L`amore è una terra straniera

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L`amore è una terra straniera
L’amore è una terra straniera
di Lidia Gualdoni
Fra alcune “reliquie” che l’ormai sessantenne Leo Colston
trova in una scatola forse riempita anni prima dalla madre,
c’è anche un diario dalla copertina di cuoio rosso di cui
sembra non ricordarsi. Gli basta però sfiorare con le dita la
serratura metallica a combinazione per aprire il lucchetto e
per avere la folgorante rivelazione del segreto in esso
contenuto, insieme ad un messaggio di delusione e
sconfitta:
«“…sentivo
un
misto
amaro
di
autocommiserazione e rimprovero e che, se non fosse stato
per il diario, o per ciò che il diario significava, tutto sarebbe
stato diverso. Non sarei stato qui, seduto in questa stanza
tetra e senza colori, dove le tende non erano state
nemmeno tirate per nascondere la pioggia fredda che
batteva contro le finestre, a contemplare l’accumulo del
passato e lo sforzo necessario per farlo riemergere. Avrei
dovuto trovarmi in un’altra stanza, illuminata
dall’arcobaleno, a guardare non il passato ma il futuro: e non avrei dovuto essere solo».
Comincia così – o, meglio, comincia con un incipit assai più famoso da essere conosciuto
anche da chi non ha letto l’intero libro: “Il passato è una terra straniera; fanno le cose in modo
diverso laggiù” – il romanzo di Leslie P. Hartley (1895-1972) pubblicato, in Inghilterra, nel
1953 e, due anni dopo, in Italia con il titolo L’età incerta. A lungo assente dalle nostre librerie,
è stato ora riproposto da Nutrimenti con il titolo Messaggero d’amore in una nuova traduzione
di Marilena Renda che mette in evidenza le caratteristiche della trama, un capolavoro di
eleganza e di equilibrio stilistico.
Il ritrovamento del diario, dunque, scatena in Leo innanzitutto il ricordo della speranza e
della fiducia con cui il 1900, il primo anno del nuovo secolo, era atteso: un’Età dell’Oro che
non avrebbe certo deluso. Poi, insieme ad alcune semplici annotazioni – un tè o una
passeggiata – c’è la ricostruzione delle angherie e delle torture fisiche cui era stato
sottoposto da alcuni compagni che avevano letto quelle pagine: alla Southdown Hill School
Leo è quello che oggi verrebbe chiamato uno “sfigato” tormentato dai bulli, e non trova di
meglio, per risolvere la situazione, che scrivere sul diario una maledizione col sangue.
Quando però i due capibanda precipitano dal tetto della scuola e vengono ricoverati
all’ospedale con una commozione cerebrale, la sua vittoria – limpida e, soprattutto
conquistata da solo, anche se con metodi non ortodossi –, gli restituisce stima e autostima e
lo fa diventare un’autorità su due argomenti molto cari ai ragazzi di quel tempo: la magia
nera e la creazione di codici.
Ma il periodo più importante registrato sul diario è quello riportato sotto il titolo
“Brandham Hall”, e che va da lunedì 9 a giovedì 26 luglio, il giorno prima del tredicesimo
compleanno di Leo: diciannove giorni che sono stati sepolti, completamente dimenticati per
tanti anni. Eppure il suo segreto, la spiegazione di ciò che Leo è diventato è tutta raccolta
nelle pagine che descrivono il suo soggiorno nel Norfolk, nella fastosa residenza di
campagna di uno dei suoi compagni di scuola, Marcus Maudsley. Scongiurato il pericolo
rappresentato da un’epidemia di morbillo che, anzi, aveva provocato la chiusura anticipata
della scuola, e vinta l’esitazione della madre ad accettare l’invito a causa dei timori sul genere
di vita che avrebbe condotto, Leo giunge finalmente a Brendham Hall, l’imponente dimora
georgiana che sorge su una collina e all’interno di un parco di circa cinquecento ettari. Si
tratta di un ambiente per lui nuovo e sconosciuto, ma anche affascinante, che provoca
sentimenti contrastanti: da una parte si rende conto di essere terribilmente fuori luogo –
persino il suo abbigliamento, che a quei tempi era soggetto a regole rigide e precise, più
adatto alla frescura autunnale che alla torrida estate che si stava preannunciando, lo fa
sentire un “disadattato” – dall’altra, percepisce che i padroni di casa e gli ospiti – che
arrivano e partono in continuazione – sono sinceramente interessati a lui. Soprattutto
Marian, la sorella di Maudsley, il cui fidanzamento con Lord Trimingham verrà ufficializzato
durante il ballo organizzato, come ogni anno, a fine luglio: è lei, più di altri, ad intuire il
disagio di Leo, tanto da accompagnarlo in città per l’acquisto di nuovi abiti; ed è sempre lei
a coinvolgerlo quale inconsapevole “postino” utilizzato per scambiare messaggi d’amore
clandestini con Ted Burgess, il fattore proprietario della vicina Black Farm. Durante le
settimane trascorse a Brandham Hall, fra passeggiate esplorative, situazioni più formali e le
sue pericolose missioni, Leo vive alcuni momenti particolarmente esaltanti: il primo,
durante una partita di cricket, quando una sua presa consegna la vittoria alla squadra di casa
contro quella del villaggio, il secondo, durante il concerto dopo la partita, quando la
dolcezza della sua voce, accompagnata nel canto da Marian al pianoforte, provoca
l’ammirazione e l’emozione del pubblico: «Ero così in alto nella considerazione di me stesso
che non sentivo neanche il bisogno di ostentare le mie qualità di fronte agli altri. Io ero io.
Era grazie a me che avevamo vinto l’incontro di cricket, grazie a me il concerto era stato il
successo che era stato».
Il ragazzo sente di aver raggiunto il massimo, di essere ormai una cosa sola con la vita dei
suoi sogni e si convince che le sue missioni segrete, per quanto eccitanti, devono cessare.
Ma, messa al corrente di questa decisione, Marian si infuria e rinfaccia a Leo tutto ciò che è
stato fatto per lui: tormentato dalla vergogna per essere stato “usato” e tuttavia ancora
infatuato della ragazza, per interrompere la storia fra lei e Ted non gli resta che preparare un
nuovo, potente sortilegio. Come già sottolineato da molti critici, Messaggero d’amore ha
evidenti origini autobiografiche, testimoniate sia dalla fitta corrispondenza di Hartley con la
madre, sia da articoli in cui, meditando sulla relazione fra finzione e autobiografia, l’autore si
dice convinto che il romanzo deve essere una sorta di estensione della vita stessa – che nel
suo caso, diventa espressione delle differenze fra classi sociali, del difficile rapporto con la
sessualità e dell’importanza della memoria. Al centro del romanzo c’è, naturalmente, Leo,
nella duplice veste di narratore sia dei fatti accaduti cinquant’anni prima, attraverso il diario,
sia delle conseguenze che quei fatti hanno avuto sul presente.
Leo è soprattutto alle prese con l’amore – e il sesso. Data la sua ingenuità e
inconsapevolezza, il ragazzo chiede a Ted di spiegargli tutto sull’amoreggiamento, ma
l’uomo non riuscirà a mantenere la promessa, così che la scoperta di ciò che avviene fra due
adulti in privato sarà per Leo un’esperienza shoccante, che lo segnerà per tutta la vita.
Accanto all’amore, altri temi arricchiscono il tessuto narrativo di questo romanzo di
formazione, come le differenze fra classi sociali, le difficoltà di comunicazione, le
conseguenze che il passato trascina con sé nel presente. Leo, infatti, è anche l’outsider che
cerca di capire e di fare sue le regole di un mondo che gli è stato fin qui estraneo; il novello
Mercurio, il tramite fra Ted e Marian, che sono alle due estremità della scala sociale, e fra
Marian e Lord Trimingham che, pur facendo parte dello stesso mondo, sono lontani l’uno
dall’altra.
Dal punto di vista della comunicazione, curioso e divertente è il gioco di equivoci che si
ripete, fra Marian e Leo, a causa della vicinanza fonetica tra Hugh (Lord Trimingham), you
(tu) e who (chi), intraducibile in italiano, ma che esprime, fra l’altro, la difficoltà della ragazza
nel riconoscere il nome del fidanzato; così come è da sottolineare il passaggio in cui Leo e
Marcus esprimono la loro rivalità verbale alternando all’inglese la lingua francese – tutto ciò
anche per superare l’imbarazzo dovuto all’argomento di cui stanno parlando. E’ sempre
attraverso i sensi di Leo che l’autore descrive situazioni e oggetti: tutto è rapportato alla sua
capacità, o incapacità, di comprensione e, proprio come nell’eccessiva calura estiva tutte le
percezioni vengono accentuate, distorte, anche Leo cade spesso in errori di interpretazione.
Inchiodato dalle circostanze al paradigma oppositivo attrazione-repulsione, egli tende ad
ingigantire, deformare, dilatare i riti di passaggio dall’età infantile a quella adulta: la scoperta
del sesso, dell’amicizia e del mondo che sta oltre la porta di casa. A distanza di
cinquant’anni, per Leo è come se il suo “io dodicenne” fosse venuto a rimproverarlo per
aver trascorso tutto il suo tempo in librerie polverose, catalogando libri di altri, invece che di
scriverne di suoi, per non aver approfittato del mezzo secolo che aveva avuto a
disposizione. Il bilancio – soprattutto dopo due guerre mondiali – è, ancora una volta
negativo: neppure il Ventesimo secolo ha saputo fare meglio di Leo, non tutto è stato così
luminoso come si immaginava, ed il “prezioso” secolo in cui tutti avevano sperato non ha
mantenuto le sue promesse. Ora, però, l’uomo adulto che è diventato è in grado di portare
alla luce fatti che all’epoca erano rimasti nascosti e di decifrarli in modo diverso, così da non
considerarsi tanto colpevole come si era sentito nei mesi seguiti alla sua visita a Brandham
Hall, ma nemmeno così innocente come era giunto a credere nei lunghi anni successivi.
Tuttavia, per avere il quadro completo della situazione, per sapere che cosa era accaduto
all’altra persona protagonista della storia, manca l’esame di fonti vive. Leo troverà tutte le
risposte alla fine del viaggio che lo riporta là dove tutto è cominciato, consegnando a lui,
ancora una volta, il ruolo di messaggero d’amore e al lettore la consapevolezza che «non
esiste incantesimo o maledizione eccetto un cuore che non ama».
Messaggero d’amore, Leslie P. Hartley, Nutrimenti, trad. it. di Marilena Renda, p. 368 , 19,50 €,