Telefonale”
Mi parve un po’ strano che mi dicesse di telefonarle, forse era una
manovra per risvegliare il nostro rapporto, perché no? una compagna di
scuola con due gemelli, potrebbe essere interessante. Comunque andai a
vedere sull’elenco telefonico questo nome, Tommaso Tomasi… sì, c’era
effettivamente, sulla Salaria, non lontano da casa nostra, annotai il numero.
Questo casuale incontro, non lo nascondo, mi aveva fatto veramente piacere.
Una bella signora che avevo conosciuta diciassettenne al liceo, in quegli
anni in cui si flirtava e basta, aveva lasciato il segno. Improvvisamente era
nata in me una grande curiosità. Avrei voluto sapere tutto di lei, che cosa ha
fatto in questi vent’anni, chi ha sposato, com’è il marito, dove vive, se è
felice, come passa le sue giornate, come sono questi gemelli. Io stesso mi
meravigliai di questa mia curiosità, non sono curioso per natura, ho il mio
studio che assorbe le mie giornate e non ho molto tempo per pensare ad
altro se non al mio lavoro, a Luciana, a un po’ di amici, qualche fine
settimana, le vacanze, il cinema. Chissà come sono i gemelli di Valentina,
ora mi viene in mente che mi ha detto “Telefonami, per piacere”, come mai,
ha forse qualche problema? Forse si è ricordata che oltre a essere compagni
di scuola eravamo anche amici. Le voglio proprio telefonare, domani
dall’ufficio. Sono stato tutta la serata a pensare a lei, anche se c’era sul
secondo canale quel serial “Professione avvocati” che non è niente male, è
forse il più seguito negli Stati Uniti. La puntata trattava di un ragazzo gay
accusato mi pare di tentato omicidio, ero molto distratto, avevo davanti agli
occhi la faccia di Valentina nel momento in cui mi diceva sorridendo
“Renato, sei tu?” come un fermo di fotogramma in un bel film. Sento dire
che oggigiorno i quarantenni sono attratti dalle ventenni e viceversa, perciò
mi meraviglio un po’ di me stesso per questo mio interesse verso una
quarantenne, forse sono fuori moda.. Ma è la prima volta che penso a una
donna con un certo interesse, forse perché non è proprio una sconosciuta,
bensì un’amica, anche se conosciuta tanti anni fa. Quel “Renato, sei tuu ”
mi ha fatto accorgere che quando una donna pronuncia la u finale atteggia la
bocca come per un bacio, perciò mi è rimasta impressa quella piccola frase.
Dopo aver letto qualche pagina di un libro non molto interessante mi
addormentai ma l’ultimo pensiero è stato per quella telefonata che avrei
fatta l’indomani e che mi avrebbe chiarito le idee.
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“Casa Tomasi?
“Si
“C’è la signora?
“Chi devo dire?
“Desantis
Dopo una breve attesa sentii con piacere la sua voce molto cordiale.
“Renato ciao, sapevo che eri tu, a quest’ora non mi telefona mai
nessuno.
“Ciao Valentina, eccomi qua.
“Renato, non ti nascondo che stavo aspettando la tua telefonata, mi ha
fatto tanto piacere rivederti dopo tutti questi anni, ho voglia di parlare con
te, ieri sei scappato..
“Scusa, era il mio autobus..
“Va bene, ma ora che ti ho ritrovato vorrei vederti, come sei messo?
“Sono a studio, ma posso uscire quando voglio, non capita spesso di
incontrare una vecchia amica, ci possiamo vedere quando vuoi, sono libero.
“Non so niente di te, sei single, sei sposato, hai figli, dimmi
“Sono sposato, senza figli, e ci possiamo vedere quando e dove vuoi,
anche oggi,
“Ti andrebbe a colazione
“Certo, dove?
“Vicino a casa mia c’è un grande bar, si mangia al piano di sopra, è
carino, ti va bene all’una,?”
“Ci sarò, ciao
Non mi sembrava vero, tutto così facile, così naturale, sbrigai tutte le
cose che dovevo fare, le telefonate, le mail, all’una sono entrato in questo
posto, un bel locale grande, tutto parquet, grandi tende a fiori, grandi quadri
astratti, tovaglie di lino ricamate. Valentina era già lì ad aspettarmi davanti a
un bicchiere di vino. Indossava una gonna nera e una camicetta bianca a
pois neri. Aveva gli occhi pieni di luce, mi ha abbracciato e baciato come
vecchi amici e ci siamo seduti. Assaggiai anch’io il vino, era ottimo.
“Hai fame, Renato, vogliamo mangiare subito, qui fanno un menu
speciale, fanno tutto loro, antipastini, assaggi di primo..
continuava a guardarmi negli occhi
“ o preferisci che parliamo un po’, abbiamo tante cose da raccontarci..
“Mi va bene se parliamo un po’
“Allora. Ieri quando ti ho visto alla fermata mi è sembrato che potresti
essere la persona giusta..
“Giusta per cosa,
chiesi un po’ meravigliato e incuriosito
“Mi spiego subito. E’ da tempo che sento il bisogno di trovare
qualcuno che non sia del mio solito giro di parenti, amici e conoscenti, e
questo qualcuno secondo me potresti essere tu. Ti ho visto così tranquillo e
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sicuro, hai dato anche a me sicurezza e tranquillità, poi sei dovuto andare,
ma è da ieri che mi sento fortunata di averti incontrato, compagni di scuola,
abbiamo la stessa età, siamo cresciuti negli stessi anni, ognuno ha vissuto la
sua vita che poi ci racconteremo, se ti va. Anzi, prima ti devo fare una
domanda.
“Dimmi pure..
ero sempre più curioso
“Tu non sai niente di me, ma sto vivendo un periodo della mia vita
piuttosto difficile e pieno di problemi, te la sentiresti di aiutarmi? Io spero
tanto di sì.
Sono rimasto piuttosto sorpreso da questo inizio che immaginavo
completamente diverso. Mi aspettavo un tete a tete un po’ più semplice,
senza complicazioni, comunque ero curioso e decisi di stare al gioco.
“Valentina, mi dici che la tua vita è piuttosto complicata, ti rispondo
subito che la mia non lo è per niente, sono sposato, stiamo abbastanza bene
insieme da tanti anni, ma se tu hai bisogno di me, ti posso dare volentieri
una mano, purchè possa continuare la mia vita e il mio lavoro.
“Certo che puoi continuare la tua vita, l’aiuto che ti chiedo è un aiuto
morale, riguarda il rapporto che ho con mio marito e i miei figli che come
forse sai sono gemelli diciottenni, maschio e femmina, bellissimi tutti e due.
“Lo sapevo, me ne parlò Zurlini, il secchione del primo banco, te lo
ricordi?
“Mi pare di si, l’avevo un po’ rimosso…ah sì, Zurlini, quello con gli
occhialoni..
“Proprio lui che li perdeva sempre e brancolava per terra in mezzo ai
banchi per ritrovarli.
“Allora senti, dei miei ragazzi parleremo dopo, ora ti racconto di mio
marito.
Si prese una pausa di riflessione, evidentemente mi voleva parlare di
cose che per lei erano molto importanti.
“Ci siamo sposati quando io avevo ventidue anni e lui trenta, eravamo
molto innamorati, lui faceva il commercialista, guadagnava molto bene, è
sempre stato un marito affettuoso e un padre presente, adorava i ragazzi, ci
portava a fare delle gite, li portava allo stadio, in palestra, al cinema, a
teatro, era un padre straordinario, finchè un giorno, qualche anno fa, ha
preso nuovi clienti, un giro di gente che non mi piace per niente
“Ho capito di che cosa stai parlando e sono d’accordo.
“Quando fare tanti soldi divenne più facile con le nuove leggi sulla
bancarotta, sul falso in bilancio, sul conflitto di interessi, eccetera, i suoi
rapporti col partito divennero ancora più stretti”.
“Questi politici non conoscono vergogna, ogni giorno una novità,
nuove leggi tutte a vantaggio loro.”
“I suoi clienti sono professionisti, commercianti, imprenditori,
industriali, finanzieri, tutta gente vicina ai politici che ha avuto la possibilità
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di raddoppiare, triplicare e qualche volta decuplicare in poco tempo le
proprie entrate. A quel punto sono cominciati i nostri problemi. Lo sai come
sono i ricchi, i soldi non bastano mai, vogliono sempre di più, cambiano
casa, cambiano macchina, la maggiore aspirazione è avere il Rolex d’oro, la
Ferrari, la casa al mare …non conoscono più limiti. Alcuni suoi clienti sono
diventati in poco tempo molto ricchi, il lavoro è aumentato, ha dovuto
assumere delle persone e due segretarie, ha preso un ufficio più grande, e il
rapporto con i ragazzi è completamente cambiato.”
“Cosa c’entrano i figli, la cosa più bella, non capisco..
“Non viene più a colazione, qualche volta viene a cena ma non fa che
raccontare dei suoi clienti che aumentano come numero e come entrate, ha
tantissimo da fare, dice sempre che lavora per assicurare un futuro ai figli.
Ora questo padre che latita manca a loro e…anche a me, devo dire.
“E’ comprensibile, un cambiamento così improvviso, inaspettato..
“Ma non ti ho detto tutto, a mio marito ha preso la frenesia di
arricchirsi come i suoi clienti. Dice che guadagnare tanto lo fa impazzire, il
danaro dà potere e il potere gli fa avere gli orgasmi, capisci Renato, al primo
milione hanno l’orgasmo, ma non quello normale come dopo un rapporto,
un orgasmo vero, come noi donne quando l’uomo ci sa fare, lungo minuti e
ripetuto, anche quando si comprano la Ferrari o la Lamborghini hanno
l’orgasmo da potere, orgasmo al pensiero di poter andare a duecento all’ora,
da esibirla in piazza Euclide quando escono da scuola le diciottenni, lo
capisci, Renato... persino con la Mercedes si sentono dei poveracci..
“Conosco il tipo, soldi, la fuoriserie, le ragazzine.. Io non le capisco
queste voglie, si vive bene anche senza i milioni, basta avere il necessario
per vivere decorosamente e levarsi qualche capriccio… non so… una giacca
di cachemire, un quadro che ti piace… una vacanza in un posto esotico..
“E’ quello che penso anch’io, ho capito invece che a lui non basta,
perciò gli piacerebbe entrare in politica, è lì che c’è il vero potere, - dice ma tu m’insegni che la politica non è mai pulita, bisogna accettare dei
compromessi, chiudere gli occhi sempre più spesso, far finta di non vedere e
di non sentire, come le scimmiette. La nostra vita sta cambiando
radicalmente. I suoi genitori, parenti e amici sono euforici, lo ammirano, ne
parlano come se fosse un genio, ma io sento qualche telefonata e capisco
che entra in affari poco puliti, dove i politici chiedono e ottengono
finanziamenti per lavori che si rimandano o non si fanno più per niente e i
soldi spariscono nei partiti, nelle tasche di politici e anche nelle tasche sue..
“Ma come marito, insomma, il vostro rapporto..
“Langue, langue, è troppo stanco la sera, si addormenta. Ma non ti ho
detto tutto, fa dei viaggi, dice che va in Lussemburgo o in Lichtenstein
dove ci sono le banche dei clienti, sta via un giorno o due e torna stanco
morto.
“Ho capito, cara Valentina, pensavo che il mio matrimonio fosse in
crisi, ma rispetto al tuo mi sembra di essere in luna di miele!
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“Sì, prendimi in giro – disse sorridendo - questo sfogo mi ha fatto
bene, sapevo che queste cose bisogna buttarle fuori e tu mi hai ascoltata con
tanta comprensione, l’ho visto nei tuoi occhi che mi capisci, è di questo che
avevo bisogno.
“I tuoi figli vanno ancora a scuola? come si chiamano?
“Anna era bravissima al liceo, si è iscritta a lettere. Nicola è stato poco
bene, ha perso un anno e deve ancora fare la maturità ma va sempre in
palestra e pare che sia una vera promessa per la ginnastica italiana.
“Hai una fotografia?
Tirò fuori dalla borsetta un piccolo album con la copertina d’argento e
con incise le sue iniziali
“Si, eccole”.
Erano veramente una bella coppia di gemelli
“Sono bellissimi, sarai felice di avere dei figli così belli.
“Si, sono felice, anche loro però hanno dei problemi, ma di questo
parleremo un’altra volta.
“Me ne parlerai quando ti andrà. Ma per la tua situazione, cosa
vorresti da me? Che posso fare oltre che ascoltarti?
Non pensi che adesso potremmo mangiare? io non ho molta fame, ma
tu sicuramente sei abituato a mangiare regolarmente.
“No, a colazione mangio poco, preferisco la cena, ma giacché siamo
in questo posto così carino mangerò volentieri con te”. Fece un cenno al
cameriere che portò degli antipasti a base di scampi in crema di limone,
veramente appetitosi. Aveva una faccetta buffa ma si muoveva con una
certa grazia insolita per un cameriere, quasi un balletto.
“E’ l’attrazione di questo posto oltre al buon cibo e al buon vino” mi
sussurrò Valentina. Mangiammo in silenzio, Valentina mi guardava ogni
tanto con gli occhi sorridenti, sia per capire se gradivo il cibo, sia per farmi
capire che stava bene con me in quel posto. Anch’io mi trovavo a mio agio
in una situazione per me nuova, a colazione con una bella donna all’insaputa
di Luciana. Appena finiti gli antipasti arrivarono degli assaggi di pasta e
riso, particolari anche questi , squisiti.
“Mi piace questo posto, ci voglio venire con mia moglie, non andiamo
spesso a mangiare fuori, sono certo che piacerebbe anche a lei.
“Farai bene Renato, io ci vengo qualche volta con un’amica quando i
figli non tornano a casa.
“Questo raviolo alla zucca è sublime.
Per dessert arrivò una mousse al cioccolato assolutamente unica.
“Mi sembra quasi meglio di quella famosa che fanno a Parigi, alla
Coupole.
Dopo il caffè ricominciammo a parlare
“Ma tu finora come hai reagito a questa nuova situazione con tuo
marito.
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“Renato, il cambiamento non è stato repentino, poco per volta ha
cominciato a parlare di soldi, prima non ne parlava mai, guadagnava
abbastanza per farci fare una vita più che dignitosa, ora quasi non lo
riconosco più, sempre assente, penso che viva pensando solo al successo e
al potere, e poi non ti nascondo che ha assunto due segretarie di cui una è
una bionda bellissima, non mi meraviglierei che ogni tanto, quando rientra
tardi.. mi capisci, ma non si può più parlare in casa, lui risponde a
monosillabi, sembra in trance, pensa ai suoi affari, pensa a come guadagnare
di più… ogni tanto si chiude in una stanza a parlare al telefono con chissà
chi e quando torna alle volte sorride, alle volte è nero e non gli si può
parlare.
“Proprio un voltafaccia..
Valentina mi prese una mano come per avere un contatto con una cosa
reale, è stato quasi commovente, aveva gli occhi lucidi e mi è sembrato che
facesse uno sforzo per non piangere, mi ha fatto tanta tenerezza, poi si è
ripresa dicendo
“Ora sai quasi tutto della mia situazione, vogliamo andare.. per oggi ti
ho angosciato abbastanza.
“Sono stato molto bene qui con te, credimi, devo solo tornare allo
studio, ho un socio che si chiederà che fine ho fatto, non mi assento quasi
mai, di solito mangiamo in un baretto sotto l’ufficio
“Ti posso telefonare qualche volta..
“Certo che mi puoi telefonare e possiamo vederci ancora quando vuoi,
telefonami allo studio, ecco il numero, se non mi trovi lascia un messaggio.
Scendemmo le scale, insistette per firmare il conto, s’infilò un
giaccone nero di pelle e dopo un leggero abbraccio e un amichevole bacio se
ne andò verso casa, io chiamai un taxi.
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Non sapevo bene cosa pensare, ero stato benissimo con Valentina, ho
capito questo suo bisogno di qualcuno con cui sfogarsi per la situazione col
marito. Un po’ incredibile questo cambiamento, da marito irreprensibile era
diventato un marito assente. Non è il primo caso di persone che perdono la
testa quando gli si presenta l’occasione di arricchirsi, è quello che accade
anche a chi vince una grossa somma a una lotteria, chi non è abituato a
essere ricco può andare in tilt, ci sono stati casi di gente che è impazzita e in
poco tempo per investimenti sbagliati o per troppe spese è finita in
bancarotta. Non è magari il caso del Tomasi abituato a maneggiare cifre a
tanti zeri, il problema in questo caso è un altro, è l’aver trascurato i figli e i
più elementari doveri coniugali. Ero indeciso se continuare a esserle amico e
forse anche qualcosa di più, o defilarmi per non finire in una situazione
senza uscita. Da una parte c’era la remota possibilità di una storia
piacevole, dall’altra il ritorno al solito trantran di casa e studio. Non sono
uno da colpi di testa, non lo sono mai stato, mi piace la vita tranquilla.
Decisi di lasciar fare al tempo. Valentina mi avrebbe richiamato e poi, non
si sa… Non nascondo che mi piaceva molto come donna quarantenne
ancora molto bella, di classe, sensibile, intelligente, con tanta voglia di
difendere la sua vita. D’altra parte perché si è rivolta a me, perché quegli
occhi lucidi, perché quel momento di commozione? Continuai a pensarci
allo studio e poi a casa. Era il caso di parlarne con Luciana, raccontarle i
fatti per sentire le sue reazioni? Decisi di sì, il nostro rapporto era ancora
solido nonostante tutto e mi avrebbe fatto piacere metterla a parte di questa
cosa per me nuova. Mi ascoltò attenta, non fece commenti fino alla fine.
“Dev’essere proprio una donna interessante, non ti ho mai sentito
parlare di qualcuno con tanta passione, in fondo è solo una ex compagna di
scuola, non ti stai facendo coinvolgere troppo?”
“Lei non mi chiede altro se non di starla a sentire, non mi ha chiesto
consigli, sono forse la spalla su cui vorrebbe piangere visto che ci
conosciamo da ragazzi, ho capito che di sfogarsi coi parenti del marito non
se ne parla proprio, i suoi genitori non li vuole coinvolgere, preferisce
lasciare che pensino che va tutto bene, perciò io sarei una terza persona
completamente al di fuori del suo ambiente.
“Fai come credi, fallo se ti fa piacere, a me va bene, anzi, perché non
me la fai conoscere, mi potresti portare in quel posto dove mi hai detto che
si mangia tanto bene, se ci andrai ancora verrei volentieri anch’io.
“Non mi pare una grande idea, per il momento vediamo come procede
la storia col marito. Con te ci potremmo andare uno di questi giorni, anche
domani, non ti ho raccontato che c’è un cameriere ballerino, un’attrazione
del locale, piroetta in mezzo ai tavoli con i piatti in bilico.
“Ok, domani sera mi vieni a prendere e mi ci porti. Le luccicavano gli
occhi e mi diede un bacio.
15
Infatti la sera dopo ci andammo tutti eleganti, Luciana aveva indossato
un vestito di sartoria che non aveva ancora avuto occasione di mettere. Un
tubino bordeaux un po’ scollato, ma il posto era ben riscaldato. La sera il
locale era ben frequentato, era quasi pieno. Si mangiava a lume di candela.
Con grande sorpresa notai che a un tavolo c’era Valentina con i figli. Il
solito cameriere ci fece accomodare a un tavolo vicino e facemmo tutte le
presentazioni. I due figli erano veramente due splendidi ragazzi, Anna,
bionda longilinea, occhi azzurri, capelli lunghi mesciati come ormai hanno
tutte le ragazze, vita bassa con l’ombelico al vento, Nicola, un ragazzone
atletico pieno di muscoli, capelli scuri, cortissimi, ma i lineamenti erano
inconfondibilmente molto simili. Uguali naso, bocca, mento e anche le
mani. Il cameriere fece un impercettibile gesto verso Valentina per chiedere
se era il caso di fare un’unica tavolata, Valentina fece un altrettanto
impercettibile gesto per lasciare le cose come stavano. Mi trovai perciò a
dare le spalle a Valentina con Luciana accanto a me, inoltre notai che al
tavolo di Valentina c’erano altri due coperti. Arriverà qualcuno, pensai,
forse il Tomasi, forse la situazione tra loro si è chiarita, forse il marito ha
avuto voglia di cenare con i figli, o forse è in viaggio e arriverà qualcun
altro. Intanto il cameriere con le solite piroette cominciò a portare gli
antipasti, al tavolo di Valentina poi passò al nostro, ci servì un delicato
soufflè. Luciana mi dava delle occhiate interrogative, non capiva bene la
situazione, non l’avevo preparata né l’avrei potuto fare dato che la presenza
di Valentina e figli era una sorpresa anche per me. La sera c’è anche la
musica a volume molto basso ma con un ottimo sound, piacevole. Mentre
stavamo tutti mangiando il soufflè e bevendo dell’ottimo vino, arrivarono le
due persone attese. Erano un trentenne mingherlino, stempiato, elegante e di
una certa classe e una ragazza anche lei sui trenta, molto sportiva e
apparentemente molto sicura di sé. Si muoveva come se facesse parte della
famiglia. Il cameriere servì anche loro che mangiarono con molto appetito.
Pensai che fossero i fidanzati dei figli anche se le loro età mi lasciavano un
po’ perplesso. Il ragazzo era un po’ grande per Anna, la ragazzona pure per
Nicola. Non ci feci caso più di tanto, ho sentito dire che i gemelli hanno
spesso comportamenti diversi da come ci si aspetta. Luciana non faceva che
decantare il cibo, il vino e la musica, pareva stare a suo agio, parlavamo
poco. Valentina e i figli parlavano animatamente. Mi sembrò di capire che
dopo cena i giovani sarebbero andati insieme in qualche discoteca. Dopo i
saluti Valentina uscì con i quattro giovani, Luciana volle rimanere ancora
per gustare una mousse tutta speciale e bere un altro bicchiere di vino.
Tornammo a casa in macchina
“Bella donna la tua amica, veramente, sei fortunato, potevi incontrare
qualche racchiona o cicciona, sembra quasi che te la sia scelta tra le tue ex
compagne.
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“Non dire stupidaggini, sai bene che non incontro mai nessuno sul
bus, preferiscono tutti la macchina, è stato proprio il caso. Non se ne fanno
proprio incontri interessanti sull’autobus che prendo tutti i giorni.”
Luciana volle farmi tante domande, se avevo già conosciuto i figli, se
non mi sembravano delle coppie un po’ strane, ma io le risposi
evasivamente, mi sembrava meglio non fare congetture. Ma tra me e me
pensai che i gemelli forse per emulazione, forse per genetica sono portati a
fare lo stesso tipo di scelte. Tuttavia mi aspettavo che nei giorni seguenti
Valentina si sarebbe fatta sentire e ne avremmo forse parlato. Passai con
Luciana una serata tranquilla, vedemmo in DVD un bellissimo film con
Cate Blanchett e Judy Dench, storia di uno scandalo in una scuola inglese.
17
5
Un paio di giorni più tardi arrivò allo studio la telefonata di Valentina.
“Renato, come stai? Sei disponibile per una chiacchierata, te la senti
di sopportarmi ancora un po’?
“Certamente, te l’ho detto che puoi disporre di me”.
“Ti va di venire a casa mia, non c’è nessuno, Tommaso è al partito e
torna tardi, i ragazzi credo siano in biblioteca, la donna delle pulizie è già
andata via, l’indirizzo lo sai, quarto piano, ti aspetto.
Non so se ero più curioso o più impaziente, una bella signora ti invita
a casa sua chiarendo di essere sola. Non capita spesso. Per fare prima lasciai
il lavoro che stavo facendo, scappai quasi dallo studio, presi un taxi, dopo
pochi minuti suonavo al citofono di casa Tommasi. Scatto della porta,
ascensore ed ero arrivato, piuttosto curioso e un po’ emozionato. Mi
avrebbe aperto elegantemente vestita come il suo solito o con una vestaglia
trasparente? Mi aprì in un Jeans tutto strappi, buchi e toppe e un vecchio
maglione sbrindellato che aveva conosciuto tempi migliori. Dopo il solito
bacio mi fece accomodare in un elegante salotto pieno di quadri moderni tra
cui spiccavano un pregevole Vespignani prima maniera. Una casa
veramente lussuosa, tappeti persiani, enormi divani e poltrone,
soprammobili di cristallo e d’avorio. Un arredamento forse un po’ troppo
ricco senza essere pacchiano. Un sottofondo di Hampton rendeva la casa
veramente accogliente.
“Ti ringrazio di essere venuto, avevo tanto bisogno di vedere un
amico”
mi disse con un leggero sorriso, non so come farei senza di te, la mia
vita sarebbe ancora più vuota.”
“Non ti capisco, Valentina, con un marito anche se un po’ assente, una
bellissima casa, due figli così belli, come fai a sentirti sola, non mi pare
tanto vuota la tua vita. O forse non mi hai detto tutto, c’è dell’altro?
“Renato, tu non sai alcune cose che ora cercherò di spiegarti, non so
se ci riuscirò, ma ci devo provare. Ti ho detto che prima stavamo bene,
eravamo felici e sereni coi due ragazzi, la nostra vita era forse addirittura
invidiabile. Non ti ho detto che Tommaso era iscritto a un partito di estrema
destra nel quale militavano i suoi migliori clienti
“Questo l’avevo capito
“ Ora ti devo dire una cosa che tu stenterai a credere ma siccome
penso di conoscerti abbastanza, te la dico senza girarci intorno. Renato, i
miei figli hanno tendenze omosessuali, tutti e due, prima ci siamo accorti di
Nicola che in palestra cominciò a frequentare quel signore che avete visto al
ristorante, eravamo esterrefatti, era l’ultima cosa che avremmo potuto
immaginare, capisci, un figlio gay, un bel ragazzo che era un bambino
allegro, spiritoso, intelligente.
“Non vuol dire niente, Valentina, i gay sono molto spesso persone
spiritose e intelligenti.”
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“Si, ma li aspetta una vita piena di problemi e di ostacoli, per cui è
stata una mazzata, ma non basta, anche Anna ha cominciato a frequentare
quella ragazzona del ristorante, è stata la botta mortale per me e per
Tommaso.”
“Con Luciana avevamo intuito qualcosa”.
“Io l’ho mandata giù perché amo visceralmente i miei figli, Tommaso
no. Ha avuto il rifiuto, si vergognava come fosse colpa sua. Per reazione si è
buttato sul lavoro come già ti ho detto e teme che se circola la voce anche i
suoi affari potrebbero risentirne. Non parla più dei suoi figli, come se non
esistessero. Cerca di non vederli mai e quando si incontrano fa finta di non
conoscerli. Anche loro stanno qui in casa il meno possibile. Per lui è ora più
importante fare tanti soldi, diventare potente e inattaccabile.
“Valentina, non so che pensare, tutto avrei potuto immaginare, ma non
questo, non parlo del fatto che i tuoi figli siano gay, ma del fatto che il padre
li disconosca, mi pare una cosa disumana oltre che senza senso. Povera
Valentina, che posso fare per te, non ho idea, non mi viene in mente niente
che possa fare per aiutarti. Ma, credimi, ti sono vicino, mi dispiace quasi
come se i tuoi figli fossero anche miei”.
Si era tutta raggomitolata in un angolo del divano, sembrava un
mucchietto di stracci. Poi mi guardò a lungo con gli occhi socchiusi, poi mi
disse
“Una cosa la puoi fare per me, vienimi vicino e abbracciami, ti prego,
ho bisogno che mi abbracci forte, ti voglio sentire vicino”.
Mi spostai, sedetti accanto a lei e l’abbracciai, era morbida come
velluto, non l’avevo capito vedendola vestita, ci tenemmo stretti, lei
cominciò a singhiozzare finchè ruppe in un pianto disperato, pianse a lungo
tra le mie braccia, poi piano piano si calmò e riprese a respirare
regolarmente.
“Va meglio adesso?
“Si, va meglio, mi ha fatto molto bene, avevo bisogno di piangere.
Alzò lo sguardo, mi guardò a lungo negli occhi, mi fece capire che da parte
sua c’era tanta tenerezza. La baciai dolcemente, poi più a lungo, con
passione. Il mio sogno si sarebbe potuto avverare. Ma sentimmo sbattere la
porta d’ingresso e si precipitò nel salotto un tizio che capii subito essere il
marito, il Tomasi. Era un tipo robusto, i capelli corti biondorossi, in
doppiopetto blu e cravatta regimental. Ebbi appena il tempo di ricompormi e
assumere un atteggiamento indifferente che il Tommasi dopo avermi dato
un’occhiata si rivolse alla moglie che era rimasta immobile nel suo
angolino del divano.
“O Valentina, chi è questo signore?
Aveva un vocione e un forte accento toscano
“E’ un mio vecchio amico, un compagno di scuola
“Ma lo conosci bene, l’è fidato?
“Ci conosciamo da ragazzi, direi di sì..
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E rivolgendosi a me
“Mi scusi, lei che lavoro fa
Ero indispettito dalle sue domande ma risposi per non creare problemi
a Valentina
“Sono ingegnere meccanico
“Ma di che cosa si occupa
“Carpenteria metallica
“Perfetto, siamo nel ramo, ce l’ha un biglietto?
Gli diedi il biglietto della mia ditta e passeggiando sù e giù continuò a
parlare
“O Valentina. m’è capitato tra le mani un affare da far quattrini veri,
tanti, come piovesse… vi spiego, ma è incensurato lei? ci possiamo dare del
tu?
“Se le fa piacere..
“Acqua in bocca.. nel mio ambiente non si sa mai… c’è tanta invidia,
hattiveria..
“Ormai in tutti gli ambienti..
”Vedo che mi hapisci al volo
“Allora, Valentina, mi spiego meglio, abbiamo trovata una fonte
incredibile.. c’è in Croazia, tu lo sai che una volta era Italia, una famosa
fabbrica di siluri. Ne hanno tanti in deposito che hanno deciso di venderli,
finita la guerra han provato a fabbricar posate ma chi se le compra le posate
di ferro, cominciano tutti a usar bacchette, per cui hanno bisogno di quattrini
e questi siluri li dan via per poco, ma voi capite, a chi possono interessare
dei siluri rimasti in magazzeno dalla guerra, ebbene, abbiamo trovato da
piazzarli qui in Italia, sono interessati i più alti gradi della Marina, sono
bellissimi, tirati a lucido sembrano d’argento, più belli dei missili, brillanti
al sole, sai che figurone il 2 giugno in mezzo a quei carrarmati del secolo
scorso..
“Ma poi che se ne fanno dei siluri tirati a lucido, Tommaso” chiese
Valentina
“ E’ un problema loro, noi dobbiamo fornirli e stop, li venderanno alle
fonderie per fà hannoni e nuovi harrarmati, il problema loro è spendere i
quattrini de il ministero, che avanzano sempre ora che non c’è più la leva
obbligatoria.. e poi ci son grosse tangenti per tutti e io mi sò stancato a far di
conto cò quattrini dell’altri..
Io ero un po’ sconcertato, anche se Valentina mi aveva accennato a
questo furore che aveva preso il marito, ma sinceramente non avevo capito a
che limite fosse arrivato il Tomasi. Mi ricordò un mio lontano parente che
era riuscito a vendere all’aeronautica militare dei fondi di magazzino, vecchi
radar in disuso, da rottamare, dicevano che sarebbero serviti i pezzi di
ricambio, ma anche allora servirono a poco, il progresso della tecnica li
aveva resi spazzatura, comunque il tizio aveva chiuso un ottimo affare,
aveva guadagnato un mucchio di soldi, sempre connivente un
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sottosegretario del ministro alla difesa. E non è tutto, c’è un grosso giro di
tangenti per acquisti di roba che passa per buona ma che non è mai
utilizzata. Anche Valentina mi sembrava spiazzata dalle uscite del marito,
forse non aveva capito fin dove voleva arrivare il Tomasi che continuò
“O Valentina, mica vorrai continuare a stare in questo tugurio, non mi
va di vedere più quel giudice ignorante del piano di sopra e quell’altro
ciccione borioso del terzo, ho già preso una nuova casa in collina, in un
comprensorio, una villa a tre piani, progetto del Parini, con giardino e
piscina, che questa ti sembrerà la casa del guardiano, ovvìa. E ora vi
saluto... tu come ti chiami”
“Renato
“Bello, bel nome Renato, da persona forte e onesta, tientelo caro il tuo
amico, Valentina, ti saluto” e sgusciò fuori com’era entrato.
Fu ora Valentina ad alzarsi e a passeggiare nervosamente su e giù per
la stanza
“Ti rendi conto che cosa è diventato quest’uomo, era tutto lavoro, casa
e famiglia, io non lo riconosco più, hai sentito, questo sarebbe un tugurio, la
nostra casa che abbiamo arredata con tanto amore, scegliendo insieme pezzo
per pezzo. Appena sposati siamo andati a stare in affitto, due camere e
cucina, ma eravamo tanto felici.
“Anche noi i primi tempi siamo vissuti nel monocamera col caminetto
dove abitava Luciana da ragazza, dove avevamo fatto l’amore per la prima
volta.
Per un attimo mi sono commosso ripensando a quel giorno..
“Poi siamo venuti qui in questa casa che io chiamavo la nostra reggia,
ti devo dire che anche a lui piaceva, l’aveva scelta quando sono rimasta
incinta. Qui sono nati e cresciuti i miei bambini. Ora sarebbe un tugurio.
Non ho parole. Aveva di nuovo gli occhi lucidi, andava avanti e indietro tra
la porta e le finestre, dava occhiate ai preziosi oggetti sparsi quà e là nel
salone come per trovare
conforto nelle cose tra le quali finora aveva
vissuto felice.
“Non sai quanto è stato importante averti qui, testimone di questa
follia, se te l’avessi raccontato non m’avresti creduto. Soldi, danno alla
testa i troppi soldi, non ti pare fuori di testa il Tomasi?”
“C’è da pensarlo, ma potrebbe essere una cosa passeggera, anche ai
tanti soldi ci si abitua, vedrai che si calma, piuttosto devi sperare che gli
vada sempre bene, alle volte basta un affare andato male e allora sì che si
perde il lume.
“Renato, ti ringrazio di essere stato qui, ma ora ho tanto bisogno di
rimettermi a letto, devo smaltire la rabbia e la delusione, se me lo permetti ti
telefonerò ancora..
“Certamente, ti capisco, anch’io sono un po’ sconvolto ma ti voglio
bene e il mio studio mi aspetta.
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Un leggero bacio e feci per andarmene mentre lei rimaneva immobile
in mezzo al salone.
“No, vieni qui, accompagnami a letto, ti prego”
mi disse con voce non so se più annoiata o assonnata, mi avvicinai, mi
prese sottobraccio e mi portò in camera da letto. Io non sapevo come
comportarmi, se da amico, da gentiluomo o da rude amante, ma Valentina
mi ha letto nel pensiero, sapeva già come avrei reagito a quella che era una
smaccata provocazione. Si tolse jeans e maglione e completamente nuda
s’infilò sotto al morbido piumone. Ebbi appena il tempo di vedere che aveva
un corpo bellissimo.“Siediti, Renato, mi fa piacere che tu stia qui vicino a
me finchè mi addormento, vedo però che sei un po’ perplesso per come mi
sto comportando, ma ti voglio dire una cosa, piacerebbe anche me fare
l’amore con te ora ma credimi, Renato, è meglio così.
“Se c’è una ragione..
“Sì, c’è una ragione. Quando sere fa ho conosciuto tua moglie al
ristorante, me la sono studiata bene, anzitutto la trovo veramente una bella
donna, ma anche innamorata e penso che se il tuo matrimonio non è al
massimo in questo periodo, fai bene a starle vicino e a volerle ancora bene.
Quanto a me, con un marito come Tommaso che mi sta trattando come una
cocotte, avrei mille ragioni per sentirmi libera di fare i miei comodi, ma,
come disse Balzac “meglio un vero amico che cento amanti”. In fondo, che
cosa rimane del sesso senza amore, nulla, se ci pensi bene, forse il ricordo di
qualche attimo di intenso piacere fisico e nulla più. Perciò ti preferisco
come amico sincero quale sei, piuttosto che come amante occasionale e
spero che anche per te sia lo stesso.”
“Sono d’accordo.”
Gli occhi le si stavano chiudendo, rimasi un po’ a guardarla, era
bellissima, i capelli scuri e ondulati sul cuscino azzurro, e me ne andai piano
piano.
22
6
Sempre in taxi, ormai il bus lo prendevo solo per andare da casa
all’ufficio e viceversa, tornai in ditta pensando al poco rispetto che il
Tomasi aveva per la moglie, ma appena uscito dall’ascensore sentii delle
voci alterate tra cui un vocione che mi sembrò di riconoscere. Infatti nella
mia stanza, oltre a un paio di nostri collaboratori, c’era nientemeno che il
Tomasi che ad alta voce stava spiegando i problemi che doveva affrontare
per portare a termine il suo affare.
“O Renatino, meno male ci sei anche tu, stavo spiegando al tu socio
che abbiam bisogno di tralicci metallici per il trasporto su camion di questi
aggeggi un po’ lunghi.
Intervenne Matteo, il mio socio, chiedendomi se conoscevo il dottor
Tomasi, ma rispose prontamente il Tomasi
“Ci conosciamo sì con Renatino, l’ho trovato a casa mia che faceva gli
occhi dolci alla mì signora, la conosco la mi signora, quand’è a casa, vestita
così, sotto non c’ha niente... disse con una risatina maliziosa
“Effettivamente il dott. Tomasi è il marito di una mia ex compagna di
scuola” spiegai.
“Lo vede dottore che siamo in famiglia, ovvìa, ora passiamo ai
dettagli. Su questi tralicci ci si dovrebbero poter montare delle ruote perché
possano essere trainati.
La faccia di Matteo, il mio socio, era tra l’incredulo e l’allibito, gli
veniva da ridere ma era anche preoccupato, visto che in questa strana
faccenda, non capiva come, mi trovavo invischiato anch’io. La nostra è una
piccola impresa con un buon fatturato grazie alle nostre idee, alla nostra
intraprendenza e alla nostra correttezza. Fornivamo ponteggi per l’edilizia,
tralicci, carrelli, binari per ascensori e tanti altri prodotti in acciaio,
alluminio, rame. I clienti sceglievano sul catalogo oppure portavano i loro
disegni da realizzare.
Il mio pensiero andò a Valentina che se avesse saputo che il Tommasi
mi stava trascinando in quest’avventura si sarebbe preoccupata, si sarebbe
sentita colpevole. Matteo cercava di trovare una ragione per rifiutare quel
lavoro, non solo perché non eravamo attrezzati per farlo, bensì perché
questo Tomasi fino a ieri sconosciuto era entrato di prepotenza nei nostri
uffici senza essersi informato se era un lavoro di nostra competenza.
Matteo tergiversava cercando di entrare nei dettagli per sapere lunghezza,
peso, ingombro di questi oggetti, aveva capito che il Tomasi era molto vago
e dimostrava di non essere per nulla competente. Questi siluri non li aveva
mai visti, la sua competenza da contabile magari di alto livello non bastava
per consentirgli di essere più preciso, perciò minimizzava i problemi, alla
fine disse
“Saran lunghi una diecina di metri, ve le fò avere le misure precise e
voi mi fate il preventivo.
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Uscito il Tomasi con la sua ingombrante presenza ci fu un gelo
nell’ufficio, i due collaboratori si defilarono lasciando me e Matteo a
chiarirci le idee. Raccontai a Matteo l’incontro con Valentina, capì che era
del tutto casuale, ma rimaneva il problema di come liberarsi del Tomasi.
“Hai capito il tipo, gli dissi, è uno di quelli che farebbero carte false
per guadagnare di più, soldi sporchi, oltretutto, truffa allo stato”.
Per fortuna con Matteo dopo tanti anni di collaborazione avevamo una
reciproca massima fiducia. Ci consultavamo continuamente per risolvere
insieme i problemi più difficili.
Decidemmo di aspettare i dati che il Tomasi ci avrebbe fatto avere,
dopodichè gli avremmo risposto che con la nostra attrezzatura non saremmo
stati in grado di accettare il lavoro.
In quel momento avrei avuto voglia di telefonare a Valentina, ma non
era certamente il caso non solo perché forse dormiva ancora, ma potevano
anche essere rientrati il Tomasi e i gemelli.
Invece mi arrivò una telefonata inaspettata, era Luciana che raramente
mi chiamava in ufficio.
“Ciao Renato, stamattina non c’eri in ufficio, hai avuto altri problemi
con quella tua amica?
“Più col marito che con lei, è stato molto imbarazzante..
“Geloso?
“No, tuttaltro, ha cercato di incastrarci per fare un lavoro che non ci va
di fare, ti racconterò questa sera.
“Ti aspetto
24
7
La sera appena rientrai Luciana mi abbracciò con insolito trasporto.
Pensai che fosse leggermente dispiaciuta per l’attenzione che avevo
dedicato a Valentina negli ultimi giorni. Comunque non me ne parlò,
aspettò che fossi io a raccontarle gli ultimi avvenimenti. La misi al corrente
del comportamento del Tomasi, ovviamente omettendo il particolare un po’
scabroso, che si era spogliata completamente nuda davanti a me. Mi sembrò
soddisfatta del mio racconto anche se un po’ preoccupata per la presenza di
questo marito così invadente.
“Speriamo che tu non debba avere altri contatti con quest’uomo, mi
pare una persona da evitare. Se vedrai ancora Valentina non farti
coinvolgere più di tanto. Aiutala se puoi, se ti fa piacere, ma senza
impegnarti troppo.
Devo convenire che aveva ragione, per quanto la mia stima e simpatia
per Valentina fossero immutate, dovevo accuratamente evitare il Tomasi.
Luciana aveva preparato una cena speciale a base di uova e asparagi,
poi vedemmo un bel film con Kevin Kline. Al finale Luciana si è commossa
tanto che ha pianto sulla mia spalla e mi sono reso conto che, casualmente,
due donne, nello stesso giorno, avevano avuto bisogno di essere coccolate e
baciate, anche se con Valentina era finita lì, mentre con Luciana, dopo baci
e carezze siamo finiti a letto a fare tanto sesso come non facevamo da
tempo. Mi si era riacceso un fuoco dentro.
“Mi sembra che ti abbia fatto bene frequentare Valentina, non credi?
fu il commento leggermente sarcastico di Luciana che continuava a
baciarmi un po’ dappertutto.
Fu una notte di quelle che non si dimenticano. Però al risveglio non
riuscii a non pensare all’eventuale reazione del Tomasi al rifiuto della mia
ditta a fornirgli il lavoro richiesto, perciò decisi di andare allo studio al più
presto per non lasciare Matteo a fronteggiare da solo la situazione. Feci
benissimo perché puntualmente arrivò una telefonata perentoria del
Tomasi che preannunciava una sua visita. Arrivò infatti poco dopo, quanto
mai battagliero e ostile nei miei confronti.
“O Renatino, tu sei venuto a razzolare nel mì campo cò la mì signora e
ora non sei capace di risolvere questo problema”
“Dottor Tomasi, lei mi farebbe cosa gradita rivolgendosi a me come
“dottor Desantis”. Renatino non mi chiamavano nemmeno all’asilo. Quanto
alla sua gentile signora ci è capitato d’incontrarci casualmente dopo
vent’anni, nessuno ha “razzolato” come lei dice e ritengo chiusa la
questione. Per quanto alla sua necessità di questo particolare lavoro le
consigliamo di rivolgersi altrove.”
Dissi tutto ciò ad alta voce in modo che mi sentissero tutti. Mi
meravigliai di me stesso, mai avevo avuto bisogno di essere così deciso e
categorico ma questa volta ero stato obbligato, certa gente capisce solo
così. Il Tomasi era furente, gli si erano gonfiate le vene del collo, teneva le
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mani a pugno e mi sembrò che stesse per sbottare e aggredirmi ma fece uno
sforzo per trattenersi dicendo:
“Dottor Desantis, si auguri di non avere mai bisogno di me!” e uscì
sbattendo la porta.
Vidi dalla faccia di Matteo che avevo fatta la cosa giusta.
“Non ti avevo mai visto così deciso”, disse
“Questo è un tanghero, non sai come tratta la moglie, e poi questo
chiamarmi Renatino mi ha fatto andare il sangue alla testa!
Non potei fare a meno di pensare a Valentina che, oltre ai problemi
dei figli doveva sopportare quest’uomo ignorante assetato di danaro e di
potere, forse non l’avrei potuta vedere mai più e sinceramente mi sarebbe
dispiaciuto. Non osai telefonarle, rischiando che mi rispondesse lui. Avevo
tante cose da sbrigare in ufficio, era una giornata piena, ma oltre ad avere il
pensiero di Valentina, pensavo anche alla serata che avrei potuta trascorrere
con Luciana con la quale sentivo che c’era stato un certo ravvicinamento.
Invece nel tardo pomeriggio mentre stavo per finire il lavoro mi arrivò una
telefonata di Valentina. Appena risposi capii che era successo qualcosa,
aveva la voce strozzata, non sembrava la sua, come avesse pianto a lungo.
Mi disse singhiozzando:
“Renato, ho bisogno di vederti assolutamente, non sono a casa, sono
in casa di un’amica di mia madre, puoi venire subito, è successo una cosa
grave, ti prego, non saprei a chi altro rivolgermi..
“Dove sei?
“Via Oxilia 21, Mari
“Il tempo di arrivare..
Chiamai un taxi, in pochi minuti ero lì, mi aprì una signora anziana
che mi fece entrare
“Venga, venga signor Renato, Valentina è di là nel salotto, mi
accompagnò nel corridoio e vidi subito Valentina seduta su un divano con la
faccia e la testa coperte da un foulard intriso di sangue. Mi avvicinai
cautamente, appena le fui vicino mi prese le mani e ricominciò a
singhiozzare e tra un singhiozzo e l’altro disse
“Renato, meglio che tu non veda la mia faccia, ti prego.. ti racconto
che cosa è successo..
“Ti ha picchiata..
Non rispose, si vergognava di confessarlo ma era chiaro che Tomasi le
aveva messo le mani addosso. Con voce tremante e incerta mi raccontò
“ E’ venuto a casa inferocito, mi ha detto le peggiori cose, che lo
avevo tradito con te, mi ha dato della troia e mi ha riempito di schiaffi e alla
fine di pugni in faccia e in testa Renato, non è per il dolore, ma
l’umiliazione tremenda, ti rendi conto.. perciò me ne sono andata da casa,
non voglio che i miei figli mi vedano ridotta così, per carità, non lo
dovranno mai sapere, ho lasciato un biglietto, ho inventato una cugina che
sta male e ha bisogno di me.
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Non riuscivo a immaginare un marito grande e grosso che infierisce a
pugni su una donna inerme, ero fuori di me, in quel momento sarei stato
capace di uccidere quel maledetto, invece feci uno sforzo per calmarmi e
ragionare.
“Non puoi stare qui, a un pronto soccorso saresti costretta a
denunciare tuo marito, perciò ti porto in una clinica che conosco, non è
lontana da qui, sono nostri clienti, avrai una stanza e le cure necessarie. Se
servisse c’è pure il chirurgo maxillofacciale, ti faranno anche delle foto.
“No, le foto no!
“Valentina, dammi retta, meglio avere delle foto per ogni evenienza.
Ora telefono e ti ci accompagno.
Dopo appena mezz’ora Valentina era in clinica e un medico aveva
visto in che condizione era.
“Ci vorranno almeno tre o quattro settimane – disse il medico perchè la signora guarisca del tutto. Dobbiamo ricucire il cuoio capelluto e
dare alcuni punti alla bocca e a un occhio. Più in là ci vorrà anche
l’intervento del chirurgo estetico per l’occhio e le labbra”.
“Tranquilla, - le dissi - ti verrò a trovare, uscirai da qui quando tutti i
segni saranno spariti. Ora ti daranno un calmante per il dolore e per farti
dormire. Qui sul comodino c’è anche il telefono.
Quando entrammo nella clinica avevo intravista la sua faccia, era
irriconoscibile, tumefatta e ferita. Ricordai che il Tomasi portava un vistoso
anello al quale fino allora non avevo fatto caso. Tornai a casa e raccontai a
Luciana tutta la storia, ne fu sconvolta.
“Ti prego, una cosa assurda, incredibile, povera Valentina.
“Ci devi credere, a te non piace ascoltare i telegiornali, non sai che
queste cose succedono tutti i giorni, nell’ambito familiare, non esiste più il
rispetto, il guaio è che in queste notizie i telegiornali ci sguazzano,
raccontano i fatti più raccapriccianti e hanno abituato i telespettatori quasi a
goderne pensando – sono fortunato, a me non succederà mai – e invece
continuano a succedere. In Rai ci sono due correnti, la prima vorrebbe che le
notizie truculente fossero lasciate ai quotidiani che i bambini non leggono,
la seconda è favorevole a mandare in onda nelle ore di punta le cose
peggiori e ben circostanziate, per cui la pubblicità che segue abbia il
massimo ascolto. Per ora prevale quest’ultima. “Pecunia non olet” dicevano
i Romani. “Tutto fa brodo”- aggiungo io.
“Io preferisco non sapere, mi illudo che là fuori ci sia ancora qualcosa
di buono e di bello. Forse sono nata nell’epoca sbagliata.
“Luciana, le cose brutte ci sono sempre state, forse peggio di adesso,
soltanto che ora ci sono i giornali e la televisione. Per cui le notizie da
qualche parte arrivano anche a chi non le vorrebbe sentire. Nei tempi passati
ci sono state guerre tremende di cui si può leggere nei libri di storia.
L’uomo è stato sempre aggressivo, prepotente, sempre alla ricerca del
potere, gli uomini hanno sempre maltrattato le donne approfittando della
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loro forza fisica, l’uomo è vigliacco per natura, maltrattando le donne si
sente più potente.
“Se tu avessi immaginato che da un innocente incontro alla fermata
dell’autobus sarebbe nato questo bailamme, forse avresti fatto finta di non
riconoscerla..
“No, Luciana, non sono affatto pentito di averla rincontrata, anzi,
Valentina è una bella persona che ora si trova in questa situazione per
l’ignoranza del marito, e ti dirò anche che sono proprio contento di poterla
aiutare come fosse un’amica da sempre. Mi dà la possibilità di fare
qualcosa di utile e spezzare il solito trantran dell’ ufficio. Anzi, ti dico di
più, mi farebbe piacere che tu la conoscessi meglio”
“Farebbe piacere anche a me, davvero, te l’avevo già chiesto, ricordi,
quando poi andammo a quel ristorante..
“Ora che deve stare a lungo in clinica ci potremmo alternare ad
andarla a trovare, ho già trascurato abbastanza il mio lavoro, e non è giusto
nei confronti di Matteo, anzi, lui non ne sa nulla di questa aggressione, sento
che lo devo mettere al corrente, era coinvolto anche lui per la faccenda dei
carrelli.
“Ci vado volentieri a trovarla – disse Luciana - anche per sapere
come sarò io quando anche tu mi picchierai a sangue - disse con una risatina
“Scemotta, ti va sempre di scherzare.
Dopo una cena frugale vedemmo un DVD bruttino, spegnemmo prima
della fine. Dopo questa giornata così caotica stentai ad addormentarmi,
avevo davanti agli occhi la faccia di Valentina tumefatta, una maschera di
sangue, quasi irriconoscibile.
La notte ebbi degli incubi, un sogno angoscioso in cui io e un altro
essere coperto di monete d’oro facevamo una gara su dei carrelli
sgangherati, una specie di monopattino, ma il mio per quanto faticassi
andava pianissimo, l’altro mi raggiungeva e mi minacciava agitando una
mano con un enorme anellone d’acciaio con delle punte acuminate. Mi
svegliai stanco e di malumore come se non avessi dormito affatto. Luciana
mi disse
“Ti sei agitato tanto e ti sei lamentato a lungo, hai fatto un brutto
sogno?
Le raccontai il sogno
“Quell’uomo non ti lascia in pace nemmeno la notte, poverino..
“C’è poco da scherzare, quello è un fascista, non te l’avevo detto, e di
quelli violenti, come non bastasse..
La sera passai a trovare Valentina, l’avevano già ricucita, medicata e
fasciata
“Mi sento già meglio, grazie a te, mio angelo custode
disse sorridendo, per quanto le fosse possibile sorridere così fasciata e
incerottata, con un occhio semichiuso
“Perché mi fai l’occhiolino, sarà mica un invito?
28
“Non farmi ridere, per piacere che mi tirano i punti, mi sembro una
mummia imbalsamata. Non so che cosa avrei fatto ieri, da sola, non so se
ero più dolorante o più disperata, forse avrei fatto meglio a rimanere a casa a
farmi vedere dai miei figli in quello stato, forse sarebbe stato bene che
scoprissero di che cosa è capace il loro “paparino”..
“E’ una bestia quell’uomo.. no, gli animali aggrediscono per fame, o
per difendersi, non per cattiveria”
“No, meglio così, per fortuna ci se tu… ora il Tomasi si chiederà che
fine ho fatto, farà mille telefonate, non penserà ad Amelia che non conosce
nemmeno, spero che gli venga il senso di colpa, che soffra un po’ anche lui.
I ragazzi non mi preoccupano per ora, sono abituati a stare fuori la notte, più
in là dovrò far loro sapere che sto bene.
“Domani verrà a trovarti Luciana, ne abbiamo parlato, verrà volentieri
qualche volta, vedo che hai la televisione, non guardarne troppa, forse
meglio se non la guardi per niente... fai tu… Ciao Vale, un bacino…
Mi fece una specie di sorriso e me ne andai.
Avevo messo al corrente Matteo di tutto l’accaduto, stentava a
crederci
“Sono contento che lo hai cacciato
“Sì, ma a sapere le conseguenze forse avrei dovuto trovare una
maniera meno aggressiva.
“No, hai fatto benissimo, altrimenti certa gente non capisce.
Ripresi il mio lavoro, avevo preventivi da preparare, lettere da
scrivere, avevo un po’ di arretrati, nel nostro lavoro non dovrebbe mai
succedere, i clienti sono sempre impazienti e pronti a cambiare fornitore al
primo intoppo, c’è sempre la concorrenza in agguato. Matteo era molto
solerte, lo ero stato sempre anch’io, l’incontro con Valentina mi aveva fatto
dimenticare i ritmi talvolta frenetici del nostro lavoro. Comunque ricuperai
in breve il tempo perduto. Valentina stava lentamente migliorando, le sere
che passavo a trovarla vedevo le ecchimosi impallidire, le ferite rimarginare,
le tumefazioni erano diminuite. Riusciva a parlare quasi normalmente. A
giorni alterni Luciana andava a farle compagnia e mi fece piacere quando
mi resi conto che stava volentieri a sentirla parlare dei figli, di quante cose
erano successe ai gemelli da quando erano nati. Per i gemelli ci vuole una
particolare sensibilità, bisogna studiare il loro comportamento e le loro
reazioni a ogni piccola cosa. A Valentina piaceva parlarne con Luciana che
non avendo avuto figli era curiosa di conoscere i rapporti tra i gemelli. La
sera mi raccontava tanti piccoli particolari che interessavano anche me, io
cercavo di capire che cosa aveva portato i due ragazzi all’omosessualità, se
era un problema genetico, se era l’ambiente o la compagnia. Velatamente
Luciana mi mise al corrente di questo problema, credendo che non lo
sapessi, quando le dissi che lo sapevo s’infuriò
29
“Come mai non mi hai detto una cosa così importante? Avevamo
parlato dei nostri dubbi sul fatto che quelle due coppie non fossero molto
credibili..
“Preferivo che te lo dicesse Valentina, i figli sono suoi, ma per dirlo a
degli estranei come in fondo siamo noi, voleva conoscerci meglio perciò
l’aveva detto prima a me ed ora a te.
“Spiegazione accettata, per ora..
mi disse, come se avesse in mente un seguito
“Sono cose dure da raccontare, la gente ignorante è sempre pronta a
chiamare gli omosessuali con i peggiori epiteti, e disprezzarli e a sfotterli
come fossero solo dei viziosi, dei cittadini di serie b. Non sanno o non
vogliono sapere che gli omosessuali sono esseri sensibili, bisognosi di
comprensione e d’amore più che di sesso, e non volgari come sono spesso
gli eterosessuali capaci di disprezzare, aggredire, violentare e stuprare”.
30
8
Ormai Valentina era in via di guarigione, era passato un mese, con un
abile trucco e dei vistosi occhiali da sole sarebbe potuta uscire dalla clinica,
ma una sera mi disse che si era decisa a chiamare i figli, si sarebbero visti da
lì a qualche giorno. Valentina comunque doveva prendere una grossa
decisione che avrebbe cambiato il suo futuro.
“Non ho nessuna intenzione di tornare a vivere col Tomasi dopo
quello che mi ha fatto”
“Ti capisco, sarebbe assurdo se tu lo facessi, è una storia finita”
Ma questo voleva dire cambiare vita, cambiare casa e avere forse
problemi con i figli. Sono in fondo gli stessi problemi di tutte le coppie che
si separano, più gravi quando ci sono figli piccoli. Le consigliai di affidare
tutto a un buon avvocato, anche se la mia opinione è che tutti gli avvocati
sono buoni quando il contenzioso è semplice. Mi disse che era già in
contatto con un legale che avrebbe incontrato dopo qualche giorno. Uscita
dalla clinica andò a stare da Amelia dalla quale si era rifugiata dopo
l’aggressione del Tomasi. Un paio di giorni più tardi mi telefonò che aveva
vista Anna, dalla quale aveva saputo una cosa incredibile e assolutamente
inaspettata.
Nicola, all’insaputa di tutti, frequentava da tempo ambienti in cui si
giocava forte e si scommetteva su tutto e aveva perso ingenti somme. Aveva
cominciato con le slot, poi con la sala corse, poi con le scommesse sul
calcio e infine nelle bische clandestine. Anna non sapeva dove prendesse il
danaro ma supponeva che Nicola fosse entrato in un giro di strozzini. Andai
a trovarla ma la trovai talmente giù di morale da farmi pena.
“Non bastavano le botte da mio marito, disse, ora anche mio figlio si
sta mettendo nei guai, guai grossi se ho capito bene, Anna non mi ha saputo
o voluto dire tutto, ma dopo quello che si sente dire che c’è tanta gente che
va completamente in rovina trascinando nel disastro intere famiglie..
“Se ne sente parlare molto, nascono sale da gioco dappertutto, non
capisco perché il Comune e lo Stato diano tutte queste licenze, sarà perché
lo Stato ci guadagna come con il lotto, il totocalcio, le slot, i casinò. Persino
la televisione offre l’opportunità di scommettere… sono proprio senza
vergogna.
“Per ora pare che il Tomasi non ne sappia nulla, ma prima o poi lo
scoprirà, ora che sappiamo quant’è violento non voglio pensare a quello che
potrebbe succedere. Il Tomasi aveva già preso le distanze dai figli, ma ora
non potrà ignorare questo problema in cui si troverà coinvolto. Che posso
fare? Non ho più coraggio di chiederti niente, al più un consiglio
amichevole.
“Ci sto pensando, ma non saprei dove mettere le mani, soprattutto ora
che il Tomasi certamente mi odia, mi accuserà in cuor suo di averlo
ostacolato per la faccenda dei tralicci. Se Nicola ha anche lui questa voglia
di fare quattrini facili è evidente che è il padre che gli ha dato l’esempio.
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Quando si prende il vizio del gioco, non c’è nulla da fare, bisogna andare a
sbattere fino in fondo, finchè nessuno ti presta più un euro e gli strozzini ti
danno la caccia.
“E i creditori o strozzini dove vuoi che vadano a battere cassa se non
dal Tomasi?
“Ma l’amico di Nicola, sai se c’è ancora o se si è defilato vista la
brutta piega..
“Anna non mi ha saputo dire nulla, Nicola non parla, sembra muto.
“Pensi di stare ancora qui da Amelia?
“Si, mi ha vista nascere, è tanto una brava persona, quand’ero una
bimba mi portava ai giardinetti. Vive tranquilla nella sua casetta con la
modesta pensione da maestra, mi vuole bene e io sto benissimo da lei, ci
facciamo compagnia, ci starò finchè ne avrò bisogno.
La lasciai a malincuore sapendo che non potevo in nessun modo
esserle di aiuto. Mi sentivo inerme, forse era la prima volta nella mia vita
che avrei voluto essere aggressivo e violento.
32
9
Quando arrivai in ufficio, mi telefonò Luciana, mi disse che non
vedeva l’ora che tornassi a casa, perché mi aveva preparata una grossa
sorpresa. Perciò appena finito il lavoro e sbrigate alcune pratiche me ne
tornai a casa col solito bus.
La sorpresa era che Luciana non era in casa. Pensai che fosse uscita
per andare in qualche negozio vicino, forse a prendere la sorpresa che mi
aveva promessa. E’ capitato altre volte, ma di solito mi lascia un bigliettino
sul tavolo all’ingresso, stavolta niente bigliettino. La cosa mi sembrava
strana, andai in cucina a vedere che cosa avesse preparato per cena, trovai
un pentolino con la minestrina da riscaldare. Cominciai a preoccuparmi,
andai in camera da letto, vidi che mancava il suo borsone da viaggio che
teneva di solito sopra una madia. Poi andai in bagno e vidi che mancavano
sulla mensola tutte le sue cose da bagno e da trucco. Aveva anche tolto il
suo asciugamano. A questo punto mi aumentarono le pulsazioni ed ebbi la
sensazione di essere perduto, non c’era dubbio, se n’era andata. Ma sulla
mensola c’era anche un foglio che non avevo notato, lo aprii e lessi:
“Caro Renato, ho incontrato un mio ex compagno di università,
siamo stati felicissimi di vederci, mi ha confessato che ha sempre pensato a
me in questi anni, mi ha chiesto di stare un po’ di tempo con lui, ti farò
avere mie notizie”
Luciana
Mi tremavano le mani, il mio cuore galoppava, cominciai a sudare
freddo, no, non era possibile, non era da Luciana andarsene senza una
parola, che cosa potevo fare, sono rimasto immobile con questo foglio in
mano che vibrava per i miei tremiti nervosi, mi guardai allo specchio, ero
pallido, cadaverico, mi vedevo mostruoso, non mi ero mai visto in quello
stato. Poi, piano piano il tremito diminuì e cominciai a connettere, rilessi il
biglietto due volte, poi tre, continuai a leggerlo finchè ogni parola mi si
impresse nella mente ma continuavo a non capire, com’era possibile una
cosa così mostruosa, non mi aveva mai parlato di altri uomini nella sua vita,
forse ultimamente.. no, non ci voglio credere, forse è uno scherzo, un pesce
d’aprile, guardai febbrilmente l’orologio da polso e…SI’ era il primo di
aprile, andai a controllare la pendola, sì, era proprio il primo di aprile, sperai
con tutte le mie forze che fosse veramente un pesce d’aprile, crudele,
cattivo, malvagio e pensai a come avrei potuto avere la conferma, poteva
essere un falso pesce d’aprile e lei se n’era andata davvero, una tremenda
macchinazione andarsene e farmi credere che fosse uno scherzo…
ricominciai a tremare.. andai sù e giù per tutta la casa.. quando suonò il
telefono, non sapevo se era lei, non sapevo se rispondere, ero assolutamente
confuso, ma il telefono continuava a suonare, non ebbi il coraggio di
rispondere, non ero preparato al peggio, il telefono smise di suonare, andai
su e giù per le stanze vuote senza sapere che cosa fare. Poi il telefono
riprese a suonare a lungo, alla fine trovai il coraggio di alzare la cornetta e
sentii la sua voce che diceva
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“Che aspetti a rispondere?”
“sei tu?
“Chi vuoi che sia, Valentina?
“Sei tu, dove sei?
“Da Giovanna
“Sei una pazza, vieni a casa
“No, mi devi venire a prendere
“Sei due volte pazza, ma vengo
Giovanna è la vicina della porta accanto, suonai e Luciana mi venne
ad aprire col borsone in mano
Disse ad alta voce
“Ciao Giovanna… e grazie!
“Ciao ragazzi, buona serata!
Entrammo in casa, non sapevo che fare, se arrabbiarmi e strillare o far
finta di niente,
mi comportai come mi venne più naturale
“Ti vorrei strozzare, - urlai - mi hai fatto stare malissimo, credo di
averti odiata
“Sono contenta, hai avuto quello che meriti… hai mai pensato a come
sto io da quando ti occupi di Valentina? Tutti i giorni con lei, a pranzo, a
casa sua… al telefono… tu e lei, sempre lei… non sei capace di pensare ad
altro.
“Sai benissimo il perché, è piena di guai e ora sta anche peggio, e mi
dispiace molto di non poterla aiutare ancora
“Troverai il modo, sei pieno di risorse
Mi sedetti al tavolo davanti a quello squallido pentolino di verdura
con farfalline in brodo in cui galleggiava qualche rondella di carota, le
mangiavo spesso la sera e poi dormivo bene, ma questa volta avevo bisogno
di altro.
“Ma tu pensi davvero che dopo questo scherzo la mia cena dovrebbe
essere questa minestrina? questa orrenda sbobba
“Di solito ti piace, guarda nel pentolone, scemotto
Scoperchiai il pentolone, c’era una meravigliosa pasta e fagioli con le
costine di maiale affumicate, un profumo da capogiro!
“Per trovare le costine affumicate ho girata tutta la città, non si
trovano più, le dovremo far venire dal Trentino, ma questa sera te ne vai a
dormire nella stanza degli ospiti, chiaro?
Fu invece un’altra notte di passione e sesso, dopo aver subito
l’orrendo scherzo di Luciana mi volevo rifare, quasi vendicare, ma lei non
chiedeva altro, aveva fatto bene i suoi calcoli, sapeva che avrei reagito quasi
con violenza, ma fu anche molto dolce, dimenticò persino di mandarmi a
dormire altrove.
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10
Il giorno dopo Valentina avrebbe dovuto incontrare il figlio, ero un
po’ in ansia, temevo che Nicola andasse a sfogarsi con la madre per la sua
sfortuna con le scommesse. In quell’ambiente usano ogni tipo di trucco per
gabbare i giocatori, dadi e carte truccate, roulette truccate munite di calamite
che certi numeri non li fanno mai uscire. Era una mia supposizione, ma poi
mi dissi che era semmai il Tomasi che si sarebbe dovuto preoccupare anche
se di questo figlio non ne voleva quasi più sapere. Andai allo studio certo
che Valentina mi avrebbe cercato. Infatti mi chiamò verso sera, aveva
incontrato Nicola che non le era sembrato più suo figlio, quel bel ragazzone
simpatico e allegro. Teneva perennemente gli occhi bassi, avvilito,
scontroso, di pessimo umore, sembrava a Valentina che ce l’avesse pure con
lei, non aveva nemmeno fatto caso ai suoi occhiali scuri. Si sentiva
trascurato, abbandonato, anche il suo compagno si era solo fatto sentire.
Tornai indietro nel tempo, quando l’avevo conosciuta, mi sembrava una
bellissima famiglia, ora di quella famiglia non rimaneva più nulla. Forse si
poteva ancora salvare il rapporto tra Valentina e Anna, ma anche lì non
c’era molto da sperare. All’indomani doveva vedere il legale, che forse le
avrebbe consigliato una linea da seguire per affrontare il Tomasi. Invece fu
proprio il Tomasi che prese l’iniziativa e incaricò il suo legale di inviarmi
questa lettera.
Egregio dott. Renato Desantis,
e.p.c. “Metallextra”
Ho avuto incarico dal dott. Tomaso Tommasi di citarLa per i danni
derivatigli dalla mancata fornitura di una partita di manufatti ferrosi...
seguivano altri dati legali che non volli neanche leggere.
Era inaudita la presunzione del Tomasi che senza alcuna
documentazione in mano pretendeva un risarcimento.
Feci leggere la lettera a Matteo il quale s’indignò per la spudoratezza
di quell’individuo.
“Non ha niente in mano, possiamo stare tranquilli, questa è una
minaccia rivolta a te personalmente per sostenere un domani che c’era una
tresca tra te e sua moglie.
Tomasi sta mettendo le mani avanti, pensai, conoscendo Valentina
avrà capito che ha intenzione di citarlo per i danni subiti.
“Non devi neanche rispondere, se sarà il caso Valentina potrà usare
questa citazione contro di lui quando si discuterà la causa del divorzio.
Cominciai ad averne abbastanza di questo individuo che mi era
capitato tra capo e collo e stava tentando di sconvolgere la mia vita
tranquilla. Non potei fare a meno di andare a trovare Valentina alla quale
stavano piovendo addosso problemi da tutte le parti. Come al solito fu felice
di vedermi e mi raccontò dell’incontro con Nicola. Il ragazzo stava per dare
fuori di testa e questo la rattristava al punto che avrebbe preferito non
vederlo più fintanto che la situazione non si fosse chiarita.
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“Mi capisci, Renato, i miei figli che amo più di me stessa, scansati dal
padre e ora anche dagli amici, abbandonati senza un sostegno, una guida e
io che non li posso aiutare..
Era una donna disperata, senza certezze, senza futuro. Le chiesi a
bruciapelo:
“Fammi vedere le foto fatte in clinica
“No, ti prego, sono orribili
“Tu non le devi rivedere, ma falle vedere a me
Le andò a prendere e mi mise la busta davanti, tirai fuori le foto, lei
non le volle guardare, erano impressionanti, ero più colpito di quando
l’avevo intravista alla clinica.
Era coperta di sangue, tutta tumefazioni, lividi e tagli.
“Valentina, domani vedi il legale, cerca di capire se è di quelli tosti,
altrimenti ne troveremo un altro. Se ti dà fiducia, gli fai vedere queste foto e
avrà un’ idea di chi avrà di fronte, poi lascia fare a lui. Se sarà come penso,
sarai tu a farti la Ferrari
“Non me ne può fregare di meno della Ferrari, ormai mi dovresti
conoscere, voglio vivere in pace e sapere i miei figli sistemati
Io non seppi cosa dire e lei continuò
“Sì, gay o non gay, non m’importa, purchè trovino delle persone che
gli vogliano bene
OK, domani mi farai sapere l’opinione di questo legale.
Il giorno dopo mi disse il nome del legale, faceva parte di uno studio
molto conosciuto, che curava gli interessi di molta gente importante,
compresi uomini politici. Però la notizia meno buona era che anche il
marito si era affidato a uno studio altrettanto importante che curava
principalmente gli interessi del suo partito. Sarebbe stato uno scontro tra
grossi professionisti, perciò Valentina pensò che ci voleva qualcosa per
minare le sicurezze del Tomasi. Mi mise a parte di una sua idea: I figli
sarebbero comunque venuti a sapere dell’aggressione, tanto valeva
coinvolgerli fin d’ora. L’idea era questa, avrebbe fatto mettere in cornice
due ingrandimenti della foto di maggiore effetto fatta in clinica e avrebbe
chiesto a Nicola e ad Anna di appenderli l’uno sopra il letto del padre e
l’altro nel salone del suo ufficio. Pensai che era una bomba, un mezzo molto
insolito di attaccare quell’uomo che comunque meritava di essere messo alla
berlina soprattutto nel suo ufficio, davanti ai suoi collaboratori, le segretarie
ed eventuali clienti. L’idea mi parve buona, forse avrebbe fatto soffrire i
figli, ma, dato il pessimo rapporto col padre l’avrebbero forse fatto
volentieri. Decidemmo con Valentina di incontrare insieme Nicola e Anna
ai quali avrebbe fatto piacere sapere che la madre avesse un amico che si
prendeva cura di lei. Ci demmo appuntamento da Amelia per la sera dopo,
nel frattempo Valentina avrebbe fatto preparare gli ingrandimenti
incorniciati. I gemelli vennero insieme all’ora stabilita, era la prima volta
che c’incontrammo tutti e quattro insieme. Valentina fu felice che ci fossi
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anch’io e a me fece piacere assistere alle sue effusioni con i ragazzi. Si tolse
gli occhiali scuri e i gemelli si resero conto dei segni ancora visibili delle
cicatrici. Spiegò ai figli l’idea delle foto, Nicola le volle vedere, ma appena
le vide cambiò espressione, gli si leggeva negli occhi un profondo odio per
il padre, si capiva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per fargliela pagare.
Accettò con entusiasmo l’incarico di appenderle al momento opportuno
nello studio del padre.
“Certo che ci vado, mamma, con grande piacere, peccato che non
potrò essere lì quando entrerà, sai la faccia di merda”
Anna, sconvolta anche lei per come il padre aveva ridotto la madre, si
mise a piangere abbracciata a Valentina ma fu titubante, le mancò il
coraggio di andare in casa del padre ad appenderle.
“Mamma, scusami, ho paura di papà, se mi trova lì non so quello che
mi potrebbe fare, magari dà un sacco di botte pure a me.
“Hai ragione, tesorino, non te lo avrei dovuto chiedere
Capì che non era il caso di insistere e decise di farlo lei stessa. Sicchè
il Tomasi andando nel suo ufficio avrebbe trovata la prima foto e tornando
la sera a casa avrebbe trovata la seconda.
“Niente male come acconto”, disse.
L’energumeno avrebbe trovato pane per i suoi denti. Valentina
conosceva bene uno dei collaboratori del Tomasi, era una brava persona,
l’indomani avrebbe potuto sapere da lui qual’era stata la reazione del marito
alla scoperta della foto. Si trattava di aspettare il giorno dopo. I ragazzi se ne
andarono e anch’io me ne tornai a casa da Luciana. Le raccontai delle foto,
si divertì, si emozionò quasi ma si preoccupò delle reazioni che avrebbe
potuto avere il Tomasi, con quel caratteraccio. Avrebbe capito che lo
scherzo o meglio la minaccia veniva da Valentina, da me e dai suoi figli. Da
quell’uomo ci si poteva aspettare di tutto, perciò dovevamo essere molto
attenti a parare sue eventuali reazioni violente.
Tornato a casa trovai che Luciana mi aveva preparata un’altra
sorpresa, al posto della solita minestrina aveva cotto del pollo nello yogurt
aromatizzato con aglio e cipolla e con tante spezie orientali, cumino,
zenzero, coriandolo, peperoncino e non so quale altra spezia secondo lei
afrodisiaca. Delizioso. Nonostante fossi stanco vedemmo alla tv un
bellissimo film “Nuovo cinema Paradiso”, lo vedemmo per l’ennesima
volta, ma era sempre un capolavoro. L’alternarsi di commedia e dramma ne
aveva fatto un gioiello del cinema mondiale. Non per niente verso la fine
degli anni 80 aveva vinto il Festival di Cannes e il premio Oscar per il
migliore film straniero. Era piuttosto lungo benchè si dice che ne sia stata
tagliata più di mezz’ora. Ci addormentammo con ancora negli occhi la
stupenda storia dell’anziano proiezionista e del bambino.
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11
Al mattino ci svegliammo pensando a ciò che tra poco sarebbe
successo nell’ufficio del Tomasi, andai allo studio dove trovai dei clienti ad
aspettarmi. Matteo mi chiese se avevo novità, si sentiva coinvolto benchè
per lui il problema non esistesse, ma il personaggio Tomasi così brutale
destava curiosità.
“In tanti anni di questo lavoro è la prima volta che mi capita un cliente
del genere, non credevo fosse possibile, ti rendi conto, abbiamo dovuto
rinunciare al guadagno per un lavoro facile, sicuro e ben pagato perché il
cliente è un pazzo furioso.
Qualche ora dopo mi telefonò Valentina. Aveva saputo dall’amico,
collaboratore del Tomasi che era successo l’imprevedibile: Appena
accortosi della foto appesa nello studio era rimasto impassibile, nessuna
reazione apparente, aveva chiesto a una delle segretarie di staccarla e di
portargliela nella sua stanza chiudendo la porta. Certamente si era fermato a
guardare i danni sul viso di Valentina forse realizzando a posteriori che
aveva forse esagerato a essere stato così brutale da ridurla in quello stato.
Poi aveva richiamata l’altra segretaria e le aveva chiesto se sapeva chi
l’avesse appesa. La segretaria disse che non ne sapeva nulla.
“L’avevo vista ma non ho preso nessuna iniziativa aspettando che
arrivasse lei, dottor Tomasi”. Arrivarono dei clienti e la giornata passò
senza che succedesse niente di insolito. Supposi che il Tomasi,
probabilmente colpito dalla vista della foto avesse anzitutto deciso di
scoprirne l’autore che non poteva che essere Valentina o uno dei figli. Non
c’era che da aspettare la sua reazione. Mi misi a riflettere su questa strana
storia, da quando avevo incontrata Valentina la mia vita era cambiata, dopo
quasi vent’anni di matrimonio senza scosse questo incontro mi stava
segnando sempre più a fondo. Non avevo preso iniziative, era andato tutto
secondo uno schema naturale, ma consideravo il Tomasi come un
avversario da battere. Le circostanze avevano fatto sì che ci trovassimo
l’uno contro l’altro, io, per l’amicizia di Valentina vittima involontaria del
marito, lui per la sua brama di potere e l’odio per chi gli creava degli
ostacoli. Comunque non ero per niente pentito di essermi cacciato in questa
contesa, una volta tanto avevo davanti un avversario agguerrito e certamente
abituato a comandare e non a subire. La cosa mi stuzzicava, avevo sempre
avuto a che fare con clienti coi quali si svolgevano trattative tranquille,
tutt’al più qualche divergenza di vedute su prezzi o modalità di pagamento.
Nel mio lavoro avevo tanta esperienza che mi aiutava a risolvere qualsiasi
problema. Il Tomasi invece, non lo conoscevo abbastanza per prevedere le
sue mosse, mi trovavo su un terreno ostile, avevo già avuto prova della sua
mancanza di correttezza, di educazione, e della sua violenza. Era
ambizioso, voleva essere ricco, potente e famoso, e come tutti gli arricchiti
voleva essere ammirato e osannato. Aveva già ottenuto questo risultato con
la sua famiglia, ma la scoperta di avere due figli omosessuali lo aveva
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messo in crisi, ne dava anzitutto la colpa a Valentina di non averli saputi
educare e a sé stesso per non aver potuto dedicare a loro il tempo necessario.
Da qui il modo di trattare la moglie senza alcun rispetto, il rifiuto dei figli di
cui si vergognava e il dispetto di non poterli esibire come un suo
capolavoro. Ricordo le cose che Valentina mi raccontò di lui “marito
affettuoso, padre straordinario”, non sembra possibile che l’avversione per
l’omosessualità facciano tali danni da trasformare un marito modello in un
nemico. Eppure.. Mi viene anche da pensare al perché questa mia voglia di
competizione, “chi te lo fa fare”, perché questa voglia di fare il Don
Chisciotte per difendere la mia Dulcinea Valentina? Perchè mi sento
coinvolto? Anzitutto per l’amicizia e l’affetto che ho per lei e poi perchè
sono andato, anche se involontariamente, a cozzare contro un duro ostacolo.
Lo ha fatto imbestialire di più il mio rifiuto a fornirgli il traliccio che l’idea
di aver avuto un rapporto con sua moglie. Il suo sfogo bestiale è stato più
contro di me che contro Valentina. Questo pensiero non mi dà pace, voglio
starle vicino per aiutarla a venirne fuori col minimo danno, ha già sofferto
abbastanza.
Decisi che la cosa migliore da fare era di riunirci tutti a casa mia, io,
Valentina e i figli cosicchè anche Luciana sarebbe stata giustamente
coinvolta. Valentina fu d’accordo, avrebbe visto volentieri casa mia e
avremmo potuto stabilire tutti insieme un piano per fronteggiare qualsiasi
reazione del Tomasi. Stabilimmo di incontrarci da noi la sera dopo. Il
Tomasi avrebbe già vista la foto appesa sopra il suo letto, Valentina ci aveva
detto che l’aveva appesa al posto del crocefisso, si sentiva vittima immolata
sull’altare del dio denaro. Casa nostra non è molto grande ma Luciana nel
tempo l’ha arredata con cose molto interessanti, ama l’arte moderna perciò
troneggiano nel salone un Guttuso, un Gentilini, un Dubuffet e un Clerici
che avevo acquistati ad alcune aste e una serie di piccole riproduzioni di
pittori moderni elegantemente incorniciate.
“Vedo che piace anche a voi la pittura moderna”
osservò Valentina mentre stava ammirando i quadri di cui eravamo
molto orgogliosi
“E’ la nostra passione - rispose Luciana – ogni tanto ci innamoriamo
di qualche quadro e non abbiamo pace finchè non riusciamo a comperarlo e
poi stiamo le ore ad ammirarlo.
Quando fummo tutti riuniti sembrava una normale riunione di
famiglia con il tavolo imbandito, una stupenda torta, il cioccolato caldo con
la panna e tanti pasticcini. Valentina era elegantissima, indossava un abito
da pomeriggio di seta blu profondo, il colore dei suoi occhi, non l’avevo
mai vista così affascinante. Era dovuta andare a casa sua approfittando
dell’assenza del marito e della complicità della donna di servizio per
prendere qualche capo. I gemelli erano vestiti come al solito come tutti i
giovani, jeans e maglioni. Luciana invece era vestita semplicemente da
padrona di casa, pantaloni e un golf ma non aveva rinunciato a un tocco di
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colore, aveva al collo un foulard rosso vivo. Io dissi, e tutti furono
d’accordo, che avevamo in mano una carta che doveva essere vincente, le
foto di Valentina. “Meno male che hai insistito a farle fare, Renato, io ero
stata contraria, ricordi, ma senza le foto oggi non avremmo niente in mano
se non una dichiarazione dei medici” - disse Valentina. Luciana non le
aveva viste appena scattate dopo il fatto e ne rimase impressionata, aveva
vista Valentina già ricucita e fasciata. C’erano due possibilità, la prima era
tenerle a disposizione dei legali per un eventuale processo, l’altra, ben più
grave era minacciare il Tomasi di venderle a giornali scandalistici che le
avrebbero anche pagate tantissimo. Nel primo caso avrebbe avuto la
possibilità di cedere alle richieste dei legali di Valentina, senza subire
ulteriori danni, nel secondo caso, dopo la pubblicazione delle foto avrebbe
perso parte dei clienti e sarebbe stato completamente rovinato. Nessuno
avrebbe più avuto fiducia di affidare i propri interessi a una persona tanto
violenta. In fondo Valentina non chiedeva molto in cambio, la proprietà
della casa dove aveva sempre vissuto e tirato su i figli, con tutto ciò che
conteneva e un congruo assegno mensile. Visto che il Tomasi aveva già
ventilato la proposta di andare a vivere altrove, in quella sontuosa villa di un
noto architetto, ci sarebbe andato a vivere lui, dei figli non ne voleva più
sapere, perciò tutto quadrava.
“Sarebbe tanto bello, mamma, tornare a vivere con te - disse Anna –
senza l’orco
“A chi lo dici, tesoro, anch’io ne sarei felice.
“Finalmente un po’ di pace – aggiunse Nicola –
Se Anna aveva chiamato “orco” il padre, voleva dire che non ne
poteva più di sopportare un padre che aveva rifiutato non solo di accettare la
sua omosessualità considerandola una colpa ma che non desiderava più
avere rapporti con lei. Si era dovuta rifugiare presso l’amica non potendo
più considerare sua la casa in cui era nata e cresciuta. Sembra impossibile
che i sentimenti di un padre possano cambiare così drasticamente a causa
dell’ inclinazione dei figli verso il loro stesso sesso.
Non ci fu apparentemente nessuna reazione del Tomasi per le foto
appese per cui, dopo averne parlato a lungo decidemmo che Valentina
avrebbe dato il via allo studio legale perché iniziasse la causa di divorzio e
la richiesta di danni.
Qualche giorno dopo Valentina, avendo dato l’incarico allo studio
legale, aveva saputo che si erano messi in contatto con lo studio legale del
marito il quale a questo punto conosceva le sue richieste. Il legale di
Valentina aveva parlato anche della possibilità di usare la pubblicazione
delle foto su qualche settimanale a grande tiratura. Ma il legale del Tomasi
aveva assicurato che non ce ne sarebbe stato bisogno, le richieste di
Valentina sarebbero state accettate. A questo punto non rimaneva che
aspettare il tempo necessario per l’espletazione delle formalità e la
convocazione davanti a un giudice. Questo voleva dire che tra Valentina e il
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marito ci sarebbe stato una specie di armistizio, ognuno avrebbe continuato
la propria vita senza interferire nella vita dell’altro. A questo punto
Valentina, tramite il suo legale, chiese di poter entrare nella sua casa mentre
il Tomasi sarebbe potuto andare a stare nella casa nuova, visto che era
quella la sua intenzione. Sempre tramite i legali il Tomasi acconsentì e
Valentina si preparò a entrare nella casa dove aveva vissuto per quasi
vent’anni. Decise di andarci una mattina con Anna e Nicola. Prese le poche
cose che aveva da Amelia si diedero appuntamento davanti alla casa per
entrarci tutti insieme. I ragazzi erano euforici, potevano finalmente entrare
nella casa dove erano nati e cresciuti, avrebbero trovate tutte le loro cose
delle quali da tempo non potevano disporre. Anche Valentina era ansiosa di
riprendere il suo posto benchè turbata dal ricordo dell’ultima volta in cui era
stata pestata a sangue dal Tomasi. Questo pensiero la turbava al punto che le
venne il desiderio di non entrare, di fuggire lontano per poter dimenticare
l’accaduto. ma il pensiero dei figli per i quali era importante rientrare le
diede la forza di andare avanti. Aprirono il portone, chiamarono l’ascensore
ma era occupato, qualcuno stava scendendo. Quando la cabina arrivò a
pianterreno ne uscì il giudice del quinto piano il quale si fermò sorpreso
“E’ tornata signora Tomasi, era un po’ che non vedevo lei e i suoi
figli.
“Sì, giudice, siamo stati lontani per un certo tempo, ma ora siamo qui
per restare.
“Ieri ho sentito tanti rumori venire da casa sua, ho capito che eravate
di nuovo qui, che non si ripeta quel trambusto, per favore.”
E se ne andò. Valentina e i ragazzi erano abbastanza meravigliati, chi
era stato a casa loro da fare tanto rumore? Si guardarono sorpresi ma
entrarono nell’ascensore. Al loro piano trovarono la loro porta socchiusa,
pensarono subito alla possibilità che ci fossero stati i ladri, Nicola entrò
cautamente, la casa era completamente al buio, le serrande erano abbassate,
accese la luce, nell’ ingresso tutto era a posto, poi entrarono nel salone e lì
rimasero bloccati e frastornati. I ladri avevano distrutto ogni cosa, avevano
sfondato i divani e le poltrone, forse per cercare qualcosa, avevano
strappate le tende che giacevano ammucchiate per terra, i quadri, tranne il
Vespignani, erano staccati dalle pareti e sfondati, i preziosi soprammobili
erano sparsi a terra in pezzi come pure i lumi, i lampadari, le mensole e il
televisore. Era un disastro, non c’era più niente di intero. Rimaneva da
controllare il resto della casa. I ragazzi andarono nelle stanze da letto, anche
lì tutto era stato distrutto, i materassi sfondati, gli abiti negli armadi fatti a
pezzi, nella cucina non c’era più nient’altro che pentole ammaccate e uno
strato di cocci che copriva il pavimento. Valentina non ebbe voglia di
muoversi, rimase nel salone a piangere seduta sopra i cuscini sventrati. I
ragazzi tornarono vicino a lei e si abbracciarono tutti e tre seduti per terra.
Sembravano tre superstiti di un uragano, un ciclone che era passato sulla
casa distruggendo tutto.
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“Mamma, chi può essere stato, qualcuno che odiava nostro padre a
causa di qualche affare finito male, non possono essere stati i ladri, non
hanno portato via niente”
disse Anna
“Non capisco, tesoro, non mi viene in mente niente, non riesco a
pensare a chi e al perché..
“E ora che si fa? chiamiamo la polizia, forse loro potranno farsi
un’idea, forse con le impronte..
“Nicola, dietro a quell’unico quadro ancora appeso c’è la cassaforte di
tuo padre, vai a vedere.
Nicola andò a staccare il quadro che copriva la cassaforte.
“Mamma, c’è attaccato un biglietto con dei numeri
“Apri la cassaforte
Nicola aprì la cassaforte
“Mamma, c’è solo una fotografia piegata e una lettera
“Portameli qui
Quando ebbe in mano la foto piegata in quattro Valentina l’aprì, era la
sua foto col volto distrutto e ferito, poi aprì la busta e cominciò a leggere ad
alta voce:
Alla mia ex moglie,
hai avuto tutto nella vita, ti ho dato tutto quello che
potevo e anche di più, ma non ti è bastato, hai voluto
anche un amante, tienitelo stretto il tuo ferramenta.
Ho distrutto tutto quello che era mio, ti lascio i tuoi
figli, dovrai mantenere la lesbica, pagare i debiti di
gioco della checca e forse vi rimarrà abbastanza da
pagarvi una pizza. Io me ne vado a vivere nella mia
nuova meravigliosa casa, non ho voluto niente che
mi ricordi voi. Vita nuova!
Vi saluto
Tomaso Tommasi
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Appena mi avvertirono andai di corsa a raggiungerli.
La voce un po’ tremolante di Anna non mi fece presagire niente di
buono.
Entrato nella casa non volevo credere ai miei occhi, sembrava una di
quelle scenografie che fanno da sfondo ai film più violenti, dove il passaggio
di criminali lascia terra bruciata. L’unico segno di vita erano questi tre
personaggi, un gruppo piangente che ricordava le deposizioni nei quadri del
rinascimento. Valentina al centro con i due figli ai lati, stretti come superstiti
di un uragano. Immaginai quell’uomo mentre sadicamente distruggeva tutto
munito di mazza o machete, accecato dall’ira, forse sorridente, forse con un
ghigno satanico. Una bestia inferocita che distrugge il proprio nido invaso
da un nemico.
Mi sentii colpevole. Se avessi semplicemente detto al Tomasi che non
eravamo attrezzati per realizzare quel lavoro oppure che eravamo oberati da
consegne urgenti, tutto sarebbe stato diverso. Era stata la mia voglia di
trattarlo male, non conoscendolo abbastanza per poterne prevenire la
violenta reazione. La sua vendetta era il furore scatenato contro Valentina,
poi la distruzione della sua casa.
Mi avvicinai, vidi tre facce stravolte dallo sgomento, di che altro
sarebbe capace un uomo così? Mi avvicinai, si alzarono, Valentina mi
abbracciò, i ragazzi si unirono a noi in un unico abbraccio.
“Leggi, Renato..
Valentina mi diede la lettera lasciata dal Tomasi, la lessi un paio di
volte, ci guardammo negli occhi, mi sentii quasi di far parte di quella
famiglia che il padre aveva rifiutata.
“E adesso che si fa?
disse Valentina tristemente con un filo di voce.
Mi misi a pensare, passai in rassegna gli ultimi fatti, era una situazione
talmente fuori da qualsiasi immaginazione che mi sembrava impossibile
trovare una qualsiasi risposta logica, ma ebbi un’illuminazione
“Lo so io che si fa adesso, e che caspita, è inutile stare qui a guardare
questo sfacelo, si va tutti dal nostro ballerino che è qui a due passi, facciamo
venire anche Luciana, davanti a un bicchiere di quell’ottimo vino penseremo
a come reagire a questo casino. In fondo erano solo mobili, sono oggetti
senz’anima, sarà molto meglio sostituirli con altri che sceglierete di vostro
gusto e che non abbiano nulla a che vedere col Tomasi.”
Vidi che i loro occhi da tristi e preoccupati si illuminarono e ci
facemmo una gran risata.
“Sei un fenomeno,” disse Valentina” hai risolto tutto in due minuti, hai
ragione, erano solo oggetti. Evviva, evviva! Vita nuova anche per noi!
Nicola abbracciò Valentina e Anna, le sollevò gli fece fare dei giri e
ce ne andammo ridendo. Mi resi conto della forza di Nicola che aveva
sollevato Valentina e Anna come due fuscelli, apparentemente senza sforzo.
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Avvertii Luciana che arrivò poco dopo, le raccontammo in breve, senza
enfasi l’accaduto, fu molto colpita ma felice di essere in quel posto che le era
piaciuto tanto e insieme alle persone a lei più care. Il cameriere ballerino ci
servì le solite ottime cose, stavolta era una mousse di salmone, poi gli
assaggini di carbonara e risotto al limone e per finire un’insolita creme
brulee all’arancio
“Mi piace proprio tanto venire a mangiare qui con voi, lo chef è
straordinario, sempre nuove idee”
disse Luciana dopo il caffè
“Grazie a Valentina che ce lo ha fatto scoprire – dissi.
Finito di mangiare parlammo di quello che avremmo dovuto fare.
“Per il momento potrei andare ancora da Amelia, in fondo ci sto
volentieri”
disse Valentina
“Perché non vieni da noi, abbiamo una comodissima stanza degli
ospiti”
aggiunse Luciana,
“Ti ringrazio, ma da Amelia sto bene e poi le fa piacere, le faccio
compagnia, i ragazzi possono stare ancora da Giulio e Paola, per ora
“Per noi va benissimo – disse Nicola – ma torneremo volentieri a stare
con te, mamma
“Va bene, probabilmente non sarà per molto – aggiunsi.
Perciò ci salutammo per risentirci a fine giornata. Io e Luciana ce ne
andammo mentre Valentina e i figli rimasero ancora a parlare.
Andai allo studio, Matteo stentava a credere alla distruzione
dell’appartamento.
“Se avessi pensato che questo Tomasi era un po’ pazzo, ora abbiamo la
certezza che è anche un criminale. Non si è mai sentita una cosa del genere,
secondo me è una chiara dimostrazione che il denaro gli ha dato alla testa. E’
fuori uno così.
L’avvocato disse che bisognava assolutamente fare delle foto prima di
ripulire la casa, avrebbe consultato il codice.
“Questo è un caso molto raro, - disse - probabilmente è perseguibile
chi distrugge le proprie cose qualora siano in uso comune con altri.
Ma sarebbe stata comunque una prova importante per rinforzare la
causa per i danni subiti da Valentina. Qualsiasi giudice sarebbe
impressionato da questo ulteriore atto di violenza del Tomasi.
Valentina mi telefonò.
“Ti voglio dire perché sono rimasta a parlare con i ragazzi dopo che
ve ne siete andati.
“Dimmi tutto.
“Ascolta, perché è una grande notizia. Nicola ha capito di aver toccato
il fondo con le scommesse e i giochi, mi ha giurato che non toccherà mai più
un mazzo di carte o i dadi, e io gli credo, mi sento anche colpevole per non
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essergli stata più vicina ultimamente per i problemi che ci ha creato suo
padre.
“Ci avevo pensato anch’io che si sarà sentito un po’ solo“
“Ha ripreso a studiare e prenderà la maturità, ma ti avevo anche detto
che Nicola va in palestra da anni ed è bravissimo alla sbarra.
“Questo non lo sapevo, mi avevi detto ginnastica senza specificare
“Hai ragione, comunque, zitto zitto è diventato un atleta di tutto
rispetto, tant’è che è stato selezionato per partecipare al campionato italiano
di ginnastica che ci sarà tra un mese.
“Stupendo, sarai fiera di tuo figlio,
“Altrochè fiera, sono felice, non ti nascondo che ero un po’ delusa
ultimamente, ma ora cambia tutto.
“E Anna?
“Anna sta frequentando le prime lezioni e se andrà bene all’università
come andava al liceo sono certa che arriverà alla laurea come una scheggia e
con tutti trenta.
“A questo punto non posso che dire che sei una mamma fortunata
“Penso di essere sempre stata una donna fortunata, anche l’aver
sposato il Tomasi è stata una cosa positiva, anche se ultimamente.. è andata
così, ma ti ho detto che fino a qualche tempo fa era un buon marito, piaceva
anche ai miei genitori
“A proposito di genitori, io non so niente dei tuoi, da quando ci siamo
rincontrati non abbiamo avuto occasione di parlarne
“Hai ragione, ti dico subito, con mio padre e mia madre, ci vediamo
poco, non ricordo se li hai conosciuti quando andavamo a scuola.
“Non mi pare
“Abitano fuori Roma, in campagna, non sopportano il caos della città,
e ogni tanto ci telefoniamo, stanno bene, hanno una grande casa molto bella
in mezzo a un prato, alcuni ciliegi e tanti fiori. Ci andavamo qualche volta
con i bambini nella stagione delle ciliegie, si divertivano tanto a riempire i
cestelli.”
“Ora gli puoi raccontare, con cautela tutta la tua storia col Tomasi.”
“No, preferisco parlargliene tra un po’ di tempo, voglio che pensino
che la nostra è stata una normale separazione, alla loro età è meglio che non
sappiano altro. Lo sai che anni fa hanno messo in banca a nome di Nicola e
Anna, a loro insaputa, una bella somma che finora non ci è servita, ma penso
che ci potrebbe fare comodo ora per pagare i debiti di gioco di Nicola e per
arredare la nostra casa”.
“Sono dei nonni proprio bravi
“Si, sono proprio bravi. Ho anche assunto una ditta che sta portando
via tutto ciò che il Tomasi ha distrutto, ci voglio rientrare quando sarà
ripulita, ridipinta e risistemata prima di pensare all’arredamento.
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“Ottima idea. Però stai in contatto col tuo legale, cerca di sapere come
procede la causa, io mi rimetto a lavorare altrimenti mi licenziano - dissi
ridendo – ti saluto.
Ci mandammo un bacio e riattaccai.
Mi rendo conto che per quanto i problemi col Tomasi siano ormai in
parte superati, mi sento sempre più coinvolto in questa storia. L’aver
incontrato Valentina e tutto quello che è seguito, mi ha dato una ragione in
più per essere sereno e soddisfatto. Sto bene con Luciana, ma mi ci voleva
qualcosa che mi scuotesse, un nuovo interesse. Valentina mi dava
l’occasione per riempire un vuoto che sentivo nella mia vita,
quell’insoddisfazione data dal fatto che io e Luciana eravamo sposati da tanti
anni senza figli. Il seguire ora anche la vita di Anna e Nicola mi dava un
senso di completezza che mi mancava. Visto che il loro padre non li voleva
più, mi piaceva l’idea, di seguirli e aiutarli nella loro non facile vita.
In ditta è arrivato un sacco di lavoro, per la trasformazione di un
grande caseggiato al centro di Roma in albergo di lusso. Ho la fortuna di
avere un lavoro che mi piace, il bisogno di risolvere nuovi problemi di varia
natura è sempre stimolante. Abbiamo preso l’appalto di tutti i lavori in
metallo, avremo da fare per dei mesi. Abbiamo stipulato un contratto che ci
consentirà di rispettare i tempi di consegna, con i dipendenti che abbiamo sia
nello studio che nell’officina. Questo vuol dire che non dovremo assumere
persone a tempo determinato come fanno tanti imprenditori che assumono e
licenziano secondo la loro convenienza. Farebbe comodo anche a noi
assumere personale a tempo determinato, potremmo guadagnare di più senza
pagare del personale quando il lavoro diminuisce. Matteo in questo è
categorico, tutti i nostri dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
L’abilità è organizzare il lavoro per far fronte alle scadenze dei contratti.
Tanti imprenditori non si fanno tanti scrupoli, assumono giovani a tempo
determinato e questi giovani devono accettare qualsiasi lavoro, bello o brutto
che sia, anche se pesante, pericoloso e mal pagato. Oltre al disagio di questi
giovani che non vedono il modo di migliorare la loro situazione, c’è il
preoccupante aumento degli incidenti sul lavoro spesso mortali.
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Con i gemelli non sapevo ancora in che modo comunicare. Volevo
entrare delicatamente nella loro vita e aiutarli per quanto possibile a non
sentire la loro omosessualità come un problema. Decisi di parlarne con
Valentina. Un paio di giorni dopo ci sentimmo e ci demmo appuntamento in
un bar della zona.
Ci andai con Luciana che era altrettanto interessata alla vita dei
ragazzi.
Ci abbracciammo tutti e tre, ci sembrava quasi di essere un'unica
famiglia, ci sistemammo in una saletta e ordinammo gli aperitivi e i famosi
stuzzichini che preparavano in quel bar. Erano tartine del tutto insolite e
originali, a base di pesce e formaggi, ma con dei sapori deliziosi.
“Cara Valentina, - dissi - ora che la buriana è passata, ti voglio
chiedere un parere: a Luciana e a me piacerebbe occuparci dei tuoi figli, ma
vorrei che tu ci suggerissi il modo migliore per partecipare alla loro vita
senza essere invadenti. Soprattutto ora che non hanno ancora una casa e che
forse sentono ancora l’assenza del padre.
“Tranquillo Renato, per loro il padre non esiste più. Io sono felice che
voi abbiate questo pensiero. Se ti fa piacere, Renato, nel poco tempo che ti
lascia il lavoro, potresti seguire gli studi di Nicola fino alla maturità, e
andare qualche volta in palestra dove Nicola si allena per il campionato.
“Mi piacerebbe proprio vederlo all’opera, non ti ho mai detto che al
tempo della scuola andavo anch’io in palestra, ma ero capace di fare appena
qualcosa alle parallele.
“Ero una schiappa, mi vergognavo di parlarne, invidiavo certi
compagni che promettevano bene… m’incantavo a vederli volteggiare con
leggerezza, ero proprio negato, mi prendevano in giro, perciò smisi del tutto
di andare in palestra.
“Ora capisco perché non me ne avevi mai parlato. Si vede che non era
lo sport adatto a te.
Invece tu Luciana potresti vedere qualche volta Anna, ora che vi
considera veramente amici non potrebbe che farle piacere, sai, con me non
parla molto di certi argomenti, è un po’ restìa, finora c’era sempre il padre in
mezzo con la sua invadenza e i suoi preconcetti, non si è mai confidata con
me, forse con te sarebbe diversa, penso che con te si aprirebbe e potreste
capirvi meglio.
“Sarei felice di esserle utile, mi sembra una ragazza talmente carina..,
anzi, le potresti dire che se vuole può stare a casa nostra finchè la vostra casa
sarà di nuovo abitabile, avremmo l’occasione di conoscerci meglio.
“Vi ringrazio, mi pare un’ottima idea, glielo dirò oggi stesso.
Ci diede i numeri dei cellulari dei ragazzi per poterci mettere in
contatto.
Il giorno dopo, finito di lavorare, andai alla palestra che mi aveva
indicato Nicola, non era lontana dal mio studio. Era una palestra di quelle
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serie, non quelle dove le signore vanno a pedalare per togliersi di dosso
l’esubero di cellulite o i ragazzi per gonfiare i muscoli con gli anabolizzanti,
si respirava un’aria che sapeva di polvere, talco e sudore. Trovai subito
Nicola che si allenava facendo ginnastica a corpo libero. Altri ragazzi si
allenavano alle parallele e agli anelli. Mi accolse con un grande sorriso e mi
abbracciò stretto quasi da togliermi il respiro.
“Caro Nicola, finalmente ti vedo nel tuo elemento, tua madre mi ha
raccontato tutto di te, e vedo che fai sul serio.
“Sì, mi sono sempre piaciuti gli attrezzi, ma ultimamente mi sono reso
conto che la sbarra è l’attrezzo più congeniale per il mio fisico, ma me la
cavo bene anche col cavallo e nel corpo libero, ma alla sbarra mi sembra di
volare, mi diverte proprio, è tutta slancio, equilibrio, e scioltezza, se vuoi, ti
faccio vedere.
“Altrochè se ti voglio vedere..
Si strofinò le mani col talco, facendo un salto afferrò la sbarra con
estrema facilità ed eseguì alcuni volteggi apparentemente senza sforzo,
sembrava che volasse, ero stupito, non avevo mai osservato col dovuto
interesse questi volteggi. Finiti questi mulinelli fece un uscita perfetta senza
alcuna esitazione.
“Bravissimo, so che parteciperai ai campionati italiani
“Sì, ormai sono sicuro che mi selezioneranno e ti dico di più: voglio
assolutamente vincere ed essere campione d’Italia, perciò sono qui tutte le
sere e mi alleno finchè non crollo.
“Non è forse un po’ troppo?
“No, è così che si fa per diventare campioni, ma forse non sai una
cosa, lo sai perché lo faccio?
“Perché ti piace
“Non solo, lo faccio per mio padre, per quel pirla di mio padre..
“Com’è che lo chiami pirla, è una parola milanese, a Roma diciamo..
“diciamo stronzo, ma per lui non basta, perché lui è stronzo, ma pirla è
proprio la parola giusta per lui, un uomo che rovina una famiglia per fare più
soldi.. e si mangerà le mani perché non lo potrà dire a nessuno di avere un
figlio campione, si è comportato come se non esistessi, si vergogna di me
perché sono gay. Sarebbe stato facile per me e Anna nascondere che siamo
gay, ma quando gli è venuta questa mania di arricchirsi a tutti i costi
abbiamo lasciato perdere, il pirla non meritava di avere due figli etero.
Ormai tutti hanno dimenticato che ha un figlio, non mi ha portato mai nel
suo nuovo ufficio, mi ha cancellato dalla sua vita e sarà castigato perché
morirà dalla voglia di dirlo a tutti ma non lo potrà fare perché cambierò
nome, prenderò il nome da ragazza di mia madre.
“Mamma lo sa questo?
“Lo saprà al momento giusto.
“Sei proprio un ragazzo straordinario, pensi che ce la farai anche con
la maturità?
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“Mi ha detto mamma che se avessi difficoltà tu mi daresti una mano
“Certo, sono qui per anche per questo, per tutto ciò di cui hai bisogno
sono a tua disposizione, soprattutto per le materie scientifiche. Nicola, tu sai
che io e tua mamma quando avevamo la vostra età eravamo compagni di
scuola?
“Certo che lo so.
“E sai anche che io e Luciana non abbiamo figli e un po’ ci mancano,
lo capisci?
“So anche questo, siamo stati a casa vostra..
“Giusto. Ora ti devo dire una cosa: io non pretendo di farti da padre,
ma mi piacerebbe che tu mi considerassi un amico di famiglia, perciò se tu
avessi bisogno non hai che da venire da me.
“Mi va benissimo, sei talmente simpatico..
“Ti dispiace se qualche sera passo qui in palestra a vederti?
“No, assolutamente, anzi, mi farebbe molto piacere averti qualche
volta come spettatore.
“Allora a presto Nicola, e buon lavoro”. Evitai di abbracciarlo per
paura di essere stritolato
“Ciao Renato
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Non vedevo l’ora di raccontare a Luciana questo colloquio.
Il suo commento è stato piuttosto deciso
“Vedrai che prima o dopo il Tomasi si dovrà pentire amaramente di
aver trattato così la sua famiglia, dovrà capire che avere una famiglia così
vale comunque più di tutti i “quattrini” che sta arraffando con tutti i mezzi –
disse Luciana - gli auguro di trovare al massimo qualche occasionale
accompagnatrice a pagamento, non merita di più.
“Andiamoci piano, il Tomasi è un uomo imprevedibile, è pieno di astio
e deciso ad arrivare molto in alto, non è da sottovalutare.. Ma sono certo che
pensa ancora alla sua famiglia, moglie e figli si possono rifiutare, ma non si
possono cancellare da un giorno all’altro come fosse niente, Nicola e Anna li
ha generati lui, li ha certamente amati e ha riposto in loro tante speranze,
sono cose che non si possono dimenticare. Ma ha una mente contorta,
penserà di essere stato tradito sia dai figli che da Valentina ma sicuramente
ha dei dubbi su tutto ciò che ha fatto contro di loro.”
“Pensi che potrebbe fare ancora qualcosa per danneggiarli? - mi
chiese Luciana –
“Non lo escluderei, soprattutto quando avrà notizie dei loro successi.
Ma mi è venuta comunque una grande curiosità”
“Sarebbe?
“Mi piacerebbe sapere dov’è andato ad abitare, com’è questa famosa
villa di cui parla, dovrebbe essere un posto speciale, ci vogliamo fare una
scappata? magari con Valentina?
“Sentiamo che cosa ne pensa Valentina, forse anche lei è curiosa.
Telefonammo a Valentina la mattina dopo, fu felice di sentirci, era
appena rientrata da una passeggiata con Amelia ed era d’accordo di andare a
vedere questa villa del famoso architetto, aveva saputo l’indirizzo dagli
avvocati..
Passammo a prenderla e partimmo, la villa era un po’ in periferia, ci
volle una ventina di minuti per arrivarci. Era in un comprensorio,
leggermente in pendenza, tra altre ville. Fummo stupiti dall’insolita struttura,
era una via di mezzo tra le ville di Wright e una costruzione di Lego di un
bambino. Era bianca candida come i paesini delle isole greche, composta da
tanti cubi sovrapposti e sfalsati con in più alcune travi in cemento armato
sporgenti, con funzione decorativa. Come finestre aveva poche aperture
circolari. Uno dei cubi di base aveva una grande apertura circolare chiusa da
una lastra di vetro, dietro alla quale si supponeva ci fosse una piscina. Nel
prato davanti alla villa erano stati piantati dei finti girasoli di legno, di tanti
colori diversi. Tra questi girasoli vagavano due enormi pitbull legati con
lunghe catene che appena ci videro si misero ad abbaiare e a saltare contro il
recinto.
“Non si può dire che non sia originale questa villa – osservò Luciana –
una struttura geometrica, ma allo stesso tempo ha qualcosa di misterioso
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nella sua semplicità, non si vede un ingresso, le aperture sono il minimo per
far entrare la luce, sembra più un giocattolo o un “bunker” che una casa da
abitare”
In quanto esperta in storia dell’arte accettammo il suo autorevole
giudizio, ma aggiunse subito:
“Ho visto altri progetti del Parini ma questo mi sembra il più
avveniristico e anche il più stravagante”
Noi eravamo piuttosto meravigliati. Conoscendo il Tomasi che, avendo
fatto il commercialista per tanti anni era più un contabile, anche se di alto
livello, che un uomo di grande fantasia.
“Veramente, a me sembra una calcolatrice - osservò Valentina – quei
girasoli sono i tasti e al finestrone di vetro appariranno le cifre dei quattrini
che vuole guadagnare, mi sa che al Parini ha dato delle precise indicazioni,
ma quei due bestioni dall’aria feroce che ci stanno a fare, il Tomasi non ha
mai amato i cani, che io sappia. Questa casa, a pensarci bene, assomiglia
anche a una cassaforte, perciò i mastini da guardia - e rivolta a me - che dici
tuu ?” con la bocca a bacio mi fece sorridere al ricordo del nostro primo
incontro. Girammo intorno alla villa, era uguale da tutti i lati, sempre cubi
sovrapposti con aperture circolari e travi sporgenti.
“Assomiglia anche a un portamatite o anche a un portaspazzolino da
denti “aggiunsi io.
Era diventato un gioco trovare una logica per questa strana villa, non
riuscivamo a essere seri, trattandosi del Tomasi che non era simpatico a
nessuno. Tuttavia scattai col cellulare un paio di foto a questa fantomatica
villa.
Tornammo a Roma continuando a scherzare sulla casa Lego, bunker,
cassaforte, calcolatrice, portamatite. Lasciai Luciana e Valentina e andai di
filato allo studio.
Feci vedere le foto a Matteo che non si meravigliò affatto.
“Che cosa ti aspettavi da questo mezzo matto, una casa normale con i
fiori sui balconcini?” Non poteva essere che così la casa di uno che traffica
coi siluri” – osservò.
Sbrigai del lavoro arretrato, avevamo cominciato a disegnare i piani
particolareggiati per i lavori al nuovo albergo. Ci avrebbe dato molto da fare
il roof-garden, un’enorme struttura tutta in acciaio e vetro. Per come
l’avevamo progettato sarebbe potuto essere il nostro capolavoro.
Tornato a casa col solito bus, trovai una sorpresa, c’era Anna che
aveva passato il pomeriggio a parlare con Luciana e se ne stava andando.
“Perché non rimani a cena? – le chiesi
“Starei volentieri ma ho promesso a Paola di andare al cinema, danno
un film che mi pare molto interessante “Bianco e Nero” di Cristina
Comencini, mi fermerò volentieri la prossima volta”.
“Va bene, tesorino, divertitevi, - disse Luciana
Ci abbracciammo e se ne andò.
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“L’ho detto e lo ridico, è una ragazza veramente in gamba, carina in
tutto, è gentile, educata, intelligente e spiritosa, scherza sul fatto di essere
gay, dice che la cosa la diverte, ne parla volentieri, non lo nasconde”
“Questo è molto bello..
“Anzi, mi ha raccontato delle sue conquiste nei locali gay, ci siamo
fatte un sacco di risate. E’ un po’ avvilita quando si parla del padre, ma sta
metabolizzando anche quello”
“Meno male, invece Nicola soffre tanto a causa del padre, ne abbiamo
parlato, non vede l’ora di avere l’occasione per farlo star male.
“Anna no, - disse Luciana - è più fatalista, dice che doveva andare
così. Ti devo dire anche un’altra cosa, ma tu fai finta che non te l’ho detta,
mi ha confessato che non ha mai fatto veramente sesso, è ancora vergine, sta
con Paola, ma così.. perché sono amiche, stanno bene insieme, baci e basta,
aspetta di innamorarsi di qualche bella donna di classe, vuole scoprire
l’amore, quello vero.
“E’ come le ragazze che aspettano il principe azzurro – dissi - solo che
i principi azzurri sono sempre di meno per cui si accontentano del primo che
gli fa gli occhi dolci, e poi fanno questi matrimoni con 200 invitati che
durano il tempo di fare un paio di marmocchi e poi tutto finisce.”
“Non mi piace questo tuo pessimismo, in fondo noi anche senza figli
siamo insieme da quasi vent’anni.” disse Luciana
“Quante volte abbiamo immaginato a come sarebbe stata la nostra vita
con un paio di figli, sarebbe stata completamente diversa – risposi - forse
migliore, forse peggiore, con i figli non si sa mai, sono i geni che
comandano, non i genitori, che possono cercare di educarli quando trovano il
tempo, ma niente di più. Pensa ai giovani di oggi, come sono ridotti, a due
anni li mettono davanti alla televisione a vedere i cartoni per farli stare
buoni, anche l’asilo serve per tenerli fuori dai piedi, poi le scuole mediocri
dove imparano Giulio Cesare e Cristoforo Colombo e quando escono da
scuola trovano dietro l’angolo il pusher con la droga, i giochini elettronici,
poi la playstation, sottoccupazione, genitori spesso assenti, tifo sportivo
esasperato, fiumi di alcoolici nelle discoteche, le strade piene di pazzi,
delinquenza, come fanno a diventare delle persone responsabili?
“Ora esageri, sei troppo pessimista questa sera – rispose Luciana – è
meglio se andiamo a mangiare.”
Aveva preparato un ottimo passato di verdure e delle salsicce arrosto,
niente male. Anzi, devo dire che erano ottime con la mostarda, mai mangiato
delle salsicce così buone, ne mangiai forse troppe perciò mi sentivo un po’
pieno e me ne andai subito a letto. Era stata una giornata pesante e penso di
essermi addormentato subito. Ma sentii la pioggia battere alle finestre e il
vento che ululava sempre più forte, tuoni e lampi che illuminavano a tratti la
stanza. Era un temporale in piena regola, la strada sottostante era diventata
un torrente. Poi lentamente il vento si calmò e subentrò una quiete assoluta.
Mi affacciai alla finestra, non pioveva più, si sentiva solo lo sgocciolio di
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una grondaia. Poi dalla strada arrivarono i suoni insistenti di tanti claxon. Mi
affacciai, la strada era intasata di macchine ferme, alcuni agenti della
Stradale fermi con le loro moto si sbracciavano per mettere ordine perché
stava passando lentamente una lunga fila di camion militari che trainavano
degli oggetti lunghi e lucentissimi. Mi sentii toccare un braccio, era Luciana
che con un bicchiere in mano mi disse: “Hai fatto proprio un brutto sogno, lo
vedi che la sera è meglio se mangi la minestrina, le salsicce non te le faccio
più” Mi aveva preparato un digestivo che mandai giù pensando a quel sogno
così strano e mi riaddormentai.
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15
La mattina presi il solito autobus, mi aspettava un sacco di lavoro,
dovevo fare un’infinità di calcoli per un nuovo preventivo da consegnare in
settimana. A metà giornata arrivò all’improvviso una telefonata di Valentina
che era nei pressi e mi chiedeva se poteva salire. Le dissi naturalmente di sì e
dopo qualche minuto entrava nella mia stanza. Si mise ad ammirare i
modellini di strutture in ferro dei nostri lavori, attaccati alle pareti. Dopo un
abbraccio mi chiese:
“Sei certo che non ti disturbo, dimmelo, se non hai tempo, posso
tornare domani.
“Ma scherzi, non sei mai venuta nel mio studio, mi fa piacere”
“Ti devo dire la verità, ero molto curiosa di vedere il tuo posto di
lavoro, ne abbiamo sempre parlato ma mi interessava proprio vederti nel tuo
ambiente”
“Tu lo sai che siamo due soci, ora che conosci me devi conoscere
anche Matteo, siamo le due metà di questa azienda, ora lo chiamo,
“Sei certo che non vi disturbo..
“Sono certissimo, anzi, gli farà molto piacere conoscerti, soprattutto
perché ha conosciuto il Tomasi e siccome sa tutto di questa storia è molto
curioso anche lui.
Chiamai Matteo che arrivò subito. Era un cinquantenne giovanile, alto
e snello, elegante in giacca e cravatta, capelli castani ondulati, un po’ lunghi
ma ordinati.
“Buongiorno signora Valentina, - esclamò - finalmente ho il piacere di
conoscerla..
“Il piacere è tutto mio, ma mi chiami Valentina, la prego
“Con molto piacere, ero curiosissimo di conoscere questa bella
signora, dopo aver sentito parlare di lei per tanto tempo, avendo avuto anche
il piacere di conoscere il suo ex..
“Matteo, stendiamo un velo pietoso, e se lei permette, ci possiamo dare
del tu
“Certamente
“Questo sarebbe lo studio dov’è avvenuto il fattaccio..
“Si, Valentina, proprio qui, ma se avessi solo intuito quello che poi
successe, non gli avrei costruito solo i tralicci, gli avrei costruito il Golden
Gate!
Facemmo una grande risata
“Ormai il peggio è passato, non pensiamoci più,
“Si fa presto a dire, ma quel signore è una bomba innescata, io non mi
fiderei tanto, ho visto le sue foto e anche quelle della villa portamatite. Io
avrei parecchie perplessità. Ora mi dovete scusare, ho del lavoro urgente da
finire prima del break, ma tu Renato fai gli onori di casa, Valentina, spero
che ci vedremo ancora, ti saluto.”
“Ciao Matteo, a presto
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Appena uscito Matteo, Valentina disse
“Lo tenevi nascosto, sei un mascalzone, ma che simpatico, è anche un
bell’uomo, è sposato, figli?
“Separato senza figli. perciò andiamo d’accordo,
“Mi piacerebbe conoscerlo meglio”
“Niente di più facile, tra poco andiamo al baretto qui sotto dove di
solito mangiamo qualcosa, se ti va di fare un pasto veloce, vieni con noi
“Volentieri, non ci sono mai venuta in un posto così”
“Qui non c’è un ballerino, come da te, lavoriamo tutti qui intorno, ci
accontentiamo di un piatto veloce, pasta o riso e condimenti vari.”
“Perfetto, una nuova esperienza.
Scendemmo e occupammo un tavolo che si era appena liberato, era
proprio un locale da impiegati, uomini e donne di tutte le età, sui tavoli
tovaglie di carta, alle pareti mensole con i vecchi fiaschi di Chianti
impagliati, illustrazioni antiche de “La Domenica del Corriere”di un secolo
fa, incorniciate, una cameriera cilena non faceva che portare dalla cucina un
carrello con piatti di pasta, risotti e insalate. Un giovane cameriere anche lui
sudamericano apparecchiava e sparecchiava e portava i caffè.
“Sono ben organizzati, - osservò Valentina
“Certo, - risposi - in quaranta minuti fanno mangiare anche più di
cento persone. C’era un gran rumore di piatti e forchette, più o meno tutti si
conoscevano, c’era un cicaleccio continuo, scambi di battute da un tavolo
all’altro, i soliti battibecchi tra romanisti e laziali. Arrivò anche Matteo e a
un suo gesto arrivarono tre piatti di spaghetti al pomodoro. Non era possibile
parlare in quell’ambiente, c’era troppo rumore, perciò mangiammo
aspettando che ci fosse meno gente. Valentina sembrava divertirsi, la
presenza di Matteo catalizzava il suo interesse, ogni tanto gli lanciava dei
rapidi sguardi di compiacimento per la scoperta di quel locale così
divertente. Quando ci fu un po’ di calma, Valentina lanciò la proposta di
vederci quanto prima nel solito locale vicino a casa sua, con Luciana e i
gemelli, magari il giorno, ormai vicino, del campionato di ginnastica in cui
speravamo che Nicola sarebbe diventato campione.
Fummo tutti d’accordo promettendo di tenerci liberi da qualsiasi
impegno per quell’occasione.
“Sarà una grande giornata, - disse Valentina - la vittoria di Nicola
sarebbe per noi una grossa soddisfazione, e potrebbe dare un duro colpo al
padre che si è escluso da ogni manifestazione della sua ex famiglia.”
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Nei giorni seguenti andai ancora un paio di volte a vedere
l’allenamento di Nicola alla sbarra. Mi descrisse la perfezione che aveva
acquisito nel fare un volteggio che secondo lui nessun altro sarebbe riuscito
a fare. A me profano dovette spiegare ogni movimento che doveva fare con
assoluta precisione lasciandosi cadere all’indietro e riprendendo la sbarra
all’ultimo istante con un volteggio quasi impossibile.
“L’ho fatto centinaia di volte prima di raggiungere la perfezione – mi
disse Era di grande effetto. Era anche pericoloso, se non avesse ripreso in
tempo la sbarra si sarebbe spezzata la schiena. Perciò ero veramente in ansia,
ma mi rassicurò:
“Lo farò ancora tantissime volte fino a raggiungere la massima
sicurezza.
Valentina era andata a controllare il lavoro di ripulitura
dell’appartamento, aveva scelto i nuovi colori, tutti pastello ma diversi da
prima, non voleva che niente le ricordasse l’appartamento com’era prima
del fattaccio. Fece cambiare anche le serrature e la cassaforte che le
ricordava quel brutto momento. Volle che l’accompagnassi un sabato per
scegliere le stoffe delle tende, voleva una casa giovane, piena di colore.
Aveva anche ordinata una nuova cucina completa, in legno naturale e le
stanze dei ragazzi. Aveva anche riassunta la stessa collaboratrice domestica.
Nicola studiava tutte le mattine per la maturità, ebbe bisogno poche
volte del mio aiuto, soltanto la chimica gli era un po’ ostica, del resto non
aveva problemi, era stato sempre un bravo studente, se aveva perso un anno
era per ragioni al di fuori dello studio. Mancavano pochi giorni alle gare di
ginnastica, si era concentrato sugli allenamenti, per l’esame di maturità
c’era tempo fino a giugno. Anna era venuta a stare da noi. Luciana era felice
di avere sempre compagnia, la curava come una figlia, facevano lunghe
chiacchierate, l’aveva presentata ad alcune amiche che la trovavano
deliziosa. Faceva piacere anche a me avere Anna con noi, anche Valentina
veniva spesso per stare con lei, il nostro rapporto stava diventando sempre
più stretto, anche perché Valentina usciva spesso la sera con Matteo, stava
nascendo tra loro un’amicizia simpatica che poteva anche portare lontano.
“Ci sto proprio bene con Matteo, - mi confessò una sera, - è una bella
persona, non solo un gran lavoratore, è anche un compagno simpatico,
andiamo qualche volta al cinema o ai concerti, non per niente è amico tuo.
Mi ha appena proposta una crociera nel Mediterraneo, ma per ora non se ne
parla finchè non avrete finito il contratto con l’albergo.
Io penso alle volte a tutto ciò che è scaturito da un casuale incontro alla
fermata del mio autobus, sono cambiate le vite di tante persone, di tutti noi,
stavamo diventando una famiglia allargata.
Ogni tanto Valentina aveva notizie dal collaboratore del Tomasi, aveva
saputo che ultimamente c’era stata la visita di un gruppo di cinesi con i quali
c’erano state lunghe trattative.
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Inaspettatamente, qualche giorno dopo, sia i telegiornali che i
quotidiani riportavano la notizia che un grosso carico di cosmetici,
provenienti dalla Cina era stato distribuito in tutte le profumerie italiane. I
prodotti erano marcati USA come se fossero stati fabbricati in California,
ma all’interno delle confezioni c’era una microscopica scritta “Made in
China”. A un controllo della Guardia di Finanza risultò che questa merce
non era conforme alla legge, bensì conteneva alcuni componenti tossici.
Dai primi accertamenti risultava che l’importatrice era una società
amministrata dallo studio Tomasi. Lessi e rilessi la notizia, ero un po’
incredulo, era possibile che Tomasi arrivasse a tanto, a importare merce
cinese, cercando di eludere i controlli delle Fiamme Gialle? Evidentemente
prevedeva una tale fonte di guadagno per cui valeva la pena di rischiare. I
giornali seguirono la vicenda nei giorni seguenti, gli avvocati del Tomasi
tentavano di chiarire che l’esportatore aveva dato ampie garanzie per la
qualità del prodotto. Ne parlai con Matteo e Valentina esterrefatti da tanta
impudenza.
“Vi rendete conto a che cosa è arrivato quest’uomo? – dissi - A
importare cosmetici non testati e distribuirli in tutta l’Italia come americani,
non solo una truffa, ma anche un pericolo per gli ignari consumatori.” dissi
“Con l’affare dei siluri ci siamo salvati, chissà se anche lì non c’era
sotto sotto una truffa, - rispose Matteo.
Comunque furono sequestrate tonnellate di quella merce e il Tomasi
subì una forte perdita oltre a essere condannato a pagare una grossa
ammenda.
Il collaboratore del Tomasi, raccontò a Valentina delle scene
drammatiche nell’ufficio del Tomasi all’arrivo della Finanza. Aveva
rifiutato di esibire la documentazione e sosteneva la sua buona fede nel
trattare l’affare.
Comunque già alcuni dei suoi clienti lo avevano abbandonato, si erano
trasferiti ad altri studi. Questo era uno smacco terribile, oltre a perdere dei
clienti stava perdendo credibilità nell’ambiente.
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17
Si stava avvicinando il giorno del campionato di ginnastica. Si sarebbe
svolto al Palazzetto dello Sport. Una struttura circolare che poteva contenere
più di tremila spettatori. Fu montata l’attrezzatura nel Palazzetto, i
partecipanti potevano completare il loro allenamento direttamente sul posto
delle gare. Per ogni specialità si prevedeva l’arrivo di atleti da ogni parte
d’Italia. Nei giornali sportivi c’erano i nomi di tutti i partecipanti e la
società per la quale gareggiavano. Nicola faceva parte della squadra del suo
liceo. Continuò ad allenarsi tutti i giorni prima delle gare. Decise di
partecipare anche al corpo libero in cui si sentiva ben preparato. Alle prove
potevano assistere solo gli allenatori e i famigliari. Perciò quando il Tomasi,
che si era informato di tutto, volle entrare per vedere, anche se da lontano
Nicola, fu fermato alla porta dall’incaricato della federazione.
“Ma io sono il padre di un atleta”, gridò col suo vocione”devo
entrare”
“Scusi, com’è il suo nome?”
“Sono il dottor Tomasi”
L’addetto consultò la lista
“Qui non c’è nessun Tomasi tra gli atleti, mi dispiace, non può entrare
“Lei scherza, avrà guardato male, ricontrolli, Nicola Tommasi”
L’addetto controllò
“Senta dottor Tomasi, l’unico Nicola che c’è qui è Nicola Proietti, mi
dispiace
“Ma quale Nicola Proietti, quello è Nicola Tomasi, urlò il Tomasi
facendo rimbombare la sala
di accesso e tentando di entrare spingendo il funzionario. Arrivarono
altri addetti che bloccarono il Tomasi che continuava a urlare e spingere. ma
riuscirono a mandarlo fuori chiudendo la porta di accesso.
“Non finisce qui”, urlava il Tomasi esasperato, ve lo faccio vedere io
chi è quella checca che si nasconde dietro il nome di quella buhaiola di su
madre, ve lo faccio vedere io, cazzo!”
Nicola che aveva sentito tutto, aveva voglia di uscire e affrontare il
padre e fargli ingoiare l’offesa indirizzata a Valentina, ma si trattenne a
stento per non compromettere tutto il campionato, tanto aveva raggiunto lo
scopo di far imbestialire il Tomasi. Perciò riacquistò la calma e continuò
l’allenamento. Quando era alla sbarra si fermavano tutti a vederlo, non si era
mai visto un esercizio così perfetto. Anche nell’esercizio di corpo libero
aveva acquistato un’assoluta padronanza dei suoi movimenti, gli sembrava
di volare col minimo sforzo.
Il giorno del campionato eravamo tutti lì, Valentina, Anna e Matteo,
io e Luciana, tutti in una fila, il più vicino possibile alla postazione della
sbarra. Il Palazzetto era gremito di giovani promesse della ginnastica, le
famiglie degli atleti e tanti simpatizzanti. Ci fu prima la premiazione dei
dirigenti e funzionari responsabili della ginnastica, diplomi e medaglie per
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tutti. Poi discorsi vari di incoraggiamento ai partecipanti per invitarli a
continuare con la ginnastica fino alle prossime Olimpiadi di Pechino del
2008 e oltre. Finalmente la banda delle Fiamme Gialle alla quale
apparteneva la maggioranza degli atleti, intonò una marcia e alla fine le
competizioni ebbero inizio. Per primi gareggiarono gli atleti del corpo
libero, Nicola ottenne un ottimo punteggio anche se non era la sua
specialità. Poi si avvicendarono gli atleti alla trave, al cavallo con maniglie,
poi alle parallele, agli anelli e alla sbarra che nel programma era l’ultimo
attrezzo. I vincitori delle varie specialità ricevettero applausi a non finire.
Noi seguimmo le competizioni con la massima attenzione, ma quando
arrivò il turno della sbarra eravamo al massimo della tensione. Gli atleti del
volteggio alla sbarra erano una dozzina, tutti bei ragazzi alti e muscolosi. Io
ero emozionato ma si sentiva che Valentina e Anna quasi non respiravano,
immobili come statue. Ogni esercizio durava pochi minuti, in mezz’ora
sarebbe finito tutto. Tutti gli atleti erano concentrati al massimo. Il primo
atleta eseguì impeccabilmente il suo esercizio, i giudici gli assegnarono un
ottimo punteggio e così gli altri, i punteggi erano sempre alti ma non
eccezionali, finché fece la prova un atleta che ottenne il punteggio superiore
a tutti, si pensava che sarebbe risultato vincitore, poi altri due con un
punteggio leggermente inferiore, poi fu la volta di Nicola che si concentrò
pochi secondi e poi iniziò il suo esercizio che io sapevo diverso e speciale.
Il pubblico seguiva attento le sue evoluzioni finchè fece quella che mi aveva
descritto come esclusiva e pericolosa. Quando la eseguì e lasciò la presa e
stava volando in alto, con un colpo di reni si girò e afferro la sbarra
all’ultimo istante, nel pubblico ci fu un boato di sollievo e finì l’esercizio
con un’altra serie di volteggi. A quel punto ci fu uno scroscio di applausi e
capimmo che non sarebbe stato possibile fare di più. Anche gli ultimi due
atleti fecero degli ottimi esercizi, ma ormai era chiaro che era Nicola il
campione. Ebbe il massimo punteggio e fu dichiarato campione d’Italia di
volteggio alla sbarra. Noi ci spellammo le mani a forza di applaudire, poi
scendemmo per abbracciarlo, Valentina e Anna avevano i lacrimoni, era
stata un’emozione troppo forte la suspence e poi la vittoria. Ci
abbracciammo tutti. Ci fu la premiazione, i campioni di tutte le specialità
ricevettero un diploma e la medaglia d’oro. Alla fine degli applausi si sentì
un vocione che ormai conoscevamo bene, la voce del Tomasi che, coperto
dalla folla che ormai andava verso le uscite gridò: “ Ha vinto una checca, Il
campione è una checca!” La folla non capì con chi ce l’avesse, con quale dei
campioni, ma lo capimmo noi. Nicola scavalcò la transenna con un salto e
fendendo la folla uscì per cercare il padre, ma fuori era già buio e non gli fu
possibile trovarlo. Rientrò tra noi, ci scambiammo degli sguardi di
solidarietà, poi andò a rivestirsi e ci preparammo ad andare dal ballerino
dove avevo prenotato un tavolo. Si unirono a noi anche Giulio e Paola.
Arrivati al ristorante, brindammo per la vittoria di Nicola e passammo una
lieta serata commentando l’avvenimento. Era stato tutto perfetto tranne
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l’inaspettato intervento del Tomasi che aveva cercato di guastarci la festa.
Perciò Nicola decise che il giorno seguente sarebbe andato ad affrontare il
padre nel suo ufficio davanti ai suoi dipendenti.
“Nicola, sei certo di volerlo fare?” disse Valantina
“Sì mamma, sono certo, gliel’ abbiamo fatta passare quando ti ha
aggredita, non abbiamo reagito quando ci ha distrutto la casa, durante le
prove è venuto ad insultarci, ma questa è troppo grossa, e va castigato,”
“Che cosa gli vorresti fare? chiese Valentina
“Non ti preoccupare, mamma, niente sangue, ma se lo ricorderà lo
stesso per tutta la vita. Vorrei che tu mamma e tu Anna foste presenti.
“Veramente…provò a dire Valentina
“Si, veramente, forse ti ricordi che una volta eravamo una bella
famiglia, che lui ha distrutto”.
Il ballerino ci servì una cena tutta speciale, antipasto di ostriche,
assaggi di tagliatelle al tartufo e risotto di mazzancolle. Per finire un ottimo
tiramisù profumato al rum.
Ci mettemmo d’accordo per andare all’ufficio del Tomasi la mattina
dopo, quando c’erano tutti i dipendenti e magari anche qualche cliente.
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Fummo tutti puntuali alle undici, a quell’ora c’era allo studio la
massima attività. Per non insospettirlo entrai io solo e chiesi di parlare col
dottor Tomasi.
“Chi devo dire? - mi chiese la segretaria
“Dottor Renatini - risposi, certo che questo nome non avrebbe detto
niente al Tomasi”
La segretaria entrò ad annunciarmi e dopo un minuto il Tomasi si
affacciò sulla soglia per vedere chi era questo dottor Renatini.
“Scusi, desidera? - mi chiese
Non capii se non ricordava veramente quella persona che aveva
“razzolato” nel suo campo, come aveva detto allora, oppure faceva finta di
non ricordare, sapendo invece benissimo che ero l‘amico di Valentina che,
secondo lui, l’aveva cornificato. Non ci dovetti pensare a lungo, da dietro le
mie spalle apparse Nicola che disse:
“Papino, faccia di merda, ho capito bene quello che hai detto ieri dopo
la premiazione, che aveva vinto la checca?
ebbene, sì, ha vinto la checca, quello che era tuo figlio e che adesso è
un grande campione che ti darà un sacco di schiaffi”
“Non ti permettere.. disse con severo cipiglio il padre, arretrando quel
tanto che serviva per stare fuori portata,
Partì il primo schiaffone che fece traballare il Tomasi che non fu più
in grado di parlare, perché immediatamente gliene arrivò un altro ancora più
forte. Tentò di alzare le braccia
“Questo è da parte di mamma e questo pure, - dandogliene un altro
fortissimo
“E poi ci sono quelli da parte di Anna
Gli impiegati erano tutti in piedi, avevano lasciato i loro computer e
fecero qualche passo verso il Tomasi per soccorrerlo, ma non osarono,
Nicola metteva veramente paura, aveva la faccia stravolta dalla rabbia
contenuta per tanto tempo. La porta dell’ufficio era aperta, dietro a noi
entrarono Valentina e Anna, un po’ spaventate dalla furia di Nicola che
continuò con un altro schiaffone
“Anche questo è per Anna”
Ormai il Tomasi non si reggeva più in piedi, si era seduto su una sedia
che gli aveva portato una delle segretarie, gli usciva il sangue dal naso che
gli colava sulla giacca e la cravatta, era imbambolato, non capiva più
dov’era, sembrava un pugile a KO, non aveva più la forza di alzare le
braccia per proteggersi dalla furia di Nicola, era completamente in balìa del
figlio che gli diede un ultimo schiaffone, la testa gli cadde giù sul petto, era
svenuto.
“Basta, Nicola, basta così, andiamo via – disse Valentina
Mentre un dipendente e una delle segretarie stavano trascinando il
Tomasi verso un divano, noi ce ne andammo, io uscii per ultimo dicendo:
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“Speriamo di non aver disturbato troppo, comunque buona giornata a
tutti!”
Chiusi la porta.
Andammo a casa nostra, Luciana aveva preparato per tutti la mussaka
che aveva imparato a fare quando andammo in vacanza a Santorini, l’aveva
anche migliorata mettendoci poca carne e più melanzane. Era venuto anche
Matteo, era una giornata da festeggiare tutti insieme. Passammo un allegro
pomeriggio a commentare l’accaduto, a festeggiare Nicola, a chiacchierare, e
a fare progetti. Al Tomasi non pensammo più, era un argomento ormai
chiuso per sempre. Aveva fatto alla sua famiglia tutto il male possibile,
avuto quello che si meritava, il loro rapporto si poteva considerare chiuso per
sempre.
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Ma qualche giorno dopo, sui quotidiani e alla televisione comparve la
notizia di una morte improvvisa che nessuno di noi avrebbe potuto
immaginare né tantomeno voluto leggere.
Una morte misteriosa.
E’ stato trovato nel giardino della sua villa, ormai
senza vita, Tommaso Tomasi, finanziere, titolare
dello studio Imprex. Pare che stesse giocando con
i suoi due pitbull e che i bestioni correndogli
intorno, lo abbiano involontariamente avvolto nelle
loro catene, causando la sua morte per
soffocamento. Lascia la moglie e due figli. Il
figlio Nicola era appena diventato campione
d’Italia di ginnastica.
Valentina e i figli rimasero straniti e addolorati. Il Tomasi era
comunque il padre dei ragazzi, che per quanto malvagio e odioso negli
ultimi tempi, li aveva generati, amati e seguiti quasi fino alla loro maggiore
età.
“Era un uomo ignobile, era diventato insopportabile – disse Nicola ma mi dispiace lo stesso, mi sarebbe piaciuto competere ancora con lui,
vedere fino a che punto sarebbe arrivato con la sua manìa di diventare ricco
come un nababbo.”
“Dispiace anche a me – disse Anna – non riesco a dimenticare quanto
ci siamo voluti bene quando eravamo piccoli, è stato un padre straordinario
finchè ha scoperto che siamo gay, questa la sua stupidità, non capire che si
può essere così, nessuno decide di esserlo. Questo non gli posso perdonare,
la sua ignoranza, non ha mai cercato di capire, ha deciso che era una cosa
della quale ci dovevamo vergognare, lui come padre e noi come figli.
Io non gli posso perdonare – precisò Valentina - di avermi ridotta in
quello stato per un semplice sospetto, dopo vent’anni di matrimonio non era
il caso di sfogarsi con me per un problema di lavoro, era proprio un
disgraziato”.
Non si dovrebbe parlare male dei morti, - pensavo - ma questo era
speciale, era diventato una mela marcia, troppo “fuori” e purtroppo
inguaribile.
Ognuno diceva la sua, ma il quadro generale era disastroso, forse non
tale da rallegrarsi della sua morte prematura, ma sufficiente per non versare
molte lacrime. Morire strozzato da due cani era un po’ assurdo, un po’
estremo, come estremo era il suo modo di darsi da fare per aumentare il suo
potere.
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E’ salito in cielo
TOMMASO TOMASI
Commercialista
Marito e padre esemplare
Ne danno il triste annuncio la moglie inconsolabile
Valentina e i figli Anna e Nicola
Roma, Maggio 2008
Siamo comunque andati al suo funerale, c’era tantissima gente oltre a
qualche famigliare. Non avremmo mai saputo che cosa aveva raccontato il
Tomasi alla sua famiglia del suo attuale rapporto con Valentina, ma
indaffarato com’era potevamo supporre che non ne sapessero nulla. Perciò
all’entrata in chiesa la famiglia del Tomasi e Valentina con i figli si
abbracciarono commossi. In chiesa il prete disse la solita serie di inutili cose
di routine, che il Tomasi era beato in cielo, vicino al Signore, alla Madonna
e a tutti gli angeli. Durante la funzione Nicola stette immobile, Anna si
commosse e si asciugò qualche lacrima, Valentina si guardava intorno, in
quel feretro c’era uno sconosciuto che tanto tempo prima era stato suo
marito. Io e Luciana non vedevamo l’ora di uscire all’aria aperta e vedere la
bara coperta di fiori partire nel carro funebre per l’ultima dimora. Valentina
e i figli si unirono al corteo di macchine che andavano al camposanto,
assieme ad altri parenti.
Al loro ritorno sarebbero venuti a casa nostra dove ci avrebbe
raggiunto anche Matteo. Non era per commemorare il defunto Tomasi,
bensì per affrontare un problema al quale nessuno fino allora aveva pensato.
Fu Matteo che, da professionista pratico di cose legali, fece notare che
prima o poi bisognava affrontare il problema dell’eredità.
“Io veramente non ci avevo pensato – disse Valentina – ormai
abbiamo la casa in cui tra poco andremo ad abitare, ma visto che esiste la
possibilità di ereditare dei beni, per l’avvenire dei ragazzi, ben venga
un’eventuale eredità, sia che venga a me, sia che vada ai ragazzi.”
“A meno chè il diabolico Tomasi non abbia contratto grossi debiti con
le banche – disse Matteo – per cui vi potreste trovare a pagare i suoi debiti,
non sarebbe il primo caso in cui un’eredità serve solo a pagare i debiti”.
“Ma la famosa villa portamatite?” – chiesi io.
“Forse anche quella è tutta da pagare con un mutuo magari
trentennale” – rispose Matteo.
Il Tomasi era morto inaspettatamente. Lasciava tutti i suoi averi a
qualcuno? Aveva fatto testamento? La logica ci faceva supporre che non
avesse mai pensato all’eventualità di morire così all’improvviso. Non
sapevamo se la separazione fosse già operante, non sapevamo nulla di nulla.
C’era da fare una ricerca tramite lo studio legale di Valentina per sapere a
che punto fossero le pratiche. Non solo, bisognava anche sapere se il
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Tomasi per il suo lavoro avesse mai avuto bisogno di un notaio. Anche il
suo studio di commercialista andava ceduto o liquidato e qualcuno se ne
sarebbe dovuto interessare. Valentina aveva quell’amico, vecchio
collaboratore del Tomasi che forse avrebbe saputo rispondere a tante
domande, perciò decisero di vederlo.
65
20
S’incontrarono il giorno dopo. Valentina e Matteo vennero a sapere
che la situazione finanziaria del Tomasi era veramente ingarbugliata. Aveva
debiti, infinite scadenze da pagare, somme da riscuotere, inoltre la
situazione nelle banche la sapeva solo lui, amministrava capitali di clienti
che si erano sempre fidati di lui, ma ora avrebbero preteso la restituzione dei
capitali che probabilmente lui aveva investiti nei suoi traffici. Valentina
avrebbe dovuto chiedere il sequestro dei libri contabili, però non si sapeva
se ce ne fossero altri segreti oltre a quelli ufficiali. L’amico sapeva che
persino sulla casa in cui Valentina sarebbe dovuta entrare c’erano altri dieci
anni di mutuo da pagare.
“Ti rendi conto, Matteo, con chi ho vissuto vent’anni? Un disgraziato
casinaro, un delinquente!”
“Non è proprio così, Valentina, tutti gli uomini di affari vanno avanti
così, in questo mondo capitalista, sono spesso sull’orlo della bancarotta,
perciò questo governo ha cercato di salvarli con una legge ad hoc, altrimenti
sarebbe saltato tutto il sistema. Purtroppo ci sono i furbetti che di questa
situazione tentano di trarre profitto. E di tutto questo marasma chi si
arricchisce sono solo le banche. Se questi uomini d’affari si accontentassero
di guadagnare di meno, magari rinunciando a parte delle spese folli che
servono solo a farsi ammirare e invidiare, non sarebbero sempre in bilico.
Così era il Tomasi che se per guadagnare di più in maniera lecita o illecita
avesse contratto grossi debiti, voi potreste trovarvi senza casa e senza un
Euro.”
“E’ mai possibile che un uomo ammirato e invidiato da tutti – chiese
Valentina – potesse vivere in una situazione così precaria?”
“Sono mie supposizioni, Valentina, sapremo presto in che condizioni
erano le sue finanze, forse sta tutto a posto.”
Misero in movimento tutte le persone che potevano dare le
informazioni necessarie. Dopo un paio di mesi risultò che la casa di
Valentina era già passata a lei, come vedova e ai figli, che la casa bunker era
intestata alla segretaria bionda del Tomasi, alla quale la poverina avrebbe
potuto rinunciare o avrebbe dovuto pagare un enorme mutuo, infine, che tra
debiti e crediti non sarebbe rimasto nulla.
Perciò Valentina si sarebbe trovata a pagare il mutuo residuo.
“Come facciamo a pagare questo mutuo, – disse – se non ci sono i
soldi?”
“Mi ha detto Renato che i tuoi genitori hanno lasciato una bella cifra
ai ragazzi.” – disse Matteo.
“Quella basta appena a pagare i debiti di Nicola e l’arredamento della
casa, sono quasi finiti.”
“Ti ci vorrebbe un uomo, che prendesse in mano la situazione, sarebbe
un peccato perdere tutto, magari per non aver potuto pagare una rata, non
credi?”
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“Secondo te gli uomini si trovano così, schioccando le dita.”
“Non ho detto questo, al posto tuo ci penserei seriamente, c’è in ballo
una casa, una donna niente male, due bei figli, non dovrebbe essere difficile
trovare uno straccio di marito disposto ad accollarsi un mutuo.
“E se non lo trovassi uno straccio di marito?”
“A quel punto ti dovresti accontentare di un amico disposto a
sacrificarsi per salvare la baracca, avrai degli amici, non dovrebbe essere
difficile, no?”
“Sei proprio sicuro di non voler essere tu” – disse Valentina con un
grande sorriso e gli occhi lucidi…
“E voglio Renato e Luciana come testimoni” – rispose Matteo. E si
abbracciarono teneramente.
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