Con uno sbuffo i due cavalli corazzati partirono dalle cime della

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Con uno sbuffo i due cavalli corazzati partirono dalle cime della
Giostre e tornei
Fig.1
da
Da
" I v anhoe":
scudiero a
cavaliere
C on uno sbuffo, i due cavalli corazzati partirono dalle cime della lizza e,
alzando nubi di polvere, si lanciarono a galoppo. A metà della lizza, i due
cavalieri, con un forte fragore, che si sentì a un miglio di distanza, si colpirono e
ci vollero alcuni secondi, prima di scorgere, chi dei due fosse stato sbalzato da
cavallo. A terra giaceva il cavaliere, dalla vecchia e grezza armatura, colpito a
morte, dalla lancia dell’avversario. I tre scudieri accorsero subito in suo aiuto, lo
trascinarono fuori della lizza e lo deposero sotto un albero, per curarlo, ma
scuotendolo, si accorsero che non c’era più niente da fare. William, uno dei tre
scudieri, preso dallo sconforto e dalla paura di morire di fame, decise di prendere
il suo posto. Gli tolse l’armatura, la indossò e quasi si accasciò sotto il suo peso.
Gli altri due scudieri però gli fecero notare che, chi non aveva l’attestato di
nobiltà, non poteva partecipare alla giostra e che, se fosse stato scoperto sarebbe
stato ucciso.
Fig.2
Ma William, temerario com’era, e deciso a sfidare la morte, anche se un po’
traballante, salì a cavallo e si avviò verso la lizza. Le gambe gli tremavano e il
cuore gli batteva forte!. Afferrò la lancia e, mentre osservava il suo avversario,
che si posizionava, abbassò la visiera dell’elmo e partì al galoppo, stringendo la
lancia sotto il braccio, puntata al petto dell’altro. L’altro, forse per maggiore
esperienza, schivò la lancia e lo colpì in pieno alla spalla. William scivolò dalla
sella, ma riuscì a tenersi alle briglie del cavallo e a non cadere. Arrivato alla fine
della lizza, si voltò e ripartì impavido, come se avesse perso ogni paura; barcollò
un po’ nella corsa per il dolore alla spalla, ma la sua lancia colpì in pieno petto
l’avversario, che crollò a terra.
Il torneo proseguì e William si ritrovò a gareggiare per la conquista del primo
posto, con il Cavaliere nero, uno dei più forti e potenti cavalieri.
Fig3
Era questi un uomo robusto e d’alta statura, celato da una nera e lucente armatura
che lo copriva fino alle caviglie; guidava un forte cavallo e, solo a vederlo,
incuteva terrore, poichè sembrava un essere molto malvagio.
Cominciò il torneo e i due si scagliarono l’uno contro l’altro.
Il primo scontro fu vinto da William, ma al secondo colpo, il Cavaliere nero lo
colpì in pieno ventre, lo scaraventò a terra e vinse la gara.
Preso dallo sconforto e dalla voglia di rivincita, sorretto dai due amici scudieri,
William si diresse nel bosco. Il suo scopo ora era quello di allenarsi, per
migliorare e affinare la sua tecnica, in vista del nuovo torneo di Parigi.
I suoi allenamenti andarono avanti per giorni e giorni senza tregua e, arrivato il
giorno stabilito per il torneo, i tre partirono. Per la strada, incontrarono un uomo
di giovane età, che era stato derubato e malmenato da un gruppo di briganti; era
uno scrivano, che ormai non possedeva più nulla. Saputo che si stavano dirigendo
a Parigi, chiese di andare con loro, per cercare fortuna in città. Durante il viaggio,
il malcapitato raccontò la sua storia e quando William venne a sapere che, come
scrivano, aveva prodotto documenti di nobiltà, gli chiese di crearne uno falso per
lui. Così gli offrirono il lavoro di araldo a patto che egli scrivesse il documento.
Arrivarono a Parigi, dopo giorni di cammino, e trovarono la città in festa, per
l’inizio del torneo. L’indomani, infatti, sarebbero cominciati gli incontri nel
recinto della giostra. Al torneo partecipavano venti cavalieri armati fino ai denti.
Le tribune, che circondavano la lizza, a una decina di metri di distanza, erano
gremite di persone. Il torneo cominciò con una parata, che sfilò per la città e
arrivò fin sotto la lizza. Una volta posizionati tutti i partecipanti, cominciarono i
duelli e fu subito evidente che William era uno degli uomini da battere. William
vinse facilmente i primi combattimenti e, quando si accorse che il Cavaliere nero
non partecipava, rimase molto deluso, dato che non poteva vendicarsi
dell’umiliazione subita al torneo inglese.
I giochi andavano avanti e la vittoria gli sembrava sempre più vicina e sicura!
Convinto delle sue capacità, riuscì a vincere molti avversari, sbalzandoli da
cavallo, ma non era soddisfatto della vittoria, poiché il suo vero scopo era di
sconfiggere il Cavaliere nero.
Partecipò a tutti i tornei d’Europa, sperando di incontrare il suo avversario, che,
nel frattempo, stava combattendo in Spagna.
La sua fama però si era diffusa ovunque e il Cavaliere nero, provando molta
rabbia verso colui, che gli stava usurpando il titolo di campione, per incontrarlo,
decise di partecipare alla coppa del mondo, che si sarebbe disputata, di nuovo, a
Londra. Nel giorno stabilito, il torneo cominciò come di consueto.Vi
partecipavano cavalieri, provenienti da tutto il mondo, conosciuto a quell’epoca.
La folla era così numerosa che non si poteva contenere negli spazi e la città era
riccamente addobbata. Questa volta il Cavaliere nero era deciso a sfidare William,
senza esclusione di colpi, ma anche William era sicuro di sconfiggerlo.
William, per l’occasione, d’accordo con i suoi scudieri e il suo araldo, si era fatto
costruire da uno dei tanti fabbri, che si erano stabiliti al di fuori della lizza (simile
a uno stadio), una nuova armatura, più resistente e meno pesante di quella
precedente, e per compenso, gli aveva promesso una parte cospicua dei denari,
che avrebbe ricevuto, in caso di vittoria.
La gare si succedettero molto velocemente, poiché i più deboli vennero
eliminati subito.
Il Cavaliere nero e William si aggiudicarono tutte le gare e arrivarono a competere
l’uno contro l’altro: si disposero ai due lati della lizza e lo scalpitio dei cavalli
sembrava riflettere la loro tensione. Si guardarono negli occhi e abbassarono la
visiera. Si lanciarono al galoppo, con un urlo furioso, ma William perse una staffa
e fu colpito in pieno dal Cavaliere Nero. Cadde all’indietro sul dorso del cavallo;
riuscì a riprendersi, ma si accorse di essere ferito gravemente ad una spalla, tanto
da non poter tenere la lancia in mano. Chiamò in fretta i suoi scudieri, si fece
legare la lancia al braccio e si avviò di nuovo verso la lizza. Il clima era teso, ma
egli non indugiò a lanciarsi in un nuovo attacco e colpì con la lancia il Cavaliere
nero che, prima barcollò e poi cadde da cavallo, mentre esplodeva un’ovazione
dalla platea.
Così William realizzò il suo sogno di cambiare il proprio destino e da povero
scudiero, diventare uno dei più ricchi, famosi e stimati cavalieri del tempo.
Giulio Brogetti e Samuele Soderi
Fig. 4
Immagini
Fig.1 Sandro Botticelli, Cavallo bianco e cavaliere; tempera su tavola, 1483
(Madrid, Museo del Prado). Part.
Fig.2, Cavaliere abbigliato per un torneo
Fig.3 Horace Vernet,La ballata di Lénore; tela, 0,610 x 0,505, 1839. Nantes,
Museo di Belle Arti. Part.
Fig. 4 Marino Marini, Cavallo e cavaliere; bronzo, 1955. Firenze, Museo Marino
Marini.
Fig.5 Giovanni Stradano, Una giostra a cavallo in Piazza Santa Croce. Firenze,
Palazzo Vecchio, Sala di Gualdrada.
Note
Sandro Botticelli, Cavallo bianco e cavaliere, da un episodio di Nastagio degli
Onesti, dalla v giornata del Decamerone,
Walter Scott ( 1771-1832 ), di Edimburgo, romanziere e poeta scozzese, scrisse il
romanzo“Ivanhoe”. Ivanhoe, cavaliere sassone al servizio del re normanno,
Riccardo, divenne per le sue azioni contro gli usurpatori del potere, simbolo del
concetto di nazione e di libertà.
Il torneo era una delle manifestazioni della nobiltà feudale e aveva molteplici
significati: festa per il popolo, dimostrazione di coraggio da parte dei partecipanti.
Fig.5
Una giostra a cavallo in Piazza Santa Croce