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Torino
Chiesa di San Filippo
Coro Giovanile Italiano
Dario Tabbia,
Lorenzo Donati direttori
Domenica 11.IX.2011
ore 16
Gabrieli
Schütz
Pizzetti
Penderecki
Stravinsky
Pedini
Martin
Campogrande
Barber
Palestrina
Victoria
MITO SettembreMusica
Quinta edizione
Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I Partner del Festival
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Sponsor
Media partner
Sponsor tecnici
Il Festival MITO SettembreMusica compensa le emissioni di CO2
tramite il rimboschimento di aree
verdi cittadine a Torino e attraverso
progetti di riduzione dei gas serra
realizzati in paesi in via di sviluppo.
con la creazione e tutela
di foreste in Costa Rica
e la piantumazione lungo il Naviglio Grande
nel Comune di Milano.
Giovanni Gabrieli
(1557-1612)
O magnum mysterium a 8 voci
Heinrich Schütz
(1585-1672)
Quid commisisti, o dulcissime puer a 4 voci
Die Himmel erzählen a 6 voci
Singet dem Herrn ein neues Lied a 8 voci
Ildebrando Pizzetti
(1880-1968)
Agnus Dei dalla Messa di Requiem a 4 voci
Krzysztof Penderecki
(1933)
Agnus Dei dal Requiem polacco a 4 voci
Igor Stravinsky
(1882-1971)
Ave Maria a 4 voci
Carlo Pedini
(1956)
Agnus tropato (prima assoluta, commissione Feniarco) per 3 cori a 4 voci
Frank Martin
(1890-1974)
Agnus Dei dalla Messa per doppio coro
Igor Stravinsky
Pater Noster a 4 voci
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
Nicola Campogrande
(1969)
Agnus Dei (prima assoluta, commissione Feniarco) a 4 voci
Samuel Barber
(1910-1981)
Agnus Dei a 4 voci
Giovanni Pierluigi da Palestrina
(1525-1594)
O beata et gloriosa Trinitas a 5 voci
Tomás Luis de Victoria
(1548-1611)
Ne timeas, Maria a 4 voci
Dum complerentur a 6 voci
Versa est in luctum a 6 voci
Regina coeli laetare a 8 voci
Coro Giovanile Italiano
Dario Tabbia, Lorenzo Donati, direttori
In collaborazione con
Anteprima di Europa Cantat XVIII: Torino, 27 luglio – 5 agosto 2012
Festival Europa Cantat XVIII Torino 2012
Torino e tutto il Piemonte saranno la prossima tappa del più grande
evento corale europeo: dal 27 luglio al 5 agosto 2012 il festival Europa
Cantat sarà in scena, con momenti di canto, festa, arricchimento musicale e personale per tutti quelli che si troveranno nei dintorni!
Il festival è realizzato in collaborazione tra ECA-EC (European Choral
Association-Europa Cantat), Feniarco (Federazione Nazionale Italiana
Associazioni Regionali Corali) e ACP (Associazione Cori Piemontesi), con
il sostegno di Regione Piemonte, Provincia di Torino e Città di Torino.
Giunto alla XVIII edizione, per la prima volta il festival Europa Cantat
approda in Italia e aspira ad attirare 4000 partecipanti provenienti da
tutto il mondo. A Torino arriveranno singoli coristi, cori interi, gruppi
vocali, direttori e docenti di fama internazionale, compositori e appassionati di canto, prestigiosi cori e orchestre. Per dieci giorni la città
risuonerà di migliaia di voci provenienti da ogni dove; i colori, le lingue,
i suoni e le tradizioni del continente europeo si intrecceranno con il
patrimonio culturale di Torino.
Si terranno più di cento concerti, in chiese, sale, palazzi, all’aperto, che
vedranno esibirsi importanti formazioni ospiti, i cori partecipanti, gruppi locali, gli atelier del festival, bande e formazioni folcloristiche. Particolare rilievo assumeranno alcuni eventi che coinvolgeranno le più illustri istituzioni musicali della città. Questa grande manifestazione vuole
far vivere musicalmente il territorio e portare i suoi partecipanti a scoprire i luoghi principali e le perle nascoste di Torino e del Piemonte.
Il festival Europa Cantat è una delle più significative attività della federazione corale europea, che, fin dal suo esordio a metà del secolo scorso, ha voluto promuovere la tolleranza e la pace attraverso il canto
comune e lo scambio interculturale di repertorio corale, all’interno di
un’Europa in ripresa dopo un devastante conflitto ma che ancora doveva fare i conti con divisioni interne e di campo politico. Un festival per
giovani e adulti, con lo scopo di unire, attraverso musica, tradizioni e
culture di tutto il mondo. Il primo festival si è tenuto a Passau, in Germania, nel 1961 e l’ultimo a Utrecht in Olanda nel 2009. La prossima
tappa sarà tutta italiana.
Info su www.ectorino2012.it - [email protected]
O magnum mysterium
O magnum mysterium et admirabile sacramentum
ut animalia viderent Dominum natum
jacentem in praesepio.
Beata Virgo cujus viscera meruerunt
portare Dominum Christum. Alleluja.
Quid commisisti, o dulcissime puer
Quid commisisti, o dulcissime puer,
ut sic iudicareris quid, o amatissime iuvenis,
ut adeo tractareris?
Quod scelus tuum,
quae noxa tua,
quae causa mortis,
quae occasio tuae damnationis?
Die Himmel erzählen
Die Himmel erzählen die Ehre Gottes,
und die Feste verkündiget seiner Hände Werk.
Ein Tag sagts dem andern, und eine Nacht tuts kund der andern.
Es ist keine Sprache noch Rede, da man nicht ihre Stimme höre.
Ihre Schnur gehet aus in alle Lande, und ihre Rede an der Welt Ende.
Er hat der Sonnen eine Hütten in derselben gemacht,
und dieselbige gehet heraus wie ein Bräutigam aus seiner Kammer
und freuet sich wie ein Held zu laufen.
Sie gehet auf an einem Ende des Himmels und läuft um bis wieder an
dasselbige Ende, und bleibt nichts für ihrer Hitz verborgen.
Die Himmel erzählen die Ehre Gottes,
und die Feste verkündiget seiner Hände Werk.
Ehre sei dem Vater, und dem Sohn und auch dem Heiligen Geist,
wie es war im Anfang, jetzt und immerdar und von Ewigkeit zu Ewigkeit.
Amen.
Singet dem Herrn ein neues Lied
Singet dem Herrn ein neues Lied denn er tut Wunder.
Er sieget mit seiner Rechten und mit seinem heiligen Arm.
Der Herr lässet sein verkündigen; vor den Völkern lässt er
seine Gerechtigkeit offenbaren.
Er gedenket an seine Gnade und Wahrheit dem Hause Israel.
Aller Welt Enden sehen das Heil unsers Gottes.
Jauchzet dem Herren alle Welt; singet, rühmet und lobet!
O grande mistero e mirabile sacramento,
quando gli animali videro il Signore appena nato
che giaceva nella mangiatoia.
O Vergine Beata, il cui ventre meritò
di portare il Signore (Gesù) Cristo. Alleluia.
Che cosa hai commesso, ragazzo dolcissimo,
da essere giudicato così, che cosa, amatissimo giovane,
da essere trattato in tale modo?
Qual è il tuo delitto,
quale la tua colpa
quale la causa della tua morte
quale il motivo della tua condanna?
I cieli narrano la gloria di Dio,
e il firmamento dichiara l’opera delle sue mani.
Un giorno parla all’altro, e una notte rende conoscenza all’altra.
Non hanno parola, né discorso, né si ode la loro voce.
Il loro filo tocca tutte le terre,
e il loro messaggio raggiunge l’estremo del mondo.
Egli ha creato una capanna per il sole
ed esce come uno sposo dalla sua camera, e gioisce come un eroe.
Esce da un’estremità del cielo, arriva fino all’altra estremità,
e nulla rimane nascosto al suo calore.
I cieli narrano la gloria di Dio,
e il firmamento dichiara l’opera delle sue mani.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo,
come era in principio, ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.
Cantate al Signore un canto nuovo, poiché egli ha fatto meraviglie.
Egli vince con la sua destra, con il suo braccio santo.
Il Signore rende manifesta la sua salvezza; davanti ai popoli
Egli rivela la sua giustizia.
Rivela la sua grazia e la verità alla casa di Israele.
Tutto il mondo vede la salvezza del nostro Dio.
Acclami il Signore tutto il mondo, lo canti, lo glorifichi e lo lodi.
Lobet den Herren mit Harfen und Psalmen!
Mit Drommeten und Posaunen jauchzet vor dem Herrn, dem Könige!
Das Meer brause und was drinnen ist,
der Erdboden und die drauf wohnen.
Die Wasserströme frohlocken, und alle Berge sind fröhlich vor dem Herrn;
denn er kommt, das Erdreich zu richten.
Er wird den Erdboden richten mit Gerechtigkeit,
und die Völker mit Recht.
Ehre sei dem Vater, und dem Sohn und auch dem Heiligen Geist,
wie es war im Anfang, jetzt und immerdar und von Ewigkeit zu Ewigkeit.
Amen.
Agnus Dei (Pizzetti, Penderecki)
Agnus Dei qui tollis peccata mundi: dona eis requiem.
Agnus Dei qui tollis peccata mundi: dona eis requiem sempiternam.
Agnus Dei (Pedini, Campogrande, Barber)
Agnus Dei qui tollis peccata mundi: miserere nobis.
Agnus Dei qui tollis peccata mundi: dona nobis pacem.
Ave Maria
Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum; benedicta tu in mulieribus, et
benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro
nobis peccatoribus nunc et in hora mortis nostrae. Amen.
Pater Noster
Pater noster, qui es in coelis, sanctificetur nomen tuum,
adveniat regnum tuum, fiat voluntas tua, sicut in coelo et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie, et dimitte nobis debita nostra,
sicut nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo. Amen.
O beata et gloriosa Trinitas
O beata et gloriosa Trinitas, et Filius, et Spiritus Sanctus.
O beata et gloriosa Unitas, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Alleluja.
Lodi il Signore con arpe e salmi!
Con trombe e tromboni acclami il Signore, il Re!
Risuoni il mare e ciò che è dentro,
la terra e tutti coloro che abitano su di esso.
Le acque gioiscano, e ogni monte sia lieto davanti al Signore,
perché viene a giudicare la terra.
Egli giudicherà la terra con rettitudine
e i popoli con giustizia.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo,
come era in principio, ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo: dona a loro la pace.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo: dona a loro la pace eterna.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta tra le
donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di
Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
O beata e gloriosa Trinità, e il Figlio, e lo Spirito Santo.
O beata e gloriosa Unità, e il Figlio, e lo Spirito Santo.
Alleluia.
Ne timeas, Maria
Ne timeas, Maria: invenisti enim gratiam apud Dominum.
Ecce concipies in utero et paries filium
et vocabitur Altissimi Filius.
Dum complerentur
Dum complerentur dies Pentecostes,
erant omnes pariter dicentes: alleluja,
et subito factus est sonus de coelo, alleluja,
tam quam spiritus vehementis et replevit totam domum, alleluja.
Dum ergo essent in unum discipuli congregati propter metum Judaeorum,
sonus repente de coelo venit super eos.
Versa est in luctum
Versa est in luctum cithara mea
et organum meum in vocem flentium.
Parce mihi Domine nihil enim sunt dies mei.
Regina coeli laetare
Regina coeli, laetare, alleluja:
quia quem meruisti portare, alleluja,
resurrexit, sicut dixit, alleluja,
ora pro nobis Deum, alleluja.
Non temere, Maria: infatti hai trovato grazia presso Dio.
Ecco, concepirai nel grembo e partorirai un figlio
e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo.
Mentre si compivano i giorni della Pentecoste,
erano tutti insieme e dicevano: alleluia,
e all’improvviso provenne un suono dal cielo, alleluia,
come uno spirito potente e riempì tutta la casa, alleluia.
Allora, mentre i discepoli erano riuniti insieme per timore dei giudei,
un suono venne improvvisamente dal cielo sopra di loro.
La mia cetra si è volta al lutto
e il mio strumento musicale alla voce di chi piange.
Risparmiami, Signore: nulla sono infatti i miei giorni.
Regina del cielo, rallegrati, alleluia:
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia,
prega il Signore per noi, alleluia.
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elle pagine de Il Fuoco, il romanzo scritto da Gabriele D’Annunzio nel
1900, il protagonista Stelio Effrena ricorda con fortissima emozione un
N
mottetto di Palestrina come esempio inarrivabile di traduzione in musica
dei sentimenti più laceranti dell’animo umano. Lo stesso D’Annunzio, nel
suo Libro segreto di confessioni, scritto diversi anni dopo (1935), avrebbe
ricordato di aver assistito in prima persona all’esecuzione di quel mottetto
nella Basilica di San Petronio a Bologna: «Era come se Palestrina prendesse in me la mia angoscia mortale e purificasse il soffio tempestante (…) e
ne facesse la sua armonia tragica».
Poco importa che il mottetto in questione fosse Peccantem me cotidie: in
quel passo vengono messi in collegamento diretto il passato e il presente. Da un lato il repertorio vocale sacro prodotto in Italia nei secoli d’oro
della coralità – il Cinquecento e il Seicento – dall’altro un rinnovato
modo di intendere la musica, sorto a seguito dell’opera di Wagner e
giunto all’inizio del secolo ventesimo.
D’Annunzio sottraeva Palestrina e le sue opere dal monopolio dei ceciliani,
che lo avevano innalzato a modello ideale della musica del cattolicesimo,
dalla presunta purezza, e lo trasformava al contrario nel primo dei compositori che avevano scandagliato le passioni umane, riuscendo a elevarsi al di
sopra di esse, quasi un predecessore di Wagner. Nello stesso tempo, attraverso l’esempio del suo romanzo, il Vate dimostrava che le personalità creative
giovani, trepidanti all’alba di quel secolo che si sarebbe poi dimostrato tanto
affilato, potevano ricorrere a un mezzo sonoro così potente quale il coro.
Anche il concerto di oggi propone un avvicinamento tra questi due secoli.
Bene rappresenta la tendenza del Cinquecento maturo – creare monumenti sonori indirizzati ai fedeli da gruppi di cantori dalle fila sempre maggiori
– il mottetto che Giovanni Gabrieli compose per i grandi spazi delle chiese
di Venezia, O magnum mysterium a 8 voci, pubblicato nel primo libro dei
Concerti (1587): l’impostazione a più cori (in questo caso due) che ripetono
– quasi in eco – singole frasi di testo (l’esclamazione o magnum mysterium)
e l’accelerazione a partire dall’alleluia finale, sono tra le principali caratteristiche dello stile di Gabrieli che maggiormente avrebbero influenzato i
numerosi allievi e la generazione successiva di compositori in tutta Europa.
Allievo di Gabrieli negli anni tra il 1609 e il 1612 e debitore verso la sua
musica fu Heinrich Schütz, che avrebbe poi operato per tutta la vita in terra
tedesca: in Quid commisisti, o dulcissime puer (nonostante il brano appartenga alla raccolta di Cantiones sacrae, pubblicata nel 1625 come op. 4) il
trattamento delle quattro voci, modellate con grande rispetto dell’individualità di ciascuna, è tuttavia debitore alla lezione della musica profana di
un altro grande compositore italiano, vale a dire Claudio Monteverdi e i suoi
volumi di madrigali. Per rendersi meglio conto dell’influsso italiano si ascolti Die Himmel erzählen a 6 voci, tratto dalla Geistliche Chor-music (così il
titolo originale della raccolta op. 11 del 1648): tra i particolari tecnici appresi in Italia si annoverano il trattamento del testo diviso in porzioni, l’attacco delle quali è in imitazione, e il ricorso al raggruppamento delle voci in
più cori di dimensioni minori, ora contrapposti, ora uniti; il tutto però posto
al servizio del significato del testo in lingua tedesca, e immerso in un contesto decisamente mutato rispetto all’Italia controriformistica.
Esempio della personalità di Schütz è Singet dem Herrn a 8 voci, tratto
dagli Psalmen David op. 2 (1619): il clima è determinato dal piglio iniziale con cui si invita a cantare, alternato a sezioni in cui il canto si fa
sillabato e chiaro. Un clima che si manterrà per tutto il brano, in cui
occhieggiano immagini giocose, quasi Schütz avesse voluto schizzare un
ritratto della gioia – una gioia sacra – in musica.
L’altro caposaldo dell’atlante vocale cinquecentesco, Giovanni Pierluigi da
Palestrina, visse e operò quasi esclusivamente a Roma. Nel suo mottetto
O beata et gloriosa Trinitas, a 5 voci, pubblicato nel primo libro di Mottetti
del 1569, si nota la regolarità nell’ingresso delle voci in imitazione, la consonanza indisturbata, lo svolgimento del brano in una tonalità ormai
moderna: questo mottetto è la dimostrazione che nel mondo di Palestrina non esiste disarmonia, e si capisce come i posteri ne abbiano mitizzato la purezza, scomodando i paragoni con i concerti angelici.
Come Gabrieli con Schütz, anche Palestrina dovette influenzare i musicisti che ne conobbero l’operato, quali tra gli altri lo spagnolo Tomás
Luis de Victoria, compositore di origine spagnola ma che dal 1569 fu
attivo a Roma come maestro di cappella in diverse istituzioni: nel brano
Ne timeas, Maria a 4 voci, pubblicato nel primo libro dei Mottetti del
1572, nella sezione iniziale le consonanze e le cadenze ripetute sempre
sul medesimo tono svelano Palestrina quale modello di riferimento.
Nella sezione successiva l’andamento si fa infine più vario.
Di ambientazione romana (e si potrebbe dire papale) è pure l’antifona
Regina coeli a 8 voci, inclusa nel primo libro delle messe del 1576: l’intonazione offre lo spunto per una rassegna di frasi melodiche in gioco di
eco, cui succede una sezione di alleluia che rende possibile una variazione nell’andamento del brano, ora in un tempo ternario vivace; si
riprende poi il tempo binario e calmo dell’inizio, per passare nuovamente a una vivace sezione finale.
Compare fin dalla raccolta dei Mottetti del 1572 il mottetto Dum complerentur, in cui si intravede già un altro aspetto dell’arte di Victoria: la
predilezione per le tonalità minori, un clima più mesto rispetto a Palestrina, un incedere più lento, quasi misterioso, dovuto al particolare
andamento della linea melodica – mai ampi intervalli, ma sempre piccoli passi, e sempre dando l’impressione di una contenuta tristezza.
Questi tratti si accentueranno nell’ultimo periodo della vita di Victoria,
nelle opere successive al suo ritorno in Spagna nel 1587, ad esempio in
Versa est in luctum, il mottetto a 6 voci che compare nell’Officium
defunctorum pubblicato nel 1605 e contenente il Requiem scritto da Victoria
nel 1603 per le esequie della sua protettrice, l’arciduchessa Maria d’Austria,
che aveva concluso la propria vita in un convento di Madrid: la costante
del brano è la mestizia, fin dai toni sommessi dell’inizio, una mestizia
percorsa dall’incertezza tra il tono maggiore e minore, fino a che quest’ultimo si afferma definitivamente.
Se nella prima età moderna il canto corale fu il mezzo prediletto per esprimere in musica la spiritualità, a partire dall’inizio del Novecento – secolo
di riappropriazione scientifica del passato, ma anche di angosce profonde,
tanto dell’io quanto di popoli interi – il coro non accompagnato da strumenti conobbe un rinnovato interesse da parte dei compositori.
Il giovane Pizzetti aveva da un lato ben presente la duttilità della polifonia
dei classici italiani, mentre dall’altro già aderiva al richiamo estetico del
Fuoco di D’Annunzio, musicando per coro gli intermezzi della Nave, una
delle tragedie di quest’ultimo, e tentando quindi per tutta la vita una via
musicale etica e latina: il profondo dolore sperimentato a causa della morte
della prima moglie spinse Pizzetti a comporre la Messa di Requiem (19221923), da cui è tratto l’Agnus Dei che mantiene sì un fondo luttuoso, ma lo
mitiga con un’ispirazione che ricorda le lodi popolareggianti.
Un’altra sorta di dolore risuona nell’Agnus Dei tratto dal Requiem polacco
di Krzysztof Penderecki, composto tra il 1980 e il 1984, ma con modifiche
e aggiunte nel 1993 e nel 2005. Ogni movimento è dedicato a un momento di sofferenza della storia polacca: nell’Agnus Dei, dedicato all’amico Stefan Wyszyński, arcivescovo anticomunista di Varsavia, la sofferenza è tutta
nella prima frase, che torna più volte, dando un tono emozionale al brano.
Il cuore di questa meditazione in musica va ricercato nel fortissimo centrale, quando sulla parola peccata la dissonanza è massima.
Apparentemente meno legati a una concezione empatica della musica
sono i due brani sacri di Igor Stravinsky: l’Ave Maria, scritta nel 1934
ma rimaneggiata nel 1949, pare andare alle origini della polifonia occidentale, all’alto Medioevo della scuola di Notre Dame di Parigi, ma nello
stesso tempo mantenendo un’aria di canto liturgico ortodosso, ancora
più antico. E ancora più sacrale è l’impressione di fissità che genera il
Pater Noster, scritto nel 1926 ma rimaneggiato nel 1949.
Frank Martin scrisse la Messa per doppio coro tra il 1922 e il 1926, primo
frutto di un apprendistato musicale trascorso in terra svizzera e nutrito dei
grandi classici della polifonia occidentale: l’Agnus Dei è percorso da un
melodizzare che ricorda il gregoriano – anche se si tratta di un gregoriano
aggiornato al nuovo secolo – affidato a uno dei due cori, mentre all’altro
tocca un ruolo di fissità, che tuttavia poggia su armonie tutte moderne. Solo
nelle opere successive Martin avrebbe aderito compiutamente al linguaggio
dodecafonico, senza però perdere il carattere comunicativo di una musica
dalla voce confortante e morale, e di una personalità di grande umanità.
L’Agnus Dei di Samuel Barber non è altro se non la versione per coro del
celebre Adagio, il secondo movimento del Quartetto per archi op. 11,
composto nel 1936 e subito trascritto per orchestra d’archi dal compositore stesso, spesso etichettato come “neoclassico”. Non è possibile spiegare razionalmente perché l’Adagio di Barber sia stato preso a prestito
troppe volte – e forse a sproposito – per accompagnare le riflessioni cinematografiche e televisive sulla disgrazia delle Torri Gemelle: tuttavia
attraverso il testo della preghiera latina, apposto alla musica da Barber
stesso nel 1967, le spire lente del brano dimostrano in maniera ancora
più efficace quanto il coro riesca a farsi portatore del dramma collettivo.
Partendo dal senso del sacro e del divino tardorinascimentale, il coro
riesce a condurci fino al dolore tutto umano e inesprimibile di fronte al
dramma contemporaneo di mille innocenti. O al dramma che è in ognuno di noi: così come all’interno della tragedia antica tanto mitizzata da
D’Annunzio il coro compare nei momenti più tragici, la musica per coro
del Novecento riesce a parlare dell’intimo travagliato e molto spesso
silenzioso di ciascuno di noi ascoltatori.
Stefano Baldi
Agnus tropato
Ho scritto nel 2004 una Messa (Missa liturgica) formata da diversi brani
(tratti sia dal proprium sia dall’ordinarium) caratterizzati dalla brevità, al
fine di una possibile utilizzazione anche nel rito sacro (come da titolo).
L’Agnus Dei era costituito di sole 21 battute. In questa composizione ho
operato su quell’Agnus una “tropatura”, ossia un ampliamento delle
varie sezioni mantenendo inalterata la progressione armonica originale
e allargando la formazione vocale, portandola dalle originali 3 voci
(soprani, contralti, baritoni) a un triplo coro ognuno formato dalle classiche 4 voci miste.
Agnus tropato dura circa 4 minuti ed è dedicato a Lorenzo Donati e al
Coro Giovanile Italiano.
Carlo Pedini
Agnus Dei
Agnus Dei è il mio primo brano sacro ed è stato scritto nel giugno 2011
su invito del Coro Giovanile Italiano. Da uomo laico, ho cercato una strada che mi permettesse di rispondere alla sollecitazione di un testo religioso in modo adeguato, considerandolo come un’occasione di riflessione spirituale in senso lato. L’ho fatto provando a coniugare la splendida
tradizione che ci ha preceduto con la velocità, la brevità, l’energia che a
me piace cogliere nel presente, avendo in mente la vitalità dei giovani
cantori ai quali il lavoro è dedicato.
Nicola Campogrande
Il Coro Giovanile Italiano, formazione unica nel panorama corale italiano fortemente voluta dalla Feniarco, la Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali, è una sorta di selezione giovanile
della coralità italiana, guidata da maestri d’eccezione. Un’esperienza formativa importante per chi vi partecipa, un laboratorio fonte di fruttuose ricadute sul territorio, un coro che punta all’eccellenza: più di trenta
giovani coristi, tra i 18 e i 28 anni, che provengono da diverse città d’Italia e da molteplici esperienze musicali.
Importante il ruolo di rappresentanza nazionale rivestito dal Coro Giovanile Italiano: per la sua stessa natura di formazione di alto livello; per le
scelte di repertorio, che valorizzano il patrimonio musicale italiano antico
e contemporaneo, stimolando anche su diretta commissione la produzione di nuove composizioni; per la partecipazione a eventi di grande rilievo.
Il coro si è fatto conoscere in molte regioni del nostro paese toccando, nel
corso delle sue tournée, diverse città tra cui Assisi, Ercolano, Firenze, Messina, Perugia, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Siena, Taranto, Torino,
Udine, Venezia, spingendosi anche all’estero (Mainz, Germania).
La sua costituzione, nel 2003, ha permesso di allineare la coralità italiana
agli altri contesti europei, dove i cori giovanili nazionali sono ormai istituzioni di pluriennale importanza. Nel corso degli anni si sono alternati
alla sua guida maestri di fama internazionale, quali Filippo Maria Bressan,
Nicola Conci e Stojan Kuret e il coro ha affrontato repertori diversi tra loro:
la musica sacra del Novecento italiano, la polifonia rinascimentale, la
musica di scuola napoletana del Settecento, brani popolari. In ogni sessione di studio e nei relativi concerti, accanto alle opere dei più famosi autori del periodo studiato, sono sempre stati commissionati a compositori italiani nuovi brani da abbinare al programma musicale stabilito.
Per il 2011 e il 2012 il Coro Giovanile Italiano, in attesa del festival Europa Cantat XVIII Torino 2012, è stato affidato ai maestri Dario Tabbia e
Lorenzo Donati, che propongono rispettivamente composizioni di polifonia
sacra dei secoli XVI e XVII e opere di musica moderna e contemporanea.
Dario Tabbia ha studiato direzione di coro con Sergio Pasteris al Conservatorio di Torino, dove si è diplomato con il massimo dei voti, e successivamente con Fosco Corti. Dedicatosi in particolare allo studio della
musica antica, è stato ospite di diverse istituzioni musicali in Italia e
all’estero.
Dal 1983 al 1995 è stato direttore della Corale Universitaria di Torino,
con la quale ha conseguito importanti riconoscimenti e premi in concorsi nazionali e internazionali.
Oltre a quella concertistica svolge un’intensa attività didattica ed è stato
più volte invitato come docente dal Conservatorio di Utrecht. Tiene
regolarmente corsi di direzione corale su incarico della Feniarco e di
numerose associazioni corali italiane. Nel 1994 ha fondato l’insieme
vocale Daltrocanto, con il quale ha partecipato ad alcuni fra i più importanti festival di musica antica e realizzato incisioni discografiche che
hanno ottenuto grandi consensi dalla stampa internazionale, oltre al
premio della critica italiana nel 1996 e al premio Amadeus nel 1997.
È stato membro di giuria in concorsi corali internazionali e maestro del
Coro Sinfonico della Rai di Torino, collaborando inoltre con musicisti
quali Kurtág, Andriessen, Robertson, Peskó, Shipway, Savall e Dantone.
Ha curato la revisione del libro sulla direzione di coro Il respiro è già
canto di Fosco Corti, pubblicato dalla Feniarco.
Dal 1983 è docente di esercitazioni corali presso il Conservatorio di Torino. Nel 2008 ha fondato l’insieme vocale Vox libera e il Coro da Camera di Torino, con il quale ha vinto diversi premi, tra cui quello come
miglior direttore al Concorso Nazionale di Quartiano nel 2011, e nel 2010
è stato nominato, insieme a Lorenzo Donati, direttore del Coro Giovanile Italiano. È inoltre membro della Commissione artistica della Feniarco e della Commissione musicale europea di Europa Cantat 2012.
Compositore e direttore, Lorenzo Donati ha studiato con alcuni tra i
più importanti direttori e compositori europei, tra cui Clemencic, Fasolis, Dusapin, Gabbiani, Graden, Pezzati, Togni. Svolge intensa attività
concertistica con l’Insieme Vocale Vox Cordis, l’Hesperimenta Vocal
Ensemble di Arezzo e il Vocalia Consort di Roma, con i quali ha ottenuto numerosi riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali.
Come direttore nel 2007 ha vinto i due primi premi al Concorso internazionale per direttori di coro “Mariele Ventre” di Bologna.
Le sue composizioni sono state eseguite in vari paesi europei, incise da
ensemble e solisti e pubblicate da varie case editrici. Suoi lavori corali
sono stati commissionati ed eseguiti da: Coro dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia, Coro del Maggio Musicale Fiorentino, Coro Giovanile
Italiano, Joyful Company of Singers di Londra, St. Jakobs Chamber Choir
di Stoccolma. Tra i prestigiosi riconoscimenti in competizioni internazionali ricordiamo i premi ai concorsi di Arezzo (1996 e 1999), Gorizia (1999
e 2002), Roma (1999), Avellino (2003), Vittorio Veneto (2007).
Collabora con varie istituzioni culturali nazionali come Associazione
Cori della Toscana, Centro Studi Musicali “Ferruccio Busoni” di Empoli,
Feniarco, Festival Incontro Polifonico “Città di Fano”, Fondazione Guido
d’Arezzo.
Tiene corsi di musica corale e composizione in Italia e all’estero (Francia, Russia) e per importanti scuole di direzione (Milano Choral Academy, Fondazione Guido d’Arezzo) ed è spesso invitato nelle giurie di
concorsi internazionali. Insegna musica corale e direzione di coro al
Conservatorio di Trento.