Contributi per un Calendario etnoantropologico

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Contributi per un Calendario etnoantropologico
Contributi per un Calendario etnoantropologico dell’Abruzzo.
I centri aquilani di Navelli e Civitaretenga.
S. L. FERRERI
Università 'G. D'Annunzio' – Chieti
Associazione Pro Loco di Navelli
La Festa della Madonna del Gonfalone e la Panarda
Navelli (AQ)
maggio, 2011 - Tradizione
A Navelli, importante centro dell’Aquilano noto in tutto il mondo
per la sua spezia pregiatissima, lo Zafferano dell’Aquila DOP, si
svolge senza molto rumore da più di due secoli una peculiare
distribuzione collettiva del pane, la Panarda – detta “antica” in un
bilancio del 1807 – tradizione in cui confluiscono gli elementi del
mondo contadino e della devozione popolare verso la Madonna,
mescolati all’intento caritativo proprio delle Confraternite. Proprio
l’ideale della carità dovette muovere la Confraternita della
Madonna del Gonfalone - sorta prima del 1783, anno in cui ne
venne stesa la Regola – ad occuparsi della distribuzione del pane
nelle ricorrenze della prima domenica di gennaio e di maggio a
poveri e bisognosi, indistintamente cittadini di Navelli e forestieri.
Due secoli di storia hanno ovviamente modificato alcuni tratti del
rito, sempre però nel rispetto della tradizione. La Panarda è
inserita nella festa dedicata alla Madonna del Gonfalone, che si
svolge entro maggio in un giorno che viene stabilito tenendo conto
delle altre festività (evitando ad esempio scrupolosamente
l’Ascensione, la Pentecoste, il Corpus Domini). Una settimana
prima della festa viene aperta ogni giorno, al suono della
caratteristica campanella, la cosiddetta “Casa della Madonna”,
angusto ma delizioso locale posto tra la Chiesa di S. Sebastiano e
il cortile del Palazzo Trasmondi-Tomassetti (ora noto come Palazzo
Santucci): qui i devoti portano doni ed offerte, solitamente uova,
zucchero, farina, limone con cui le donne consacrate alla Madonna
del Gonfalone realizzano ferratelle e biscotti da offrire a loro volta agli ospiti, in uno scambio dal sapore
genuinamente paesano. Caratteristica è inoltre l’usanza che il devoto suoni al suo ingresso la campanella
posta nella Casa della Madonna, in segno di giubilo. Arrivato il giorno di festa viene celebrata la messa
delle 11.00 nella settecentesca Chiesa del SS. Rosario, che ha sostituito – si spera, temporaneamente –
la Chiesa Parrocchiale di S. Sebastiano resa inagibile dal terremoto del 6 aprile 2009. All’uscita, i membri
delle quattro Confraternite, con costumi caratteristici dai colori sgargianti, portano in processione per le
vie del paese le proprie insegne e le statue dei santi,
accompagnati dalla popolazione; segue lo “sparo”, e tutti
tornano a casa. Nella Casa della Madonna, intanto, sono in
corso gli ultimi preparativi: qui verso le 16.00, alla
presenza del Sindaco, il Parroco officia la benedizione dei
circa 300 filari di pane - da mezzo chilo ciascuno - fatti
preparare con la farina donata dai devoti. Ed è proprio da
qui che parte la Panarda: sette ragazze - a rappresentare
“le sette allegrezze” - scelte in paese tra le consacrate alla
Madonna del Gonfalone, vestite con costumi peculiari,
portano in un canestro di vimini il pane benedetto e lo
consegnano a ogni famiglia del paese, seguite dalla banda.
Il paese è visibilmente in festa, e la giornata si conclude in
allegria e in un’atmosfera di serenità nella Casa della
Madonna, dove si torna per un rinfresco.
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La 34° Sagra dei Ceci e dello Zafferano, il 30° Palio degli
asini...e la 3° Mostra Mercato di Arte e Artigianato
Navelli (AQ)
21-22 agosto, 2010 - Sagra
L’importante centro aquilano di Navelli, entrato a far parte a pieni voti
dal 2008 nel Club de I Borghi più belli d’Italia, rinnova l’appuntamento
con l’ormai “storica” Sagra dei Ceci e dello Zafferano, giunta alla sua
34° edizione. L’evento si configura come uno dei più importanti
appuntamenti estivi del Centro Italia all’insegna della tradizione
enogastronomica, di cui si fa portavoce con un prodotto tipicamente
popolare, come i ceci, e con uno d’élite per antonomasia, lo zafferano,
definito l’”oro rosso” d’Abruzzo. Chi vi ha partecipato conosce già il
seducente aroma della preziosa spezia che si diffonde in Piazza S.
Pelino - dove dalle 16.00 del sabato sono aperti gli stand gastronomici
– e il colore d’oro tanto ricercato dalle classi nobiliari d’un tempo che conferisce ai numerosi piatti, tutti
da scoprire, tra cui i più noti il risotto e le penne allo zafferano. La cornice in cui si inserisce l’evento è
quantomai suggestiva: una grande piazza all’ombra di ippocastani, distesa ai piedi di un borgo d’impianto
medievale racchiuso entro una cinta muraria, su cui si aprono le quattro porte urbiche che immettono nei
numerosi vicoli coperti da archi, abbelliti da palazzi signorili, chiese e cappelle gentilizie, in una
stratigrafia architettonica dominata dal Palazzo Santucci, dove saranno allestite per l’occasione delle
mostre di fotografia e di antiquariato. La Sagra dei Ceci e dello Zafferano si caratterizza per l’eterogeneità
delle offerte proposte ai visitatori dell’evento: oltre alle
tipicità enogastronomiche e a iniziative divulgative come
le mostre e le visite guidate per il paese, vi è il consueto
fortunato appuntamento con la divertente parodia del
Palio di Siena, il 30° Palio degli asini, che quest’anno vede
partecipare in una gara “all’ultimo raglio” due nuove
squadre della vicina Civitaretenga insieme alle storiche
contrade navellesi. La competizione si svolge in una
atmosfera burlesca la domenica pomeriggio: in questa
edizione il palio è arricchito, oltre che dalla partecipazione
abituale degli sbandieratori della Città dell’Aquila, anche
dallo sfarzosissimo corteo medievale e dagli sbandieratori
dell’Associazione Recta Rupes di Popoli (Certame della
Balestra, 7-8 agosto 2010). Ma la Sagra dei Ceci e dello
Zafferano è anche promozione dell’artigianato (artistico e non) del comprensorio aquilano e abruzzese in
generale: su questa scia si inserisce l’altrettanto fortunata iniziativa della Mostra Mercato di Arte e
Artigianato, con la sua 3° edizione. Saranno presenti più di venti espositori (si spazia dalla ceramica alla
pietra, dal legno ai gioielli, al vintage, ai prodotti enogastronomici, etc.) in stand dislocati lungo via del
Municipio e nel cortile dell’adiacente Villa Santucci, caratteristiche location affiancate al vero e proprio
“cuore della sagra”, Piazza San Pelino, la cui pista letteralmente tremerà entrambe le serate con la
musica delle migliori orchestre romagnole. Ci sarà spazio anche per i giovani, in un privée
frequentatissimo dedicato all’house music di Dj Francesco. Una occasione da non perdere per tanti motivi,
come si può vedere! Info e programma su www.prolocodinavelli.it.
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La Festa della Madonna dell’Arco e il Tiro dello squadro
Civitaretenga (AQ)
12 settembre, 2010 - Tradizione
Il culto della Madonna dell’Arco risale alla metà del 1400, quando a seguito di eventi miracolosi avvenuti
nel Napoletano iniziò a diffondersi dalla fine del ‘500 nel Regno di Napoli e anche oltre. Quanto a
Civitaretenga, centro medievale ora inglobato nel Comune di
Navelli, la tradizione vuole che nel 1599 un pastore napoletano,
trovando ricovero in un’osteria ai piedi del paese, dipinse
nell’annessa stalla, dopo averla sognata nella notte, un’effigie della
Madonna col Bambino usando colori naturali, tra cui quello dello
zafferano, spezia pregiata che in quest’area dell’altopiano è rinata
dal 1971 a nuova vita grazie alla Cooperativa Altopiano di Navelli
fondata dal compianto Silvio Sarra. Si narra inoltre che davanti al
dipinto fu posta una lampada il cui olio ardeva autonomamente,
compiendo altri miracoli: per questo si decise nel 1698 di
trasformare la stalla in una chiesa. La devozione popolare festeggia
la Madonna dell’Arco il 12 di settembre, nel giorno del SS. Nome di
Maria. La serata è allietata da musica, pizze fritte, arrosticini, vino
e formaggi, ma il momento devozionale della festa viene solo dopo
la mezzanotte: tutti i giovani che abbiano compiuto i 19 anni –
attualmente si fatica a trovarli ma gli anziani ricordano manipoli di
giovani – salgono sul trattore (prima si usava l’aratro, com’è
ovvio), e scrivono sui campi a ovest di Civitaretenga “Viva Maria
Santissima”. Gli anziani ricordano come sui campi confinanti con
Caporciano si scrivesse sul terreno anche “testa di porco di
Caporciano”, indice non solo di una paraetimologia popolare, ma
anche dei rapporti conflittuali con il centro finitimo. Sono
manifestazioni di quel particolare rituale definito tiro dello squadro.
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