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Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Laura Battistini
La storia della bussola
L’ago
magico
Da un ago e una pietra magnetica alla moderna
bussola: l’evoluzione di uno dei principali strumenti
di navigazione, tra realtà e leggende
124 Luglio 2004
partire dall’VIII sec. a.C. la navigazione
nel Mediterraneo era senza dubbio il modo più rapido e dinamico di spostamento
e di contatto per le grandi distanze.
Attraverso le vie d’acqua viaggiavano non solo le merci e gli uomini, ma anche le informazioni e le idee, in altre parole la cultura di
un popolo.
Diversi sono i popoli che ci hanno lasciato testimonianza del loro alto grado di conoscenza
nautica: i Greci e i Fenici a partire dall’VIII sec.
a.C., i Romani dal VI sec. a.C., gli Arabi dal V
sec. a.C. e i popoli del nord, più noti come Vichinghi nel VII sec. d.C.
L’invenzione della bussola ha segnato una tappa importante nella navigazione, poiché , ha
permesso di poter stabilire l’orientamento in
modo scientifico.
Ma come era possibile navigare e spingersi
anche in terre lontane senza l’ausilio della
bussola?
Innanzi tutto con una conoscenza della natura a 360°: la direzione e l’azione delle correnti, i flussi di marea, i venti favorevoli e contrari, le nuvole e le nebbie, i fondali, i porti e
i fari costieri, i pericoli sottocosta, le condizioni meteorologiche locali, gli uccelli marini,
le balene e i pesci.
La navigazione si basava su tre elementi principali: stabilire la rotta con l’osservazione dei
corpi celesti (il sole di giorno e la stella Polare
di notte), un attento calcolo del punto nave, e
i mezzi occasionali d’assistenza alla navigazione, come uccelli marini e pesci.
La pianificazione della navigazione avveniva
con una sorta d’itinerario marittimo, ossia un
antenato dei nostri portolani, dove erano riportate le rotte costiere, i porti, gli ancoraggi consigliati e le possibilità di ridosso lungo il percorso in caso di tempesta.
La navigazione costiera era sicuramente più
semplice rispetto a quella in mare aperto.
Di giorno la rotta era stabilita basandosi sulla posizione del sole di
mezzogiorno e dei punti visibili dalla costa; di notte i riferimenti diventavano l’altezza della stella Polare e i fari a terra.
La visibilità era quindi lo strumento fondamentale per orientarsi.
Nel Mediterraneo la navigazione si svolgeva soprattutto in prima-
A
vera e in estate, quando il vento era favorevole e sufficiente da
permettere una velocità minima, che garantiva anche buone condizioni di visibilità.
Le lunghe navigazioni dimostrano quanto, anche anticamente,
l’uomo avesse una conoscenza, seppur rudimentale, degli elementi d’astronomia.
La rotta era determinata con un’abile combinazione del calcolo del
punto nave stimato e della navigazione secondo la latitudine. Le latitudini nord e sud si individuavano misurando l’altezza della stella
Polare o quella del sole a mezzogiorno, e la lunghezza dell’ombra del
sole all’alba e al tramonto, o l’altezza della stella Polare sull’orizzonte al crepuscolo.
L’INVENZIONE DELLA BUSSOLA
TRA STORIA E LEGGENDA
Sull’origine della bussola non si hanno notizie certe: le prime informazioni scritte dell’impiego di un ago magnetico per l’orientamento
si ritrovano in Cina, nel mondo arabo, in Scandinavia e in Europa
tra il 1100 e il 1250 d.C.
In realtà la scoperta della magnetite, materiale capace di attirare il ferro, risale a circa 3500 anni fa a Magnesia, città dell’Asia
Minore; ma la cultura popolare, ignara di fenomeni puramente fisici, interpretò le sue proprietà come magie prodotte da una divinità diabolica.
Da qui l’alone leggendario e mitico dell’invenzione della bussola.
A proposito di leggende: un’antica tradizione cinese racconta che,
intorno al 2600 a.C., l’imperatore Hoang-Ti combatté e vinse una
battaglia contro il principe Tchi-Yeou, servendosi di un carro magico, il See-nan (carro indicante il sud). Sul carro era fissata una
Un’antica rosa dei venti, con il giglio
a indicare il nord, evoluzione grafica
della “T” di Tramontana
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figurina di legno capace di ruotare intorno al proprio asse
che, con il braccio teso, puntava costantemente e misteriosamente verso sud. L’imperatore, grazie a quest’ingegnoso dispositivo, riuscì a individuare la direzione di fuga del nemico,
nonostante in precedenza fosse stata coperta da una gran quantità di fumo.
Non ci sono prove che tale meccanismo fosse precursore di una
moderna bussola o, più probabilmente, un congegno puramente
meccanico.
La prima testimonianza scritta di origine araba di una rudimentale
bussola compare nel manoscritto “Tesoro dei mercanti”: un ago magnetico fissato su un supporto di legno galleggiante in un vaso d’acqua riparato dal vento. Facendo girare intorno all’ago, verso dritta,
una pietra magnetica e togliendola improvvisamente, l’ago volgeva
una sua estremità verso nord e l’altra al sud.
In Europa, due sono le testimonianze scritte per opera di Alexander
Neckam, il “De Utensilibus” e il “De Naturis Rerum”. Nel primo è riportato l’uso dell’ago magnetico per indicare il nord nell’orientamento in assenza del sole o delle stelle a cielo coperto. Nel secondo si descrive una delle prime bussole rudimentali costituita da un
ago ruotante su perno.
In alto, un antico
e rudimentale strumento
cinese, predecessore
della bussola.
A destra, una
bussola in avorio
del XVII secolo
LA BUSSOLA, FINALMENTE!
Sopra, una
bussola italiana
del XVI secolo.
A sinistra,
bussola inserita
in una chiesuola
d’ottone.
Sotto, bussola
giroscopica
particolarmente
stabile, ottima
da rilevamento
Spostiamoci alla fine del XIII secolo.
In Europa, gli Amalfitani furono i primi a usare la bussola. Nei loro numerosi viaggi commerciali in Siria e in Egitto misero in pratica le proprietà direttive del magnete; si trattava, però, ancora
di uno strumento rozzo e imperfetto.
Per vedere l’impiego della bussola nella sua versione definitiva bisogna attendere la metà del XIV secolo.
Furono gli stessi Amalfitani ad affinare lo strumento per scopi
nautici. La tradizione vuole che la moderna bussola sia opera di
Flavio Gioia, marinaio di Amalfi; in realtà, l’invenzione della bussola, tappa molto importante nella storia della navigazione, è imprescindibile dalle conoscenze scientifiche e dalle esperienze dei
popoli che vivono di mare.
Infatti, come possiamo dimenticare l’importanza delle Repubbliche Marinare, che in quell’epoca erano dei fiorenti centri non solo economici, ma soprattutto luoghi di studi e di nuove realizzazioni in campo marinaro.
Finalmente la bussola: l’ago magnetico fu posto su una punta o
perno, libero di ruotare su un piano orizzontale con un cerchio
graduato da 0 a 360°. In seguito l’ago si sovrappose su una rosa dei venti, fu posto in una piccola scatola di legno di bosso
dal quale derivò il termine bossolo, trasformatosi ai giorni nostri in bussola.
Le prime rose dei venti erano divise in quarte, in seguito in ottave e poi in dodicesime, assumendo un vero e proprio carattere artistico.
Sopra,
galea del XVI:
la bussola in
versione evoluta era
da poco più di un
secolo diffusa su
queste navi.
A sinistra,
una barca vichinga
con la quale il
popolo nordico si
spingeva molto
lontano dalle
proprie terre senza
l’aiuto di alcuno
strumento
Il simbolo del giglio stilizzato, con cui è tradizione marinara
indicare la direzione del nord, altro non è che l’evoluzione grafica della lettera “T” iniziale di Tramontana, ovvero come gli
Amalfitani chiamavano il vento proveniente dai monti alle spalle della città.
La bussola a secco così realizzata ha segnato la differenza sostanziale tra le bussole a sospensione d’uso terrestre e la bussola
nautica che, mostrando a colpo d’occhio la direzione di tutti i
punti dell’orizzonte, serve a indicare una rotta e può essere utilizzata in mare.
La bussola rimase sostanzialmente invariata fino agli inizi del XX
secolo, quando si passò alla bussola a liquido. Altri nuovi miglioramenti furono apportati in seguito: la rosa dei venti fu divisa in
trentaduesime, fu introdotta la linea di fede (ossia la tacca che
indica la direzione della prora), lo strumento fu racchiuso in un
contenitore fisso detto “chiesuola”( termine che si riferisce alla
cabina del pilota dove custodiva i suoi strumenti); e infine la tecnica della sospensione cardanica, che permetteva una buona orizzontalità dello strumento anche in condizioni di mare agitato e
imbarcazione inclinata. Verso la fine del XVI secolo compare la
bussola azimutale, utile per misurare il rilevamento di un punto
noto, di un astro o di un’altra nave. Arriviamo ai primi anni del
nostro secolo con la girobussola, la fluxgate, e l’ancora attuale
bussola a liquido. Ma questa è storia dei nostri giorni.
Luglio 2004 127