TRE MAPPE RAVENNATI RIGUARDANTI IL TERRITORIO DI

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TRE MAPPE RAVENNATI RIGUARDANTI IL TERRITORIO DI
MAURO MARIANI
TRE MAPPE RAVENNATI RIGUARDANTI IL TERRITORIO
DI SCHIOVA E PIEVEQUINTA
Questo contributo nasce dallÍesigenza di chiarire e correggere
un errore commesso nel 1992 quando fu pubblicato, nel n. III
di questa rivista, un articolo riguardante tre mappe del territorio forlimpopolese presenti a Ravenna 1. Le suddette mappe si
riferiscono a un territorio diverso da quello indicato nel citato
articolo e sono ancora facilmente individuabili i toponimi e gli
HGLÀFL LQGLFDWL LQ HVVH
Portando avanti da anni ricerche su quella fascia di territorio
che riguarda Palazzo Morattini di Pievequinta, la chiesa, oggi
scomparsa, di S. Martino in Cerris e la cappella di S. Severo
GL 6FKLRYD q VWDWR DEEDVWDQ]D IDFLOH FROORFDUH JHRJUDÀFDPHQWH
le citate mappe.
A questo punto dobbiamo per÷ sconfessare lÍarticolo pubblicato nel 1992.
1
Le mappe a cui ci si riferisce sono tre: la prima (citata nel testo con la lettera A)
q SUHVHQWH DOOD ,VWLWX]LRQH %LEOLRWHFD &ODVVHQVH GL 5DYHQQD FDWDORJDWD FRPH PDSSD H
DXWRUL]]DWD DOOD SXEEOLFD]LRQH LQ GDWD PDU]R OD VHFRQGD FLWDWD FRQ OD OHWWHUD % q
presente allÍArchivio di Stato di Ravenna, fondo Corporazioni Religiose di Ravenna, Abbazia
GL 6 $SROOLQDUH LQ &ODVVH Q HG DXWRUL]]DWD LQ GDWD PDU]R FRO Q OD
terza (citata con la lettera C) ¥ presente alla Istituzione Biblioteca Classense, catalogata come
PDSSD H DXWRUL]]DWD FRPH OD SULPD 6L ULQJUD]LDQR OH GXH ,VWLWX]LRQL SHU OD FROODERUD]LRQH
dimostrata nella ricerca dei documenti indicati nel presente studio.
MAURO MARIANI
,QTXDGUDPHQWR WRSRJUDÀFR
Le tre le mappe prese in considerazione rappresentano un lembo
di territorio che sta a cavaliere fra i territori di Pievequinta e quello
GL 6 /HRQDUGR LQ 6FKLRYD $ VHWWHQWULRQH KDQQR FRPH FRQÀQH OD
strada che oggi ¥ individuabile con la via Panir¥ (nella mappa B
FRPSDUH DQFKH OR VFROR$FTXDUD D RFFLGHQWH LO FRQÀQH SHU WXWWH
WUH OH PDSSH q OR VFROR GHWWR )RVVR 0DJJLR RJJL )LXPD]]R
LO FRQÀQH PHULGLRQDOH SHU OH PDSSH $ H % YLHQH LQGLFDWR QHOOD
via che proviene da S. Andrea in Rossano (oggi via S. Andrea)
PHQWUH LO FRQÀQH GHOOD PDSSD & VL IHUPD DOOD OLQHD GHOOD YLD &D·
9DUROL SHU TXDQWR ULJXDUGD LO FRQÀQH RULHQWDOH WXWWH WUH OH PDSSH
VL IHUPDQR LQ XQ SXQWR LQGHÀQLWR FKH RJJL VL SRWUHEEH LQGLYLGXDUH
FRQ O·DOOLQHDPHQWR GHOOD YLD 6FKLRYD QHO WUDWWR D ÀDQFR GHO ODJR
della Fornace SILA 1HOOD PDSSD % TXHVWR FRQÀQH YLHQH LQ SDUWH
delineato con uno scolo che viene detto ‚Torricchia che porta la
VXDDFTXDQHOOD4XDUDª6HFLzIRVVHDYUHPPRDYXWRXQDPRGLÀFD
GHOO·LGURJUDÀD GHOOR VFROR 7RUULFFKLD SHUFKp RJJL TXHVWR SRUWD OH
sue acque nel Bevano oltre lÍabitato di Caserma.
La datazione delle mappe
/D PDSSD & q FHUWDPHQWH OD SL UHFHQWH GHOOH WUH LQ
quanto vi sono riportate due case i cui proprietari risultano essere
gli eredi di MarcÍAntonio Solombrini e di Giovanni Battista Aleotti, mentre nelle altre due (A e B) gli intestatari sopradetti sono
ancora viventi. Per cui il termine ante quem lo stabilisce la data
di morte del Solombrini (che viveva in parrocchia del Duomo
di ForlÒ) e dellÍAleotti, mentre il termine post quem pu÷ essere
VWDELOLWR QHOOD PRUWH DYYHQXWD LO PDU]R GHO PDUFKHVH
Tommaso Augustini, proprietario del palazzo omonimo sito in via
Armelino 33. Dopo tale data esso passa in ereditö allÍOspedale di
ForlÒ e successivamente viene acquistato dalla famiglia Morattini.
Per restringere ulteriormente i tempi della datazione si pu÷
utilizzare un altro elemento di valutazione: quello di risalire alla
datazione attraverso la genealogia di tre proprietari di cui si conoscono il nome e il cognome.
TRE MAPPE RAVENNATI
,O SULPR q %DUWRORPHR 3RU]LL R 3RUFLL ÀJOLR GL $OHVVDQGUR
FKH FRPSDUH LQ WXWWH H WUH OH PDSSH QDVFH DJOL LQL]L GHO ¶ H
VL VSRVD QHO FRQ %HUQDUGLQD $XJXVWLQL PD QRQ VL FRQRVFH
la data di morte.
,O VHFRQGR q *LRYDQQL %DWWLVWD $OHRWWL ÀJOLR GL )UDQFHVFR
EDWWH]]DWR DO 'XRPR GL )RUOu QHO 2 QRQ GRYUHEEH HVVHUH
YLVVXWRROWUHLODQQRLQFXLYLHQHGDWRLOVXRQRPHDOQLSRWH
ÀJOLR GL )UDQFHVFR &RQVLGHUDWD O·XVDQ]D GL ¶ULIDUH· LO QRPH GHO
defunto al primo nato dopo tale data, si pu÷ ipotizzare che almeno
OH SULPH GXH PDSSH VLDQR GD FROORFDUH IUD LO H LO Il terzo proprietario ¥ Babone Asti (o DallÍAste) battezzato in
'XRPR D )RUOu QHO 3 ÀJOLR GL )UDQFHVFR H$QWRQLD 1XPDL
Il nome strano, Babone, gli deriva dal bisnonno materno, Babone
Naldi di Faenza. Anche per lui vale lo stesso discorso dellÍAleRWWL FLRq LO ¶ULIDFLPHQWR· GHO QRPH DO QLSRWH %DERQH ÀJOLR GL
)UDQFHVFR FKH QDVFH QHO LQ SDUURFFKLD GHO 'XRPR
A questo punto, essendo Babone nominato in tutte e tre le
PDSSH FRPH YLYHQWH HG HVVHQGR PRUWR SULPD GHO VL SXz
sicuramente affermare che la terza mappa ¥ stata redatta a pochi
anni di distanza dalle altre.
LÍimpostazione delle mappe A e C ¥ molto simile, in quanto
lÍautore le correda entrambe di una legenda laterale in cui elenca
i proprietari delle case, le chiese e le cellette o cose notevoli di
TXHO ID]]ROHWWR GL WHUULWRULR O·LSRWHVL q FKH O·DXWRUH VLD OD VWHVVD
persona. Valutando lÍindice delle due mappe, si ¥ propensi a pensare
FKH OD PDSSD $ VLD SL DQWLFD SHUFKp LQ HVVD O·HVWHQVRUH QHOOD
prima curva a gomito sita in via Armelino cita ‚
c hiusa dÍacqua
IDWWD LO ª PHQWUH LQ TXHOOH VXFFHVVLYH YLHQH GLVHJQDWR LO
SRQWH LQROWUH SRFKL PHWUL SL DYDQWL DOOD FXUYD VXFFHVVLYD GHOOD
stessa strada, dice ‚croce rottaé, mentre nelle carte successive
indica giö la celletta votiva.
Questa ‚
c roce rottaé fa pensare alla colonna di granito cui ¥
LQÀVVR DOOD VRPPLWj XQ IRUR SHU DOORJDUYL XQD FURFH YLDULD FKH
oggi ¥ collocata nel giardino di Palazzo Morattini (ex Augustini),
2
3
ARCHIVIO
DELLA PARROCCHIA DEL
,YL S DUOMO
DI
FORL’ , Liber Baptizatorum, vol. IIS
MAURO MARIANI
e che le memorie tramandate in paese dicono fosse presente nei
secoli scorsi accanto alla chiesa distrutta di S. Martino in Cerris
e quindi distante poche centinaia di metri dal punto indicato in
mappa.
Premesso questo, si pu÷ affermare che le tre mappe sono
VWDWH GLVHJQDWH LQ WUH PRPHQWL GLYHUVL IUD LO H LO QRQ
conosciamo il committente, ma poich! sono tutte e tre presenti a
Ravenna e alla luce del fatto che sul retro della mappa A ¥ indiFDWR©3LDQWDGLDOFXQHWHUUHHQÀWHXWLFKHQHOODYLOODGL6FKLRYDªVL
pu÷ pensare che siano state commissionate dallÍAbbazia di Classe
FKH LQ TXHO WHPSR GHWHQHYD L GLULWWL HQÀWHXWLFL VXL WHUUHQL GHO
territorio di Schiova e Pievequinta. Questi beni le erano pervenuti
con lÍannessione delle proprietö del monastero di S. Severo di
5DYHQQD QHO H OH ULPDVHUR ÀQR DOOD VRSSUHVVLRQH GHJOL HQWL
religiosi avvenuta con lÍinvasione napoleonica.
Fino a quel momento la chiesa di Pievequinta paga ai monaci
GL &ODVVH O·HQÀWHXVL SHU LO IRQGR GL 6 0DUWLQR JUDQGH SRVVHVVLRQH WHUULHUD FRQÀQDQWH FRQ OD FDSSHOOD GL 6FKLRYD H LO SDOD]]R
Morattini.
/·HOHQFR GHL SURSULHWDUL GHL WHUUHQL LQGLFDWL QHOOH PDSSH
Leggendo le tre mappe se ne ricava un elenco di famiglie
proprietarie di case e terreni e che risultano essere: Savoli (n. 2),
Augustini, Padri di Classe, Porcii o Porzi (n. 2), Solumbrini o
Solombrini, Asti o DallÍAste, Aleotti (n. 2), Briganti, Barasa,
Galli. Si tratta di sei famiglie nobili forlivesi, una forlimpopolese
(Briganti) e due borghesi (Barasa e Galli), oltre ai Padri di Classe.
*OL HGLÀFL UHOLJLRVL
Nelle tre mappe sono indicate la chiesa di Schiova, la chiesa
di S. Martino in Cerris, una ‚chiesa guastaé appartenente ai
Canonici di Bertinoro, oltre a tre cellette o maestö , e il Palazzo
Morattini (indicato come casa degli Augustini).
TRE MAPPE RAVENNATI
La chiesa di S. Severo di Schiova
In una pergamena dellÍanno 998 viene citata Schiova LQ XQ
DOWUR GRFXPHQWR GHO JHQQDLR DSSDUH FKH O·,PSHUDWRUH GL
Germania Enrico IV rinnova al monastero di S. Severo di Ravenna
tutti i privilegi concessi prima di lui e ne concede altri. Fra questi
privilegi vi sono anche i terreni posti nel territorio di Pievequinta
e Schiova . Da quel momento tutti i documenti consultati riporWDQR TXDOH SURSULHWDULR GHL IRQGL LO PRQDVWHUR VRSUDGGHWWR TXHVWL
FRQFHGH D VXD YROWD LQ HQÀWHXVL R D OLYHOOR IRUPH FRQWUDWWXDOL
dellÍepoca) i terreni di sua pertinenza e a Schiova viene fondata
la chiesa sotto il titolo di S. Severo. In un documento notarile
del 1221 si legge: ‚
a tto rogato presso la villa di Schiova nella
¶FXULD· GHOOD FKLHVD GL 6 6HYHURª .
Certamente il territorio di Schiova non ¥ molto vasto, ma la
chiesa ha una funzione amministrativa oltre a quella religiosa: in
essa vengono stilati molti atti alla presenza dellÍabate in persona
o del suo vicario. Questa presenza infastidisce il Comune di ForlÒ
FKH QHO LQWHUYLHQH FRQ LO SRGHVWj$UGL]RQH H L VXRL XRPLQL
vengono arrestati e portati in carcere a ForlÒ lÍabate, il sindaco,
il vassallo e alcuni uomini di detta villa . Il fatto suscita straVFLFKL JLXGL]LDUL FKH DUULYDQR ÀQR D 5RPD DOOD VHGH $SRVWROLFD
poi si conclude con un arbitrato dettato dal vescovo di ForlÒ e
dallÍabate di S. Mercuriale che danno ragione al monastero di
S. Severo condannando il Comune di ForlÒ a rifondere parte dei
GDQQL 1HOOD SDUWH ÀQDOH GHOOD VHQWHQ]D YLHQH ULFKLHVWR SHUz DO
monastero di non interferire e molestare il Comune di ForlÒ nella
giurisdizione di Schiova, e questi deve difendere il monastero e
lÍabate come se fosse un cittadino forlivese.
Si tratta di una donazione di beni, posti nella massa Saviliana chiamata Sclavo ossia Schiova in territorio di Forlimpopoli, fatta da Petronia vedova di Giovanni Lovandrici
a Bonizone, abate del monastero di San Severo in Classe (G. B. MITTARELLI, A. COSTADONI,
Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, , 9HQHWLLV DSS S ARCHIVIO
DI
STATO
DI
FORL’ (ASF), Pergamene di S. Severo di Ravenna Q FDVVHWWR .
ARCHIVIO DI STATO DI RAVENNA (ASR), Fondo Corporazioni Religiose Soppresse (CRS),
S. Apollinare in Classe, capsa XV, fasc. III, n. 3.
ASF, Pergamene di S. Severo di Ravenna Q FDVVHWWR JLXJQR MAURO MARIANI
Sono circa una quarantina i documenti notarili riguardanti Schiova
che si possono ricavare dal grande archivio informatizzato di don
Giacomo Zaccaria 8 e che coprono il periodo che va dal 1200
DO 1HO LO PRQDVWHUR GL 6 6HYHUR q UHWWR GDL PRQDFL
Cistercensi (prima era dei Benedettini) che lo rinunciano nelle
PDQL GL SDSD &DOOLVWR ,,, FRVWXL DOORUD OR XQLVFH DO PRQDVWHUR GL
S. Apollinare in Classe, che diventa quindi il proprietario anche
di tutti i terreni di Schiova.
Negli inventari della parrocchia di Pievequinta risulta che lÍarFLSUHWH GL TXHVWD FKLHVD D PHWj ¶ SDJDYD DQFRUD LO FDQRQH
GL FRQFHVVLRQH HQÀWHXWLFD DL PRQDFL GL &ODVVH
'HO q XQ GRFXPHQWR LQ FXL O·DEDWH GL 6 6HYHUR DVVHULVFH
di avere molti terreni nel territorio di villa Schiova, ma che ne
ULFDYD SRFR R QXOOD YRUUHEEH ULYHGHUH L FRQWUDWWL SHU ULFDYDUH L
soldi per restaurare la chiesa che minaccia rovina 9.
)LQR DJOL LQL]L GHO QHO VXR WHUULWRULR YHQJRQR FLWDWL L
fondi Pini, San Martino, Pozale, Castellare, Fiume Morto, Chiusa
Nuova, Velanete, Maclisani, Bobum, Rusani, Roedi, Troe, Gualdo,
Rofredena, Scarpello, la Maiore o Mazore, Sante Luxe Nove (o
forse Cluxe Nove?), Pelacucie, Bedere, Prati, Vinerbe.
1HO YLHQH PHQ]LRQDWR IUD /RGRYLFR TXRQGDP /XIÀ GH
Tectalinis, rettore delle chiese di S. Leonardo e di S. Severo di
Schiova, diocesi di Bertinoro, che ¥ detenuto nel carcere della
Curia Vescovile per un debito contratto con Manuele quodam
Alevucii, ebreo di Bertinoro 10.
3HUTXDQWRULJXDUGDLOSHULRGRFKHYDGDODOVLGHYH
fare riferimento allÍarticolo pubblicato da Nina Maria Liverani
sulle due chiese 11 QHO WHPSR OD FKLHVLQD GL 6FKLRYD SHUGH OD
VXD IXQ]LRQH SDUURFFKLDOH H YLHQH XQLWD D TXHOOD GL 6 /HRQDUGR
nellÍ800 ¥ demolita e poi, viste le lamentele della popolazione,
ricostruita nelle dimensioni che oggi ci appaiono nella casa po-
8
9
10
ASF, 6FKHGDULR GL 0RQV =DFFDULD (poi =DFFDUia).
ASF, Notaio Filippo Asti, vol. 33 (XXIII F r JHQQDLR ASF, Notaio Simone Rubini di Bertinoro YRO F v.
N. M. LIVERANI, /·DUFKLYLR GHOOD SDUURFFKLD GHL 66 /HRQDUGR H 6HYHUR LQ 6 /HRQDUGR
in Schiova, ‚
F orlimpopoli. Documenti e studié, XIV SS 11
TRE MAPPE RAVENNATI
VWD LQ YLD 6FKLRYD DO Q (· ULPDVWD FRQVDFUDWD ÀQR DG XQD
quindicina di anni fa quando vi si celebrava ancora la S. Messa.
Oggi ¥ un ricordo vecchio di mille anni.
La chiesa di S. Martino in Cerris
La prima notizia della chiesa di S. Martino, dipendente dalla
chiesa dei Ss. Pietro e Paolo di Pievequinta, ¥ rintracciabile nel
pagamento delle decime del 1290 quando il presbiter Flore paga
VROGL UDYHQQDWL SHU OD FKLHVD GL 6 0DUWLQR in Cerris 12.
La seconda notizia compare in un atto notarile del 18 marzo
TXDQGRLOSUHWH*LDFRPRUHWWRUHGHOODFKLHVDFRPSDUHFRPH
teste, in un atto di concessione a livello di terreni nella cappella
di Schiova da parte del monastero di S. Severo di Ravenna 13.
8Q·LQIRUPD]LRQH SL FRQVLVWHQWH q ULFDYDELOH GDO FHQVLPHQWR
della Descriptio Romandiole del card. Anglic De Grimoard, che
DWWHVWDFRPHQHOODSRSROD]LRQHGLPlebis Quinti era costituita
GD IXRFKL RJQL IXRFR FRUULVSRQGHYD DG XQ QXFOHR IDPLOLDUH
GL SHUVRQH FLUFD TXHOOD GL Bagnoli Auche aveva 22 fuochi,
mentre Schiova ne aveva 8 e S. Leonardo 29 .
Il toponimo Bagnolo Auche VL VRYUDSSRQH ÀQR DOOD ÀQH GHO
D TXHOOR GL 6 0DUWLQR H LQ DOFXQL FDVL VRQR FLWDWL LQVLHPH
con la parola seu. Questo toponimo (che si pu÷ tradurre con ñbagno delle ocheî), ¥ da collocare allÍincrocio delle vie Armelino,
Donnasanta e Clodio Paolino e doveva essere una pozza dÍacqua,
dovuta ad un avvallamento del terreno, che veniva rifornita dallo
scolo Acquara e che da lÒ continuava in quello che ancora oggi
porta lo stesso idronimo. Una possibile conferma di questa ipotesi
sono le particelle catastali di questa zona che ancora nel Catasto
3RQWLÀFLR GHO IRUPDYDQR XQ FHUFKLR H FKH SRL FRQ L QXRYL
FDWDVWLPRGHUQLVRQRVWDWHPRGLÀFDWHHLOQRPH©3RGHUHODEDVVDª
dato ad uno dei poderi appartenenti agli Augustini in quel luogo.
12
sec.
A. MERCATI, E. NASALLI ROCCA, P. SELLA, Rationes Decimarum Italiae. Le decime dei
e XIV, Aemilia %LEOLRWHFD 9DWLFDQD YHGL GLRFHVL GL 5DYHQQD DO Q XIII
13
ASF, 6FKHGDULR =DFFDULD (=DFFDULD VFKHGD L. MASCANZONI, La ‚Descriptio Romandioleé del card. Anglic. Introduzione e testo,
6RFLHWj GL 6WXGL 5RPDJQROL ©6DJJL H 5HSHUWRULª %RORJQD >@ S MAURO MARIANI
8Q GRFXPHQWR GHO apre uno spiraglio sulla situazione amministrativa della chiesa di S. Martino: infatti il giorno 3
febbraio in casa del magister Stefano DallÍAste a ForlÒ, essendo
vacante la carica di rettore per rinuncia di Giovanni di Guglielmo
Bevaxi di ForlÒ, Girolamo DallÍAste, abate del monastero di S.
Severo di Ravenna, nomina come nuovo rettore Giovanni di Paolo
di ForlÒ e costituisce suo procuratore Girolamo Spreti di Ravenna
per la presentazione al Capitolo dei signori cardinali della Santa
Chiesa di Ravenna. LÍatto ¥ stilato dal notaio Gaspare DallÍAste.
Da questo documento si evince che la chiesa di S. Martino,
dipendente dalla pieve di Pievequinta, paga il canone annuale sul
fondo di S. Martino, ma non ha diritto alla nomina del rettore,
VSHWWDQWH LQYHFH DOO·DEDWH GL 6 6HYHUR GL 5DYHQQD SRL QHO con la soppressione papale del monastero questo diritto passerö
ai monaci di Classe).
$ TXHO ULVDOH XQ WHVWDPHQWR GL *LRYDQQL GL 0DUWLQR %Lghi (che abita in villa Bagnoli Auche, distretto di ForlÒ) il quale
stabilisce che in caso di morte in detta Villa vuole essere sepolto
presso la chiesa di S. Martino in Cerris .
1HOODFKLHVDGHYHSDJDUHTXDOHFDQRQHDQQXDOHDOPRQDstero di Ravenna, una albergariam per i terreni posti nel territorio
GL3LHYHTXLQWDFRQÀQDQWLFRQBagnolo AucheVXFXLqHGLÀFDWDOD
chiesa stessa e, oltre alla quota in denaro, cento uova e altro .
1HO LQ XQ GRFXPHQWR QRWDULOH GHO QRWDLR )LOLSSR$VWL GL
ForlÒ, viene citato don Pietrogiovanni di Giovanni Belli, arciprete
della Pieve Quinta, comitato di ForlÒ e diocesi di Ravenna, e
=DFFDULD VFKHGD ,YL VFKHGD ,YL VFKHGD DJRVWR /·albergariam era una contribuzione obbligatoria
dovuta dai borghi, dalle cittö , dai contadini e dagli enti religiosi che prevedeva lÍaccoglienza
del loro signore, dei suoi vassalli e del suo seguito con ogni riguardo. Essi dovevano essere
sfamati ed alloggiati e, in tale incombenza, erano comprese anche le truppe e le cavalcature. A
partire dal XI-XII secolo tale imposizione viene monetizzata, trasformandosi in una prestazione
in denaro. Come molte altre consuetudini antiche, le regole dellÍalbergaria YHQJRQR ÀVVDWH
in forma scritta piuttosto tardi. Nel secolo XIV il diritto di ricevere ospitalitö viene limitato
a una o due volte lÍanno e riservata ad un numero preciso di persone e cavalli. In questo
FDVR OD FKLHVD GL 6 0DUWLQR SDJD SHU XQD TXRWD SDUL D FDYDOOL XRPLQL H GXH VWDLD GL
spelta della misura di ForlÒ.
TRE MAPPE RAVENNATI
della chiesa di S. Martino in Cerreto di detta villa seu Bagnoli
Oche. Questo documento, insieme ad altri due dello stesso anno,
¥ lÍultimo in cui compare la citazione del toponimo del ñbagno
GHOOH RFKHµ SHU FXL IRUVH D FDXVD GL XQ ULRUGLQR LGURJUDÀFR GHO
territorio, ¥ rimasto solo lo scolo Acquara e la pozza dÍacqua ¥
stata prosciugata e riempita per ricavarne terreno coltivabile 18.
Rimarrö ancora per un paio di secoli nellÍindicazione dei poderi
di pertinenza di palazzo Augustini la dizione ‚
pode re la bassaé 19.
Nel secondo documento di detto anno viene citata una controversia legale fra lÍarciprete di Pievequinta, rettore della chiesa
GL 6 0DUWLQR GL %DJQROR H GRQQD$JQHVH ÀJOLD GL 'RQGR GHJOL
$UPX]]L SURSULHWDULD GHO WHUUHQR FRQÀQDQWH FRQ OD FKLHVD FLUFD
una selva di due tornature e mezzo posta nel fondo Bagnoli Oche
ognuno dei due interlocutori asserisce di esserne proprietario 20.
Altre notizie ricavate dallÍarchivio del monastero di S. Severo
attestano che il terreno del fondo S. Martino in Cerris, territorio
forlivese e latere 6FKLRYD QHO q VRJJHWWR DOO·HQÀWHXVL GHO
monastero di S. Apollinare in Classe di Ravenna.
'DXQDOWURGRFXPHQWRHQHOORVWHVVRJLRUQRPDU]RULVXOWD
che Andreina di Giovanni de Orzolis (forse Orceoli) vedova di
Antonino da Milano, fatti salvi i diritti del monastero di S. Severo di Ravenna e con il consenso di Sante di Salvolino degli
Armuzzi, vende ad Antonio di Lorenzo Orselli un appezzamento
di terra arativa di 11 tornature, posto nel fondo S. Martino in
Cerris dal lato di Schiova 21.
Il giorno successivo lÍabate del monastero di S. Apollinare e
S. Severo, Luca de =RQLV, concede ad Antonio di Lorenzo Orselli,
la successione nel contratto di livello per i successivi 29 anni
con possibilitö di rinnovo, per il terreno sopraddetto, dietro il
pagamento di due quartarole e mezzo di grano e una quartarola
GL JUDQR EXRQR H SXOLWR QHO PHVH GL PDU]R LQROWUH GHYH SDJDUH
due once di cera e un denaro e mezzo ravennate come pensione
18
19
20
21
=DFFDULD VFKHGD VHWWHPEUH $65 &56 EXVWD =DFFDULD VFKHGD VHWWHPEUH ,YL VFKHGD PDU]R MAURO MARIANI
DQQXD H GXH OLUH ERORJQLQH H VROGL DO PRPHQWR GHO ULQQRYR ,O
contratto decade se non viene pagato per due anni consecutivi 22.
'D XQ FHQVLPHQWR GL )RUOu H GHO VXR FRQWDGR IDWWR QHO DO ÀQH GL ULVFXRWHUH XQD WDVVD SHU SDJDUH L FDYDOOL OHJJHUL ULVXOWD
FKH 3LHYHTXLQWD DYHYD IXRFKL Calbea (che era nellÍattuale via
X Martiri a Pievequinta in un luogo poi chiamato Borgazzo per
OD SUHVHQ]D GL FDVH UDYYLFLQDWH DYHYD IXRFKL 6 /HRQDUGR
aveva 9 fuochi e Schiova 12 23.
Le informazioni successive provengono dalle visite pastorali,
eseguite a partire dal Concilio di Trento in avanti, e fatte eseguire
dallÍArcivescovo di Ravenna .
/D SULPD ULVDOH DO VHWWHPEUH H OD VHFRQGD DO DJRVWR
TXDQGR DUFLSUHWH HUD GRQ 3LHWUR *LRYDQQL %HOOL
Nella visita successiva, fatta fare dal cardinale Giulio Feltre
GHOOD 5RYHUH QHO LO JLRUQR OXQHGu DSULOH ROWUH DL YDUL
arredi sacri mancanti o deteriorati viene richiesto: di fare il pavimento della chiesa perch! mancante, di riparare le perdite del
WHWWR GL PHWWHUH L WHOL DOOH ÀQHVWUH GL IDUH OD VLHSH DO FLPLWHUR
con il suo cancello di legno, che si chiudano i buchi dei ponteggi
ancora aperti nei muri della chiesa. Una situazione veramente
disastrosa. LÍarciprete in questo caso ¥ don Andrea DallÍAste e
il cappellano ¥ don Vincenzo Foschi di ForlÒ.
1HOOD YLVLWD VXFFHVVLYD GHO PDJJLR UHWWRUH GRQ $Qdrea Stanga) la situazione non ¥ migliorata perch!, oltre alle
cose nuove rilevate, si ribadisce di mettere a posto ci÷ che non
¥ stato fatto ma rilevato nella visita precedente.
1HOOHYLVLWHGHJOLDQQLHODVLWXD]LRQHQRQVLPRGLÀFD
e vengono fatte solo riparazioni minime che non accontentano il
visitatore, anzi i rettori vengono minacciati di scomunica ed al
pagamento di multe.
'D XQ DWWR QRWDULOH GHO JHQQDLR ULVXOWD FKH O·DUFLSUHWH
di Pievequinta, don Francesco Pezzola, quale rettore della chiesa
di S. Martino, permuta una striscia di terreno con il marchese
22
=DFFDULD VFKHGD PDU]R 23
ARCHIVIO STORICO ISTITUTO PRATI
ARCHIVIO ARCIVESCOVILE
DI
DI
FORL’ , Fondo Savorelli, E 0HPRULH IRUOLYHVL
RAVENNA, Protocolli di Sacra Visita, tomo I.
TRE MAPPE RAVENNATI
BalÒ Tommaso Augustini, proprietario del palazzo poi acquistato
GDL 0RUDWWLQL D SRQHQWH H D VHWWHQWULRQH LO GHWWR WHUUHQR FRQÀQD
con messer Giuseppe Armuzzi. Con questa permuta il marchese
Augustini acquista il diritto di poter chiudere la vecchia strada e
farne una nuova, rimanendo comunque a suo carico le spese per
lÍesecuzione di tali opere e alla chiesa di San Martino rimane il
diritto sulla metö di tale nuova strada .
Le descrizioni pervenute della chiesa sono molto scarne, si
ULSRUWD TXHOOD FKH q OD SL GHVFULWWLYD FKH SURYLHQH GDOO·LQYHQWDULR
GHOOD SDUURFFKLD GL 3LHYHTXLQWD GHO Questa chiesa ¥ fabbricata sul podere detto di S. Martino onde ¥
attorniata dalle terre di detta possessione.
Questa chiesa, con il detto podere, e parte della vicina possessione
detta di S. Martino si attiene allÍAbbazia di Classe di Ravenna ed
ogni arciprete prende la nuova investitura e si paga di livello ogni
anno paoli quindici. Contiguo alla chiesa vi ¥ il campanile con guglia
sopra, e dentro una campana che io la feci rinnovare ed accrescere di
SHVR DYHQGR WURYDWR URWWD OD YHFFKLD PD LO FDPSDQLOH q VHQ]D VFDOH
Il campanile e la chiesa io le feci accomodare e fra le altre cose
IHFL IDUH GXH ÀQHVWUH FRQ IHUULDWD GL IHUUR H IHFL VWDFFDU O·DOWDUH GDO
muro e apporvi sopra i nuovi gradini di legno.
Il palio davanti lÍaltare era di corame, ma lacero ed io vi ho fatto un
paliotto nuovo di tela dipinto. Vi sono quattro candelieri di ottone con
FURFH VLPLOH H TXDWWUR YDVL GL OHJQR XQ FDPSDQLQR SHU VXRQDUH DOO·HOHvazione, una lampaduccia di ottone, un piattino di stagno per le ampolle.
Vi ¥ una pianeta nera ed una di vari colori, ma vecchie. Un camice
con cordone e amitte, ed un corporale
Un messale da vivo. Un calice di rame indorato con coppa di argento e patena di rame indorata. Le tovaglie sullÍAltare e due cuscini
vecchi. Fatto da don Antonio Casanova .
1HOO·LQYHQWDULR IDWWR QHO VHPSUH GD GRQ &DVDQRYD QRQ
FL VRQR VRVWDQ]LDOL DJJLXQWH R PRGLÀFKH H TXHVWD VDUj O·XOWLPD
occasione in cui compare la chiesa di S. Martino negli inventari.
Nel primo inventario del nuovo arciprete, don Sante Venturi,
UHGDWWR QHO VL ULVFRQWUD FKH WXWWR FLz FKH HUD LQ 6 0DUWLQR
in Cerris, nel frattempo demolita con decreto del card. Falconieri,
ASF, Notaio Francesco Minelli YRO JHQQDLR ARCHIVIO
DELLA
PARROCCHIA
DEI
SS. PIETRO
E
PAOLO
DI
PIEVEQUINTA LQYHQWDULR GHO MAURO MARIANI
q VWDWR WUDVSRUWDWR QHOOD FKLHVD GL 3LHYHTXLQWD O·REEOLJR GHOOH
0HVVH GL TXHVWD FKLHVD YLHQH WUDVODWR DOO·DOWDUH GHO 66 &URFLÀVVR
Il Palazzo Augustini poi Morattini
Questo vecchio palazzo, situato in via Armelino 33 a Pievequinta, dalle linee semplici e austere, ¥ stato sede della scuola
elementare e materna per tutto il 1900. Il suo destino ¥ stato
alquanto movimentato poich!, nellÍarco di un secolo e mezzo, ¥
passato di mano fra parecchi proprietari ed ¥ stato sempre ceduto
per problemi di insolvenza degli stessi. Tutti i terreni di questa
zona, soggetti allÍabbazia di San Severo e poi di Classe, venivano
FRQFHVVL LQ HQÀWHXVL R D OLYHOOR SHU XQ FDQRQH VSHVVR LUULVRULR
Esiste allÍArchivio di Stato di Ravenna, nel fondo Corporazioni
Religiose Soppresse, una enorme quantitö di cartelle riguardanti il
PRQDVWHUR GL 6DQ 6HYHUR H 6DQW·$SROOLQDUH LQ &ODVVH IUD HVVH LQ
particolare, ne ¥ presente una intitolata ‚
M orattinié in cui sono
riuniti tutti i documenti utili per ricostruire la storia del podere
e del palazzo.
6LPRQH $XJXVWLQL GL )RUOu ÀJOLR GL 6WHIDQR QHO RWWLHQH
LQ HQÀWHXVL GDL PRQDFL GL &ODVVH DOFXQL WHUUHQL FKH HUDQR VWDWL
rinunciati da Biagio Zalandri di Carpinello .
6XFFHVVLYDPHQWH QHO *LRYDQQL %DWWLVWD H VXR IUDWHOOR
6WHIDQR ÀJOL GL 6LPRQH RWWHQJRQR DOWUL GXH DSSH]]DPHQWL GL
terreno 28 QHO 1LFROD H 6LPRQH ÀJOL GL 6WHIDQR RWWHQJRQR
il rinnovo del livello per 29 anni 29. Questa sequenza di rinnovi
GHOOD FRQFHVVLRQH FRQWLQXD ÀQR DO PDU]R JLRUQR GHOOD
morte del marchese Tommaso Augustini, cavaliere e balÒ dellÍOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro, sposato con Barbara Albicini.
1HOOH FRQGL]LRQL GL FRQFHVVLRQH HQÀWHXWLFD HUD HVSUHVVDPHQWH
previsto il divieto di lasciare i beni goduti in ereditö a terzi, a
luoghi pii o religiosi, salvo lÍapprovazione preventiva del monastero di Classe.
28
29
ASR, CRS, Fondo Classe E F v.
,YL F r.
,YL F v.
TRE MAPPE RAVENNATI
7RPPDVR $XJXVWLQL q VHQ]D ÀJOL HG q O·XOWLPR PHPEUR GHO
VXR UDPR QHO WHVWDPHQWR ODVFLD O·XWLOL]]R GHO VXR SDWULPRQLR DOOD
moglie Barbara, e, se lei fosse morta, alla cognata Camilla Albicini. Decedute entrambe, deve diventare erede il cugino Giuseppe
Augustini, poi il ramo della famiglia Paolucci sua parente e da
ultimo, in mancanza di altri eredi, tutte le sue proprietö passeranno allÍOspedale degli Infermi di ForlÒ 30.
Ma i monaci di Classe, non avendo ricevuto nessuna richieVWD GL YROWXUD H QRQ DYHQGR ULFHYXWR L GRYXWL FDQRQL GL DIÀWWR
SURFHGRQR LQ FDXVD FRQWUR JOL $XJXVWLQL QHO IUDWWHPSR PXRUH LO
cugino Giuseppe Augustini senza eredi, poi muore lÍultimo erede
GHO UDPR GHL 3DROXFFL HG LQÀQH QHO FHVVDQR GL YLYHUH VLD
Barbara che Camilla Albicini. A questo punto tutto il patrimonio passa allÍOspedale di ForlÒ che si ritrova fra le mani una
complicata questione da gestire. In breve tempo viene trovato
un acquirente, la famiglia dei Morattini, ma si deve risolvere la
FDXVD LQ FRUVR DO WULEXQDOH GL 5RPD VXOOD ULQXQFLD GHOO·HQÀWHXVL
Interviene, come mediatore, lÍavv. Giovanni Orselli, il quale
riesce a fare accordare le parti, per cui lÍOspedale di ForlÒ si
accolla lÍonere dei canoni non pagati e delle spese sostenute per
le perizie, lo sgombero del palazzo di Pievequinta ed il rispetto
GHOOH FODXVROH WHVWDPHQWDULH L PRQDFL GL &ODVVH WROJRQR O·LQWHUGL]LRQH H DFFRUGDQR DL 0RUDWWLQL GLHWUR SDJDPHQWR GL VFXGL
SHU O·LQJUHVVR H VFXGL SHU LO FDQRQH DQQXR QRQ SDJDWR LO ULQQRYR GHOO·HQÀWHXVL , 0RUDWWLQL WURYDQR SRL LO PRGR GL ULYDOHUVL
sullÍOspedale per scontare gli importi anticipati ai monaci di Classe
H LO IHEEUDLR YLHQH VWLODWR LO FRPSURPHVVR GL YHQGLWD SHU
cui il nobile Antonio Morattini con i fratelli Francesco, Nicola
e Valeriano, per il prezzo di circa tremila scudi circa, acquista
il palazzo con casa e podere di Pievequinta dando in permuta
un podere a San Martino di Villafranca ed uno in villa Rubano.
Non si conosce lÍanno esatto di costruzione del palazzo, perch!
in tutti i documenti visionati ¥ sempre citato il terreno, ma non
JOL LPPRELOL 1HO WHVWDPHQWR GL 7RPPDVR $XJXVWLQL GHO viene invece scritto che egli ha ricostruito il palazzo senza per÷
30
ASF, Notaio Francesco Minelli YRO PDU]R MAURO MARIANI
GLFKLDUDUQH OD GDWD GDO WLSR GL DUFKLWHWWXUD VL SXz LSRWL]]DUH OD VXD
HGLÀFD]LRQHDJOLLQL]LGHOHULPRGHUQDWRSRLDOPHQRGXHYROWH
,O SDOD]]R DSSDUWLHQH DL 0RUDWWLQL GDO ILQR DO TXDQGR $QWRQLR 0RUDWWLQL SHU SDJDUH OH SDUFHOOH GHOOH LQÀQLWH
cause che aveva in corso, ¥ costretto a cederlo al suo avvocato,
Antonio Santarelli di ForlÒ 31. Morto questi nel 1832 passa in
ereditö al fratello Giacomo, ingegnere, il quale per fare fronte a
LPSHJQL ÀQDQ]LDUL SUHVL QHL FRQIURQWL GL XQ FHUWR 3LHWUR 1DGLDQL
GL 6DQ 3LHWUR LQ 9LQFROL GHYH FHGHUJOL LO SDOD]]R QHO 32.
/·LPPRELOH SDVVD SRL LQ HUHGLWj DO ÀJOLR $QWRQLR QHO HG
LQÀQH q DFTXLVWDWR QHO GD $QQD /DJKL LQ *DXGHQ]L PDGUH
di Quinto e Giuseppe 33.
,O SDOD]]R q DELWDWR GDL *DXGHQ]L ÀQR DOOD PRUWH GL /DYLQLD
Vitali, moglie di Quinto e cognata di Giuseppe, sindaco di ForlÒ
H SDUODPHQWDUH UHSXEEOLFDQR DYYHQXWD QHO TXLQGL YLHQH
acquistato dal Comune di ForlÒ, che giö dagli inizi del 1900 vi
aveva insediato, al primo piano, la scuola elementare . Per
oltre un secolo a Pievequinta questo palazzo ¥ stato chiamato
e palaz ïd Panocia (soprannome dei Gaudenzi). Nelle pubblicazioni dellÍultimo secolo e per gli storici questo palazzo ¥ chiamato
Monsignani: ma ci÷ ¥ falso.
La famiglia Gaudenzi, oltre a questa residenza, ¥ proprietaria
dei resti di un altro palazzo che era appartenuto effettivamente
alla famiglia Monsignani ed era detto ‚
i l palazzo delle meraviglieé, ORFDOL]]DWR LQ YLD $JOLRWWD D 3LHYHTXLQWD TXDQGR D FDXVD
GHL WHUUHPRWL GHO H TXHVWR YLHQH FRPSOHWDPHQWH UDVR
DO VXROR OH GXH ODSLGL FHOHEUDWLYH O·HGLÀFD]LRQH H SRL OD ULVWUXWWXrazione di quel palazzo vengono trasportate nel palazzo Morattini.
1HO D GLVWDQ]D GL FLUFD VHWWDQWDQQL LO GRWWRU 3LHWUR 5HJ-
31
ASF, Notaio Tommaso Ravaglia YRO JLXJQR 32
ASF, Notaio Vincenzo Barbiani, vol.
33
ASF, Notaio Temistocle Panciatichi, anno 1893.
XXXIII,
parte I VHWWHPEUH Per un maggior approfondimento sui Gaudenzi si veda M. MARIANI (a cura di), I fratelli Giuseppe e Quinto Gaudenzi e Pievequinta, Associazione Amici della Pieve, ForlÒ 2000.
1RWDLR 5DIIDHOH *DIj JLXJQR FRQ DWWR GL GHOLEHUD FRPXQDOH Q GHO IHEEUDLR H Q GHO OXJOLR TRE MAPPE RAVENNATI
giani, storico forlivese e cugino dei Monsignani, nel raccontare la
storia della Cappella Lombardina di ForlÒ nella rivista ‚
I l Trebboé,
leggendo le due lapidi presenti nellÍatrio nel palazzo, ritenne di
LGHQWLÀFDUOR FRPH LO SDOD]]R 0RQVLJQDQL .
Purtroppo questo errore ha messo in moto un meccanismo perverso per cui successivamente il prof. Umberto Foschi, scrivendo
della storia di questo palazzo in varie pubblicazioni, lo cita come
palazzo Monsignani e, di conseguenza, anche gli storici successivi
hanno continuato e continuano a chiamarlo in questo modo. Oggi
i cartelli segnaletici, posti sulla via Cervese a Pievequinta e sulle
strade di accesso a questo palazzo, indicano ‚
P alazzo MorattiniMonsignanié: si sta tuttavia cercando di riportare la veritö storica.
Fra qualche anno probabilmente sparirö lÍindicazione Monsignani
e ci si augura che resti solo Morattini.
Occorre precisare per÷ che lÍultimo della stirpe Monsignani,
*LXVHSSH PRUu LO DJRVWR TXHVWL QRQ DYHQGR DYXWR ÀJOL
e non volendo che terminasse il suo cognome, pens÷ di nominare
VXR HUHGH XQLYHUVDOH 3DROR ÀJOLR GHOOD VRUHOOD 0DULD H GL $QWRnio Morattini, con la clausola che questi prendesse il cognome
Monsignani e abbandonasse quello dei Morattini. Paolo, con atto
notarile, rinunci÷ al cognome paterno e prese quello dello zio per
continuare lÍasse ereditario della madre e di Giuseppe. Per molti
anni negli atti notarili dellÍepoca venne indicato come marchese
Paolo Monsignani giö Morattini, continuando la stirpe.
Risulta cosÒ che a metö Settecento Paolo e suo fratello AlesVDQGUR ÀJOL GHJOL VWHVVL JHQLWRUL VLDQR XQR 0RQVLJQDQL H O·DOWUR
Morattini, e fossero proprietari di entrambi i palazzi di Pievequinta.
Oggi vive ancora a Bracciano di Bertinoro il marchese Alessandro Monsignani-Sassatelli-Morattini, ultimo discendente di
quel Paolo.
Forse era proprio destino che Morattini e Monsignani dovessero intersecare i loro cognomi attraverso i secoli a Pievequinta
con palazzi e matrimoni.
BIBLIOTECA COMUNALE DI FORL’ , Periodici A-7, ‚
I l Trebboé, n. 2, anno
H Q VWHVVR DQQR SS III
SS
0DSSD $ ,VWLWX]LRQH %LEOLRWHFD &ODVVHQVH GL 5DYHQQD PDSSD MAURO MARIANI
0DSSD % $UFKLYLR GL 6WDWR GL 5DYHQQD &RUSRUD]LRQL UHOLJLRVH VRSSUHVVH $EED]LD GL 6 $SROOLQDUH LQ &ODVVH Q TRE MAPPE RAVENNATI
0DSSD & ,VWLWX]LRQH %LEOLRWHFD &ODVVHQVH GL 5DYHQQD PDSSD MAURO MARIANI
0DSSD & FRQ O·LGHQWLÀFD]LRQH GHJOL HGLÀFL DQFRUD HVLVWHQWL
TRE MAPPE RAVENNATI
MAURO MARIANI
Palazzo Morattini-Monsignani